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Tempo fa ebbi a scrivere su queste pagine circa le gesta gloriose di un mio caro amico, uno che lavora in un piccolo paese nel cuore del Mediterraneo.
Ebbi a descrivere come questo mio amico si ritrovò a lavorare per mesi in lunghi ed estenuanti turni di notte in virtù del fatto che l`azienda per cui produceva plusvalore fosse costretta ad assumere solo uomini in quel periodo e per quella mansione.
Il tutto in virtù di una legge locale tale per cui alle donne era proibito colà di lavorare di notte senza accompagno maschile. Un tipo di legge che tutto il mondo femminista leggerà come bieca oppressione. Così non è, a ben vedere considerando che quel piccolo paese è letteralmente intasato di donne che lavorano e soprattutto con comodi contratti part time, diurni e in lavori comodi.
Le fantasie sul Gender gap si scateneranno, a questo punto, e le levate di scudi pure. Il caro amico di cui vi parlavo, però, ne ha recentemente combinata una della sue.
Pur essendo un proletario, ed essendo quindi piu`o meno costretto a recitare la parte del minus habens per sopravvivere, ogni tanto ha la capacità di registrare avvenimenti e situazioni senza essere notato.
Sapete, gli scemi non creano panico negli interlocutori. Capita così che le persone, di fronte ai proletari, di fronte ai minus habentes elargitori di plusvalore, si lascino andare. E rivelino.
Durante uno di quei rari momenti gioiosi nella vita di un lavoratore, quella in cui si ritira il sudato e maledetto stipendio, il mio amico ha normalmente il vizietto di allungare lo sguardo sugli assegni maneggiati dalla contabile, e di fare domande innocenti.
Capita che durante una di quelle sessioni di felicita`il mio amico si renda conto di una cosa. Alcune delle sue colleghe, femmine, anzi femminissime, lavorano part -time.
Sono colleghe esperte e brave, però, sapete: essendo vittime di un feroce sistema patriarcale ideato e posto in essere dalla notte dei tempi per incatenare le femmine umane, e solo loro, ogni tanto devono anche andare a casa a svolgere un lavoro orribile ed estenuante, paragonabile per orrore, pericolo e fatica a quello di un minatore, di un soldato al fronte o di un palombaro; quel lavoro che solo alle donne è dato di attuare, e con somma pena: quello della madre.
Durante lo svolgimento di quel terribile lavoro, quelle colleghe, a cui per sommo di bieca oppressione patriarcale è anche pressoche`proibito di svolgere turni di notte o turni oltre le sette ore, quelle colleghe del mio amico, dicevo, non possono ricevere denaro da alcuno, chè quello della madre è un lavoro pienamente volontario.
Penserebbe ognuno a questo punto una cosa: quelle tizie, pur brave e belle madri, guadagnano di meno dell’amico dello scrivente.
Oltre al danno la beffa: sono costrette da un becero sistema patriarcale a non lavorare di notte e per di più devono fare part time per accudire le famiglie mentre i loro uomini accumulano tonnellate d`oro e pietre preziose gozzovigliando nel lusso.
Invece no. Come al solito. Tutte balle.
Curiosando ed evitando accuratamente di farsi gli affari suoi (sostanzialmente sbirciando assegni e libri di conto) il mio caro amico ha registrato due dati fondamentali.
Uno. Le care part timers, pur esperte e pur brave, guadagnano più di lui, che lavora anche la notte e fa il doppio (leggasi: il doppio) delle ore.
Due. Lasciando stare il mio amico, che magari è un incapace – non lo sappiamo – sembrerebbe anche che le care mammine oppresse e part timers guadagnino lo stesso stipendio anche di un altro collega del mio amico; questo altro collega è magari decisamente antipatico, ma è bravo; oltre che essere bravo, è recentemente stato promosso a Manager; inoltre è anche uno che lavora tanto. E quanto lavora.
Più del doppio delle due part timers in termini di ore. E, se serve, arriva anche di notte e a chiamata. Ovviamente è un maschio, quindi un oppressore. Tanto per dare due cifre buttate a caso: il mio amico prende mille per cinquanta ore (settimanali), le mamme oppresse milleduecento per venticinque/trenta ore, il collega manager milletrecento per cinquanta ore e oltre. Spesso molto, oltre. E le ore delle care signore non sono mai notturne. Mai.
Ma c’è di più.
Spulciando qui e lì e non facendosi mai gli affari suoi, il mio caro amico è riuscito a risalire agli stipendi di una assistente donna, una che non manca di lamentarsi della esiguità della propria paga. Si sottolinea: assistente uno, e donna due. La suddetta sembra (no, non “ sembra”, è così, il mio amico ha avuto modo di avere il suo assegno per le mani) piglia ogni mese, o almeno aveva preso quel mese, una cifra sì inferiore ai suoi colleghi maschi di grado superiore; ma inferiore di pochi spiccioli. Se i biechi oppressori maschi dei privilegiati turni di notte pigliano, per dire, mille lordi, lei ne piglia novecento per turni diurni con le stesse ore ma senza responsabilità.
Ora, mie care amiche femministe e amici femministi, sostenitori delle tesi del Gender Gap che mi leggete: vi tornerà molto comodo bollare tutto quanto quel che scrivo come una messe di falsità; e chi lo nega. Potete farlo. Dietro l`anonimato può celarsi qualsivoglia favoletta, del resto.
O potete far mente locale e pensare che questa persona mi riporta dati lo fa in modo serio, solo chiedendo qualche forma di anonimato per proteggersi.
Il che è la dimostrazione che voi avete ragione: un oppressore e un privilegiato, quando enumera i privilegi di cui partecipa, ha ben ragione di chieder l’anonimato per proteggersi.
E’ normale. In ogni civiltà della storia, da che mondo e`mondo, i potenti si nascondono e gli oppressi si mostrano. Orgogliosamente.
E`sempre stato così. Vero?
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