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La linea politica, la strategia e gli orizzonti filosofici e valoriali del Movimento degli Uomini Beta si evincono dal Manifesto ("Il Movimento") e dai "Principi", pubblicati entrambi sulla homepage del sito, nonché dagli scritti pubblicati negli spazi riservati agli “editoriali” e agli “articoli”.
Lo spazio dei commenti è libero ed è stato creato per dare a tutti/e (indipendentemente dalla loro collocazione nei confronti del Movimento) l’opportunità di esprimere la propria opinione, purché nel rispetto delle regole della civile convivenza, delle altrui opinioni e dello Statuto del Movimento.
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62 Commenti
Non so come esprimere la mia gratitudine per questo intervento e questa segnalazione. Da più di un decennio ai terminali della mia sensibilità come di quella di tanti amici, arriva un segnale univoco seppure declinato in molte tonalità: il maschile non serve, il maschile è il nemico, il maschile è il male, il maschile è la violenza, il maschile è la guerra. Segnale paradossalmente associato ad un altro segnale continuo in favore della promozione della donna.
Ma non è spiegabile come la promozione della donna debba essere necessariamente in proporzione diretta con la distruzione, l’avvilimento del maschile. Eppure è così: ogni promozione sociale della donna viene quasi sempre proposta e gestita in opposizione al maschile, a detrimento del maschile, a volte addirittura, come punizione del maschile.
Ma perché? Logica impone infatti che l’emancipazione del femminile sia associata alla emancipazione del maschile. In parole semplicissime il “viva le donne” è naturalmente, anzi logicamente associato al “viva i maschi”. Invece il “viva le donne” viene gestito in modo distorto cosi’ che corrisponda a ” morte ai maschi”. Persino, anzi soprattutto, nella sedicente sinistra. Non vi sembra strano? Anzi addirittura fuori di testa? Del tutto illogico?
A meno che il “viva le donne” sia ritenuta la parola magica, la parola d’ordine per far passare l’unica parola d’ordine che interessa ovvero : “morte ai maschi” alias il maschile.
E il documento citato disvela esattamente questa logica pervertita e surrettizia: delle donne mi interesso come leva per massacrare preventivamente i maschi. All’insegna del:”datemi le donne come punto di appoggio e vi annienterò il maschile”.
Perché poi annientare il maschile? Amici miei è sotto gli occhi di tutti: pensierino di tutti i giorni delle minoranze al potere e dei loro ascari a vario titolo e genere: o riusciamo a sviluppare le loro forze produttive con nuovi rapporti di produzione, il che è la fine del nostro dominio, o dei maschi non sappiamo che farcene. Sono loro infatti che nella Storia cambiano gli assetti sociali. Il problema è che se se ne accorgono che non di maschile si tratta ma di rapporti di produzione da cambiare, questi si svegliano e si mettono in marcia per cambiarli. Ecco allora che il maschile è male, il maschile è inutile, il maschile è guerra, per un semplice motivo: che è un maschile che può rovesciare i rapporti di produzione.
In poche parole è un maschile che è rivoluzione ma è senza rivoluzione.
Marx lo aveva predetto anche se non poteva prevedere che la rovina si sarebbe concretata con l’avvento di una feroce ideologia sessista che avrebbe scatenato il femminile per l’annientamento del maschile. Quello che tentarono col nazifascismo lo ritentano col femminismo e il genderismo.
Si romperanno i denti e le ossa anche questa volta: maschi di tutto il mondo unitevi non avete da perdere che il vostro annientamento.
cesare(Quota) (Replica)
La pubblicazione …..
e il programma Daphne 3 ….
Lotta contro la violenza nei confronti dei bambini, degli adolescenti e delle donne: Programma Daphne III (2007-2013)
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Chiunque, il che significa ogni persona che abbia accesso a internet, sa che tutti gli studi seri sulla violenza tra maschi e femmine è equivalente seppur modulata in forme di poco diverse ( vedi fra gli altri il lavoro del dott. Eugenio Pellizzari riportato in questo sito).
Tutti sanno inoltre che il fenomeno della violenza femminile se letto con i parametri utilizzati per definire e rilevare quella maschile darebbero risultati ben più gravi se venisse meno la vergogna e la riprovazione sociale che si abbatte sul maschio che denunciasse offese, apprezzamenti sessuali umilianti e sprezzanti, costrizioni economiche di ogni tipo, invasioni arbitrarie e impositive nella sfera della libertà personale, ricatti sessuali ed affettivi, segrete e false attribuzioni di paternità, seduzioni con finalità di rapina, false accuse, violenze fisiche in senso proprio.
Chiunque sa che non c’è studio, anche il più disposto a nascondere e rimuovere il “lato oscuro” del femminile, che non dichiari come la violenza contro i bambini è statisticamente prerogativa quasi assoluta delle donne e che maltrattamenti e violenze contro i minori in famiglia, nelle scuole, nelle comunità, hanno come unico reale baluardo la presenza del padre e del personale maschile.
La realtà dunque va da una parte e gli estensori e gli attuatori del progetto Dafne e simili vanno dall’altra. Ancora una volta questa potentissima distorsione dei dati reali a costruire e imporre una falsa coscienza su scala planetaria suscita la domanda angosciosa: ma a che cosa mira realmente la volontà politica che sorregge questo progetto e altri simili visto che non di quello che dice e si propone di fatto indirettamente parla e progetta?
Ogni giorno di più i dati sembrano confermare che si tratta di una volontà politica che ha obiettivi diversi da quelli dichiarati e che questi obiettivi siano riconducibili, (udite, udite) alla vecchia talpa, che ancorché cieca, disoccupata, precaria e soprattutto di sesso maschile, fa ancora una paura tremenda.
Si può quasi dire che l’esistenza in vita della medesima talpa ha come unica prova evidente proprio questi studi in quanto mostrano che la talpa in questione fa ancora una micidiale paura.
Paura così tremenda, (e quindi presunta talpa di presunta formidabile potenziale vitalità), che ampi rami della scienza ufficiale, superforaggiati centri studi, sedicenti democratiche commissioni di parlamenti di dubbia rappresentatività, ricche prebende da cattedre universitarie manovrate dalle veline governative, si sono scatenate nel costruire il più pervasivo incubo collettivo finalizzato a pervertire e reprimere l’identità psichica, la struttura affettiva, le modalità relazionali, la potenza innovatrice e creatrice del genere maschile. Un progetto demoniaco di estensione e profondità tali da far impallidire tutti i precedenti storici.
Cielo santissimo, mai avrei immaginato questo scenario da incubo una quindicina di anni fa quando cominciai a domandarmi che cosa nella società e nella cultura stava accadendo che agli occhi di mio padre sarebbe parsa incredibile follia. Parametro unico ormai di verità e tutela dell’umano la memoria dei padri e dei padri dei nostri padri.
cesare(Quota) (Replica)
cesare,
La cosa che da un certo punto di vista lascia allibiti, è che il gender mainstreaming non è un’iniziativa occulta ma ben documentata e i cui contenuti sono espliciti.
Curioso osservare come alcune associazioni che si mobilitano oggi per “combattere” l’ideologia gender, ancora facciano fatica ad inquadrala ideologicamente.
fabriziaccio(Quota) (Replica)
Però amici, quando si dice “teoria del Gender”, occorre chiarezza anche da parte vostra. Perchè l’ espressione “genere” e le conseguenziali teorie che sono state costruite sopra non riguardano tanto l’attacco al genere maschile quanto invece la bisessualità intrinseca del genere umano e l’ esistenza di tanti “generi”.
Tarallo(Quota) (Replica)
Davvero eccellente idea quella di proporre quel documento. Se ne deduce incontrovertibilmente che il maschio è il Male, e per contrasto ovvio che la femmina è il Bene. Che dunque la femmina governi in tutti i campi, che dunque i maschi diventino femmine come le altre, ma subordinati/e perchè copie necessariamente mal riuscite. Che le differenze spariscano e gli uni si adeguino alle altre. Sarà la Pace? No, al contrario. perchè, come diceva Girard, è l’omologazione la madre della violenza, non la differenza. E un’omologazione imposta con programmi rieducativi che superano la più fervida immaginazione orwellana, all’inizio potrà, forse, nascondere dietro un velo tutta la violenza che vi è insita, ma poi esploderà fragorosa e incontrollata.
Verrebbe davvero da ridere, se l’argomento non fosse drammatico, delle contraddizioni irriducibili di cui quel documento è intessuto. Già, perchè le guerre condotte in nome delle donne e dei diritti umani, ossia per punire i maschi, chi le combatte? Altri maschi. E con cosa si chiede loro di combatterle? Coi fiori, le canzoni pacifiste, la buona volontà? Macchè, guarda caso con le armi. òe più micidiali mai inventate.
ossia: i maschi delle nazioni invase sono violenti e oppressori, i maschi che invadono altrettanto. Molti moriranno fisicamente subito, molti altri, i reduci (come in Vietnam o in Irak) saranno per sempre dei disadattati reietti dalla società. Un vero e proprio suicidio collettivo quello a cui i maschi sono invitati o indotti (e spesso anche a causa della loro non consapevolezza). Dopo, quando il potere sarà anche esplicitamente in mano alle femmine, allora il capitale avrà completato la sua presa perchè non ci sarà più alcuna resistenza, nè sul piano materiale nè su quello culturale. Ma non sarà l’auspicata pacificazione, si può esserne certi.
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
non mi è del tutto chiara l’ostilità nei confronti della teoria del gender.
se io avessi una figlia femmina e volessi educarla in modo che da grande riesca ad esprimere al meglio il suo potenziale umano, cercherei di darle un’educazione più maschile che femminile perché mi sembra evidente che l’educazione data ai bambini maschi è migliore a livello intellettivo. i giochi per bambini sono più intelligenti e creativi mentre quelli per bambine lo sono di meno,
se volessi che da grande una mia ipotetica figlia femmina non diventi una consumatrice seriale di vestiti, scarpe, borsette, gossip, moda e altre frivolezze associate al femminile dovrei fare un po’ come il padre di Lady Oscar e indirizzarla verso valori e passatempi tradizionalmente associati al maschile. in pratica dovrei forzare le gabbie di genere e la cosa sarebbe più facile da farsi se queste gabbie di genere non fossero così radicate nella società.
questa mia ipotetica figlia femmina si troverebbe emarginata e derisa dalle sue coetanee in quanto educata con valori diversi dalla maggioranza delle altre ragazzine.
se le trasmettessi l’amore per la musica di una certa ‘sostanza’ poi lei non riuscirebbe ad identificarsi con la quasi totalità delle sue coetanee che stravedono per le effimere boy band del momento.
però mi sembra di capire che molti pensano che in fondo le donne sono per natura abbastanza indietro di comprendonio rispetto agli uomini e quindi si tratterebbe di tempo perso. in pratica farei meglio a lasciare che la natura faccia il suo corso alla meno peggio ritrovandomi con una figlia che non sia una cretina totale ma comunque ben lontana dalle capacità che avrebbe un figlio maschio.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
fulvioterzapi, neanche a me è tanto chiaro il fatto che un uomo che scrive su un blog dedicato alla qm, sia favorevole alle ridicolissime teorie gender di stampo femminista.
Ti ricordo che maschi e femmine sono anzitutto diversi per natura e non per cultura. La cultura arriva dopo…
Tiziano(Quota) (Replica)
Da Altrosenso – Filosofia della Maschiiltà
Febbraio 1998
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SOCIOPSICOLOGIA DEL BEL-POTERE
1…
2…
3…
4 – Etica femminista: per l’eliminazione della maschilità dal mondo
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In tutti questi anni non ho cercato di diffondere altro che questa basilare verità.
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Non resta che continuare a ripeterla senza fine, in quanto, come ci ricordava Cesare giorni fa, la menzogna stessa viene ripetuta senza fine.
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Ottimissimo filmato. Complimenti e grazie.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Fulvio, la teoria del gender pur non toccando direttamente la QM è dannosa e falsa. Le differenze naturali tra uomini e donne esistono e non solo a livello fisico, quindi non si può imporre artificiosamente come vogliono i fautori del gender l’ omologazione delle peculiarità maschili e femminili, ovviamente nemmeno specularmente come vogliono i Conservatori si può ingabbiare le diversità di maschi e femmine in schemi precostituiti, lasciando alla Natura il suo corso: questa è roba da femminismo della differenza! Di qui l’alleanza tra alcuni cattolici e femministe della differenza. . Occorre una via di mezzo tra questi due estremi, o meglio, una terza via, che io ho individuato nell’ Etica.
Quando ero piccolo, e non avevo nemmeno 3 anni, siccome vedevo mia cuginetta che giocava con le bambole, piangevo supplicando mia madre di comprarmi una bambola, mia madre mi accontentò, ma dopo pochi giorni, mi ha raccontato, che buttai la bambola e non ci volli più giocare. Che significa questo? significa che le diversità attitudinali tra maschi e femmine sono naturali e quindi non certo imposti da schemi sociali.A nemmeno 3 anni non è possibile che io già avessi “assorbito” questi presunti schemi sociali e culturali “maschilisti”
Imporre alle bambine di usare macchinine e soldatini, mentre ai bambini le bambole e le borsette, è un abominio.
Detto questo si fa un enorme confusione tra i cattolici e i tradizionalisti quando addebitano alla teoria del gender la “distruzione della famiglia”. Questa è una falsità. La famiglia si sta distruggendo perchè da parte delle istituzioni, con la complicità anche della Chiesa, è stata inculcata nelle donne l’ immagine dell’ uomo/marito/padre violento. E’ ridicolo pensare che se ci sono matrimoni gay le famiglie “tradizionali” si sfasciano. E perchè mai? Una donna decide di mollare il marito a prescindere se ci sono o no coppie gay..
Tarallo(Quota) (Replica)
Tarallo,
Caro Tarallo, ti sbagli, senza offesa.
Il concetto di “genere” in sé è un puro elemento tecnico del vocabolario di una particolare “branca” della psicologia. In se, tale termine nasce e muore in tale dominio. Tale concetto serve a definire il fatto che potenzialmente è possibile separare il comportamento, e l’immedesimazione sessuale, dal sesso biologico. Quindi in senso stretto non c’entra neanche nulla la componente “bisessuale”.
L’ideologia gender, non oggi ma alcuni decenni fa, fu introdotta dal femminismo radicale per alludere al concetto che si potesse slegare la natura dalla cultura, e ricondurre tutte le differenze tra uomini e donne ad una sovrastruttura, ovviamente patriarcale. Il concetto “pseudo-scientifico” del “gender” venne usato come grimaldello per poter sorreggere il concetto di sovrastruttura culturale che impone i ruoli a seconda del sesso. In questa sede tale concetto si è incontrato con la teoria dell’oppressione maschile. Da quel momento l’ideologia gender è esistita solamente all’interno del femminismo radicale, in cui si è sviluppata ed articolata definendo le sottospecie di gender, che sono appunto le tipologie di mascolinità e di femminilità.
Ma l’ideologia gender così costruita sarebbe rimasta un puro esercizio per addetti ai lavori o ideologhi del femminismo.
Il salto di qualità ci fu negli anni ’80 quando fu lanciata l’iniziativa di “Gender Mainstreaming” sotto il patrocinio dell’ONU, in cui si erano fatti largo gli ideologhi dei Gender Studies Statunitensi.
Tale programma fa parte della piattaforma di globalizzazione culturale lanciata dal gruppo NATO (se vai sul sito della NATO vedrai che il rispetto dei “diritti umani” e l’adesione al libero mercato – WTO – sono criteri per potere aderire) che con la caduta dell’URSS aveva carta bianca all’interno dell’ONU. Almeno fino ad oggi, in cui CINA e RUSSIA stanno diventando nodi scomodi.
Non sto divagando, seguimi….
Tale piattaforma culturale è stata implementata tramite l’utilizzo massiccio di ONG in tutto il mondo (vedi USAID) e una propaganda incessante dei media americani. La primavera d’Africa insegna.
Il gender maintreaming fa parte di questa strategia “occidentale” perché nasce per spaccare le famiglie e quindi il patrimonio di tradizioni locali, ed avere un popolo addomesticato. Per spaccare le famiglie ti serve il mito dell’uomo/padre violento, per avere un popolo addomesticato devi plagiare le giovani maschili menti con il senso di colpa.
Ma non voglio annoiarti. Sta di fatto che oggi non esiste altra ideologia gender, se non quella basata sull’idea di un uomo violento, in cui risiede un potenziale pericolo che si chiama “mascolinità”. E TUTTE le iniziative varate da ONU e EU sono conformi con questa idea.
Leggiti un po’ della produzione ONU e EU sul tema e ti renderai conto che la mascolinità è omofoba, la mascolinità è xenofoba, la mascolinità è razzista, la mascolinità è violenza, la mascolinità è stupro, la mascolinità è rischio della propria vita, la mascolinità è un’ostacolo alla gender equality, la mascolinità è perfino nociva all’ambiente…e non sto scherzando.
Per inciso, e per finire, la sessualità non c’entra nulla con il genere. Dico questo perchè vedo che molta gente cade in errore. In teoria uno può essere biologicamente maschio e sentirsi donna omosessuale (e quindi andare con le donne).
Il motivo per cui l’ideologia gender viene affiancata al tema della diversità di gusti sessuali è puramente strumentale (come pure viene legata alla violenza sulle donne), è legato non al tema del gender (perchè un uomo omosessuale non si sente donna, semplicemente si sente
uomo ma gli piacciono gli uomini) ma al tema della mascolinità, perche l’omofobia è ricondotta alla mascolinità.
Mi fermo qui.
fabriziaccio(Quota) (Replica)
Tiziano, non hai elaborato molto.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Rino DV,
Infatti lo dimostrano ogni giorno …
Purtroppo Rino questa maschilità è molto stereotipata tanto per dirla il classico uomo sul divano che magari tira rutti (per loro questa e la maschilità) , e sopratutto questa teoria “gender” che indica che essere maschi è sbagliato e quindi da eliminare … tutto questo insieme rende la maschilità difficile da difendere, ma ci proviamo …..
Mauro Recher(Quota) (Replica)
fulvioterzapi,
Fulvio, a te il libero arbitrio di educare i tuo figli. Però educare non è plasmare.
Ho le mie perplessità sul fatto che l’educazione data ai figli maschi sia migliore o peggiore. La mia esperienza mi dice che le persone adulte tendono a comportarsi con le giovani leve secondo le naturali inclinazioni dei pargoli.
Per quanto mi riguarda io sono stato educato secondo canoni maschili, e sono stato occasionalmente deriso dai maschi o perchè secchione o perchè ciccione. Poi sono dimagrito, ma sono rimasto secchione. A casa mia, casa a conduzione femminile, si ascoltava Julio Iglesias, Claudio Villa e Renato Zero, mentre io ho preso la rotta dei Pink Floyd e Rolling Stones. E’ la vita.
Consiglio a tutti di vedersi il film Gattaca. Istruttivo.
fabriziaccio(Quota) (Replica)
Tarallo, ma se dici che imporre soldatini e macchinine alle femmine è un abominio, allora significa che per te le donne così come sono oggi (consumatrici di pettegolezzi e di mode effimere, prive di senso pratico e pragmaticità) seguono semplicemente la loro natura?
le mie bisnonne erano tutte contadine, andavano in campagna a tagliare la legna, a fienare ed una di loro si caricava in spalla un annaffiatoio (che riempito pesava 20 chili) per bagnare la vigna.
non sapevano cosa fosse un rossetto, un mascara né avevano granché interesse per la moda. preferirei avere una figlia così piuttosto che una in stile moderno.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Tarallo,
E’ ridicolo pensare che se ci sono matrimoni gay le famiglie “tradizionali” si sfasciano. E perchè mai? Una donna decide di mollare il marito a prescindere se ci sono o no coppie gay..(Tarallo)
Sono d’accordo, il processo di distruzione delle identità non ha nulla a che vedere con la possibilità di vivere serenamente e liberamente la propria sessualità, quindi anche l’omosessualità, che è un fatto naturale né più e né meno dell’eterosessualità.
Che poi la questione del matrimonio gay (che io tengo ben distinta e separata dall’adozione dei figli da parte delle coppie gay o lesbiche https://www.uominibeta.org/articoli/perche-sono-contrario-alladozione-dei-figli-da-parte-delle-coppie-gay/ ) venga utilizzata come piede di porco per aprire la breccia (del resto già aperta) sulla strada delle distruzione delle identità (cioè della maschilità, che sia chiaro, è questa in discussione, non il femminile e la femminilità…), è un altro discorso, che rientra nella strumentalità del processo in corso.
Personalmente, come ho già scritto, trovo che la battaglia dei gay per il matrimonio sia un sostanziale desiderio di omologazione https://www.uominibeta.org/articoli/gay-dal-diritto-alla-diversita-allomologazione-borghese/ , però se proprio sentono il bisogno di infilarsi una fede nel dito davanti ad un prete o a un funzionario del comune per sentirsi “uguali” agli altri, facessero pure, basta che non ce lo spaccino (come invece fanno) per chissà quale conquista rivoluzionaria, perché oggi come oggi, è esattamente il contrario. Non c’è nulla di più omologante e “borghese” nel senso più tradizionale del termine della rivendicazione del diritto al matrimonio omosessuale.
Ciò detto, non è però l’unione fra omosessuali o il matrimonio gay che può rappresentare un pericolo per l’identità maschile (che poi è sia eterosessuale che omosessuale). Il problema è ben altro, come sappiamo. Che poi i gay, ma più che i gay io direi il movimento omosessuale, cioè il cosiddetto “omosessualismo” (che è una sottocorrente del femminismo) utilizzi tutto ciò in funzione anti maschile etero, è un altro discorso ancora. Ma non è che possiamo accusare i gay in quanto tali di distruggere le identità sessuali. E’ l’ideologia femminista-genderista-omosessualista che lo fa. Ma sul fatto che gli omosessuali abbiano il diritto di vivere il loro orientamento sessuale in totale e assoluta libertà, non ci piove.
Devo dire la verità, mi aspetterei un passo da parte dei gay, non dico di tutti ma di qualcuno. Voglio dire, posso anche capire la loro adesione al femminismo in una determinata fase storica, perché obiettivamente, va riconosciuto, gli omosessuali hanno subito realmente una sostanziale discriminazione. Tanto per essere chiari, gli omosessuali non erano discriminati solo nelle società borghesi, cattoliche e tradizionaliste (come era anche quella italiana fino agli anni ’50) o in quelle fasciste (e per ovvie ragioni) ma anche in quelle comuniste. Dall’URSS a Cuba, fino per lo meno agli anni ’70, l’omosessualità non era socialmente accettata e molto spesso anche repressa o discriminata. Va detto.
Ora però, mi sembra che sia giunto il momento anche per loro per avviare una riflessione, perché francamente continuare a scimmiottare il femminismo in tutto e per tutto, non so quanto sul lungo periodo possa continuare a fargli gioco. O forse si sono ormai ritagliati questo ruolo di fiancheggiatori del femminismo e ci vivono di rendita. Non è il massimo, sia chiaro…però, tant’è…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ok Tarallo son d’accordo con te: le differenza tra maschi e femmine esistono, così come esistono le differenze tra maschi e maschi e tra femmine e femmine.
sai che novità. …
Il fatto è che ancora una volta esiste una differenza fra me e molti qui dentro circa l’accento da dare alla Natura Umana..un paio di volte l’anno la ribadisco.
Io credo che nell’essere umano ciò che è Natura conti molto meno di ciò che è cultura. Se non fosse così saremmo tutti come dovremmo essere secondo Natura. Invece no. La cultura, l’educazione ricevuta, esperimenti di “ingegneria sociale” ci hanno portato ad essere i dissociati che abbiamo sotto gli occhi, uomini, donne, gender vari.
ma non tutte le “ingegnerie sociali” sono negative. Auspico la venuta di una Ingegneria Sociale (non la distinguo cioè da educazione/cultura) positiva, non normativa né costrittiva, ma che ci consenta di essere tutti ciò che vorremmo essere. In questo troveremmo un alleato e non un nemico nel Gender.
non comprendo invece tutta questa acrimonia nella cosiddetta Ingegneria Sociale. Cos’è se non I.S. il voler “risvegliare” il genere maschile da millenni di torpore come si augura di fare il Movimento?
pandoro(Quota) (Replica)
Nucleo centrale della filosofia dei sessi per come la vedo io.
In sintesi estrema e confessando apertamente che i suoi presupposti non sono farina del mio sacco ma di Darwin, Nicce, Marcs, Froid, Shop.er & C.
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Perché eliminare la maschilità dal mondo?
Perché è diventata prima inutile e poi, progressivamente, dannosa alla Tecnica e nello stesso tempo e per il medesimo motivo alle FF.
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1- I maschi hanno creato la Tecnica che ora – nella sua evoluzione – trova in essi un freno e una minaccia.
2- Per le FF i maschi sono uno strumento. Gli strumenti servono per uno scopo. Se lo scopo si può raggiungere più facilmente in altro modo lo strumento diventa inutile e quindi ingombrante. Va gettato via: eliminato (Darwin). La Tecnica ha sostituito i maschi come strumento delle FF.
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1+2=3
Le FF raggiungono i loro due scopi con la Tecnica perciò il maschio non vale più nulla.
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Il femminismo è l’ideoutopia della Tecnica che oggi sta liquidando i maschi e domani – quasi sicuramente – liquiderà anche le FF.
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Nella prospettiva filosofica trasmessami dai citati Grandi, evito ovviamente di parlare di “amore” ed altre amenità simili, quantomeno per non rendermi ridicolo.
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E’ in corso la guerra ad eliminazione diretta tra Tecnica e maschilità. Le FF sono le alleate strutturali della prima e il femminismo ne è l’ideologia (qui in pieno senso Marxista).
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Il capitalismo è la forma vincente assunta dalla Tecnica. Il comunismo quella perdente.
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RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Pandoro: ” le differenza tra maschi e femmine esistono, così come esistono le differenze tra maschi e maschi e tra femmine e femmine.”
No, non l’avevo posta in questi termini. Un conto sono le differenze tra individui, un altro conto sono le differenze(medie) di peculiarità e inclinazioni dei due sessi(e non solo a livello fisico). Secondo il tuo ragionamento siccome ci sono anche svedesi bassi e siccome ci sono anche cinesi alti, allora non è corretto dire che gli svedesi sono più alti dei cinesi.
Tarallo(Quota) (Replica)
fabriziaccio,
Sottoscrivo in toto.
P.S. Mi scuso con alcuni di voi per aver pubblicato in ritardo alcuni commenti che erano finiti in un mare di spam che ci arrivano tutti i giorni. Normalmente è Luigi a “fare la guardia” al sito (diciamo che ci alterniamo ma lui è senz’altro più solerte e puntuale del sottoscritto…), solo che per qualche giorno si assenterà per ragioni personali, per cui tocca a me fare le sue veci. Abbiate pazienza, ora mi sono finalmente tecnologizzato e munito di un Samsung nuovo di zecca (rigorosamente a rate…) e potrò controllare il sito anche senza stare davanti al pc. Datemi il tempo di imparare (sono un troglodita informatico, è risaputo e mi ci crogiolo anche un pò in quseta condizione… )
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Rino DV,
Sottoscrivo, ovviamente, in toto, anche questo post di Rino che è di fatto una sintesi efficacissima del suo pensiero e del suo libro (io non ce l’avrei mai fatta in venti righe…Non perchè il mio pensiero sia più complesso del suo, anzi, ma per limiti personali oggettivi…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fulvio Terzapi: “Tarallo, ma se dici che imporre soldatini e macchinine alle femmine è un abominio, allora significa che per te le donne così come sono oggi (consumatrici di pettegolezzi e di mode effimere, prive di senso pratico e pragmaticità) seguono semplicemente la loro natura?”
Fulvio, il fatto che molte donne sono frivole non dipende dal fatto che quando sono piccole giocano con le bambole, ma da altri fattori. Certo se il femminismo ha insegnato alle donne di “poter fare tutto ciò vogliono”, quindi senza limiti etici e morali, mi pare ovvio che molte di esse assumano un atteggiamento vuoto e frivolo, liberando i loro insiti e primordiali impulsi. Stessa cosa succederebbe se ci fosse un “maschilismo”(che ricordiamo, non esiste): farebbe liberare i primordiali impulsi maschili.
Purtroppo alle ragazzine e alle donne vengono proposte riviste come “Cioè”, “TopGirl”, “Donna Moderna”, prorammi televisivi come “Sex and City”, e poi porno, tanto porno, con la sua liberalizzazione su internet, nonchè modelli maschili come i Rugbisti e come Rocco Siffredi. Ovvio che diventano vuote e frivole. Bisogna abolire e reprimere(penalmente) tutte queste cose. E basta con questo motto femminista “vietato, vietare”. Non è sinistra, questa! Togliatti, Gramsci, Pertini, nonchè i paesi comunisti prima del crollo del muro,ecc, su questi temi erano ancora più duri e inflessibili dei clericali. La Sinistra deve stare dalla parte dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, degli esclusi, degli infelici, ecc, non dalla parte dei vizi , dei capricci e delle perversioni femminili come invece si è ridotta ad essere questa attuale falsa “sinistra”
@Fabrizziaccio: grazie per la tua spiegazione, anzi colgo l’occasione per complimentarmi per questo tuo video. Tuttavia per quanto riguarda la teoria del gender, io so che, oltre alle cose che hai ben espresso tu, è legata anche alla teoria della bisesualità naturale del genere umano.Per i fautori di questa teoria(Gender Queer), infatti, tutti noi abbiamo chi più chi meno, una genetica bisessuale.
Tarallo(Quota) (Replica)
Giulietto Chiesa rileva nel video del 9 maggio sul suo sito, come gli osservatori ONU sul rispetto dei diritti umani in Ucraina distorcono in modo criminale la verità dei fatti a favore di un’unica parte, quella dei neonazisti (invito alla visione). Conclude che questi osservatori, evidenziano pertanto un comportamento da farabutti. Non solo ma estende questo giudizio allo stesso ONU: organismo di farabutti perchè sempre stravolge la verità a favore degli interessi occidentali ovvero degli USA coprendo il tutto con una patente di imparzialità. Attitudine che sembra caratterizzare non solo l’ONU, ma come si è visto, praticamente tutte le organizzazioni che si ammantano del crisma della internazionalità e redigono documenti a valenza internazionale su ogni argomento. Gioco menzognero che fanno soprattutto sul tema del rapporto tra i generi, tema per il quale si propongono di fatto come unica fonte/agenzia giornalistica per l’intera Umanità.
Mi domando perchè Giulietto Chiesa rileva le menzogne ONU sul rispetto dei diritti umani in Ucraina, mentre non rileva le menzogne ONU circa il rapporto tra i generi. Eppure sono menzogne sinergiche come le Femen ucraine a braccetto dei neonazisti ucraini dimostrano.
cesare(Quota) (Replica)
cesare,
Mi domando perchè Giulietto Chiesa rileva le menzogne ONU sul rispetto dei diritti umani in Ucraina, mentre non rileva le menzogne ONU circa il rapporto tra i generi. Eppure sono menzogne sinergiche come le Femen ucraine a braccetto dei neonazisti ucraini dimostrano. (Cesare)
Caro Cesare, domanda da un milione di dollari… Perché neanche un giornalista bravo e non allineato come Giulietto Chiesa in prima fila nello svelare le menzogne del mainstreaming mediatico e ideologico politicamente corretto non dice una parola sulle menzogne che vengono raccontate relativamente al rapporto fra i sessi?
Se resta in silenzio o non è addirittura in grado di cogliere la pericolosità di quanto sta accadendo uno come lui, figuriamoci gli altri…
In ogni modo mi hai dato l’idea per un articolo…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
P.S. ci stanno arrivando un sacco di spam , per cui se qualcuno non vede il proprio commento pubblicato, lo comunicasse o lo inviasse nuovamente, perchè potrebbe essersi perso in mezzo a tutti quegli spam…
Grazie.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
cesare,
Cesare, tutto sommato non è così difficile capire. Si tratta, l’abbiamo detto tante volte, del senso di colpa inculcato nei maschi e della paralisi psicologica che li coglie quando si tocca un tema così scottante. Ti dirò che, secondo me, questa pervicacia nel tacere, nel non esprimersi a nessun costo neanche su fatti evidenti, testimonia di una enorme difficoltà. Come se non si volesse vedere le cose perchè troppo doloroso, troppo “rischioso” per il confronto con se stessi che implicherebbe e perchè, dicendo quel che si vede, si sarebbe colpiti da ostracismo su tutti i piani.
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Tarallo,
Credo che sul rapporto fra genderismo, omosessualismo (non omosessualità), femminismo (non femminilità) , col capitalismo o meglio con la filosofia del capitale, che non è affatto solo una questione di economia, ci sarebbe da scrivere un libro. Prima o poi mi ci provo.
A Tarallo, di cui apprezzo gran parte del suo intervento (tranne dove parla di repressione penale), vorrei solo dire che la bisessualità naturale (vera o presunta, perchè poi bisognerebbe specificare il senso dell’affermazione, come ho tentato di fare nel mio libro), non implica affatto il gender.
1) Essere bisessuali, o anche solo omosessuali, di per sè non significa rinnegare il campo maschile. Ed infatti, guarda caso, le lesbiche non rinnegano affatto l’essere donne. Ora è così, e quì ci sono i condizionamenti culturali degli ultimi due secoli, ma non è per forza così.
2) Il gender non dice che si può essere etero, omo, o bisessuali, dice che ognuno il suo genere se lo sceglie a piacere in una gamma sempre più vasta e minuziosa di possibili. Quindi, ormai, non solo etero, omo, bi, trans, ma anche metro e via inventando. E il tutto , per di più, con valenze temporanee, come se si potesse scegliere da uno scaffale di un supermercato la mercanzia più gradita momento x momento. Cioè si separa nettamente e per sempre il sesso biologico dal sesso mentale come se fossero due cose non in relazione. E ciò perchè si ritiene, senza nessuna evidenza scientifica anzi all’opposto di tutte le evidenze scientifiche e di tutta la storia della psicanalisi, che il genere è un costrutto solo culturale. Per cui un maschio allevato da femmina diventerebbe mentalmente femmina e viceversa.
Ho già parlato del casi Brenda/bruce e non ci torno sopra, ma quello che è assolutamente folle, anzi è disegno lucidissimo, è che l’ONU e compagnia mentente, hanno sposato in pieno quella teoria e la propagandono dappertutto. Vogliono che anche l’educazione nelle scuole si fondi su di essa.
Ora, a parte ogni altra considerazione scientifica, qualcosa vorrà pur dire che il femminismo che egemonizza le ONG dell’Onu e dell’UE (e che, ricordo, sponsorizza insieme colle grandi multinazionali i matrimoni gay, fecondazione eterologa e uteri in affitto, e che è misandrico che più non si potrebbe perchè imprime al maschile lo stigma della violenza e della vocazione oppressiva ontologiche), abbia sposato in pieno quella teoria.
Cosa può voler dire?
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Rino DV,
Sei heideggeriano, dunque! Anche su questo tema, decisamente intrigante, sarebbe da scrivere a fondo. Avere tempo e capacità!!
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
cesare,
Chiesa è bravo ma ha troppo da perdere.
Oggi, è più facile criticare l’imperialismo USA (ed EU) che il gender mainstreaming.
Il maschio non va di moda.
fabriziaccio(Quota) (Replica)
fabriziaccio,
Non c’è dubbio, può sembrare assurdo, al limite e ben oltre il paradosso, ma è così. E’ “lecito” dare battaglia” politica all’imperialismo USA ma non criticare il femminismo. Certo, criticando l’imperialismo USA e appoggiando la Russia non si diventa direttori e neanche editorialisti del Corriere della Sera, della Rai o di Repubblica, però non si è neanche scomunicati, non c’è il marchio dell’infamia, quello con cui vengono marchiati a fuoco come le vacche coloro che osano criticare il mainstreaming fem-genderista dominante. Più di noi, molto più di noi, rischiano (la pelle) solo quei giornalisti-eroi che osano mettere il naso nelle faccende che riguardano la commistione stato-mafia, le trame oscure dei servizi segreti, delle banche, dei poteri forti, e via discorrendo. Da un certo punto di vista, anche Giulietto Chiesa, che indubbiamente è un ottimo giornalista e analista geopolitico, non fa certo paura. E’ una tipologia di dissenso che il sistema può permettersi. In ogni caso ne esce pulito, a testa alta, mentre la critica al femminismo comporta automaticamente la scomunica, la pubblica gogna, la chiusura di ogni spazio professionale e politico.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
armando, ci sono molte cose e valori tradizionalmente maschili che a me non interessano e che non ho mai gradito. se dovessi seguire dei modelli comportamentali allora la mia libertà soggettiva finirebbe compromessa.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
è esattamente così. Questo è proprio il nucleo della teoria queer. Per la precisione la teoria queer vieta qualunque definizione o autodefinizione, proprio perché l’identità è una cosa variabile e temporanea e non ci si può affibbiare un’etichetta permanente. Sotto un certo punto di vista non è nemmeno sbagliato. Per fare un esempio banale etichettare una persona come gay perché ha un certo tipo di comportamento è di per sé sbagliato. La cosa curiosa è che un certo tipo di omosessuali sono contrari a questa teoria proprio perché impedisce una loro autodefinizione precisa. Non so se riesco a spiegarmi perché il punto, secondo me, non è di facile comprensione. E in effetti una delle critiche che trovo particolarmente centrata e intelligente sulla teoria queer viene proprio da un sito che parla di cultura gay e che probabilmente fa dell’outing motivo di orgoglio. In sintesi dicono: la liquidità eccessiva e l’impedire di definire categorie che siano sessuali o di orientamento sessuale, impedisce anche la comunicazione. http://www.culturagay.it/saggio/90
Rita(Quota) (Replica)
Nonostante, anzi mi correggo: grazie all’antimperialismo e all’anticapitalismo si può tranquillamente fare carriera (vedi Fusaro).
Qui invece è precisamente così:
>>
la critica al femminismo comporta automaticamente la scomunica, la pubblica gogna, la chiusura di ogni spazio professionale e politico. F.M.
>>
Tale è lo stato delle cose.
RDV
RDV(Quota) (Replica)
Armando grazie anche a te per la spiegazione che condivido, ma già conoscevo i meccanismi della teoria del gender, avendo letto abbastanza letteratura queer. Infatti avevo distinto tra “bisessualità” e “generi”, solo che mi ero chiesto in che modo suddetti meccanismi genderisti avrebbero potuto nuocere alla QM. La spiegazione che mi ha dato Fabriziaccio e anche la tua mi hanno convinto molto. Solo che nutro ancora perplessità. E questo perchè l’attacco al genere maschile è generale e globale, va ben oltre la dimensione genderista, coinvolge la psico/etosfera. Oggi tutti, cristiani in primis, papa in primis, dicono che il maschio(ovviamente non in quanto tale ma in quanto soggetto sociale e culturale) è brutto, sporco e cattivo, mentre la femmina è buona, innocente ed inerme. Quindi la teoria del gender è solo uno strumento “FRA I TANTI” attraverso cui si porta avanti l’attacco al maschio. A mio avviso quindi identificare nel Gender l’ origine dell’ attacco al genere maschile, è assolutamente depistante, anche perchè ridimensionerebbe la drammaticità della QM, confinandola e circoscrivendola appunto solo in questo aspetto. Ripeto, il Gender è un aspetto tra i tanti, seppure molto importante,attraverso cui si esplica l’ attacco al genere maschile, ma non è l’ unico e soprattutto non è l’origine.
Quando sui siti cattolici anti genderisti leggiamo espressioni simili: “la Teoria del gender vuole attaccare la maschilità”, molti in ambito QM si lasciano ingannare perchè credono si stia difendendo il genere maschile, quando invece si sta semplicemente difendendo e rimarcando la differenza biologica tra maschilità e femminilità-negata dal Gender- non certo quindi difendendo il maschio nella sua dimensione sociale e culturale criminalizzata dal femminismo, perchè appunto come ho detto prima, anche in ambito cristiano, anche in ambito tradizionale, insomma dappertutto, la GNF è pacifica e scontata, mai messa in discussione. Alla fine, quindi, anche “rasa al suolo” la teoria del gender,rimarrebbe comunque intatto il dualismo manicheo femminista, cioè maschio cattivo/femmina buona, che è alla base della QM.
Con questo non voglio dire che non bisogna lottare contro la teoria del gender,anzi, ma che affinchè questa lotta abbia senso deve avvenire all’ interno di una logica QMista e antifemminista, e finalizzata solo e soltanto alla QM. Invece tale battaglia da sola e fine a se stessa, come stanno facendo i cattolici e tutti gli altri antigenderisti, è e rimane solo e soltanto una battaglia astratta ed ideologica senza effetti pratici, almeno non sulla QM.
Tarallo(Quota) (Replica)
>>
Se lo dici tu…
Bah… Ascolta, quando uno è “fissato” su un determinato argomento, ha ben poco senso mettersi a “ragionare” per via telematica, tanto quella determinata persona rimarrà delle proprie idee…
Perciò figurati… pensala pure come ti pare.
Saluti.
Tiziano(Quota) (Replica)
>>>
Concordo…
Tiziano(Quota) (Replica)
ARMANDO,
Non credo affatto che Rino sia un “heideggerriano” la sua non è una resa alla Tecnica ma un interrogarsi, con stato d’animo inquieto, sullo scenario attuale e futuro (più prossimo di quanto la gran parte delle persone possa pensare), cioè sugli orizzonti aperti dalla Tecnica, nel “bene” e anche nel “male”.
In altre parole non credo che pensi che “Solo la Tecnica ci può salvare”, piuttosto riflette sulle conseguenze a cui può portare il dominio appunto della Tecnica specie nel momento in cui, utilizzando le sue stesse parole, ha assunto la forma vincente del Capitalismo.
Poi, ovviamente, non sono nella sua testa e sarà lui stesso se lo riterrà opportuno, a smentire o a confermare o comunque a chiarire la sua posizione.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi,
Lo so, lo so. Era una battuta per evidenziare la complessità del problema.
Ma per Heidegger , se non erro, non è la tecnica che ormai ci può salvare, ma tanta è la sua pervasività che solo Dio ci può salvare. Ripeto, se non erro.
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Rita,
La questione delle definizioni è importante,e la cartina tornasole di quanto questa società è ormai avviluppata su se stessa perchè rifiuta ciò che è naturale e scritto nel corpo.
-La tesi di chi rifiuta ogni definizione perchè lo “costringe” e lo etichetta è chiarissima. Nessun aggancio al corpo, nessun aggancio neanche alla “cultura” che modellerebbe i soggetti, ma completa anarchia e libertà totale di essere come ci si sente quel momento. Quindi nessuna FORMA, nessuna struttura, o meglio ogni forma e ogni struttura purchè temporanea. Il che equivale a sostenere che non deve esistere nessuna forma propria. Ossia la società liquida di Baumann. Penosa illusione di coloro che credono di autodterminarsi liberamente ma che invece, non avendo forma definita, sono costantemente definiti da altri. Dalle mode, dal marketing, e si sa quanto potenti siani certi strumenti di condizionamento silente, ben più potenti di qualche legge “liberticida” o “repressiva”. Mode e marketing che non nascono però nel nulla e dal nulla, ma sono strumenti sapientemente manovrati dal potere prima di tutto economico e poi anche politico in funzione, oggi mi sento marxiano, della riproduzione allargata del capitale.
– Il discorso di alcuni omosessuali che rifiutano il “transitorio eterno” perchè così non sanno definirsi esattamente come omosessuali e come comunità omosessuale, da un certo punto di vista è interessante perchè almeno sostiene la necessità di una forma. Però incoccia, anch’esso, in un errore non da poco. Tutti sanno che comportamenti e pratiche omosessuali sono sempre esistiti, più o meno tollerati o scoraggiati nelle diverse culture, al netto delle leggende non veritiere circa la diffusione e l’incoraggiamento della pederastia nella Grecia classica.
Ma non tutti sanno che la classificazione dell’omosessualità come inclinazione sessuale a se stante (il così detto Terzo sesso), è cosa moderna datando dal secolo XIX sulla scia del Positivismo scientifico e dell’ascesa al dominio sociale della borghesia.
Fino ad allora non esistevano gli “omosessuali”, ma maschi e femmine che coltivavano, saltuariamente o no, pratiche omosessuali. La differenza è evidente e importantissima. Fino a quella data il campo simbolico del maschile e del femminile non era rotto,e i sessi erano e restavano due, quelli biologici, indipendentemente dall’inclinazione sessuale dei soggetti che ne fanno parte.
In ragione di ciò, anche il discorso degli omosessuali, diciamo così, identitari, è monco e niente affatto sovversivo, ma inserito nella ormai superata logica borghese la quale aveva già iniziato a frazionare i campi simbolici del passato. In altri termini, la forma che vorrebbero darsi è una forma già falsa.
L’unica soluzione, invece, è il ripristino dei campi simbolici del maschile e del femminile, ovvero il riconoscimento della propria appartenenza sessuale non voluta o scelta o fabbricata, ma che ci è data in sorte alla nascita. Poi, del suo corpo, ognuno fa giustamente ciò che vuole, ma è chiaro che quel riconoscimento di campo simbolico esclude a priori il matrimonio omosessuale, per esempio.
Ho detto però una inesattezza, e quì osserviamo un fenomeno molto interessante. Quella rottura dei campi simbolici di cui parlavo, in realtà è rottura del solo campo simbolico maschile. Sono gran parte degli omoessuali maschi che rifiutano la maschilità. Così non è per le lesbiche, che invece rivendicano l’essere femmine. Interessante perchè lo si può collegare a quello che diceva Rino circa l’inutilità del maschio nel tempo della Tecnica trionfante. E si collega anche ad un altro elemento. Il maschio è sempre stato il facitore di Forme, che in quanto forme implicano un limite, un confine, un distinguo (diverso da luogo a luogo e da tempo a tempo, ma sempre presente in ogni civiltà). Ebbene, abbiamo già detto che questa è una società liquida, informe, che rifiuta come costrittoria ogni struttura identitaria perchè ostacolo alla riproduzione allargata del capitale. E dunque il maschile deve essere osteggiato e deve essere esaltato il femminile, anche fra gli omosessuali. Non che ci sia un complotto ordito a tavolino da un grande vecchio, ma è un processo quasi “naturale”, per il quale la società in tutte le sue articolazioni inizia ad orientarsi in un certo modo.
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Tarallo. “Quindi la teoria del gender è solo uno strumento “FRA I TANTI” attraverso cui si porta avanti l’attacco al maschio”
Sono d’accordo con te.
“molti in ambito QM si lasciano ingannare perchè credono si stia difendendo il genere maschile, …………….., anche in ambito cristiano, anche in ambito tradizionale, insomma dappertutto, la GNF è pacifica e scontata, …. Alla fine, quindi, anche “rasa al suolo” la teoria del gender,rimarrebbe comunque intatto il dualismo manicheo femminista, cioè maschio cattivo/femmina buona, che è alla base della QM.”
Sono d’accordo anche su questo, con una precisazione. Il gender è una precondizione della destrutturazione del maschile, perchè parte proprio dal presupposto della necessità di demaschilizzare i maschi brutti sporchi cattivi e stereotipati.
E’ un cavallo di troia atto a dissimulare ciò che ufficialmente non si può dire. Non si può dire, ad esempio, che essendo i maschi ontologicamente violenti e oppressivi e gerarchici, sarebbe opportuno fossero tolti da ogni posto di responsabilità e di comando. Ci sarebbe la pace mondiale. Non si può dire ad alta voce e ufficialmente che i padri/maschi, sempre in quanto violenti e autoritari (e perchè no anche pedofili), andrebbero esautorati in quanto padri e i figli affidati interamente alla responsabilità delle madri.
Lo si fa, ma non si può dire, perchè dirlo smaschererebbe il gioco. Il gender è perfetto, allora.
Tarallo, sono d’accordo anche sull’ultima parte del tuo discorso, ma anche quì con una precisazione. I maschi, nel mentre difendono se stessi (QM), difendono anche le femmine perchè poi verrà la loro volta, di cui ci sono già pesanti anticipi con la sminuizione della maternità. Insomma è quel che dice Cesare sull’universalità del maschile. Anche se a qualcuno non importerà un fico secco delle donne, io penso invece che ce ne debba importare. Altrimenti che facitori di forme saremmo?
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
ARMANDO,
Si, ho parafrasato, ho sostituito Dio con la Tecnica…In realtà quella famosa affermazione di Heidegger ha il senso di dire che nessuno può salvarci (e credo che questo, invece, lo pensi anche Rino…
P.S. @Rino: Rinio, volendo giocare un pò (bisogna pur alleggerire ogni tanto…), se ti definissi come un anarconichilista di sinistra, sbaglierei di tanto? *rofl*
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Armando,
Ma infatti Armando. Per quello dico che la questione è complessa.
Sintetizzando al massimo una teoria queer perfetta non prevede nessuna definizione. Se ci pensi bene è esattamente lo stato di natura. Gli animali, per esempio non si autodefiniscono e classificano (perlomeno per quanto ne sappiamo). Sono come sono e difatti hanno strategie di comunicazione superficiali che non hanno consentito loro lo sviluppo di cultura e civiltà come ha fatto l’uomo. Non è un caso che nella valutazione dell’intelligenza degli animali, gli etologi tengono in gran conto la capacità di comunicare tra di loro proprio perché è la base per un’organizzazione sociale.
Ora la prima classificazione è proprio la divisione per sesso che è quella che evidentemente balza agli occhi e al cervello. E’ la più naturale e non stupisce affatto che in tutte le culture sia stata quella la prima classificazione tra membri di una comunità.
Gli omosessuali hanno negli ultimi due secoli creato una sorta di loro identità, in poche parole una comunità e immediatamente si vedono sorpassare da una teoria che, in maniera sempre più vertiginosa si sta allargando verso miriadi di frammentazione sempre sostituite (basti pensare alla sigla LGBT che si arricchisce sempre di nuove vocali). E’ palese che sarà impossibile definire tutti gli stati d’animo degli individui (perché di questo si tratta alla fin fine, se io mi sento donna al 98%, uomo al 1% e oca al 1% per esempio in un dato momento della mia vita mi dovrò inventare una definizione che cambierà magari fra un’ora quando mi sentirò meno oca e più donna), ma le percentuali e le combinazioni sono pressochè infinite). Ed è quindi palese che si va verso quello da te indicato, la liquidità che impedisce ogni forma di comunicazione. Ora nei momenti in cui si parla di riproduzione di capitale aumenta la mia percentuale di ocaggine, per cui chiedo chiarimenti di questo tuo passaggio
“Ebbene, abbiamo già detto che questa è una società liquida, informe, che rifiuta come costrittoria ogni struttura identitaria perchè ostacolo alla riproduzione allargata del capitale. E dunque il maschile deve essere osteggiato e deve essere esaltato il femminile, anche fra gli omosessuali. Non che ci sia un complotto ordito a tavolino da un grande vecchio, ma è un processo quasi “naturale”, per il quale la società in tutte le sue articolazioni inizia ad orientarsi in un certo modo”
cioè qua mi sembra di capire che il “capitale” sia quasi un processo naturale e non guidato. D’altra parte anche se fosse in qualche modo guidato (ovviamente non da un grande vecchio vivente da secoli, ma da elite che di volta in volta si avvicendano sulla scena insomma ci siamo capiti mi verrebbe da dire parafrasando Marchi) mi verrebbe da pensare che una società totalmente e completamente liquida è una società senza alcuna forma di organizzazione sociale e di conseguenza ingovernabile per cui nessuno ne trarrebbe più vantaggio, nemmeno un’elite.
Va be.. non so se mi sono capita,
Rita(Quota) (Replica)
in queste discussioni tutti coloro che parlano di maschile e femminile lo fanno in modo molto vago e astratto (in stile Ciccone per intenderci) e non mi è ancora chiaro cosa intendano con queste definizioni.
io per esempio deploro l’uso della violenza e la guerra (tranne quando siano strettamente necessari) e in altri tempi sarei stato definito un codardo, un effemminato “panciafichista” da altri che ne avrebbero invece esaltato la natura “intrinsecamente virile”.
quindi l’attribuzione delle categorie di maschile e femminile mi lascia sempre perplesso perché trovo che ci sia molto di arbitrario.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Rita,
Intendevo dire che il capitale non tollera alcuna forma tranne la propria, perchè tutte le altre gli sono di ostacolo. E’ quando le persone hanno introiettato quel modo di essere del capitale che il processo appare “naturale”, nel senso che nell’immaginario collettivo non ce ne sono altri possibili.
Spero di essermi spiegato.
armando
armando(Quota) (Replica)
Sulla Tecnica:
>>
Fab.:
In altre parole non credo che (Rino) pensi che “Solo la Tecnica ci può salvare”, piuttosto riflette sulle conseguenze a cui può portare il dominio appunto della Tecnica specie nel momento in cui, utilizzando le sue stesse parole, ha assunto la forma vincente del Capitalismo.>>
Proprio così.
Vedo la Tecnica come una forza in espansione illimitata volta al dominio dell’umano.
La creatura sta assoggettando il suo creatore.
Il primo a pagarne le conseguenze è il maschio.
Ci tornerò sopra tra qualche settimana.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
per quanto mi riguarda il principio maschile è innovativo quello femminile conservativo. Tutto il resto è noia.. cioè volevo dire, tutto il resto è “ruolo” e il ruolo può cambiare nel momento in cui cambia l’ambiente, le necessità, le esigenze etc. Nemmeno mio padre ha mai smaniato per andare in guerra e farsi ammazzare, anzi ha cercato di evitarla, e così credo mio nonno. Non è che virilità significa guerra e cazzotti e femminilità ninna nanne e cerotti. Io per esempio non è che mi senta molto a mio agio coi bambini piccoli in barba all’istinto materno. Quelle sono le esasperazioni culturali del femminile e del maschile io penso
RRitaRitaRRita(Quota) (Replica)
Fulvio, veramente è Ciccone a negare la natura di maschilità e femminilità, affermando che in realtà siano “costrutti sociali”. Solo che lui è un maschio pentito, e tu non lo sei, lui è in malafede e tu invece non lo sei. Quindi non puoi venirtene con questi discorsi. Ascoltami. Tu confondi il concetto naturale di maschilità(e femminilità), cosa che invece è per natura un dato di fatto, con lo stereotipo di maschilità(e femminilità), cosa invece sbagliata. Ad esempio dire che un uomo per essere veramente un uomo debba essere per forza un armadio e di impulso combattente o guerriero , mentre una donna per essere veramente donna debba essere per forza una che alleva figli, è uno stereotipo, e come tale sbagliato. Ma attenzione, stereotipo non vuol dire falso, semplicemente vuol dire paralizzare i maschi in unico schema,appunto quello dedito alla fisicità e al combattimento,ma non è falso, perchè il combattimento è una peculiarità solo maschile(una donna non è capace di affrontare un combattimento, se non vi sono uomini che la assistono e la proteggono, e le Amazzoni sono solo perversa mitologia, per non parlare poi delle attuali soldatesse che sono solo un aberrante frutto di un artificio ideologico femminista), così come la maternità è una peculiarità solo femminile.
L’errore quindi non sta nell’ affermare e difendere il concetto di maschilità(e femminilità) ma sta nel ridurlo in una dimensione monotematica(quindi stereotipata), quando invece la maschilità(così come la femminilità) consta di una pluralità di forme e di modelli, insomma un universo maschile, e un universo femminile. Entrambi diversi. E anche complementari? E qui, invece ho i miei dubbi. Mi spiego. Armando dice giustamente che lavorare per il bene maschile si traduce automaticamente anche in bene per le donne. E come dargli torto? E’ un discorso che faccio anche io, che facciamo tutti noi in ambito QM quando vogliamo far “pubblicità” alla QM in ambito esterno, per non spaventare le donne e indurle ad avvicinarsi alla QM, insomma per non apparire separatisti. Eppure, eppure, questo discorso per quanto sia bello e attraente, dal punto di vista pratico non mi convince. Cioè io onestamente tra uomini e donne, a parte l’ apparato biologico-riproduttore, non riesco a vederci nulla di complementare. Mi sembrano due mondi incompatibili, dove gli interessi e le esigenze dell’ uno confliggono con quelli dell’ altro. Però con la differenza- come qualcuno in ambito QM ha fatto notare più volte- che mentre gli uomini cercano di capire e di immedesimarsi nelle problematiche femminili, le donne invece non si sforzano nemmeno un pò di cercare di comprendere le problematiche maschili, e quando gliele si fa notare tale problematiche la reazione è indifferenza, se va bene, o addirittura derisione, se va male, a meno che tali problematiche non appartengano al proprio figlio(se va bene, perchè non tutte le madri comprendono i figli maschi) o al proprio fratello, e quindi in questi casi non in quanto uomo ma in quanto figlio, in quanto fratello.
Tarallo(Quota) (Replica)
___________________________________-
Se a dirlo è il Rino che sa dire quelle”verità estreme … ancora oltre, dire qualcosa di mai detto, che pietrifichi o polverizzi la storia” allora è senz’altro qualcosa che varrà la pena legge.
Se invece a parlare è lo “zòon politikòn”, che non deve scontentare l’ateo e il credente, l’oscurantista e il comunista, allora questo breve video di Galimberti (“la tecnica può funzionare se elimina l’uomo”), dice già tutto quello che bisogna sapere.
Dire di più, è soltanto un esercizio di retorica…
https://www.youtube.com/watch?v=oebjDhCXBvo
Animus(Quota) (Replica)
Rispondendo a Fulvio e Tarallo.
Dobbiamo distinguere fra virilità interiore ed esteriore, così come fra i corrispondenti concetti di femminilità.
Un uomo interiormente virile è un uomo assertivo, logico, che tende all’oggettività e crede che la verità esista e valga la pena cercarla. Un uomo che è psichicamente autonomo dalla donna e capace di pagare un prezzo per le sue idee.
Quindi può essere virile un pacifista assoluto come un guerriero, un prete votato alla castità come un play boy (il quale tuttavia non centri sulle donne tutta la sua esistenza), un credente come un ateo.
Come si vede non c’è un modello unico normativo, perchp quei caratteri che ho delineato si possono “sposare” a più modelli.
La virilità esteriore è una maschera che può corrispondere o meno a quella interiore, e spesso, quando è accentuata fino a diventare una caricatura, non lo fa perchè si tratta di un tentativo di celare l’insicurezza virile profonda.
Stesso vale per la femminilità, i cui caratteri di base sarebbe meglio li dicesse una donna.
Detto questo, occorre anche dire che ciascun sesso necessita di avere in sè anche qualche “porzione” del carattere base dell’altro. Per il maschio l’accoglienza o l’empatia, ad esempio. Per la femmina la decisionalità o la logica. Quando così non è c’è un maschile rigido e un femminile senza spina dorsale. Intendo dire che partecipare certi caratteri dell’altro non mette in dubbio i propri, ma anzi li esalta e al tempo stesso li tempera e ne evita gli eccessi. E’ questa che chiamo complementarietà.
Vorrei attrarre l’attenzione sul fatto che, quando nel concreto c’è un rovesciamento totale o molto accentuato delle caratteristiche proprie di ciascun sesso, per cui un maschio diventa un donno e una femmina una uoma, ciò genera anche nei più beneintenzionati, un senso di disagio e non solo estetico. Vorrà dire qualcosa, credo.
Altra cosa è l’osservazione sociologica, il cui interesse risiede nel constatare lo scarto o la corrispondenza dell’attualità a ciò che da sempre è stata la virilità e la femminilità. Ma siamo su un altro piano, e su questo non credo affatto sia un male un certo separatismo. Lo stare sempre insieme fra maschi e femmine non giova a nessuno, tanto meno ai maschi, e ciò per la loro nota “cavalleria” che impedisce di dire pane al pane e vino al vino, al contrario che per l’altro genere. Che poi fra M e F ci sia uno stato di conflitto (insieme però al tendere verso l’altro) è vero. Ma non è il conflitto che nasce da caratteri ed anche interessi diversi a doverci spaventare. Il conflitto fa parte della vita. Il problema è come tale conflitto di risolve.
armando
ARMANDO(Quota) (Replica)
Tarallo
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Cioè io onestamente tra uomini e donne, a parte l’ apparato biologico-riproduttore, non riesco a vederci nulla di complementare. Mi sembrano due mondi incompatibili, dove gli interessi e le esigenze dell’ uno confliggono con quelli dell’ altro. Però con la differenza- come qualcuno in ambito QM ha fatto notare più volte- che mentre gli uomini cercano di capire e di immedesimarsi nelle problematiche femminili, le donne invece non si sforzano nemmeno un pò di cercare di comprendere le problematiche maschili, e quando gliele si fa notare tale problematiche la reazione è indifferenza, se va bene, o addirittura derisione, se va male, a meno che tali problematiche non appartengano al proprio figlio(se va bene, perchè non tutte le madri comprendono i figli maschi) o al proprio fratello, e quindi in questi casi non in quanto uomo ma in quanto figlio, in quanto fratello.
>>>>>>>>>>>>
Neanche io vedo alcuna complementarità fra uomo e donna, proprio perché sono (siamo) due mondi opposti. Concordo anche con tutto il resto.
Daniele(Quota) (Replica)
in base alle mie osservazioni personali sono giunto a concludere che ciò che divide uomini e donne è l’istinto sessuale. l’uomo vuole scopare tanto con tante donne diverse mentre la donna vuole accoppiarsi con gli esemplari migliori. la logica conseguenza è che l’uomo dovrà quasi sempre iniziare il contatto con le donne e per farsi scegliere dovrà ingegnarsi e correre più rischi così come gli uccelli tropicali gonfiano le proprie piume per farsi selezionare dalla femmina o così come i ricci maschi percorrono grandi distanze (spesso finendo sotto le ruote di una macchina) attratti dai feromoni femminili o così come i gatti combattono tra di loro per essere scelti dalla femmina.
analogamente i maschi della specie umana competono tra di loro per l’interesse delle femmine. questo fa sì che gli uomini siano più competitivi e più inclini ad assumersi rischi e ad affrontare pericoli.
tutto il resto è sovrastruttura. il fatto che ci siano più uomini scienziati è culturale tanto quanto è culturale il fatto che ci siano piu chitarristi jazz maschi.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
fulvioterzapi
>>>>>>>
il fatto che ci siano più uomini scienziati è culturale tanto quanto è culturale il fatto che ci siano piu chitarristi jazz maschi.
>>>>>>>
Punti di vista: secondo me non è solo un fatto culturale.
Daniele(Quota) (Replica)
fulvioterzapi
>>>>>>>
il fatto che ci siano più uomini scienziati è culturale tanto quanto è culturale il fatto che ci siano piu chitarristi jazz maschi.
>>>>>>>
Ma proprio per niente…
Ethans(Quota) (Replica)
http://www.repubblica.it/economia/2014/05/24/news/donne_capofamiglia_stipendi-87048772/
romano(Quota) (Replica)
>>>>>>>
Sì, le solite cagate.
Tuttavia, quello che io continuo a chiedermi, è come è possibile che una caterva di uomini seguiti a sposarsi e quindi a mettersi un cappio al collo. Mi chiedo cos’hanno nel cervello, oltre al calcio, la fica e puttanate varie. La cecità degli uomini fa veramente “paura”.
Del resto se ne parlava già su U3000 alcuni anni fa.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=7241269
Daniele(Quota) (Replica)
Daniele,
«L’U.S. Census Bureau rileva che le donne capifamiglia hanno un’entrata netta che è il 141 per cento di quella degli uomini capifamiglia.»
(Il valore delle statistiche sul netto è che ci consentono di valutare che cosa a lui e a lei resta una volta adempiuti i rispettivi obblighi finanziari. Il netto medio delle donne è di 13.885 dollari, quello degli uomini di 9883 dollari. Ciò accade perché, sebbene i capifamiglia maschi abbiano entrate lorde più elevate, hanno anche obblighi economici molto più pesanti. È più probabile che siano loro a mantenere la moglie, o la ex moglie, e non le mogli a mantenere loro, e pertanto con le entrate devono provvedere a sé, alla moglie e ai figli – non solamente al cibo e alla casa, ma anche all’istruzione, le assicurazioni e le vacanze. Il divorzio spesso significa che la donna ottiene la casa, che l’uomo paga, e anche la custodia dei figli, che l’uomo mantiene. L’obbligo per la donna di passare più tempo con i figli fa sì che guadagni meno, mentre l’uomo guadagna di più ma spende anche di più.)
«In quell’1,6 per cento di persone ricchissime che fanno parte della popolazione americana (quelle con disponibilità di 500.000 dollari e oltre), il patrimonio netto delle donne è superiore a quello degli uomini.»
Com’è possibile che tante delle persone più ricche siano donne, se poi le donne non occupano nessun posto chiave nelle società? In parte perché scelgono gli uomini che quei posti occupano, e a loro sopravvivono. E in parte perché possono spendere di più e hanno meno obblighi finanziari…
Il potere di spendere
Uno studio sui grandi centri di vendita (compresi i negozi di abbigliamento maschile e di articoli sportivi) ha rilevato che lo spazio riservato agli articoli femminili è in genere sette volte superiore a quello riservato agli uomini. Entrambi i sessi comprano di più per le donne. La chiave della ricchezza non è quanto si guadagna, ma piuttosto quanto si spende per sé, a propria discrezione – o quanto viene speso per noi, su nostro suggerimento.
Nell’insieme, le donne controllano i consumi con ampio margine e quasi in ogni settore. Con il potere di spendere arrivano altre forme di potere. Il controllo sulla spesa da parte delle donne dà loro il controllo sui programmi televisivi, perché la TV dipende dagli sponsor. Quando a ciò si aggiunge il fatto che le donne guardano di più la TV in tutti i momenti liberi, è chiaro che gli spettacoli non possono permettersi di mordere la mano che li nutre. Le donne sono per la televisione quello che i boss sono per i dipendenti. Il risultato? La metà dei 250 film girati per la televisione nel 1991 mostrava le donne come vittime – sottoposte a «una qualche forma di maltrattamento fisico o psicologico».
Il «gap negli oneri finanziari»
Al ristorante, gli uomini pagano per le donne all’incirca dieci volte più spesso di quanto non tocchi alle donne, e più il ristorante è costoso più di frequente è l’uomo a pagare. Capita spesso che una donna dica: «In fondo, gli uomini guadagnano di più». Ma quando due donne vanno insieme al ristorante, nessuna delle due dà per scontato che sarà quella che guadagna di più a pagare il conto. L’aspettativa che gli uomini spendano di più per le donne crea il «gap negli oneri finanziari».
Ho avuto una prima avvisaglia di questo gap ripensando al mio primo appuntamento. Quando ero un teenager, mi piaceva fare il baby-sitter. (Amavo davvero i bambini, e inoltre era l’unico modo per essere pagato per svuotare il frigorifero!) Ma poi arrivò l’età dei primi appuntamenti. Purtroppo, come baby-sitter mi pagavano solamente 50 cent l’ora. Per tagliare l’erba, invece, si guadagnavano 2 dollari l’ora, ma io detestavo tagliare l’erba. (Vivevo nel New Jersey, dove le cimici, l’umidità e il sole di mezzogiorno rendevano quest’operazione decisamente molto meno gradevole della razzia di un frigorifero.) Ma non appena passai ai primi appuntamenti, cominciai anche a dedicarmi al taglio dell’erba.
Per i ragazzi, tagliare l’erba è una metafora del fatto che dobbiamo imparare presto a fare i lavori che ci piacciono meno solo perché rendono di più. Negli anni del ginnasio, i ragazzi cominciano a reprimere l’interesse per le lingue straniere, per la letteratura, la storia dell’arte, la sociologia e l’antropologia perché sanno che un laureato in storia dell’arte guadagna meno di un ingegnere. In parte a causa della prospettiva di futuri obblighi finanziari (con buone probabilità dovrà mantenere una donna, mentre non può aspettarsi di essere mantenuto da una donna), negli Stati Uniti 1′85 per cento degli studenti che frequentano la facoltà di ingegneria è costituito da maschi; oltre l’80 per cento degli studenti della facoltà di storia dell’arte sono invece femmine.
La differenza di stipendio tra una insegnante di storia dell’arte femmina e un ingegnere maschio sembra una forma di discriminazione, mentre in realtà entrambi i sessi sanno già in anticipo che una laurea in ingegneria rende di più. In effetti, la donna ingegnere che comincia a lavorare senza avere alcuna esperienza, guadagna mediamente 571 dollari all’anno in più della controparte maschile.
In breve, gli impegni finanziari che inducono un uomo a scegliere una carriera che gli piace di meno ma rende di più sono un segno di impotenza e non di potere. Ma quando s’impegna in quel lavoro, spesso le donne danno per scontato che pagherà lui perché «dopo tutto, guadagna di più». Pertanto, le aspettative di entrambi i sessi rafforzano la sua impotenza.» Warren Farrell
romano(Quota) (Replica)
Armando: “Rispondendo a Fulvio e Tarallo……..Come si vede non c’è un modello unico normativo, perchp quei caratteri che ho delineato si possono “sposare” a più modelli.”
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Armando guarda che questo l’avevo scritto io, quando avevo detto:”L’errore quindi non sta nell’ affermare e difendere il concetto di maschilità(e femminilità) ma sta nel ridurlo in una dimensione monotematica(quindi stereotipata), quando invece la maschilità(così come la femminilità) consta di una pluralità di forme e di modelli, insomma un universo maschile, e un universo femminile.Entrambi diversi”.
Non ho capito quindi perchè mi rispondi dicendo le stesse cose che avevo detto io. Bah…
Per quanto riguarda invece il tuo discorso sul “separatismo”, mi hai frainteso. Infatti anche io sono per una certa separazione tra i sessi, e detesto la promiscuità tra i sessi tanto voluta dal femminismo e che sta favorendo le donne a discapito degli uomini. Io mi riferivo ad un certo separatismo “cattivo” e distruttivo.
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Daniele:”Neanche io vedo alcuna complementarità fra uomo e donna, proprio perché sono (siamo) due mondi opposti. ”
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Sì ora che mi ricordo mi pare che la facesti proprio tu, e più di una volta, questa osservazione secondo cui mentre gli uomini cercano di capire e immedesimarsi nelle problematiche femminili, le donne non si sforzano nemmeno un pò per fare la stessa cosa verso gli uomini.
Io non so a cosa sia dovuto ciò. Sicuramente vi è un motivo di mentalità che si adattata a sua volta ad un principio naturale di fondo, è e che cioè siccome in natura è il maschio che cerca la femmina(e raramente viceversa). questo lo porta ad essere rispetto alla femmina più protettivo e comprensivo rispetto a quanto non avvenga a parti invertite. Bò, poi non saprei. L’ unica cosa certa è che quella secondo cui l’ empatia sia una peculiarità femminile, è una vaccata immane. Onestamente io questa “empatia” delle donne, non ce la vedo proprio. Magari saranno empatiche tra loro, ma mai verso gli uomini. E’ proprio il contrario, Vaccata simile è quella secondo cui molte donne tendano ad essere “crocerossine” verso gli uomini, verso i loro compagni, fidanzati, mariti, Quando sento queste cose mi sale il crimine. E’ una menzogna. Una donna verso un uomo non fa nulla di gratuito,non illudiamoci: quando fa una cosa gradita ad un uomo, lo fa solo perchè ciò risponde al proprio desiderio, al proprio piacere o al proprio interesse, ma mai lo fa per dono gratuito, cioè per il semplice motivo di fare una cosa gradita all’ uomo. Molti uomini invece cosa non fanno per le donne, spesso arrivando al limite della coglionaggine. Ma questo non perchè la donna sia cattiva o che l’ uomo sia buono. E’ questa la Natura. L’ uomo basa il suo agire in funzione della comunità, la donna invece agisce solo in base al proprio io.. E questo sfavorisce noi uomini. Tuttavia la Natura dà all’ uomo un vantaggio di non poco conto, cioè la sua maggiore propensione al combattimento(ovviamente questo non vale per tutti gli uomini, ad esempio io fisicamente sono minuto e non forte), quindi se non ci fossero regole etiche e quindi si ragionasse solo in termini fisici e di istinto, gli uomini prevarrebbero sulle donne.(anche osservazione è stata fatta più volte in ambito qm) Ovviamente è giusto che ci siano tali regole, ma non è giusto invece tali regole valgano solo a senso unico e che quindi inibiscano solo le primordiali pulsioni maschili, e non anche quelle femminili(che a differenza di quelle maschili, sono molto più subdole). Questa non è più etica, perchè l’etica è reciproca. Questa è sopraffazione.Questo è femminismo.
Tarallo(Quota) (Replica)
fulvioterzapi,
Ammettiamo che sia come dici tu, rispetto alla differenza sessuale. Orbene, proprio per questo quelle differenza (scienziati, chitarristi etc) non sono affatto culturali ma discendono direttamente dalla differenza sessuale. Il maschio sarebbe portato a fare, a intraprendere, a rischiare, a inventare, a pensare etc. etc. etc. per “farsi bello” nei confronti della femmina. Quindi tutto l’attivismo maschile in ogni campo (perchè riservarlo solo alla competizione o ai rischi fisici?), sarebbe un diretto portato di quella differenza.
Ovvio che si tratta, in ogni caso, di una semplificazione estrema perchè sono convinto non ci sia solo questo alla base della cultura umana, eppure anche in questo c’è un nucleo di verità. La “musa ispiratrice”, figura del femminile che oggi tante donne rifiutano sdegnosamente ma che ha sempre contrassegnato il femminile, cosa è se non questo?
E si ritorna a capo. Esistevano degli equilibri fra maschile e femminile, instabili quanto si vuole, magari da riformulare, da correggere, ma sempre equilibri fondati sulla diversità e insieme sulla complementarietà. Oggi è saltato tutto e si assiste ad una polarizzazione su due opposti. O l’assoluta uguaglianza che non distingue fra i sessi, oppure l’assoluta diversità che significa incomunicabilità totale e quindi necessità di assoluta separatezza, Entrambi non funzionano, e lo dimostra la realtà.
Perchè nonostante sia vero che gli uomini si sforzano di capire le donne, anche troppo anche a costo di non riuscire più a capire se stessi, non ci riusciranno mai del tutto. E nonostante sia vero che le donne non si sforzano affatto di capire gli uomini perchè sono molto più autoreferenziali, tuttavia insistono nel pretendere di essere capite anche quando, magari, non capiscono bene nemmeno se stesse. Tipica la frase ” non ci sono più gli uomini di una volta “, quando hanno fatto di tutto e di più proprio perchè non ci fossero.
Conclusione: essere se stessi come maschi, sicuri che il farlo sarà di beneficio per tutti, proprio perchè la vocazione universalistica del maschile esiste, anche se per le donne di oggi è troppo difficile da ammettere.
armando
armando(Quota) (Replica)
Post Scriptum importante: Quando ho detto che:
“Una donna verso un uomo non fa nulla di gratuito,non illudiamoci: quando fa una cosa gradita ad un uomo, lo fa solo perchè ciò risponde al proprio desiderio, al proprio piacere o al proprio interesse, ma mai lo fa per dono gratuito, cioè per il semplice motivo di fare una cosa gradita all’ uomo” e che agisce in base al proprio io.
Ovviamente mi riferivo solo alla sfera sessuale e sentimentale, quindi non volevo assolutamente dire che una donna non sia capace di fare un gesto di bontà gratuita verso un collega, un conoscente, un povero,un senzatetto, ecc
Tarallo(Quota) (Replica)
giovanni76(Quota) (Replica)
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/stilidivita/2014/05/23/lufficio-e-un-eden-a-casa-piu-stressati-che-a-lavoro_83189813-935a-441e-9602-d873b5caaa7c.html
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L’ufficio potrebbe rivelarsi addirittura un ‘Eden’ mentre l”inferno’ inizia quando si rientra a casa dal lavoro: uno studio che sarà pubblicato sulla rivista Social Science & Medicine mostra, infatti, che siamo più stressati a casa che sul posto di lavoro, specie le donne.
Condotta presso la Pennsylvania University, la ricerca mostra inoltre che le donne si sentono meno felici a casa che in ufficio, spiega la coordinatrice del lavoro Sarah Damaske.
Secondo quanto riferisce il New York Times, gli esperti hanno monitorato i livelli del principale ormone dello stress (cortisolo) nella saliva di 122 soggetti durante i giorni feriali nell’orario di lavoro e, poi, a casa. E’ emerso che durante l’orario di ufficio il cortisolo è sempre minore, mentre i livelli di stress sono sempre più alti quando i soggetti del campione sono a casa.
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Nemmeno commento.
Daniele(Quota) (Replica)
Tarallo,
scusami Tarallo, ho fatto un po’ di confusione nelle risposte. Intendevo Fulvio. Ma non importa questo, importa invece che siamo d’accordo sul concetto. Non è cosa da poco.
armando
armando(Quota) (Replica)