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Di seguito il secondo video che abbiamo realizzato.
La linea politica, la strategia e gli orizzonti filosofici e valoriali del Movimento degli Uomini Beta si evincono dal Manifesto ("Il Movimento") e dai "Principi", pubblicati entrambi sulla homepage del sito, nonché dagli scritti pubblicati negli spazi riservati agli “editoriali” e agli “articoli”.
Lo spazio dei commenti è libero ed è stato creato per dare a tutti/e (indipendentemente dalla loro collocazione nei confronti del Movimento) l’opportunità di esprimere la propria opinione, purché nel rispetto delle regole della civile convivenza, delle altrui opinioni e dello Statuto del Movimento.
Conseguentemente, i commenti ivi pubblicati non sono in alcun modo riconducibili al Movimento degli Uomini Beta, ma esprimono solo ed esclusivamente posizioni individuali.
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2.216 Commenti
esempio di femminismo esasperato ,il blog è una vita d a strega e il post in questione è questo
http://vitadastreghe.blogspot.com/2011/08/il-movimento-delle-donne-lettera-vita.html
lettera lunga e abbastanza monotona .ma riporto alcune considerazioni
———————————————————————–
ho trovato questa lettera scritta da una certa Donatella Proietti
,vecchia conoscenza mia (abbiamo avuto qualche diatriba ) ,non credevo di
essere cosi importante ,ma parla ,anche se non fa il nome ,pure di me … tratta dei troll maschili (perchè se non la si pensa come loro ,siamo
troll ,mi sembra fuori discussione )
il punto è questo …….
Conflitto agito con grandissima slealtà da parte di un maschile
violento e arrogante, lo stesso che spesso vediamo imperversare nei blog delle donne e che
dall’interno del nostro discutere, cerca di disgregare i nostri ragionamenti, il
troll. I troll che frequentano i nostri blog non sono troll qualsiasi,sono
degli esseri inqualificabili, probabilmente pagati allo scopo di
schiacciare il nostro sforzo, gentaglia che si presenta con maschere oramai
identificabili che
vanno dal bravo e colto ragazzo femminista, all’uomo brutto che si vittimizza,
allo psicopatico che allude alla sofferenza imposta dalla madre, eterno
bersaglio della mentalità patriarcale…..
il bravo colto ragazzo femminista è un certo paolo1984 ,uomo beta
mancato,dove tenta di sparare le sue cartucce ,dando sempre ragione alle donne,con
post abbastanza puerili .tenta di giocare il due di coppe ,però si va a
denari, l’uomo brutto e vittimista ovviamente sono io (solo le donne brutte
possono permettersi di fare le vittime ,agli uomini va tutto bene )
il terzo era un certo pandora ,matto come un cavallo ,peccato mi aveva
dato la sua e-mail però bisogna prenderlo alla buona ,abbastanza permaloso ….
il bello è che crede che siamo addirittura pagati!!!
non so gli altri due ,ma questa signora deve sapere che il sottoscritto
si alza alle 6 del mattino per 8 ore in fabbrica ,è quello è il mio lavoro ,e
li che guadagno da vivere ,quello che faccio qui con il pc è una passione mia ,sono le
mie idee e non sono in vendita …
prima di credere di essere cosi importanti che ,alcuni fantomatici gruppi
maschilisti paghino dei troll (capito che modestia che hanno le signore)
,dovrebbero pure capire che esistono gruppi ,come uomini beta che
forgiano un idea nuova e alternativa ,e se vogliamo, scomoda ….
sono un tantino incavolato primo ,perchè non lo sapevo che so poteva guadagnare
facendo il troll (fabrizio sei in debito )
e secondo ,ma queste ,perchè sono andate in una televisione di sky che
non vede nessuno (una certa la3) si sono montate la testa
scusa Fabrizio per il piccolo sfogo ,una puntura di una zanzara
Mauro
mauro recher(Quota) (Replica)
Sì, magari c’è anche un’internazionale maschilista che cospira contro i loro così piacevoli siti-blog.
In verità, tranne rarissime eccezioni, non si legge nei loro siti, per quanto ho potuto verificare, un solo accento critico nei loro confronti, nonostante ciò che scrivono sia il trionfo dell’ipocrisia. Ma a loro non basta, vogliono vedere tutti ai loro piedi ad appaludire.
Alessandro(Quota) (Replica)
Stralci dal blog postato da Mauro Recher
“I troll che frequentano i nostri blog non sono troll qualsiasi,sono
degli esseri inqualificabili, probabilmente pagati allo scopo di
schiacciare il nostro sforzo,…”
Questa gente è ormai in preda al delirio…
“gentaglia che si presenta con maschere oramai
identificabili che
vanno dal bravo e colto ragazzo femminista, all’uomo brutto che si vittimizza,
allo psicopatico che allude alla sofferenza imposta dalla madre, eterno
bersaglio della mentalità patriarcale…..
il bravo colto ragazzo femminista è un certo paolo1984 ,uomo beta
mancato,dove tenta di sparare le sue cartucce ,dando sempre ragione alle donne,con
post abbastanza puerili .tenta di giocare il due di coppe ,però si va a
denari…”
“l’uomo brutto e vittimista ovviamente sono io (solo le donne brutte
possono permettersi di fare le vittime ,agli uomini va tutto bene )”. (Mauro Recher)
Ritengo che quando parlano di psicopatico si riferiscano invece al sottoscritto… evidentemente hanno letto il mio articolo “Ho subito violenza ma l’Istat non lo sa”, anche perchè non metto mai piede in nessun altro blog. Povera la mia mamma anche lei eterno bersaglio della mentalità patriarcale…
Ciò detto, quello che mi colpisce è il linguaggio di questa gente, il loro modo di esprimersi, così infarcito di luoghi comuni, di sloganistica pseudo tardo ideologica, di una povertà complessiva che lascia veramente sbigottiti. Devo essere onesto, leggendo queste loro parole mi sembra di ripiombare ai miei diciotto anni quando il mio modo di esprimermi (e soprattutto la mia testa) era in tutto e per tutto simile a quello dei volantini dei gruppi extraparlamentari di allora.
Non un passo avanti, in nessuna direzione, e questo è sconfortante, da un certo punto di vista. Non ho neanche bisogno di vederle dal vivo queste persone per sapere come sono vestite, quali abiti indossano, quali posture fisiche hanno e quali atteggiamenti assumono, come parlano, i libri che leggono, i film che vedono (Ferzan Ozpetek è il loro preferito…) le persone che frequentano, gli sport che praticano, i luoghi scelti per le vacanze, i partiti per i quali votano, persino le sigarette fumano…
Tutto molto scontato, e tutto molto povero, di una povertà assoluta, giustificabile solo se non si è ancora raggiunta la maturità o al limite l’”età della ragione”, e si vive alla costante ricerca di punti di riferimento. E allora anche una pseudo ideologia raccogliticcia e un po’ di slogan raffazzonati possono andar bene per riempire un vuoto. Solo in questi casi tutto ciò può essere comprensibile. E’ desolante però constatare, e purtroppo lo constato di persona quotidianamente, che moltissima gente versa ancora in quelle condizioni e che i giovani ricalcano pedissequamente modelli stravecchi di decenni.
Ancora oggi se si va in un centro sociale si vedono giovani con i capelli rasta, borchie e orecchini su tutto il corpo, jeans sdruciti, bottiglia di birra e canna in bocca, come se assumere questi comportamenti significhi essere dei rivoluzionari. Tutto ciò poteva avere un suo senso 40 anni fa, oggi non ne ha alcuno…
Ecco, mi pare che, con modalità solo parzialmente differenti, queste persone di questi blog pseudo femministi, siano un po’ come questi altri che ho appena descritto. La cosa drammatica è la limitatezza assoluta del loro orizzonte complessivo, culturale, filosofico ed esistenziale.
Di questo, naturalmente, dobbiamo essere onesti, la responsabilità non è soltanto loro, ma di una cultura e di una politica che li ha fatti crescere in questo vuoto. Lo stesso simmetrico vuoto pneumatico dei loro coetanei di “parrocchie” culturali e politiche diverse e opposte (solo formalmente) alle loro, quelli che girano con tre cellulari, con l’automobile alla moda, con gli abiti firmati, che frequentano altre discoteche, altri bar, che ostentano successo e ricchezze che per lo più fingono di avere (indovinate un po’ a quale scopo?… ).
Insomma due facce della stessa medaglia, anche se loro non ne sono consapevoli. Se lo fossero smetterebbero gli uni di mettersi l’orecchino e di conciarsi i capelli alla moda rasta e gli altri di girare con tre cellulari e di comprarsi la “smart” che fa tanto “figo/a”…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
il caso Arcuri visto in questo articolo che io trovo divertente
http://www.keinpfusch.net/2011/09/libera-e-bellaancora-post-semiserio.html
mauro recher(Quota) (Replica)
“Gli omosessuali, invece, non hanno bisogno di giungere a compromessi, e la loro esperienza mette in mostra la sessualità umana in una forma più pura”. (Sandro2)
Sono completamente d’accordo. La sessualità omosessuale (beati loro, e lo dico senza alcuna ironia…) è del tutto immediata, nel senso letterale del termine, cioè non mediata da recite, schermaglie di vario genere, finzioni, pantomime, doppi se non tripli metaforici salti carpiati, contrattazioni non dichiarate (naturalmente sempre a senso unico, sono i maschi che devono “lavorare”) che caratterizzano invece la relazione fra eterosessuali. Tutto ciò anche indipendentemente (ammesso che sia possibile separare questi aspetti) dalla ragione strumentale e dalla logica del maschio dominante di cui abbiamo ampiamente parlato proprio ieri.
E questo per ovvie ragioni, come spiegava egregiamente Sandro2, e cioè perché stiamo parlando dell’incontro fra uomini, cioè fra individui simili con le stesse esigenze e lo stesso modo di pensare e di sentire, e per queste ragioni in grado di comprendersi. La finzione e la messinscena di fatto eretta a regola, che caratterizza mediamente la relazione fra un uomo e una donna sarebbe del tutto ridicola tra due omosessuali, non avrebbe neanche luogo né credo l’abbia mai avuto, per lo meno da quando l’omosessualità è vissuta liberamente. Se soltanto uno dei due provasse a porla in essere, magari per gioco o per verificare la reazione dell’interlocutore, quest’ultimo scoppierebbe in una fragorosa risata e non potrebbe esimersi dal dirgli:”Ma che cacchio stai facendo? Sei forse uscito di senno?…”
Ecco, questa sarebbe la risposta immediata e spontanea di un maschio omosessuale di fronte ad una (assai improbabile) messinscena di un altro maschio eterosessuale che gli si approccia. Pensate quindi come sono combinati i maschi eterosessuali costretti a dover considerare come “normale” o addirittura “naturale” ciò che essi stessi intimamente considerano una farsa…
Non ho nessunissima difficoltà né falso pudore ad ammettere , e non sto affatto bluffando, che avrei preferito mille volte nascere omosessuale; mi sarei risparmiato tanta finzione, ipocrisia, sofferenza, incomprensioni, ricatti psicologici e sessuali, assenza di spontaneità e reciprocità (fenomeno quest’ultimo, dal mio punto di vista, gravissimo, di cui il “femminile” è responsabile in toto) che caratterizzano la relazione eterosessuale. La mia vita sarebbe stata quindi molto più serena, leggera, libera da dipendenza sessuale e spensierata (naturalmente in un ambito in cui l’omosessualità fosse considerata una condizione del tutto libera). E anche su questo non ho dubbi.
Ma purtroppo i gusti sessuali non li possiamo scegliere, checché ne dica una corrente del femminismo che è arrivata a sostenere che anche la sessualità può essere una scelta soggettiva…Va bè, lasciamo perdere questi deliri da pseudo ingegneria psicosociale da accatto…
“Quelli eterosessuali rappresentano un compromesso tra i desideri di un uomo e i desideri di una donna, e tendono quindi a minimizzare le differenze tra i sessi” (Sandro2)
A mio parere questa affermazione è fin troppo cauta, perché a mio parere, non si tratta di un compromesso ma di una resa del maschile nei confronti del femminile. . Resto convinto che siano i maschi a piegare, obtorto collo, la loro sessualità (con tutti i risvolti psicologici e nevrotici del caso…) ai desiderata femminili (il ricatto sessuale e psicologico di cui sopra). Per questa stessa ragione non sono affatto d’accordo nel sostenere che il matrimonio abbia rappresentato e rappresenti un vantaggio per i maschi. E’ una balla, in realtà la monogamia è una sorta di metaforico (e anche pratico) penitenziario a cui la grande maggioranza degli uomini sceglie (volontariamente?…) di piegarsi, perché, come si suol dire, vige la legge del “o è così o è così…”. Il matrimonio va incontro molto di più alle esigenze (in questo caso forse più naturali che culturali) femminili che non a quelle maschili, come invece ci ha falsamente raccontato per decenni il femminismo. E non credo di dover spiegare a dei maschi adulti, consapevoli e intellettualmente onesti le ragioni di questa mia considerazione…
E’ giunta l’ora dunque di cominciare a sgomberare il campo anche da queste anacronistiche anticaglie veterofemministarde a cui gli uomini si sono assuefatti.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Vero Fabrizio ..in questi giorni,nei siti femministi c’è una vera e propria “caccia all’uomo” con articoli molto espliciti ….
il primo ,si parla di sessualità e si scopre che la donna gode di più senza la penetrazione (quindi il maschio diventa inutile)
il secondo è che gli uomini diventano omosessuali a causa del potere sempre più forte delle donne (come hai spiegato bene te ,questa è una balla colossale)ve li linko ugualmente ma dovete avere una preparazione adeguata
http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=7461
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/09/14/giu-le-mani-dalla-mia-clitoride/
sul matrimonio ,anche non amandolo affatto ,perchè la penso come te sul fatto che diventa ,prima o dopo, una prigione forzata ,però nell’ altro forum che seguo ,era una scappatoia per quegli uomini che adesso con l’emancipazione femminile e la caduta del patriarcato ,come ha definito molto bene Marco Pensante, hanno quasi zero possibilità di vita affettiva ,per niente si diceva che prima era più facile di ora avere, una relazione
mauro recher(Quota) (Replica)
Fabrizio:
“Resto convinto che siano i maschi a piegare, obtorto collo, la loro sessualità (con tutti i risvolti psicologici e nevrotici del caso…) ai desiderata femminili (il ricatto sessuale e psicologico di cui sopra).”
______________
In questa epoca e nel nostro contesto sociale, sicuramente sì; ma il mio discorso andava oltre.
Ossia, facevo riferimento anche ad altri tempi e ad altri luoghi.
>
Fabrizio:
“Per questa stessa ragione non sono affatto d’accordo nel sostenere che il matrimonio abbia rappresentato e rappresenti un vantaggio per i maschi.”
_____________________
Infatti, mettendola per un attimo sul personale, io non mi sono mai sposato né mai mi sposerò, tantomeno avrò dei figli.
Finito io, finito tutto.
>
Fabrizio:
“Il matrimonio va incontro molto di più alle esigenze (in questo caso forse più naturali che culturali) femminili che non a quelle maschili”
_________________
Personalmente toglierei il forse ed aggiungerei “assolutamente sì”.
Basti evidenziare quanto segue:
Maschio=XY; Femmina=XX.
Ergo, due mondi diversi a prescindere.
Sandro2(Quota) (Replica)
Questo è un mio vecchio post, risalente al luglio del 2006.
_______________________
La monogamia legale è stata nella storia un accordo tra uomini più o meno potenti, non tra uomini e donne.
Il suo scopo non è tanto di “sfruttare” i clienti dell’industria sentimentale (le donne), quanto di minimizzare i costi della competizione tra i produttori (gli uomini).
Dove vige la poliginia l’interesse in gioco nella rivalità fra gli uomini è, dal punto di vista darwiniano, altissimo (molte mogli contro nessuna) e la competizione è letteralmente all’ultimo sangue.
Molti omicidi e la maggior parte delle guerre tribali sono legati direttamente o indirettamente alla concorrenza per le femmine.
I capi hanno messo fuorilegge la poliginia quando hanno avuto bisogno di farsi alleati uomini meno potenti e quando hanno avvertito la necessità che i loro sudditi combattessero contro un nemico anziché tra loro.
Se il cristianesimo delle origini faceva appello agli uomini poveri è anche perché la promessa della monogamia li teneva in gioco nella competizione matrimoniale, e da allora, nelle società, egualitarismo e monogamia vanno a braccetto con la stessa naturalezza di dispotismo e poliginia.
Ancora oggi l’ineguaglianza permette il prosperare di una sorta di poliginia.
Gli uomini ricchi mantengono una moglie e un’amante, oppure divorziano dalle mogli a intervalli di vent’anni, pagano loro gli alimenti e le spese per i figli e si risposano con donne più giovani.
Anni fa, il giornalista Robert Wright, affermò che la possibilità di divorziare facilmente e tornare a sposarsi, al pari della poliginia manifesta, accresce la violenza: ed infatti è così.
Le femmine in età fertile sono monopolizzate da uomini benestanti e la carenza di potenziali mogli si ripercuote sui ceti inferiori, costringendo i giovani più poveri a una competizione disperata.
>
La poliandria, al confronto, è quasi inesistente.
Qualche volta accade che gli uomini condividano una moglie quando vivono in habitat così difficili che un uomo non può sopravvivere senza una donna, ma al migliorare delle condizioni la struttura crolla.
Gli eschimesi hanno sporadicamente conosciuto matrimoni poliandrici, ma i co-mariti erano sempre gelosi e spesso si uccidevano l’un l’altro. Come sempre la parentela mitiga l’inimicizia e tra gli agricoltori tibetani a volte due o più fratelli sposano contemporaneamente una stessa donna nella speranza di costruire una famiglia che, in quelle terre desolate, riesca a sopravvivere. Il più piccolo dei fratelli, però, aspira ad avere una moglie propria.
Sandro2(Quota) (Replica)
Ed anche questo è un post risalente a quel periodo.
___________________
Il sistema di accoppiamento umano non assomiglia a quello di nessun altro animale.
Il che non significa tuttavia che sfugga alle leggi che regolano i sistemi di accoppiamento, leggi documentate in centinaia di specie.
Un gene che predisponesse un maschio a essere tradito, o una femmina a ricevere meno aiuto delle altre dal suo compagno, sarebbe rapidamente scartato dal pool genetico.
Un gene che permettesse a un maschio di inseminare tutte le femmine, o a una femmina di partorire i figli più benaccetti del maschio migliore, prenderebbe rapidamente il sopravvento.
Queste pressioni della selezione non sono da poco.
La sessualità umana, se fosse una “costruzione sociale” indipendente dalla biologia, come vuole la concezione accademica popolare, sarebbe dovuta non solo sfuggire (miracolosamente) a queste potenti pressioni, ma anche resistere a pressioni altrettanto potenti di un altro genere.
Se una persona si attenesse a un ruolo costruito socialmente, altri potrebbero plasmare quel ruolo per prosperare a sue spese: i potenti, per esempio, potrebbero sottoporre gli altri uomini a un lavaggio del cervello per convincerli a trovare piacevoli il celibato o il tradimento, lasciando così le donne a loro. Qualsiasi disponibilità ad accettare ruoli di genere costruiti socialmente sarebbe eliminata dalla selezione e i geni per resistere a questi ruoli prenderebbero il sopravvento…
Che tipo di animale è l’Homo sapiens?
Siamo mammiferi, quindi l’investimento genitoriale minimo di una donna è molto maggiore di quello di un uomo. Le dimensioni dell’uomo sono circa 1,15 volte quelle di una donna, il che ci dice che nella storia dell’evoluzione gli uomini sono stati in competizione fra loro: alcuni si accoppiavano con più femmine e altri non si accoppiavano affatto. (Ancora oggi è così…)
A differenza dei gibboni, che vivono isolati, sono monogami e hanno un’attività sessuale relativamente scarsa, e dei gorilla, che vivono in piccoli gruppi, formano harem e, anch’essi, hanno un’attività sessuale relativamente scarsa, noi siamo esseri sociali: gli uomini e le donne vivono insieme in grandi gruppi e hanno continue occasioni di accoppiamento.
Gli uomini, in proporzione alle loro dimensioni, hanno testicoli più piccoli di quelli degli scimpanzé, ma più grandi di quelli di gorilla e gibboni, il che indica che le donne ancestrali non erano sfrenatamente promiscue, ma nemmeno rigorosamente monogame.
I bambini nascono inermi e a causa della grande importanza che hanno conoscenze e capacità per il nostro modo di vivere, restano dipendenti dagli adulti per una parte non indifferente dell’arco della vita umana. I figli hanno quindi bisogno dell’investimento genitoriale e gli uomini, grazie alla carne che ricavano(ricavavano) dalla caccia e ad altre risorse, hanno qualcosa da investire.
Il loro investimento minimo è di gran lunga maggiore di quello al quale, per la loro anatomia, potrebbero tranquillamente limitarsi: essi nutrono i piccoli, li proteggono e li istruiscono.
Il tradimento dovrebbe quindi essere (ed infatti è) un motivo di preoccupazione per gli uomini, e la capacità e disponibilità dell’uomo a investire nei figli un motivo d’interesse per le femmine.
Poiché uomini e donne vivono insieme in grandi gruppi, come gli scimpanzé, ma i maschi investono nella prole, come gli uccelli, si è sviluppato il matrimonio, in cui un uomo e una donna stabiliscono un’alleanza riproduttiva volta a limitare i tentativi di terzi di ottenere accesso sessuale e investimento genitoriale.
Questi aspetti della vita non sono mai cambiati, ma altri sì. Fino a epoca recente l’uomo cacciava e la donna raccoglieva. Le femmine si sposavano poco dopo la pubertà. Non esisteva la contraccezione, né l’adozione istituzionalizzata da parte di non parenti, né l’inseminazione artificiale. Sesso significava riproduzione e viceversa. Non c’erano alimenti provenienti da piante e animali domesticati, quindi non c’era il latte in polvere; tutti i bambini erano allattati al seno. Non c’erano neppure baby sitter a pagamento, né mariti casalinghi; i neonati e i bambini ronzavano attorno alle madri e ad altre donne. Tali condizioni sono rimaste immutate per il 99% della nostra storia evoluzionistica e hanno plasmato la nostra sessualità. I nostri pensieri e sentimenti sessuali sono adattati a un mondo in cui i rapporti sessuali davano figli, li si volesse o meno.
E sono adattati a un mondo in cui i figli erano un problema della madre più che del padre.
Sandro2(Quota) (Replica)
Il matrimonio va incontro molto di più alle esigenze (in questo caso forse più naturali che culturali) femminili che non a quelle maschili, come invece ci ha falsamente raccontato per decenni il femminismo.
(Fabrizio Marchi)
>>>
Scusa ma io non ne sarei così sicuro.
O meglio, non credo proprio sia un discorso valido sempre e ovunque.
http://www.girlpower.it/mondo/storie_di_donne/sharia_matrimonio_combinato.php
Tiziano(Quota) (Replica)
E ti pareva che arrivava il “Tiziano” di turno a ricordarci che nel terribile e barbaro mondo islamico le donne sono vessate, oppresse ecc. Mi raccomando, nell’elenco sistematico del museo degli orrori non dimentichiamoci anche dell’infibulazione, praticata ancora in alcuni paesi africani…(anche la castrazione, se è per questo, ma di quest’ultima nessuno ne parla…va bè…)
Caro Tiziano, noi non siamo dei manichei come le femministe e i loro lacchè, ma dei laici, capaci quindi di osservare la realtà con razionalità ed equilibrio e per questa ragione non abbiamo la necessità di rovesciare il femminismo nel suo opposto speculare. Di conseguenza, come non è vero che gli uomini siano sempre, comunque e dovunque gli oppressori, i privilegiati e i violenti, non abbiamo neanche la malsana necessità di sostenere che lo siano le donne, sempre, comunque e dovunque.
Ciò detto, credimi, è abitudine ormai consolidata ricorrere all’Islam quando non si hanno sufficienti e validi argomenti per controbattere quelle posizioni critiche nei confronti dell’ideologia femdominista politically correct dominante.
Ma entriamo nel merito. Non ti sfiora neanche per l’anticamera del cervello che il matrimonio combinato possa essere una gabbia non solo per le donne ma anche per gli uomini? Perché questa necessità di leggere le cose sempre a senso unico? Credo che nessuno di noi, uomo o donna che sia, farebbe i salti di gioia se gli si imponesse una moglie o un marito. Non trovi? A me atterrisce solo l’ipotesi, eppure non sono una donna ma un uomo. E allora? Come la mettiamo?
Tu invece cosa fai? Vai su un sito che si chiama “girl power”, il nome è tutto un programma (pensa come stanno e pensa come stai te che frequenti roba simile…),fai il copia-incolla di una notizia che più scontata non si potrebbe, e vieni qui a raccontarci, anche se indirettamente, quanto sono oppresse e vessate le donne islamiche.
A parte il fatto che noi ci stiamo occupando del nostro mondo, cioè quello occidentale, quindi il ricorso ad altri contesti mi sembra molto strumentale. Mi ricordi quelle femministe che quando gli ricordiamo la tragedia dei morti (esclusivamente maschi)sul lavoro ci rispondono che le donne muoiono di aborto (peraltro non qui in occidente ma altrove)…
Ma parte questo, siamo così certi che il mondo islamico sia il paradiso per i maschi e l’inferno per le femmine? Anche questa mi sembra una lettura molto scontata e superficiale che può certamente servire come alibi all’alleanza occidentale per andare a “civilizzare “quei popoli a suon di bombe, coca cola, video cassette hard e perizomi (al posto del velo o del burqa, quest’ultimo peraltro usato si e no forse dal 5% dell’intera popolazione femminile islamica) ma non certo al fine della comprensione delle cose e della realtà vera. Io non la penso affatto in questa maniera, ad esempio. Non posso certo dire di essere un esperto di mondo islamico però per diversi anni mi sono recato per ragioni di lavoro nel Vicino Oriente (Palestina, Libano, Giordania e Israele) e posso senz’altro confermarti che le cose non stanno in bianco e nero come le vedi tu e come vogliono vederle i media occidentali. Anche lì, guarda un po’, a fare i mestieri più schifosi, nel senso letterale del termine,e a morire sul lavoro sono i maschi, così come in guerra, bombardamenti aerei a parte che non guardano in faccia nessuno. Certo, sono società divise e organizzate sulla base di regole certe e rigide per tutti e per tutte anche se in relazione al contesto, è ovvio: la Tunisia non è l’Afghanistan così come il Libano non è l’Arabia Saudita, la più rigida e la nostra più fedele alleata (ma non dovrebbe essere il contrario?…) e via discorrendo… Pensi ad esempio che in quei contesti un uomo possa permettersi di mancare di rispetto, anche minimamente, ad una donna per la strada o in un bar? Non oso neanche pensarlo…Al contempo alle donne non è permesso girare con una minigonna girofica e se lo facessero incorrerebbero nella stessa identica e severa sanzione che occorrerebbe ad un uomo che le disturbasse per la strada.
Naturalmente il discorso sul mondo islamico sarebbe lunghissimo e credo che né io né te abbiamo le credenziali per farlo. Credo però che ci siamo capiti relativamente alla questione sollevata in quell’articolo di “girl power” da te riportato.
Raccomando a tutti, soprattutto ai nostri critici, prima di intervenire, di fare dieci bei respiri e concentrarsi sul concetto di onestà intellettuale. Solo per dieci secondi, e solo dopo aver fatto questo breve esercizio, scrivere.
Grazie.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Notizie dal fronte…..
http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2011/09/21/se-non-ora-a-breve-e-se-non-le-donne-chi/
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi ,mi hai preceduto volevo linkarlo io …
ma, se pensi è anche abbastanza normale ,strano che non dicano che gli uomini siano responsabili anche dello tsunami giapponese
mauro recher(Quota) (Replica)
Si è svolta ieri la presentazione del libro della giornalista Daniela Brancati di cui vi avevo parlato e alla quale sono intervenuto in qualità di relatore, assieme alla condirettrice dell’agenzia di stampa Adnkronos e alla vicepresidente della Provincia di Roma.
Premetto che senza l’intervento (mi sembra molto efficace) del sottoscritto, l’iniziativa sarebbe stata di una noia mortale, come giustamente temeva l’organizzatrice delle’evento, che aveva voluto la mia presenza proprio per vivacizzare il dibattito ed evitare, utilizzando le sue stesse parole, di “cantarcela e suonacela come al solito fra di noi”.
Ciò detto, sarebbe improprio anche parlare di un dialogo fra sordi. L’impressione che ho avuto è che siamo due mondi completamente diversi, che non potranno mai incontrarsi. Le mie argomentazioni, esposte in mondo estremamente diretto, come mio solito, sono state regolarmente e sistematicamente eluse, come se non fossero state poste. La mia sensazione è che le donne (non tutte ma la maggior parte) non siano in grado di percepire le problematiche e la sofferenza maschili.
Non entro neanche nel merito della discussione (ci vorrebbe troppo tempo e non avrebbe molto senso) che ha avuto anche un momento di frizione quando un mio amico, sul finale della riunione è intervenuto in modo abbastanza polemico proprio per sottolineare il fatto che nessuna avesse veramente controargomentato alle tesi del sottoscritto. Comunque il tutto si è svolto in un clima abbastanza sereno, non ci sono stati attacchi al sottoscritto di nessun genere. Al termine la vicepresidente della Prov, che conosco bene, nella sua brevissima replica conclusiva, ha lanciato anche (conosco il linguaggio in codice della politica) un messaggio di relativa apertura nei nostri confronti, nonostante io l’avessi attaccata frontalmente (politicamente s’intende). Sono furbe/i i/le nostri/e avversari/e…
L’intervento più duro nei miei confronti indovinate un po’ chi lo ha fatto? (avete 5 secondi per pensarci…):
ma è ovvio, un maschio pentito! Un signore anziano accompagnato dalla moglie, anche solo dall’aspetto e dal modo di porsi si vedeva che era una ex femminista stile anni ’70. Il maschietto pentito ha fatto il suo intervento sostenendo con veemenza e con una certa dose di falsa ironia che lui questa condizione di subordinazione dei maschi beta nei confronti del genere femminile non l’ha mai vista né vissuta nel corso della sua vita…E va bè…
Decisamente da segnalare, audite, audite, l’intervento sostanzialmente in nostro favore di Annamaria Arlotta che ha parlato molto bene del nostro sito e del dibattito che vi si svolge, e ha detto a chiare lettere che donne e uomini sono entrambi responsabili a pieno titolo del processo di mercificazione sessuale in atto da tempo (il libro in oggetto, a parte la storia della televisione in Italia, affronta fondamentalmente questo aspetto, naturalmente dal punto di vista di una femminista). Il che, tutto sommato non è poco per una donna e per il contesto in cui queste sue parole venivano pronunciate. Gliene diamo atto e la ringraziamo. La vita, come vedete, è spesso piena di sorprese…
Le cose importanti che registriamo a nostro favore in questa vicenda sono due.
1) Al termine dell’incontro un giovanotto sulla trentina mi si è avvicinato, mi ha fatto i complimenti per l’intervento e mi ha chiesto l’indirizzo del sito. Questo conferma quello che sostengo da sempre, e cioè che bisogna intervenire in tutte le occasioni che si presentano, dovunque ci siano degli spazi, anche minimi, farsi sentire, sempre. Questa è una “guerra” di posizione, di lunghissima durata, e bisogna conquistare metro per metro, uomo dopo uomo. Se il sottoscritto non fosse intervenuto un anno fa al congresso di SEL per contestare quel famoso documento (che ho contestato anche ieri alla vicepres. della prov. Di Roma), quella donna che ha organizzato l’evento non lo avrebbe ascoltato né lo avrebbe conosciuto. Di conseguenza non avrebbe potuto invitarmi e io non avrei avuto l’opportunità di intervenire e di farmi sentire da altri uomini, alcuni dei quali non conoscevo, che al termine del mio intervento sono esplosi in un applauso anche molto fragoroso con un “bravo!” gridato a piena voce da un tizio in fondo alla sala (, non molto grande ma strapiena con la gente in fondo in piedi) che non avevo mai visto prima…
2) Nei prossimi giorni, presumibilmente domenica prossima, la condirettrice della Adnkronos, che conosco molto bene e che fece a suo tempo una ottima recensione del mio libro, farà un servizio su Uomini Beta con un’intervista al sottoscritto. Sarà un’opportunità per far conoscere il movimento e per innescare un circuito virtuoso. In questa stessa occasione lancerò ufficialmente la nostra proposta per le “QUOTE AZZURRE NELLA SCUOLA”. Questo è un fatto ESTREMAMENTE IMPORTANTE E POSITIVO.
Lei stessa era stata chiamata a presentare il libro e, non condividendolo (questo me lo ha confessato in via privata, ed io ne ero certo perché la conosco…) si è limitata, in modo abbastanza asettico per la verità, a raccontarlo e a farne una sintesi. Noiosissimo l’intervento della vicepresidente della Provincia così come quelli dell’autrice, scontati, banali e privi di qualsiasi appeal, come quelli di alcune donne del pubblico. Ancora più scontata e anche mediocre la moderatrice del dibattito, che in realtà tale non era e faceva di tutto per pilotare la discussione in favore dell’autrice e della vicepresidente… E va bè, giocavamo fuori casa ed è scontato che le cose vadano in questo modo.
In conclusione quello che voglio dire a tutti è che è necessario moltiplicare gli sforzi per uscire allo scoperto. Gli spazi, come vedete, ci sono e ce li dobbiamo conquistare. E sono destinati ad aumentare, ma questo dipende anche da noi. E’ FONDAMENTALE uscire dal guscio e dall’isolamento in cui il movimento maschile è rimasto fino ad oggi, per tutta una serie di ragioni (di contenuto e di metodo) nelle quali ora preferisco non entrare.
Come vedete non si muore e, al contrario, una volta fatto “esercizio”, si possono anche avere delle soddisfazioni.
Da qui a qualche mese lavoreremo per promuovere il primo incontro ufficiale del Movimento degli Uomini Beta. Sarà un momento importante e, mi permetto di aggiungere, anche di svolta, per l’intero movimento maschile.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
… aspettavo ragguagli sulla giornata di ieri. Mi sembra un successo il fatto stesso che tu non sia stato attaccato, che molti maschi abbiano applaudito e che la Arlotta vi abbia sostenuto e pubblicizzato (poraccia, gliene avevate dette di tutti i colori, qui!)
Mi sembra che qualcosa si stia muovendo non solo tra i maschi, ma anche tra le femmine, che non si bevono più acriticamente il pastone del sindacato delle donne in agitazione perenne. Bene!
Chissà se qualcuno tra i presenti ha registrato audio o video, magari sarà messo in rete.
dia(Quota) (Replica)
Diciamo che non sono stato attaccato sul piano personale, cosa che accade spessissimo in questi frangenti. In realtà non c’è stato neanche un vero e proprio contraddittorio, tranne in alcuni momenti, semplicemente perché ciascuno seguiva la propria strada, parlavamo due lingue diverse. In realtà era come se, entro certi limiti, non ci ascoltassimo,
E’ da registrare però l’astuzia politica della vicepresidente della Prov. di Roma che è stata l’unica, a mio parere (la politica ha tanti aspetti negativi ma non c’è dubbio sul fatto che affini il cervello, come la filosofia…) a cogliere dei segnali. Ha capito perfettamente che qualcosina si sta muovendo e nella sua replica, come dicevo, non mi ha attaccato frontalmente, nonostante anche io avessi giocato “d’astuzia” precedentemente nel mio intervento, sostenendo che l’autrice aveva dimostrato, in un capitolo, di avere più intelligenza politica rispetto a molte donne che fanno politica, facendo riferimento in particolar mondo al Comitato “Se non ora quando”, di cui la vicepres. fa attivamente parte.
Lei, che mi conosce benissimo da moltissimi anni, ha replicato che se io posso fare quello che sto facendo è anche per merito del femminismo che ha posto le basi per la dialettica di genere. Da un certo punto di vista non è sbagliato ciò che afferma…(ci siamo capiti…). Ma in realtà lei ha compreso che c’era qualcosa alle spalle, e lo ha anche e soprattutto capito non solo dal mio intervento, ma da quell’insieme di piccoli segnali e messaggi non verbali che si esprimevano nella sala, a cominciare da quel gruppo in fondo alla sala (fra cui anche delle donne) che ha applaudito con decisione il mio intervento, che ogni tanto rumoreggiava, che si muoveva, dall’intervento di quel signore anziano che ha detto di condividere in larga parte ciò che dicevo, da quello di Annamaria Arlotta che ha “sdoganato” a suo modo il sito.
Insomma, nessuna ha potuto giocare la carta del “maschilista, sessista, sfigato, represso, frustrato e fascista”, non ce n’erano le condizioni né personali né ambientali. E questo è fondamentale.
Come dicevo, giocavamo fuori casa, gli altri interventi sono stati di donne che hanno fatto il verso all’autrice e alle altre relatrici, ad eccezione, come dicevo, di Annamaria Arlotta e di un’altra donna che, pur seguendo sostanzialmente lo spartito dell’evento, ha detto che le donne hanno sempre dominato e continuano a dominare in ambito familiare e che ora dovrebbero lasciare più spazio agli uomini tal senso, per far sì che essi recuperino il ruolo che gli compete. La qual cosa ha provocato la reazione abbastanza stizzita della cosiddetta “moderatrice” che tutto era tranne che una moderatrice (mi ha appena detto una mia amica che ha partecipato all’evento che, durante il mio intervento, faceva smorfie e assumeva posture facciali per mostrare la sua contrarietà alle mie parole…).
In ogni caso ciò che ho percepito è che le donne non riescono neanche a comprendere che possa esistere una sofferenza maschile; quest’ultima non è neanche contemplata, è come se non esistesse, è come se gli uomini e le loro ragioni non esistessero. Una totale autoreferenzialità che porta ad una assoluta sordità e cecità, ad una oggettiva incapacità di relazionarsi. Questo è veramente qualcosa di incredibile. Pensate per un attimo ad una persona che vi si avvicina per parlarvi, che so, di letteratura, e voi gli rispondete parlandogli di sport o di elettronica, senza neanche prendere in considerazione ciò che quella stessa persona vi sta dicendo, come se le sue parole vi scivolassero addosso, come se vi entrassero da un orecchio e uscissero dall’altro.
Questa è la sensazione profonda che ne ho tratto. Questo tema merita una riflessione, perché non credo, purtroppo, che questo sia dovuto solo al femminismo. Naturalmente lo scopo di tutto ciò (e soprattutto di partecipare anche a questo genere di iniziative) è quello di parlare agli uomini, di aprire una breccia nella loro testa. Però non può non colpire la profondissima voragine di incomprensione che esiste fra i due sessi.
E’ proprio vero che siamo due “cose” radicalmente diverse destinate a non potersi comprendere (tranne in rarissimi casi). Una relazione strutturalmente conflittuale dove l’unica possibilità per cercare di trovare un minimo punto di equilibrio, è che entrambe le due posizioni abbiano sufficiente forza per non schiacciarsi e distruggersi vicendevolmente. Insomma, ci vorrebbe una sorta di “equilibrio del terrore”, come si diceva ai tempi della guerra fredda. Una “guerra” che comunque è stata in grado di garantire una certa stabilità e un certo equilibrio (e anche una relativa pace…) al mondo e all’umanità per cinquant’anni circa…
Così come questo equilibrio è saltato nel mondo , metaforicamente parlando, è saltato anche quello fra i sessi (ho scritto equilibrio, non armonia, sia chiaro…). A noi e a quelli che verranno dopo di noi spetta l’immane compito di ricostruirlo. Non per ideologia ma per necessità. Che sia ben chiaro.
Fabrizio
p.s. purtroppo nessuno ha registrato il convegno. Avevo portato il mio registratore personale mi mi sono accorto poco prima che era difettoso. L’organizzatrice mi ha detto che avrebbe dovuto essere registrato ma chi dovevan farlo non poteva non ricordo per quale ragione (forse era ammalato). In ogni caso ciò che conta è che l’Adnkronos farà un pezzo sull’evento con una intervista al sottoscritto.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“mi ha appena detto una mia amica che ha partecipato all’evento che, durante il mio intervento, faceva smorfie e assumeva posture facciali per mostrare la sua contrarietà alle mie parole…).”
ahahaha, fantastico.
E la donna che si è alzata dicendo che le donne hanno sempre dominato, pure i maschi, in famiglia (cioè nella fabbrica di uomini per eccellenza), chi era??? Grande, un bel coraggio. Avrei voluto conoscerla. Che tipo era, se puoi riferire?
dia(Quota) (Replica)
In realtà è stato un intervento contraddittorio, perché da una parte ha citato entusiasticamente le quote rosa nei CdA, e dall’altra ha riconosciuto la necessità di restituire uno spazio agli uomini in ambito familiare. Era una discreta donna sulla quarantina, con un accento straniero, forse francese, anche se si capiva dalla padronanza della lingua che era ormai da molto tempo in Italia.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
te credo, se non citava entusiasticamente almeno le quote rosa, per lei non si metteva tanto bene. Aspettiamo i riscontri sulla stampa allora.
dia(Quota) (Replica)
Ho appena parlato telefonicamente con la condirettrice dell’Adnkronos che ha trovato molto interessante la proposta delle quote azzurre per la scuola. Il lancio di agenzia dovrebbe uscire domenica e poi vediamo se qualche giornale lo raccoglierà.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ciao Fabrizio
ho appena letto il tuo resoconto sulla serata di ieri.
Come ben sai, sono con te su tutta la linea.
Ritengo che se uno/a crede in un idea allora per quell’idea deve essere disposto a metterci tutto: nome, faccia ed impegno.
Anche e sopratutto al di là del web.
Indispensabile, utilissimo, d’accordo, ma il passaggio imprescindibile, per me, è l’agire nel reale.
Vorrei continuare … ma sono oberato dal lavoro, ci ritornerò su quanto prima.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
complimenti a Fabrizio e resto in attesa di leggere anche le successive interviste
concordo anch’io con Dia che questo passo sia importante
“e di un’altra donna che, pur seguendo sostanzialmente lo spartito dell’evento, ha detto che le donne hanno sempre dominato e continuano a dominare in ambito familiare e che ora dovrebbero lasciare più spazio agli uomini tal senso”
è comunque, un embrione di riconoscimento di responsabilità, di riconoscimento di aver sempre detenuto un potere (e quindi viene a cadere la favola dell’oppressione millenaria maschilista e dell’esclusione delle femmine da ogni forma di dominio e potere)
Rita(Quota) (Replica)
Fabrizio:
“L’impressione che ho avuto è che siamo due mondi completamente diversi, che non potranno mai incontrarsi.”
_________________
Fabrizio:
“La mia sensazione è che le donne (non tutte ma la maggior parte) non siano in grado di percepire le problematiche e la sofferenza maschili.”
>>>
E’ così, nella maniera più assoluta.
Sandro2(Quota) (Replica)
Una richiesta.
Una volta uscito il lancio d’agenzia, posta il link sul sito o invialo per posta elettronica.
Magari riesco a farlo pubblicare su qualche sito e giornale locale!!
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sarà fatto, Luigi, anche se il lancio di un’agenzia del calibro di Adnkronos dovrebbe essere letto più o meno da tutti i giornali, per lo meno delle redazioni culturali, nel caso specifico.
Concordo inoltre su quanto scrivevi prima e che sostengo da sempre: è assolutamente fondamentale uscire dal web e lavorare, esponendosi quindi in prima persona, nella carne viva della società.
Se riuscissimo tutti a fare questo sarebbe un grande risultato.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Credo di essere l’amico che “sul finale della riunione è intervenuto in modo abbastanza polemico proprio per sottolineare il fatto che nessuna avesse veramente controargomentato alle tesi del sottoscritto.”
Commento personale della serata:tranne alcune eccezioni le donne presenti non solo non hanno replicato a Fabrizio, ma ci si sono gongolate sopra (non fisicamente!) come a dire “vedete non abbiamo neanche paura del confronto” ….Ma a chi ha parlato Fabrizio ? E che cosa hanno sentito ? Sembravano tutte grandi ex-sciatrici, che slalom da paura pur di non rispondere ! Eppure Fabrizio è stato bravo a non provocare, essere sintetico, chiaro, calmo, preciso etc. etc..
Ciliegina sulla torta: quasi al termine della serata (un caso ? mah!) quando ho “vomitato” dal fondo della sala che l’uomo beta non ha la telecamera, o se ce l’ha non è mai puntata sulle veline (mai l’avrà e mai la vorrà!) eppure si continuava a generalizzare sul fatto che “è l’uomo ad avere in mano la telecamera!” si, ma diciamolo quale uomo ! (Fabrizio aveva già spiegato nel suo intervento della questione alfa – beta !)
A quel punto la presentatrice se ne esce con “la strada per l’emancipazione femminile è ancora lunga!” !!!!! Pelle d’oca per un termine ormai desueto, nervosismo e voce alta all’uscita ……Torno a casa con la felice consapevolezza che i miei occhi di maschio non la vedono così !
carlitos(Quota) (Replica)
fabrizio: “E’ proprio vero che siamo due “cose” radicalmente diverse destinate a non potersi comprendere (tranne in rarissimi casi). Una relazione strutturalmente conflittuale dove l’unica possibilità per cercare di trovare un minimo punto di equilibrio, è che entrambe le due posizioni abbiano sufficiente forza per non schiacciarsi e distruggersi vicendevolmente. Insomma, ci vorrebbe una sorta di “equilibrio del terrore”, come si diceva ai tempi della guerra fredda. Una “guerra” che comunque è stata in grado di garantire una certa stabilità e un certo equilibrio (e anche una relativa pace…) al mondo e all’umanità per cinquant’anni circa…”
Voglio essere più ottimista di Fabrizio (l’ottimismo della volontà). Il conflitto c’è sempre stato ed è fisiologico, come in tutte le cose della vita. Ma non sempre è stato così distruttivo da non riconoscere nessuna ragione,e quindi nessuna legittimità, all’altro se non a prezzo di una sua autodistruzione pschica e antropologica. Per dirla in termini schmittiani, è da oggi e non da sempre che non esiste più “il giusto nemico”, ed è per questo che si vuole il suo annientamento anzichè quella pace, certo sempre in bilico, certo mai data una volta per tutte, assicurata dal riconoscimento della legittimità dell’avversario. Sui motivi per cui ciò è avvenuto (sociali ed economici dovuti alla crescente presa del capitale sull’umano) abbiamo discusso altre volte e non ci torno sopra. Però mi voglio sforzare di sottolineare come con tutta probabilità quella platea fosse già ben orientata, e come invece fra le donne normali quella concezione non abbia ancora fatto presa del tutto. Certo, in molti casi tale consapevolezza femminile non arriva osservando come si muovono le cose intorno, ossia con uno sguardo che si sforzi di essere oggettivo, ma solo quando si è toccate di persona, per i figli maschi o per le vicissitudini del compagno. Che sia questa una delle differenze ontologiche fra maschile e femminile?
In ogni caso, qualche segnale sta arrivando anche da parte femminile, e a quanto leggo, interventi come alcuni che sono stati fatti in quella sede non propriamente amica, ne sono testimonianaza. E’ però sicurissimo che se non saranno gli uomini ad esprimersi, a dire basta, ad evidenziare la realtà delle cose, quelle testimonianze non avranno seguito. Per questo gli interventi come il tuo, ovunque ce ne sia l’opportunità, sono indispensabili, e non solo utili.
armando
armando(Quota) (Replica)
concordo con sandro2 ,visto che anch’io avrei quotato quei due passaggi …
dal resoconto mi sembra di aver capito che è stata una serata positiva ,un primo passo per farci conoscere anche al di fuori del web (che ,come dice ,giustamente Luigi ,è importantissimo ,ma occorre un passo in più)
Non mi meraviglia poi la polemica scaturita dal maschio pentito che,come da copione ,deve far sentire la sua voce …
visto che ci sono ,purtroppo per motivi di tempo ,non posso mandare i video nel concerto ,anche la scaletta del concerto è stata ridotta ma, credo che sia un ottima idea ,il cantante (il quale ha visionato il tuo video e mi ha detto che l’ ha trovato davvero ben fatto e sopratutto “veritiero” ) mi ha detto di fare un volantino che in poche righe tratti di uomini beta. Ci devo pensare per come impostarlo ,poi te lo faccio visionare. Il contesto ,certamente ,non è come quello di ieri ,ma ,come hai detto giustamente te, Fabrizio ,anche i piccoli spazi ,vanno bene per farsi conoscere
mauro recher(Quota) (Replica)
non c’entra niente con il resoconto di Fabrizio , ma ho trovato questo simpatico sito ,divertente a mio modo di vedere
http://complessata.altervista.org/
mauro recher(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi
In ogni caso ciò che ho percepito è che le donne non riescono neanche a comprendere che possa esistere una sofferenza maschile; quest’ultima non è neanche contemplata, è come se non esistesse, è come se gli uomini e le loro ragioni non esistessero
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Verissimo, come è vero che da parte maschile c’è un’esagerata preoccupazione per la sofferenza femminile, coperta con l’atteggiamento del vero maschio (pentito)
Leonardo(Quota) (Replica)
anche i disordini di Roma ,di ieri ,servono per andare contro gli uomini
http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2011/10/16/ecco-perche-toccava-alle-donne/
ho scritto anch’io un piccolo pensiero su questo
http://femdominismo.wordpress.com/2011/10/16/manifestazione-a-roma/
mauro recher(Quota) (Replica)
“I black bloc e gli infiltrati sono sempre maschi. Dove ci sono tante donne, c’è maggiore sicurezza sociale”. (Marina Terragni)
le fanno eco alcune blogger: “hai perfettamente ragione. quando c’è da menare le mani, esplode il maschio primordiale…” (Licia)
“Ieri c’ero e concordo con tutto, Marina. E infatti mi ha addolorata vedere qualche ragazza in assetto aggressivo; l’ho recepita funzionale al modello maschilista,non nello sdegno, ma nel METODO.” (Marina)
Si discosta d al coro un certo Maddox che dice:“anche le donne alzano le mani come ci sono uomini non violenti basta vedere il ragazzo che ha posto dei fiori sulla camionetta della polizia …
i black block erano tutti intabarrati a capo coperto dire sono tutti maschi è comodo quanto sbagliato .
nella manifestazione di febbraio non ci sono stati disordini perche gli animi non erano cosi stremati perche i partecipanti erano a confronto poco numerosi perche aveva poco senso”.
Gli risponde la Terragni:” Maddox, io non ti banno, ma le tue falsità sono difficilmente tollerabili. Non so se è giusto portare tutta questa pazienza”.
Io non so se questa Terragni fosse presente alla manifestazione di ieri, né se sia in generale avvezza a frequentare manifestazioni, oppure delimiti le sue frequentazioni ai soli “salotti bene”.
So che io c’ero e posso assicurarvi che fra i manifestanti che si sono scontrati con le forze dell’ordine c’erano moltissime ragazze, (in egual numero dei ragazzi), che raccoglievano e tiravano sassi, gridavano slogan, incitavano, supportavano attivamente i loro compagni. Poi che a sostenere materialmente gli scontri in prima fila ci fossero come sempre i maschi, da una parte e dell’altra (poveri contro poveri, l’un contro l’altro armati), questo è un altro discorso. E sappiamo bene dove ci porta…
La Terragni è una donna in malafede e secondo me anche ottusa; lo è da sempre e in questa occasione lo è ancora di più. E’ sufficiente leggere questa sequela di banalità per rendersene conto:” Ecco perché anche questa piazza avrebbero dovuta chiamarla le donne: in tante e tanti guardavano a loro, per l’iniziativa. Non avremmo visto le cose che abbiamo visto ieri, o si sarebbe comunque trattato di episodi marginalissimi. Non avremmo assistito a questo rigurgito di passato, che non esprime affatto lo spirito del tempo ma solo il cretinismo e l’irresponsabilità di chi crede che la violenza sia legittima e che costituisca una soluzione. C’erano anche altre ragioni per questa piazza, prima fra le quali tornare a mostrare la soggettività politica femminile, ribadire che non è stata episodica, che senza una radicale femminilizzazione della rappresentanza e delle istituzioni, con tante donne e nei modi delle donne, ogni cambiamento in questo paese sarà fittizio”. (Marina Terragni)
Al di là delle provocazioni organizzate (non siamo nati ieri…) e dell’ingenuità di tanti ragazzi esasperati (e colpevolmente abbandonati a loro stessi dalla “politica”) che si sono lasciati coinvolgere cadendo nella trappola (sbaglia il Ministro Sacconi a dire che quelli che si sono scontrati ieri con la polizia sono i futuri banchieri di domani; questo era ed è stato in larghissima parte vero per i “sessantottini” di una volta ma non per i ragazzi di ieri, e vi assicuro che so distinguere un “borgataro” da un “figlio di papà con la kefia e l’orecchino”…) e che hanno dato vita ai disordini, le parole di questa professionista della manipolazione mediatica, sono molto gravi.
Al punto tale che non riesco neanche a commentarle…
Fabrizio
p.s. ottimo spunto di riflessione, Mauro…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Il problema nasce dalla considerazione di cui godono queste Terragni, Zanardo, Ravera e compagnia bella. Stanno diventando maitre a penser, come si suol dire. Penso che corriamo il rischio di ritrovarcele addirittura candidate tra le fila della sinistra, magari in SEL(F), vista le posizioni di Vendola su questi temi. Comunque ogni occasione è buona per tirar fuori il loro odio di genere. Davvero sono personalità inquilificabili. Ma noto che sono sempre di più coloro che stanno rialzando la testa, che si stanno “liberando dalle catene” ideologiche, che stanno faticosamente riacquistando una dignità.
Alessandro(Quota) (Replica)
Fabrizio
concordo sul tuo giudizio sulla Terragni, ma la frase: “Ecco perché anche questa piazza avrebbero dovuta chiamarla le donne: in tante e tanti guardavano a loro, per l’iniziativa.” è per me di una comicità irrefrenabile.
C’è qualcuno/qualcuna che possa andare a riprendere questa donna da Venere e riportarla sulla Terra?
Se c’è, la prego/lo prego di farsi avanti.
Lo faccia in nome della nostra comune umanità!!
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
be’, quel blog e una parte del suo commentarium sono stereotipi viventi. Credo che prima o poi, una stand-up comedian della nuova generazione – quelal del dopo-Dandini – ne farà una parodia. Le contraddizioni in cui cadono sono macroscopiche, a volte. Ma una fra tutte: l’intolleranza, l’aggressività , la violenza verbale e l’autoritarismo con cui gestiscono i loro blog. Le continue minacce – ti banno, non ti banno, questo non sarà tollerato, quell’altro neanche, questo qui non si può fare, e neanche quello, e via dicendo – se solo metti un piedino fuori dal seminato. E’ uno stile caratteristico. Sembra di stare in un asilo – dell’ottocento. Chi di voi è abbastanza vecchio da aver visto Gianburrasca, ricorderà la direttrice del collegio, una grande Bice Valori, che camminava sulel ginocchia e minacciava tutti i ragazzini di questo e quello.
dia(Quota) (Replica)
Riguardo alle solite banalità (è un eufemismo) della Terragni e company, riporto un brano tratto da IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
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Le donne sono per natura meno guerrafondaie degli uomini?
Nella storia del mondo, le donne al potere si sono appellate a motivi molto simili a quelli degli uomini per mandarli alla morte. Per esempio, il drink Bloody Mary si chiama così per via di Maria Tudor (la regina Mary I), che fece bruciare sul rogo trecento protestanti; quando la figlia di Enrico VIII, Elisabetta I, salì al trono, saccheggiò senza pietà, bruciò e devastò l’Irlanda in un’epoca in cui l’Irlanda era detta l’Isola dei Santi e dei Saggi. Quando morì un imperatore romano, la vedova mandò a morte 80.000 uomini.[29] Se Colombo fu uno sfruttatore, non dobbiamo dimenticare che la regina Isabella sovvenzionò la spedizione.
In anni recenti, le cosiddette Lady di Ferro – Indira Gandhi, Golda Meir e Margaret Thatcher – hanno mandato migliaia di uomini a morire pressappoco quanti un leader maschio, e in guerre funeste per la vita degli uomini.
Una cosa non è comunque cambiata nel corso della storia: che i leader fossero maschi o femmine, quasi il 100 per cento degli eserciti che hanno sacrificato in battaglia era costituito da uomini.(Persino in Israele per le donne combattere è un optional, per gli uomini obbligatorio; e in pratica sono rare le donne che si offrono di andare a combattere. Vedi capitolo 5, «Eroe di guerra o schiavo di guerra?»)
Quando al vertice del potere c’era una donna, erano comunque gli uomini a morire. L’eguaglianza si trovava al vertice – non alla base.
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Perché gli uomini crearono gli imperi?
Spesso gli imperi sono considerati il più alto e significativo esempio del desiderio di potere e di conquista degli uomini. Paradossalmente, rimproveriamo agli uomini di aver creato degli imperi mentre noi tutti viviamo negli imperi creati dagli uomini. Ma perché gli uomini crearono degli imperi?
Per le nazioni gli imperi erano l’equivalente di una polizza di assicurazione: una fonte di sicurezza, Per esempio, quando i paesi europei si sentirono vulnerabili agli attacchi esterni, gli imperi diventarono zone «cuscinetto» – una buona offesa divenne la migliore difesa. Analogamente, se la carestia colpiva il paese, dall’impero si potevano ottenere aiuti alimentari più facilmente che dal nemico.
Perché un popolo invadeva dei territori che non costituivano una minaccia? Consideriamo i motivi per i quali gli europei s’imposero agli indiani americani indigeni, che non avevano mai rappresentato una minaccia. Allorché un gruppo si sentiva oppresso in un paese, spesso lo abbandonava, trovava un altro territorio e uccideva quanti osavano opporre resistenza. Coloro che perpetravano la carneficina, così come coloro che ne erano vittime, erano uomini, ma a trarne vantaggio erano uomini e donne.
La serie di guerre che alla fine portò alla formazione degli Stati Uniti costituisce un ulteriore esempio della maggiore importanza della proprietà rispetto agli uomini. Gli uomini morirono per la proprietà; le donne vissero sulla proprietà, che era spesso la tomba dei mariti.
In altri termini, le grandi potenze sono diventate tali grazie alla morte di molti ragazzi. Poiché questi ultimi morirono, gli imperi possono essere considerati come una forma maschile di asservimento; poiché altri vissero, gli imperi possono anche essere visti come il contributo maschile alla sopravvivenza.
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Quanto tempo è necessario perché la violenza maschile cambi?
Quanto tempo ci vuole perché cambi una mentalità maschile assassina, fortemente radicata? I vichinghi (quelli che squartavano i nemici) sono considerati quanto mai spietati. Ma quando i vichinghi ebbero conquistato l’Inghilterra, le inglesi trovarono attraenti gli uomini che uccidevano con la scure; ben presto le campane annunciarono con i loro rintocchi le nozze. Nel volgere di due generazioni, invece di razziare villaggi, procrearono figli, invece di distruggere le proprietà dei forestieri, coltivarono le proprie. In due generazioni i vichinghi trasformarono le spade in aratri.
In epoca più recente, ai giapponesi sono bastate meno di due generazioni per trasformare le spade in azioni di Borsa. I maschi rimangono degli esecutori, ma senza ricorrere alla violenza. Perché mai? Entrambe le culture reinterpretarono i mezzi per la sopravvivenza – e di conseguenza gli uomini vi si adattarono. Tra gli uomini persiste infatti non la violenza ma la volontà di proteggere. Quando possono proteggere uccidendo i nemici, uccidono i nemici; quando possono proteggere «facendo una strage» a Wall Street, la fanno. La motivazione di fondo per gli uomini non è né la spada né l’aratro… è l’adattamento all’amore e l’adattamento all’approvazione.
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Le donne sono la bilancia civilizzatrice della natura?
Spesso si dice delle donne che sono una sorta di bilancia civilizzatrice, in grado appunto di controbilanciare il maschio che per istinto è bellicoso. Assumendosi il compito di uccidere le donne, gli uomini, in un certo senso, hanno civilizzato le donne. Quando la questione fondamentale era la sopravvivenza, il fatto che gli uomini uccidessero per proteggere quel che le donne portavano in grembo era una forma maschile di sostentamento.[30] Era il contributo maschile alla bilancia civilizzatrice. (In seguito, quando il denaro divenne necessario per la sopravvivenza, procurare denaro diventò il «grembo finanziario» dell’uomo. Che facessero strage in guerra o a Wall Street, «la strage» era per gli uomini il modo per proteggere quello che le donne portavano in grembo.)
Quando una donna assicura di desiderare la sensibilità maschile, e poi s’innamora di un giocatore di football, di un chirurgo o di una rockstar, comunica al maschio un preciso messaggio: tanto più avrà amore quanto più sarà sbilanciato – focalizzato al massimo sul suo lavoro, focalizzato al massimo sull’obiettivo di diventare un eroe. Se si fosse innamorata di un infermiere sensibile, di un artista altruista o di un taxista contemplativo, allora avrebbe votato chiaramente a favore di una civilizzazione degli uomini.
A creare la tragedia maschile sono le società in cui particolarmente desiderabile è l’uomo che «fa strage»: gli uomini vengono allontanati dall’amore per guadagnarsi l’amore…
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Allontanarsi dall’amore per guadagnarsi l’amore: la tragedia dell’uomo
Stima dì sé e mascolinità
A Sparta, a sette anni i ragazzi venivano trasferiti negli accampamenti dell’esercito.[31] Erano costretti a dedicarsi a «giochi» come «rubare il formaggio dall’altare». Per prendere il formaggio, dovevano correre tra due file di soldati che li battevano con tanta violenza che alcuni ragazzi morivano poco dopo per commozione cerebrale o dissanguamento.[32]
Questo furto del formaggio era una metafora perfetta: pestilenze e carestie costringevano infatti i militari a difendere quel poco cibo che i cittadini avevano, e a rubare quello che mancava. Il furto richiedeva il coraggio di rischiare la vita.
Perché i ragazzi venivano allontanati da casa a sette anni? Meno valore davano all’intimità, alla vita e agli affetti, più avrebbero accettato di mettersi a disposizione. Li abbiamo abilmente indotti a comportarsi così offrendogli in cambio rispetto – per la verità un rispetto condizionato, che chiamavamo «amore» quando soddisfaceva le richieste.
Il training alla disponibilità cominciava alla nascita. Con il pene. Gli studi condotti sulla circoncisione rilevarono che quanto più una società aveva bisogno di cacciatori e guerrieri per sopravvivere, tanto più dure erano le pratiche per la circoncisione dei neonati.[33]
Le donne che sposavano questi uomini dovevano affrontare un problema: il training alla morte raramente comprendeva corsi su «L’intimità nel matrimonio».
E il problema dei padri?…
Sandro2(Quota) (Replica)
Riporto anche un altro brano.
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La Guerra Civile: uomini come cittadini di seconda classe
Negli Stati Uniti, durante la Guerra Civile, due gruppi riuscirono a evitare la chiamata alle armi: le femmine e i maschi della classe superiore. Sotto questo aspetto, qualsiasi femmina valeva quanto un maschio della classe superiore.
A parte il fatto che persino gli uomini della classe superiore dovevano comprarsi la possibilità di scampare alla morte. E per questo pagavano 300 dollari[10] (circa 5400 dollari di oggi)[11] a un poveretto che, in questo modo, permetteva alla famiglia di sopravvivere mentre lui rischiava la vita. Il concetto di sé del povero – secondo cui non valeva nulla se restava povero – era preso alla lettera. Il diventare carne da cannone almeno faceva sì che valesse qualcosa per qualcuno.
Perché il maschio della classe superiore poteva permettersi di evitare la Guerra Civile? Perché aveva la capacità di salvare la comunità in altri modi, fornendo munizioni o generi alimentari, producendo messi grazie alle proprietà e agli schiavi che possedeva (che sarebbero diventati improduttivi se fosse andato in guerra, o mai più produttivi se non fosse tornato dalla guerra). Il maschio della classe superiore non aveva il privilegio di evitare il ruolo del salvatore, ma unicamente il privilegio di assumere quel ruolo in vari modi. Ereditava comunque il dovere di salvare, e non l’opzione di essere libero di non farlo. Né ereditava l’opzione di farsi salvare da una donna.
Durante la Guerra Civile il governo approvò il Conscription Act[12] che in sostanza permetteva il commercio degli schiavi. Più di mezzo milione di uomini, per l’esattezza 623.026, furono uccisi nella Guerra Civile,[13] il che equivarrebbe a undici guerre nel Vietnam. Proviamo a immaginare undici guerre del Vietnam in fila, in cui siano chiamate a combattere solamente le donne, e da cui 620.000 soldatesse – vostre sorelle, madri, figlie – tornassero a casa in una bara.
Quella guerra fu «roba da uomini»? Niente affatto. Le donne «disapprovavano» gli uomini che non andavano a combattere.[14] Nel Sud, gli uomini raramente andavano alla ricerca di sostituti perché, come spiegava un serial sulla Guerra Civile, che vinse anche un premio: «Le donne non lo avrebbero mai permesso».[15]
Ben poche erano le donne disposte a sposare un uomo che aveva «paura» di combattere.
Ecco un’altra lezione: se gli uomini davvero amassero tanto la guerra, perché manifestarono contro la leva nel 1860? Come mai tanti uomini del Nord rischiarono l’ostracismo pubblicando annunci sui giornali per trovare dei sostituti? Tuttora gli uomini sono accolti con fischi e uova marce se sono riusciti a evitare la guerra. Provate a chiederlo a Dan Quayle, a Bill Clinton…
Ovviamente non mancano i giovani che non vedono l’ora di andare in guerra. Se delle ragazze delle classi più povere e bisognose si facessero tagliare gambe e braccia per procurare 5000 dollari all’anno in più alla famiglia, le definiremmo delle sante. Nel caso dei giovani parliamo di «machismo».
Ai tempi della Guerra Civile, come accade in quasi tutte le guerre, entrambi i sessi credevano nei principi per i quali la loro parte combatteva. Uno di quei principi era la liberazione degli schiavi neri. In sostanza, degli schiavi bianchi combattevano per affrancare degli schiavi neri. Da tempo abbiamo riconosciuto la schiavitù dei neri. Non abbiamo ancora riconosciuto la schiavitù dei maschi.
Sotto questi aspetti, nessun uomo era pari a una donna: nessun uomo, di nessuna classe sociale, poteva aspettarsi che una donna lo salvasse da un attacco. O dalla fame. E durante la I Fase, attacchi e fame erano le principali paure. Gli uomini erano dunque cittadini di seconda classe. I ragazzi morivano prima dell’età della ragione, prima di avere diritto al voto.
Se di buon grado delle ragazze avessero rischiato la vita nella Guerra Civile in cambio di un mucchietto di medaglie, immediatamente avremmo riconosciuto nella poca stima di sé una questione femminile. Dei ragazzi rischiarono, eppure un best seller femminista degli Anni Novanta, Revolution from Wìthin di Gloria Steinem, afferma che la poca stima di sé è una questione femminile.[16] La poca stima di sé è anche una questione maschile conseguenza della versione maschile del cittadino di seconda classe. La nostra capacità di sollevare tale questione è un privilegio della II Fase; sollevarla solamente per un sesso è sessismo della II Fase.
Quando le storiche femministe definiscono «classe di guerrieri» e «classe di élite» questa classe di schiavi,[17] ignorano questo punto di vista: i guerrieri non erano tanto una classe d’élite quanto una classe di morti.
Sandro2(Quota) (Replica)
C’è una domanda che nessuno si pone e che mi permetto di porre perchè nasce dalla realtà dei fatti: 5.300.000 aborti in Italia sono un tenero esempio di non-violenza femminile? oppure, fra le altre cose, è la prova che la guerra è guerra maschile perchè ci si può mandare i maschi a farla, altrimenti, se il “nemico” è a portata di donna, la si fa senza alcun problema in prima persona? Con una differenza: i maschi dovevano e devono mettere a disposizione la loro vita e la distruzione del loro corpo per la comunità (altrimenti finivano immediatamente al muro fucilati alla schiena o finiscono in galera con disonore, da morti viventi, per decenni) e dovevano/devono ritenere tutto ciò non solo accettabile ma onorevole e obbligatorio; le donne invece devono ospitare nel loro corpo, assistite in ogni modo, per nove mesi una nuova vita. E ciononostante considerano che questa chiamata alla accoglienza e a questo tipo di disponibilità del loro corpo sia talmente onerosa da poter essere rifiutata. Da questo dato di fatto nasce un’altra domanda: quanto a “impegno” e “disponibilità” del proprio corpo cè differenza tra il metterlo a disposizione per i nove mesi di maternità per far nascere un figlio e il metterlo a disposizione della comunità perchè sia distrutto in guerra? e c’è differenza tra poterlo rifutare ed essere obbligati?
E ancora una domanda: chi irride al sangue di milioni di giovani maschi che hanno perso la vita in guerra chiamandoli violenti perchè maschi sa quanta violenza e menzogna c’è nelle proprie parole? Parole che vanno a incidersi feroci e bastarde contro ogni lapide che in ogni paesino in Italia ricorda e onora il sacrificio di questi ragazzi.
cesare(Quota) (Replica)
Quello che io trovo significativo è che quegli estremisti che a Roma hanno fanno milioni di euro di danni, danneggiando negozi ed auto di comuni cittadini (quindi di uomini “beta”…) e assaltando i poliziotti, non muoverebbero mai neppure un dito contro un corteo di misandriche femministe.
Personalmente li trovo personaggi alquanto spregevoli, che andrebbero pure bastonati a sangue per quello che hanno combinato.
Fabio C.(Quota) (Replica)
Edit: “hanno fatto milioni di euro di danni”
Fabio C.(Quota) (Replica)
Il giochetto di Terragni & C. è sempre meno credibile e per questo sentono la necessità di alzare i toni. Così facendo però, diminuiscono ancora la loro credibilità.
La realtà sta emergendo, ora che le donne diventano protagoniste. Nei governi, a capo dei quali o in ministeri chiave si dimostrano non meno guerrafondaie dei maschi. Nell’esercito, dove generalesse ordinano i bombardamente, pilotesse schiacciano i bottoni dei missili, soldatesse torturano prigionieri inermi come ad Abu Graib. Nella società civile dove il fenomeno del bullismo al femminile è in aumento esponenziale. L’unico spazio dove questo fenomeno rimane secondario, è quello dello scontro fisico a tu per tu, dove non c’è mai una donna una che si prende un rischio.
In ogni caso vorrebbero farci credere si tratti di imitazione del modello maschile. Fosse così significherebbe che le donne sono davvero incapaci di autonomia e dunque di essere persone adulte in grado di decidere autonomamente. Se Terragni & co, credono sia così, lo dichiarino apertamente. Ma se così non è, allora la verità è un’altra. Le donne possono essersi credute “innocenti”, e continuare a farlo, perchè e solo perchè gli orrendi maschi oppressori dell’era patriarcale, le hanno esentate dalla violenza. Se la sono accollata per intero con le lacerazioni e il dolore che ciò ha sempre comportato, e nella donna hanno voluto vedere un’oasi di pace e di rigenerazione. Questo è il senso del “riposo del guerriero”, questo il motivo per il quale le donne sono state in certo senso angelicate. Ora esse rifiutano questo ruolo che, dicono, sta loro stretto. Ed ora si dimostra come male e bene, violenza e non violenza, non hanno sesso. E’ ora che la smettano con i pietosi tentativi di allontanare da sè il calice amaro, come ben dice anche Cesare a proposito dell’aborto.
armando
armando(Quota) (Replica)
„Quello che io trovo significativo è che quegli estremisti che a Roma hanno fanno milioni di euro di danni, danneggiando negozi ed auto di comuni cittadini (quindi di uomini “beta”…) e assaltando i poliziotti, non muoverebbero mai neppure un dito contro un corteo di misandriche femministe.
Personalmente li trovo personaggi alquanto spregevoli, che andrebbero pure bastonati a sangue per quello che hanno combinato“. (Fabio C.)
D’accordo sulla prima parte (che pero’, non dimentichiamolo, riguarda pressoche’ quasi tutti gli uomini e di qualsiasi colore politico), vediamo di ragionare un attimo sulla seconda.
Un “tale“ che di queste faccende se ne intendeva (a prescindere dalle opinioni politiche di ciascuno) scrisse una volta un libro dal titolo “Estremismo, malattia infantile del comunismo“. Si tratta di un testo squisitamente politico e quindi, per chi non e´uso a questo genere di letture, potrebbe anche risultare noioso (lo e’ stato anche per me, state tranquilli, avendolo peraltro letto in giovane eta’). Tuttavia, anche se concepito e scritto molto tempo addietro, rimane un’opera fondamentale sia dal punto di vista analitico che metodologico al fine di comprendere la genesi e le cause del fenomeno estremistico.
Il suo autore, esattamente come te, caro Fabio, era estremamente duro nei confronti degli “estremisti“ (anche se questi non si ritenevano tali), non solo in relazione alle loro “pratiche“ politiche ma anche e soprattutto alla loro impostazione politica e strategica che egli stesso definiva funzionale in tutto e per tutto proprio a quel sistema che essi stessi sostenevano di voler combattere . Ed e’ anche doveroso ricordare che quegli “estremisti“ a cui si faceva riferimento in quelle pagine erano di ben altro spessore e statura rispetto alle bande di giovani che hanno ingaggiato gli scontri con le forze dell’ordine pochi giorni fa nella Capitale.
Non solo. Analisi a parte (condivisibilissima da un punto di vista politico e concettuale), il contesto storico-politico nel quale quel trattato politico fu concepito e scritto era in grandissima parte se non del tutto completamente diverso da quello attuale. Cio’ giustificava in una certa misura quella durezza, forse e senza il forse, anche eccessiva.
A mio parere oggi la situazione e’ del tutto diversa e, fermo restando che ciascuno e’ responsabile delle proprie azioni e ne deve rispondere sempre e comunque, quindi anche e soprattutto di fronte alla legge, che la si condivida o meno, mi sembra eccessivo criminalizzare quel gruppo di scapestrati giovinastri, politicamente irresponsabili e soprattutto strumentalizzati da chi di politica, a differenza loro, ne mastica eccome.
Mi spiego. Alla fine della fiera, come si suol dire, qual e’ il risultato di quanto avvenuto a Roma giorni fa? Semplice. Che invece di parlare delle Borse, dei Mercati, delle Banche, del Capitale Finanziario, degli speculatori, anche se in doppio petto (e delle classi politiche al loro servizio) e delle loro politiche economiche e finanziarie che nel preciso momento in cui scrivo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, mese dopo mese, gettano milioni di famiglie nel mondo al di sotto della soglia di poverta’ se non sul lastrico, si parla solo e soltanto delle vetrine infrante e dei vandalismi gratuiti di questi imbecilli (quisquilie rispetto a cio’ che avveniva qualche decennio fa, credimi, ma questo e’ un altro discorso…).
Cui prodest tutto cio’? Non e’ neanche necessario che ti risponda.
Ma proprio per questa ragione, anche se ad una prima lettura potrebbe apparire paradossale, sono contrario alla criminalizzazione di questi ragazzi. Chi fa piu’ danni? Chi e’ piu’ violento? Quelli che sfasciano vetrine e tirano sassi oppure quelli che giocano con la vita di centinaia di milioni di persone?
Come ripeto, questo non significa in nessun modo giustificare alcunche’ o chicchessia: siamo i primi sostenitori, come sai, dell’etica della responsabilita’. E chi si e’ reso responsabile di quelle violenze e’ giusto che paghi. Ma paghera’ anche chi si e’ reso e si rende responsabile di disastri economici, finanziari (e sociali, e ambientali) di ben altra levatura?
Il paradosso sai qual e’? Che oggi, dal punto di vista mediatico fa molta piu’ notizia una sassaiola nel centro di Roma piuttosto che una frode da centinaia di milioni di euro, magari ai danni del contribuente. Cosi’ come fanno piu’ notizia una decina di vetrine infrante rispetto ai bombardamenti aerei che vengono effettuati ad un ritmo ormai quotidiano in diverse regione del pianeta.
Ti assicuro che non mi piace fare demagogia, credimi sulla parola, pero’ mi chiedo se ti esprimeresti mai nello stesso modo in cui ti sei espresso nei confronti di quei giovani (“andrebbero bastonati a sangue“) nei riguardi di un pilota che ha sganciato il suo carico di democrazia, pardon, di bombe al fosforo bianco, sulla testa degli abitanti di qualche sperduto villaggio afghano, iracheno o libico, magari per difendere il diritto delle donne ad emanciparsi e a liberarsi del burqa mentre contestualmente qualcun altro pensa a costruire i nuovi oleodotti…
Tu dirai:“Ma quel pilota sta facendo il suo dovere!“ Eh no, troppo facile, a mio parere. Perche’ anche quel giovane armato di sassi e bastone potrebbe risponderti che ha commesso quegli atti vandalici per ragioni ideali (giuste o sbagliate che siano).
Il pilota arrostisce la gente nel nome della democrazia, il secondo sfascia le vetrine della filiale di una banca e tira sassi contro la polizia nel nome di “un altro mondo possibile“. Ripeto, dal punto di vista politico sono il primo a dire che quest’ultimo meriterebbe una bella lezione (a suon di sganassoni, non a chiacchiere). Pero’ perche’ al primo gli si da’ una medaglia mentre il secondo lo si sbatte (giustamente) in galera?
La questione e’ complessa, naturalmente, come sempre. Quello che voglio dire e’ che e’ necessario osservare gli eventi con uno sguardo molto lucido, altrimenti si rischia di cadere nella trappola che viene astutamente e sistematicamente preparata da chi la sa lunga. E se c’e’ qualcuno che la sa molto lunga e’ proprio l’apparato mediatico in grado di fare e disfare, ridimensionare un fatto o al contrario ingigantirlo a dismisura, fino ovviamente ad occultarlo o addirittura a costruirlo di sana pianta.
Ma con noi non la spuntano piu. Per cui, che quei ragazzi paghino per i reati di cui si sono resi responsabili, che poi non sono molto diversi da quelli che vengono commessi negli stadi una domenica si’ e l’altra pure (con la differenza che si e’ molto piu’ tolleranti in quei casi…), e che al piu’ presto si torni a rimettere le cose veramente importanti al centro della discussione politica.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Tu dirai:“Ma quel pilota sta facendo il suo dovere!“
(Fabrizio)
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No, non lo dico.
Ma su certi punti resto del mio parere.
Tutto qua.
Fabio C.(Quota) (Replica)
Non avevo di certo la pretesa di convincerti, Fabio, ho solo espresso la mia opinione come hai fatto tu.
Proprio ieri sera, dopo aver scritto il mio precedente post, mi e’ tornato alla mente il tragico omicidio dell’ispettore Raciti, avvenuto un paio di anni fa durante gli scontri fra ultras del Catania o del Palermo (non ricordo bene) e forze dell’ordine, al termine della partita.
Ricordo bene anche quello che successe a Brescia diversi anni fa quando un commissario di polizia fu ridotto in fin di vita a colpi di ascia da un gruppo di ultras della Roma e della Lazio (insieme in trasferta, incredibile, in quanto appartenenti alla stessa parrocchia politica di estrema destra).
Ma perche’ non parlare allora degli innumerevoli episodi di violenza al confronto dei quali gli scontri di pochi giorni fa a Roma sono barzellette per bambini. Pensa alla strage di Castel Volturno dove un gruppo di camorristi ha sparato all’impazzata su un gruppo di extracomunitari spedendone al Creatore cinque o sei in un colpo solo. Per non parlare della guerra di mafia e di camorra per il controllo del territorio che sconvolge intere regioni del Paese.
Ma sono solo esempi, gocce d’acqua in un oceano di violenza. L’elenco potrebbe essere infinito.
Eppure nulla di tutto cio’, nessuno di questi atti di violenza, per quanto spesso terribili, riesce a monopolizzare il dibattito politico-mediatico come invece e’ accaduto e accade per quello che e’ successo a Roma dove, insisto, al di la’ delle apparenze (che possono essere ingigantite o ridimensionate ad arte) non e’ accaduto nulla di veramente grave (pensate a quanto accaduto in Inghilterra alcuni mesi fa con il governo che e’ arrivato a decretare lo stato di emergenza e il coprifuoco).
Ci sara’ una ragione (magari politica…) per la quale determinati episodi vengono gonfiati all’inverosimile dai media e dalla politica?…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
per me il commento di Fabrizio sulla manifestazione di Roma è stato l’unico che abbia avuto un senso …
la penso allo stesso modo
mauro recher(Quota) (Replica)
“Conflitto agito con grandissima slealtà da parte di un maschile violento e arrogante, lo stesso che spesso vediamo imperversare nei blog delle donne e che dall’interno del nostro discutere, cerca di disgregare i nostri ragionamenti, il troll. I troll che frequentano i nostri blog non sono troll qualsiasi, sono degli esseri inqualificabili, probabilmente pagati allo scopo di schiacciare il nostro sforzo, gentaglia che si presenta con maschere oramai identificabili che vanno dal bravo e colto ragazzo femminista, all’uomo brutto che si vittimizza, allo psicopatico che allude alla sofferenza imposta dalla madre, eterno bersaglio della mentalità patriarcale” ma questa è fuori di testa, è pazza, è completamente pazza!!!!curatela!!!
Giovanni(Quota) (Replica)
il femminismo è una schifosa squallida e disgustosa ideologia sessista all’ennesima potenza!Non fa altro che usare due pesi e due misure!è sempre pronta a difndere le donne, qualunque cosa queste facciano, e sempre pronta ad attaccare gli uomini, a condannarli, a criminalizzarli, e sminuirli, offenderli, insultarli!se un uomo da uno schiaffo a una donna che l’ha tradito è un violento e un criminale, se una donna riempe di schiaffi uno che ha osato toccarla per mezzo secondo è GIUSTIFICATA!ma l’apoteosi dello schifo sessista, del giustificazionismo estremo dei pessimi comportamenti attuati dal sesso femminile si raggiunge in questo post che definire VERGOGNOSO è riduttivo…
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/10/21/le-donne-sono-indignate/
l’autrice -di sicuro una parecchio fuori di testa- arriva GIUSTIFICARE senza mezzi termine le donne violente che hanno devastato Roma!!!si, le giustifica!!!!in quanto donne!!!!è fuori di brutto!!!!e gli uomini, che hanno devstato Roma, quelli no, non li giusitifica!!!quelli sono uomini!!!!e gli uomini che si comportano male verso una donna, quelli sono solo violenti, pazzi, criminali, misogini, gente che è violenta verso le donne “per motivi di genere”, perchè “odia le donne” perchè non “si rassegna alla fine del patrarcato”, perchè “vuole dominare le donne”, gente solo colpevole al 100%, senza mai una minima attenuante, nemmeno nel caso in cui la moglie lo ha tradito!Altro delirio che ricorre spesso nei post di tale farneticante sessista integralista mary è che i media GIUSTIFICANO gli omicidi degli uomini verso le donne!Evidentemente per costei il fatto che in una trasmissione televisiva un psichiatra/sociologo/criminologo provi a dire la sua/a spiegare le cause/i motivi/il movente di un delitto significa giustificare il crimine…la mitica blogger non riesce nemmeno a cogliere la differenza tra analizzare, spiegare un comportamento, e giustificarlo!!!!è talmente presa dalla sua foga e smania di dire male deli uomini e di criminalizzarli che si aspetta – anzi, pretende – che tutti facciano come lei!Lei, invece, arriva al punto di GIUSTIFICARE senza mezzi termini delle donne che si sono comportate in modo ultraviolento e che non hanno un briciolo di attenuante!!!!a dir poco vergognoso il suo due pesi e due misure, e il suo atteggiamento folle e delirante!!!e questa viene a fare la morale a tutti, a criminalizzare e demonizzare gli uomini???ma ci faccia il piacere!!!!questa moralizza su programmi tv, pubblicità ecc, demonizza lgi uomini in quanto violenti ecc…ma che RIDICOLA!!!!!questa moralizza circa il presunto sessismo verso le donne, quando lei è la prima ad essere sessista, è ultrasessista, è sessista all’annesima potenza…VERSO GLI UOMINI!!!!è talmente accecata dalla smania di beatificare il genere femminile e di difenderlo ad oltranza, per partito preso, in modo integralista, da arrivare a parlare bene di quelle donne che hanno devastato Roma!!!!!a dir poco VERGOGNOSO!!!!e poi lei e le altre sue simili di dicono “contro la violenza”…ma che faccia tosta!!!si, sono contro la violenza solo se questa è agita da un uomo e in particolare contro una donna!!!!becero e squallido sessismo femminista all’ennesima potenza!!!il livello è sotto zero!!!!
Giovanni(Quota) (Replica)
ovviamente è inutile scrivere commenti in quel sito, perchè da ottime integraliste talebane quali sono, le blogger non pubblicano i commenti di dissenso, in particolre, manco a dirlo, SE L’AUTORE E’ UN UOMO!!!!!
Giovanni(Quota) (Replica)
quel blog Giovanni ,l’ho capito anch’io tardi ,è tempo perso ,ti giuro che ,visto che ero “ospite” scrivevo sempre post molto pacati ,ovviamente anche se dissentivo dal loro “vittimismo” femminista ,capisco la tua rabbia ,perchè la provavo anch’io ,tanto per farti un esempio ,su quello che hai scritto ,sono andato sul loro gruppo facebook ,scrivendo che ci capivo poco ,la Terragni diceva che erano tutti uomini spinti da istinti primordiali ,queste qui ammettevano che c’erano anche ragazze coinvolte , ma che le giustificava per via della società maschilista ,ho chiesto spiegazioni ,naturalmente il mio commento e stato censurato ,sempre in nome della democrazia mi sembra evidente
mauro recher(Quota) (Replica)
Giovanni, non sono certamente io il primo dirlo, dato che altri uomini lo hanno scritto più volte e diversi anni prima di me, ma non credi che in tutto ciò esista anche una responsabilità maschile, soprattutto fra coloro che contano, ovvero gli intellettuali? Cazzo, ma dove sono questi deficienti? Che dicono? Cosa fanno? Perché tacciono sempre? E’ chiaro che senza una adeguata e significativa opposizione, quelle stronze non possano far altro che “espandersi”, sia nei mass media, sia nella scuola, sia nella famiglia che in tutta la società.
sergio(Quota) (Replica)
Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.. da una parte Marina Terragni che sostiene che se fosse stata una manifestazione di donne, condotta dalle donne, gestita dalle donne sarebbe stata pacifica e costruttiva, dall’altra queste che dicono
” Diciamo la verità: non ce l’aspettavamo[…]E’ l’assenza di immagini, forse, che ci fa dimenticare come le donne hanno sempre avuto un ruolo nelle guerre, in tutte le guerre. Hanno sostenuto, guidato, ispirato, fiancheggiato. Sparato.”
che le donne hanno sempre fatto le guerre con un ruolo attivo (e rivendicato pure con orgoglio.. sembra dire, noi c’eravamo guerrafondaie come gli uomini ma nessuna ci ha scattato le foto…)
Rita(Quota) (Replica)
Sì, siamo di fronte al rovesciamento sistematico, permanente, capillare della descrizione e dell’interpretazione di ogni fatto. Bisogna prenderne atto, prendere atto dell’esistenza della misandria, odio di cui non si era mai sentito parlare fino in tempi recenti, ma che deve esistere di necessità, giacché esistono da sempre con sanguinari effetti l’odio razziale, quello religioso, nazionalista, etnico, di classe. Come esiste la misoginia.
Preso atto di questo ci si mette il cuore in pace: stiamo sperimentando l’odio antimale che è sempre più pratica politica-giudiziaria.
Se quando un nero picchia un bianco è tentato omicidio mentre quando un bianco ammazza un nero è legittima difesa, siamo in pieno razzismo.
Adesso vale per noi.
Siamo i nuovi “negri”. E’ toccato anche a noi, maschi bianchi adulti e sani del XX secolo essere oggetto di un odio sociale che diventa politica.
Ma le differenze tra il ns caso e tutti gli altri sono molte e profonde. La prima è che i colpiti, gli UU, non vogliono riconoscere questo stato di cose.
Nessun nero ha mai dubitato di essere disprezzato e odiato dai bianchi, invece la massa degli UU pensa di essere amata, oggi come ieri.
Ogni nero condannato innocente, ne conosceva (e conosce) la ragione. Gli UU invece ne danno la colpa ai giudici.
Questa negazione maschile della realtà misandrica (presente persino tra uomini del Momas) è stupefacente.
Rino
Rino(Quota) (Replica)
@rino ,sono d’accordo con quello che dici e con il tuo paragone ,io ne avrei anche un altro …
speriamo di non offendere nessuno o di fare paragoni “scomodi”.
penso che il femminismo sia come israele che ,dopo essere passato da vittima ,sta diventando oppressore di un popolo come quello della palestina ,penso che il movimento uomini beta si possa paragonare all’intifada ,chiedo scusa se ho usato questi paragoni ,ma mi da questa sensazione
mauro recher(Quota) (Replica)
x rita:a me sembra ben più grave vergognoso e scandaloso questo di quanto scritto da marina terragni…qui addirittura si arriva a giusitifcare la violenza se commessa da donne!!!!!e la stessa delirante farneticanete mary pochi giorni fa criminalizzava un marito che ha dato due schiaffi alla moglie che lo aveva tradito e lo deifniva senza mezzi termini “un violento”!!!!!e sempre sta tizia sosteneva che un uomo andava processato e condannato perchè colpevole di aver osato GUARDARE il seno di una collega di lavoro e si INDIGNAVA perchè alcuni ritenevano che lei se lo fosse cercato andando al lavoro col seno più in fuori che in dentro!!!
ecco il delirante post ei deliranti commenti…
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/10/09/gli-schiaffi-di-forum/
p.s. x sergio:molti cosiddetti intellettuali sono FEMMINISTI…
Giovanni(Quota) (Replica)
sembra dire, noi c’eravamo guerrafondaie come gli uomini ma nessuna ci ha scattato le foto
sembra dire le povere donne sn discrimiante anche nei libri di storia, si dedica troppo spazio agli uomini e troppo poco alle donne, i libri di sotria sono sessisti e misogini!!!!
Giovanni(Quota) (Replica)
http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2011/11/01/la-spallata-delle-donne-subito/
è questo è il mio commento …
http://femdominismo.wordpress.com/2011/11/01/chiamata-alle-armi/
mauro recher(Quota) (Replica)
Sì ritrovano in mille a Siena come nell’ultima occasione ma quale spallata! Se non si muovono i sindacati o i partiti di massa possono anche affittare un teatro e ritrovarsi tutte lì Si vede che questa Terragni scrive senza riflettere molto.
Alessandro(Quota) (Replica)
sentite qui cosa scrive una fanatica femminista estremista integralista ecc…
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/11/01/il-mio-feminist-blog-camp/
essere femminista è una goduria!!!!
mi domando perchè, perchè goda, perchè essere femminista le faccia godere!!!in parole povere essere femminista le dà l’orgasmo!!!di sicuro una cosa simile è tutto fuorchè normale, è a dir poco aberrante…
Giovanni(Quota) (Replica)
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/11/02/grande-fratello-contenitore-di-sessismo-e-incultura-finalmente-fa-flop/#comment-13602
l’ennesimo delirio femminista pieno zeppo di ridicolo vittimismo…
Giovanni(Quota) (Replica)
leggevo il resoconto del feminist blog camp, e della goduria. Credo che si riferisca alla goduria che prova qualsiasi aderente a una qualsiasi organizzazione – dal sindacato alla chiesa alla tifoseria al partito – che si ritrova in una “famiglia accogliente” che spesso non ha avuto. Il rapporto è inversamente proporzionale: meno ha avuto una famiglia accogliente, più aumenta la goduria di fare parte di un movimento accogliente, in questo caso la “sorellanza”.
Il problema è che lo status di sorella non è fondato sul genere ma sull’ortodossia. Se dici cose sgradite, in due secondi passi dal “love-bombing” al cassonetto.
dia(Quota) (Replica)
essere femminista è una goduria!!!!
mi domando perchè, perchè goda, perchè essere femminista le faccia godere!!!in parole povere essere femminista le dà l’orgasmo!!!di sicuro una cosa simile è tutto fuorchè normale, è a dir poco aberrante…
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Se queste qui fossero lasciate sole dagli uomini con la loro passione, cioè la celebrazione di ciò che hanno in mezzo alle gambe e la denigrazione dell’altro sesso, probabilmente inizierebbero a cambiare idea in fretta. Ciò che è triste non è tanto che queste qui siano ciò che sono, non tutti si evolvono purtroppo, ma che ci siano uomini che le spalleggino, che si prestino al gioco. Ciò è sicuramente l’aspetto più deprimente.
Alessandro(Quota) (Replica)
mi sa proprio che hai ragione alessandro…
Giovanni(Quota) (Replica)
le donne sono delle disperate pronte a tutto pur di avere un uomo accanto,puntano tutto su di lui,pensano che solo in coppia possono valere qualcosa e quelle “apprezzate” dagli uomini si ritengono superiori alle altre,sono le donne stesse a considerare gli uomini più importanti di se stesse e delle altre donne,purtroppo è così,la dignità non sanno cosa sia e neanche gli interessa a quanto pare e non sopporto quando sento gli uomini italiani lamentarsi delle donne,questo è uno dei paesi migliori per gli uomini,si vede che sono troppo viziati,soprattutto da quelle fesse delle donne;comunque non mi toccate la MONTALCINI!!!!!!! donna meravigliosa,nessuna è meglio di lei ma purtroppo neanche come lei,è da prendere come esempio,lei è una vera donna,la dignità fatta persona ed invece niente le altre sanno solo penosamente mettere gli uomini al centro del loro mondo
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questa piccola chicca ,viene dal corpo delle donne , questo è il paese migliore per gli uomini …
mi sembra che ,un paio di giorni fa ,due operai siano morti per esalazioni velenose …
proprio viziati questi uomini ,come no !! ma collegare il cervello prima di scrivere ,è una cosa impossibile ??
mauro recher(Quota) (Replica)
>>
sono le donne stesse a considerare gli uomini più importanti di se stesse e delle altre donne,
>>
Ma quando mai?
E chi sarebbero queste donne che considerano gli uomini più importanti di se stesse? Al massimo una donna può considerare un figlio più importante di se stessa, ma non certamente un marito, un amante o un fidanzato.
sergio(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2011/11/06/uomini-cercasi/
dei miei pensieri su un post del corpo delle donne
mauro recher(Quota) (Replica)
Vi segnalo il seguente link
…………………………………………………………………
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/notizie/cronaca/2011/11-novembre-2011/ufficio-stampa-solo-le-donneconsigliera-parita-esclude-uomini-1902131801106.shtml
……………………………………………………………….. ALTRO CASO IN REGIONE
«L’ufficio stampa è solo per le donne»
Consigliera di Parità esclude gli uomini
La selezione on-line per mezza giornata: poi ritirata
Lorusso: «La Molendini ora legga la Costituzione»
BARI – È rimasto online, per mezza giornata, l’avviso di selezione pubblica per un addetto stampa voluto da Serenella Molendini, consigliera di Parità della Regione Puglia. Un bando che è stato ritirato dopo una contestazione lampo del sindacato dei giornalisti. Il motivo? Scorrendo il testo, infatti, è emersa subito una particolarità alquanto vistosa. Tra i criteri previsti dalla selezione, pubblicata l’8 novembre scorso, c’era un requisito indicativo delle finalità del concorso: «Il presente bando è rivolto solo a donne in quanto trattasi di un’azione positiva della Consigliera di Parità nei confronti delle donne della Regione Puglia, considerando il gap occupazionale tra donne e uomini in Puglia e tra donne del centro nord e sud Italia». Una sorta di paletto posto dalla consigliera per realizzare un torto: discriminare di fatto gli uomini. La vicenda è emersa per via di un carteggio tra l’Assotampa, il settore Organizzazione del personale della Regione e la Consigliera. Quest’ultima in una lettera chiarisce l’obiettivo dell’iniziativa in risposta alla messa in mora del sindacato. «L’avviso pubblico per una risorsa esperta in comunicazione di genere, informazione e ufficio stampa a supporto della Consigliera di parità – è riportato nella lettera – è un avviso rivolto alle donne perché trattasi di azione positiva, come da Direttiva europea 54/2006, e dal Dlgs. 5/2010».
L’ASSOSTAMPA – Secca la replica, riportata in una comunicazione, dell’Assostampa: «Le azioni che lei cita – scrive Raffaele Lorusso, presidente del sindacato dei giornalisti – non possono mai tradursi nella discriminazione di un genere. Nella fattispecie, lei intende promuovere un’azione positiva a favore del genere femminile, discriminando quello maschile. Il richiamo a quella norma è fuori luogo, almeno nel caso in esame, in quanto le misure e le azioni di cui alla citata legge si riferiscono al “sesso sotto rappresentato”. Tale norma potrebbe essere invocata per le nomine in organismi di rappresentanza (ad esempio, consigli d’amministrazione o giunte di enti pubblici), ma una selezione pubblica per l’accesso a un posto di lavoro nella pubblica amministrazione non può essere sottratta al rispetto dei principi generali previsti negli articoli 3 e 51 della nostra Carta costituzionale».
L’ALTRA CONTESTAZIONE – Nel bando viene anche indicato il requisito dell’iscrizione, da almeno un anno, all’albo dei giornalisti – elenco pubblicisti. Anche questa prescrizione viene contestata. «Così vengono esclusi – conclude Lorusso – i giornalisti professionisti, gli unici professionalmente abilitati, come da disposizioni di legge, a esercitare la professione». Sull’argomento il direttore dell’area Personale, Bernardo Notarangelo, fa sapere che sarà avviato un tavolo di confronto su tutte le assunzioni che interessano la figura professionale dei giornalisti.
Vito Fatiguso
11 novembre 2011
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Secca la replica, riportata in una comunicazione, dell’Assostampa: «Le azioni che lei cita – scrive Raffaele Lorusso, presidente del sindacato dei giornalisti – non possono mai tradursi nella discriminazione di un genere.”
L’assotampa non si accorge della cosa principale, oppure non può dirlo in nome del politically correct.
In realtà le azioni “positive” a favore di un genere (le donne) si traducono, sempre e automaticamente, in discriminazione negativa di soggetti dell’altro genere, i quali, avendo gli stessi titoli e meriti, o magari anche di più, si vedono esclusi ab origine in quanto maschi. “Discriminazione positiva” è inganno semantico, falsificazione del linguaggio. Punto e basta. E non per caso il concetto non viene mai invocato quando ad essere sottorappresentati sono i maschi, nè quando si tratta di riequilibrare il numero fra maschi e femmine in settori “scomodi”. Somma ipocrisia.
armando
armando(Quota) (Replica)
scrivo questa cosa, cavolata d’accordo .ma , che non vuol essere altro che una piccola provocazione ..
sulla pagina facebook di un altro genere di comunicazione
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Un altro genere di comunicazione
Sfatiamo un mito: nei paesi arabi gli uomini sono coinvolti più attivamente nelle lotte per la parità rispetto a quelli occidentali…Uomini dove siete? Se ci siete scrivete un commento o mettete un like.
La protesta delle donne egiziane: «Velo anche per gli uomini»
http://www.style.it
Alcune donne hanno creato un gruppo su Facebook per denunciare il sessismo
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quasi .quasi il “like” anche lo metto ,ma non posso perchè mi hanno bloccato sempre nel massimo del rispetto ,sia chiaro
mauro recher(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2011/11/20/attacchi-democratici-2/#comment-88
giovanni(Quota) (Replica)
http://www.vitadidonna.org/salute/donna/stalking-e-violenze-molestie-per-il-78-delle-universitarie-7862.html
giovanni(Quota) (Replica)
Se il 78% delle studentesse italiane è stato vittima di molestie, stalking o violenza sessuale, vuol dire che c’è più o meno la stessa percentuale, speculare, di uomini colpevoli degli stessi reati.
Il che significa oggettivamente affermare che la stragrande maggioranza degli uomini italiani sono molestatori o stupratori, comunque violenti.
Di conseguenza, se riconosciamo come validi questi dati, le cose sono due: o il genere maschile è ontologicamente malato, una sorta di tragico, immane e spaventoso errore di natura, oppure, al contrario, questi sondaggi sono manipolati o peggio ancora (come credo) concepiti in modo tale da ottenere necessariamente determinate risposte.
Se fosse vero il primo caso lascio a voi immaginare le conseguenze. A rigor di logica (e di coerenza) dovremmo essere tutti ( i maschi, intendo) sottoposti ad un processo di rieducazione (coatta) senza limiti di tempo (l’alternativa potrebbe essere solo la castrazione, e non è una boutade…).
Se invece, come ovviamente penso, è vero il secondo, è evidente che siamo di fronte all’ennesimo tassello di un processo sistematico e scientifico di criminalizzazione del maschile. Il che è altrettanto aberrante.
La cosa ancor più singolare è che una pratica politica siffatta costringe anche coloro, come ad esempio il sottoscritto, che non si pongono in una posizione di difesa del maschile tout court (cioè una sorta di femminismo radicale rovesciato nel suo contrario), ad assumere, loro malgrado, quella stessa posizione. Né potrebbe essere diversamente, data l’entità e la qualità dell’attacco sferrato.
Credo però che si stiano veramente allargando troppo. C’è il rischio concreto che la smisurata enormità di questi dati ottenga prima o poi l’effetto contrario. Da un certo punto di vista c’è da augurarsi che continuino a procedere in tal senso…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
secondo me dipende anche da quello che le studentesse intendono per “essere state molestate”… magari alcune hanno risposto affermativamente solo perchè una volta è capitato che uno magari ha fischiato mentre passavano, o ha rivolto loro apprezzamente come “bona, gnocca”, “che tette che hai”… per certe qualunque cosa è una molestia…tempo fà nel sito di UGDC una diceva di essere stata molestata perchè una volta uno la guardava e poi, mentre lei gli è passata accanto, le ha detto “ciao bella”…se tutte usassero questi parametri è difficile non essere mai “molestate”…
giovanni(Quota) (Replica)
fabrizio: Se fosse vero il primo caso lascio a voi immaginare le conseguenze. A rigor di logica (e di coerenza) dovremmo essere tutti ( i maschi, intendo) sottoposti ad un processo di rieducazione (coatta) senza limiti di tempo (l’alternativa potrebbe essere solo la castrazione, e non è una boutade…).
i maschileplurale si sottoporranno a un’autorieducazione/autocoscienza di massa prossimamente, a Ferrara, mi pare, lo leggevo sul blog di Terragni.
Quanto alle statistiche. Mi sono resa conto di quanto sia difficile leggere e valutare una statistica, in più di un’occasione. E di come, spesso, i giornalisti che parlano di statistiche sui quotidiani non rendano un buon servizio al lettore. (Vedi comunicazione su World gender gap report, per es., di cui perfino testate come Noi donne hanno criticato impostazione e indicatori statistici…)
dia(Quota) (Replica)
“secondo me dipende anche da quello che le studentesse intendono per “essere state molestate”… magari alcune hanno risposto affermativamente solo perchè una volta è capitato che uno magari ha fischiato mentre passavano, o ha rivolto loro apprezzamente come “bona, gnocca”, “che tette che hai”… per certe qualunque cosa è una molestia…tempo fà nel sito di UGDC una diceva di essere stata molestata perchè una volta uno la guardava e poi, mentre lei gli è passata accanto, le ha detto “ciao bella”…se tutte usassero questi parametri è difficile non essere mai “molestate”…” (Giovanni)
Infatti, era proprio quello che volevo dire…Non per caso scrissi l’articolo “Ho subito violenza ma l’Istat non lo sa…”, pubblicato (in estrema sintesi) da Natalia Aspesi nella sua rubrica sul Venerdì di Repubblica, in cui volevo dimostrare che, utilizzando gli stessi parametri, tutti e tutte abbiamo subito delle forme di molestia, prevaricazione e violenza, fisica o psicologica. Mi meraviglia a questo punto (si fa per dire…) che solo il 22% di quelle studentesse intervistate abbia risposto di non aver mai subito molestie o violenze, fisiche o piscologiche. Forse perchè ancora troppo giovani. Sfido io, in una vita intera, a trovare qualcuno/ che non abbia mai subito una qualche forma di violenza…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
condivido tutte le vostre osservazioni.
Nell’articolo si parla però espressamente di molestie dovute a “uomini lasciati” mi pare. Il famigerato stalker che non si rassegna. Ora, a parte che anche qui bisogna considerare i parametri statistici usati e com’è strutturato il questionario è chiaro che in tutti i casi in cui la fine di una relazione viene decisa unilateralmente mentre dall’altra parte c’è ancora un interesse o un coinvolgimento è difficile che la troncatura sia netta. A me pare ovvio che ci possano essere telefonate, tentativi di farsi accettare, di capire le ragioni della fine della relazione, di capire se vi si puo’ porre rimedio. Tentativi che possono concludersi in pochi colloqui oppure protrarsi, ma questo dipende da AMBEDUE le parti. Dipende anche dalla parte che “molla” a mio avviso, e da come riesce a comunicare con chiarezza la decisione presa mantenendo la fermezza. Non so se riesco a spiegarmi, Provo a fare una metafora anch’io: bisogna tener conto che si sta infliggendo comunque una ferita e bisognerebbe operare nel modo chirurgicamente più asettico e meno doloroso che conduca a una veloce cicatrizzazione.
Come diceva la famosa canzone … “se stiamo insieme ci sarà un perchè”.. e di conseguenza c’è un perchè anche se non si sta più insieme. Quanto più si riesce a comunicare queste ragioni e a farle comprendere tanto prima le si riuscirà a far accettare.
In questo senso Fabrizio giustamente osserva per le molestie o le situazioni che ci hanno creato una punta di fastidio che ci sfida a trovare qualcuno/a che non abbia mai subito una forma di violenza.
Io dall’altra parte, con determinati parametri sfido chiunque a non ammettere che è stato uno/una stalker.
Io mi autoaccuso: ho la sensazione di aver rotto un po’ i cosiddetti con qualche telefonata o lettera ad un paio di ex … in passato.
Ma adesso è passata, mi sono “rieducata”
Rita(Quota) (Replica)
Da tempo a mio avviso è chiaro che non sono i dati a giustificare e pertanto ad innescare la repressione femdominista che ne segue (leggi speciali, privilegi di ogni genere, malebashing, ecc.), ma è, a rovescio, la politica di repressione antimaschile che reperisce i dati e li sottopone al restyling interpretativo necessario a tal fine.
Questi dati non sono “dati”, (i dati veri sono altri e le ricerche serie sono lì a dimostrarlo e sono rigorosamnete taciute o non fatte) ma sono strumenti di una azione politica che poi prosegue a colpi di leggi speciali e di aggressioni mediatiche. Il tutto condotto con la copertura, cui in tanti di buona volontà credono, di un fine ineccepibile ovvero di un progresso etico nel rapporto tra maschi e femmine; in realtà al fine dichiarato non corrisponde alcun autentico contenuto nè morale nè etico nè sociale, ma soltanto l’obiettivo di procurarsi posizioni di potere con qalunque mezzo, lecito e illecito, giusto o ingiusto, morale o immorale. Da tempo, e non ce ne siamo accorti, esiste ed agisce in Italia il partito che possiamo chiamare femdominista; un partito, che non è giuridicamente tale e tuttavia agisce da partito ed è forse uno dei più influenti e capillarmente diffusi, dispone di importantissimi finanziamenti pubblici e spesso coincide addirittura con le istituzioni stesse per cui di fatto gestisce un potere immenso. Non è pertanto ai dati che bisogna guardare, ma alle articolazioni di una forma partito assolutamente anomala, proprio perchè non dichiarata e qundi non riconoscibile, e che da tempo introduce ed appoggia elementi gravi di eversione dei principi costitutivi del nostro regime democratico. E non è il genere femminile, ma le militanti di questo partito che agiscono questa politica antimaschile supportate in modo decisivo, come sappiamo, dai maschi che hanno interesse ad utilizzarle come Ascari nel proprio progetto di stabilizzazione e mantenimento degli equilibri di potere.
cesare(Quota) (Replica)
Mmhhh …. sarebbe interessante vederli questi dati, perché dall’articolo, ma è un classico in questi casi, non si capisce un’acca.
3.531 sembra sia il totale delle ragazze che ha risposto al questionario.
Alla domanda:”Hai subito almeno un episodio di stalking, molestia o violenza sessuale nel corso della tua vita universitaria?”, 1.937 ragazze hanno risposto di si.
La percentuale è quindi del 54,85%.
Poi viene riportato “Analizzando i dati vediamo che in 164 hanno risposto affermativamente per quello che riguarda violenza sessuale e 662 per lo stalking, molte risposte mancano…”.
I 164 casi di violenza sessuale e i 662 di stalking stanno dentro i 1.937 della prima domanda (il 54,85%), non si aggiungono a questi.
Ed è in quest’ultima percentuale che posso trovarmi d’accordo con le vostre considerazioni.
IL 78% E’ FARLOCCO. 😮
D’altra parte scusatemi, il 78% di uomini coinvolti è palesemente falso perché molto probabilmente rappresenterebbe il 100% di uomini eterosessuali, giacché nel restante 22% io ci vedrei la quota fisiologica di nerd più gay.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Cesare:
>>
…non sono i dati a giustificare e pertanto ad innescare la repressione …ma è, a rovescio, la politica di repressione antimaschile che reperisce i dati e li sottopone al restyling interpretativo necessario a tal fine…
>>
Sicut!
E’ la volontà di potenza che inventa / crea / trova le armi.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
sono d’accordo con tutti quelli che mi hanno preceduto ..ma d’altronde ,come cantano gli afterhours, “pararsi il culo è un vero sballo ”
come fanno a pararsi il cosiddetto culo ?
maschilismo – il potere maschile sulla donna
femminismo – per la parità dei sessi
capite bene che già da questa affermazione loro sono nel giusto ,e quindi anche queste statistiche che ,come dice Fabrizio , sono per una criminalizzazione del maschile visto come vero nemico (anche se non lo ammettono ,ma continuano a dirne di tutti i colori ) da combattere, e lo si combatte con i media ,sia internet che cartacei che televisivi ,di solito ,in una trasmissione di tribuna politica ,si mettono i rappresentanti dei due schieramenti in una trasmissione che parla di violenza sulle donne (matrix ,un paio di sere fa) si mettono solo ed esclusivamente le donne e qualche “pentito” a cantarsela e suonarsela da soli … devo ancora vedere una trasmissione dove si parla di uomini non solo dal lato criminale …
mauro recher(Quota) (Replica)
nerd?
giovanni(Quota) (Replica)
da Wikipedia:
“Nerd è un termine della lingua inglese con cui viene chiamato chi ha una certa predisposizione per la ricerca intellettuale, ed è al contempo tendenzialmente solitario e con una più o meno ridotta predisposizione per la socializzazione. …. etc…”
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
nerd=imbranato, secchione
dia(Quota) (Replica)
lo so questo, mi chiedevo cosa c’entrasse col discorso…
giovanni(Quota) (Replica)
Per l’argomento trattato fuori dell’azione di guerra del partito femdominista e delle regole di guerra (psicologica e propagandistica) antimaschile che ogni guerra decentemente condotta impone, leggere qui:
http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/pelizzari.pdf
cesare(Quota) (Replica)
@Giovanni:
io la interpreto così: i gay non hanno interesse sessuale per le donne e quindi non si “attivano” per l’incontro e i nerd non si attivano per timidezza, blocco psicologico, etc.
Di conseguenza sono due categorie che non sono a rischio di essere considerati “molesti” perchè semplicemente non interagiscono con le donne per motivi relazionali.
Se questa percentuale fosse più o meno il 20% degli uomini ecco che la percentuale fornita dalla ricerca indica che l’uomo eterosessuale e che ha interesse a relazionarsi con le donne è automaticamente interamente considerato molesto.
Così l’ho interpretata io, eh, poi eventualmente spiegherà Luigi cosa voleva dire
Rita(Quota) (Replica)
@ Giovanni
Nulla. Era solo un discorso di numeri. Un iperbole per far capire come i numeri dati dall’articolo sono colpevolmente manipolati.
Quel 20% di uomini che l’articolo lascia fuori dal ruolo di carnefici potrebbero essere benissimo uomini che, in quel particolare periodo della loro vita e per tanti motivi che non stiamo qui ad indagare hanno altre priorità rispetto al sesso e quindi l’interazione con le DD non è vista da queste come una minaccia (nerd).
Ed insieme a questi, a concorrere a quella percentuale, uomini a cui le donne non interessano affatto, almeno dal punto di vista sessuale (gay).
Per cui, secondo me, quell’articolo, in maniera nascosta (manco tanto) è insidiosa sta affermando che tutti gli uomini sono molestatori, stalker, violenti e stupratori. E lo fa palesemente, giocando con i numeri.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
io cmq tradurrei o secchione o sfigato…
credo sia un termine che ingloba entrambi i significati…più il secondo, però, perchè cmq si può essere secchioni e avere molti interessi, amici, vita sociale, successo in amore, e nerd non prevede questa possibilità…
diciamo nerd è uno tipo sfigato tendenzialmente secchione, che spesso è anche secchione…
giovanni(Quota) (Replica)
Essendo il 25 Nov., su 27ora si sta rilanciando la relativa campagna antimale.
Noto due fatti:
1- questa volta censurano apertamente e lo dicono. Evidentemente il numero dei MM incazzati cresce.
2-Già da qualche tempo vi interviene nientemeno che Lea Melandri, un pezzo da 90 del femm.smo italiano. Il che è ottima notizia. Vuol dire che si sente che il “nemico” incomincia a parlare e le giornaliste del Corr. hanno bisogno di aiuto.
Sul tema, tale Div. Men. ( a me ignoto) ha postato un intervento sul 3d “Uomini che odiano le DD” del giorno 11.nov. E’ il 139 e ultimo intervento di quel 3d.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
dov’è che hanno ammesso che censurano apertamente?
giovanni(Quota) (Replica)
io una volta ho lasciato un bigliettino ad una mia compagna di università di cui mi ero segretamente e platonicamente invaghito ma che non avevo occasione di frequentare causa corsi diversi. probabilmente una cosa del genere verrebbe rubricata alla voce stalking/molestie.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
@Giovanni:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/%e2%80%9cla-violenza-contro-le-donne-ci-riguarda%e2%80%9dla-parola-agli-uomini/
25.11 | La Redazione
Gattamatta, non stiamo (non sto) pubblicando molti commenti… Cari lettori, di “violenza” verbale , ammazza parole, ne state leggendo solo una parte… E credo che già quella ci basti per capire quanto il “fenomeno” sia negato. lp
25.11 | La Redazione
Stasera cercheremo di fare una somma dei commenti messi in cestino.. Il tema “violenza” stana il peggio Questo “esercizio” di moderazione è una terribile, pessima, dolorosa scuola di vita (per me che lo faccio). Però ha ragione è anche interessante da condividere, luisa pronzato
@Rino: non trovo nè il post nè il commento di Div. Men., saresti così gentile da postarlo? grazie in anticipo
Rita(Quota) (Replica)
grazie lo stesso, l’ho trovato
1- Che io sappia, le prime a chiedere la ricognizione/censura dei siti maschili e la schedatura dei relativi gestori/amministratori furono le femministe canadesi alla fine degli anni ’90 (benché internet allora fosse …in fasce). Acuta intuizione, lucida preveggenza: la neonata rete rappresentava infatti il solo luogo in cui i primi Risvegliati potessero parlare in ambito pubblico. Il femminismo infatti ha potuto trionfare per la sola ragione che è stato un monologo assoluto. Mai a nessuno fu consentito di decostruirne le verità e le menzogne, il nucleo psicologico originario, gli obiettivi inconsci ma reali etc. La censura (con l’autocensura maschile) fu assoluta. Ad es. già nel corso del dibattito decennale pre divorzio e pre aborto (a cavallo tra gli anni ’60 e ’70) non si udì neppure un vago richiamo ai diritti riproduttivi maschili (diritto al disconoscimento di paternità) né alcuna … Mostra tuttodenuncia del fardello economico a carico degli ex (perdita della casa, mantenimento sine die).
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2- La rete consentiva alle spore disperse di venir a conoscenza della reciproca esistenza, favoriva il germinare e il crescere di una nuova coscienza e le dava una voce pubblica. Accadeva così l’inaudito, l’inconcepibile: il femminismo veniva messo sul banco degli imputati. Ciò che si autodefiniva e si autopensava come Bene ultimo e finale, promessa e realizzazione di vera giustizia, equità, libertà, pace, persino di vero amore, era chiamato a giustificarsi, era inquisito. Il maschio carnefice osava dubitare e poi giudicare, decostruire e poi demolire il racconto della sua vittima: sconvolgente blasfemìa, scandalo intollerabile. Ma finché si trattava di voci sparse, di parole disperse nella vastità della rete, di qualche sito e di pochi blog visitati da poveri sfigati, il fenomeno poteva essere ignorato, o tutt’alpiù deriso.
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3- Con l’apertura di questo spazio invece, ci si è dovuti ricredere. Qui, sul giornale campione del liberalismo, costretti a rispettare i proprii princìpì, si è consentito l’emergere di voci contrastanti e avverse. Ma non si pensava che nella pentola maschile ci fosse tanto bollore. Ragionamenti e invettive, sfoghi e lucide considerazioni, sussurri e grida, svelano un sottosuolo in movimento. Si è cercato di rintuzzare, di metterci delle pezze. Già il dover ogni giorno intervenire, ribattere, rispiegare, motivare, contrastare è in sè un costo imprevisto, che si vorrebbe evitare, denunciando il fenomeno come “cyberstalking”. Ma l’eruzione non si ferma. Che fare? Censurare – per il Corriere – è impossibile. Non resta che derubricare il dissenso, l’opposizione. Qualificare come trollismo il contrasto orami sistematico, quotidiano; quel contrappunto permanente, capillare a quasi tutte le affermazioni femministe presenti in 27ora.
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4- Ci si trova di fronte all’imprevisto e si teme di perdere il controllo. Il genio è uscito dall’ampolla, non si sa come reimprigionarvelo. Interviene un uomo a bollare come misogini i dissidenti, usando le espressioni inacidite di pochi per squalificare tutti. C’è preoccupazione, tanto che viene chiamata ad intervenire nientemeno che Lea Melandri, …già si ricorre dunque all’artiglieria pesante! Non è il caso.
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5- La preoccupazione è eccessiva. Il monologo femminista, il monopolio totale sul racconto della storia dei Generi non è messo in discussione. Sui media d’opinione il tabù è assoluto e durerà. L’espansione del potere femminile è garantita per almeno altre due generazioni. Gli “insorti” fanno un po’ di rumore ma sono pochi e benché il Racconto di Salvezza degli uomini abbia ormai fondamenta tali che nessun ordigno psicoatomico lo può scalfire, non è ancora visibile e per decenni non lo si riconoscerà. Per ora abbiamo gli indignados antimisandrici, che disturbano, infastidiscono, molestano come mosche cavalline, come trolls. Si vivrebbe meglio se non esistessero, certo, ma non possono fare danni maggiori. Il futuro è lontano. Dormiamo sereni.
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Div. Men.
Rita(Quota) (Replica)
3d del 24/11
La viol. contro le DD ci riguarda – la parola agli uomini
>>
25.11 | La Redazione
Stasera cercheremo di fare una somma dei commenti messi in cestino..
>>
Anche in altri due interventi si parla di “mancata pubblicazione” e di “f iltro” di cui la Melandri non si dichiara responsabile.
Adesso vedo che c’è un altro 3D che riporta subito il dato a noi noto”La viol. ne uccide più di ogni altra causa età 14-44″
RDV
Rino(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2011/11/25/25-novembre-giornata-contro-gli-uomini/
alcune mie considerazioni
mauro recher(Quota) (Replica)
http://www.repubblica.it/solidarieta/2011/11/24/news/violenza_contro_le_donne_pandemia_in_italia_651_omicidi_in_cinque_anni-25521466/?ref=HREC1-5
ne parlano anke le fanatike…
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/11/25/per-noi-il-25-novembre-e-tutti-i-giorni/
giovanni(Quota) (Replica)
Giovanni, prova a postare in 27ora – 3D questo copia/incolla. Io non ci riesco per probl tenici (non mi dà il login).
Vediamo se te la pubblicano.
RDV
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Sul tema incollo la seguente lettera rinvenibile qui:
http://forum.radicali.it/content/lettera-aperta-di-r-barnart-u-galimberti
Cortesi Professor Galimberti e Sig.ra Beatrice,
nell’ultimo numero di “D-la Repubblica delle Donne” la lettera della Sig.ra Beatrice contiene l’affermazione secondo la quale la mano violenta di un maschio familiare è la prima causa di morte delle donne nella fascia di età 16-44. Affermazione che da tempo circola sui media di tutti gli orientamenti. Tra l’altro ha formato oggetto di un manifesto elettorale di un partito di sinistra ed è stata trasmessa anche da reti Mediaset. Veramente la fascia d’età presa in considerazione varia a seconda delle diverse fonti, (16-44, 15-50, 18-59) ed anche il termine di confronto muta di natura. Talvolta si tratta del numero delle donne morte di tumore, talaltra di quelle decedute per un insieme, il più diverso, di cause. E’ stato anche affermato che la violenza maschile è la prima causa di morte per le donne, senza alcuna indicazione del termine di confronto. Modificando i riferimenti (fasce d’età, motivi e ambiti dei decessi) i rapporti tra i dati cambiano di poco, il loro significato non cambia per nulla. Presento ora i dati (per anno) derivanti da una elaborazione di quelli Istat (media degli anni 2002-2006 – In calce quelli completi) .
Decessi femminili di ogni età: 280.000 – Per tumori 70.000 – Per violenza maschile 140 – Per violenza di familiari 115.
Nella fascia 15-59: decessi femminili per qualsiasi causa 18.700 – Per tumori 12.300 – Per violenza maschile 105 – Per violenza di familiari 90.
Il confronto avviene dunque tra numeri che differiscono non di alcuni fattori, ma di interi ordini di grandezza. Nel caso presente, la Sig.ra Beatrice afferma dunque che 90 (ca.) è un numero più grande di 18.700 (ca.). Ciò pone alcuni interrogativi. Come è possibile affermare che 1 è più grande di 100, di 500 e di 1000? Come è possibile che non veniamo colti almeno dal sospetto che le donne assassinate non possono, davvero non possono essere di più di quelle decedute per tumore? Come mai nessuno si avvede di simile enormità? Di fronte ad un tale stravolgimento, ad un rovesciamento di tali proporzioni che individua nei maschi (e nei maschi di casa) il pericolo numero uno per la vita delle donne, come è possibile che nessuno si chieda da dove venga, a cosa miri e quali effettipossa avere una bugia di tali dimensioni e della quale è difficile trovare precedenti? Cosa dice dei maschi una tale stupefacente deformazione? Cosa vuol dire di essi? E cosa tradisce in coloro che l’hanno creata, in coloro che la diffondono e/o che non la denunciano? Quale effetto può produrre nelle donne di ogni età, ma soprattutto nelle ragazze, una simile rappresentazione dell’altro sesso?
Di tutto, si può dire, ma non certo stima e benevolenza. E cosa nell’animo delle nuove generazioni maschili? Eppure la buona fede della Sig.ra Beatrice non è in discussione, come non lo è quella di tutti coloro che diffondo quei dati, quelle “verità incontrovertibili”.Il che non risolve il problema, lo aggrava.
Se siamo ciechi di fronte a queste follie, se prendiamo per buoni questi numeri che pur sappiamo, sentiamo a priori non possono essere veri, quali altre cecità ci colpiscono?
Quali diverse oscurità deformano la nostra percezione e quindi anche i nostri sentimenti e i nostri valori? La nostra collocazione nel mondo e il giudizio sugli altri? In particolare, cosa c’è di oscuro, di impensato/impensabile (e forse di inconfessabile) nel conflitto tra i sessi? Un enigma intrigante, giacché le bugie non vengono al mondo da sole e non sono sterili. Sono feconde, purtroppo.
Grazie e saluti.
Rino DV(Quota) (Replica)
E se provassimo a cambiare prospettiva e contestualizziamo questa mobilitazione femminile sulle molestie nell’ambito della più recente e autorevole ricerca demografica: “Il cambiamento demografico” ediz. Laterza? in estrema sintesi vi si dà questo quadro della popolazione italiana:
«Oltre 60 milioni di persone, di cui una ogni 13 proviene da altri paesi. I meno che ventenni sono via via scesi fino a uno ogni cinque residenti e sono pressoché pari al numero degli ultrasessantacinquenni, mentre gli ultranovantenni hanno quasi raggiunto il mezzo milione di unità. Un paese in cui la frequenza di nascite si colloca stabilmente sotto le 600mila unità annue, ossia circa 150mila in meno di quante sarebbero necessarie. Il tutto mentre la durata media della vita ha superato gli 80 anni, la mortalità infantile ha raggiunto livelli minimi quasi fisiologici e la fecondità si è attestata attorno alla media di 1,4 figli per donna. È questa, in estrema sintesi, la fotografia demografica dell’Italia dei nostri giorni.”
E lo studio alla fine si domanda se a fronte di questi dati la cultura del nostro popolo non stia evidenziando una drammatica resa all’ istinto di morte.
Mi nasce una domanda: in questo contesto demografico e culturale tutto questo mobilitarsi sulle molestie che significato psicologico ha? e che riferimento reale ha? e se fosse una delle tante e tipiche fisse di una popolazione psicologicamente ed emotivamente invecchiata? Insomma non è che stiamo qui a discutere su problemi che fra un pò saranno solo compito di badanti?
cesare(Quota) (Replica)
Riporto da 27Ora:
>>>
25.11 | 17:54 statopt
Noto con piacere che il mio commento, prettamente statistico, sia stato sistematicamente censurato.
Domanda: è stato ritenuto offensivo e/o volgare?
O solamente ‘scomodo’?
Per sfizio, ho provveduto comunque allo snapshot della pagina: sarà valida testimonianza della politica aziendale del Corriere della Sera.
Saluti
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Molti mesi fa scrissi a 27 ora che prima o poi anche il Corr avrebbe iniziato a censurare.
Previsione banale.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
noon sono iscritto a la 27a ora…
giovanni(Quota) (Replica)
Rino: Io non ci riesco per probl tenici (non mi dà il login).
neanche io ci riesco. Un caso ?
armando(Quota) (Replica)