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Da tempo mi interrogo su quella forza oscura e occulta che paralizza psicologicamente gli uomini impedendogli di prendere consapevolezza della loro condizione di subalternità al “femminile”, qui ed ora, nell’attuale contesto storico e sociale. Molte le ipotesi e le risposte che mi sono dato: senso di colpa, paura di infrangere un tabù, anzi, il tabù, di essere conseguentemente emarginati ed esposti al pubblico ludibrio. E poi ancora vergogna, subalternità congenita al genere femminile, dipendenza sessuale e affettiva.
E penso che tutte abbiano la loro validità. Tuttavia c’era ancora un tassello che mi sfuggiva per comporre il famoso puzzle. “Non mi tornava la quadra”, come si suol dire. E forse solo ora, dopo lunga riflessione, ho scovato l’arcano, e non è stata una bella scoperta, per la verità, ma tant’è, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia. Affonda le sue radici in quello che comunemente viene chiamato “machismo”, cioè il volto più ottuso e grottesco del “maschile” ma, al contempo, anche la sua parte paradossalmente (e neanche tanto) più fragile.
Vediamo un po’ di raccapezzarci qualcosa.
In linea di massima il “machismo” è ritenuto un fenomeno in via di estinzione, comunque fortemente indebolito. In realtà così non è, perché esistono ancora due forme di “machismo”. La prima, la più banale, sulla quale non vale neanche troppo la pena soffermarsi, e la seconda, che invece è il vero busillis della questione e che merita una riflessione assai più approfondita.
La prima: è quella tradizionale che si estrinseca negli atteggiamenti “maschilisti” di sempre. Metaforicamente parlando, potremmo dire il “gonfiarsi il petto” dei maschi, che può tradursi in diverse modalità, a seconda della tipologia maschile in questione. Può essere l’ostentazione di una posizione sociale raggiunta, vera o presunta e spesso inventata o camuffata, l’esposizione di un corpo “palestrato”, oppure ancora l’ostentazione di forza (sia in senso fisico che metaforico) o di potere.
In tutti questi casi siamo di fronte ad una fragilità anche molto evidente, paradossalmente camuffata dietro ad atteggiamenti di presunta forza e virilità. In realtà, più questi vengono posti in essere dagli uomini, più è evidente la loro fragilità e loro subalternità al “femminile”. Più cresce in potenza e in potere il “femminile” e più aumenta in modo direttamente proporzionale il “machismo”. Quest’ultimo infatti si caratterizza proprio per questa ostentazione (grottesca, né potrebbe essere altrimenti) di forza e sicurezza. Un “maschile” relativamente (l’esseri gettati nel mondo crea di per sé una condizione di insicurezza e angoscia costante…) solido e “baricentrato” non ha alcuna necessità di ostentare alcunché.
Ma questa forma di “machismo” è solo una reazione di impotenza. La psicologia che sta dietro a questa modalità di essere ed esistere al mondo di molti maschi è più o meno questa:”Non conto e non decido nulla nella relazione con l’altro genere, l’unica possibilità che ho è quella di cercare di farmi notare in qualche modo e di essere scelto”.
Ma come abbiamo già spiegato, queste sono forme reattive, impotenti e psicologicamente velleitarie, l’approdo finale di un processo di frustrazione che ha origini più profonde. Effetti, insomma, non cause prime.
Cosa determina allora la paralisi psichica degli uomini in questa fase storica? Arriviamo al secondo aspetto del “machismo”.
Gli uomini contemporanei stanno vivendo una contraddizione spaventosa, non ancora portata alla luce. Giace nel pozzo più profondo della loro psiche. Sono sottomessi e subordinati al femminile, soprattutto dal punto di vista psicologico, ma non sono in grado di riconoscerlo, di ammetterlo a loro stessi. Perché? Perché se lo ammettessero dovrebbero riconoscere di essere più deboli delle donne, cioè di un genere che da sempre sono stati educati a percepire come più fragile, addirittura da difendere e da preservare. Non solo, in alcuni casi, dobbiamo essere onesti con noi stessi e osservare la realtà senza veli, molti uomini (nel passato, ovviamente, la parte più retriva, certo, ma c’è stata anche questa…) sono stati allevati ed educati a concepire il genere femminile addirittura come “inferiore”. Naturalmente (e fortunatamente) quest’ultimo aspetto è già morto da tempo e, se non lo è, è senz’altro moribondo. Non il primo (la presunta fragilità femminile) che invece sopravvive, anche se in modo estremamente contraddittorio.
E’ ovvio che stiamo parlando di archetipi radicati nella psiche maschile che hanno radici antiche e talvolta antichissime.
Ora, gli uomini si trovano nella condizione di doversi ribellare ad un potere, quello femminile, che non riescono a riconoscere e ad accettare proprio per le ragioni di cui sopra. Sono attraversati e lacerati da una strana miscela di incredulità e sgomento al tempo stesso. Non riescono ad accettare il fatto di essere stati sottomessi. Accettare questa realtà significherebbe ammettere di essere stati soggiogati. Ma come si può accettare il fatto di essere stati schiacciati proprio da coloro che sono sempre state considerate più deboli? In altre parole dovrebbero riconoscere di essere più deboli dei “deboli”, i quali, o meglio le quali, in realtà non lo sono affatto, se mai lo sono state, e tanto meno “inferiori”…
Questa situazione ha provocato e provoca nella psiche maschile una sorta di corto circuito. Un paradosso, peraltro non portato alla luce, non emerso, ma lasciato sedimentare nell’anfratto più oscuro del pozzo più profondo della psiche.
E’ ovvio che solo RICONOSCENDO al 100% la controparte (come facciamo noi) si può essere in grado di ammettere la propria condizione di subordinazione e di conseguenza anche la possibilità e il diritto di ribellarvisi. E’ quindi questo “machismo” residuale ma ancora attivo a livello psichico profondo (e in larghissima parte inconscio) che impedisce agli uomini di prendere atto della loro condizione di subalternità. Se a questo aggiungiamo il senso di colpa che è stato loro scientificamente instillato, essendo stati accusati, tutti, di essere da sempre gli oppressori del genere femminile, più la dipendenza sessuale e affettiva, il gioco è fatto.
Qual è l’ennesimo apparente paradosso, a questo punto? Che proprio il “machismo”, cioè apparentemente il nemico pubblico numero uno del femminismo e del femminile nel suo complesso, finisce con l’essere il loro più prezioso alleato, quello che da maggior forza ad entrambi. Se gli uomini fossero in grado di riconoscere e disinnescare completamente l’archetipo del “machismo” radicato dentro di loro a livello inconscio, sarebbero immediatamente in grado e soprattutto avrebbero la forza interiore per poter riconoscere la loro attuale condizione di subordinazione, riconoscendo allo stesso tempo anche coloro che li tengono in siffatta condizione.
Ma c’è un ulteriore paradosso che questa volta riguarda noi per primi, uomini consapevoli. E cioè che proprio noi veniamo accusati di maschilismo, machismo, sessismo, quando in realtà, alla luce di quanto poco sopra detto, le cose stanno messe in modo diametralmente opposto. Proprio noi, in virtù di un percorso che abbiamo compiuto, siamo in grado di riconoscere la nostra condizione appunto perché siamo in grado di RICONOSCERE l’avversario. E invece, agli occhi di tutti/e, proprio coloro che “osano” criticare pubblicamente il “femminile” (quindi riconoscendolo A PIENO TITOLO E OGGETTIVAMENTE) sono pubblicamente derisi e tacciati di sciovinismo maschilista…
Pensate che genialità c’è stata in questo gigantesco processo avvenuto negli ultimi quarant’anni in quella che noi definiamo come “psicosfera”, cioè l’ambito della sfera psichica più profonda degli individui trasformata però anche in sfera psicologica collettiva, immaginario collettivo, dove diventa sempre più difficile distinguere tra psiche individuale e psiche collettiva.
Che genio c’è stato in tutto questo! E le donne, dobbiamo ammetterlo (anche se non da sole, come sappiamo bene…) sono state protagoniste di tutto questo. E non c’è dubbio che alcune di loro ci abbiano messo più che lo zampino…
Se gli uomini beta (perché è a loro e non ad altri che spetta questo storico compito) non saranno in grado di sviluppare un pensiero altrettanto forte e, mi viene da dire, epistemologico, se non saranno capaci di costruire una consapevolezza e una forte autonomia di genere, saranno destinati a millenni di subordinazione.
Siamo appena all’inizio. Altri verranno. Dobbiamo lavorare in questa direzione.
Studiare, studiare, e ancora studiare, e organizzarsi, come diceva un tizio.
199 Commenti
Fabrizio Marchi,
Si firma Lagnasnost ….non so se sia la stessa eretika o un altra persona
Mauro Recher(Quota) (Replica)
sì Fabrizio, è Eretika
Rita(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi,
Come vedo scritto, si firma ” Laglasnost”.
L`avrai visto pure tu. Poi se e` “Eretika” o qualcun`altra
non saprei.
Pappagallettulinulus microminimus(Quota) (Replica)
…c`e`il linketto poco sopra, sul post di Mauro…
Fabrizio Marchi,
Pappagallettulinulus microminimus(Quota) (Replica)
QUESTO SPAM HA ROTTO, CHE SI SAPPIA E CHE LO SAPPIA CHI CE LO APPICCICA ADDOSSO! E BASTA UN PO`!
Pappagallettulinulus microminimus(Quota) (Replica)
Si ingrossa la corrente letteraria dell’espiazione maschile. Subiro dopo Simone Perotti è il turno di Antonio Scurati.
Notabile questa : ” Questa persistenza del maschio dentro il padre risulta intollerabile alla donna, che credeva di stare con un uomo evoluto e che perciò lo rinnega”. Da registrare, perché minaccia pericolosamente di essere vera (e noi ne conosciamo il motivo).
“Ho scritto sotto un’urgenza esistenziale”
Caso esemplare di defecatio excusativa
A voi:
http://www.iodonna.it/personaggi/interviste/2013/antonio-scurati-libro-il-padre-infedele-401659934145.shtml
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=556323951104470&id=154331044777724&comment_id=4472177&offset=0&total_comments=24
Leggete questo commento “illuminante” sopratutto nella parte finale
Mauro Recher(Quota) (Replica)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/21/violenza-sulle-donne-noino-dividere-gli-uomini-in-buoni-e-cattivi-non-serve/783930/
Parte bene (dal titolo ) il buon De maglie ,ma poi si perde….aiutiamolo
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Condivido questo modo di porre la questione. Personalmente credo che il primo problema per un aggredito è riconoscere di essere sotto aggressione.
Solo riconoscendo che di fronte hai un nemico puoi provare a difenderti e combatterlo.
Il mimetismo è proprio una delle armi tanto di difesa quanto di attacco utilizzate anche in natura da sempre: mi faccio credere inoffensivo, ti metto nelle condizioni di credere di dovermi tutelare o per lo meno di non dovere temere e poi ti colpisco.
Hai ragione, finché continueremo a credere che le donne sono deboli, continueremo a crederci più forti e a sottovalutare i loro attacchi.
Noi siamo più forti in realtà. Ma non stiamo esercitando la nostra forza perché non pensiamo di doverlo fare, e non sapremmo neppure come farlo.
Carlo Orecchia(Quota) (Replica)
Ma voi li capite uomini come questo?
http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=9285.0
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Salve. Non preoccupatevi di ciò. L’esistenza stessa di un sito come questo, non e’ neppure nelle sue corde d’immaginazione. Per Rita: pur non essendo certo a potermi definire uno zerbino, se c’è una cosa che ha preso sempre più piede negli ultimi tempi e mi da veramente noia, con la scusa della crisi economica poi, e’ questa: la rarità degli uomini che nemmeno più offrono una cena ad una donna. Vantandosene pure e trovano “zerbine” che pure gli assecondano, loro.E non dico una cena di gruppo con amiche, ma proprio la classica cena che sia al ristorante o in pizzeria, con la propria fidanzata/compagna/amante, o anche con una in prospettiva o possibilità di diventarlo. Ci sara’ niente di più squallido che condividere solo il letto e manco un conto offerto al ristorante, ma “famo alla romana”, come due commilitoni…? Le uscite ad una ragazza che piace le paga l’uomo da quando mondo e’ mondo, e il femminismo nemmeno nel campo del possibile. Se poi uno alle volte non puo per i più vari motivi contingenti non c’è ovviamente, assolutamente nulla di male. Basta che non diventi come oggi quasi una filosofia comportamentale parassitaria maschile, da perenni studenti squattrinati di quarant’anni.
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Fabio C.(Quota) (Replica)
Non c’è nulla da capire. Basta questa frase: “filosofia comportamentale parassitaria maschile”. Il maschio sarebbe parassita se non paga sempre o quasi anche per la donna. Lascia perdere che è meglio.
armando
armando(Quota) (Replica)
Infatti la mia era una battuta. Quel che trovo realmente fastidioso di questi “cavalieri” oramai fuori dal tempo è di bollare come “parassiti” quegli uomini che si fanno pagare una cena da una donna. Il contrario non vale? Cosa bisognerebbe dire di tutti quei milioni di donne che ancora oggi, all’alba del 2014, seguitano a farsi pagare pranzi e cene al ristorante, anche se lavorano, reclamano la “parità dei diritti” e rompono quotidianamente i maroni? Ma perché bisognerebbe continuare a far i “cavalieri” in un’ epoca in cui non esistono più le “dame” ? Perché i tempi dovrebbero cambiar solo per le donne ma non per noi uomini? Cos’è questa fissazione? Una sorta di schiavitù mentale indotta? Tra l’altro di donne che pagano la cena a un uomo al ristorante io non ne vedo quasi mai. Si tratta di eccezioni, perché di norma o vanno in bagno o si fermano ad aspettare che lui tiri su il portafoglio o al limite fanno finta di voler pagare loro, nella speranza che l’uomo gli dica “no ferma, pago io!, ma che scherzi?”, come regolarmente accade… Altro che “quarantenni parassiti” ! Casomai è il contrario, perché le uniche che occasionalmente (ma molto occasionalmente…) vedo far alla romana, son le ventenni, ma per quanto riguarda le quarantenni lasciamo proprio perdere. (Perlomeno questa è la realtà delle Marche). Io stesso, che di anni ne ho esattamente quaranta (son del 73), non ho memoria di cotanta generosità femminile nei mie confronti.
Al ristorante ho SEMPRE pagato io, altro che chiacchiere, perché se aspetti loro stai fresco, per non parlare del fatto che se non ti dimostri “generoso” sei bruciato in partenza. Comunque, per quanto mi riguarda, ho smesso di finanziare l’altro sesso, perché fra l’affitto, la rata della banca (223 euro al mese), bollette e quant’altro non posso più permettermi neanche di fare il “cavaliere”. Di conseguenza diventa difficile se non impossibile anche frequentare una viziata e pretenziosa donna di oggi.
Fabio C.(Quota) (Replica)
Fabio C.,
…a me e`capitato spesso mi pagassero, invece. Secondo me e`questione di fiuto, le parassite le snasi prima, in base alle cazzate che sparano. E poiche`le parassite sono un buon 90%, a me capita molto spesso di dileguarmi ben prima che si arrivi a varcare le fatidica soglia del fatidico “Chicco er Panzone, cucina casareccia”. Un simpatico truccarello, se arrivi a entrare, e`piangere miseria durante la cena. Oh, per carita`: poi non si scopa…ma quanto se magna!
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
http://www.lintraprendente.it/2013/11/ormai-per-farti-corteggiare-devi-iscriverti-ad-un-corso-di-ballo/
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Ormai per farti corteggiare devi iscriverti ad un corso di ballo
Il dado è tratto. L’ora è giunta. Anche le ultime barriere sono crollate. E io mi sono iscirtta a un corso di salsa e merengue. Non pensate male: ovviamente, la decisione è stata presa solo per la mia innata passione per la danza.
Così, mi si è aperto un mondo. Perché nei balli di coppia tu non devi fare nulla, è l’uomo che ti deve invitare. Scendi in pista e ti limiti a seguirlo. Sbagli giravolte e figure? Colpa sua che non ti sa guidare. Vuole un secondo ballo? Che te lo chieda. Ha piacere di offritrti un drink? Deve fare la fatica di buttare lì la proposta. Figuriamoci se desidera addirittura il tuo numero di telefono…
In sintesi, se gli interessi si deve sbattere: non sono io a pretenderlo, sono le regole. Perché va bene prendere l’iniziativa e guidare il gioco. Ma ogni tanto, fa piacere lasciarsi semplicememnte corteggiare. Male che vada, almento rimane il ballo.
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Tanto perché vivremmo nel 2013 e ormai “i ruoli si sarebbero invertiti” ?!?… ahahahahah!!
Patetiche e prevedibilissime altro che furbe ed emancipate…
Daniele(Quota) (Replica)
Daniele,
AUAHAHAHHAH!
Che articolo! Ma non si rende conto di quant`e` suicida chi lo scrive?
Ridicole! RIDICOLE!
Non ho altro da dire.
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
Ma perché preoccuparsi tanto di ciò che le donne dicono? Creiamo ginecei ed androcei separati ed incomunicanti e, con la lontananza e la separazione, vivremo tutti meglio, sia gli uomini che le donne! La separazione degli opposti crea la pace, non la loro interazione! Errore maschile è cercare le donne, anziché smettere di farlo, poiché esse non cercano noi. A ciascun genere il proprio territorio separato e distinto! Emancipiamoci!
Tizio(Quota) (Replica)
L’articolo è lungo ,bisogna avere anche tanto “stomaco” , per farla breve il solito maschio pentito …
http://liadiperi.blogspot.it/2013/12/anche-gli-uomini-hanno-un-genere.html
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Ho letto.
Una considerazione personale. Riferita a lui cioè.
E’ un professore emerito di Diritto Costituzionale dell’Università di Cordova.
Ossia un perfetto prodotto di quel sistema patriarcale che descrive.
Ossia un uomo che solo per il fatto di essere tale ha goduto dei vantaggi rispetto a tutto il genere femminile. Dalla regina Elisabetta all’operaia del Bangladesh.
Ergo, da vero democratico femminista, coerentemente femminista, dovrebbe porre fine a questa ingiustizia. E se non può agire su tutto il mondo può coerentemente iniziare dal suo piccolo e personale privilegio patriarcale.
Si dimetta e coopti al suo posto una donna. Si tratterà di una piccola cosa, ma il mondo non cambia a forza di piccoli gesti? Le rivoluzioni non si innescano, a volte, per episodi trascurabili?
Forza Octavio, provaci. Il mondo ti ricorderà come colui che ha dato il via all’ultima e definitiva rivoluzione …..
Una considerazione più generale.
Octavio Salazar,professore di Diritto Costituzionale, da uomo femminista è chiarissimo che non comprende e non potrà mai comprendere il seguente semplicissimo concetto:
Nemmeno a noi determinate condizioni culturali e sociali stanno bene (specifico che non mi riferisco alla loro costruzione ideologica denominata sinteticamente patriarcato) ma ridefinire l’ambito culturale della mascolinità è compito che spetta agli uomini e solo agli uomini. Non alle donne, tantomeno se femministe. Figuriamoci poi se parliamo di uomini femministi. Specialmente i figuri come quello di cui sopra. Vera e propria contraddizione vivente. Nemmeno conscia di esserlo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Guerra psicologica, come funziona.
Ecco un esempio. Sostituite le parole tedeschi con maschi ed ecco la descrizione di ciò che accade. Ovviamente lungi da me qualsiasi difesa della Germania nazista che per fortuna è stata abbattuta. Non c’entrano gli attori e il merito delle questioni, c’entra il metodo. E’ solo per far capire come funziona la guerra psicologica, ovviamente combattuta da chi ha i mezzi per farla.
armando
Delmer Sefton (1904-1979) – responsabile della Black Propaganda per le forze armate britanniche, nel 1945 – dopo la disfatta del Terzo Reich, conversando con il giurista tedesco di diritto interazionale Friedrich Grimm:
«È stata la nostra propaganda sulle atrocità (atrocity propaganda) che ci ha fatto vincere la guerra, e solo adesso comincia per davvero! Continueremo la atrocity propaganda, la intensificheremo fino a che nessuno accetterà più nemmeno una parola dei tedeschi come buona, fino a quando tutta la simpatia che possano ancora avere all’estero sarà distrutta, fino a quando loro stessi saranno così confusi da non saper più cosa fanno. E una volta compiuto questo, una volta che cominceranno disprezzare il loro stesso Paese e la loro stessa gente, non a malincuore ma con convinzione, per voler compiacere i vincitori, solo allora la nostra vittoria sarà completa. La rieducazione richiede una coltivazione accurata, come quella di un giardino inglese. Un attimo di negligenza, e le erbacce rispuntano — quelle indistruttibili erbacce della verità storica».
armando(Quota) (Replica)
Rivendico con orgoglio la mia appartenenza al tipo di erba che ha nome scientifico ” Cynodon Dactylon” detta Gramigna rossa. Erba infestante con sviluppi radicali molto profondi ed estesi, indicata contro le infiammazioni, potente diuretico e di grande efficacia depurativa.
http://wikipedia.org/wiki/Cynodon_dactylon.
cesare(Quota) (Replica)
Nel mio piccolo,mi sono permesso un piccolo gesto di rivoluzione individuale,il tutto mentre il mio migliore amico mi dava torto marcio.Ho conosciuto una persona qualche anno fa,una ragazza che mi piaceva in quanto a carattere ed educazione.Poi questa persona non si è mai più fatta sentire;non rispondeva alle mie telefonate ed io ho pensato di mollare subito.
Il mio migliore amico diceva che avrei dovuto insistere per manifestare il mio interesse.A che pro?Gli risposi.A parte che passerei per uno stalker eppoi è giusto essere “veri uomini”, ovvero,tutelando la propria dignità senza dover elemosinare la compagnia di qualcheduna.
Renzoni(Quota) (Replica)
Rimorchiare Ragazze Fingendosi un Calciatore http://www.youtube.com/watch?v=EqLOUybDzcg
romano(Quota) (Replica)
Non sono un grande esperto sentimentale.
Però spiegatemi perchè molte donne sembrano attratte dai FARFALLONI.
Rocco(Quota) (Replica)
Sono stato recentemente in Brasile.
Non capivo perchè laggiù invece piaccio molto alle donne,soprattutto “morene”.
E non si trattava di donne povere,anzi,piuttosto benestanti.
Mi è sembrato un altro mondo.
Cavoli,magari le donne italiane fossero così espansive.
Renzoni(Quota) (Replica)
Sì, pero cerchiamo anche di non mitizzare le donne di altri paesi, non fosse altro per il fatto che sempre donne sono. Per esempio, io son stato in paesi come l’ Ungheria, la Romania, l’ Estonia, la Lettonia, ecc, eppure non ho riscontrato alcun particolare entusiasmo nei confronti degli italiani. Anzi, posso dirti che nei paesi baltici i nostri connazionali non son visti tanto bene, per ragioni facilmente intuibili.
Andrea M.(Quota) (Replica)
Lasciali stare i paesi baltici.Io non mitizzo donne di altri paesi,ma parlo di un riscontro con una realtà che appare differente.
Renzoni(Quota) (Replica)
Dici bene: “appare”.
Nei fatti, per moltissime straniere, gli italiani son solo dei superficialoni da pigliare per il culo.
Andrea M.(Quota) (Replica)
In questo hai perfettamente ragione.
Soprattutto nell’est Europa sono a caccia dell’italiano da “accalappiare” per garantirsi una dolce vita nel paese “that’s amore”.l
E soprattutto le straniere risiedenti nel nostro paese sono molto redatrici.
Renzoni(Quota) (Replica)
Su Il Foglio di Venerdì 26 settembre Camillo Langone nella sua rubrica Preghiera, cita un passaggio del mio libro scrivendo:
<>
Alla Camera molti uomini (PD, Sel, Scelta civica, forse pure qualche forzista indebolito) hanno approvato la legge che consente alle madri di negare ai figli il cognome del padre. Il voto era segreto ma i parlamentari colpiti da paralisi psicologica si possono quantificare: oltre cento neodisabili che non hanno potuto opporsi al grande progetto di castrazione onomastica di massa. Si riconosca il loro stato e si assegni loro l’indennità di accompagnamento. Nella realtà di una demografia distrutta dalla waterloo del maschio>>
Ovviamente non è importante la mia citazione, ma il fatto che Langone riconosca in quelle parole la verità della paralisi psicologica maschile. Qualcuno inizia a rendersene conto, magari con ritardo (speriamo non irreparabile). Comunque meglio tardi che mai. La questione del cognome, si dice, è “solo” simbolica e quindi se ne sottovaluta l’importanza, Errore gravissimo, secondo me.
Quando cede il piano del simbolico tutto è ormai già perduto, anche sul piano concreto. Perchè i simboli hanno influenza nascosta sulla psiche e la indirizzano molto più che gli atti concreti. Nel caso in questione, il fatto che l’uomo potrà non essere più colui che trasmette al figlio il cognome, significherà ineluttabilmente che l’uomo stesso sarà portato a pensare il figlio non come anche suo, ma come della madre, al quale è legato da vincoli di sangue più stretti per essere stato nove mesi nel suo ventre, che suo. E dopo che è già stato espropriato della possibilità di esprimersi sulla sua nascita se la donna non vuole, il cerchio si chiude. Ovviamente il maschio non è mai stato completamente certo che suo figlio fosse davvero suo, ma la trasmissione del cognome in qualche modo compensava questa incertezza, benchè a volte lo ingannasse. Ora tutto è più chiaro. Il padre non conta più nulla in nulla se la madre non vuole. Alla faccia del patriarcato. Mi viene da ridere. Mi chiedo quanti maschi, nel profondo del loro inconscio, sentiranno ancora la spinta a diventare padri, a proseguire la genealogia familiare che sarà comunque distrutta. E mi chiedo anche quanto un provvedimento del genere influirà organicamente sulla fertitlità maschile. Secondo me molto, a lungo andare. Ed ecco che rientra magicamente in gioco la fecondazione artificiale da sperma anonimo, altra debacle del maschio. Questo è quanto, e nel lungo tempo altro che job act!, La strada verso il matriarcato è tracciata con l’ebete consenso degli idioti che siedono al parlamento solo per annuire disciplinati ai diktat del femminismo. Una ragione in più per opporsi e per negare qualsiasi consenso a simili cialtroni, e per, invece, parlare cogli uomini normali per elevarne la consapevolezza sull’importanza della posta in gioco in questo titanico scontro finale.
armando
armando(Quota) (Replica)
Il sistema simbolico è di capitale/primaria importanza. Il suo smantellamento è perciò letale.
Lo sa chi sta operando da decenni per la sua demolizione, non lo sanno evidentemente gli esecutori del diktat, i rieducati, i “neodisabili”.
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Il fatto che sia stato citato il libro di Armando, non è del tutto irrilevante. E’ rarissimo infatti che un lavoro prodotto in ambito Momas venga citato da qualcuno.
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Sì, è uno scontro titanico. E finale.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Fanno “battagliette”, le ultime (che non sanno nemmeno fare), per qualche tutela economica, giustamente certo, se non fosse che si fanno spazzare via, anzi spazzano via da se, come fossero scarpe vecchie, nientedimeno che il valore costitutivo di sè, la virilità, la paternità, il proprio nome ed il nome ela memoria e la tradizione dei propri padri, ed ogni tutela della vita del proprio figlio, nonchè il valore della propria parola in giudizio e la presunzione della propria innocenza ed ogni validazione del principio del merito e quindi del valore del sapere stesso, e accettano di essere seppelliti da una valanga di menzogne infamanti quando realtà impone il contrario.
La regressione infantile di questi maschi suscita ribrezzo e paura. Felici invece le femmine di questo risultato conseguente al loro impegno per il progresso? Sì, orgogliose e felici! e determinate a conquistare quel potere che traducono in regressione maschile.
Però questo si chiama autoannientamento, sia maschile sia femminile, e si sta traducendo nella passività psicologica e morale e spirituale più totale. Quando si dovrà impegnare la vita per difendere la propria civiltà, che cosa giustificherà il sacrificio? la “nuova” umanità delle Pussy Riot? le “fighe in protesta virile”? Le tette delle Femen, sporche di soldi usciti dalle tasche di finanzieri? La valanga di menzogne e maledizioni femministe?
O forse ci stanno annientando già da vivi e noi ci apprestiamo felici ad accettare questo orizzonte del nulla perchè ci nascondiamo che siamo già tutti giudicati “effetti collaterali”.
cesare(Quota) (Replica)
Personalmente, io sarò uno dei primi a dare ai miei figli il cognome della madre.
Per il resto, sapete come la penso, è ” da tempo non nasciamo più da padri vivi.” (Dostoevskij).
E correva l’anno 1864…
Da tempo…cari Cesare & CO.
Hai voglia, a dare la colpa al femminismo/capitalismo…
Animus(Quota) (Replica)
Anche la certificazione per legge di fatti che avvengono già concretamente, ha un significato. Quello di sancirli in modo definitivo. Poi c’è di resiste, chi “trattiene” con la speranza di evitare l’avvento dell’Anticristo. Il quale avvento, d’altra parte, sarebbe “necessario” affinchè il “soffio del signore” con tutta la sua potenza lo spazzi via (San Paolo). Tu come ti collochi dando ai tuoi figli il cognome materno? Fra coloro che hanno deposto ogni arma, o fra coloro che vogliono accelerare il processo affinchè possa essere rovesciato?
ARMANDO(Quota) (Replica)
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Domanda interessante.
Direi che mi colloco principalmente tra coloro che credono che solo la verità rende liberi.
Se poi l’uomo non è fatto per la “verità”, se questa è la sua natura umana,si vede che allora, è proprio così “la vita non fu il nostro retaggio”.
Cmq ripeto, io appartengono a quelli che, superata una data morale, non riescono più a sentr parlare “in certi termini”, che riconoscono “menzonieri”.
Che poi sia anche vero quello che dici, che lo scopo, strumentale, sia quello di guadagnar tempo, è una cosa del tutto comprensibile.
Non lo so, la questione che poni non è affatto facile …
Ma nel frattempo, io devo raccontare qualcosa ai miei figli, cosa gli racconto, un sacco di bugie?
Perchè non mi rispondi te adesso?
Animus(Quota) (Replica)
A sinistra una colossale inarrestabile autoespropriazione del sistema dei valori simbolici che fondano l’ umano, autoespropriazione che apre la strada alla più radicale espropriazione che mai si sia pensata ed attuata nella Storia: l’alienazione della persona dalla stessa struttura genetica che ne caratterizza l’Umanità e la sua mercificazione e la sua manipolazione a fini di dominio.
Scambiano la razionalizzazione per Ragione spinti da un complesso non risolto di sconfitte, lutti, errori e tragedie che sono anche la grandezza e la miseria della Storia e che i loro “cuoricini” rimuovono terrorizzati. E si rivolgono alle ginocchia materne da cui i padri sconfitti non sono riusciti a cacciarli.
cesare(Quota) (Replica)
Questo forse ti può interessare, direi che risponde meglio alla tua domanda, su come la penso, rispetto alle due righe scritte sopra.
Certo, i tempi del “rovesciamento”, sono incompatibili con quelli della nostra vita, di ciò che vedremo.
http://anticristo.org/2014/09/25/leunuco-femmina/
Animus(Quota) (Replica)
Siamo di fronte allo scatenarsi di una violenza antiumana senza limiti, un odio verso il concreto per la morta astrazione che è odio contro la Creazione e l’Uomo tout court. Quest’odio si disvela e dispiega sempre nella Storia e per chi ha una credenza religiosa vi riconosce l’azione di una forza superumana che incarna il Male. In questo tempo è la singola coscienza l’ultimo irriducibile baluardo. E la singola coscienza,fosse anche una sola, in quanto esprime il giudizio su ciò che è il Bene decide della partita.
cesare(Quota) (Replica)
Allora, dico la mia su un argomento scabroso che è quello del cognome paterno e materno, sapendo già che molti di voi non saranno d’accordo con me.
In linea teorica (e anche pratica) se si fosse arrivati a questa decisione in modo naturale, cioè se non fosse l’atto finale (si fa per dire, troppe ne vedremo ancora…) di un attacco scatenato ormai da cinquant’anni a questa parte al maschile, non avrei avuto nulla da dire sul fatto che si possa dare il cognome, paterno o materno, al proprio figlio o che gli si possano attribuire entrambi i cognomi. Da convinto sostenitore dell’eguaglianza di tutte gli esseri umani che stanno al mondo, non ho ragione per oppormi a questa decisione.
E’ evidente però che tutto ciò non avviene casualmente ma in seguito appunto ad una offensiva a sparo alzo zero contro il maschile che, come stiamo spiegando ormai da anni, è portata avanti dal sistema capitalistico dominante (in allegro matrimonio con il femminismo) che ha cambiato pelle e ideologie di riferimento.
Per cui è ovvio che questa decisione assuma un valore simbolico evidente che ovviamente non mi sfugge. Viene presentata, naturalmente (come sempre avviene ormai..), come un ulteriore passo verso l’equiparazione dei diritti fra donne e uomini, verso l’eguaglianza universale, v il progresso dell’umanità ecc. , quando in realtà nasconde ben altro.
E’ la funzione delle ideologie, ragazzi, qualcun altro lo aveva già spiegato molto meglio del sottoscritto. Il problema è che l’attuale ideologia/falsa coscienza è molto sofisticata perché è il sistema che l’ha fatta sua che è molto sofisticato e astuto. Ed è ancora più sofisticato e astuto perché ha scelto come ideologia proprio quella che paradossalmente sostiene di criticarlo o comunque di volerlo modificare.
Questo ci dimostra l’estrema flessibilità del capitalismo che è in grado di sposarsi con qualsiasi contesto storico e culturale e addirittura di assimilare e quindi di piegare a proprio vantaggio o comunque rendere a lui funzionali quelle ideologie che in linea teorica lo dovrebbero contrastare. Esempi se ne potrebbero fare milioni. Sta di fatto, per dirne alcuni, che il capitalismo convive alla grande con la legge coranica dei paesi più integralisti (che non sono la Siria laica, la Libia di Gheddafi, l’Egitto di Nasser o l’OLP di Arafat che hanno opportunamente provveduto a sbaragliare ma l’Arabia saudita, gli Emirati ecc. preziosi alleati dell’occidente..) così come con lo stato-partito confuciano sedicente comunista cinese.
Si potrebbe andare avanti. Il capitalismo ha convissuto più che allegramente con i vari fascismi, con regimi dichiaratamente razzisti così come con regimi liberaldemocratici, cioè i nostri dell’Europa e del mondo occidentale.
E’ un “mostro” che può assumere centomila teste e centomila forme. Oggi, in questa parte di mondo, ne sta assumendo una nuova ancora, anche se i nostri “amichetti” di “sinistra” (opportunisti o gonzi, poco importa) non lo hanno capito e chissà se lo capiranno mai, ed è quella che cerchiamo di spiegare ogni santo giorno che passa su questi schermi.
E’ il volto più difficile da svelare per le ragioni che ho spiegato prima, sommariamente. Questo è il nostro compito, non si sa perché ma è toccato a noi…
Ora, tornando a bomba, sono sostanzialmente d’accordo con quanto scriveva Luigi alcuni giorni fa. Secondo me non abbiamo nessun interesse a dare battaglia su questa questione della libertà di cognome. Una posizione contraria, sia pure spiegata e articolata, non verrebbe compresa, e l’avversario avrebbe buon gioco ad appiccicarci la solita etichetta di reazionari, maschilisti, patriarcalisti ecc. ecc. ecc.
Badate che non è affatto un atteggiamento difensivista o tatticistico, anche perché non lo abbiamo mai adottato fino ad ora. E poi la QM è sovversiva di per se, quindi anche volendo non può prevedere simili atteggiamenti. Sempre parafrasando qualcun altro, se me lo consentite, potremmo dire che “I militanti del movimento maschile sdegnano di celare le loro idee e le loro vere intenzioni…”…
E tuttavia, proprio perché l’eguaglianza universale (che non ha nulla a che vedere con il processo di omogeneizzazione, di indifferenziazione e di distruzione di ogni identità, sociale, culturale e sessuale, portato avanti dall’attuale sistema capitalista versione occidentale) è uno dei nostri principi cardine, non sarebbe giusto in linea di principio né politicamente vantaggioso opporsi ad un simile provvedimento.
Condivido con Luigi l’idea che una battaglia veramente dirompente, proprio a partire dal concetto di eguaglianza – che è il nostro cavallo di battaglia – è quella sulla simmetria dei diritti riproduttivi (che oggi è inesistente), così come quella sulle quote celesti ovunque, nella scuola come nei cantieri edili o nelle acciaierie. Che eguaglianza sia, dunque, ma lo sia per davvero. Ed è qui che casca inevitabilmente l’asino…
Personalmente credo che la prima sia sicuramente più dirompente ed esplosiva della seconda, perché si va a toccare un tasto assai delicato sul quale si è da sempre sedimentata tutta una serie di luoghi comuni. La seconda è da un certo punto di vista un po’ meno esplosiva perché verrebbe interpretata come una sorta di provocazione.
Io credo invece che la prima non possa essere interpretata come tale e vada a toccare delle corde assai delicate che non sono mai state toccate da nessuno finora, neanche dagli altri movimenti maschili, alcuni dei quali hanno portato avanti la battaglia antiabortista ma non quella della eguaglianza dei diritti riproduttivi. Credo che questa battaglia possa essere realisticamente portata avanti.
Questa è la mia opinione.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
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Ciro, lasciando perdere per un attimo i riferimenti a intellettuali defunti e siccome non credo che tu ti reputi un “morto vivente” tantomeno un “padre defunto”, qual è il reale motivo per cui non perderai tempo a dare il cognome della madre ai tuoi figli?
Te lo chiedo senza alcuna polemica: pura curiosità.
Peraltro io non ho figli né mai ne avrò, perciò a livello personale, il problema neppure mi sfiora.
Daniele(Quota) (Replica)
Daniele,
Per mia moglie che è di origini “hispaniche”, è assolutamente normale avere il cognome dei due genitori.
Avere i figli senza il suo cognome, mi sembra semplicemente…ingiusto.
E’ una cosa che chiesi già 15 anni fa alla nascita del primo figlio, di mettergli il doppio cognome, cosa che ovviamente mi venne negata.
Io infatti non capisco molto tutta questa polemica sul doppio cognome, al limite si potrebbe polemizzare sulla legge, che sinceramente non conosco, ma non sul principio, che trovo giustissimo.
E poi, sappiamo che gli hispanici sono molto più “machisti” degli altri, quindi, i problemi culturali di identità di genere stanno altrove, non certo su una delle poche cose come quello del doppio cognome.
Animus(Quota) (Replica)
Animus il machismo, come è sempre stato sottolineato ed argomentato in questo dibattito, non ha nulla a che fare con la virilità, ne è la caricatura impotente. Non è un caso che il machismo ispanico non riconosca il valore simbolico, per il padre come per la madre, del nome del padre e sostenga un obiettivo ritenuto dal femminsmo mollo importante. E’ pur vero che abbiamo imparato che gli “oppressori” non capiscono quello che ha valore e che le donne capiscono invece perfettamente così che l’unico vero streeptease (del proprio valore) lo stanno facendo i maschi, giorno dopo giorno. E le donne più avvedute ne sono a ragione spaventate: che ne darà di loro a fianco di fantocci senza autostima, ma infatilmente e felicemente deresponsabilizzati?
Quanto all’ipotesi del “rimbalzo” da tanto squallore non ci sarà perchè la Storia non lo ha mai evidenziato: ci sarà invece il dominio diretto o indiretto (è già in corso) di altri maschi che guarderanno a noi come a poveracci da proteggere da se stessi.
cesare(Quota) (Replica)
Intanto il Censis ci avvisa che mancano le nascite di 67.000 bambini rispetto all’anno precedente: è sparita una città di medie dimensioni mentre si aggrava ancora lo squilibrio tra morti e nascite e siamo ormai un paese di vecchi. Le nostre “conquiste di civiltà” ci stanno “conquistando” l’estinzione?
Nessuno che si fermi un momento a domandarsi perchè, anzi accelerano il processo.
cesare(Quota) (Replica)
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Concordo sul machismo, ma quello che non dici, è che cosa si contrappone agli hispanici: se quelli sono affetti da machismo, dall’altra parte, da parte dei portatori di singolo cognome paterno, c’è la devirilizzazione in stato di totale avanzamento
.
La tua tesi, non regge, cesare, non regge affatto:pure illazioni.
“Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco la Virilità! Cerco la Virilità!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in essa, suscitò grandi risa. “Si è forse perduta?” disse uno.
“Si è perduta come un bambino?” fece un altro.
“Oppure sta ben nascosta?
Ha paura di noi?
Si è imbarcata?
È emigrata?” – gridavano e ridevano in una gran confusione.
Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato la Virilità? – gridò – ve lo voglio dire!
Siamo stati noi ad ucciderla: voi e io!
Siamo noi tutti i suoi assassini! ”
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/10/19/foto/chi_nasconde_il_membro_del_dio_pan_mistero_in_mostra-8223992/1/
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Animus(Quota) (Replica)
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E’ necessario concludere.
Ora vi tocca attaccarvi a “simboli” dietro i quali, però, non v’è sotteso più alcun significato, son diventati “simboli svuotati” cioè, segni ai quali non corrisponde più nessun senso, nessun significato (che è stato distrutto da tempo)… altro che simboli!
Ed ha voglia Armando a dire, “noi siamo quelli che resistono”.
Resistete, certo, a tenere in vita un paziente in stato di morte cerebrale….
Ma chi l’ha ucciso?
Questo è il punto sul quale non si può prescindere.
E questo è il punto, che vi rende degli omertosi … dei conniventi.
Perchè io posso dire chi è l’assassina degli assassini, non ho l’obbligo di difenderla.
Voi, invece….
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Animus(Quota) (Replica)
Animus,
Io non avrei mai consentito che mio figlio non avesse il mio cognome. Chiamatemi reazionario, sessista, oscurantista o come volete, non me ne frega assolutamente nulla. Non avrei consentito e basta. Il cognome paterno 1) esprime simbolicamente la continuità generazionale nella genealogia familiare. E quindi anche la memoria storica. Eliminatela, e viene eliminato a) il concetto di tempo, b)l’identità che si nutre anche della memoria storica. Senza passato riconoscibile non c’è neanche direzione per il futuro, c’è solo l’eterno presente della circolazione insensata e illimitata delle merci.
2) Per un uomo, dare il proprio cognome al figlio è anche una promessa d’impegno verso di lui, visto che il legame di sangue è necessariaente più debole rispetto alla donna che l’ha tenuto in corpo 9 mesi. Già la legge sull’aborto ha espropriato i padri dalla possibilità di esprimersi sulla nascita del proprio figlio, e quindi ha indebolito presso di loro la percezione della propria importanza, accentuando quella dell’importanza della madre. E credete che la psiche non ne risenta nel profondo di questa mutilazione? Credete che non sentirsi importanti per la nascita del proprio figlio non spinga a non sentirsi importanti anche per la sua educazione futura?
Con la castrazione simbolica del cognome, il processo di allentamento dei vincoli padre/figlio fa un passo avanti ulteriore. I padri, checchè se ne pensi, sono così spinti a sentirsi un po’ più “estranei” rispetto al figlio, cosa che verrà loro immediatamente rinfacciata. Di pari passo , anche la faccenda del cognome rafforza il vincolo madre/figlio. Altro che parita formale! Quì si tratta di disparità sostanziale, come insegna Marx. Oppure si crede che il simbolico non abbia influenza sullo psichico e quindi anche sul concreto? Solo un esempio piccolo. Si piscia in piedi o sulla seggetta. Ai fini della funzione organica non c’è differenza, evidente. Ma credete che simbolicamente e quindi psichicamente e quindi nel tempo anche concretamente, non ci sia differenza per un maschio fra pisciare da maschio o da femmina?. Se lo si crede non si è capito nulla del valore e del significato del simbolo.
Tornando all’argomento, l’uomo (l’essere umano) necessita di simboli perchè questi ti afferrano dentro, non li si capisce razionalmente ma li si sente con tutto la persona anche se razionalmente non si speigano. Il cognome paterno è un simbolo fortissimo, per questo è necessario al maschio e per la stessa ragione è osteggiato dal femminismo e dal potere. Già, anche dal potere, perchè il suo disegno è sempre di lungo, lunghissimo termine. L’allentamento del vincolo paterno e il rafforzamento di quello materno, cosa producono? Producono l’individuo narcisista, mammone e dipendente. Dalla madre prima, dalla moglie o fidanzata poi, dalle merci più stupide nel disperato tentativo di trovare un’identità laddove non può esistere, sempre. E’ individuo perfetto per il capitale e per la circolazione illimitata delle merci. Debole, manipolabile, che non sa porsi limiti perchè il padre che glieli insegnava è evaporato, alla ricerca continua di un “godimento smarrito”, dice lo psicanalista lacaniano Giancarlo Ricci. Perchè è il padre, con la sua legge che implica il limite, ad aprire alle inaudite possibilità del vero desiderio.
E non è importante la questione simbolica del cognome?
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ARMANDO(Quota) (Replica)
Animus,
Caro Animus, se un simbolo resiste benchè largamente svuotato, signfica che ha ancora un valore e una funzione. Eliminandolo, quel valore e quella funzione saranno irrimediabilmente perduti. A prescindere dalle cause e dalle responsabilità
io trovo mio dovere resistere o tentare di farlo, come so e come posso, pur sapendo che quasi sicuramente sono battaglie destinate alla sconfitta. Lo faccio prima di tutto per me, per sentire di aver fatto quello che è giusto, pur sapendo di essere una goccia nel mare. Lo faccio anche per offire, insieme con altri, una testimonianza a futura (ma perchè no, anche attuale) memoria, ai giovani.
Cedere al nichilismo del tanto peggio tanto meglio, andare nella stessa direzione del nemico seppure con opposti intenti, è non solo sbagliato perchè c’è il rischio, anzi la certezza, di venire confusi, ma secondo me è anche una forma esasperata di narcisismo snobistico (e disperato). Se tu vedi uno in fin di vita cosa fai? Finisci di ucciderlo o te ne fotti perchè tanto non sei tu l’assassino o tenti di salvarlo? Tu, caro Animus, hai il dovere di tentare di salvarlo. E Dopo, ma solo dopo, si può discutere anche di colpe e responsabilità della situazione presente. Altrimenti sei solo un dandy nichilista e narcisista, compiaciuto della sua “superiorità” rispetto ai comuni mortali. A questo, infine, si riduce il ritenersi sopra o oltre la morale.
ARMANDO(Quota) (Replica)
Prenditi l’anima e te lo farsi schiavo
Ci fosse un centro per lo studio sulle tecniche di dominio sociale a partire dal profondo della psiche dei gruppi umani e questo centro avesse come obiettivo il dominio sulle masse maschili percepite come il pericolo principale per il dominio di pochi consapevoli che il proprio dominio alla lunga non sarà in grado di dare lavoro e pane a tutti, questo centro ricerche che potrebbe escogitare? Al primo posto cercherebbe una componente istintuale presente nell’animo di ogni maschio come punto di appoggio per attivare l’azione di condizionamento. Che cosa di più necessitante dell’istinto? Che cosa più di esso agisce sotto il conscio e sfugge al controllo del soggetto? Poi cercherebbe il comportamento istintuale che caratterizza il maschile.
Quale comportamento, componente istintuale è propriamente maschile ed offre questo appoggio? Fossi uno dei ricercatori lo individuerei dell’istinto maschile di protezione della donna. Questo sarebbe il punto di appoggio per la mia leva. Trovatolo dovrei preoccuparmi di costruire la leva.
E la leva non potrebbe essere che impossessarmi del giudizio sul comportamento connesso a questa pulsione istintuale maschile. Ma come impossessarmi del giudizio? L’unica strada sarebbe sviluppare una ideologia che si arroghi il diritto al giudizio e crei, sviluppi, diffonda ed imponga, un giudizio di accusa verso l’intero genere maschile di aver sistematicamente tradito quell’istinto, anzi di aver fatto esattamente il contrario ovvero danneggiato, tiranneggiato e sfruttato le donne.
Per entrare a questo livello di profondità e mettere in radicale contraddizione nientedimeno che a livello istintuale ogni maschio dovrei però avere una forza di pressione gigantesca, totalizzante ovvero un soggetto di massa capace di esprimere questa forza a sostegno della mia operazione di condizionamento.
La cercherei nelle masse femminile costruendo per loro una menzogna analoga ma rovesciata: l’istinto maschile è dominare ed opprimerle. Al tempo stesso mi approprierei del merito di tutti i vantaggi acquisiti dalle donne grazie al sacrificio storico dei maschi e farei in modo che guardassero a me come a chi li detiene e può generosamente erogarli.
A questo punto avrei dalla mia le masse femminili mentre i maschi destabilizzati alla radice da questa accusa non cercherebbero altro che uscire dalla sofferenza che questa lacerazione induce e si rivolgerebbero all’ente che detiene la facoltà di giudicare il loro comportamento, ovvero il centro ricerche, per avere lumi circa il comportamento corretto da tenere. E il centro ricerche avrebbe letteralmente in mano l’anima dei maschi.
Cari fratelli centro ricerche o meno, ma cultura dominante certamente e certamente il femminismo e il mistero della dipendenza e resa maschile ad ogni richiesta autodistruttiva pure, è andata cosi.
Il dominio del Capitale ha trovato il modo di insediarsi dentro il cuore dei maschi, nella stragrande maggioranza i veri oppressi e sfruttati di questo Mondo, altro che le donne da sempre mantenute e protette a costo della propria vita dai maschi, e deviarlo verso una concezione del Mondo non solo del tutto falsa ma addirittura costruita come sostanziale irredimibile colpa e condanna. Cosi da metterli in una condizione di dipendenza totale.
La capacità di mistificazione a fini di dominio del ministero della propaganda goebbelsiano al confronto fa ridere.
cesare(Quota) (Replica)
L’importanza dei simboli è acclarata dalla reazione che suscita il loro oltraggio presso i popoli, le etnie, le culture, le nazionalità che in quei simboli si riconoscono. Dalla reazione degli attaccati.
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Ed è manifestata pure dall’accanimento con il quale vengono irrisi, oltraggiati e distrutti dai nemici di quei popoli, etnie, culture e nazionalità. Dalla spietatezza degli attaccanti.
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A me questo basta e avanza.
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In questo caso gli attaccati non hanno reagito. Come se il campo fosse cosparso di cadaveri.
Noi però – manipolo di osadiavoli – siamo ancora in piedi.
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RDV
PS. Simboli: la delibera sul cimitero dei feti dell’ex sindaco di FI, nel 2013, tale M. Renzi, ha suscitato l’ira funesta delle femministe. Le signore sì che se ne intendono…
Rino DV(Quota) (Replica)
ARMANDO,
c’è bisogno che ti citi Gibran?
“I tuoi figli non sono figli tuoi, sono i figli … della vita stessa.
Sono vicino a te, ma non sono cosa tua.
Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere che essi assomiglino a te”.
In sintesi, inutile fare il punto su punto, il figlio, – primo, non è qualcosa da esibire su una croce – e soprattuto… “tuo” figlio non è una proprietà (strappata alla madre, anche se su questo si potrebbe discutere, al limite, solo su questo): in questo cadi nelle stesse contraddizioni che spesso critichi, di non riconoscere l’altro, come altro da sé..
E del resto, chi mastica un po’ di filosofia lo capisce perfettamente che è un errore nel quale è facilissimo cadere, anche con le migliori intenzioni, perché nella ns lingua non si può esprimere quel “mio” (come relazione di “appartenenza” che dovrebbe semplicemente significare un dato rapporto tra me e l’altro-> mio figlio, mio fratello) senza dover necessariamente passare attraverso il “mio”, ovvero il pronome possessivo, termine imprescindibile della proprietà.
Poi, con questa subcultura dal neolitico retaggio, radicata sin nella lingua e che picchia sul cervello ad ogni frase e pensiero, vorreste combattere il capitalismo…la proprietà.
Non si può fare…non ci si può riuscire senza cambiare prima “quelle strutture” del pensiero.
Poi, dici che io sono un dandy nichilista compiaciuto della sua “superiorità morale”?
Può darsi, ma almeno ho chiarissimo che c’è un disperato bisogno di una morale adeguata ai tempi, e soprattutto adeguata al tempo che verrà.
Mentre il tuo discorso sul cognome, caro Armando, a chi lo leggesse da fuori, risulterebbe quasi incomprensibile, penserebbero, “ma come, il suo cognome glielo da (aggiunto a quello della madre), perche dice che il figlio non ha il suo cognome?”
Il che non fa che confermare quello che ho scritto prima, che fai riferimento a significati che sono quasi spariti, che ormai la maggior parte non è più in grado di capire..
Animus(Quota) (Replica)
Animus,
Il padre strappa il figlio alla madre x renderlo libero anche di essere diverso da lui, non x appropriazione. Quel mio non vuol dire una relazione di proprietà, non arrampicano sugli specchi. Non dici mai “un mio amico, mio padre, mia madre _
, la mia squadra?”a significare un rapporto che con la proprietà non ha nulla a che fare? Mio figlio vuol dire mio
nel senso biologico o di impegno educativo. Quando dici che èè figlio della vita dici una cosa astratta, generica. Allora vuoi abolire la relazione digenitorialità e affidare i bambini alle comuni o allo stato? Perché questo è l’esito logico della tua frase. Non ti credevo un postsessantottino :-)libertario. Ma, guarda caso, la distruzione della genitorialità èè proprio il programma delprogressismo più nefando ed anche ciò che vuole il capitalismo attuale. O no? Mi spiace, mastico poco di filosofia, e non conosco gibran, che vuoi farci?
Armando(Quota) (Replica)
Animus,
Con la legge si può scegliere anche il solo cognome materno, è solo l’inizio. Sono curioso di sapere quale sarebbe la morale adeguata ai tempi, secondo te. Perché è una frase che si sente ogni giorno, su Repubblica, da parte del femminismo e così elencando tutta quella roba lì.
Armando(Quota) (Replica)
Flash ….
Sull’argomento concordo con Fabrizio e non avrei altro da aggiungere se non questo: battersi per diritti riproduttivi simmetrici è l’unica vera (e peraltro ultraspendibile tra gli uomini, per quanto “in sonno” siano) rivoluzione. Quella che, infatti, non si è mai vista. L’unica comunque che si farebbe sentire in etosfera.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Concordo.
Daniele(Quota) (Replica)
Le signore si che se ne intendono…
RDV
Grande Rino… non voglio pensare a cosa salterebbe fuori se solo osassi spingerti più a fondo…
Ethans(Quota) (Replica)
_______________________-
Noi siamo i testimoni.
Siamo gli arcangeli dolorosi di un mondo che crolla,
siamo i figli di una nuova razza non ancora nata,
ma che già vibra in noi come un vento carico di minacce e di polline nuovo.
Non sappiamo cosa vogliamo,
il nostro oracolo è sigillato,
i nostri sogni oscuri,
i nostri segni contraddittori.
Non abbiamo la chiave,
ma siamo fermi davanti ad una nuova soglia,
a bussare,
a bussare come dovette farlo nella foresta il primo antropoide,
che volle essere uomo.
E ci perdiamo nella rivolta,
nell’orgoglio delle vittime,
nel fascino del rifiuto,
nella seduzione del deserto,
come in quella del sogno.
Ma il nostro senso non è essere vittime,
né fuggire.
Il nostro senso è al di là della rivolta.
Il nostro senso è bussare a questa porta,
bussare come bambini nella notte,
finché la porta si apra.
Animus(Quota) (Replica)
Le Signore se ne intendono: profanano i luoghi sacri del sistema simbolico Occidentale (=Xno), a est, Cattedrale di Cristo Salvatore (Mosca) come a ovest (Notre Dame) come se i simboli fossero solamente importanti.
Invece sono …di capitale importanza. Loro lo sanno.
.
Quanto al cognome paterno, concordo con Fabrizio.
Questo tema va messo nel congelatore. Se tra 50 anni i maschi non saranno scomparsi, lo scongeleranno.
Invece la questione dei diritti riproduttivi va portata in primo piano. La contraddizione attuale tra i due poteri è un argomento contundente.
.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Benissimo Animus, intanto che si bussa e si recitano bellissimi mantra è opportuno difendere il terreno su cui si poggiano i piedi. Perchè poi non si potrà più nemmeno bussare,tantomeno parlare (già oggi è un problema o no?). L’affermarsi del partito nazionalsocialista in Germania insegna che superata una certa soglia il processo eversivo di dominazione non si può più fermare.
Oggi l’Impero e le sue ricche e potenti donne ammattite e i maschi al loro seguito, impegnati in una gara al “cupio dissolvi”, sta percorrendo la medesima strada e sa che o passa il suo progetto di una radicale eversione a fini di dominio della struttura antropologica dell’Umanità oppure è finito: l’Umanità nella sua struttura attuale, nella sua dimensione creaturale, gli è irrimediabilmente contro, ostile: una contrapposizione mortale. Solo il disumano gli risulta economico, è la radicale alienazione dell’umano che è compatibile con le sue leggi, la sua esistenza. Lo vediamo ogni giorno, lo percepiamo ogni giorno: una violenza antiumana sotto le mentite spoglie di quanto di più nobile si possa enunciare come proposito: così ti fregano il nome di padre, e con il nome l’amore paterno stesso: quello materno di fronte al concepito nel proprio ventre è già diventato una debolezza immorale, una malattia.
Le multinazionali, le fondazioni che finanziano ogni follia genderista, femminista, eugenetica, eutanasica, abortista, oggi sanno che il profitto passa dalla vittoria culturale per l’imposizione di questi “diritti” che sono concessi a ciascuno solo nella misura in cui sono dati poi in proprio potere.
Perchè i CEO delle multinazionali si sono fatti predicatori di “questi” diritti (e non altri!), proprio loro che non battono ciglio se si tratta di affamare e distruggere milioni di famiglie per qualche milione di euro in più da mettere nelle proprie tasche? o di scatenare guerre per qualche barile di petrolio? la risposta a mio avviso è: per liquidare ogni tabù, ogni regola, al fine di impossessarsi del potere che il tabù, la regola vietava di impiegare. Questo è il motivo per cui assistiamo all’incredibile spettacolo delle prediche “pro diritti” dei CEO delle multinazionali, e dei gestori delle fondazioni “umanitarie” finanziate dai più ricchi, le nuove chiese, i nuovi sacerdoti cui si rivolgono le masse, dopo aver disertato quelle dei padri.
Forse che poi li lasceranno gestire questi diritti alla gente quando finissero per essere contro il proprio dominio? Ma se già ora sono innumerevoli gli esempi di un loro uso disumano, spietato. Questa che appare una appropriazione di potere e di libertà della persona è una definitiva espropriazione: nessuno si accorge che giorno dopo giorno il singolo viene espropriato in prospettiva di ogni virtus umana, quella virtus protetta dalla sapienza millenaria con i tabù o con i comandi delle grandi religioni o con le norme morali universali scoperte dalla filosofia, mentre la realtà è la seguente: è chi domina che se ne appropria per sempre e “legittimamente”.
Stiamo vivendo una fase di espropriazione e conseguente alienzione umana di una radicalità mai prima nella Storia e siamo solo ai primi passi propedeutici, calcolatissimi, pianificati, per una espropriazione ed alienazione ancora più grande.
Nostro compito è offrire elementi di consapevolezza a chi ha ancora a cuore se stesso e il prossimo.
cesare(Quota) (Replica)
Concordo con Rino che chiedo la cortesia di essere su facebook *drinks* *friends* abbiamo bisogno più che mai di lui ,anche sul gruppo appena nato
mauro recher(Quota) (Replica)
@@
“Stranamente”, però, questo luogo
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Arabia-Saudita-musulmani-alla-Mecca-per-pellegrinaggio-3c8b8615-48d8-431e-9062-3c731c10fd74.html
non l’ han ancora profanato…
Andrea M.(Quota) (Replica)
Mi spiace Mauro, ma non sono iscritto a FB e per il momento non ho intenzione di entrarci.
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A Andrea: dici bene, molto “stranamente” non vanno a profanare le moschee.
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RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
“Le signore (le militanti femministe) si che se ne intendono” e con lucidissima percezione che la partita si vince anche sul piano simbolico sovrimpongono le nudità dei tratti sessuali femminili ai simboli che strutturano il profondo delle persone: tette nude, genitali femminili nudi sovrimposti agli altari delle cattedrali simbolo della identità e della forza spirituale di un popolo a dire col linguaggio seduttivo del sesso e dei gesti: “questa è la potenza cui vi piegate, vi dovete piegare, vi piegherete, perché questa è l’unica vera dimensione, l’unica forza reale degna di osservanza cultuale, la vera unica religione. Il resto sono sciocchezze, invenzioni maschili.
L’azione delle Femen e delle Pussy Riot, inviate dell’alta finanza mondiale, colluse con essa e i potenti che dominano oggi l’Occidente, colluse con essi insieme alle formidabili lobby femministe e genderiste, mi è apparsa in tutta la sua potenza simbolica e con ambizioni universalistiche, sotto la mascheratura di una provocazione giocosa, divertente e in sostanza innocua.
Ed anche il simbolo femminista mi è apparso nella sua duplicità: da un lato la interpretazione corrente. ovvero un cerchio a rappresentare il corpo cui è attaccata la linea orizzontale simbolo del sesso femminile, ma dall’altro a ben vedere, sfuggito mi sembra a tutti, tutt’altro: a simboleggiare la sostanza di un giudizio mascherato in altro e un programma di azione e in piena attuazione da decenni, un cerchio a simboleggiare il sesso femminile e sotto ad esso un acroce rovesciata , tipico segno di radicale lotta di opposizione alla Croce cristiana. E non è forse questo il vero obiettivo del femminismo?
distruggere la religione della paternità di Dio?
Col sesso, nel sesso, e per il sesso femminile in obbedienza e soggezione ad esso vivete e vivrete: questo è il mantra della nuova religione, questo è il simbolo che va messo sugli altari in sostituzione ed opposizione al simbolo della tradizione religiosa occidentale che è per tutti la Croce di Cristo.
Il dollaro messo con vera genialità nel cerchio illumina a piena luce del giorno quale il potere che si è alleato col femminismo e quale sia il suo obiettivo: spazzare via ogni resistenza spirituale, foss’anche quella che ha nutrito la vita e il successo della civiltà in cui si vive.
cesare(Quota) (Replica)
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Cesare, con tutta la buona volontà, ho come l’impressione che non ci capiremo mai.
Queste storielle sulle ragioni economico dominanti e bla bla bla , van bene per i materialisti d’oggigiorno (e di sempre), così “rinchiusi”, così condizionati, così …sorpassati.
“Noi” mistici sappiamo bene che l’umano ha già espresso il meglio di sé, che il suo vertice se l’è lasciato alle spalle, che per lui non ci sarà più nessun ritorno all’età dell’oro, nessun “rinascimento”, che la storia dell’uomo è la storia del suo decadimento, come forma umana che ancora conosciamo, la “consumazione”, e che questo non ha nulla a che vedere con l’economia, e ce l’ha però con la religione, che ha capito prima di tutti gli altri questo sentimento profondo dell’uomo, e l’ha portato avanti, l’ha incentivato, accellerato: e continua a farlo.
Oggi, questa accellerazione è portata avanti dalla tecnica che nel giro di un secolo riesce a “guastare” l’uomo come prima, con mezzi culturali e i tempi di latenza passati, sarebbero occorsi migliai d’anni per abbassarlo a questo livello.
Da un certo punto di vista, ciò rende visibile quello che prima non lo era.
Cmq, tecnica e l’economia rimangono il mezzo e la sua legittimazione, non sono mai il fine per processo.
Il fine del processo, “l’ideologia” che alimenta la disumanizzazione, “noi” la conosciamo…vero?
“Pagano è il dir sì a ciò che è naturale, il senso d’innocenza in ciò che è naturale, la “naturalezza”.
Cristiano è il dir no a ciò che è naturale, il senso di indegnità in ciò che è naturale, l’essere contro natura. ”
Friedrich Nietzsche
Animus(Quota) (Replica)
Animus,
Meno male che ci sono i “mistici” (e i nichilisti…).
in questo mondo destinato alla decadenza.
Una domanda, Animus: perchè hai messo al mondo dei figli? Per compiacere tua moglie?
Non vedo altre spiegazioni.
Potresti rispondermi che non sono cazzi miei e avresti anche ragione, da un certo punto di vista.
Però sono una di quelle persone che cerca ancora di non scavare un fossato troppo profondo tra le sue idee e il suo agire nel mondo.
Mi pare che tu non sia propriamente fra questi…Nulla di male, sia chiaro, non sarebbe e non è un delitto, però siccome il tuo modo di porti è decisamente assertivo, allora la riflessione sorge spontanea…
P.S. non ti viene mai il dubbio che il “bla bla bla”” a cui facevi cenno possa essere proprio il tuo?…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
>>>>>>
E’ una domanda che avrei voluto rivolgergli anch’io, ma siccome so che se la sarebbe presa a male, ho evitato.
Litigavamo già nel 2005-2006 su U3000 e non mi va di ricominciare in questa sede. Anche perché non avrebbe senso.
Daniele(Quota) (Replica)
Animus,
Anche Sade esprimeva concetti simili. Anche il femminismo repressivo, cioè tutto, ritiene che il rapporto madre figlio sia più naturale di quello padre figlio. Infatti………
Armando(Quota) (Replica)
articolo che condivido al 100%
http://tagli.me/articolo/ho-il-cazzo-e-non-mi-sento-colpa
(credo che possa andare bene qui)
mauro recher(Quota) (Replica)
ne avevamo già parlato di lui ,però qui c’è il varietà completo ,dal minuto 37 in poi, sembra che si sia fatto un giro su uomini beta
Bill Burr – You People Are All The Same (2012) SUB ITA from ComedyBay on Vimeo.
mauro recher(Quota) (Replica)
mauro recher,
Cos’, per cazzeggiare su una cosa invece seria, la sapete questa barzelletta?
Per strada un tizio incrocia una bella ragazza ancheggiante e gli scappa detto. “Che bel culo!”
La ragazza si blocca e lo affronta?
– Cosa ha detto giovanotto?
E lui imbarazzato
.- Io? nnnnn….ulla.
– Eh no carino, lei ha detto una cosa, la ripeta se ha il coraggio.
– Bhe, si ho detto “ma che bella ragazza”
– No, no, ha detto un’altra cosa. abbia il coraggio di ripeterlo.
-Be si, mi scusi, ho detto “che bel di dietro”
-Eh no, non ci siamo ancora, lei ha detto un’altra cosa, lo ripeta se ha coraggio.
– E’ vero, mi scusi, sono mortificato! Mi è sacppato detto “che bel culo”, mi scusi ancora.
.- Ecco, se lo vuole, questo bel culo, occorrono a)un portafoglio fornitissomo b)Una ferrari e, c)20 cm d’uccello.
Al che il giovanotto mortifcato.
–Signorina mi scusi, questo è il portafoglio- e snocciola un portafoglio pieno di banconite di grosso taglio e carte di credito- Quell’auto rossa che occhieggia allìmgolo della strada è la mia Ferrari, ma che lei pretenda che mi tagli dieci centimetri d’uccello mi sembra troppo!
ARMANDO(Quota) (Replica)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/26/femminismo-occhi-uomo/1233661/
mauro recher(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2014/12/19/questo-essere-inutile-chiamato-maschio/
mauro recher(Quota) (Replica)
La maledizione del cristianesimo
(ovvero, sulla brevettabilità dell’ovulo e derivati)
http://anticristo.org/2014/12/22/maledizione-del-cristianesimo/
Animus(Quota) (Replica)
Cari amici e amiche, voglio augurare un Buon Natale a tutti/e voi e alle vostre famiglie, di tutto cuore!
Colgo l’occasione per dirvi che avrei intenzione di convocare una riunione nazionale della nostra associazione per la fine di gennaio o al massimo entro febbraio. E’ molto che non ci vediamo ed è quindi bene incontrarci e fare il punto della situazione.
Fatemi sapere indicativamente nelle prossime settimane quando per voi potrebbe essere in linea di massima la data migliore.
Un caro saluto a tutti e di nuovo Buon Natale!
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Buon Natale amici.
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Proteggiamo il sistema simbolico fondato sul e rivolto all’immateriale – cari fratelli e sorelle – contro il trionfo delle merci, del materialismo bieco, del consumismo laido e repellente.
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Difendiamo la dimensione dello Spirito in tutti i modi.
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Rino DV
Rino DV(Quota) (Replica)
Per una sfortunata combinazione, ho sbagliato il tasto del diabolico arnese chiamato smartphone e invece di girare un normale video ho girato un “time-lapse” a velocità sostenuta. Del bellissimo presepe meccanico che avevo ripreso è rimasto, chiaro, visibile e netto un solo fotogramma, quello del barbiere al lavoro. Spero si veda l’immagine, comunque sia … è il destino che di quel Presepe si sia salvato il barbiere, un uomo che fa un mestiere da uomo e che lavora con gli uomini. E a cui gli uomini si affidavano offrendo gola e viso scoperto ad una lama tagliente. Con l’augurio che gli uomini sappiano fidarsi e fare squadra anche per sé stessi e non per uno scopo al di fuori di sé. Buon Natale a tutti
Rita(Quota) (Replica)
Rita,
…
Ho l’impressione che del video sia rimasto molto meno di un fotogramma ….
Serene feste a tutti/e comunque.
*drinks* *friends* *drinks* *friends* *drinks* *friends*
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Buone feste
Enrico(Quota) (Replica)
Ecco qui un articoletto davvero interessante e che fa al caso nostro, ancorché scritto da E.G. Della Loggia.
Oltre alla novità a me ignota del “Season,s greetings” ci sono varie osservazioni che fanno pensare.
Perché sono sensate.
Le élites come avanguardia della globalizzazione totale e perciò promotrici della cancellazione delle culture locali.
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http://www.corriere.it/opinioni/14_dicembre_24/natale-elogio-quello-vero-ec6be4f8-8b3a-11e4-9698-e98982c0cb34.shtml
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Perciò di nuovo Buon Natale, amici.
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Rino DV
Rino DV(Quota) (Replica)
Buone feste a voi
giovanni76(Quota) (Replica)
Auguri anche da parte mia *drinks* *friends*
mauro recher(Quota) (Replica)
Cari amici/che, compagni/e, sostenitori e sostenitrici, lettori e lettrici di Uomni Beta, voglio augurare a tutti/e voi un convinto e sereno Buon Natale.
Il mio augurio non è casuale. In un mondo dove tutto è stato mercificato, anche le ricorrenze religiose, l’invito, rivolto a tutti, credenti e non credenti, a trascorrere un Natale all’insegna di una vera spiritualità, concetto che va ben oltre e al di là di qualsiasi appartenenza confessionale, lontano dall’orgia consumistica e dal becero e volgare materialismo delle merci.
Buon Natale, dunque, ma non proprio a tutti/e. Non a chi sfrutta, opprime o discrimina altri esseri umani, non a chi scatena guerre, non a chi occupa una terra non sua.
Buon Natale a tutte le persone del mondo che vivono secondo coscienza e non secondo le leggi del profitto e della ragione calcolante e strumentale.
Ce ne sono ancora molte, tutto sommato…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Buone feste a tutti
romano(Quota) (Replica)
Rino DV,
Così sensato che mi ricorda Chesterton quando scriveva che ci sarebbero voluti dotti trattati per affermare cose un tempo sapute da tutti. Per questo affermo che contro le élites globalizzatrici e progressiste l’alleanza del popolo incolt ma ancora autentico, e quella dei popoli incolti ma ancora popoli, è una necessità.
Armando(Quota) (Replica)
Rita,
a proposito di barbieri:
L’ultimo taglio
“Cedesi attività, tel……”
Vado dal mio barbiere e trovo questo cartello giallo scritto a mano. Entro in bottega, accenno all’avviso e con un sorriso un po’ mesto Giuliano mi dice che sarà l’ultimo taglio. A settantasette anni, e dopo sessanta in mezzo a capelli e barbe, è ora di ritirarsi. Sono quarantun anni e un mese che sono suo cliente, da quando nel novembre 1973 mi sposai e tornai di casa, io di Porta Romana, nel quartiere di S. Jacopino. Dopo pochi anni Giuliano si spostò, ma di poco. Molto di più mi sono spostato io negli anni. A Soffiano per un breve periodo, poi a Incisa Valdarno, 20 km da Firenze ma verso sud, dove vivo tuttora ma con giornaliere frequenze a Coverciano, sempre dalla parte opposta a quella della sua bottega. Una bottega normalissima, da barbiere d’altri tempi, rigorosamente per uomo. Due poltrone e due lavandini incastonati in un piano di lavoro coi suoi scaffali dove riporre i ferri del mestiere, un banchetto di servizio, qualche poltroncina per l’attesa, un attaccapanni a muro. Ubicazione scomoda per me, ma non ho mai voluto rinunciare a quell’abitudine. Non mi piacciono i negozi, qualche volta pomposamente chiamati boutique, che sono dilagati in città. Luci, un qualche sfarzo ad imitazione dei grandi coiffeur, una scelta sempre più ricca di tagli e fogge alla moda per modellarti la testa, e soprattutto, ben in vista, la fatidica segnalazione. “Unisex”. Unisex? Mi sono sempre sentito a disagio quando mi è capitato di entrare in un negozio di parrucchiere per donna, come fossi fuori posto. Quello è uno spazio femminile, dove le nostre amiche e compagne ci si trovano a meraviglia, a parlare di quel che loro aggrada, farsi confidenze o che altro vogliono, ma senza maschi fra i piedi. Giusto, giustissimo. Ed anche io, come maschio, dal barbiere voglio stare fra maschi. Quasi che il taglio dei capelli fosse solo un pretesto cui dedicare scarsa attenzione. In quarant’anni ho cambiato forma del taglio solo una volta: dalla divisa laterale a quella centrale. Sarà un caso, ma è accaduto in concomitanza di un cambio di vita, come a simboleggiare in qualche modo anche una trasformazione dell’identità. E siccome l’identità è una cosa seria e importante, dev’essere anche duratura, non una cosa da usare per poco tempo e poi disfarsene per un’altra più moderna, “a la page”. Dal 1973, dicevo, puntualmente ogni due mesi, giorno più giorno meno, mi sono recato da Giuliano. L’ho <<tradito” solo tre volte, sempre agli inizi di agosto quando chiude la bottega per le meritate ferie. Facendo un rapido conto saranno oltre 240 tagli più, raramente, qualche risistemazione della barba e, ancor meno, qualche shampo. I primi tempi mi chiedeva sempre, al termine del lavoro, se desideravo qualche balsamo ammorbidente o cose del genere, e puntualmente gli rispondevo che non ne sentivo affatto la necessità. Ormai sono anni e anni che non me lo chiede più. E’ come quando un cliente affezionato va allo stesso Caffè e il barista, con un cenno di testa o anche senza, gli dice <>
Dopo tutto questo tempo conosco ben poco di Giuliano, neanche il cognome, e lui ancor meno di me, e ci siamo sempre dati del lei. So che è originario del Casentino, che ha due figlie e un fratello bancario (o ex) , che è vedovo perché l’amata moglie è morta non tantissimo tempo addietro dopo lunga malattia durante la quale le è stato vicinissimo, e che ora ha una nuova compagna.
Parlavamo poco durante il taglio, rigorosamente fatto a rasoio o forbici. A lui si accendevano gli occhi narrando della pesca alla trota nei torrenti Casentinesi, attività praticata fino a non molto tempo addietro. Io gli raccontavo delle mie camminate in montagna. Qualche volta mi raccontava qualche aneddoto o notizia <> di qualche cliente che aveva una certa notorietà politica in città, poi caduto in disgrazia e silurato, non si sa quanto giustamente, per le solite beghe di cui quel mondo è intessuto. Capitava anche di parlare di politica, lui più esplicito io più cauto perché non avevo voglia di impelagarmi in dispute di quel tipo, o della Fiorentina, più dolori che gioie dunque. Per lo più stavamo in silenzio. Lui intento al suo lavoro, io a leggere qualche giornale o fumetto di Tex Willer o di Zagor, e prima ancora di Black Macigno, il mitico trapper coi suoi compagni d’avventura, o Diabolick. C’erano anche altre storie, ma mi interessavano meno. Per qualche anno, come ogni barbiere che si rispetti, ha tenuto in bottega ma non alla vista del pubblico, delle riviste per soli uomini. Me le offriva e non mancavo di dar loro un’occhiata o anche più di un’occhiata. Poi, improvvisamente, smise di propormele, ed io non gliele ho mai richieste. Fine. Non so il perché e non mi è mai interessato. La comunicazione fra maschi è così. Silenziosa, scarna, poco confidenziale e per niente intimista, al contrario di quella fra femmine, ma anche così o forse proprio per questo, alla fine unisce. Entrambe hanno pregi e difetti e va bene così. Basta saperlo e non pretendere che l’altro si adegui alla propria.
Questo è tutto. Quando ci siamo salutati con una stretta di mano ho avuto un attimo di commozione, poi tramutato in malinconia, come accade quando le cose finiscono. Riaffiora il ricordo visivo di tanti anni addietro, ad esempio delle prime volte in via Ponte alle Mosse, e delle vicende personali di questi decenni, di ciò che eravamo e di quello che siamo diventati. E’ così e non c’è molto da commentare. Giuliano è un bravo artigiano e soprattutto un uomo normale, pulito, come se ne trovano ancora e si spera se ne troveranno in futuro.
Lo rivedrò, però, almeno una volta. Gli donerò il romanzo di Wendell Berry, <>, l’autobiografia di un barbiere di un remoto villaggio americano a cavallo fra le due guerre mondiali. Bellissima storia. E, se Stefano decide di pubblicarlo, questo pezzo stampato da Il Covile, di cui non gli ho mai parlato.
“Cedesi attività. tel. ….”
Già, ma a chi ormai? Parola grossa attività, in questi tempi magri per i piccoli artigiani e commercianti. Al massimo, forse, a qualche cinese. Non ho nulla contro i cinesi o gli stranieri. Non è difficile immaginare che anche loro tentino di sbarcare il lunario come possono, alle prese coi problemi del lavoro e familiari, proprio come noi. Ed anche a loro capita quel che nel mondo è sempre accaduto. Pochi ce la fanno, gli altri tirano la carretta. Inutile strepitare, è così e basta. Mi spiace solo, e molto, che il tessuto sociale cittadino si sfaldi ogni giorno di più, e che i nostri giovani, ma non è certo colpa loro, non siano più interessati a proseguire le attività tradizionali. Le città si trasformano impercettibilmente ogni giorno, e con esse l’antica socialità. E non in meglio. E’ la modernità, è il progresso. Avverso ai quali l’unico atteggiamento possibile e realistico, ma non meno difficile, è quello raccontato da Andrea Sciffo in <> sul numero 825 de Il Covile. Da parte mia cercherò una bottega di barbiere la più somigliante possibile a quella di Giuliano. E forse l’ho già individuata.
Lo si trova su
http://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_826_Delfini_Ermini_Rouf.pdf
Buone feste a tutti.
armando
armando(Quota) (Replica)
Grazie Armando del racconto per la foto, beh.. la foto c’è esiste, sono io che devo essere molto imbranata e non so allegarla sul sito, l’ho aggiunta nello spazio che si vede sotto, ma devo aver sbagliato qualche passaggio… fa niente, comunque più che l’immagine è quello che mi ha suscitato e anche il racconto della signora che ha fatto il presepe e che l’ha messo proprio perché suo suocero “faceva il barbiere e gli volevano molto bene”. La qual cosa ha scatenato la mia nota fantasia associazionista di stampo nostalgico. Ancora auguri a tutti!
Rita(Quota) (Replica)
Buon Natale a tutti voi perché, indipendentemente da qualsiasi convinzione, Cristo rivela che ognuno può redimersi. Ci viene chiesto solo di andare, e non peccare più. Con la parola, l’azione e il pensiero siamo testimoni e uomini, mai meno di questo. Felicità a tutti.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Ascoltiamo Cacciari dal 52° secondo del video.
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http://www.huffingtonpost.it/2015/01/16/cacciari-santanche-dimostrazione-non-siamo-civilta-superiore_n_6486244.html
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Questi sono i nostri filosofi.
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Quelli che credono di pensare pensieri non pensati da altri.
E invece si nutrono di ciò che il sistema rigurgita e vomita nel loro piatto.
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No, non siamo un civiltà superiore.
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RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Insomma Rino ,per pararsi il culo ,il buon Cacciari fa la solita solfa che noi siamo peggio di loro (vero usa il termine diverso) ma ,alla fine è li che va a parare e che argomenti usa ? Ovviamente il corpo delle donne e del femminicidio , come ho scritto nel mio blog anche la Santache usa il corpo delle donne ,come Cacciari ,stai a vedere che non sono cosi diversi ?
mauro recher(Quota) (Replica)
Gli uccisi di Parigi e quelli di Boko Haram non sono uguali
Elisabetta Addis – Economista, di Se Non Ora Quando
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ps Ci Risiamo … ho inavvertitamente cancellato un commento (in risposta a Rino) finito nello spam. Invito l’autore, se possibile, a re-inviarlo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
>ps Ci Risiamo … sad ho inavvertitamente cancellato un commento (in risposta a Rino) finito nello spam. Invito l’autore, se possibile, a re-inviarlo.
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Mi sa che se togliete il mio nominativo dalla lista degli spammer, fate prima, così, eviti ogni volta di pescare il mio commento dai cattivi, per metterlo tra i buoni.
Animus(Quota) (Replica)
Rino DV,
Quindi la nostra non sarebbe una civiltà superiore perchè oltre a Hitler e le guerre mondiali abbiamo partorito anche il “femminicidio” che invece nei paesi islamici dove le donne, è risaputo, sono oppresse, il “femminicidio” non esiste…
Vi faccio notare che questo personaggio (che ebbi modo di conoscere una volta anche personalmente…) sarebbe il top del top del sancta sanctorum dei filosofi italiani…
Va bè, ha detto secondo me anche delle minchiate circa il fatto che l’Islam avrebbe frustrato la tecnica perchè tra il ‘600 e il ‘700 dopo Cristo quella araba (e mussulmana) era sicuramente la civiltà più evoluta, anche dal punto di vista della “tecnica”, proprio mentre l’Europa post impero romano era invece dominata da tribaglie arretrate sotto ogni punto di vista…
Poi che la Tecnica (con la mauscola, diciamo così…) sia un prodotto relativamente recente dello sviluppo della civiltà occidentale è vero, ma questo è un altro discorso (a parte il fatto che anche la civiltà cinese mi pare che a suo tempo abbia detto la sua in tal senso…) Comunque non è certo questo ora il punto…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
…
Non abbiamo liste nere o liste bianche. Ne tanto meno l’esigenza di inserirti nelle prime. Il tutto è opera dell’imperscrutabile Akismet. Il Plug-in antispam.
Delle volte vanno a finire nelle spam anche i miei commenti. Quelli di Cesare (se stai leggendo un abbraccio, fratello *friends* ), ad esempio, finiscono sistematicamente lì.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Arabia-Saudita-donna-decapitata-con-una-spada-per-strada-Rinviate-le-frustate-a-Raif-Badawi-4fd46c13-24fe-492a-ba80-d89a15f030ba.html
Riccardo(Quota) (Replica)
Riccardo,
Ottimo Riccardo, ottimo spunto di riflessione.
L’Arabia Saudita, stato monarchico “culturalmente” feudale e integralista ed economicamente ultracapitalistico è il più grande alleato dell’Occidente e degli USA in particolare dell’area mediorientale. E’ (anche ) in Arabia Saudita che vengono addestrati, finanziati e armati i terroristi wahhabiti di Al Qaeda e dell’Isis spediti a destabilizzare la Libia e la Siria e a fare gli attentati nei paesi europei che servono a provocare una reazione e ad alimentare il circolo vizioso guerra-terrorismo-guerra.
Nonostante ciò (ma guarda un po’…) o proprio a causa di ciò, nessuna/o ha mosso mai un dito né tanto meno promosso campagne mediatiche per protestare contro la sistematica violazione dei più elementari diritti umani in quell’obbrobrio chiamato Arabia Saudita, uno dei tanti mostri ma sicuramente uno dei peggiori se non il peggiore, creato dal cosiddetto nuovo ordine mondiale capitalista (che va a sedimentarsi su una realtà di quel tipo).
Ogni anno in Araba Saudita vengono eseguite centinaia di condanne a morte, la maggior parte delle quali, di lavoratori immigrati asiatici (quasi tutti maschi, naturalmente…anche in questo caso un minimo di attenzione c’è stata perché la condannata a morte era una donna…).
Ma “nisciuno se ne importa” per parafrasare quella bella canzone di Pino Daniele (“Napule”…). Molte, molte di più di quelle che vengono eseguite in Iran, dove peraltro, a differenza di ciò che avviene in Arabia Saudita, la pena di morte può essere sospesa se i familiari della vittima perdonano il reo o il presunto reo, comunque il condannato.
Ma l’Iran è uno “stato canaglia” mentre l’Arabia Saudita, un vero obbrobrio sulla Terra,è una nostra amica e fedele alleata. Tutto torna…
Grazie, Riccardo, questo è veramente un contributo positivo e costruttivo che ci aiuta a fare chiarezza. Vedi che quando vuoi puoi essere utile? Doveva solo essere postato in un altro spazio, quello dell’articolo “Politicamente corretto a corrente alternata”, ma va benissimo lo stesso…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Vabbeh, godiamoci questo novello Guglielmo Pepe (poco a che vedere con quello che incontrammo alle medie).
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http://pepe.blogautore.repubblica.it/2015/01/20/maschilismo-tra-i-camici-bianchi/?ref=HROBA-1
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RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2015/01/22/viva-gasparrini/
Per la gioia di Luigi *friends* (lo sa che scherzo )
mauro recher(Quota) (Replica)
Mauro …. volevo condividerlo sulla mia bacheca di facebook. Ma con quel tittolo ….. *bad* non ce l’ho fatta .. *sorry*
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Nel ventre del cristianesimo
http://anticristo.org/2015/01/26/nel-ventre-del-cristianesimo/
Animus(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2015/01/29/se-questi-sono-gli-amici/ un sentito grazie ad Alex red
mauro recher(Quota) (Replica)
La colpa (indotta dal monologo femminista pluridecennale) non è la sola causa della paralisi maschile, giacché esiste anche la vergogna. Tuttavia, per chi ha dei dubbi, Zoja parla chiaro:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/i-padri-alla-pari-fanno-male-soprattutto-ai-figli-maschi/
>>>….
Eppure sempre più padri cambiano i pannolini, svolgono compiti prima esclusivi delle madri.
«È vero e anch’io l’ho fatto con i miei tre figli. È molto bello e ti gratifica. Credo che in parte derivi dal senso di colpa dopo secoli di patriarcato e di abusi, come se si sentisse il bisogno di essere accettati».
…>>>
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Il suo libro “Il gesto di Ettore” è un veleno micidiale su una zolletta di zucchero.
Fa credere di essere un viatico alla rinascita maschile – e con ciò ne cattura molti – che però dovrebbe avvenire a capo chino, con spirito contrito e macerazione interiore, sempre tenendo presente i desiderata (=gli ordini femminil-femministi) e con finalità di risarcimento.
Caso esemplare di quella “Psicologia dell’espiazione” elaborata dai vinti, dai devastati nell’anima, che conosciamo e riconosciamo a cosmologica distanza. Una pestilenza.
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Impossibile quantificare i danni di questo psicoveleno, perché la sua presentazione/somministrazione è tanto subdola che infiniti – in buona fede – ci cascano.
Ne ho conosciuti alcuni.
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Stiamo lontani da questi seduttori come dal male supremo.
Sono quinte colonne.
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RDV
Rino DV(Quota) (Replica)