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Di seguito il secondo video che abbiamo realizzato.
La linea politica, la strategia e gli orizzonti filosofici e valoriali del Movimento degli Uomini Beta si evincono dal Manifesto ("Il Movimento") e dai "Principi", pubblicati entrambi sulla homepage del sito, nonché dagli scritti pubblicati negli spazi riservati agli “editoriali” e agli “articoli”.
Lo spazio dei commenti è libero ed è stato creato per dare a tutti/e (indipendentemente dalla loro collocazione nei confronti del Movimento) l’opportunità di esprimere la propria opinione, purché nel rispetto delle regole della civile convivenza, delle altrui opinioni e dello Statuto del Movimento.
Conseguentemente, i commenti ivi pubblicati non sono in alcun modo riconducibili al Movimento degli Uomini Beta, ma esprimono solo ed esclusivamente posizioni individuali.
FAQ è l'acronimo di Frequently Asked Questions. Sono, letteralmente, le "domande poste frequentemente". Nel nostro caso sarebbe ...
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2.216 Commenti
Leggete questo articolo.
http://scienze.fanpage.it/ragazze-e-matematica-ancora-indietro-in-italia-e-nei-paesi-anglosassoni/
Mi chiedo: ma il fatto che nelle materie linguistiche le ragazze siano mediamente più brave dei ragazzi, è da imputare a occulte discriminazioni contro i ragazzi, oppure è di origine genetica?
Perché se i maschi sono mediamente più bravi delle femmine nelle materie scientifiche, è colpa del maschilismo, mentre se accade il contrario no…?
Ad esempio, a me risulta che le olimpiadi della matematica vengano regolarmente vinte dai maschi, sia in ambito nazionale che internazionale.
Colpa del maschilismo pure questo?
sergio(Quota) (Replica)
…………………………………..
Non preoccuparti ci stanno pensando ….
Se ti era sfuggito leggiti questo: Scuola, sul merito i maschi fanno peggio
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Le donne sono realmente la malattia sociale del XXI secolo: una vera e propria ossessione collettiva.
Marco(Quota) (Replica)
Mi sono stufata degli uomini che pretendono e non danno mai. Mi sono stufata degli uomini pigri, che non hanno mai voglia di fare nulla e procrastinano all’infinito, lasciando tutte le incombenze sulle nostre spalle. Mi sono stufata degli uomini violenti, che sanno parlare solo con le botte e con le umiliazioni. Mi sono stufata degli uomini che tradiscono e poi cercano mille scuse per giustificarsi. Mi sono stufata degli uomini distratti, anaffettivi, distaccati, che vogliono tutto e subito e che non sanno vivere i sentimenti neanche al maschile. Ma soprattutto, mi sono stufata degli uomini che ci accusano dei loro fallimenti, che sono rimasti ancorati ad una realtà e a dei privilegi di genere che non dovrebbero esistere più, ma che continuano a pretendere, a costo di dolore e sofferenza.
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trovato in giro su facebook
mauro recher(Quota) (Replica)
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Ma un “vai a cagare”, no?
Ma poi, quando mai gli uomini accusano le donne dei loro fallimenti?
Io ascolto sempre il contrario.
(Quella dei “privilegi di genere” non va neanche commentata)
sergio(Quota) (Replica)
Leggete questo post (e tutto il resto).
http://27esimaora.corriere.it/articolo/poliandria-se-avere-piu-mariti-puo-convenire-alle-donne/#more-9332
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12.02 | 19:44 sy250273
Altri mariti? Ma manco per sogno! Sono sposata da 15 anni e ci vogliamo bene ma per carita’ uno basta e avanza. Gia’ troppe volte mi chiedo se ho un marito o un bambino da badare, figuriamoci un’intera schiera!
Che la poligamia sia piu’ diffusa della poliandria e’ ovvio, visto che le donne nelle relazioni poligame sono poco piu’ che proprieta’, con l’unica funzione di servire l’uomo e fare figli. Non conosco molte donne che terrebbero un harem di uomini-oggetto, noi tendiamo piu’ ad apprezzare il matrimonio come relazione umana e a vedere il marito come persona, non come mobilio e passatempo.
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Questa donnicciola dice di essere sposata a un “bambino a cui badare” (quindi a un deficiente), pertanto si guarderebbe bene dallo sposarsi altri deficienti. Allo stesso tempo, però, afferma che le donne, al contrario degli uomini, “apprezzano il matrimonio come relazione umana, e vedono il marito come persona, anziché come mobilio e passatempo”.
Io mi chiedo se esista una logica nel cervellino delle donne, ma ancor di più mi domando come facciano milioni di uomini, ancora oggi, a sposarsi queste misandriche galline.
Mi chiedo pure per quale ragione queste signore e signorine vogliano ancora sposarsi (e fare figli) con chi, sostanzialmente, disprezzano profondamente.
Giorgio(Quota) (Replica)
Giorgio,
……………………
Avevo visto quel titolo sulla home del Corriere e tanto e bastato per non farmi cliccare sopra per leggerlo. Cosa che invece ho fatto dopo la lettura del tuo commento.
Cosa dire?
Mah … non sono un esperto ma una considerazione mi viene quasi ovvia. Poligamia o poliandria, dove si sono sviluppate non è stato sicuramente, come fanno intendere le sessiste milanesi, per sottomettere in ogni caso la donna (spettacolari comunque le loro contorsioni logiche per dimostrare in entrambi i casi la funzione anti-femminile).
Probabilmente in quelle date condizioni sociali e finanche naturali, quella forme organizzative della cellula di base della società umana che usualmente chiamiamo famiglia, erano le forme che più corrispondevano alle esigenze di sopravvivenza di quelle date società in quei tempi e in quei contesti.
Nulla di più nulla di meno.
Con altrettanta probabilità il fatto che siano scomparse o comunque non siano diventate l’organizzazione fondamentale alla base delle società umane in generale, ne dimostra la non competitività rispetto alla forma, dimostratasi vincente della famiglia monogamica.
Questo almeno fino ad ora. Si, perché la lettura di quell’insulso post comunque mi ha indotto una riflessione che pongo sotto forma di domanda.
Ma non è che le nostre società, l’occidente per capirci, stanno suggendo, metabolizzando e istituzionalizzando (in forme inedite e con un respiro diverso rispetto al modello tradizionale) proprio il modello poliandrico?
Può sembrare una domanda stupida e forse lo è, ma se ci allontaniamo per un attimo dalla prospettiva nucleare della famiglia e guardiamo la società nel suo complesso cosa altro sono ad esempio l’attuale diritto familiare (e soprattutto la sua pratica applicazione) e la disponibilità di sperma maschile (le famose banche dl seme) slegato da ogni contesto di assunzione di responsabilità e naturalità?
Non si tratta di un nugolo di offerte maschili (estorte o meno) al servizio di esigenze femmnili?
A me sembrano due fattori, la sicurezza economica e riproduttiva, succhiati fuori da quel modello e fatti propri dalla nostre organizzazioni statuali. Solo che all’opposto di quello la sicurezza economica e riproduttiva riguarda solo ed esclusivamente una parte. Quella femminile.
Come spesso dice Rita …. spero di essermi capito ….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
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Why do the feminists not protest Saudi Arabia, UAE, Iran etc…it’s because they are afraid. Afraid of the consequences of those actions . Those countries play for keeps. Yes. It’s happening now in Canada. You know Obama will not save you. Elder white gentleman are easy targets. Dearborne Mich. is coming to your town. Look and listen…
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…
Marco(Quota) (Replica)
sembra che in Islanda vogliano abolire la pornografia online attraverso l’uso di filtri che ne impediscono la visione. quanti uomini sessualmente attivi ci saranno in un paese di 320mila abitanti? 100mila?
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/13_febbraio_14/islanda-governo-vieta-porno_efdc0bf0-769b-11e2-bad5-bab3677cbfcd.shtml
fulvio terzapi(Quota) (Replica)
L’Islanda è da seguire con attenzione perchè rappresenta in miniatura quello che potrebbe diventare tra non molto tutta l’Europa occidentale, se, come probabile, l’agenda femminista troverà piena applicazione. Non è un caso poi che questo Paese governato da una femminista lesbica proponga sul porno la stessa ricetta di uno stato autoritario come la Cina, a testimonianza, ancora una volta, di come il femminismo abbia una vocazione fortemente autoritaria . Il peggio deve ancora arrivare.
Alessandro(Quota) (Replica)
Il sessismo del Movimento Cinque Stelle
Ho inviato il seguente commento. In attesa di vederlo pubblicato lo riporto qui.
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Sig.ra Somma
poi non dica che non se le va a cercare …. i grillini sono notoriamente i più attivi e agguerriti sul web. Ed il FQ è certamente una testata assai vicina a loro, quindi iper monitorata ….:))
Comunque vari sono i passaggi che non mi convincono. Provo a svilupparli.
Innanzitutto è vero come scrivono alcuni: lei è in palese conflitto d’interessi. Lei sta usando, inconsapevolmente o meno non lo so, il suo femminismo di chiara marca pieddina-sellina, nel contesto del rush finale di queste nauseanti elezioni, per arrecare nocumento al M5S.
Certo, nonostante la conclamata partigianeria, la cosa sarebbe secondaria se il fatto in se stesso fosse grave. Ma cosi non è. E’ solo pompato da una parte politica a danno di un’altra. Anzi oserei dire che è inesistente ma cade a fagiolo per essere strumentalizzato.
Innanzitutto lei sarà al corrente che siamo in democrazia e che ci stanno anche delle leggi che la regolano. Una di queste da pieni poteri al Sindaco di revocare le deleghe (si chiamano apposta così) quando e come lo ritenga opportuno. Visto che le motivazioni del Sindaco, a suo stesso dire non tirano in ballo la gravidanza da cosa lo deduce che l’assessora sia stata dimissionata per questo? Dalle dichiarazioni della stessa? Sarà d’accordo con me che non è il massimo dell’obiettività.
Io non so se è questo il caso ma ho tutta l’impressione che ci sia una strumentalizzazione della maternità per trarne vantaggi di genere. Cioè rimanere nonostante tutto, adducendo se si è in stato interessante, la presunta discriminazione di genere.
Infatti è questo che succederà dopo questa vostra campagna. Nessun Sindaco, per non essere accusato di sessismo, si azzarderà a ritirare le deleghe a una sua assessora se è incinta, anche se lo dovesse ritenere necessario per mille altri motivi.
E cosi la presunta discriminazione femminile si tramuterà in una certa discriminazione maschile. E’ infatti abbastanza noto che gli uomini non possono rimanere incinti. e quindi possono essere dimissionati tranquillamente.
Del Gender Gap ne avevo già parlato in un altro suo post dimostrandone la strumentalità ad uso femminista (dichiarata dagli stessi autori/autrici peraltro). In pratica è un documento che misura il gap di genere in una sola direzione. Credo non ci sia bisogno di specificare quale. Viceversa se il gap negativo riguarda gli uomini semplicemente non esiste. Se lo legga. Se lo legga davvero.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
La racchia ha nuovamente colpito.
http://www.corriere.it/spettacoli/speciali/2013/sanremo/notizie/14-febbraio-terza-serata-cronaca-cruccu_e52f9bf8-76ce-11e2-bad5-bab3677cbfcd.shtml
lorenzo(Quota) (Replica)
Mi capita spesso di postare sul Fatto Quotidiano on line, proprio perchè la presenza di numerosissimi grillini offre ancora qualche margine di influenza, non essendo costoro ancora del tutto ideologizzati relativamente al femminismo. Il pressing delle femministe SNOQ nei confronti del movimento di Grillo nasce dal momento in cui ha acquistato un certo peso elettorale e va intensificandosi ultimamente, visto che tanti di loro faranno a breve ingresso in Parlamento. E’ interessante sottolineare la conclusione dell’autrice dell’articolo poco sopra menzionato da Luigi: costei afferma che non basta che ci siano donne in lista ( i grillini alle accuse di maschilismo ribattono sempre che nelle loro liste compaiono il 55% di donne candidate, ormai si fa a gara a chi candida più donne, e in questo le femministe vittimiste e misandriche stanno già imponendo la loro agenda) ma queste devono essere anche femministe, tradotto in soldoni. Ancora una riprova della loro vocazione autoritaria: non si accontentano di donne in lista, ma queste devono pensarla come loro, perchè loro rappresentano la VERITA’. Berlusconismo, montismo e femminismo pronti a dare il colpo di grazia, in settori diversi, a questo martoriato Paese dopo le prossime elezioni politiche.
Alessandro(Quota) (Replica)
Sempre della Somma su Pistorius:
Pistorius e la gara più difficile da vincere
Di seguito alcune mie riflessioni in un commento (pubblicato) sul suo post:
…………………….
Luigi Corvaglia 12 ora fa
Come già detto da qualcuno, apprezzo anch’io l’equilibrio della sig.ra Somma sulla vicenda anche se l’ultima frase: “Per molti uomini, anche quelli che vediamo intenti a superare eroiche imprese, è la gara con se stessi più difficile da vincere.“, che per me è una frase che vale per tutti/e e non per alcuni, mi fa nascere un dubbio. Se vorrà sarà lei stessa a chiarirmelo.
Ho l’impressione che equilibratezza del post niente abbia a che fare con la questione omicidi di donne (alias femminicidi e sappiamo oramai ampiamente il suo punto di vista, non diverso da tante altre) e molto invece con “l’uomo Pistorius”.
Calmi, non sto asserendo di improbabili liaison della Somma con il sudafricano. Intendo altro. Pistorius per la sua storia, la sua battaglia prima per se e poi per gli altri vanta agli occhi della Somma come dire … dei “crediti certificati“. L’espressione: “Un eroe, così doveva averlo visto anche Reeva Steenkamp.” mi rafforza ancor di più in questa convinzione. Da cui l’incredulità della stessa ed il suo equilibrio in questo post.
Il problema nasce quando agli occhi della Somma, o di altre di medesima formazione, un uomo questi “crediti” non li può vantare. O perché non li ha o perché non emergono. Ed allora si ritorna al solito standard.
Comunque, ritornando al fatto. Se sia stato un tragico incidente o omicidio premeditato (faccio notare la delicatezza, in questo caso, di non usare il termine femminicidio) spero riescano a dimostrarlo le indagini in corso. Ogni considerazione fondata su supposizioni ed ipotesi la ritengo sterile e fine a se stessa. Preferisco aspettare. Un pensiero per Reeva Steenkamp.
…………………….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Proprio un bel commento Luigi ,ovvio se Pistorius ,fosse stato un operaio ,un muratore o peggio un disoccupato ,ed avesse commesso una cosa del genere sarebbe passato sotto la lente del brutto sporco e cattivo ,senza se e senza ma.,essendo un personaggio “positivo” ( a ragione) , per il suo atto (anche se bisogna aspettare le indagini che facciano chiarezza) quasi non ci si crede ….
mauro recher(Quota) (Replica)
Grazie Mauro.
La cosa più sorprendente (ma neanche tanto) però sai quale?
Che la Somma, o più in generale le tante femministe, soldatesse 24 ore su 24 della battaglia contro gli stereotipi “maschilisti” che ingabbierebbero libertà e potenzialità delle donne (basta leggere le sue risposte con l’ottimo Maurizio Di Gregorio), nello stereotipo ci è caduta lei. E con tutte due le scarpe. E senza nemmeno accorgersene.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://27esimaora.corriere.it/articolo/e-neppure-a-sanremo-le-donne-votano-le-donne-sono-solo-canzonette/#comment-85782
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inconsapevoli 17.02 | 19:32
manuppi “Hanno forse interiorizzato qualche ordine, o comando, a non emergere, a non primeggiare, a non eccellere, a essere desiderate e belle allo sguardo maschile solo o specialmente per i tacchi vertiginosi ai piedi, e monili e belletti e altre protesi?” ma ovvio che sì. il maschilismo non è appannaggio degli uomini. è una cultura che coinvolge tutti. quando sul lavoro trovo persone che mi danno del tu e mi trattano come una ragazzina anziché con il mio ruolo, mica sono sempre uomini. la maggior parte delle persone soprattutto nei ruoli tecnici o di comando, ma in genere come riferimento, preferiscono parlare con un uomo, uomini o donne che siano. come i bambini da piccoli imparano che le femminucce valgono un po’ meno, così imparano le bambine, poi lo riflettono nell’età adulta verso se stesse e verso le altre. d’altronde non sono state molto anche le madri a tramandare una certa mentalità? fino ad una generazione fa non prediligevano nettamente il figlio maschio, considerato il loro orgoglio? le donne emancipate sì che si sostengono a vicenda… ma siamo in italia e non è che ce ne siano davvero così tante.
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Qualcuno di voi lo ha mai realmente visto questo mitologico “maschilismo” ? Ma, soprattutto, quanti uomini conoscete che si sostengono a vicenda ?
Inoltre a voi risulta che ai bambini di oggi venga insegnato che le femminucce valgono di meno?
Io non ho figli, ma ascoltando i discorsi dei genitori odierni – in special modo delle madri – mi è capitato spesso di sentir pronunciare parole del tipo “le femmine sono più sveglie dei maschi”, oppure “i maschi sono più tontoloni delle femmine”. Le stesse ragazzine hanno atteggiamenti da superiori nei confronti dei ragazzini…
Marco(Quota) (Replica)
(Marco)
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Ma, soprattutto, quanti uomini conoscete che si sostengono a vicenda ?
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In presenza di donne, nemmeno uno, perlomeno io non ne conosco.
sergio(Quota) (Replica)
San Remo e la vittoria dei cantanti maschi, dimostra che la Litizzetto e i contenuti delle sue veline, elaborate dagli uffici della guerra psicologica in declinazione femminista, con il seguito di maschipentiti a pagamento, non sono credute dal pubblico femminile. Nuova prova di quanto sia studiato ed artificiale il tentativo di contrapporre uomini e donne da parte dei ThinK Thanks nazionali del controllo sociale. E quanto sia estraneo il pubblico femminile alle forzature propagandistiche femministe e poco disponibile ad arruolarsi nella guerra antimaschile, nonostante la ossessiva propaganda bellicista contro il nemico maschio. Motivo per cui le intellettualissime, autonominatesi per merito del Committente commissarie politiche delle masse femminili, le sottopongono a processo per alto tradimento e diserzione davanti al nemico. Dunque le sciure hanno previsto decimazioni e i campi di rieducazione non soltanto per i maschi.
cesare(Quota) (Replica)
cesare,
Non ho visto San Remo, non so chi ha vinto, ma quando si premia un opera artistica, lo si fa valutandola secondo vari punti di vista. Se una donna fa la guida turistica a Roma, deve parlare degli scultori, pittori e architetti uomini che l’hanno costruita, così credo succeda con le canzonette, alle donne piacciono, come succede che piacciono i ragazzi che le cantano; ma questo non varia il rapporto conflittuale che hanno con il sesso maschile.
Leonardo(Quota) (Replica)
D’accordo con Leonardo ,magari fosse come dice Cesare , gli ultimi tre vincitori di Sanremo erano uomini ,ma tutti e tre giovani e sopratutto venuti fuori o da amici o da x-factor ,per di più votati da ragazzine dai 15 anni ,ma anche di meno non per niente avevo intitolato un pezzo nel mio blog http://femdominismo.wordpress.com/2012/04/16/la-musica-italiana-in-mano-alle-ragazzine/
In sostanza hanno votate il cantante “alfa” di turno ,niente di nuovo sotto il sole
p.s non ho ascoltato l’ultima canzone vincitrice ,ma credo che sia la solita nenia insopportabile ,ma d’altronde alle ragazze poco importa , a tal proposito ,se vedete su youtube le risposte di alcune ragazze su Pino Scotto e i tokio hotel ,la prima cosa che mettono in evidenza è che sono “belli” della bravura non importa niente a nessuno ..scusate la lunghezza ,ma quando si parla di musica ,diventa più forte di me , conosco gruppi veramente bravi ma che restano nell’anonimato e arriva Marco Carta (da culo) e Marco “Minchione” e fanno il botto ,sono cose che non sopporto
mauro recher(Quota) (Replica)
Femministe contro Gay?
Viene da chiederselo leggendo il seguente pezzo (uscito sull’edizione cartacea del Messagero)
Che strano, i diritti gay battono i temi femminili
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Domenica 17 Febbraio 2013
Che strano, i diritti gay battono i temi femminili
C’è un paradosso in questa campagna elettorale: quando non si discute di tasse si discute di diritti degli omosessuali.
Matrimonio gay si-matrimonio gay no, adozioni dei gay, omofobia, non c’è leader che sfugga alla necessità di pronunciarsi sulla questione.
Bene, perché è una questione importante. Però è strano che in questi dibattiti sui diritti non si parli mai dei diritti delle donne: l’unica maggioranza che da noi resta sempre minoranza.
L’Italia, va sottolineato, è tra tutti i paesi occidentali quello in cui il peso delle donne nella società e nella politica è più lontano dagli standard europei. In certe classifiche internazionali sull’eguaglianza di genere siamo intorno al centesimo posto. E non è solo una questione etica, bensì soprattutto economica: una donna su due in Italia è irrimediabilmente fuori dal mercato del lavoro (al Sud sono oltre due su tre). Ai vertici delle grandi aziende e delle banche, di donne se ne vedono pochissime. Un quadro deprimente.
Mario Monti appena salito in politica ha detto che «La priorità per l’Italia è valorizzare il ruolo delle donne», una dichiarazione rivoluzionaria che certo deriva dalla conoscenza di molte ricerche nazionali (della Banca d’Italia tra gli altri) e internazionali (Commissione Europea, Ocse, Goldman Sachs, eccetera) secondo le quali la penalizzazione delle donne taglia le gambe a tutta l’economia italiana. Il Pil potrebbe mettere il turbo se si riuscisse a portare nel mercato del lavoro un numero di donne uguale a quello degli altri paesi europei: se lavorasse il 60% delle donne, dicono tutte le stime, l’Italia crescerebbe almeno del 7%. Queste ricerche vengono citate nel programma della lista Monti e anche in quello del Pd; meno nel programma del Pdl, che identifica le donne con la famiglia, a cui comunque promette aiuti a piene mani.
Eppure la questione non arriva nei talk show. Non si ha la sensazione che la politica italiana viva questo tema come un’emergenza. Viene il dubbio che perfino le donne non percepiscano la stranezza della loro condizione, e siano rassegnate. Lavorano in media molto più degli uomini (le stime del lavoro femminile tra casa e fuori indica oltre 80 minuti al giorno più dei loro compagni), fanno pochi figli (quindi non si dica che non lavorano per fare le mamme: le grandi madri d’Europa ormai sono le svedesi, con due figli per donna) e, se è vero che hanno trovato un po’ di spazio nelle liste elettorali per legge, non sono quasi mai candidate a uno spazio importante nei posti di potere. Però tacciono.
Le poche mosche bianche (ministri Fornero, Cancellieri e Severino, segretario della Cgil Camusso ) dietro di sé hanno il vuoto.
Il paradosso dunque è questo: nell’agenda elettorale i gay battono le donne. Sarebbe bello se le due “minoranze” si alleassero e chiedessero, insieme, più rispetto e considerazione per tutti, ma per ora non è accaduto. Nasce spontaneo un sospetto: non sarà perché gli omosessuali che contano, perlopiù, sono uomini?
Angela Padrone
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
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Scusa Cesare, ma secondo me hai una visione troppo ottimistica delle donne, le quali si guardano bene dal dissociarsi dalla propaganda femminista.
Anzi, sono le prime ad alimentarla e sposarla.
http://antifeminist.altervista.org/multimedia/male_bashing_tv_3.htm
Credo sia il caso di togliersi quel Velo di Maya, che impedisce anche a degli uomini navigati di vedere le donne per quello che realmente sono.
Andrea(Quota) (Replica)
>Qualcuno di voi lo ha mai realmente visto questo mitologico “maschilismo” ?
il cosiddetto patriarcato è un sistema di valori che in realtà sacrifica la vita maschile sovraccaricandola di responsabilità. sarebbe d’uopo distribuire democraticamente le responsabilità ad entrambi i sessi, cosa che in pochi finora si impegnano a promuovere.
il femminismo si batte per i diritti delle donne tralasciandone però i contestuali doveri, mentre altre ideologia di retroguardia (piuttosto diffuse in ambiente QM) propugnano un ritorno al passato e a valori che penalizzano la vita degli uomini.
fulvio terzapi(Quota) (Replica)
Femministe contro gay?
“C’è sempre un puro più puro che ti epura” diceva il vecchio Pietro Nenni. E’ proprio questo il caso. Le femministe hanno coltivato in ogni modo il gaysmo in funzione antimaschile, e ora si accorgono di rischiare, diciamo così, il sorpasso.
armando
armando(Quota) (Replica)
Andrea@:
Scusa Cesare, ma secondo me hai una visione troppo ottimistica delle donne, le quali si guardano bene dal dissociarsi dalla propaganda femminista.
OK Andrea, può darsi che sia un miraggio; a volte me li dò per reali nella speranza che aiutino ad andare avanti.
Quanto alla Litizzetto è un esempio perfetto, piena e compiuta incarnazione, di chi ha capito che per fare soldi e carriera oggi bisogna assecondare il Committente nella sua richiesta di dare dei maschi una immagine distruttiva: che il Committente sia La Coop a pagare la Litizzetto con con i suoi spot che ridicolizzano il maschio, che sia RAI TRE o RAI UNO esortandola a lanciare false accuse in ogni occasione a milioni di telespettatori, fatti i conti, da destra a sinistra sia la classe dirigente politica sia quella d’impresa hanno a budget milioni di Euro per ciascuno di questi personaggi pronti ad attivarsi nel pestaggio morale antimaschile. Il bello è che si propongono come esempi di impegno civile.
cesare(Quota) (Replica)
Qualunque cosa dica l’ex premier italiano (e appartenenti all’attuale classe dirigente) , mi viene in mente l’ultimo libro di Giulietto Chiesa: “Invece della catastrofe” e, preso da scoramento alla lettura, spero davvero con tutto il cuore che Giulietto Chiesa si sbagli. E se qualcuno mi fa la cortesia di leggerlo e convincermi che si sbaglia, gliene sarò profondamente grato.
cesare(Quota) (Replica)
Caro Cesare, lo leggerò. Lo prometto.
Ma se nel libro sviluppa i ragionamenti contenuti nel link sotto riportato ( premessa o primo capitolo?) non penso proprio di poterti convincere di niente. Al più aggiungere scoramento a scoramento…..
Invece della catastrofe. Il nuovo libro di Giulietto Chiesa
……………………………………..
Non fatevi prendere dall’angoscia. Questo libro la suscita. Intende suscitarla. E’ stato scritto per questo: ritengo infatti che sia il tempo di gettare l’allarme, anzi di gridarlo con tutta la forza di cui si dispone. Siamo già in grave ritardo. Siamo già in una situazione di guerra, o alla preparazione di atti criminali di grande portata, che equivalgono a guerre anche se non avranno lo stesso aspetto delle guerre che conosciamo.
Chi è, cosa è, ciò che stiamo violentando e uccidendo, ogni giorno, ciascuno di noi e tutti insieme, senza nemmeno saperlo, senza accorgercene? E’ Gea, la nostra Terra. E’ l’ecosistema nel quale viviamo e del quale siamo parte integrante. Non lo sappiamo, quello che stiamo facendo. Nemmeno se ne rendono conto i milioni e i miliardi di esseri umani che ci attorniamo, a cominciare da noi stessi, dai nostri famigliari, dai nostri amici, dai nostri conoscenti, da coloro che incontriamo sui posti di lavoro, fino alla grande massa di individui che si muovono nelle città e nei paesi, anche molto lontani da noi.
Ciò che non sappiamo è molto importante. Tanto importante che da esso dipende la nostra stessa sopravvivenza; quella, sicuramente (come dimostreremo nei capitoli che seguono) delle prossime due o tre generazioni. Parliamo non di un astratto futuro ma del destino personale dei più giovani lettori di queste righe. Dunque è indispensabile, in primo luogo, una volta avvertito il pericolo, che noi ci poniamo una domanda fondamentale, preliminare: perché non sappiamo?
La risposta a questa domanda è tutt’altro che semplice, perché è connessa con la più importante trasformazione della nostra organizzazione sociale, avvenuta nel corso degli ultimi settant’anni.
Una trasformazione che ha mutato tutti gli aspetti della nostra vita, del nostro lavoro, della nostra cultura, delle nostre abitudini, delle istituzioni nelle quali abbiamo creduto, di quelle che abbiamo accettato e di quelle che ci hanno oppresso, dell’idea del passato, del presente, del futuro.
Questa trasformazione ha un nome: la rivoluzione dei sistemi di comunicazione informazione. Quella che – ci è stato detto e si continua a ripetere – avrebbe trasformato il mondo in un “villaggio globale”. Quella che ci dovrebbe dire “in tempo reale” tutto ciò che accade in ogni parte del mondo. Quella che – si dice – ci ha fatto diventare più evoluti, più informati. Quella che – per precipitare ai tempi nostri – ci ha dato la Rete, i motori di ricerca, Internet, la connessione globale in tempo reale. Tornerò a più riprese su questo tema, nel corso del libro. Qui mi limito a sottolineare alcune questioni basilari, senza avere capito le quali sarà impossibile comprendere quasi tutto il resto.
Se noi non sappiamo è perché non siamo stati informati. Qualcuno che sa, anche se non sa tutto, anche se non ha capito bene, c’è. Vedremo più avanti chi è che sa, e non dice. Ma, per restare a noi, qui appare subito una contraddizione in termini. Come è possibile che, essendo ormai incommensurabilmente più informati di quanto non lo fossero le generazioni precedenti, noi non sappiamo le cose più importanti per la nostra stessa esistenza umana? E cioè che ci stiamo suicidando? C’è una sola risposta capace di sciogliere questo paradosso: il sistema dell’informazione-comunicazione che ci circonda, ci pervade, ci accudisce, ci diverte, è quello stesso che ci nasconde le verità fondamentali della realtà in cui viviamo.
Questo è un assunto altamente controverso che dovrà essere dimostrato. I primi a contestarlo – e li sentirete strillare indignati – sono i gatekeepers. Cioè coloro che questo sistema mentitore sorreggono. Ma questo assunto è anche difficile da metabolizzare, essendo ciascuno di noi convinto di poter capire tutto e di poter accorgersi se qualcuno cerca di manipolarlo. Per cui mi accingerò, in queste righe, a dimostrare questa tesi nel modo più chiaro possibile. Ma, vi prego, per il momento, di accettarlo come ipotesi di lavoro. Se è così, come io penso, allora noi dobbiamo cominciare a trarre qualche corollario essenziale. Tutto questo significa che ogni individuo è un bersaglio potenziale ed effettivo di questo inganno. Ciascuno di noi (proprio ciascuno di noi, anche se, per l’occorrenza, ciascuno di noi è stato trasformato in un punto statistico) è oggetto di un’aggressione. Che si tratti di un’aggressione statistica non modifica né la sua natura criminale, né la sua efficienza. Se non ci rendiamo conto che siamo aggrediti, non potremo difenderci e saremo colpiti. Per essere più precisi: noi siamo già stati colpiti miriadi di volte, nel corso della nostra vita. Milioni sono già stati letteralmente annientati, cioè privati della capacità di critica, subordinati, resi servi. Addirittura servi felici. I proiettili comunicativo-informativi non si percepiscono, ma sono innumerevoli, e si sedimentano nei nostri cervelli. Non provocano dolore, al contrario, penetrano facilmente perché provocano piacere.
Chi sono questi bersagli? Sto parlando degli abitanti di Matrix, la società virtuale che è stata costruita al posto di quella reale. Chi vive al suo interno non può sapere. L’obiettivo dei pochi che sanno è ridurre l’orizzonte mentale di tutti gli altri. Non è cattiveria, è uno dei derivati principali della competizione. Diceva Henry Ford: “E’ bene che la gente non sappia come funziona il nostro sistema monetario perché, se lo sapesse, farebbe una rivoluzione entro domani mattina”. Dunque, se noi capiremo che siamo aggrediti, potremo anche difenderci. Quello che scrivo è un modesto contributo alla fondazione di una politica e di una tecnologia della resistenza a questa aggressione.
Sono convinto che nessun appello all’azione politica che trascuri, metta in secondo piano, o addirittura dimentichi questo contesto, potrà avere alcun effetto pratico, alcun senso, alcuna validità. Quando vi troverete di fronte a proclami, programmi, manifesti, non importa se di destra o di sinistra, che non partono dalla necessità di smantellare Matrix, siate certi che non servono a nulla. Gettateli nel cestino, non perdete tempo.
Brutte notizie, dunque. Nelle innumerevoli conferenze, incontri, discussioni che ho avuto negli ultimi quindici anni, ho incontrato sempre, invariabilmente, uno o più interlocutori che, spazientiti, o impauriti, mi chiedevano se io non avessi anche, nella mia bisaccia, qualche speranza da comunicare. Ho sempre risposto, e rispondo qui, che non ho speranze da vendere, o da svendere. Le speranze, se ci sono, possono nascere esclusivamente da ciascuno di noi, dall’interno di ciascuno di noi, dalla sua intelligenza, dal suo spirito. Qui, sul limitare tra due epoche, che ha molto di simile a quello tra la vita e la morte, la politica e la morale si sovrappongono e s’identificano. E’ un punto di discontinuità che non ammette negoziati e furbizie, che non prevede schieramenti e vittorie. Ci troviamo di fronte a una trasformazione epocale che investirà – e probabilmente travolgerà – la comunità umana tutta intera. Tocca a questa e alle prossime generazioni fare fronte a esperienze che non furono nemmeno pensabili per tutte le generazioni che ci hanno preceduto. Non esiste una società assicuratrice per il genere umano. I politici e i banchieri che vanno in giro a spruzzare speranze sui microfoni e nelle telecamere, sono parte integrante del sistema della comunicazione-informazione che ci vuole ingannare e che ci bombarda. E’ indispensabile non credere loro. E’ la premessa per organizzare la difesa dall’aggressione.
Mentre mi accingo a raccontare le cose che penso di sapere, di svolgere la mia opera di divulgatore, voglio dire subito che questo libro è anche il risultato di centinaia di discussioni con gente semplice, con donne e uomini normali. Spesso mi sono sentito dire: “quello che lei racconta io lo pensavo già per mio conto”. Oppure: “lei mi ha fatto sentire più libera/o perché ha detto cose che io già pensavo ma che non osavo dire”. Buoni segnali, indizi che mi hanno permesso di capire che stavo andando nella direzione giusta. Infatti io penso di avere scoperto poche cose, ma di stare raccogliendo – in virtù delle mie capacità specifiche di divulgatore – molte intuizioni, inquietudini, idee che già circolano largamente, ma che non hanno trovato ancora una risposta sufficientemente sistematica, organica. Cioè non si sono ancora trasformate in idee-forza capaci di muovere grandi masse popolari e di trasformarle in iniziativa politica. Questa constatazione – aggiungo – è generale. Ho incontrato pubblici europei, assai diversi tra loro, russi, arabi, asiatici, latino-americani, africani, americani: dappertutto ho registrato reazioni analoghe. Il che significa che ormai questo ragionamento non è soltanto italiano, e neppure soltanto europeo nel senso stretto degli attuali confini europei. E’ un desiderio di ricostruzione morale e intellettuale che ha un carattere mondiale e che intende raccogliere un’inquietudine vastissima, che ormai percepisce la tragedia.
E, dovunque vado, scopro che i meglio informati sono i più preoccupati. Ricordo che, anni fa, io stesso, leggendo “L’appello ai governanti del mondo” i cui primi firmatari erano Bertrand Russell e Albert Einstein, rimasi incredulo, interdetto. Dicevano: “Abbiamo riscontrato che coloro che più sanno sono i più pessimisti (…) che gli uomini stentano a rendersi conto che il pericolo è per loro, per i loro figli, e i loro nipoti e non solo per una generica e vaga umanità. E’ difficile far sì che gli uomini si rendano conto che sono loro, individualmente, e i loro cari, in pericolo imminente di una fine tragica.” Adesso trovo il tutto assai più comprensibile.
So perfettamente che le mie modestissime forze non sono nemmeno lontanamente in grado di fare fronte a questi compiti. Per questo io stesso non mi faccio illusioni sul risultato. Semplicemente faccio la mia parte. Ma sono convinto altresì che la crisi, che qui tratteggerò per sommi capi, per come la vedo, non potrà essere né affrontata, né risolta, con l’apparato concettuale delle idee del XX secolo. La crisi, anzi l’insieme delle crisi che si addensano su di noi, a velocità fenomenale, come un uragano possente che nessuno è ormai in grado di fermare, richiedono una visione d’insieme, una trattazione che ne raccolga tutta la complessità e l’intreccio. Non vi potrà essere una soluzione per ciascuna di esse, separatamente dalle altre. Non si tratterà di una somma di soluzioni. La soluzione, se la troveremo, dovrà essere una, tale da comprenderle tutte. Il che, allora, significa e indica l’urgenza estrema di approntare gli strumenti concettuali capaci di raccogliere, interpretare questa complessità. E, in parallelo, significa approntare gli strumenti politici, e le istituzioni internazionali capaci di guidare grandi masse di popoli, culture, civiltà storie, verso un unico obiettivo comune di salvezza. E’ chiaro che entrambe: l’attuale architettura concettuale e l’attuale architettura internazionale sono completamente inadeguate a fronteggiare la crisi che è già all’orizzonte.
Ciò precisato, prego il lettore di non soffermarsi più di tanto sulle contraddizioni più minuscole, sui piccoli e medi errori che probabilmente troverà, sparsi sul percorso. Essi saranno inevitabili tenendo conto non solo della gigantesca impresa che stiamo affrontando, ma anche del fatto che io stesso sono privo delle conoscenze complesse necessarie. Le invoco, ma non le ho. Esso potranno essere soltanto il risultato di uno sforzo intellettuale collettivo che deve, per forza di cose, vedere impegnate tutte le civiltà esistenti. E’ esattamente il contrario dello “scontro di civiltà” per descrivere il quale Samuel Huntington ha impiegato la sua vita di studioso. Ecco un esempio di disperazione che io ritengo necessario evitare.
Mi concedo un’ultima notazione. So bene che si cercherà prima di tutto di ridicolizzare ciò che scrivo. C’è, in Rete, una muta di cani arrabbiati che pedina ogni mio, nostro movimento. Anche questo (che è un misto di subcultura e di provocazione organizzata) fa parte dell’esperienza di questi anni e mi conferma nella giustezza del cammino intrapreso. So che queste cose danno fastidio ai benpensanti di destra e di sinistra. So che mettersi contro il mainstream comporta la moltiplicazione dei nemici. La seconda tappa sarà (in caso l’interesse attorno a queste tesi cresca) attaccare personalmente l’autore, per screditare le tesi attraverso la demolizione personale del loro autore. E’ una tecnica consolidata dei servizi di disinformazione e dei pennivendoli più o meno volontari al loro servizio. Infine, se accadesse che questo messaggio si riveli capace di raggiungere un pubblico più vasto, calerà la cortina del silenzio. Il modello, ormai classico è quello dell’11 settembre 2001: voltare pagina. Come vedremo più avanti, il silenzio è più potente di qualsiasi menzogna.
Negli anni ’70 il Club di Roma, fondato da Aurelio Peccei, lanciò un allarme (che potremmo definire il padre di questo mio, assai più modesto) che venne diffuso sotto il titolo di “Limiti dello sviluppo”. Quell’allarme, che era assai ben fondato, venne non solo ignorato, ma sottoposto a una violentissima, e vincente, campagna di denigrazione. Che venne, significativamente, da tutte le parti: da destra, dalla nascente ideologia del “pensiero unico”, e da sinistra, poiché la sinistra riteneva allora che lo sviluppo e il progresso fossero la stessa, identica cosa.
Ma, per intanto, provate a pensare che questo libro possa cambiare bruscamente la vostra vita e le vostre abitudini.
Io penso che capirete velocemente che il mondo in cui viviamo sta finendo. Questa espressione non significa che si sta andando verso la fine del mondo. Significa che questa civiltà, in cui siamo nati e viviamo, non sarà in grado di reggere agli effetti stessi che essa ha provocato. Si deve prevedere, dunque una transizione verso un’altra formazione economico-sociale. Cosa ci sarà nella transizione, se la pace o la guerra; cosa verrà dopo; quale civiltà farà seguito a questa; che ne sarà dei rapporti tra gl’individui, – che muteranno anch’essi in modo radicale – ; quale sarà la natura che circonderà le generazioni che seguiranno. Tutto questo non lo sappiamo, non lo sa nessuno. Sappiamo soltanto che ci sarà una transizione, estremamente difficile, dalla presente civiltà alla successiva.
Sappiamo che questo avverrà perché l’Uomo ha violato le leggi della Natura, quelle dell’ecosistema in cui vive, e quelle della sua stessa, intima natura. La violazione delle leggi della Natura non conduce alla loro sparizione, conduce piuttosto alla sparizione di chi le ha violate. Non sappiamo quanto sarà lunga questa transizione. Possiamo solo intuire che non sarà breve, e che sarà, per la grande maggioranza, dolorosa. Il Club di Roma, circa trent’anni dopo, produsse un update, di quel lavoro. Assai più completo e potentemente documentato del precedente. In esso vengono delineati nove possibili scenari del futuro, collocati tutti all’interno del secolo XXI. Tutti catastrofici. Ma dal primo al nono ci sarà una grande differenza: di dolori, di sofferenze, di morti. Questa differenza dipenderà dalla capacità degli uomini di organizzarsi per difendersi.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
una domanda a Cesare che ha letto il libro: fra le varie ipotesi dello sviluppo del neo-femminismo ( va da sè intendo tutta la politica anti-uomo e di separazione tra i sessi) è stata fatta anche quella del malthusianesimo. Vale a dire, una certa qual funzionalità al limite delle nascite (d’altronde quale ne siano le cause in Occidente il risultato è stato questo). Ora a me pare che Aurelio Peccei e il Club di Roma (citati nella premessa postata da Luigi) abbiano scritto e dedicato anche molte pagine relativa alla bomba demografica e ai modi per contenerla. Non a caso, lo cita anche l’associazione “rientrodolce” http://www.rientrodolce.org/index.php?option=com_content&task=view&id=492&Itemid=0
Il libro di Chiesa sviluppa il tema del malthusianesimo e delle misure per scoraggiare le nascite? Prende in considerazione e analizza anche questa ipotesi?
Rita(Quota) (Replica)
Cara Rita, sempre che abbia ben inteso il libro di G. Chiesa, ecco di seguito un breve e assai impreciso quanto sommario “bigino” (rinvio pertanto a correzione di miei errori ed omissioni, di cui mi scuso, alla lettura del libro):
G.C. considera la sovrappopolazione solo uno fra i tanti fattori di crisi. Ma quello che sottolinea come novità assoluta nella Storia, e cosa gravissima, è che i fattori di crisi stanno entrando nella fase della “singolarità”, termine con il quale G. Chiesa intende il salto da quantitativo a qualitativo di un fenomeno così che questo non solo non abbia più alcun rapporto con le dinamiche (le cause) che lo hanno determinato (e quindi con le soluzioni che potrebbero operare con efficacia su queste dinamiche/cause), ma tende a sviluppare anche un aggravamento esponenziale. Un fenomeno entrato nella “singolarità” ha pertanto sempre carattere sconosciuto e catastrofico e si deve affrontare con strumenti del tutto nuovi ed energie incommensurabilmente più grandi di quelle tradizionalmente impiegate (es.: il punto di non ritorno nello squilibrio meteo o nell’esaurimento delle materie prime).
La fase attuale è caratterizzata dall’entrata nella singolarità di più fattori di crisi contemporaneamente che vanno pertanto a delineare una super-singolarità risultante dell’intreccio di ciascuna singolarità. Il fenomeno principale (già entrato nella fase della singolarità) è quello del meccanismo di costruzione della ricchezza virtuale tramite la creazione di una massa di denaro inesistente, ma imposta come debito reale, pari a dodici volte il PIL planetario (secondo alcuni 100 volte). Questo debito è risultato, espressione e al tempo stesso strumento del potere del superclan dei banchieri (in particolare delle banche centrali totalmente autonome dal controllo statale) e delle classi dirigenti che li assecondano: tramite il debito giustificano ed attuano la rapina degli stati, dei popoli, espropriano e privatizzano ogni risorsa del singolo e della collettività (es.: i risparmi, l’acqua, i semi o il Partenone in Grecia). Inoltre gli appartenti al superclan ( in primis i CEO delle banche, delle banche centrali, delle agenzie di rating da esse possedute, e le fasce di società che traggono da essi benefici illimitati) hanno la necessità assoluta di continuare ad alimentare l’ideologia della crescita infinita e dei consumi il che è un assurdo logico a fronte di risorse limitate e fondamento di uno squilibrio distruttivo. Essi sono fuori di ogni possibilità di controllo ed hanno da tempo concluso che o si mettono da parte (impossibile) o devono mettere in conto immani distruzioni di risorse economiche reali, naturali ed umane, necessarie a imporre e riproporre un ciclo economico totalmente insensato e squilibrato, ricorrendo a guerre di repressione interna, di rapina esterna e di distruzione dei possibili competitori/creditori. Gli appartenenti al superclan destinano parte delle incommensurabili ricchezze virtuali a comprare con superprebende chi ha posizioni di potere, l’intero sistema di comunicazione (addetti alla comunicazione in primis) così da costruire una universale falsa coscienza (una vera e propria Matrix) che impedisce di intravvedere l’incombente rovina. G.C. aggiunge che gli appartenenti al superclan e loro alleati hanno ormai una distanza incommensurabile con il sentire, il pensare e l’esperire della gente comune al cui destino e alla cui vita guardano con assoluta indifferenza. E sognano una salvezza esclusivamente per se stessi.
Fin qui quello che bene o male ho capito del testo.
Personalmente posso dire che di questa distruzione di ogni risorsa economica e naturale ed eversione di ogni struttura antropologica e psichica dell’Umanità ogni giorno ci sono evidenze impressionanti. Così come della sistematica falsificazione dei dati di realtà a costruire una percezione del mondo assolutamente paranoica: ogni sei mesi, si costruisce una campagna mediatica ossessiva e persecutoria sulla base di una tipologia sempre diversa di episodi criminali, imputati esclusivamente ai maschi, quelli che una volta erano relegati alle pagine interne di cronaca nera e al tempo stesso si ignora totalmente la distruzione di centinaia di migliaia di fabbriche, di milioni di posti di lavoro, la crescita della miseria collettiva, la distruzione del welfare, la riduzione alla fame di interi popoli, la disperazione di uomini e donne. Mi sembra anche che il femminismo reale (non quello che negli anni sessanta e settanta sembrò promettere più libertà per tutti) si sia alleato con questa struttura e prospettiva di potere e in cambio di briciole di potere abbia accettato la liquidazione della antica solidarietà coi maschi e la guerra contro di essi. E sia attualmente l’ideologia più coerente e funzionale ai progetti, qualora esistesse davvero, di un eventuale Superclan confermandolo in tanta parte delle sue esigenze con le tesi pro eugenetica, pro aborto, pro pratiche antinataliste, pro eutanasia, pro guerra di genere, interna e neocoloniale, pro criminalizzazione dei maschi e conseguente sostegno di leggi speciali, pro liquidazione di ogni fondamento di civiltà giuridica occidentale (inversione dell’onere della prova, erosione dell’habeas corpus, del concetto di persona, violentissimo attacco al cristianesimo, ecc. ecc.).
Se è così davvero, è pur valido lo storico e ormai proverbiale invito al pessimismo della ragione e all’ottimismo della volontà, ma c’è poco da stare allegri.
cesare(Quota) (Replica)
http://www.corriere.it/27esimaora/iopolitica/Viviana-Beccalossi-Detassare-le-assunzioni-delle-donne/39027388-7178-11e2-9be5-7db8936d7164
sergio(Quota) (Replica)
in pratica cesare ha fatto un guazzabuglio di anti-mondialismo, complottismo e catto-tradizionalismo. secondo me saresti più affine ideologicamente a quelli di casa pound o pontifex.
magenta(Quota) (Replica)
sergio,
Quel che dice la Beccalossi è un emerita cazzata quindi è fuor di dubbio che si farà. Tant’è ….
E non sarà nemmeno la più grave. Sull’argomento e su quel blog ne avevamo discusso un pò di tempo fa:
Se il divario di genere comincia in famiglia.
Dico ne avevamo perché in quel post molti e pregevoli sono gli interventi di Rita e Dia.
Per pigrizia ti riporto i miei commenti che compendiano come la penso sull’argomento (con la risposta al secondo della Sacchi)
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Dubbi e riflessioni
30.11 | 09:00 Luigi Corvaglia
Mi astengo da altri tipi di considerazioni e vi porgo queste mie sintetiche riflessioni.
Questa operazione, la tassazione differenziata del lavoro, potrà sicuramente portare ad un riequilibrio delle percentuali di occupazione tra uomini e donne. Ma in una situazione come quella italiana, statica, povera di innovazione, dove non si cresce, ne alla maniera classica ne tanto meno perseguendo obiettivi di sviluppo sostenibile a me sembra solo una gigantesca partita di giro, la cui utilità, sinceramente, mi sfugge.
In un quadro diverso, ad es. quello di un robusto sviluppo sostenibile, per me sarebbe accettabile. Con due correttivi però, che considero essenziali:
1) la sua esplicita temporaneità (con meccanismi automatici), sin dalla sua introduzione, legata all’obiettivo del tendenziale pareggio tra i due tassi d’occupazione;
2) una sostanziale esclusione dalla tassazione differenziata proprio di quei lavori a prevalente componente fisica, quindi “appannaggio forzato” degli uomini. Questo tipo di lavori al di là delle visioni economiche, esistono ed esisteranno sempre, anche nelle economie avanzate. Lavori spesso “umili” ma che mantengono in piedi la nostra economia. A tutt’oggi socialmente “non appaganti” e spesso male retribuiti. Ritengo quindi ingiusto far gravare su queste categorie ulteriori sacrifici.
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……….
30.11 | 23:27 Luigi Corvaglia
Non mi sembra, a meno che mi sia sfuggito, che nei cento commenti e passa, nessuno/nessuna dei/delle favorevoli alla soluzione prospettata dal Post abbia speso parole circa le mie obiezioni del precedente commento. Neanche per confutarle. Eppure non erano di poco conto.
Ma andiamo per ordine.
La prima. Esplicita temporaneità (con meccanismi automatici), sin dalla introduzione della suddetta tassazione differenziata, legata all’obiettivo del tendenziale pareggio tra i due tassi d’occupazione.
Non considerare un meccanismo di tal tipo ne svela l’intento “sessista”.
Infatti una volta raggiunto l’obiettivo di sostanziale pareggio occupazionale, senza aver adottato una clausola di questo tipo, la discriminazione negativa maschile sarebbe assoluta e conclamata. E senza alcuna scusante.
La seconda. Una sostanziale esclusione dalla tassazione differenziata proprio per quei lavori a prevalente componente fisica, quindi “appannaggio forzato” degli uomini.
Non considerare tale esclusione invece ne svela l’intento “classista”.
E cioè di una medio-alta borghesia, che nella sua tradizionale grettitudine (non è un caso che noi non si abbia una classe dirigenziale all’altezza), scarica costi e sacrifici,come al solito, sulle fasce sociali più deboli.
Al sottoscritto, questo assordante silenzio, dice più di centomila parole.
Cordialmente
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01.12 | Maria Silvia Sacchi
Buongiorno Signor Corvaglia. Sono d’accordo con lei sulla temporaneità e anche sui lavori a prevalente componente fisica. Come ho detto in qualche altra risposta, penso che ci siano anche altre possibili soluzioni – detrazione completa delle spese di cura, congedo di paternità obbligatorio per un mese, etc. La cosa importante a mio avviso è ragionare su questi temi, penso che anche il solo discuterne ci possa aiutare a modificare dei comportamenti o ad avere una attenzione maggiore quando ci si pongono davanti. Buona giornata
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Non ho letto il libro di Chiesa, ma da quello che capisco afferma che stiamo vivendo non in una realtà “reale” ma in una realtà virtuale, costruita artificialmente e altrettanto artificialmente tenuta in vita non si sa per quanto tempo ancora. Assomiglia a quella che Debord definì la “società dello spettacolo”. Per mia opinione c’è del vero in questo, ma a patto di renderci conto che di questa realtà virtuale fanno parte tutti i miti della modernità e che non è tramite il loro perseguimento che si risolvono i problemi, dal momento che ne sono parte integrante quando non causa. Vediamo: qualcuno può affermare che il controllo delle nascite e l’eugenetica che è il suo sbocco naturale, siano l’auspicato ritorno alla natura? o piuttosto sono un aspetto dell’ipermodernità? Forse non si sa ancora bene che il controllo delle nascite e l’eugenetica sono stati (e ancora sono) un cavallo di battaglia del femminismo, e che questo è stato in tutti i modi incentivato dalla massoneria perchè funzionale a quel disegno ipercapitalistico di governo mondiale che vede come maggiore ostacolo la tradizione cattolica quando anch’essa non abbia accettato quelle concezioni.
La globalizzazione economica finanziaria, contro cui si scagliano tanti che si ritengono antisistema, è solo un aspetto del problema. Gli altri sono la globalizazione culturale e giuridica che tendono all’omologazione generalizzata di cui fanno parte i matrimoni e le adozioni gay, la scomparsa della dualità delle figure genitoriali etc. etc. Non si può essere contro la globalizzazione economico/finanziaria ed essere invece a favore di quelle altre globalizzazioni, perchè o procedono insieme o non procedono affatto, indipendentemente dalla discussione su struttura e sovrastruttura. Non afferrare questo concetto non solo porta a tragiche illusioni, ma finisce per essere funzionale a quel disegno che si dice di voler contrastare.
Credo che solo un ritorno, per quanto possibile, alle piccole realtà locali possa costituire un ostacolo al processo in cui siamo inseriti. Ma deve essere chiaro che il “piccolo” implica non solo la possibilità di forme di democrazia diretta e partecipata dai cittadini, ma anche forme di recupero delle tradizioni culturali ivi comprese quelle di un rapporto fra i sessi fondato sulle diversità naturali (quindi sulle diverse funzioni psichiche ed anche pratiche di donne e uomini). E’ un riconoscimento che non implica di per sè una gerarchia fra i sessi, posto che si attribuisca ad entrambi identica dignità e che non significhi imposizione.
Non credo che ciò significhi adesione acritica a Casa Pound o Pontifex, ma in ogni caso prima delle scomuniche ideologiche sarebbe meglio discutere, argomentando, dei contenuti. Non è vero Magenta?
armando
armando(Quota) (Replica)
magenta,
Cesare, se lo riterrà opportuno, ti risponderà.
Ma senza entrare nello specifico, scusami se te lo faccio notare, ti sfugge qualcosa. Come scritto in alto a destra, lo spazio commenti è libero e non impegna la linea di UB. Chiunque, di qualsiasi idea vi si può confrontare. I soli limiti sono quelli della civiltà e del rispetto delle altrui opinioni.
Con Cesare, come con altri/e ci confrontiamo, discutiamo, su alcune cose concordiamo, su altre no. Il tutto succede nella massima correttezza ed amicizia.
Ma per l’appunto discutiamo, ci confrontiamo.
Che ne diresti, invece di “sparare” un commento di poche o pochissime righe ogni sei mesi, di farlo anche tu?
Magari incomincia con l’esporci il tuo di pensiero.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Rino DV(Quota) (Replica)
Magenta@
Qualcuno in giro ha per caso idee chiare e distinte circa il guazzabuglio della realtà attuale? Personalmente smonto e rimonto i modelli interpretativi che ho a disposizione, come un cubo di Rubrik, nel tentativo di trovare il bandolo del guazzabuglio sia della realtà sia dei modelli interpretativi. Poi se qualcuno che ha idee chiare e distinte c’è, ben venga purchè non siano consolanti pregiudizi raccattati alla mensa dei pregiudizi condivisi: ho imparato a riconoscerli.
cesare(Quota) (Replica)
Scusate se non sarò circospetta.
Ripeto che non ho letto il libro.
E però ho chiesto io a Cesare ragguagli sul libro quindi mi pare ovvio che la sua recensione è inerente ai contenuti del libro. Di conseguenza, va da sè che l’affinità a Pontifex o CasaPound sarebbe di Giulietto Chiesa. Resta il fatto che Aurelio Peccei e il Club di Roma difficilmente li trovi esaltati sui siti di Pontifex o CasaPound. Anzi, in genere viene accusato di essere stato un massone al servizio del Nuovo Ordine Mondiale, visto l’allarme e le soluzioni che ipotizzava. Per questo notavo la contraddizione nella prefazione di Chiesa in cui veniva, in qualche modo, elogiato, come anticipatore del mondialismo, quando in genere viene accusato di esserne un propugnatore e un diffusore.
Qui, scusate, non si tratta di non aver letto l’avviso sulla linea di UB, qui Magenta non si è letta nemmeno la sequenzialità degli ultimi commenti e nemmeno il commento di Cesare, al di là del fatto che si possa essere d’accordo o meno sulla sua interpretazione del libro.
Rita(Quota) (Replica)
………………
Rino DV,
Mah … cosa vuoi che ti dica Rino. Probabilmente a me mi frega l’ancora troppo recente periodo di attività politica diretta.
Dici bene, ma a me sembra l’unica posizione politicamente sostenibile (anche da degli smidollati pseudo-politici di pseudo-sinistra) e (dis)velante , nelle condizioni date. Cosa che puntualmente non avverrà. Magari fosse attuata, perché lo sarà sicuramente, con quei paletti.
Che, lo ricordo, sono:
1) Sua messa in cantiere solo in un quadro di robusto sviluppo (e nelle condizioni attuali la proposta sarebbe rinviata sine die).
2) La temporaneità. E aggiungo in questa sede la reversibilità. Cioè qual’ora la situazione occupazionale si ribaltasse a favore delle donne la tassazione più gravosa dovrebbe toccare a loro.
3) L’esclusione da tutto questo delle fasce sociali maschili più deboli.
Che la proposta sia sessista e classista sono il primo a dirlo, ma è solo andando a vedere il loro gioco che lo puoi dis(velare).
Non è un caso che la Sacchi, che stupida non è, intuito il tranello si è spostata su altre ipotesi, meno politicamente insidiose. A prima vista almeno.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
>>>>>>>>>
Hai detto tutto benissimo. Si vede che parli con conoscenza di causa. La contraddizione in G. Chiesa è precisamente quella da te segnalata.
Quando il Club di Roma lanciò quel famoso manifesto e reazioni furono esattamente quelle da te descritte.
E allora, come la mettiamo?
C’è molto da dire.
Ne parleremo.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Caro Luigi, capisco i tuoi intendimenti e la tua tattica.
Al tempo stesso non posso far atro che presentare i miei.
Posto che la voragine pubblica deve essere colmata, in un modo o nell’altro, dire “meno tasse per F” è solo un modo dissimulato per dire “più tasse per M”. Insomma, a parità di lavoro, maggior salario alla D (come auspicava Galarico il Barbaro marxista-leninista&femminista (absit injuria verbis) nel suo sito nel 1997).
Dunque la giustizia extraterrestre non è ancora abbastanza. E’ ingiusta.
.
http://altrosenso.wordpress.com/2010/12/15/giustizia-extraterrestre/
.
RDV
(pagine di Colui ancora on line, pur se non quelle cui mi riferisco http://www.lavoropolitico.it/galarico.htm )
Rino DV(Quota) (Replica)
ho trovato questo sondaggio proposto da una sociologa , ho trovato interessante partecipare ,qui nel mio blog trovate sia l’indirizzo e-mail da spedire sia le mie risposte (con le relative domande ,ovviamente :D)
http://femdominismo.wordpress.com/2013/02/20/risposte-ad-un-sondaggio/
mauro recher(Quota) (Replica)
Caro Mauro, forse sbaglio ma per non sapere nè leggere nè scrivere questi interessamenti “disinteressati” e “scientifici” mi ricordano gli analoghi interessamenti dei peace corps volunteers: dopo tanto amore e interessamento e scienza a fini di pace (in questo caso tra i generi), misteriosamente, arriva il deserto.
cesare(Quota) (Replica)
Queste sono paranoiche con tutte le loro domande e ricerche “scientifiche” per dare valore ai luoghi comuni e alla propaganda femminista.
Leonardo(Quota) (Replica)
Espressione purissima della sindrome di controllo alias sindrome da femdominismo acuto? con retropensiero ansioso e ossessivo da fazendero dell’Alabama:
“non sia mai che nella fazenda femdominista questi pensino e si facciano i cavoli loro e noi padrone non lo si sappia”.
cesare(Quota) (Replica)
http://costanzamiriano.com/2013/02/22/monologhi-molesti/
Guardate quest’ articolo contro la Littizzetto, scritto da una donna, io non avrei potuto scrivere lo stesso pensiero che ho sempre avuto su donne come la Littizzetto e uomini come Fazio, con la stessa signoria ed educazione di questa giornalista.
Chissà cosa penserebbe del nostro movimento degli uomini beta.
Gianluca(Quota) (Replica)
@Leonardo e Cesare ..avete anche ragione, ma sono curioso dei risultati di tale sondaggio, ha detto che li metterà pubblici …aspettiamo il responso
mauro recher(Quota) (Replica)
esempio di ideologia sessista ,da usare come esempio ….
dal sito il fatto quotidiano ..donne di fatto
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/22/uomini-che-odiano-amano-donne-sessualita-desiderio-e-violenza-raccontati-dagli-uomini/508365/
questo è il mio commento
Anche se se nessuno di questi uomini ha fatto violenze sono pochissimi quelli che riconoscono di far parte del genere che violenta. Come per le donne è stato, ed è, fondamentale capire i meccanismi perversi dell’essere vittima così gli uomini avrebbero bisogno di riconoscere dentro alla loro maschilità gli elementi di connivenza con la violenza, che come sappiamo non è solo lo stupro o il femminicidio. Solo così, riconoscendoli anche dentro di loro, possono prenderne le distanze e porvi fine, individualmente prima e collettivamente poi.———————————————————
Bella risposta misandrica e sessista , però se si scrive che i neri,orientali ecc ecc rubano e magari puzzano ,giustamente si passa per razzisti ,dire che gli uomini fanno parte di un genere che fa violenze ,allora va bene ma ,scusate ,non è la stessa matrice di odio ?
Pero la signora Lanfranco è tanto buona con noi ,ci da ancora la possibilità di redimerci ,magari frustandoci a vicenda perchè rei di essere nati del sesso sbagliato ….
mauro recher(Quota) (Replica)
Mettere la violenza nel campo di un genere solo, quello maschile, chiamare lo Stato e i media a schierare la propria forza repressiva e propagandistica a sostegno di questa tesi, significa nascondere la violenza femminile ed attribuire alle donne una posizione di irresponsabilità infantile, oltre che negare l’evidenza che ciascun uomo e ciascuna donna recepisce da sempre del comportamento violento della specie. Pertanto nessuna campagna di violenza sulla coscienza popolare riuscirà a nascondere alla coscienza di ciascuno quanto ciascuno vive ogni giorno, e cioè che la violenza, nella sua multiforme espressione, non ha genere.
L’ideologia femminista, a partire proprio dal falso assunto che la violenza è esclusivo attributo del genere maschile, ha espropriato le donne della consapevolezza del carattere multiforme della violenza e che nel rapporto con l’altro esiste anche la propria violenza e la relativa responsabilità. In tal modo le ha disarmate dell’unica arma efficace: la c onsapevolezza della realtà effettiva di sè e dell’altro. A questo tragico disarmo infantilizzante, il contrario dell’emancipazione verso una femminilità adulta e matura, ha aggiunto un altro irresponsabile pregiudizio: ha convinto le donne che l’ingiustizia più radicale e il trattamento più feroce verso i mariti e padri dei propri figli era prassi e forma normale anzi “doveroso atto di liberazione”; non solo ma il movimento femminista ha ottenuto che l’attività giurisdizionale sentenziasse spesso che queste brutali ingiustizie e questi comportamenti di brutale indifferenza nei confronti dell’altrui umano sentire,fossero leciti e rendesse esecutive con la forza queste ingiustizie (affido ingiusto dei figli, false accuse, esproprio dei beni, distruzione dell’immagine pubblica e dell’onore, ecc., ecc.).
Caricare di questa violenza l’anima e la psiche dell’altro, con la benedizione dei media e dei Tribunali, è la strada peggiore, la strada sbagliata, per far valere le proprie ragioni: non con la sola spada si uccide il prossimo e i più “disarmati”, psicologicamente e culturalmente perdono la testa, sono travolti da un raptus, uccidono e spesso, tornati in se stessi, si uccidono.
Aggiungo, a conferma di quanto sopra, che l’omicida (M e F) da raptus (quindi non da calcolo criminale), per quello che ne so dalle interviste di omicidi in carcere, su cui RAI TRE, anni fa, fece un programma di verità (e non di propaganda), non sa al mattino, quando esce al lavoro, e mai e poi mai lo avrebbe immaginato, di avere la sera sulle proprie mani il sangue di una persona, per di più cara, da lui/da lei uccisa. C’è una sola strada giusta da percorrere che è il contrario della guerra di genere sul sangue versato della quale, media, lobby professionali e lobby di genere, come vampiri e saprofiti, fanno carriera: insegnare ad assumersi le proprie resposabilità, ad onorare la giustizia e rispettare l’ altro.
cesare(Quota) (Replica)
articolo a dir poco delirante su “donne di fatto”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/25/saranno-le-donne-a-liberarsi-da-berlusconi-e-la-partitocrazia/511352/
questo è il mio commento
strano comunque ,caro giurista ,proprio la Zanardo oggi, ha dato la colpa alle televisioni e alle “casalinghe di Voghera” per il voto dato a Berlusconi….detto questo il suo articolo la prima parte è abbastanza delirante,maschi violenti (mai le donne) senza contare che ,questi femminicidi ,come numero sono uguali a quelli svedesi (e mi si dica che ,anche li c’è una cultura maschilista) ,la seconda parte invece canalizza il problema che la sinistra italiana E’ SCARSA ,per usare un termine calcistico non la butta dentro nemmeno a porta vuota ..questa è l’amara verità ,poi possiamo dare la colpa all’arbitro (la Zanardo ,come detto ,da la colpa alle televisioni) ma se sei scarso ,sei scarso e in 20 anni ,tutta questa “scarsezza” è affiorata più volte , ma farsi un “mea culpa” qualche volta?
mauro recher(Quota) (Replica)
“…la seconda parte invece canalizza il problema che la sinistra italiana E’ SCARSA ,per usare un termine calcistico non la butta dentro nemmeno a porta vuota ..questa è l’amara verità ,poi possiamo dare la colpa all’arbitro (la Zanardo ,come detto ,da la colpa alle televisioni) ma se sei scarso ,sei scarso e in 20 anni ,tutta questa “scarsezza” è affiorata più volte , ma farsi un “mea culpa” qualche volta?” (Mauro Recher)
Sottoscrivo in toto, Caro Mauro. Proprio ieri, in una sede di SEL di Roma, ascoltavo discorsi del tipo:”La gente non capisce nulla, questo è un paese di coglioni, ecc…”. Quindi non sono loro che sbagliano “qualcosa”. No, non vengono capiti perché il popolo è rimbambito. Se non lo fosse voterebbe SEL invece che Grillo. Che bella analisi politica!
Una volta, nei partiti seri, quando si prendeva una legnata elettorale, ci si metteva a tavolino per capire dove si era sbagliato. Questi/e invece sono dei/delle boriosi/e, presuntuosi/e e arroganti e non sono neanche sfiorati/e dall’idea, non dico di fare autocritica, ma almeno di interrogarsi sui perché e i percome di una evidente sconfitta che, molto probabilmente, da qui a poco meno di un anno, quando saranno indette nuove elezioni, si trasformerà in una vera e propria rotta.
Ben gli sta, per quanto mi riguarda. A volte, se non quasi sempre, se c’è una possibilità di risorgere e di ricostruire qualcosa di sano, di autentico e di sensato, è solo dalle macerie.
Aggiungo che l’autore di quell’articolo, che conosco personalmente, era candidato nella lista Ingroia, Rivoluzione Civile, uscita dalle urne in uno stato comatoso. Invece di riflettere (devo dire che non è mai stato un fulmine di guerra…) continua indefessamente a battere sugli stessi tasti. Non sa e non sanno fare altro. Sono ormai prigionieri/e di loro stessi/e e dei loro deliri ideologici. Fossili, senza speranza alcuna. Prima si dissolvono (politicamente parlando) e meglio è per tutti.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ci sono pubblicisti che senza volerlo fanno ridere quando si scompensano con filippiche profeminist. A ben leggere tra le righe infatti, involontariamente, sovente svelano di pensare ed essere esattamente il contrario di quello che con fervore da Savonarola professano. Fateci caso,quando avete il soggetto sottomano: riderete di gusto.
Ho simpatia per loro (quando sono, a loro modo, autentici e non lo fanno per soldi, per politica o per paura): mi fanno considerare, e con una certa amarezza, che non ci sono più i parroci di una volta che con tre “Pater”, “Ave” e “Gloria” e, magari, uno scapaccione, ma affettuoso, ti mettevano paternamente in pace con il sesso. Adesso non hanno altra strada che sublimarsi nel maschiopentito, la moderna razionalizzazione del sessuofobico grave.
cesare(Quota) (Replica)
Mi mancavano le perle della Terragni
http://blog.iodonna.it/marina-terragni/2013/02/27/piddini-e-grillini-no-piddine-e-grilline/
per fortuna non proprio tutte hanno la stessa versione dei fatti
http://abbattoimuri.wordpress.com/2013/02/27/e-se-tutto-quel-che-vedi-e-che-sono-donne-invece-che-persone/
mauro recher(Quota) (Replica)
PAROLE SANTE
Manolius(Quota) (Replica)
Mi viene segnalato quanto segue:
qs mattina al Ruggito del Coniglio è stato annunciato l’esito di una ricerca di una università finlandese secondo cui “partorire maschi accorcia la vita”.
Ho trovato qui un link per la “notizia”
http://www.yourself.it/figli-maschi-accorciano-vita-mamme/
.
Sono cose che confortano: + maschi => – vita.
Ergo, per risolvere il problema, non resta che finirla di partorire maschi.
Si risolve quel problema e tutti gli altri: violenza, sopraffazione, sfruttamento, guerre etc etc
Inclusi ovviamente molestie, stalking e stupri.
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La soluzione finale del problema umano.
Chi potrebbe in tutta onestà opporvisi?
.
Io non mi oppongo. E’ bene che il Bene trionfi e il male soccomba.
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E gli UU? Parce subjectis!
–
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
…………………..
Scusate la leggerezza ma a questo proposito non posso fare a meno di inserire questa immagine (cliccate sopra per ingrandire):
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Rino DV,
una domanda Rino…la “ricerca scientifica” specifica ,se in caso di gemelli maschi, come nel mio caso, se la vita si accorcia ulteriormente?
mauro recher(Quota) (Replica)
Mi trovi impreparato…
… ma ipotizzo che 2 in una sola volta possano anche fare danni più che doppi, al quadrato o chissà…
brrr.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
http://27esimaora.corriere.it/articolo/lavanzata-delle-nuove-registe-vince-lidea-non-laggressivita/
@@
Il nuovo cinema italiano? Speriamo che sia femmina.
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Peccato che Sergio Leone sia morto 24 anni fa, a soli 60 anni, sennò sarebbe stato bello ascoltare le sue opinioni in merito…
Marco(Quota) (Replica)
Queste giornaliste che scrivono su questa tristissima rubrica del Corriere della Sera on line, una continua lagna e autocelebrazione di genere, risultano quasi tutte sposate e con figli. Quello che non riuscirò mai a spiegarmi è come tanti uomini accettino di convivere con delle donne che dimostrano di avere una così bassa concezione dell’altro sesso, se non addirittura nascondono a fatica un vero e proprio odio.
Uomini, con queste donne non va preso neanche un caffè, altro che sposarsele! Ma vallo a spiegare a questi rincoglioniti, che spesso pensano che il vertice del progressismo sia fustigarsi pubblicamente in quanto uomini.
P.s.: pochi giorni fa mentre procedevo tranquillamente con la mia utilitaria un essere superiore secondo la 27 ORA, una donna, non si è fermata a uno stop e mi ha travolto scaraventandomi contro un muro: parte anteriore dell’auto sfasciata, danni che l’assicurazione non coprirà per circa 3.000 euro, ma per fortuna io essere inferiore sono riuscito a cavarmela. La signorina procedeva all’interno di un centro abitato come se fosse in autostrada. Sì, queste donne hanno davvero una marcia in più :-))))
Alessandro(Quota) (Replica)
http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-divisione-dei-lavori-di-casa-che-fa-bene-alla-coppia/#comments_list
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Comincini i Grillini a pretendere che il lavoro domestico sia comunque pagato, in modo che gli Italiani capiscano che di lavoro si tratta con uguale dignità di ogni altro. La famiglia genera ricchezza ed è motore dell’economia proprio con il lavoro al suo interno.
Se i maschi italiani rifiutano il lavoro domestico peccano di grave ignoranza e compromettono. come infatti hanno fatto- il loro futuro di uomini di valore e con una dignità morale: vedi
a che punto siamo in Italia…
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Ma smettere di fare i lavori domestici e basta? 03.03 | 15:15 lorena12 Ma quando smetterete donne di sentirvi in dovere di fare i lavori domestici? Fate come me che da bambina mi sono sempre rifiutata di impararli, così da grande chi vuole la camicia stirata se la stiri chi vuole la casa pulita se la pulisca. E l’educazione dei figli è automatica. La vita è fuori di casa. Si lavora si guadagna di più e così si può pagare qualcuno che lo faccia al posto nostro generando altro lavoro.
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20 anni di esperienza 03.03 | 16:13 63anto D’accordo con il commento precedente. Giusto che la donna che ha un lavoro importante fuori casa possa avere la colf, da’ un lavoro ad un’altra persona che ne ha bisogno. Bisogna non essere gelose pero’: il tuoi cassetti non sono piu’ un segreto e i figli a volte scrivono sms alle baby sitter che diventano come delle parenti. I mariti: mettere subito in preventivo che spesso sono plantigradi, ma l’aiuto che devono dare un casa va preteso con calma… calma e fermezza, no urli o crisi isteriche, tanto non vedono. Ho allevato un figlio maschio e una femmina allo stesso modo; la femmina vede le cose, il maschio no: ho concluso ironicamente che il maschio avendo il cromosoma Y al posto del nostro X ha una carenza genetica congenita. Cari maschi non me e vogliate….
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C’è una domanda che seguito a farmi: perché gli uomini italiani (o i maschi, come scrivono sul web…) seguitano a sposarsi simili presuntuose rompi coglioni ??
Marco(Quota) (Replica)
Il quadretto di famiglia numero 1, protagonisti Susannah e John, non è dissimile dal cliché nostrano: sabato mattina, lui disteso sul divano davanti alla tv, lei indaffarata a stendere il bucato mentre al telefono organizza le attività pomeridiane del figlio di 8 anni e la piccola di un anno urla chiamando la mamma. Che molla tutto e corre. (Paolo Di Stefano)
…………………….
Peccato che i/le prime/i ad essere pieni di cliché e stereotipi siano proprio loro (27a ora e la varia umanità che vi si riconosce).
Ma dove vivono?
A va beh …. se lo dice l’Istat.
(*)
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ma c’è anche “il gatto che ha ereditato 10 milioni di Euro”,bufala ormai notissima, eppure ancora riproposta dalla grande stampa italiana e dai tiggì, con assoluta serietà. Coma la storia della “prima causa di morte delle donne”, bufala ancora meno credibile del gatto milionario eppure ce la ritroviamo imposta ogni giorno come dato statistico “scientifico”. Tempo addietro “asscienza” (ormai venduta anche dai posteggiatori come i “rolex d’oro” a cinquanta euro) sulla base del ciclo di vita di non so quale moscerino, gridava alla scoperta dell’immortalità umana.
Quando i popoli non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, chi ha in mano la comunicazione ufficiale tra la verità e la fantasia che cosa mai può raccontare se non stratosferiche palle?
Importante almeno che non riescano a convincerci a pagare più tasse e magari ad andare in guerra per difendere il diritto all’eredità dei gatti.
cesare(Quota) (Replica)
Mi sono visto il film documentario “girlfriend a in coma” lo si trova anche su youtube
http://www.youtube.com/watch?v=I45xEzPane0&feature=share
(mi sembra ,ma non vorrei dire una cavolata che ,questo documentario ,sia stato bloccato ,perchè c’erano le elezioni) …
un ora e mezza di autentico politicamente corretto ,radical chic sinistroide e femminista ….
un parole povere il film vuole fare i versi alla divina commedia e praticamente si divide come tale ,inferno ,purgatorio e paradiso ,nell’inferno che lui chiama mala italia non poteva mancare Berlusconi (ve beh era facile) e compagnia politica ,ma sapete chi ci ha messo nella buona italia? Il movimento “se non ora quando ,la Zanardo , la Bonino e la Fornero ecc ecc ,non poteva di certo mancare il cenno al femminicidio …,quindi buona italia ,solo al femminile ,mala italia solo al maschile …poi fa un cenno anche la capitalismo buono e quello cattivo ,come Ilva di Taranto e buono come la Ferrero (l’azienda dolciaria) e la Fiat con l’intervista a Marchionni ….
mauro recher(Quota) (Replica)
Non so se essere commosso la terragni fa un cenno al nostro movimento ..
Accidenti, signor Manni,
dev’esserle davvero andata male con le donne, nella vita.
Impotentia coeundi?
O per caso fa parte degli Uomini Beta?
Ma se ,qualche volta ,cambiasse disco ,sai a mettere sempre lo stesso ,si rischia di rovinarlo
mauro recher(Quota) (Replica)
La Terragni è come la diarrea: sai che esiste, ma se sei una persona normale non è un tuo problerma.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Uomini Beta, ovvero, Fenomenologia della Sfiga.
Qualcuno vuole cortesemente suggerirlo alla “terra terra”?
p.s. ragazzi, stiamo diventando famosi, se perfino la “terra terra” ci menziona…quasi quasi mi commuovo…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio lo conosco e non è uno sfigato! L’unico problema che ha, proprio volendone trovare uno, è la squadra che tifa
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
aò, ve siete ringalluzziti, a Robè, ve basta vince du partite de seguito e già sognate… fino a du settimane fà stavate più de là che de qua… e va bè…vor dì che regolamo i conti ar derby de ritorno…
p.s. scusate, intermezzo romano, fra romani…comunque grazie per la difesa d’ufficio…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Invece de fa’ come li capponi de Renzo, dattevi da fa’ per vincere quarche scudetto.
Semo stufi de Juva, Milan e Inter.
(e scusate se no so bbravo nel romanesco, ma ce semo capiti).
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Tempo di vacche magre Fabrizio e si gioisce quando si può scusate anche il mio intermezzo
mauro recher(Quota) (Replica)
A Fabbri’. Se vinci pure er derbi de ritorno io esco da uominibeta. Te conviene perde. Vabbé tornamo seri che è meijo. Ciao Ri’,
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Bè, a a questo punto, visto che siamo in tema, è bene chiudere in bellezza, con qualcuno che di queste cose se ne intende. E allora godetevi questo sonetto del grande Trilussa, che peraltro era pure tifoso della Lazio…(questa è una chiccha che pochi sanno, ho fatto una ricerca storica, sono in grado di documentarlo, del resto all’epoca l’a.s. roma ancora non esisteva…).
Titolo: La pupazza.
Quann’ero regazzino, mi’ sorella,
che su per giù c’aveva l’età mia,
teneva chiusa drento a ‘na scanzia
una pupazza bionna tanto bella.
Era de porcellana, e m’aricordo
che portava un bell’abbito da ballo,
scollato, co’ la coda, tutto giallo,
guarnito con un bordo.
Cor giraje una chiave sospirava,
moveva l’occhi, e in certe posizzione,
pijava un’espressione
come se avesse pensato a chissà che…
Se chiamava Bebè.
Io ce ggiocavo, e spesso e volentieri
La mettevo sul letto a la supina
pe vedeje sparì l’occhioni neri:
e co’ la testa piena de penzieri
dicevo fra de me:”Quant’è carina!
Chissà che belle cose ciavrà drento
pe move l’occhi tanto ar naturale ,
pe sospirà co’ tanto sentimento!”
Ecchete che una sera,
nun se sa come, tutto in un momento
me sartò in testa de vedè che c’era.
A mezzanotte scesi giù dal letto,
detti de guanto a un vecchio temperino
e come un assassino je lo ficcai ner petto!
La squartai come un pollo, poverella,
ma drento nun ciaveva che una molla,
un po’ del fil de fero, una rotella
e un soffietto attaccato co’ la colla.
Da allora in poi, se vedo una regazza
che guarda e che sospira,
benanche me ce sento un tira-tira
numme posso scordà de la pupazza.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Roma e Lazio… puah, come si fa a tifare per ‘ste squadrette? già si va in depre per essere nati beta, ma pure romanisti e laziali è da trattato di psicanalisi… è proprio vero: a volte la vita non fa sconti… chissà cosa ne penserebbe Freud…
Ethans(Quota) (Replica)
Ethans,
E’ proprio soffrendo che si diventa Uomini, Ethans…
Ed eccone un esempio: Bigiarelli Luigi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La passione è passione, anche quella per la squadra avversaria, è degna, in quanto passione, del massimo rispetto. Una cosa della quale si dovrebbe parlare un po’ è scondo me la nozione di lealtà, in ambito maschile. Non perché sia preclusa alle donne, ovvio, ma nel tempo mi sono fatto l’idea che essa nasca sul “campo di battaglia”, dove c’è uno scontro tra due contendenti con delle regole che entrambi sono tenuti a rispettare. Anche in guerra c’è un codice di base, che impone il rispetto del nemico. Perché secondo voi anche lì dove si va per sparare e uccidere esiste un codice? Perché ti posso uccidere in trincea ma non posso farlo dopo che ti sei arreso, pagandoti anche le spese da progioniero? Dove nasce questa necessità e quanto il ruolo maschile storico e la lealtà sono legati tra loro? Mi ricordo anche, Rino probabilmente lo sa citare meglio di me, che nel femminismo fu introdotta l’idea che la donna possieda una specie di diritto a essere sleale, nel suo contendersi con l’uomo il potere, pallino fisso della donna moderna. Questo approccio dà spesso prova di sé nelle parole che ancora oggi le donne, anche quelle comuni, che sembra desiderino andare al potere solo per lsé stesse e non per tutti i cittadini, continuano a pronunciare. L’incoerenza delle risposte che riceviamo da loro, come tutte le incoerenze, è apparente, un nostra incapacità di capire, e una sua soluzione potrebbe trovarsi proprio nel principio di slealtà.
Un esempio tra mille può essere: “Perché non esiste la festa dell’uomo?”, risposta: “Perché la festa dell’uomo è 364 giorni all’anno”. E subito dopo: “Perché la festa della donna è sempre meno celebrata dalla gente?”, risposta: “Perché la festa della donna è tutto l’anno”. L’ultimo slogan infatti, è questo. Ed è la scusa che i media iniziano a utilizzare per la programmazione di palinsesti monotematici rosa permanenti. Un gioco seduttivo elevato a pratica politica, trasformando la gestione della cosa pubblica, in un contenzioso egoistico e la coesione sociale, in un breve amplesso, per poi ritornare subito alla normalità dello scontro. Le “politiche rosa” diventano invece che razionali emanazioni di norme compensatorie, regalìe seduttive. La legge sul femminicidio sarà in parlamento come una collana di gioielli, un gesto sentimentale, da parte di chi dovrebbe invece amministrare il popolo tutto con la ragione.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
In un certo senso, la discriminazione che colpisce i padri separati, è il risultato dell’agire di uomini di potere, che invece di lavorare per la giustizia sociale, si pongono di fronte all’universo femminile come alti seduttori, usando la vita dei propri simili come dono e applicando la legge della selezione e del più forte. Una specie di savana politica.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
http://dubidoo.it/notizie/54-lopinione/8895-sopravvivere-al-maschilismo.html
Dalle mie parti si dice “bisogna tirarli xu da picoi” ..bello l’ultimo punto comunque (non è che gli altri scherzino)
Non pensiate che il femminismo sia solo delle donne, delle bimbe e delle ragazze. Anzi! I maschietti intelligenti sono profondamente femministi.
Oltre ad usare il termine maschietti che abbiamo già discusso, a desso ci si mette pure l’intelligenza ,va beh ,l’ho sempre detto, perchè ci siano gli intelligenti ,bisogna che ci siano pure gli stupidi…basta trovarli dove sono ,in questo articolo ne ho trovati parecchi
mauro recher(Quota) (Replica)
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Ah non parlare a me di sofferenza guarda, stasera ho preso 4 sberle da stare sdraiato sul lettino vita natural durante…
Approfondirò cmq il Bigiarelli appena ho tempo…
Ethans(Quota) (Replica)
Sugli interessanti post di Roberto oserei dire che la slealtà femminile è ontologica, così come la costante guerra fratricida fra uomini per accaparrarsi la femmina migliore… una cosa che noto da sempre… sembrerà riduttivo ma tant’è…
Ethans(Quota) (Replica)
Ottima la mail di Roberto sulla lealtà (purtroppo in disuso) e sui codici d’onore maschili. Effettivamente essi sono ontologicamente estranei al femminile, e in questa affermazione non c’è disprezzo o volontà di istituire una scala gerarchica. Semplicemente, le donne (generalizzo) non possono capire perchè sono su un’altra lunghezza d’onda e il modo di essere degli uomini è loro estraneo. E inutile sperare di dialogare con loro su questi argomenti. Al massimo, quelle non antimaschili per partito preso, possono limitarsi ad ammirare questi antichi caratteri virili. Per spiegare questa differenza ontologica e i suoi risvolti basti questo racconto. Una madre scopre che il figlio fa parte di una organizzazione rivoluzionaria clandestina braccata dalla polizia. Per salvare il figlio fa un patto coi poliziotti. Racconterà quello che conosce e permetterà la distruzione di quella organizzazione a patto che il figlio non venga arrestato. Ed al giovane, venuto a conoscenza del fatto, non resterà che suicidarsi.
Armando
armando(Quota) (Replica)
—
C’è l’elemento di novità: è buffo che nella nuova antropologia dove F e M sono uguali, dove la naturale paternità si cambia in provetta, dove papà e mamma per natura possono essere cambiati in mamma-mamma per cultura, l’unica natura che non è da cambiare, che va benissimo così com’è e di cui è inutile parlare, è la selezione fratricida per la femmina.
Possibile mai che gli uomini possono imparare a fare i casalinghi ma non possono smettere di uccidersi per la femmina, anzi, si ergono sempre più ad avvocati, difensori soldati, pronti a dare la vita per la difesa della debole fanciulla?
Meno pirati ci stanno più si alza l’allarme pirati. Più casalinghi ci stanno e maggiore è il rischio. Non è forse sospetto questo andazzo?
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Secondo me si potrà iniziare a parlare di parità quando la psicodinamica del cavalier-servente, che agìta dagli alti seduttori getta in disgrazia gli uomini comuni, sarà estinta. E lo dovremo fare noi perché alle donne va bene così com’è.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Insomma dalla prospettiva egalitarista laica (non laicista) , la soluzione della QM è secondo me la soluzione di un conflitto di interessi.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Paradossalmente oggi, se in parlamento sedessero solo donne, gli uomini si troverebbero in condizioni più vantaggiose di quanto non accada con la presenza dei serventi. Ovvio però che il problema si ripresenterebbe nelle forme di democrazia diretta e nella società civile, tale per cui è rilevante il piano culturale e non quello rappresentativo-fattuale. Scusate il multi-post. A domani.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
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http://questionemaschile.forumfree.it/?t=5145764
…
Daniele(Quota) (Replica)
Roberto Micarelli,
“…è buffo che nella nuova antropologia dove F e M sono uguali, dove la naturale paternità si cambia in provetta, dove papà e mamma per natura possono essere cambiati in mamma-mamma per cultura, l’unica natura che non è da cambiare, che va benissimo così com’è e di cui è inutile parlare, è la selezione fratricida per la femmina.
Possibile mai che gli uomini possono imparare a fare i casalinghi ma non possono smettere di uccidersi per la femmina, anzi, si ergono sempre più ad avvocati, difensori soldati, pronti a dare la vita per la difesa della debole fanciulla?” (Rob Micarelli)
Intervento da incorniciare di Roberto che fotografa la contraddittorietà strutturale del femminismo (e anche del “femminile”, va detto…).
Naturalmente si potrebbero portare tanti altri esempi di questo genere, penso alle quote rosa nelle assemblee elettive e nei CdA (comunque nei luoghi decisionali) ma non nei cantieri edili, nelle miniere, nelle acciaierie e in generale dove si fatica, si soffre, si muore e di gratificazioni ce ne sono ben poche se non quella di portare a casa un salario il più delle volte assai magro (anche in relazione al prezzo pagato…). Non si capisce, dunque, perché un uomo possa fare il “mammo” mentre una donna non possa lavorare in miniera o in una cava di marmo. Per la verità si capisce benissimo e non ci sarebbe neanche bisogno di spiegarne le ragioni se soltanto fosse il logos a prevalere e non la volontà di potenza che può assumere, di volta in volta, nei vari contesti storici, forme, sembianze e modalità diverse (ma non la sostanza che resta sempre la stessa, e cioè la volontà di dominio).
Sarebbe però sbagliato, a mio parere, attribuire questa intrinseca contraddittorietà alla sola ideologia femminista. Se, per quanto mi riguarda, natura e cultura non possono mai essere del tutto separate, lo stesso vale anche per quanto riguarda la relazione fra femminile (natura) e femminismo (cultura). La palese (ma, in realtà solo apparente, fate attenzione…) contraddittorietà del femminismo (qualcuno mi spieghi, in base al principio di identità e non contraddizione, come possano conciliarsi o trovare una sintesi il femminismo della differenza e quello dell’eguaglianza) affonda le sue radici in una contraddittorietà (negata, ovviamente) del femminile. Il che, in parole poverissime, si traduce nel “Siamo eguali (quando conviene essere eguali), ma siamo diverse (quando conviene essere diverse)”.
La verità (per lo meno, la mia opinione), come abbiamo ricordato più volte, è che abbiamo a che fare con un “qualcosa” (come vedete ho difficoltà anche a definirla, data la sua estrema ma solo apparente complessità fatta di natura, cultura, ideologia, prassi, tutto e il contrario di tutto in uno stesso momento) che non può essere affrontata con i soli strumenti della logica. Una specie di “mostro”, filosoficamente e metaforicamente parlando, con tante teste che dicono cose diverse che però fanno parte dello stesso organismo che a sua volta, si alimenta proprio grazie a questa intrinseca e palese (solo per i “risvegliati”…) contraddittorietà.
A mio parere, anche se la constatazione è amara e naturalmente ci dividerà, il femminismo, in quanto ideologia, è senz’altro un prodotto della SIA (Società Industriale Avanzata) e del Capitalismo (che è di fatto sovrapposto alla SIA), ma affonda le sue radici nella natura o comunque in alcuni aspetti della natura femminile. Ed è proprio per questo che la questione è di estrema complessità. Se si trattasse “solo” di una ideologia “cattiva”, il problema sarebbe, tutto sommato, di relativamente facile soluzione. Perché, se così fosse, il Logos avrebbe buon gioco nello smascherarne le evidenti contraddizioni. Ma così non è.
Per tornare dalle stelle alle stalle (che è sempre il procedimento migliore per comprendere la realtà), ciò è dimostrato dal fatto che nessuna donna, tanto più “liberata”, abbia fatto grandi battaglie per lavorare in miniera o su un peschereccio insieme agli uomini, così come è pressoché impossibile (o quasi), per tornare all’esempio di Roberto, trovare una donna, tanto più liberata”, che aspiri a rinunciare alla posizione e al ruolo di chi DEVE essere corteggiata. “Non sia mai che debba essere io a propormi, lo dice la “natura”…” (quella stessa che viene messa radicalmente in discussione in altri frangenti, e così via…).
Per questa ragione la QM è un percorso difficilissimo e complicatissimo per i più. Perché forse (qualcuno, se vuole, può confutarlo o confermarlo) abbiamo a che fare con qualcosa di completamente nuovo che per lo più la quasi totalità degli uomini non sono ancora in grado di percepire, decifrare, affrontare, in parte per oggettive difficoltà, in (gran) parte per la paura di mettere mano a “qualcosa” che li terrorizza o, ancor peggio, li getta in una condizione di profonda angoscia e disperazione. E come sappiamo, gli uomini in grado di fare i conti fino in fondo con l’elemento “tragico” dell’esistenza, sono ben pochi, come alcuni grandi pensatori hanno da sempre spiegato. Da cui la colossale operazione di rimozione psicologica della propria condizione che ben conosciamo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E mi chiedo se questi diversi concetti di lealtà (e anche di “onore” a seguire) non abbiano a che fare con la diversa concezione del corpo.
Non è un caso che l’onore femminile è sempre stato incentrato sulla sua sessualità (conservazione, gestione).
Seguendo la logica if/then.
Se il corpo femminile è una risorsa, allora è ovvio che i concetti di lealtà femminile si saranno sempre fossilizzati su questo: quindi pudore e castità (che possono paragonarsi al non promettere accessi alla risorse con l’intenzione di non concedere la risorsa – falsa promessa di vendita insomma) e fedeltà (mantenimento dell’impegno preso dopo la concessione della risorsa).
Il discorso, more solito, sarebbe estremamente più complicato.
Il maschilismo tenderebbe al togliere la gestione di tale risorsa alle donne, il femminismo tenderebbe ad escludere quella che storicamente potrebbe essere considerata la lealtà femminile – attraverso diversi metodi non ultima la negazione del fatto che, essendo l’essere umano femmina mediamente senziente, intelligente ed egoista al pari dell’essere umano maschio, percepisce a tutti i livelli (conscio ed inconscio) che un bel corpo è una risorsa. Il libro di Nancy Friday (Il potere della bellezza), di cui ho parlato tempo fa, accenna anche alla possibilità di “creare” un nuovo tipo di fascino e/o attrattiva femminile che non stia nella bellezza fisica ostentatamente sessuale. Di contro valorizzare il corpo maschile come risorsa sessuale. Ma a mio avviso, questo tipo di idea è già fallita in partenza, perchè in fondo è quello che già si sta tentando di attuare, ma con risultati abbastanza fallimentari in termini di eterosessualità.
p.s.: il racconto di Armando mi ha fatto tornare in mente la considerazione di Luigi Zoja, se non ricordo male, sul patriarcato. Il padre salva la società a dispetto della sua famiglia, la madre salva la famiglia a dispetto della società. Su questo equilibrio si sarebbe fondato il patriarcato.
Rita(Quota) (Replica)
P.S. proseguo la riflessione iniziata nel mio precedente post…
Proprio per le ragioni di cui sopra, non ha più senso (forse purtroppo, o in parte per fortuna, non saprei dirlo, ma è la realtà quella che conta…) continuare a porre la questione (la QM) nei termini di una sorta di rigida fissazione e/o delimitazione di natura ontologica dei ruoli, degli ambiti e delle specificità maschili o femminili, perché di fatto questa dialettica è saltata, per lo meno hic et nunc, in questa fase epocale. Non sono un profeta e non sono in grado di prevedere o anticipare le sorti dell’umanità (non ne sono stati capaci i più grandi filosofi, non vedo quindi perché proprio a noi comuni mortali spetterebbe questo ingrato compito…) ma questa, oggi (e in tutta franchezza, credo che sia un processo irreversibile), è la situazione . Di conseguenza non ha neanche più senso porsi il problema se l’assunzione di determinati comportamenti (a volte inconsci, altre meno) da parte maschile (come ad es. quello di smettere di proporsi e di corteggiare) sia da interpretare o sussumere come una scelta di ordine “tattico” (sia pure inconscia) o “strategico”, se sia cioè una mera reazione ad un femminile che non si sopporta più oppure un venir meno, un rinunciare alla propria maschilità (intesa però in questo caso, in senso “tradizionale”), cioè alla propria condizione di uomo (e maschio eterosessuale) nel mondo, all’interno di ruoli naturalmente e storicamente determinati. Per la stessa ragione che questi ruoli non esistono più, oppure, peggio ancora, vengono mantenuti, stravolti o negati (come dicevamo prima) a seconda della bisogna, cioè in maniera strumentale.
Peraltro è tutto da stabilire, storicamente (e non solo) parlando, se determinate modalità di essere e di relazionarsi siano da attribuire con certezza assoluta alla natura maschile o femminile. Il sottoscritto, ad esempio, non ha MAI trovato nulla di naturale e/o di ontologicamente determinato (anche e soprattutto in relazione alla sua natura e condizione di uomo nel mondo), nel fatto di DOVERSI PROPORRE, SEMPRE, COMUNQUE E DOVUNQUE (ma dove sta scritto?…). Al contrario, ha sempre vissuto questa modalità come un’ imposizione, una gabbia, una costrizione, quindi in ultima analisi come una forma di violenza e di alienazione, alla quale, se avesse potuto, si sarebbe volentieri sottratto. E non credo proprio di essere il solo a vivere le cose in questo modo…
Naturalmente, anche in questo caso, questo modo di approcciare il problema non riguarda solo la sfera sessuale ma può essere esteso anche a tutti quegli altri aspetti rispetto ai quali il margine di ambiguità e contraddittorietà che caratterizza la relazione MM/FF è enorme: organizzazione e divisione del lavoro, relazioni familiari, concetto di responsabilità, e via discorrendo.
Quindi, quello di analizzare le differenze (quelle vere e quelle presunte o inventate…) tra maschile e femminile (che pure esistono, ovviamente, come sappiamo), quelle che sono ontologicamente determinate e quelle che invece sono di natura storica, sociale e culturale (che vanno a mescolarsi o vengono artificiosamente mescolate, come abbiamo visto, con le prime), è un altro grande lavoro che dovremmo cominciare a fare.
Oggi, da questo punto di vista, siamo in una situazione che definire paradossale è un eufemismo. Perché da una parte c’è chi pretenderebbe addirittura di annullare o negare le differenze sessuali – c’è perfino chi sostiene che si possa scegliere la propria sessualità – (siamo al delirio, per quanto mi riguarda…), dall’altra quelle stesse differenze continuano ad essere affermate, di fatto (pur se non formalmente) all’interno di uno schema relazionale di tipo “tradizionale” (anche se, ripeto, formalmente negato), dove quelle stesse peculiarità (disconosciute nel primo schema) vengono riaffermate nel secondo.
Come è evidente, continuiamo a rimanere all’interno di quel circolo vizioso di cui al primo post dal quale è pressoché impossibile uscire. La strada, per quanto mi riguarda è, come spesso ribadisco, quella della prassi, cioè partire dalle condizioni reali che storicamente si determinano (così come la QM si è storicamente determinata all’interno della SIA) ed eventualmente, successivamente, provare a trarre delle conclusioni o quanto meno a formulare delle ipotesi, che possano, per quanto è possibile, essere valide anche indipendentemente dal contesto sociale e storico in cui ci si trova. Operazione quest’ultima oggettivamente MOLTO difficile per tutti, proprio perché tutti, nessuno escluso, siamo comunque gettati o collocati all’interno di un determinato contesto. Il nostro stesso pensare e sentire è infatti inseparabile da quest’ultimo, per quanti sforzi di astrazione anche il più evoluto fra noi possa essere in grado di fare.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
FAbrizio “Se si trattasse “solo” di una ideologia “cattiva”, il problema sarebbe, tutto sommato, di relativamente facile soluzione. Perché, se così fosse, il Logos avrebbe buon gioco nello smascherarne le evidenti contraddizioni. Ma così non è”.
Rita ” sul patriarcato. Il padre salva la società a dispetto della sua famiglia, la madre salva la famiglia a dispetto della società. Su questo equilibrio si sarebbe fondato il patriarcato.”
Non occorre aggiungere altro. Proprio queste sono le radici delle differenze ontologiche eterne, gli archetipi su cui si fondano il maschile e il femminile. Non è questa, ideologia, e la storia ce lo conferma. Se non si afferra questo concetto non verremo mai a capo di nulla parlando di uomini e donne. E dobbiamo anche capire quale sia l’archetipo che tende a prevalere in una certa epoca storica, la nostra, oltre il comportamento concreto degli individui che non sempre rispecchia il proprio archetipo che ha piuttosto un significato simbolico sebbene alla lunga si rifletta anche nei fondamentali di maschi e femmine concreti. La mafia, ad esempio, benchè i suoi capi e gregari siano quasi sempre maschi, è organizzazione intrinsecamente matriarcale, e matriarcali i suoi riti di sangue e il far prevalere comunque l’interesse della propria “famiglia” su quello generale. La norma “erga omnes” rappresentò la vittoria del patriarcato sul matriarcato sconfiggendo il diritto di sangue matriarcale. O gli uomini sono in grado di riproporsi come portatori di quell’archetipo e di quei principi, oppure finirà per prevalere di nuovo una forma di matriarcato. E dal momento che solo gli uomini possono farlo, non ci sono altri spazi e alternative. Tanto meno, penso, ci si può aspettare davvero, se non come arma tattica per far esplodere le contraddizioni, una vera reciprocità. I due universi maschile e femminile viaggiano su binari diversi per questi aspetti, mentre una vera reciprocità presuppone una comune visione del mondo e dei parametri di riferimento. Detto questo, è per me ovvio che l’archetipo femminile non debba essere eliminato, ma piuttosto ricompreso in quello universale maschile come necessario bilanciamento alla unilateralità e all’astrattezza insita proprio in quell’universalità.
Sarebbe l’unico equilibrio sano e possibile, non potendosi dire la stessa cosa, per evidenti motivi logici, (il più piccolo, la famiglia, sta nel più grande, la comunità, ma non viceversa) , dell’opposto.
armando
armando(Quota) (Replica)
armando,
Pensa, Armando, che ero convinto che avresti disapprovato proprio quel passaggio…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio
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Peraltro è tutto da stabilire, storicamente (e non solo) parlando, se determinate modalità di essere e di relazionarsi siano da attribuire con certezza assoluta alla natura maschile o femminile. Il sottoscritto, ad esempio, non ha MAI trovato nulla di naturale e/o di ontologicamente determinato (anche e soprattutto in relazione alla sua natura e condizione di uomo nel mondo), nel fatto di DOVERSI PROPORRE, SEMPRE, COMUNQUE E DOVUNQUE (ma dove sta scritto?…). Al contrario, ha sempre vissuto questa modalità come un’ imposizione, una gabbia, una costrizione, quindi in ultima analisi come una forma di violenza e di alienazione, alla quale, se avesse potuto, si sarebbe volentieri sottratto. E non credo proprio di essere il solo a vivere le cose in questo modo…
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Nemmeno io saprei dire quanto ci sia di naturale e quanto di culturale nelle relazioni fra uomini e donne, ma, di sicuro, pure io non ho mai amato dover fare sempre e comunque il primo passo, dovermi continuamente esporre a figure di merda, dover corteggiare una tizia che già è tanto se ti degna di uno sguardo o di una risposta, eccetera. Non ho mai amato neppure il fatto di dover sempre pagare al ristorante o altrove, per non passare da tirchio pidocchioso e, quindi, per mendicare una relazione o una scopata. Perché alla fine del discorso, e nonostante la maggior parte degli uomini lo neghi, corteggiare una donna, equivale quasi sempre a sottomersi. Infatti mi chiedo sempre come facciano certi uomini a sostenere che corteggiare una donna è bello…
Marco(Quota) (Replica)
Fabrizio, se ti riferisci alla reciprocità è vero, per me la sua richiesta può essere vista solo in chiave tattica. Ma intendiamoci su ciò che voglio dire. Non significa affatto che l’uomo deve essere sempre lui a proporsi, corteggiare etc. etc. Questi sono effettivamente comportamenti che almeno oggi sono usati strumentalmente troppo spesso a danno degli uomini. Mi spiace dover citare ancora una volta l’innominabile Evola, ma è interessante quando sostiene che nell’atto sessuale e ciò che lo prepara, quando è vissuto come atti puramente istintivo e naturalistico, la passività femminile è passività attiva, e l’attività maschile attività passiva, e cioè che in quell’ambito il maschio per forza di cose si trova nei fatti “subordinato” alla femmina. Le cose, secondo l’innominabile, si rovesciano solo quando l’atto sessuale è un atto mediante il quale si riesce in certo senso a trascendere la pura natura animale di cui l’essere umano è partecipe, per arrivare al nucleo metafisico del maschile e del femminile, laddove il principio veramente attivo è il maschile che da forma e quello passivo è il femminile ,la materia eterna e naturale che dal maschile viene “attivata”.
Quindi la mia critica alla reciprocità è in termini per così dire metafisici o più modestamente antropologici. Come dicevo, la donna nella sua essenza femminile non capirà mai cosa significa davvero per l’uomo il concetto di onore. Mentre per l’uomo, nella sua essenza, ahimè sempre meno rispettata, l’onore, intendendo per tale il rispetto della parola data, del patto stabilito volontariamente, della propria dignità virile che non si piega anche a costo di prezzi altissimi, del perseguimento dei propri ideali anche a costo della vita, è qualcosa di assoluto per cui quando lo si perda un uomo si sente comunque una merda, per lei l’onore è altro, ad esempio salvare comunque il figlio anche a costo di danni enormi agli altri ed a lui stesso in senso morale ed etico.
Spero di essermi spiegato meglio, anche se non pretendo certo che tutti si trovino d’accordo.
Comunque su questo tema suggerisco di andare a vedere il film di Salvatores “L’educazione siberiana” che ho trovato bellissimo e politicamente scorrettissimo, sulla scia di un altro film assai bello di Scorzese, Gangs of New York, che racconta la nascita della democrazia americana (nel sangue) contro le diverse comunità etniche che di combattevano ma che si rispettavano secondo codici che saranno stati anche arcaici ma di certo superiori ai non codici della modernità per cui conta solo l’obbiettivo, costi quel che costi. Strano destino che lo accomuna a Pasolini, quello di Salvatores, Già in Come Dio comanda, aveva tessuto l’elogio del rapporto fra un padre “fascistoide” e suo figlio, ora fa l’elogio di un maschile “arcaico”, austero e totalmente alieno dall’utilitarismo e dalla mercificazione della vita, per niente al passo coi tempi. Strano destino, dicevo, di uomini che si dicono di sinistra ma raccontano tutte cose che questa sinistra ha rinnegato completamente (e sia chiaro, non che gòli altri siano normalmente da meno). Eppure, tornando al nostro discorso, proprio in quella resistenza all’avanzare di questa modernità, c’è l’essenza del maschile che il “progressismo”, per sua stessa natura, non può rispettare. Idee personali, preciso, che non voglio coinvolgano l’intero movimento di Ubeta sottoponendolo all’accusa di reazionarismo, che è accusa ovviamente stupida ma che riesce sempre a fare presa sulle menti deboli e sui novelli benpensanti che sono molto più modernamente bacchettoni dei vecchi. Le dico da esterno, come spunto di riflessione e discussione.
armando
armando(Quota) (Replica)
Scusate, velocissimo: io credo che la QM sia giunta a premesse sufficientemente mature per l’azione politica. L’autocoscienza è aiutarci a capire cosa in noi è natura e cosa è cultura? Benissimo. Ma se il popolo è libero di corteggiarsi come preferisce, non lo è più colui che lo rappresenta.
Gli alti seduttori della classe dirigente, che svendono le nostre vite, sono secondo me il nostro obiettivo concreto.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2013/03/15/loperaio-un-privilegiato/
Resoconto di un mio intervento in un gruppo facebook
mauro recher(Quota) (Replica)
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Ancora più veloce. Condivido in toto.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
armando,
“Mi spiace dover citare ancora una volta l’innominabile Evola, ma è interessante quando sostiene che nell’atto sessuale e ciò che lo prepara, quando è vissuto come atti puramente istintivo e naturalistico, la passività femminile è passività attiva, e l’attività maschile attività passiva, e cioè che in quell’ambito il maschio per forza di cose si trova nei fatti “subordinato” alla femmina” (Armando)
Intanto qui nessuno è innominabile, specie se serve a ragionare…
Ciò detto, Armando, quella che stai descrivendo è la situazione di un approccio dove già è in fieri ciò che sta per accadere. Per dirla in parole più povere, dove quella famosa “magia”, “quel non so che”, che a volte si verifica nell’incontro fra un uomo e una donna si è già palesata, e quella “passività attiva” di cui parla Evola (e anche tu) è di fatto già il preludio a ciò che avverrà di lì a poco. E sottolineo che ho scritto gioco e non commedia o “contrattazione mercantile non dichiarata”, perché in quel caso (sempre più raro, a mio parere) stiamo appunto parlando di un gioco, dove di fatto il famoso concetto di reciprocità, a me molto caro, è già in essere. L’uomo avverte che quella apparente ritrosia della donna è poco più che un vezzo, una piccola schermaglia che fa appunto parte del gioco, e a quel punto ne è anche ulteriormente stimolato.
Il concetto di reciprocità non prevede che le parti debbano invertirsi del tutto (potrebbe anche essere, sia chiaro, ma non è questo il punto..). Quando parlo di reciprocità (pensavo fosse chiaro) non penso al fatto che le donne debbano rimorchiarci per la strada o magari fermarsi con la macchina e invitarci a salire. Si potrebbe anche fare, sia chiaro, nessuno si offende, per quanto mi riguarda, ma non è appunto questo il punto…
Si possono vivere la reciprocità (e la spontaneità) ciascuno in base alle proprie caratteristiche e peculiarità di genere o di appartenenza sessuale (come preferite). E quindi è ovvio che le modalità femminili saranno (e sono) diverse da quelle maschili.
Però, caro Armando, siamo sempre alle solite, se le cose fossero messe in questo modo, noi non saremmo neanche qui a discutere.
Se mi consenti una battuta, quello di cui stiamo parlando è un po’ come quando si dice:”Ma perché gli uomini invece di farsi la guerra, odiarsi, sfruttarsi, opprimersi, l’un con l’altro, non vivono invece come fratelli, nell’amore, nella fratellanza e nell’’eguaglianza?…”.
Non so se ho reso l’idea. A volte ho l’impressione che tu ci voglia fare partecipi (nulla di male, sia chiaro…) di un tuo mondo ideale, cioè di come tu concepiresti la relazione MM/FF all’interno di un contesto ideale, diciamo un po’ “romantico-cavalleresco”, (lo dico senza dargli un’accezione negativa del termine, cerco solo di significare il concetto).
Mi pare (eufemismo per dire che sono certo) che le cose stiano messe in modo decisamente diverso e non solo a causa del femminismo, della SIA, del capitalismo, della mentalità piccolo borghese e provinciale, dei retaggi della morale e della cultura cattolica (ormai relativamente residuali) e quant’altro (questioni che giocano un ruolo FONDAMENTALE, come ben sappiamo), ma anche perché nel femminile, ontologicamente parlando, sono presenti alcuni aspetti, vogliamo dire di forte ambiguità? Di dominio sull’altro? (e anche sull’altra), che rendono comunque “complicata”, diciamo così, la relazione MM/FF.
Sia chiaro, anche nel maschile ci sono zone d’ombra. Personalmente, come sapete, così come sono contrario alla celebrazione del femminile, nella stessa misura non sono affatto d’accordo alla celebrazione del maschile. E qui faccio riferimento anche ad alcuni ultimi interventi sia tuoi che di Roberto. D’accordissimo sui concetti di lealtà, onore, audacia e universalità di cui il maschile sarebbe portatore ecc. Ma non dimentichiamoci che nel maschile è anche ben radicato il “sentimento” della sopraffazione, del dominio sull’altro, da esercitare molto spesso, costi quel che costi, anche attraverso l’utilizzo di mezzi spietati o anche subdoli. Da questo punto di vista, magari con mezzi e modalità diverse, nessuno dei due sessi ha nulla da invidiare all’altro…
Ma questo è un altro discorso ancora e mi fermo…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
No guarda Fabrizio, sono abbastanza vissuto per capire come va il mondo, ed anche per sapere che maschile e femminile hanno entrambi aspetti negativi (dominio, sopraffazione etc.). Così come esistono donne che amano disinteressatamente e altre che puntano al dominio, altrettanto esistono uomini che vogliono sopraffare ed ai quali dell’onore non importa nulla e altri all’opposto. E infatti il film di Salvatores ci parla proprio di due uomini.
Qualsiasi persona che non sia stupida o in malafede sa che tutto ciò è nell’essere umano, maschio o femmina che sia e che quindi nessuno puà considerarsi superiore moralmente all’altro. Evidentemente non riesco a spiegarmi. Mi sembrava fosse sufficiente quella frase riportata da Rita. Non designa una superiorità morale e non dice che i maschi sono buoni e le femmine cattive o viceversa. Dice che sono due mondi diversi (da quel punto di vista), come percezione del mondo, della realtà e di ciò che di essa è più importante e meno.
In questo senso non possono incontrarsi veramente- Il punto è, fermo il fatto che un equilibrio deve comunque trovarsi e che entrambi i principi sono necessari, è se il mondo deve essere guidato dall’uno o dall’altro. Da chi guarda all’assoluto e all’universale o da chi guarda al proprio ambito personale, da chi ricerca una verità oggettiva o da chi pensa che la verità scaturisca dalle sensazioni soggettive. Non è alternativa da poco, mi pare. Il resto viene di conseguenza.
armando
armando(Quota) (Replica)
Se sarò costretto dai traditori laicisti che imperversano, a difendere Papa Francesco, allora mi dichiaro fin da oggi prigioniero ideologico.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
http://27esimaora.corriere.it/articolo/se-il-gol-di-totti-che-conta-di-piu-e-quello-per-le-spose-bambine/
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http://27esimaora.corriere.it/articolo/metamorfosi-delle-donne-di-potere-sono-diventate-piu-simpatiche/#comments_list
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Questa è scandalosa.
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http://27esimaora.corriere.it/articolo/soldi-alle-imprenditrici-ora-la-garanzia-la-mette-lo-stato/
Venti milioni alle imprese al femminile, con un previsto effetto moltiplicatore di 300 milioni di euro. Attraverso l’intermediazione di banche e confidi (espressione delle associazioni di categoria). A tassi d’interesse fortemente agevolati. E senza l’onere di presentare garanzie reali, perché la copertura di ultima istanza la fornisce lo Stato.
In tempi di credito con il contagocce l’accordo sottoscritto tra il ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico per la costituzione di una sezione speciale del Fondo Centrale di Garanzia dello Stato (che ha in dotazione risorse per 3 miliardi di euro, accresciute dall’ultimo decreto Salva Italia) per sostenere l’imprenditoria femminile è una buona notizia. A patto che la si comunichi a dovere. E si vigili sui tassi applicati ai fidi dagli enti finanziatori, perché il rischio (per loro) e le garanzie (reali) richieste alle imprenditrici sono inesistenti.
La migliore cartolina su questa iniziativa voluta fortissimamente dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e accordata dal suo dipartimento per le Pari Opportunità che ha messo sul piatto dieci milioni di euro, la fornisce – non a caso – una donna. Claudia Bugno, 37 anni, è il presidente del Comitato di Gestione del Fondo Centrale di Garanzia per le pmi, proprio l’istituzione di raccordo chiamata a incentivare, a monitorare gli effetti, ad erogare a cascata le risorse destinate alle donne al timone di piccole aziende.
Alla 27ma ora racconta come dovrà svilupparsi questa iniziativa: «Non c’è nessun requisito anagrafico richiesto. E’ soltanto necessario che sia una donna la titolare dell’imprese. Ed è importante che sia lei – nel caso – a richiedere il prestito alla banca presso cui è fidelizzata o ai Confidi presso l’associazione categoriale cui è iscritta. Non dovrà fornire alcuna garanzia reale. Tanto meno la banca – nell’accordarle il prestito – dovrà accantonare nulla per mettersi al riparo dall’insolvenza. Alla copertura del rischio ci pensa lo Stato».
La Bugno è anche un alto dirigente del ministero dello Sviluppo Economico (è direttore dell’organismo di controllo interno del dicastero guidato da Corrado Passera) è ritiene che sia questa l’unica leva per far ripartire l’accesso al credito date le inevitabili resistenze delle banche, chiamate a maggiori accantonamenti (dati i requisiti più stringenti imposti da Basilea 3) e preoccupati per i rischi relativi al debito sovrano.
Certo è che la dinamica banca-impresa si sia avvitata. E ciò ovviamente coinvolge anche l’imprenditoria femminile, che – al netto della Grande Crisi – è una delle più dinamiche del sistema produttivo, tanto che nel 2012 le imprese in rosa sono aumentate di oltre 7mila unità, in controtendenza rispetto alle difficoltà complessive del sistema-Paese.
Da qui la volontà nell’incoraggiarle ulteriormente. A patto che gli sportelli dedicati all’imprenditoria rosa (istituiti in tutte le camere di Commercio d’Italia) riducano al minimo le complicazioni burocratiche. Al resto ci penseranno le forme di credito agevolato. Che sia il fattore D a far ripartire anche l’occupazione?
twitter@FabioSavelli
Marco(Quota) (Replica)