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Di seguito il secondo video che abbiamo realizzato.
La linea politica, la strategia e gli orizzonti filosofici e valoriali del Movimento degli Uomini Beta si evincono dal Manifesto ("Il Movimento") e dai "Principi", pubblicati entrambi sulla homepage del sito, nonché dagli scritti pubblicati negli spazi riservati agli “editoriali” e agli “articoli”.
Lo spazio dei commenti è libero ed è stato creato per dare a tutti/e (indipendentemente dalla loro collocazione nei confronti del Movimento) l’opportunità di esprimere la propria opinione, purché nel rispetto delle regole della civile convivenza, delle altrui opinioni e dello Statuto del Movimento.
Conseguentemente, i commenti ivi pubblicati non sono in alcun modo riconducibili al Movimento degli Uomini Beta, ma esprimono solo ed esclusivamente posizioni individuali.
FAQ è l'acronimo di Frequently Asked Questions. Sono, letteralmente, le "domande poste frequentemente". Nel nostro caso sarebbe ...
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La QM non può essere di Destra
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Morti sul lavoro: il 3% sono donne…
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“Femminicidio” e violenza di “genere”: tutto da rivedere.
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Prima indagine sulla violenza delle donne sugli uomini in Italia
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Cos’è la violenza domestica
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2.216 Commenti
Rino DV,
D’accordissimo. Anche se saranno fornite le motivazioni più bizzarre per spiegare la defezione, resta il fatto che la FIOM ha deciso di non aderire. E chi fa politica sa perfettamente che le cose non sono casuali. I dirigenti della FIOM sanno benissimo che questa decisione, per quanti sforzi faranno per edulcorarla, rappresenta comunque uno schiaffo in faccia al femminismo.
La mia opinione è che si siano resi conto che uno sciopero su queste tematiche e in questi tempi di crisi sarebbe stato disertato dai lavoratori. Il che è comunque positivo perchè dimostra due cose:
1) nonostante tutto, nonostante cioè lo spiegamento di forze e la potenza psico-mediatica di cui dispone, si è aperta una falla;
2) per quanta capacità pervasiva abbia il femminismo, molta gente ha cominciato ad essere stanca di questa retorica e scontata ricorrenza.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Il club esclusivo.
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Inevitabile cedimento.
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Nessuno che abbia osato dire: “Le DD vogliono entrare in un club secolare ed esclusivo? Bene: che fondino il loro club. Tra 300 anni sarà antico e famoso. Ed esclusivo.”
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Come nessuno osa dire, (e nemmeno pensare): “Le DD vogliono diventare preti? Ottimo: che esercitino dunque il loro Carisma, che fondino la loro religione, la loro Cristianesima”.
Rino DV(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2017/03/14/il-genere-ariano/
mauro recher(Quota) (Replica)
Rino DV,
Non lo fanno perchè lo scopo non è quello di fare qualcosa per le donne fra donne, ma quello di distruggere ogni cosa che hanno fatto gli uomini per se stessi. Non lo fanno anche perchè, in definitiva, incapaci di farlo. Distruggere è più facile che costruire. Avere IL NEMICO consente una pseudo coagulazione, pseudo perchè tutta al negativo. E’ una caso tipicissimo di “invidia penis”. Il fatto grave è che i portatori del pene (già brutta parola a cui è da preferire “fallo”), si sentono in colpa per possederlo e fanno di tutto per mascherare quell’orribile escrescenza carnosa portatrice di così tanti lutti e orrori. Qual migliore strategia di renderlo accessorio insignificante, di negarne il senso, la partcolarità non solo e tanto anatomica ma psicoculturale? Qual migliore strategia di negare ogni cosa positiva che proprio dal famigerato pene, e solo da esso, è scaturita nella storia umana?
armando(Quota) (Replica)
Armando:
>>
Non lo fanno anche perchè, in definitiva, incapaci di farlo.
>>
Alla fine, bisogna almeno ipotizzare che sia davvero così. Amaramente.
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Anni fa leggevo di una femminista che diceva: “Veniamo rimproverate perché non inventiamo nulla, ma è ovvio, non possiamo più inventare nulla perché gli UU hanno già inventato tutto!”
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Chi non sa/può inventare crede che non si possa inventare più nulla.
Più nessuna creazione da oggi e per sempre. Siamo giunti al capolinea. Questa è la tesi – femminista – implicita.
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Noi invece sappiamo che, quanto a creazione, siamo solo agli inizi.
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Ma evidentemente i casi sono due: o l’utero o la creazione.
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Non avrei mai pensato di giungere a pensare simili pensieri.
Ma obtorto collo…
Rino DV(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2017/03/19/abortiamo-i-maschi/
mauro recher(Quota) (Replica)
1- Un’operazione magistrale.
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Una femminista organizza e gestisce un dibattito sui desiderata maschili immaginati e ne individua il referente nella figura immaginaria di una femmina straniera (est, nord, sudovest …importa un tubo).
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Si fa una caricatura squalificante dei MM rappresentandoli come idolatri di una realtà che è a sua volta caricaturale, per la parte verosimile, e radicalmente falsa per l’altra.
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Segue immediato il rovesciamento del gesto: quella che sputa contro gli UU si trasforma in vittima del sessismo patriacal-vetero-etero-padronal-fallocratico revanchista.
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Segue la gara di corsivisti, editorialisti, opinionisti a chi ha lo sdegno più turgido.
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L’operazione non è stata pianificata a tavolino. Peggio, molto peggio. Essa matura spontaneamente come inevitabile manifestazione di un quadro psicosociale che genera e rigenera se stesso e si autoalimenta. Da sé crea i fatti che ricreano il sistema che rinnova i fatti che lo giustificano e quindi lo riproducono…
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2- Rovesciare l’opposto.
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Un milione di DD regge il carico economico della famiglia. Leggi: sulle spalle delle DD sta il peso del consorzio famigliare. Perché laddove e quando il reddito lo porta lui, ciò lo rende libero, padre-padrone e ricattatore.
Quando lo porta lei, questo la rende serva incatenata e ricattata.
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Quando la situazione si rovescia, immediatamente se ne inverte l’interpretazione.
Rino DV(Quota) (Replica)
La soldata
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Dopo la studenta venne la direttora, poi l’avvocata ed ora la soldata.
Domani la professora, la scrittora, la relatora, l’attora, l’imprenditora, la principa e poi la leona, l’elefanta…
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Chi è in grado di intuire la ragione per la quale studentessa sia da aborrire / abolire e invece studenta (e tutto il resto) da adottare, ha colto la cifra dell’Occidente del XXI Secolo.
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Si non, parce subiectis.
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino DV,
Rino … tutto vero purtroppo
mauro recher(Quota) (Replica)
Io ci vedo una distruzone della lingua italiana.
Dopo l’introduzione di termini anglosassoni come “trend”,”must” e purtroppo molti altri,adesso si modificano i sostantivi al femminile.
Io credo che uno straniero che ci osserva da fuori, penserebbe che agli italiani la lingua italiana stia sulle palle.
Arturo(Quota) (Replica)
Ormai certe DD sono divenute insopportabili.
Quando si sta insieme e si discute di tutto,non prendono mai parte in nessun argomento…prendono parola solo per contraddire.
Non che non mi piaccia perchè sarei arrogante…però cazzo,da più fastidio perchè danno la sensazione del primo che passa che dice la sua,come se non fosse parte della compagnia.
Arturo(Quota) (Replica)
mauro recher,
La giustapposizione di queste due immagini vale un trattato, cui si potrebbe aggiungere solo questo: non c’è nulla da aggiungere.
Mau!
Rino DV(Quota) (Replica)
La pancia oltraggiosa
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E’ deceduta Carmen Chacon, zapateriana ex ministro della difesa.
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Passano alla storia con lei due fatti.
1- La parata a pancia gonfia davanti ai soldati, inqualificabile gesto di chauvinismo ginecista, ostentazione rodomontesca di imperiale tracotanza esibita precisamente nel momento in cui si trova nello stato di assoluto bisogno, di assoluta dipendenza e di assoluta inettitudine alla benché minima autodifesa.
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Condizione di debolezza estrema a protezione della quale ha avuto da sempre – ed estremizzato ora – tutte le esenzioni, le tutele, i riguardi, i vantaggi, i benefici possibili ed immaginabili.
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Precisamente nel momento in cui essa è naturalmente incapace di proteggere se stessa anche solo minimalmente, passa da padrona davanti ai maschi schierati in sua difesa, giacché la difesa della femmina incinta (del proprio gruppo) è precisamente il primo scopo di ogni organizzazione maschile (militare e non).
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Colei che deve essere salvata osa dare ordini al suo salvatore, osa verificare se il sacrificando è pronto (e prono) alla morte per lei.
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2) Il secondo fatto è il fatto che tale oltraggio sia stato compiuto senza che gli UU ne abbiano percepito, sentito, afferrato la gravità assoluta.
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La speranza è che i nostri pronipoti ci maledicano.
Se accadesse, ciò indicherebbe che avranno preso autonomamente coscienza della propria tragedia verso la quale i maschi del presente non osano neppure volgere lo sguardo.
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(Opinione personale di RDV che non impegna il portale UBeta)
Rino DV(Quota) (Replica)
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E’ anche l’opinione di Sandro Desantis.
Sandro Desantis(Quota) (Replica)
Rino DV,
Un’analisi lucida, profonda e drammatica nella sua realtà. Mentre la leggevo mi ha preso un brivido…e non sono sarcastico nè sto esagerando. Quanto è amara l’ultima riflessione: la cecità dei maschi di fronte a tale oltraggio.
Gino(Quota) (Replica)
Rino DV,
…Esattissimo, Rino: dobbiamo sperare di essere maledetti dalle future generazioni maschili.
…Le quali, forse, presteranno più attenzione alla psicologia, oltre che – come avvenuto finora – a politica/filosofia/sociologia: per rendersi conto della trappola in cui sono invischiati.
Nella pagina che aveva postato Mauro
http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2016/07/03/non-solo-donne-vittime-violenza-italia-milioni-uomini-molestati_c7s8dhD6ix4fow5Bi0ZSmO.html
c’è un concetto-chiave (da me ripetutamente evocato, su queste pagine, ma sul quale non si è mai incardinato un confronto, forse per un malinteso “orgoglio maschile” rispetto ad analisi auto-vittimizzanti negli aspetti più intimi del Sé): dipendenza affettiva. Altro concetto da me evocato: madri trascuranti.
Cosa lega fra loro questi due concetti? un terzo: attaccamento insicuro.
Date un’occhiata a Bowlby e capirete l’intreccio infernale (ordito tutto al femminile): madri trascuranti (prevalentemente quelle impegnate in ruoli extra-domestici) che inducono, nel figlio maschio, uno “stile di attaccamento insicuro”, il quale è la premessa per una dipendenza affettiva nell’età adulta.
Sintesi dello scenario: una generazione femminile (le madri) consegna alla successiva (le potenziali partner dei figli) dei giovani UU che saranno i loro MAGGIORDOMI SCODINZOLANTI.
Da notare che le figlie femmine di quelle madri sono assai meno a rischio, per via del conflitto madre-figlia (cui ho accennato su queste pagine) che genera nella seconda una forte esigenza di contrapposizione-emancipazione.
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
Assalto femminista alle Regole Cortinesi
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La notizia è che ancora una volta (ma sarà probabilmente l’ultima) gli uomini delle Regole hanno fermato l’aggressione femminista ad una istituzione che ha contribuito a dare pane e companatico a generazioni di montanari, a salvaguardare il territorio, ad evitare lo spopolamento della montagna, a frenare l’urbanizzazione etc. etc.
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Evento riportato dai media nazionali come ultimo repellente caso di resistenza patriarcal-maschilista ai legittimi diritti femminili, alla parità etc.
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A tempo debito mi dilungherò sul caso.
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Per ora basti sapere questo, che quella istituzione ha per fondamento i doveri non i diritti, la responsabilità non l’interesse, la comunità locale e non l’individuo, l’uso e non lo sfruttamento delle risorse, l’autoconsumo e non il mercato, il localismo e non il globalismo e via dicendo.
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Tutto ciò dura da secoli e sta sulle spalle dei maschi adulti ed è perché sta sulle spalle dei maschi adulti che dura da secoli.
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Questo dovrebbe bastare per far sorgere qualche sospetto sugli intendimenti di chi ne vuole la scomparsa.
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Dovrebbe bastare…
Rino DV(Quota) (Replica)
P.S. Ovviamente anche in qs. caso trattasi di opinione personalissima di RDV che non coinvolge minimamente il portale UBeta i cui gestori anzi ringrazio e lodo per la coraggiosa ospitalità.
Rino DV(Quota) (Replica)
La tua personalissima opinione è anche la mia. Speriamo ce ne siano tante
armando(Quota) (Replica)
Quelle “anacronistiche” regole erano la condizione necessaria affinchè non ogni cm quadrato di suolo divenisse proprietà privata vendibile e sfruttabile a piacimento. Sono un retaggio di antichissime istituzioni comunitarie tramite le quali la società civile, senza necessità di interventi dall’alto, preservava le condizioni di vita dei suoi membri, assicurando al contempo la difesa e la preservazione di una natura non ingessata e intoccabile come un totem, ma come spazio vissuto dall’uomo, quindi anche trasformato, ma sempre con intelligenza, e soprattutto con l’intento supremo di affidarlo alle generazioni future che lo potessero, a loro volta, vivere e viverci. Esisteva un “diritto” della comunità che prevaleva sul diritto (vero o asserito) del singolo alla proprietà, anche se non si era contrari in assoluto alla stessa. Semplicemente si riconosceva che quando il diritto del singolo era suscettibile di confliggere con quello della comunità nel senso che avrebbe potuto disgregarla, allora si ponevano limiti. In altri termini, ciascun individuo rispondeva, prima che a se stesso, al bene di tutti. Per il semplice motivo che il bene personale non era slegato da quello comunitario, ma al contrario solo in esso poteva esplicarsi e trovare il suo senso. Non importa essere marxisti o comunisti per aderire a questa visione, basta applicare un po’ di saggezza e non credere alle mani invisibili e astratte, del mercato a cui affidarsi con molta più fede che quella in un qualsiasi Dio.
armando(Quota) (Replica)
http://video.virgilio.it/guarda-video/non-solo-femminicidi_ms712415
mauro recher(Quota) (Replica)
Il problema è come risolvere la dipendenza affettiva e quelle fragilità di cui nemmeno il sottoscritto ne è immune.
Arturo(Quota) (Replica)
Arturo, nessuno è immune in partenza dalla dipendenza affettiva dal femminile. Per il semplice ma oggettivo motivo che tutti abbiamo vissuto per lunghi nove mesi in un corpo di donna e che la madre è il primo e più importante riferimento affettivo.Sull”unione con lei nel suo corpo e sull’amore che ci ha dato e che abbiamo percepito nei primi tempi della vita si fonda lo sviluppo psichico sereno del bambino, poi dell’adolescente e infine dell’uomo adulto. Ma per divenire davvero capaci di amore adulto, cioè non dipendente, il maschio deve, mantenendo il lato affettivo, rompere quel cordone ombelicale invisibile che lo lega alla madre e tramite essa a ogni donna e che diventa spiritualmente e psicologicamente mortifero. Come nel caso di quei maschi che, se lasciati da moglie o fidanzata uccidono e spesso si suicidano. Non c’è nessuna volontà di possesso prevaricatore maschile, o meglio c’è ancora quella volontà di possesso infantile del bambino. Si tratta cioè di maschi rimasti allo stato infantile, quindi dipendenti. E’ sempre più facile che ciò accada oggi perchè i padri e i maschi adulti che potrebbero fungere da loro sostituti, sono sempre più emarginati nelle famiglie e nel campo educativo.
Per questo diventare uomini è più difficile che diventare donne.
C’è un apparente paradosso nella società attuale. Tutto va in direzione del materno femminile, tutto congiura a far si che quel cordone ombelicale invisibile non si rompa. E il femminismo (ma non solo esso) ha contribuito in prima persona e in ogni modo affinchè ciò avvenisse. Tuttavia usa poi srumentalmente questa sua opera per farne un capo d’accusa contro gli uomini. Si potrebbe dire che occorre battere il femminismo per salvare, oltre che gli uomini, anche le donne da se stesse.
ARMANDO(Quota) (Replica)
E’ da precisare che trattasi di un difetto,non da poco,ma ci si può offendere se quest’ultimo allontanasse dalla considerazione di essere sempre UOMINI,anche se con una spina nel fianco.
Arturo(Quota) (Replica)
per carità, tutti in qualche modo siamo dipendenti r tutti le nostre spine. ungi da me dividere gli uomini dai non uomini.
Armando(Quota) (Replica)
Tuttavia va sottolineato che pure le donne hanno le loro dipendenze, le loro debolezze, i loro bisogni:
In merito riporto due vecchi post di Rino.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=2903858#entry31816154
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La mia risposta è sì. Le femmine hanno un bisogno profondo di venir considerate dai maschi, bisogno che non si estinguerà mai. Ovviamente, questo bisogno è utile nasconderlo per non svelare una dipendenza nei confronti del …nemico, perché poi quello si monta la testa. Perciò è necessario fingere di non averne alcun bisogno.
Di qui la favola secondo cui “Mi faccio bella per me…” “Mi spoglio perché mi piace …” ed altre simili vergognose bugie. Noi invece, che siamo maschi e perciò molto meno falsi delle femmine e che per giunta siamo maschi della nuova èra (quelli che sanno di avere ormai ben poco da perdere) non ci vergogniamo di confermare che abbiamo bisogno delle femmine, pur sapendo che dall’altra parte non ci sarà né cavalleria né pietà.
Ma poiché, una volta tanto, siamo giunti a parlare del bisogno che F ha di M vediamo da dove nasce.
Nasce dal fatto che la Donna (la donna come ipostasi, idea universale del femminile) se non è pensata dagli uomini non può sapere di esistere. La Donna sa di esistere se e solamente se sta nella mente degli uomini.
Questo è cosa diversa dal sapersi importanti. La Donna sa di essere importante e lo sa tanto bene che non ha bisogno di creare né istituzioni, né arte né scienza per sentirsi importante. Sa di essere importante ma non è sicura di essere viva: non è sicura di esistere se non sta nella mente degli uomini.
Ora, “stare nella mente” è importante per tutti, anzi è un bisogno insopprimibile di tutti gli esseri umani, una necessità vitale, ma per F e per M ha caratteri diversi.
Gli uomini non hanno bisogno delle donne per sapere di esistere ma hanno bisogno di esse per avere una chance di futuro. Per le donne vale il contrario, perciò in QMDT ho detto che la donna non subisce come l’uomo la svalorizzazione della sua persona perchè essa basta già a se stessa: essa non ha problemi di valore ha problemi di esistenza (di questo non ho parlato perché …il libro è già abbastanza lungo).
Senza le donne gli uomini sono …mortali,
senza gli uomini le donne sono …inesistenti.
Senza il corpo delle donne gli uomini sono …mortali,
senza la mente degli uomini le donne sono …inesistenti.
E’ uno di quei doppi poteri e reciproci bisogni di cui ho promesso di parlare (il tutto era già scritto ma una falla del PC lo ha cancellato. Lo riscriverò)
Vi è quindi un bisogno essenziale degli uomini da parte femminile, il che rappresenta una (residua ma eterna) fonte di valore e di potere degli uomini da mettere sulla bilancia dei poteri e dei bisogni.
Qui però c’è un probema: le donne conquistano la mente degli uomini senza alcun fare, senza sforzi, con la sola espozione del loro corpo, un gesto che non costa nulla ma che è sufficiente allo scopo.
Nasce cmq un vincolo reciproco: catturo la tua mente promettendoti il mio corpo, ossia, mentre la mente degli uomini viene effettivamente catturata (=la Donna acquista esistenza), il suo corpo non viene concesso (=tu non hai la garanzia del Futuro).
Nondimeno, il bisogno femminile di stare nella mente degli uomini è un potere che gli uomini posseggono e conserveranno per sempre.
Rino
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http://questionemaschile.forumfree.it/?t=2903858&st=15#entry32341866
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Ottima la domanda sulla distinzione tra certezza d’esistenza e valorizzazione e come il cacio sui maccheroni il pezzo riportato della V. Finzi in particolare dove segnala che la fonte del riconoscimento non deve necessariamente venire dall’altro Genere.
Ritorno alla precitata affermazione della D. Francescato che, essendo donna e femminista, qui va presa davvero sul serio in quanto dice una verità che danneggia le donne (“danneggia”dal punto di vista femminista, beninteso ):
“Sono madre quindi valgo,
sono amata quindi esisto”
1- Sia la certezza dell’esistenza che il valore che si sente di avere all’interno di essa sono espressioni della valorizzazione che gli esseri umani solo in parte possono trovare in sé stessi ma che è data soprattutto dagli altri. In questo senso valore ed esistenza, almeno in parte, si sovrappongono. Ma hanno aspetti (colori) diversi.
2- La Donna (in senso universale) è importante per la vita perché né è biologicamente depositaria e custode. Questa prerogativa è inscritta nel suo corpo e non vi è bisogno che alcuno glielo confermi e glielo ricordi perché il suo corpo glielo garantisce istante dopo istante. Sul piano simbolico si dice che la Donna è Terra e Materia ossia che precede la nascita e la morte perché tutto quel che nasce viene da lei e a lei ritorna. Questa eternità trans-storica della Donna è sentita da tutte le donne (sia pur in misura diversa, questo è ovvio) e questa è la ragione per la quale Storia e Politica interessano poco (o nulla) alle donne. Perché gli avvenimenti passano, Lei resta.
Ma, proprio per questo, essa è lontana dall’altro polo, quello del Logos (di cui approfondiremo i caratteri …nei prossimi anni…) e dallo Spirito che rappresentano però la sola dimensione nella quale si prende coscienza di esistere e si è sicuri di esistere. Gli animali non sanno di esistere.
3- L’Uomo non sente di avere nel corpo il suo valore ed infatti non ce l’ha. Come è vero che una ventenne è la creatura che vale di più così un ventenne è quello che vale di meno (infatti ci si ammazza sulle moto, nei week-end in auto e in guerra, in massima parte a quell’età). L’Uomo vale per ciò che realizza e per realizzare è necessario sentire il corpo come uno strumento non come il fine. Il corpo maschile è spendibile. Può e deve essere speso per realizzare qualcosa. Solo realizzando qualcosa l’Uomo supera il tempo, si eternizza in qualche modo, raggiungendo quella condizione che nella Donna è naturale. La realizzazione è creazione di qualcosa che prima non c’era. Significa dar forma a ciò che prima non l’aveva. E la forma non è materiale, è immateriale: è precisamente ciò che la materia non possiede in sé.
La forma è puro spirito. Allo stesso tempo il problema della Storia può porsi soltanto a chi si sente mortale e cerca di rendersi immortale con le opere.
Quanto al fatto che l’Uomo sa di esistere perché declina dalla parte del Logos, ne affronteremo annessi e connessi nei prossimi …decenni. Qui prendiamola come se fosse vera e vediamo quante cose spiega.
4- Se vi è qualcosa di vero in tutto questo (e la Francescato, contro la sua volontà e contro il suo interesse ce lo conferma) ne segue che:
– solo gli uomini danno prestigio alle opere sia degli uomini che delle donne
– solo gli uomini possono far sentire importante (nel senso di esistente) una donna
– vi sono due modi per gli uomini di garantirsi uno spicchio di futuro: attraverso il corpo delle donne e/o attraverso la realizzazione di un’opera
quindi
– il riconoscimento maschile del valore della donna è insostituibile (la Finzi …finge che non sia così per non dover riconoscere un fattore di dipendenza femminile dagli uomini, e lo dice esplicitamente, perché nulla vi è di più umiliante per la Donna Liberata che il riconoscere di dipendere per qualcosa dal …nemico). Per una donna la lode di mille donne non varrà mai quella di un solo uomo.
– anche per un uomo la lode di mille donne non varrà mai quella di un altro uomo quanto al riconoscimento di valore delle sue opere mentre, a rovescio, solo la lode di una donna (“Bravo!”) ha senso come via per il futuro perché la femmina è la porta del futuro (biologico). Di qui la dipendenza maschile dalla “Porta Celeste”.
In breve, la domanda: “Che ci sto a fare in questo mondo?” è una domanda da uomini cui solo gli uomini possono dare risposta. Le donne sanno bene cosa stanno a fare in questo mondo. La loro incertezza riguarda l’esserci o meno.
Tutto questo cum grano salis e con presupposti e conseguenze che approfondiremo nei prossimi …secoli.
Rino
>>>>>>>>
Sandro Desantis(Quota) (Replica)
Questa volta te lo dico io Rino. Il tuo pezzo, che non ricordavo o mi era sfuggito, è in-superabile.
La donna è il principio materiale, naturale, della vita, anche quando sacralizza materia e natura in religione, che tuttavia mai sarà trascendente. L’uomo è colui che da forma alla materia, che la rende “attiva”. Senza quell’azione maschile la materia è inerte e inconsapevole, ma una volta attivata può assolutamente tutto.
armando(Quota) (Replica)
Per carità non intendevo dire che si voleva fare distinzione tra uomini e non(quelle cose restano al bieco mondo)
Anzi volevo sottolineare il discorso di Armando dove dice che “è molto più difficile diventare uomini che donne”
Parole sante…ma vorrei che il mondo si accorgesse di questa verità.
Che in primis molte donne ne fossero consapevoli,invece vedo solo trastullarsi sopra una presunta superità costruita ad arte da questo sistema e che fa leva sul fatto della loro forte attrattività nei confronti del genere maschile.
Arturo(Quota) (Replica)
Considerazioni che ero certo di avere pensato ma non di avere scritto da qualche parte (salvo cenni in QMDT).
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La sovrumana capacità mnemonica di SDs ha conservato e poi puntualmente scovato pure questo…
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Conosco da tempo questa sua dote paradivina, eppure ogni volta che si manifesta ne resto sbalordito.
Rino DV(Quota) (Replica)
…E’ precisamente questo il punto che, in questo forum, viene abilmente dribblato da un decennio…
…E cioè: posto che ciò che “eternizza”, “immortala” l’uomo, è la paternità morale-intellettuale (il lascito di opere nel campo del Logos), o la paternità biologica; e posto che la prima è appannaggio dell’1% degli uomini… il pensare la propria maschilità come avulsa dalla paternità biologica, è un non-senso, un’abiura di sé…
Allo stesso tempo, – una volta presa coscienza che ciò che eleva l’uomo rispetto alla materialità del “qui e ora”, è il compito della trasmissione generazionale del Logos – l’ulteriore compito dell’uomo odierno è l’OBIEZIONE a quella COSCIENZA: quale estremo atto di ribellione all’odierna impraticabilità del proprio fine esistenziale, date le condizioni giuridiche che rendono la paternità una sorta di “suicidio”.
E guai al furbesco e patetico tentativo di lenire l’obiezione di coscienza con la pantomima del coito ludico: rendersi “toy-boys” è l’acme della propria svalorizzazione; chi spende la propria sessualità senza pretendere, dalla controparte, l’onore della paternità (e l’onere della maternità), dovrebbe essere marchiato di collaborazionismo.
Altro che “ogni coito è uno stupro”; semmai: “ogni coito, una paternità”…
Le religioni patriarcali l’avevano già visto 2.500 anni fa (divieto di contraccezione e aborto); ma se alcuni di noi snobbano quella sapienza e hanno bisogno di arrivarci per via filosofica … ora lo vedono, e non possono più volgere lo sguardo altrove.
S’è detto che è nostro destino quasi ineluttabile l’essere spazzati via: se cadere dobbiamo, facciamolo combattendo con la schiena dritta. Nobilitiamoci attraverso un’esistenza senza posterità ma COERENTE e scevra da sotterfugi e compromessi.
Rischio di annullare la nostra stirpe e farci sostituire da popoli più vitali, in cui gli uomini hanno mantenuto il saldo controllo della comunità?.. Ma quale rischio!?. si auto-annulleranno ben presto anche quegli altri, se – come si mostrano propensissimi a fare – abbandoneranno anch’essi le loro consuetudini sobrie (primato della spiritualità-religiosità, che snobba gli agii terreni) e si lasceranno sedurre dalle sirene del capitalismo consumistico: allora anche loro si rammolliranno e saranno sopraffatti dal principio femminino del “qui e ora”…
Di contro a questo nostro “onorevole suicidio”, resta la chance che il mondo occidentale, improvvisamente (e strategicamente) desertificato del Principio Maschile-Paterno, compia in extremis un’inversione di marcia…
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
Claudio Manzari
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Le religioni patriarcali l’avevano già visto 2.500 anni fa (divieto di contraccezione e aborto)
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Sì ma 2500 anni fa era “un altro mondo”, perciò, a prescindere da tutte le considerazioni in merito che si possono o si potrebbero fare, cosa significa “divieto di contraccezione” ?
Ancora con questa storia ? Quindi ad ogni scopata dovrebbe corrispondere un figlio ? Scherzi vero ?
E cosa vuol dire “divieto di aborto” ?
Scusa eh, ma tu faresti venire al mondo un figlio che già sai esser malato o down ?
Be’, io no, per niente.
E dubito che anche tu lo faresti nascere in nome di non si sa cosa.
Anzi, pur non conoscendoti, non ci credo per niente.
Inoltre tu scrivi che
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Di contro a questo nostro “onorevole suicidio”, resta la chance che il mondo occidentale,
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Innanzitutto una domanda: tu sei padre ?
Ma, a parte questo, perché si continua a parlare solo del mondo occidentale ?
Ascolta, anche ad Est – per la precisione nell’ Europa dell’Est – non è che le cose siano tante diverse.
Pure lì si fanno pochi figli e ci si divorzia ancor più facilmente che in Europa dell’Ovest e negli USA.
Riccardo(Quota) (Replica)
“lo stealthing è una pratica in cui l’uomo si sfila il preservativo durante il rapporto, senza chiedere esplicitamente il permesso del partner sessuale.”
http://www.huffingtonpost.it/2017/04/27/stealthing-cosa-c-e-da-sapere-sulla-nuova-pratica-sessuale-ille_a_22058249/
blu(Quota) (Replica)
Riccardo,
In una concezione della vita umana come “merce”, le si può attribuire un valore “di mercato”: più o meno “gradevole”, o “idonea al consumo”: in quest’ottica, nei paesi fiamminghi (cultura luterana, ove il giudizio etico è rimesso al “foro interiore” dell’individuo: “relativismo” vs “principi non negoziabili”) si sta già applicando l’”eutanasia di Stato”; cioè l’eliminazione non dei malati inguaribili, ma di coloro che trovano la vita “insoddisfacente” o le cui cure – siano esse palliative o di sedazione profonda – sono ritenute dal Sistema troppo costose (rispetto alla produttività dell’individuo…).
La “carità pelosa” delle persone che si arrogano il diritto di giudicare la “dignità/vivibilità” di una vita altrui con disabilità, maschera spesso la preoccupazione per la “faticosità” della PROPRIA di vita, cioè di coloro che sono tenuti ad accudire/custodire quell’altra…
La Questione Maschile non ammette furbate. Chi rivendica un ruolo di “custodi del Logos” – di cui l’Etica (sia essa religiosa o laica) è certamente componente principale: è la “verticalità” maschile in una tensione ideale al principio assoluto – non può accampare calcoli di convenienza: questi attengono precisamente alla dimensione terrena-orizzontale-materiale del femminino: è un’inclinazione – assai utile alla sopravvivenza della specie – a cogliere le migliori opportunità offerte dall’ambiente.
Storicamente, la disabilità è stata perlopiù attributo dell’esistenza maschile: mutilazioni conseguenti a guerre o lavori pericolosi; si consideri quanto “femminizzata” è oggi la nostra cultura, pensando agli onori che venivano tributati agli eroi di guerra o a coloro che, con sprezzo del pericolo, immolavano la propria incolumità per salvare vite altrui o, “semplicemente”, mantenere la propria famiglia svolgendo mestieri rischiosi.
L’amplesso consumato senza intento di progenie – da sempre praticato – attiene a una dimensione dionisiaco-eterica, dunque iscritta nella sfera uroborica della Grande Madre; naturalmente, c’è una componente femminile nella maschilità, e ce n’è una mascolina nella femminilità.
A livello meramente rituale (occasionale), questa pratica può avere una sua legittimazione nel tramandare certe tradizioni o mitologie fondatrici di una comunità/cultura. Altro è la dimensione quotidiana dell’uomo comune (pur sempre in un’ottica comunitaria e non individualistica). La legittima aspettativa maschile alla dignità genitoriale riceve un vulnus enorme dalla pratica sessuale sganciata dalla responsabilità procreativa: semplicemente, fa perdere ogni credibilità.
Nell’ambito coniugale-familiare, poi, l’astinenza nei periodi fertili rientra proprio in quel principio di responsabilità verso la famiglia.
P.S.: Per “mondo occidentale” s’intende convenzionalmente quello fondato/plasmato dalla cultura giudaico-cristiana: in tal senso lo sono pure i paesi est-europei e l’intera Russia, come anche il Nuovo Mondo, ove la cultura fondamentalmente animista dei nativi è stata obnubilata dalla colonizzazione europea.
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
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Sì, quel pezzo di Rino è insuperabile, come lo sono altri suoi scritti.
A livello strettamente personale mi occupo della c.d. “guerra dei sessi” da molto tempo, perciò posso affermare con assoluta certezza che, per certi aspetti, Rino è unico.
Sandro Desantis(Quota) (Replica)
Incapaci di riflettere
.
Incapaci di provare sentimenti in quanto schiavi della razionalità?
Errore.
In realtà incapaci di ragionare in quanto succubi di emozioni incontrollate di origine ghiandolare.
Di quali ghiandole? Indovina…
Rino DV(Quota) (Replica)
Concordo in gran parte con Claudio.
Come ho tentato di spiegare nell’articolo su Bachofen su questo sito, quando la virilità rimane nell’ambito puramente “fallico” e istintuale il maschio è destinato a diventare un satellite della femmina o della sua espressione Grande Madre, per il semplicissimo motivo che la femmina ha più del maschio dimestichezza col corpo e colla natura materiale. Ciò anche quando le apparenze sembrano opposte, come nel culto di Dionisio. Così, all’epoca dell’Eterismo (sregolata promiscuità sessuale) il padre era x forza di cose sconosiuto e i figli erano della madre.Quando, è sempre Bachofen che lo dice, l’Eterismo fu superato dal Demetrismo o ginecocrazia la promiscuità sessuale fu superata in nome della famiglia monogamica, anch’essa però fondata sul primato materno. Tanto è vero che le donne, a quel punto anche giustamente, “conquistarono” anche un forte potere pubblico, diretto o come fonte di legittimazione, quindi con potere di revoca e di interdizione, del potere maschile, che in realtà era un potere subordinato. In tutti quei casi si può dire quindi che “il maschio ha il potere”, ma che “la femmina è il potere”. Solo col patriarcato, che vuol semplicemente dire la fine del controllo materno esclusivo della prole, il principio maschile divenne prevalente, pur non annichilendo quello femminile.
Io credo che situazioni assai analoghe le stiamo vivendo oggi, nel senso che crescono le famiglie con sola madre o con la madre al centro. In Sudamerica, fra gli afroamericani in USa ma anche nei paesi ex comunisti esiste un machismo di facciata, ossia una virilità fallica, che lascia spesso alle donne la responsabilità familiare. Prima o poi anche lì le donne reclameranno, e dico giustamente, potere politico in parallelo alle responsabilità familiari. Da noi, invece, vige il demetrismo o matriarcato ginecocratico. Vige il matrimonio monogamico, ma tutto centrato sempre più sulla madre (leggi, sentenze, orientamento della pubblica opinione etc lo testimoniano ampiamente) e dove il padre è chiaramente subordinato.
Anche per me gli uomini non ne escono se non recuperando la dimensione verticale, quindi spirituale, dell’esistenza, il che non significa votarsi alla castità, ovviamente.
armando(Quota) (Replica)
Tuttavia, quelle di Bachofen sono tesi discutibili.
http://www.uomini3000.it/10069.htm
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Nella seconda metà dell’Ottocento, lo storico svizzero Johann Jakob Bachofen, sostenne che l’umanità delle origini era basata sul matriarcato, vale a dire sulla supremazia della femmina.
Si diffuse così la tesi che, prima di giungere all’organizzazione patriarcale, l’umanità avesse attraversato una fase matriarcale, in cui la vita era serena, pacifica ed egualitaria.
Le implicazioni di questa teoria non sono di poco conto: essa, infatti, ipotizza una naturalità del predominio femminile, che sarebbe poi stato sconfitto nel corso della storia a prezzo di una dura lotta tra matriarcato e patriarcato.
Essa, inoltre,”storicizza” il concetto di organizzazione sociale, dando al modello di famiglia un carattere culturale, determinato dalle condizioni socio-economiche prevalenti e non innato e universale.
Molti studiosi, attratti da questa ipotesi, ne hanno ricercato la conferma nei reperti archeologici, nei miti e nei testi antichi, riconoscendole una certa validità.
L’ipotesi matriarcale assegna alla femmina delle origini un ruolo di potere mai più riscontrabile nella storia, salvo in alcune piccole comunità cosiddette “primitive”, nelle quali si possono trovare ancora oggi, forme di “predominio” femminile.
(Si narra pure che nella metà dell’Ottocento, esistesse in Africa centrale, una tribù di guerriere femmine che venne successivamente sconfitta e massacrata in una feroce battaglia, da dei guerrieri maschi. Le vittime sarebbero state oltre 2000.)
La società matriarcale si sarebbe precisata in epoca Neolitica – all’incirca dal 12.000 al 3000 a.C., a seconda delle diverse aree geografiche.
Mentre gli uomini si dedicavano alla caccia, le donne, che raccoglievano le erbe e i frutti commestibili, avevano modo di osservarne i cicli di crescita.
Iniziarono così a conservare i semi e a tentarne la semina, sorvegliando lo sviluppo delle piante.
Man mano che la produzione aumentava, diventò possibile utilizzare i cereali come alternativa-integrazione alla carne, passando a un controllo consapevole delle risorse naturali attraverso l’agricoltura, che si andò sempre più perfezionando.
Le società nomadi dei cacciatori-raccoglitori si sono così progressivamente trasformate in società agricole stanziali, grazie anche all’introduzione dell’allevamento, attività, anch’essa inizialmente femminile, che garantiva alla comunità una sicura riserva di proteine.
Il procacciamento del cibo cessava quindi di essere un’attività basata soprattutto sulla forza – come nella caccia – e diventava di pertinenza delle femmine, che ora erano in grado di sfamare tutta la comunità, acquistando tra l’altro competenze che gli uomini non avevano.
Il monopolio delle riserve alimentari conferiva alla donna un nuovo potere all’interno della famiglia, che, come ipotizzano alcuni storici, si sarebbe dotata di un’organizzazione matrilineare, riconoscendo giuridicamente la discendenza materna, vale a dire il diritto di successione femminile.
Di conseguenza, le donne godevano di un enorme potere all’interno della società, al punto che si parla di una fase di predominio decisionale e politico femminile, detta ginecocrazia, dal greco “guné”, donna e “kratos”potere o matriarcato, il “potere delle madri”.
Secondo gli storici, le società matriarcali sarebbero state caratterizzate da un regime comunitario ed egualitario, basato cioè sulla messa in comune delle risorse economiche e sulla mancanza di gerarchie di potere e di distinzione dei ruoli.
L’idea di un’associazione tra potere femminile e regime comunitario deve essersi conservata a lungo nella memoria collettiva, come testimonia, tra l’altro, la commedia di Aristofane “Le donne dell’assemblea” rappresentata ad Atene nel 391 a.C., vale a dire molti secoli dopo la scomparsa del potere matriarcale nell’antica Grecia.
Nella commedia, le donne ateniesi, stanche delle continue guerre, decidono di prendere il potere e di cambiare le regole del gioco, come spiega la protagonista, Prassagora:”…farò che la terra appartenga in comune a tutti, e il denaro, e tutto ciò che ciascuno possiede. Poi, da questi beni comuni noi vi nutriremo, e metteremo tutta la nostra abilità ad amministrarli senza sprechi”.
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[ L’idea che la visione femminile del potere sia di tipo egualitario, non competitivo e pacifista e quindi non aggressivo, è emersa ripetutamente nel corso della storia, come dimostrano alcuni grandi movimenti ereticali del Medioevo, in cui l’orientamento comunitario si univa a una forte influenza delle donne.
Le femministe degli anni Settanta hanno fatto proprio questo presupposto, sostenendo che l’identità ancestrale femminile ha un carattere ricettivo e protettivo, legato alla maternità e al bisogno di garantire sicurezza alla prole; da qui deriverebbe la maggiore disponibilità alla ricerca di soluzioni pacifiche nei rapporti interpersonali.
In questa prospettiva (dicono le femministe), le manifestazioni irragionevoli e conflittuali, al limite dell’isterismo, espresse così spesso dalle donne sotto forma di litigi, sfuriate, attacchi di rabbia e di ira irrazionale,sarebbero da ricondurre a una condizione di frustrazione indotta, a un’esasperazione dovuta all’emarginazione imposta dall’ordine dominante maschile.
Si tratterebbe dunque (dicono sempre le femministe) di una forma di compensazione reattiva, una pratica di adattamento a condizioni vissute come avvilenti e paralizzanti.
Del resto (aggiungono le solite femministe), la mancanza di autocontrollo, così ripetutamente rimproverata alle donne, non può certo essere considerata un carattere esclusivamente femminile, come dimostrano le tante guerre che da sempre affliggono l’umanità, guerre decise e condotte dagli uomini.
Dunque (concludono) l’irrazionalità femminile sarebbe soltanto una costruzione ideologica appiccicata alla femmina nel corso del tempo e non ascrivibile a una natura originaria.]
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L’aumentato potere decisionale conquistato dalle femmine con il controllo delle risorse alimentari si manifestò anche all’interno delle strutture religiose, che cominciavano a delinearsi proprio in quella fase.
Sembra proprio che in molte aree del mondo le forme di religiosità più antiche fossero basate sui culti della Madre Terra o della Grande Madre e accompagnate da riti di propiziazione della fertilità monopolizzati dalle femmine.
Tali riti sono testimoniati dalle statuette votive neolitiche, tra cui spiccano le Veneri steatopigie(dai grandi glutei) o le divinità dalle molte mammelle, che simboleggiano la fecondità femminile.
Le donne diventavano così le uniche detentrici del rapporto con il soprannaturale, le esclusive depositarie dei misteri che legano Cielo e Terra.
Il potere femminile venne sancito da istituzioni politiche e sociali in modi diversi e in epoche diverse, secondo le differenti aree geografiche.
In particolare nel Mediterraneo esso sarebbe continuato fino all’età del bronzo e avrebbe caratterizzato anche la civiltà minoica, sviluppatasi a Creta dal III millennio e terminata attorno al 1500 a.C.
Al centro della religione minoica vi era una donna potentissima, Potnia, simbolo della forza generatrice femminile.
Il suo sposo, il “paredro”, svolgeva un ruolo puramente strumentale, in quanto aveva solo il compito di soddisfare sessualmente la Grande Madre, la vera tutrice della riproduzione della specie.
Il fatto che la principale figura religiosa della Grecia minoica fosse una donna assume un significato importante, poiché la struttura religiosa di una società plasma in larga misura il suo sistema di valori; per conoscere il ruolo della femmina all’interno di una determinata civiltà è importante capire come venga definito dalle credenze religiose in essa prevalenti.
E infatti, nella cultura cretese le femmine godevano di una posizione sociale privilegiata rispetto a quella loro riservata nelle altre civiltà coeve.
Le donne minoiche fruivano di una certa libertà di movimento, avevano il ruolo privilegiato di sacerdotesse, potevano amministrare il proprio patrimonio anche dopo essersi sposate, potevano ereditare da un congiunto e divorziare dal marito conservando la dote.
Non vi sono però tracce di una successione matrilineare, se non sporadiche.
Col passaggio dalla civiltà minoica a quella micenea, sviluppatasi a Micene attorno al 1450 a.C. e con il conseguente emergere della figura del guerriero, i caratteri culturali del mondo greco vanno via via modificandosi, trasformando radicalmente lo statuto sociale femminile.
Per concludere questa breve analisi su una supposta età dell’oro della femmina, nell’ambito della civiltà occidentale, bisogna ricordare che sulla sua effettiva consistenza esistono molti ma molti dubbi…
Recentemente, infatti, gli storici si stanno orientando verso un RIDIMENSIONAMENTO dell’IPOTESI MATRIARCALE (perché sono IPOTESI…), ritenendo più corretto parlare di comunità matrilineari, basate cioè sulla discendenza materna e non paterna.
Molti antropologi, poi, parlano del matriarcato in termini di “mito”, vale a dire di un’elaborazione fantastica, che rappresenterebbe proprio l’opposto della realtà, il suo inverso, una forma di appagamento immaginario, come quello espresso dalle favole..
L’idea di una società dominata dalle femmine sarebbe quindi, in questa prospettiva, un’inversione mitologica, un “mondo alla rovescia” generato dal bisogno di compensare una realtà brutale e frustrante.
Le donne, insomma, avrebbero elaborato una narrazione fantastica capace di ripagare, nell’immaginazione, le sofferenze subìte.
Non è quindi facile stabilire se il matriarcato sia una leggenda o una realtà.
Se è vero che in molte culture mediterranee si è a lungo mantenuta la memoria di un’ancestrale fase di predominio femminile che ritorna alla luce in occasione di alcuni riti misterici greci e romani riservati alle donne, è altrettanto vero che neanche nella società cretese vi sono sufficienti elementi per parlare di matriarcato; si può parlare, semmai, di condizioni che assegnavano alla femmina una considerevole libertà e dignità sociale.
Lo stesso mito delle Amazzoni, da molti considerato una prova a favore di un’età d’oro matriarcale, deve essere attentamente riconsiderato.
Il nome di queste femmine guerriere, che vivevano in comunità rigorosamente femminili, deriva da “a-mazos”, senza seno. Il mito, infatti, narra che esse tagliavano una mammella alle figlie affinché potessero maneggiare meglio la lancia e l’arco.
Per generare figli, si univano a uomini stranieri, che erano ammessi nella comunità come schiavi.
Se il neonato era maschio, veniva ucciso.
Le Amazzoni erano considerate crudeli e prive di qualsiasi sentimento di umanità: la loro linfa vitale era l’odio verso l’uomo, che conferiva loro la rabbia necessaria per essere invincibili in battaglia.
Recentemente, anche questo mito è stato letto come un racconto catartico, elaborato per esorcizzare il potere femminile e per impedire che la tensione tra i sessi si trasformasse in conflitto insanabile; è inoltre molto probabile che questa narrazione servisse a rappresentare un mondo selvaggio e barbaro – come quello formato da sole femmine -, contrapposto a quello armonioso della civiltà, fondato sulla coesistenza pacifica tra i sessi.
Più che un residuo dell’era matriarcale, quindi, il mito delle Amazzoni attesterebbe una situazione esattamente opposta: la volontà di una società dominata dall’uomo di dimostrare l’innaturalità della separazione tra i sessi e l’incapacità delle donne di pervenire a una gestione equilibrata e stabile della società.
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Sandro Desantis(Quota) (Replica)
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Sai qual è il lato “divertente” di questa storia?
Che a portare avanti queste pseudo ricerche, che di scientifico hanno poco o niente, anche stavolta è stato un uomo, il quale, in quanto tale, dovrebbe astenersi dal condurre tali “studi”, proprio perché “incapace di riflettere”…
Diciamo pure che ogni tanto ne esce fuori uno.
Basti pensare al defunto Pancheri…
http://www.uomini3000.it/282.htm
Sandro Desantis(Quota) (Replica)
Articoli come questo, invece, si guardano bene dal pubblicarli.
Trattasi di un pezzo che conservo da vent’anni e che in passato postai su uomini3000.
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SCIENZE DELLA VITA.
IL CERVELLO
Più sinapsi nelle donne? Per compensare il minor volume
Autore: GIACOBINI EZIO – 1997
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Se pesassimo dieci cervelli femminili e dieci cervelli maschili di individui della stessa età e dello stesso peso, in assenza di particolari malattie neurologiche (studio che è possibile solo post mortem), noteremmo una sensibile differenza statistica di peso a sfavore delle donne. Essa ci porterebbe a concludere che il sesso femminile “ha meno cervello” di quello maschile. Finora si è creduto che a una minore massa cerebrale corrispondesse una maggiore densità di cellule nervose in certe zone (ad esempio nella corteccia cerebrale) tale da compensare il minore volume dell’organo. Questa spiegazione ha soddisfatto entrambi i sessi e ci ha dato motivo di vivere in pace fino ad ora. Le cose non stanno più così da quando due neuroscienziati di due diversi istituti danesi (a Copenaghen e ad Aarhus) hanno utilizzato una nuova tecnica particolarmente fine di conteggio delle cellule chiamata stereologica. Essa permette di contare le cellule nervose dei diversi strati della corteccia cerebrale non solo trasversalmente o orizzontalmente al taglio come si faceva in precedenza ma da diversi angoli. Gli scienziati sono così riusciti a contare tutte le cellule, comprese quelle che sfuggivano ai conteggi precedenti. Pakkenberg e Jorgen, i due neuroistologhi (neurostereologhi) danesi, hanno utilizzato ben 94 cervelli dei due sessi deceduti in seguito a cause non neurologiche. Un’opera monumentale se si pensa che in uno strato solo della corteccia dello spessore di pochi millesimi di millimetro alloggiano milioni di cellule nervose. Innanzitutto il nuovo studio conferma il dato ben noto che il cervello degli uomini ha dimensioni maggiori di quello delle donne. La sorpresa viene però dal conteggio quando si trovò che i maschi avevano un 16% in più di neuroni corticali delle donne. Per dirla in modo più esatto si conta nel cervello maschile una media di 23 miliardi di cellule contro 19 miliardi in quello femminile. Non si trova invece alcuna differenza tra i due sessi per quanto riguarda la densità (impaccamento) delle cellule. Si tratta di una vera differenza di numero. Questi dati pubblicati il luglio scorso nel Journal of Comparative Neurology mandarono in crisi non tanto i circoli femministi quanto gli psicologi che si interessano di differenze di comportamento tra i due sessi. Secondo alcuni non si poteva spiegare la differenza di qualsiasi comportamento complesso nei termini di una variazione così vistosa di numero di neuroni. Altri psicologi non si trattennero dallo speculare che tali differenze potessero dipendere invece dal concentrarsi di popolazioni più ricche di cellule in quelle parti del cervello maschile devolute a speciali funzioni come il ragionamento cosiddetto “spaziale”, che è più sviluppato negli uomini che nelle donne. Neppure questa spiegazione sembrò reggere ai risultati descritti nel lavoro dei danesi che dimostravano una distribuzione simile nelle varie parti del cervello dei sue sessi. La differenza era semplicemente numerica non di distribuzione. A questi dati anatomici molto interessanti manca un’osservazione più difficile da compiere, cioè il conteggio preciso del numero di connessioni tra cellula e cellula (dette sinapsi nervose). Il numero di sinapsi potrebbe essere diverso nei due sessi a favore delle femmine e tale da compensare il numero minore di cellule. Sono infatti le sinapsi a costituire gli elementi fondamentali della rete nervosa del cervello responsabile per la funzione (memoria, apprendimento e comportamento). Nell’attesa che arrivino questi risultati importanti possiamo già formulare qualche ipotesi? Non è vero ad esempio che ogni giorno nel nostro cervello vadano perduti milioni di cellule a causa dell’invecchiamento. Si sa ora che è la malattia, ad esempio l’Alzheimer, a far morire le cellule nervose ed a diminuire le sinapsi. Non la vecchiaia. Oltre i 75 anni di età tale malattia colpisce più le donne che gli uomini. Se le donne avessero in partenza meno neuroni degli uomini il danno sarebbe maggiore e più rapido il deterioramento. Per confortare le lettrici concludiamo affermando che non è solo il numero delle cellule nervose che conta, ma il grado di sviluppo dei circuiti nervosi che formano il cervello.
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Ezio Giacobini
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La sorpresa viene però dal conteggio quando si trovò che i maschi avevano un 16% in più di neuroni corticali delle donne. Per dirla in modo più esatto si conta nel cervello maschile una media di 23 miliardi di cellule contro 19 miliardi in quello femminile.
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Sandro Desantis(Quota) (Replica)
Si, certo, le forme storico/sociale del matriarcato sono ipotesi discutibili, ma non lo è la figura della Grande Madre, non lo sono i suoi culti. Ce ne parlano diversi miti di diverse civlità ricnducbili tutti allo stesso canovaccio culturale, e che ha un significato importante, quanto meno dal punto di vista psichico. E’ discutibile anche che il matriarcato fosse quella società pacifica che anche Bachofen descrive ( i riti di sangue sono generalmente ad esso associati), come è ragionevolmente molto discutibile che la donna abbia una innata tendenza alla risoluzione indolore dei conflitti, così come che il diritto matriarcale fosse più “giusto” di quello patriarcale. In ogni caso rimane il fatto che in natura esiste una asimmetria generativa innegabile, che può o non può essere bilanciata/recuperata culturalmente. Le religioni della “natura” pongono l’accento sul quel fattore (come la new age, ad esempio) e da li scaturisce, comunque la si valuti, la centralità femminile,. Le religioni dello spirito pongono l’accento su un altro aspetto dell’essere umano, atto almeno teoricamente ad sussumere senza negarlo quello narurale.
Una allieva di Jung, Marie Luise von Franz, descrisse una società a struttura socioculturale matriarcale di una tribù africana o amazzonica (ora non ricordo e non ho con me il libro). Vi si svolgeva, scrisse, una vita materialmenre soddisafacente, anche dal punto di vista sessuale, ma spiritualmente mortifera, immobile, statica.
ARMANDO(Quota) (Replica)
In quei paesi dove vige un machismo di facciata,hanno ragione le donne che spesso in molte rimangono madri single a causa(mi permetto stavolta di affermarlo)di uomini di poco valore perchè nessuno di noi abbandonerebbe la propria prole al suo destino.
Mi permetto anche di scrivere che i popoli più evoluti si prendon cura della propria prole.
Arturo(Quota) (Replica)
…Come leggiamo nel tuo libro “La Questione Maschile oggi”, nel parallelismo Evola-Neumann.
Evola: “Di fronte all’uomo che desidera, cioè di fronte al puro bisogno sessuale maschile, la donna ha sempre una decisa superiorità. […] Così, l’uomo priapico s’illude assai quando crede e si vanta di aver posseduto la donna, perché ESSA ha giaciuto con lui […] L’uomo atletico, dalla volontà “dura”, di massima è il più povero di virilità interiore: di conseguenza è fra i più disarmati di fronte al più sottile potere della donna”
E Neumann: “Ogni qualvolta l’Io maschile è sopraffatto dagli istinti sessuali, aggressivi o di potenza, o da qualsiasi tipo d’istinto, si può riconoscere la dominanza della Grande Madre”.
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
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Come leggiamo nel tuo libro “La Questione Maschile oggi”, nel parallelismo Evola-Neumann.
Evola: “Di fronte all’uomo che desidera, cioè di fronte al puro bisogno sessuale maschile, la donna ha sempre una decisa superiorità. […] Così, l’uomo priapico s’illude assai quando crede e si vanta di aver posseduto la donna, perché ESSA ha giaciuto con lui […] L’uomo atletico, dalla volontà “dura”, di massima è il più povero di virilità interiore: di conseguenza è fra i più disarmati di fronte al più sottile potere della donna”
E Neumann: “Ogni qualvolta l’Io maschile è sopraffatto dagli istinti sessuali, aggressivi o di potenza, o da qualsiasi tipo d’istinto, si può riconoscere la dominanza della Grande Madre”.
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Abbiate pazienza ma in sostanza gli uomini cosa dovrebbero fare? Smettere di ronzare intorno alle femmine? Evitarle? Non averci più relazioni?
Quindi avere delle pulsioni sessuali e desiderare una o più femmine è “segno di debolezza?”
E, viceversa, la ritrosia femminile, quindi il (loro) MINOR desiderio sessuale sarebbe segno di forza?
Anche questa storia secondo cui “l’uomo priapico s’illude”, cosa significa?
Ma, insomma, c’è un qualcosa che questi benedetti uomini fanno in maniera giusta? Oppure è sempre e comunque tutto sbagliato?
In definitiva, secondo voi, com’è che dovrebbe comportarsi un uomo?
E, soprattutto, certi discorsi pensate possano valere anche per chi proviene da altre culture…?
Oppure solo ed esclusivamente per i soliti e criticatissimi maschi bianchi occidentali?
Riccardo(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2017/05/06/problemi-di-raptus/
mauro recher(Quota) (Replica)
Ascoltate, fermo restando il fatto che una società “sessualmente libera” è in gran parte un’utopia, per tutta una serie di ragioni, resta il fatto che i rapporti tra i due sessi potrebbero essere decisamente migliori se solo le donne lo volessero… perlomeno qui, in questo contesto sociale (lasciamo perdere altre società tipo quelle musulmane).
Ma il fatto è che alle femminucce fa comodo pretendere e comportarsi in una certa maniera.
Esempio banale: vogliono la “parità” ma se andiamo a cena fuori devo pagare io, altrimenti passo per tirchio e cafone.
Vogliono la “parità” ma chi deve muovere il culo è sempre l’uomo, che se aspetta loro iniziative si attacca al tram per il resto della vita.
Ecc ecc ecc.
Questo è ciò che ho visto io nei miei 37 anni di vita e credo sia anche quello che avete visto voi, considerando pure che potreste essermi fratelli maggiori o quasi padri.
Riccardo(Quota) (Replica)
Riccardo,
…Mi sembra che la risposta al tuo penultimo post, te la sei data da solo nell’ultimo!..
Se tutti i tentativi di approccio si risolvono nel modo che descrivi (e che tutti abbiamo sperimentato), perché insistere? o, utopisticamente, pretendere che le DD si … “rieduchino”?
E quello che ti capita è il MINIMO; agli altri le cose vanno così:
iniziano una convivenza e vengono accoltellati:
http://violenza-donne.blogspot.it/search/label/accoltellamentinon la iniziano, e allora, per vendetta di lei, vengono o stalkizzati:
http://violenza-donne.blogspot.it/search/label/stalking
o falsamente accusati di stupro:
http://violenza-donne.blogspot.it/search/label/false%20accuse%20di%20reati%20sessuali%20contro%20adulti
…Poi ce l’esercito di coloro che ci fanno un figlio e vengono regolarmente (e legalmente) rapinati di figlio, casa e stipendio.
L’ineffabile Joker, dal suo sito Antifeminist-altervista, non faceva che ammonire: “noi vi abbiamo ampiamente avvisati: poi non venite a piagnucolare di essere stati rovinati…”.
Il più incisivo cambiamento nelle “regole del gioco” (fra i sessi) s’è determinato con l’avvento dell’Industrializzazione e della Tecnocrazia: da allora, l’importanza della forza fisica maschile nella produzione del reddito si è quasi azzerata: l’economia terziaria dei servizi consente alla D di essere economicamente autosufficiente, guadagnando quanto un operaio che fa lavori faticosi e rischiosi.
Ecco, allora, che, paradossalmente, con la Modernità si è ritornati a una condizione ancora più primordiale della società contadina: ora interessano solo i maschi-Alpha, cioè quell’1% che consente di elevare la posizione della D ben al di sopra della condizione di impiegata. L’altro 99% è considerato più un “peso da accudire” che una risorsa per mettere su famiglia (la quale non interessa più alla D, perché vista come stile di vita più faticoso e noioso di quello da single).
Ci stiamo forse dimenticando del perché questo sito si chiami come si chiama?..
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
Sul rapporto maschile/femminile credo occorra il coraggio di dire le cose come sono.
E’ verissimo che il femminismo è fenomeno nato e sviluppato nei paesi capitalistici. E’ verissimo che i paesi socialisti pensavano che il problema si risolvesse automaticamente con l’avanzare del comunismo, assorbito all’interno della lotta di classe. In che modo si sarebbe però risolto?
Su questo occorre dire che il marxismo tutto ha un problema. Non solo l’ Engels dell’ Origine della famiglia……, ma proprio tutto. Anche Camatte su cui ho già scritto qualcisa, ad esempio. Ma non solo. Leggiamo sull’argomento cosa scrive Amadeo Bordiga, marxista rigoroso fino all’eccesso e fondatore del PCd’I, e sulla cui figura, nonchè su alcune sue straordinarie (per l’epoca in cui scriveva) intuizioni avrò modo di tornare in altra sede.
«Nella coerenza di tutta la nostra dottrina ben possiamo saggiare quella forma primigenia alla luce della struttura sessuale. Vi troveremo la grande luce del matriarcato in cui la donna, la Mater, dirige i suoi maschi ed i suoi figli, prima grande forma di potenza naturale nel vero senso, in cui la donna è attiva e non passiva, padrona e non schiava. La tradizione ne resta nella famiglia latina; mentre il termine famiglia viene da famulus, schiavo, il termine donna viene da domina, padrona. In quel primo comunismo, rozzo sì, ma non proprietario né pecuniario, la forma-amore sta ben più in alto che al tempo dei ratti leggendarii; non è il maschio che conquista la donna —oggetto, ma la Mater, che non vorremo chiamare femmina, che elegge il suo maschio per il compito, a lei trasmesso in forma naturale ed umana, di diffusione della specie.» (Testi sul comunismo, pag 149) .
Credo non occorrano molti commenti, se non che è la conferma che se restiamo in ambito puramente naturalistico/materialista (e anche il capitalismo fa parte di questo ambito filosofico/culturale), la strada è segnata. Per uscirne occorre riconsiderare/ridefinire i rapporti struttura/sovrastruttura, e quindi riconsiderare il ruolo che anche in essi ha svolto l’elemento culturale/spirituale a partire dalla sua originaria “autonomia”, e non semplicemente come, in ultima analisi, derivato dai rapporti materiali. Il che signfica anche distinguere fra “modo di produzione” e “formazione economico sociale”. Credo, in prima approssimazione, che si possa dire che solo nel capitalismo “i rapporti di produzione” abbiano assunto l’importanza fondamentale che hanno (anche per Marx stresso) mentre in precedenza non era esattamente così. Ma non voglio andare fuori tema e mi fermo quì, ben sapendo che è materia difficile da maneggiare, in primo liuogo per me.
ARMANDO(Quota) (Replica)
Riccà,io ne ho qualcuno in meno di te.Ma basta poco per capire le meccaniche scenografiche di quel teatro che è la vità.
Che uno vada a puttane o no,è sempre l’uomo a pagare pur di avere quella cosa che sembra sia stata generata dall’esplosione di una granata.
Ti poni una giusta domanda.Dovremmo rinunciare a qualsiasi relazione?
Io risponderei che se ci fosse in cambio una santità: farebbe comodo un’aureola in testa e un affitto pagato in Paradiso.
Il problema,per come la vedo io,come riempiamo quei fine settimana dove diventa d’uopo fare una gita fuori porta(o evadere per un po’ dal cesso di paese dove si vive).Ci sono gli amici,ma fino a quando si ha vent’anni,poi il tempo passa e loro si impegnano nei rapporti di coppia o si sposano.
Si dice che soli non si stia bene nemmeno in paradiso.
Arturo(Quota) (Replica)
Riccardo,
Certo che fa comodo. Ma se lo fanno è perchè “sfruttano” al meglio (per se stesse) l’attrazione sessuale, e più in generale la fascinazione magnetica che un corpo femminile ha nei confronti degli uomini. E si tratta di fascinazione/attrazione del tutto naturale. Quindi, per rispondere anche all’altro tuo messaggio, non si tratta di colpevolizzare nessuno. Si tratta però, da parte maschile (e per altri aspetti anche da parte femminile), di non considerare se stessi come determinati interamente dall’istinto. E, attenzione, questo non significa semplicemente reprimersi e quindi diventare infelici o nevrotici a causa di tale autocastrazione. Nevrosi e infelicità vanno viste nell’insieme di una persona e non sono riferibili solo alla sessualità. Credi ad esempio che un uomo che subisce tanto il fascino di una donna da perdere la propria dignità strisciando ai suoi piedi come gli “zerbini” di cui abbiamo spesso parlato, si senta poi felice anche ottenendo dopo tanta fatica e per gentile “concessione” il corpo di lei? Credi che non diventi per questa via nevrotico (ovviamente in senso diverso da quello che reprime interamente il suo istinto verso la femmina)?. I famosi raptus per cui un uomo arriva ad uccidere una donna perchè non sopporta che lei lo lasci, non vuol dire forse che quell’uomo è completamente dipendente dal fascino femminile (di quella femmina particolare come simbolo di tutta la femminilità) , cioè è interamente determinato dall’istinto sessuale e non anche da altri elementi della sua vita complessiva che lo portino a “pesare” quello sessuale in modo diverso e quindi collocarlo al posto che gli spetta insieme agli altri? Allora i casi sono due. O ci affidiamo interamente alla di lei benevolenza (ma chi glielo fa fare di rinunciare spontaneamente a quel potere che conferisce tanti vantaggi?), oppure riusciamo autonomamente a svincolarsi da quella fascinazione irresistibile. Non significa affatto rinunciare ad avere relazioni con le donne, ma solo che in qualsiasi relazione dobbiamo mettere al primo posto il sentimento e il valore della dignità maschile, ossia un elemento di natura non materiale ma spirituale e psichica. Sapendo anche rinunciare ad una relazione quando non imprantata a questi presupposti. Forse sarò un illuso, ma sono anche fermamente convinto che questo sia l’unico modo per ottenere anche la stima delle donne, e quindi funzionare da presupposto per una relazione paritaria ed anche potenzialmente stabile e felice. Questo perchè le donne non sono affatto , neanche loro, esseri autosufficienti e così superbi da fottersene di un’autentica stima maschile. Al contrario. Disprezzano loro per prime il maschio forte solo in apparenza ma pronto a cedere del tutto al loro fascino, e apprezzano invece un maschio nel quale scorgono autonomia e determinazione virili, che sappia cioè essere per loro una sponda autentica e punto di riferimento. L’altro, lo zerbino, dopo poco lo buttano giustamente a mare e passano ad un altro perchè questi danno loro un senso di onnipotenza che tuttavia è effimero e alla lunga di scarsa soddisfazione. L’unica cosa che dobbiamo sapere è che quello che vogliamo essere dipende da noi e solo da noi, non dalle donne e nemmeno dalla società, le cui leggi debbono essere condivise e non imposte. Ma la condivisione nasce non dalla teoria ma dalla virtuosità dei comportamenti, per cui comportamenti maschili virtuosi innestano un cambiamento anche nella mentalità femminile tale che alla fine si possa arrivare a leggi condivise sulla base del fatto che tutti e tutte ne capiscono la valenza e lo scopo del bene e dell’equilibrio complessivo.
ARMANDO(Quota) (Replica)
…E cioè “si sono sistemati”?.. Aspettate di reincontrarli fra 7-8 anni: separati, con figlio regolarmente affidato a lei, casa assegnata a lei (in virtù del figlio), mantenimento da versare (1/3 dello stipendio) e loro ritornati a casa di mammà…
In Italia salta un matrimonio su tre; e fra le convivenze (non esistono stime ufficiali) è lecito pensare a due su tre…
Le generazioni che ci hanno preceduto avevano guerre da combattere. Noi pure…
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
Armando, innanzitutto una precisazione.
Tu scrivi,
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Ma se lo fanno è perchè “sfruttano” al meglio (per se stesse) l’attrazione sessuale, e più in generale la fascinazione magnetica che un corpo femminile ha nei confronti degli uomini.
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ok, questo è pacifico, ma il discorso va contestualizzato alle ragazze e alle donne relativamente giovani e attraenti, perché è chiaro che le brutte, le ciccione, le “eccessivamente mature” non esercitano alcun reale potere sugli uomini.
Anzi, a volte fanno pure schifo al sesso maschile.
Detto questo, mi sembra chiaro e scontato che lo “zerbinismo” non porti a nulla di buono e alla lunga sia a dir poco umiliante per chi lo “mette in atto”, ma è altrettanto vero che provarci con una donna, corteggiarla, ecc, richiede per forza di cose una minima dose di “genuflessione”.
Insomma, con le donne le “forche caudine” sono soventemente garantite, oggi come ieri.
Riccardo(Quota) (Replica)
Claudio
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L’ineffabile Joker, dal suo sito Antifeminist-altervista, non faceva che ammonire: “noi vi abbiamo ampiamente avvisati: poi non venite a piagnucolare di essere stati rovinati…”.
Il più incisivo cambiamento nelle “regole del gioco” (fra i sessi) s’è determinato con l’avvento dell’Industrializzazione e della Tecnocrazia: da allora, l’importanza della forza fisica maschile nella produzione del reddito si è quasi azzerata: l’economia terziaria dei servizi consente alla D di essere economicamente autosufficiente, guadagnando quanto un operaio che fa lavori faticosi e rischiosi.
Ecco, allora, che, paradossalmente, con la Modernità si è ritornati a una condizione ancora più primordiale della società contadina: ora interessano solo i maschi-Alpha, cioè quell’1% che consente di elevare la posizione della D ben al di sopra della condizione di impiegata. L’altro 99% è considerato più un “peso da accudire” che una risorsa per mettere su famiglia (la quale non interessa più alla D, perché vista come stile di vita più faticoso e noioso di quello da single).
Ci stiamo forse dimenticando del perché questo sito si chiami come si chiama?..
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Quindi mi stai dicendo che hai chiuso con le donne?
Se è questo ciò che intendi, allora mi scuserai se non ci credo neppure un po’.
Ma, a parte questo, la soluzione quale sarebbe? Tornare all’epoca contadina? Quindi ai tempi in cui si viveva mediamente 40-50 anni e si moriva per un’infezione o una banale influenza?
Beh, ti ringrazio, ma ne faccio volentieri a meno.
Per quanto riguarda il resto, in ciò che dici c’è indubbiamente del vero, ma il fatto è che le “epoche d’oro” non sono mai esistite (anzi, in passato si stava molto peggio, per tanti altri aspetti), ed inoltre sarebbe anche il caso di evidenziare che una buona parte delle donne, soprattutto quando va avanti con gli anni, non esercità (o non esercita più) tutto ‘sto potere sessuale verso gli uomini.
Perciò la storia del maschio alfa è in parte una sciocchezza, dato che la femmina media non può aspirare ai suddetti.
A questo aggiungi un altro particolare, perlomeno per quanto riguarda la nostra società: l’arrivo in Italia (come in Spagna o in Inghilterra o altrove) di giovani donne provenienti sall’Europa dell’Est, ha in parte modificato i “gusti estetici” di molti italiani, i quali, molto spesso, non sono più attratti dalle italiane, perché in confronto alle suddette le ritengono delle “cesse” da evitare come la peste.
Riccardo(Quota) (Replica)
(in attesa che Armando risponda da par suo)
…Ma per cosa? per ottener cosa?
Fino a una 70-80ina d’anni fa non si corteggiava un bel nulla; molti matrimoni erano combinati dai genitori (e spesso per il meglio, perché costoro conoscevano bene le qualità di ragazzi e ragazze del paese); i matrimoni duravano fino alla morte (questo non esclude che fossero vite piene di sacrifici, al maschile e al femminile).
I giovanotti, se non avevano da morire in guerra, bighellonavano fra loro; le fanciulle da marito aspettavano con trepidazione (per quanto brutto e povero fosse il probabile candidato…).
E oggi, questa sorta di roulette del corteggiamento – fra esborsi maschili e sospiri d’insofferenza femminili – che frutti dovrebbero promettere?..
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
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…Ciò che dici – sul confronto fra gli stenti delle epoche passate e la modernità – lo trovo sostanzialmente vero: ma faccio notare che si basa sempre ed esclusivamente sul piano della materia-natura, quindi in una sfera simbolica femminile. Il discorso di Armando – difficile da assimilare, non ne dubito – si fondava sulla riscoperta della (dimenticata) dimensione maschile, che è quella verticale, spirituale.
Riassunto in soldoni: per gli agii materiali, gli UU si sono … “venduti l’anima”.
Per noi, oggi, è difficile immaginare quale fosse la dimensione IDEALE maschile: difficile immaginare che sprezzo avessero, gli UU, degli agii, delle sicurezze, pur d’inseguire ideali pericolosi, mortali. Chi di noi, oggi, si avventurerebbe su tre caravelle, in un oceano sconosciuto e pauroso, (lasciando a casa moglie e figli per mesi e anni), pur di compiere un’impresa che sfidasse i limiti umani (tensione verso il Divino)?
Più gli UU ripiegano verso le comodità del quotidiano, più la loro immagine simbolica scema nell’immaginario femminile. E’ questa, infatti, una delle tante contraddizioni del femminismo: se, apparentemente, quello mira ad assicurare alla D il CONTROLLO assoluto sull’U, una volta che questo sia raggiunto – e l’U ridotto al cagnolino che ronfa pigro sul sofà di casa – ecco che la D, in cuor suo, lo avverte come “troppo addomesticato”, e quindi banale.
Le mollezze del quotidiano, contrapposte alle morti in battaglia, hanno determinato la caduta di imperi.
Quindi: non si può volere le une e le altre comodità-onori. Se la modernità la si trova confortevole sul piano materiale, ci si rassegni al deserto di tensione ideale che essa instaura. Proprio quel deserto arido di ideali che fa sì che l’energia dell’individuo venga tutta convogliata nella pulsione libidica.
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
Ma chi te l’ha raccontato che fino a 70-80 anni fa “non si corteggiava un bel nulla?”
Ma che dici? E poi, se anche fosse stato così (non lo era), tu vivi nel 2017 oppure nel 1917?
Riguardo ai matrimoni combinati, ti rammento che è un discorso che riguardava il Sud (*) ma non certamente i luoghi dove sono nato io, perciò di cosa stai parlando?
Inoltre, se “corteggiare” una donna non serve a nulla e consequenzialmente lasci intendere che delle medesime non te ne frega nulla, sapresti spiegarmi perché scrivi su uomini beta?
Forse per “solidarietà di genere?”, che peraltro al maschile NON esiste?
Ma per favore…
Ascolta, non voglio essere offensivo, anche perché non ti conosco, ma nelle tue parole c’è molta ipocrisia, peraltro tipica di molti “quemmisti” che si nascondono dietro un dito.
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(e spesso per il meglio, perché costoro conoscevano bene le qualità di ragazzi e ragazze del paese);
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Ma dai… fammi il piacere.
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(*) Fino a pochissimo tempo fa (ora non saprei) riguardava anche paesi come la Romania, l’Albania, la Serbia, ecc.
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Riccardo(Quota) (Replica)
Ok, Claudio, allora la soluzione è quella di far crollare la civiltà e tornare indietro nel tempo.
Parole, solo parole, che non significano nulla e che tu stesso scrivi e puoi scrivere grazie alle comodità di cui parli.
Vorrei proprio vederti con la zappa fra le mani…
Riccardo(Quota) (Replica)
Riccardo, non capisco perchè corteggiare una donna debba richiedere una qualche sorta di genuflessione. Lo dico in pillole sintetiche, ma è evidente che poi esistono mille sfumature personalizzate: è così difficile dire (o più sottilmente) far capire nell’eterno gioco a nascondino che è il “corteggiamento”: “amica mia, tu mi piaci per questo, questo,,,,,,,,,,,, io sono l’uomo che vedi, che ascolti, che fa quello che dice e dice quello che pensa, ma non ti sbavo dietro fino a perdere la mia dignità di uomo”.? Io penso che non sia così difficile, naturalmente a patto di essere pronti a lasciarla perdere se lei se la tira troppo. Se fa così, credimi, meglio fregarsene altamente. Mica sarà l’unica donna al mondo, che diamine. Vedrai che se è una donna “sana” apprezzerà molto un atteggiamento e un comnportamento virile.E se non è “sana”, allora a che prò perderci tempo? Mi sembra fosse Rino a parlare di “distacco emotivo”. Credo sia così a patto di leggere qule termine non come anaffettività o non disponibilità a innamorarsi, ma come “indipendenza emotiva”. che non è esattamente lo stesso concetto. Insomma occorre avere ben chiaro che non deve esistere donna al mondo per la quale perdere la propria dignità di uomo. Dignità che è in primo luogo verso se stessi ma che non puà non tradursi anche in comportamenti concreti. E sia chiaro, non parlo di quella specie di sindacalismo maschile che qualche volta fa capolino anche in questo sito. Se ti fa piacere pagarle una cena, va benissimo, purchè non diventi un obbligo per te e un diritto per lei. Se ti fa piacere, e lo fa a lei, qualche gesto di gentilezza, va benissimo. Ma mai rinunciare per lei alle cose che davvero contano per te. Vedrai che con le donne sane, e credo che dietro a tante sonanti dichiarazioni che farebbero pensare il contrario, ne esistono ancora, funziona. Le donne non sono dee inscalfibili che richiedono sacrifici umani (metaforici). O meglio ce ne sono anche di quel tipo, e allora scappa a gambe levate, Ma le altre, grattate le apparenze. sono esseri umani di sesso femminile con tutte le fragilità degli esseri umani (tutti) e quelle specifiche femminili, che in un uomo desiderano, alla fine, trovare la solidità maschile che tracci, anche per loro, un quadro di riferimento entro il quale esprimere la propria femminilità senza che tracimi. E’ ovvio che, mutatis mutandis, stesso discorsa vale anche al contrario con tutte le differenze di contenuti del caso. Un uomo, per esempio, può trovare tramite una donna il coraggio di esprimere più liberamente i propri sentimenti, o sentirsi libero di non essere onnipotente senza che cià infici la propria virilità interiore.
ARMANDO(Quota) (Replica)
Riccardo,ti vorrei contraddire per esperienza.Anche le donne che ritieni più insignificante dal punto di vista attrattivo,esercitano sempre un potere sugli uomini,o magari quelli che incrociano la loro strada.Non per forza di tipo manipolatori o dominante,dipende dalla personalità,ma dal punto di vista attrattivo.
In soldini,per una donna è più facile attrarre un uomo.
Mentre per l’altro metà non è cosi.
E quasi tutti sono uomini coloro che hanno una vita relazionale e sessuale che collima con quella dei frati francescani.
Arturo(Quota) (Replica)
@Claudio
Per l’esattezza solo uno è sposato,gli altri hanno cambiato donne come se fossero un paio di calzini.
L’unico pendejo del gruppo sono io.
Arturo(Quota) (Replica)
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Arturo, mi riferivo a donne brutte, grasse, nonché avanti con gli anni.
Ecco, in quel caso non si può certamente dire che le donne esercitano chissà quale potere sugli uomini (parlo in generale, non di casi singoli, quindi di uomini per i quali una donna “basta che respira”…).
Se no è chiaro che, di norma, per una donna è più facile attrarre un uomo piuttosto che il contrario.
Riccardo(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2017/05/10/maschio-bianco-ed-eterosessuale/
mauro recher(Quota) (Replica)
Contraddizioni in esplosione
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Ma guarda un po’…
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Bellissimo questo convergere di contraddizioni esplosive che smascherano alcune faraoniche menzogne (a noi note).
Rino DV(Quota) (Replica)
Qualcosa di diverso dai Piombi, da Rebibbia, dalle galee.
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Custodia attenuata
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Una donna con figli può-deve godere di un trattamento di favore, della custodia attenuata?
Beh, se ne può discutere.
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Della custodia attenuata per uomini con figli (detti anche padri) non si è mai discusso e non si discute.
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Quando però si giungerà alla Società Femminista, se ne discuterà, allora ci sarà la pari-parità.
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Per il momento ai denunciati per violenza sessuale l’Ordine Nuovo femminista ha tolto anche i benefici della Gozzini.
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Parce subiectis.
Rino DV(Quota) (Replica)
Non sapeva di essere incinta.
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Un poco alla volta …si rende conto e riacquista la memoria.
Come accadde a quella di Como che ammazzò 3 figlie.
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Smemorata comasca
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Di questa comasca l’ultima info che ho è che è stata riconosciuta inferma di mente. E infatti lo è.
Aspettiamo l’assoluzione per infermità di mente di un padre separato stragista. Aspettiamo.
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino DV,
Infatti ,come hai detto giustamente è inferma di mente, ma credo che aspetteremo invano l’inverso, perchè sembra che l’uomo (inteso come maschio), non possa essere infermo o avere un raptus, l’uomo è cattivo ,uccide e basta
mauro recher(Quota) (Replica)
Rino DV,
http://violenza-donne.blogspot.it/2009/12/mantova-madri-assassine-nel-caercere.html
http://violenza-donne.blogspot.it/2010/06/madri-assassine-reportage-su-currenttv.html
Claudio Manzari(Quota) (Replica)
Non è colpa mia, credetemi.
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Approfondimento, amaro, cinico e alla fine, brutale.
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Infatti, quando si pensa, si pensa. Non si spera e non ci si dispera. Si pensa e basta, a prescindere dalle implicazioni sociopolitiche di quel pensare.
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Per millenni e in molte* culture le FF sono state assimilate ai bambini in quando irresponsabili o solo parzialmente responsabili.
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Ovviamente il femminismo ha liquidato tale visione come infame e infamante, come un principio antiumano che qualifica (=squalifica) le FF riducendole al rango di esseri inferiori. Esseri che non raggiungono la piena e perfetta maturità.
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Non ho alcuna obiezione: legittima rivendicazione della pienezza della coscienza e quindi della totale identità ontologica con il maschio.
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Senonché la piena irresponsabilità femminile è rivendicata in teoria e difesa nella pratica giudiziaria dal femminismo in quanto si assume che ogni comportamento antisociale femminile si debba attribuire al contesto (sociologia) o al vissuto (psicologia).
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E così arriviamo al brutale: come se fosse vero davvero e veramente che le FF non sono responsabili di ciò che fanno.
Stupefacente conferma delle assunzioni misogine degli antichi e dei premoderni.
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Non è colpa mia se qui, purtroppo, i conti tornano.
Se, percorso il periplo di tutta la storia umana, siamo tornati là dove eravamo partiti.
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Non è colpa mia se il femminismo conferma le più aberranti tesi dei misogini.
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Tesi che, visti i fatti, smettono di essere aberranti come quegli antichi smettono di essere misogini.
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Non è colpa mia.
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Credetemi.
*(o tutte?)
Rino DV(Quota) (Replica)
Immagine che ho visto molte volte, ma mai in questa prospettiva
mauro recher(Quota) (Replica)
ci sono due forme di irresponsabilità. quella di chi è ritenuto inferiore, incapace di intendere e volere, e quella di chi si ritiene superiore, sopra la legge. il femminismo non lo afferma chiaramente perché si sveletenbe x quello che è, ma lo afferma nei fatti e anche traspare da alcuni argomenti, come quello della signoria incondizionata della donna sul figlio non ancora nato. l’infanticidio è solo un prolungamento non dicibile di quella signori a.
Armando(Quota) (Replica)
Aria di odio
Arrivato il caldo, è ritornata in auge la menzogna dell’aria condizionata.
Gramellini (di recente passato al Corrierone) se l’è ovviamente bevuta per vomitarne i miasmi in prima pagina.
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Ieri leggevo della nuova storia della medicina. Si scopre finalmente che fu creata dai maschi a proprio beneficio dove però le FF sono state usate come cavie.
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Intanto mi segnalano che l’amministrazione di Barcellona patrocina (scusate: matrocina) una campagna contro le mestruazioni eteropatriarcali a favore del mestruo libero, rivoluzionario e antiefficientista (=anticapitalista ??).
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino DV,
Ho troppo rispetto di chi, in estate come in inverno, uomo o donna che sia, è costretto a beccarsi il caldo come il freddo, a sudare o a tremare per portare a casa la pagnotta per non mandare affanculo Gramellini.
Gramellini: VAFFANCULO.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
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Per millennie in molte* culture le FF sono state assimilate ai bambini in quando irresponsabili o solo parzialmente responsabili.
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Rino, quella non è una tesi “misogina”, bensì la nuda e cruda realtà.
In questo gli antichi non erano affatto ingenui.
Anzi.
Casomai ad esserlo sono i “moderni”.
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P.S. Non a caso in passato aprii discussioni “scandalose” come questa.
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http://questionemaschile.forumfree.it/?t=11347249
Sandro D.(Quota) (Replica)
…e comunque noi italiani siamo peggio dell’isis, sappiatelo….
Enrico(Quota) (Replica)
Cassazione: lei sì, lui no! Non è discriminazione.
Se dunque non è discriminazione è… parità.
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Papale papale
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(Da: a voice for men AVFM it).
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La parità è che lei può scegliere, lui no.
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Quella di lui sarebbe una “pretesa antinaturale”.
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Osservazione laterale:
uno dei caratteri dei sistemi liberali è che la magistratura sia indipendente dal governo. Ossia che i ministri (e chiunque occupi poltrone politiche) possano essere inquisiti. In altre parole che abbiano motivo di temere la magistratura.
Eccellente principio, che è non solo teorico, ma talvolta, in certe stagioni e situazioni storiche, effettivo, (ad onta di quel che si dice sulla dipendenza della magistratura dal governo). Il Berlusca ne sa qualcosa. E con lui molti altri ministri, governatori regionali e sindaci di tutte le casacche.
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Accade dunque che i giudici siano effettivamente indipendenti dal governo. Ma non dalle forze che agiscono nella società.
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A queste essi obbediscono ciecamente.
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Sentenziano ubbidendo ai veri poteri sociali.
A prescindere da ogni costituzione, da ogni legge e dal governo formale.
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Sono indipendenti dal governo, ma non dal Governo.
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino DV,
Rino quoto parola per parola.
C’è chi nemmeno ha coscienza della situazione e chi messo di fronte all’evidenza nelle migliore delle ipotesi la nega. Ho dato uno sguardo ai commenti degli uomini a questa notizia. Pochi si indignano, ma restano nell’immobilismo. Molti addirittura non ci credeono o chiedono le “fonti” ufficiali (questi sono i più ridicoli). Altri arrivano addirittura a pensare di “castrarsi” (vasectomia). Ci rendiamo conto? Pensare alla vasectomia risulta per qualcuno più facile che pensare a lottare per i propri diritti. Io non ho parole…
Gino(Quota) (Replica)
<>
Chiarissimo: il maschio è cattivo, spinto solo dal suo tornaconto economico. La femmina è invece sempre buona. Dice la sentenza che il rifiuto della maternità è collegato a ragioni personali “spesso connesse……”. Se anche fosse vero. la stessa cassazione dice che lo è spesso, non sempre. E quando il caso non rientra nello “spesso”, allora i motivi quali sarebbero se non quelli abietti dei maschi, i soldi o una carriera in pericolo (che evidentemente si valuta più di una vita umana), o semplicemente la non voglia di occuparsi di un “peso”? Ed ancora, come si fa a classificare un caso fra lo spesso e il non spesso. Quindi si taglia la testa al toro e si dice che sempre e comunque la donna può scegliere, quali che siano le motivazioni, mentre il maschio non lo può mai. Si regolano inmodo differenziato situazioni differenti. Vero! La differenza è che la femmina è sopra la legge e il diritto, o meglio si fa pro domo propria la legge e il diritto, semplicemente perchè ha la forza di farlo. Come i sovrani ab-soluti. La differenza è solo questa.
Altro la soluzione che può essere impostata in due modi opposti:
a)Pari diritti per tutti, oppure
b)Pari doveri per tutti
E’ evidente che esiste una notevole differenza fra le due possibilità. . Che società avremmo con a) o con b)? Che concezione della persona e dei suoi rapporti cogli altri con a) o con b) ?
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Leggete questa notizia e i commenti http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/toscana/arezzo-dimenticata-in-auto-dalla-madre-morta-bimba-di-un-anno-e-mezzo_3075603-201702a.shtml
Voglio un vostro parere. E ditemi cosa sarebbe accaduto se invece di una madre ci fosse stato un padre.
Gino(Quota) (Replica)
…E ditemi cosa sarebbe accaduto…
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Due pesi e due misure, come sempre.
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Del resto il simmetrico è già accaduto.
Quindi non si tratta di un sarebbe ma di un “è stato”.
Rino DV(Quota) (Replica)
Diciannove anni fa, a Catania, un padre dimenticò in auto il figlio di nemmeno due anni.
http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/1998/07/04/VA501.html
Ricordo benissimo che ci fu chi scrisse che “a una madre non sarebbe mai successo”.
Testuali parole
Sandro D.(Quota) (Replica)
E ancora… La vera vittima è lei.
http://m.lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2017/06/07/news/ai-domiciliari-a-quattro-giorni-dal-delitto-1.15457336?ref=hfnffeea-1
Gino(Quota) (Replica)
https://www.facebook.com/Prof.GuidoSaraceni/posts/1369503949763816
Nel week end una ventiduenne di Brindisi ha accoltellato un coetaneo al torace dopo aver lanciato una bottiglia di birra sul viso di un altro ragazzo. Entrambe le vittime avevano preso le parti di un venditore di rose che la ragazza stava ingiustamente umiliando. Scommetto che non avete letto questa notizia altrove – certo, l’informazione è stata monopolizzata da altri e più gravi eventi. Ma domandatevi per un attimo cosa sarebbe accaduto se fosse stato il venditore di rose ad accoltellare la ragazza. O se fosse stato un maschio a ferire due coetanee in quel modo. Pensate che la notizia sarebbe passata ugualmente inosservata? Anche ora che avete letto, non state forse pensando “non è possibile che una ragazza abbia fatto una cosa del genere, avrà avuto i suoi buoni motivi”? La verità è che “donna” non significa “vittima”, “bullo” non significa “uomo” e “bianco” non significa “buono”. Siamo talmente schiavi dei nostri pregiudizi da non riuscire più a percepire le mille sfumature che rendono questo mondo così affascinante e al tempo stesso così tremendamente complicato.
Il punto è che la linea di confine tra buoni e cattivi è trasversale e squarcia irrimediabilmente tutte le nostre belle etichette preconfezionate. Mi rendo conto che tutto ciò sia poco rassicurante, ma non è mai stato un compito della verità esserlo.
Semplicemente perfetto
mauro recher(Quota) (Replica)
Gino,
mauro recher,
Mauro ho letto il post e i commenti. Noto che molte donne si infastidiscono moltissimo e sono così attaccate al loro status di vittime. Sarà che forse questo status porta loro privilegi? Sarà che forse ammettere la verità è cioè che la violenza non ha sesso, le costringerebbe ad un rapporto veramente paritario con l’altro sesso, e a pesare alle conseguenze di ogni loro azione come gli uomini già fanno da anni? Domande retoriche ovviamente. Conosciamo già le risposte.
Gino(Quota) (Replica)
Chiudi le gambe machista!
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Aspettiamo le ordinanze italiane.
Rino DV(Quota) (Replica)
http://www.oltrelalinea.news/2017/03/09/preve-femminismo-organico-al-capitalismo/
mauro recher(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2017/06/13/il-galvanometro/
mauro recher(Quota) (Replica)
I tre mariti
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Finalmente ci siamo: ecco a noi i 3 mariti
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L’idea degli antigenderisti secondo cui, stabilito il matrimonio tra due omo si sarebbe andati oltre, non essendoci ragione di limitarsi a due, venne liquidata come capziosa caricatura della realtà, paranoia da omofobi.
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Eccoci serviti.
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Rino DV(Quota) (Replica)
La poligamia omo dunque è ok. E’ rivoluzionaria…(sic!)
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Quella etero no.
Perché un uomo con due DD – o 2 UU con 5 DD – non andrebbe bene?
Rino DV(Quota) (Replica)
https://www.facebook.com/events/101424490463853/?acontext=%7B“ref”%3A”3″%2C”ref_newsfeed_story_type”%3A”regular”%2C”action_history”%3A”null”%7D
spero in una “trollata” comunque sia vi copio il testo
arbara Bonomi Romagnoli è una “piccola ape furibonda”, giornalista, apicultrice e femminista!
Parleremo con lei del suo libro BEE HAPPY e della società delle api. Una società che funziona come un organismo collettivo dove tutto il lavoro produttivo e di cura viene condiviso.
Api nutrici, api spazzine, api esploratrici, api bottinatrici, api guardiane, api becchine. Tutte INSETTE femmine!
E poi la capa, l’ape regina, che non è una Maria Antonietta bisbetica e viziata, ma soltanto la prima della fila, quella che casualmente da piccolina viene nutrita meglio e che lavora, come le altre, per il benessere collettivo, sapendo che quando non sarà più in grado di soddisfare ai bisogni del gruppo, per decisione collettiva, sarà fatta da parte.
Una bellissima società collettiva e di femmine, quindi!
Poveri fuchi che hanno solo quell’unico banalissimo ruolo… e quando non sono più in grado di fecondare, vengono allontanati. E siccome non sanno né cucinare, né lavare, né fare la spesa, né stirare… muoiono di inedia.
Il libro di Barbara sarà l’occasione per parlare quindi di apiculture e mieli, ma anche di femminismi, ecosocialismo e lavoro operaio! Tutte e tre le dimensioni del nostro essere ANTICAPITALISTE!
mauro recher(Quota) (Replica)
Rino DV,
Come sei limitato Rino. Il perchè è chiaro. Se ogni coito eterosessuale è stupro, un U con 2 D o più, darebbe luogo a un sacco di stupri legalizzati, No, no! Molto meglio, ad esempio, un poliamore uomo/animali. Ci sono certe pecorelle davvero stimolanti…mmmmmm!
Prima o poi ci si arriverà, in questo inabissamento della civiltà!
ARMANDO(Quota) (Replica)
Ho letto tutti i vostri post e sono tutti interessanti.
Il problema è che per molte donne è un normale gioco della m,ente alternare vittimismo e condizione di superiorità.
Quando quest’ultima viene messa in discussione o quando la vita le fa scendere da quel trono immaginario,passano al vittimismo.
Superiorità creata ad hoc da questa cultura di massa.
Io essendo un maschio bianco,poco attraente perchè calvo,farei prima a farmi una vasectomia,almeno mi garantisco una maggiore vita sessuale.
Qualcuno penserà: che deficiente!
Ma quale deficiente,la gravidanza con relativo poppante in seguito potrebbero essere usati come dei pretesti di negazione della vita sessuale!
Renzoni(Quota) (Replica)
Vediamo se questi commenti (dovuti al fatto di Londra) vi ricordano qualcosa
mauro recher(Quota) (Replica)
Nello stesso giorno:
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Il sesso è un diritto delle DD anche dopo i 50
Sesso post50 diritto donne
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Su giornale cartaceo oggi l’articolo con la parola “diritto” e due commenti di femministe che lo rivendicano come una conquista non ancora del tutto conquistata contro il patriarcato-misogino-omofobo-etero-fallocratico.
Non è un diritto dei mariti. Neanche se sono vecchi.
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Malaysia Abuso
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Si noti la contestualizzazione ed il commento del reporter.
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Affinché i posteri sappiano: dichiaro che in questo inizio del XXI secolo alcuni UU hanno preso coscienza che il diritto delle partner di imporre la castità sine die ai loro uomini è un crimine.
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Firmato: Rino Della Vecchia, scrivente nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.
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Defecheranno sulle nostre tombe ma non ci toglieranno la coscienza, la piena coscienza del male che ci colpisce.
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“Ha scoperto se stesso colui che dice: questo è il mio bene e questo è il mio male” (F. Nicce).
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Abbiamo scoperto noi stessi.
Siamo la luce del nostro tempo.
Ah, che destino felice!
Che epoca fantastica!
Che colpo di fortuna vivere in questi tempi fenomenali!
Se non fossi ateo, ne ringrazierei Dio.
Essendo ateo, ringrazio il Caso (un altro nome per la stessa cosa).
Rino DV(Quota) (Replica)
Ricapitoliamo.
Sacrosanti diritti femminili riconosciuti dai parlamentari maschi e/o dai giudici di tutto l’Occidente. Nonché da tutti gli intellettuali di tutte le scuole, i giornalisti di tutte le testate e i preti di tutte le religioni.
1- Diritto di imporre e sottrarre la paternità ad arbitrio, ivi compreso l’uso della frode.
2-Diritto di rifiutare il sesso, cioè di imporre al partner la castità sine die (= a vita)
3-Diritto di ricostruire a posteriori la propria volontà nelle relazioni con il maschio: si tratti di approcci episodici (=molestie), reiterati (=stalking) o di rapporti fisici (=stupro)
4-Diritto di espellere il partner dalla casa di lui, di fargli pagare le relative imposte e il mutuo (se non provvede lui provvede il suocero con i suoi 900 al mese di pensione- caso locale in essere a pochi metri da casa mia).
5-Diritto non formale ma reale di imporre al padre separato i termini della frequentazione dei figli.
6-Diritto di nascondere la paternità per decenni e poi di presentarsi a chiedere il “dovuto” mantenimento del figlio a chi ha già una o altre due famiglie.
7-Diritto al mantenimento sine die post divorzio. Ciò addirittura a parità del livello di vita precedente: regola negata di recente dalla Cassazione ma immediatamente riconfermata dai tribunali territoriali (es. Udine – settimana scorsa).
8-Diritto di querelare il partner per abusi senza doverne dare le prove, senza doversi confrontare con l’accusato e senza poter più rimettere (=ritirare) la querela.
9- Diritto a 3 mesi di esenzione dal lavoro, remunerata, a quella che denuncia il marito per stalking-abusi.
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Questi sono alcuni dei diritti di F nella relazione diretta con M. Diritti approvati da M in sede legislativa e/o in sede giudiziaria (dove però ormai il 53% del corpo giudicante è femmina).
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Rino DV(Quota) (Replica)
No, non siamo i peggiori!.
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Udite fratelli. Pensavamo di essere i peggiori, noi etero, invece no.
Oggi si scopre che i gay sono peggiori di noi! Ancora più misogini di noi.
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Come è possibile?
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Loro sono migliori. Più buoni, più sensibili, più multitasking, più accoglienti, più ecologisti-pacifisti-umanisti. Più puliti, più ordinati, più affabili. Meno narcisisti, meno fragili, meno fanfaroni. Meno violenti.
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Erano…
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Benvenuti tra i reietti, cari amici gayosi.
Vi aspettavamo da tempo.
Era ora.
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Venite, c’è posto.
Rino DV(Quota) (Replica)
Forse , dico forse Rino, perchè i gay, come gli etero sono delle persone e quindi possono compiere gesti efferati ? Potrebbe essere una probabilità che le femministe sempre negano
mauro recher(Quota) (Replica)
Nel giorno in cui apprendiamo che J. Damore di Google è stato licenziato per aver scritto che F ed M sono biologicamente, cioè geneticamente, cioè naturalmente diversi:
Differenze biologiche? Licenziato
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quello stesso giorno il medesimo giornale ci informa che F ed M sono geneticamente diversi, nel senso che F è “più”.
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Ha il cervello più “attivo”.
Cervello F più attivo
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Si noti il titolo dell’art di 27Ora: “Google licenzia l’ingegnere che ha scritto il manifesto “anti-diversità”
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(Autore un uomo).
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Ci siamo capiti? E’ stato licenziato per aver detto che F ed M non sono diversi.
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Chi le inventasse – per esercitarsi in forme acute di delirio – verrebbe giustamente canzonato e sbeffeggiato.
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La realtà ci canzona, ci dileggia e ci sbeffeggia.
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Ma quanti se ne accorgono al di fuori di noi?
Rino DV(Quota) (Replica)
”
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La confusione deriva dal fatto che la sezione di Google dedicata all’inculcamento della totale uguaglianza si chiama, orwellianamente, Dipartimento della Diversità. Per cui andargli contro vuol dire essere anti-diversità
Enrico(Quota) (Replica)
Orwell è il nostro profeta.
Dove si intende che GF significa Gr Sorella, ovviamente..
E grazie Enrico.
Rino DV(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2017/08/10/il-potere-della-schiava/
mauro recher(Quota) (Replica)
Nella orwelliana Fattoria degli animali, tutti gli animali erano rigorosamente uguali, ma i maiali, che avevano il potere, un po’ più uguali degli altri.. Perfetto. Si adatta magnificamente al caso in questione. Per cui: se uno sconsiderato osa dire che donne e uomini sono diversi, allora può essere accusato di vetero maschilismo etc. etc. con le ovvie conseguenze di qualsiasi “democrazia” che ammette tutte le opinioni, anche le più diverse, a l’unica condizione che siano conformi alle proprie, ossia all’ovvio riconoscimento dell’evidenza: l’uguaglianza fra uomini e donnei.
Se invece uno sconsiderato osa dire che uomini e donne sono uguali, allora può essere accusato di non rispettare quell’uguaglianza un po’ più uguale delle donne, con le ovvie conseguenze di qualsiasi “democrazia” che ammette tutte le opinioni, anche le più diverse, a l’unica condizione che siano conformi alle proprie, ossia all’ovvio riconoscimento della evidente maggiore uguaglianza delle donne rispetto agli uomini.
Questa è la democrazia, bellezza. E non solo nei rapporti fra i sessi, se solo ci guardiamo bene intorno.
ARMANDO(Quota) (Replica)