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Caro Fabrizio,
riprendo un concetto già espresso e che mi sta molto a cuore.
In sintesi: lasciamo perdere il confronto, defatigante e inutile, con gli annebbiati/e dal femminismo e dal politicamente corretto e dedichiamoci fattivamente alla ricostruzione, simbolica e non, del maschile.
Mi rendo conto dell’immensità del problema e non ho la pretesa di soluzioni facili ed a portata di mano. Né tantomeno sono cosi presuntuoso da tracciare percorsi di elaborazione concettuale per i quali non sono attrezzato. Altri, e se permetti ti ci metto dentro, possono farlo centomila volte meglio di me.
Potresti obiettarmi, oltre alla titanicità dell’impresa, che il senso della mia proposta esonda dal perimetro di uominibeta e necessariamente deve coinvolgere tutte le anime del movimento maschile, con tutte le difficoltà del caso.
E sarebbe un’obiezione sacrosanta.
D’altra parte nel Manifesto di Uominibeta mi ci ritrovo, ne condivido l’impostazione e l’elaborazione che sta dietro. Perché allora questa ricerca degli “altri”?
Cercherò, per come posso, di illustrare al meglio il mio ragionamento.
Una ricostruzione del maschile, dopo tutti questi anni di denigrazione, demolizione e sberleffi è, secondo me, un’esigenza sentita da tutte le diverse sensibilità inerenti alla QM. Ovviamente ognuno di questi movimenti, gruppi o altro ha una propria visione ed un proprio progetto. Questo comporta e comporterà una QM (Questione Maschile) culturalmente ricca e stimolante, quanto di difficile penetrazione sociale nel complesso, visto che le forze di per sé esigue, allo stato dell’arte, finiscono a disperdersi in diverse direzioni.
Come uscirne allora? Pragmaticamente.
Io ritengo che Uominibeta, così come gli altri gruppi che si occupano di QM, debba individuare una griglia condivisa, un substrato comune se preferisci, da presentare e rivendicare agli “altri”, istituzioni e organismi sociali compresi.
Qualcosa di solido e tangibile da ottenere. E’ ovvio che non sarà comunque facile, ma un obiettivo semplice, chiaro e condivisibile dalla stragrande maggioranza degli uomini, aiuta.
Con una metafora informatica, la QM dovrebbe “girare” su di un unico hardware, usando ognuno il software che ritiene più consono. Ovviamente il software più affidabile alla fine si imporrà.
Esiste questa griglia, substrato o hardware che dir si voglia? Secondo me si.
Personalmente, il cuore pulsante di questo substrato comune, ritengo debba essere il recupero della centralità della figura paterna, in senso lato, quindi biologica o meno.
Attenzione non sto proponendo ricette precotte o ritorni all’antico.
Dico solo che dobbiamo combattere, tutti assieme, per ridare dignità ed autorevolezza al nostro ruolo di padri.
D’altra parte se il femminismo, aiutato dalle forme capitalistiche prevalse nelle nostre società, si è così con successo dedicato alla demolizione della figura paterna, qualcosa vorrà pur dire: quello è il focus!!!
Ed allora ritorno all’inizio: la ricostruzione del maschile da qui deve ripartire, dobbiamo riappropriarci dei nostri figli!!
Della loro formazione e della loro crescita morale e culturale. Ovviamente parlo di entrambi i sessi. Ma basilare e indispensabile è riappropriarsi del ruolo che dicevo prima, soprattutto con i “nostri piccoli uomini”.
Ovviamente sono cosciente del fatto che le odierne società occidentali vanno in tutt’altra direzione. Ed allora, cosa fare? Alzare le mani e seguire la corrente?
Tutt’altro. Semmai organizzarsi e ri-conquistare gradualmente gli spazi a noi dovuti, peraltro abbandonati non in tempi remotissimi.
Sinteticamente ed a scanso di prolissità, il primo passo, la prima battaglia, culturale e politica (nella sua accezione più nobile) che io intraprenderei, chiamando a raccolta tutte le sensibilità che si occupano di QM è la “SCUOLA“.
Sono convinto che la presenza educativa e formativa del maschile nella scuola, in particolare nel ciclo primario, ovvero dove è più assente, sia un punto della griglia o substrato comune di cui parlavo prima.
Se si ritiene quanto da me scritto sensato e valido, anche parzialmente, invito tutti ad un confronto, per un’elaborazione comune sull’argomento. Elaborazione non fine a se stessa, ma base di una proposta strutturata da portare avanti “politicamente” tutti insieme, nelle forme e nei metodi che si decideranno(*).
(*) Personalmente, in questo caso, rendendogli pan per focaccia, rivendicherei l’odioso sistema delle quote. Per vedere l’effetto che fa.
Luigi Corvaglia
**********************************
Non ci sono dubbi sul fatto che è indispensabile riequilibrare l’asse educativo con riferimento al peso dei due Generi anche nella scuola. Ma perché e come? Quali i presupposti e quali le implicazioni?
Il motivo è banale: l’assenza maschile in campo educativo produce danni (da leggeri a gravissimi, da temporanei a permanenti) a carico delle nuove generazioni maschili e – quantomeno – causa lacune, strabismi, deformazioni in quelle femminili.
Presupposto.
Il presupposto è ovvio ed è che esistono differenze psicologiche tra M ed F correlate alla diversa costituzione dei due, che alla diversità del corpo sia associata una diversità della psiche, irriducibile, non vicariabile, non surrogabile e ciò tanto negli educandi/e quanto negli educatori/trici. In caso contrario quel che fa un educatore lo potrebbe fare anche un’educatrice. Basterebbe istruire-formare queste in modo diverso e così la presenza maschile (a scuola, in casa e altrove) a fini educativi diverrebbe superflua. Il riconoscimento di una diversità irriducibile (nella sua radice) non comporta né la pretesa di poterla descrivere compiutamente né quella di individuarne i confini, i punti di sovrapposizione, di contrasto, di ridondanza etc. Infatti nel processo educativo (di questo si tratta) abbiamo a che fare quasi del tutto con l’inconscio sia degli uni (gli adulti) che degli altri (i piccoli). Tra i 4 terminali di quel processo (M e F educatori M e F educandi) si instaurano relazioni diverse e complementari a prescindere dal fatto che ne siamo consci e/o in grado di descriverli, ciò in risposta a esigenze, potenzialità, attitudini, vocazioni diverse che esigono quelle risposte simmetricamente differenti che i due Generi possono dare.
Educazione e istruzione.
La trasmissione di conoscenze (saperi, competenze etc.) in sé potrebbe prescindere dal Genere che le veicola e le somministra. Potrebbe trattarsi anche di un dispositivo elettronico o di un androide. La questione che si pone infatti è quella educativa, della formazione, della crescita e della maturazione non quella dell’istruzione (“leggere, scrivere, far di conto”). Impossibile qui non rilevare che questa funzione, che pure è quella capitale, in ambito scolastico è considerata centrale solo alla materna, di una qualche importanza (ma non decisiva) alle elementari e praticamente nulla alle medie e superiori, gradi di scuola dove ci si aspetta che il giovane assorba e ripeta nozioni e dove la funzione educativa è tanto marginale per i programmi quanto vissuta come un peso, un ingombro dal corpo insegnante (un onere che altre agenzie, la famiglia e/o la scuola degli anni precedenti o …non si sa chi… avrebbe dovuto accollarsi). Del resto gli esami non vertono su quel che un alunno/studente è diventato, ma su quel che ‘sa’ (inteso come “ciò che sa ripetere-risolvere”).
Maschi educatori.
Porre la questione della presenza maschile a scuola significa quindi porre il problema del suo compito primario. Invece essa oggi è centrata sull’istruzione (intesa come preparazione alla professione e finalizzata – anche se in Italia di fatto velleitariamente- a obiettivi economici) mentre considera marginale la funzione educativa. Qui siamo costretti a leggervi un altro riverbero di quella che Fabrizio definisce “ragione strumentale”: oggi scopo della scuola non è la formazione, la crescita umana, l’evoluzione psicoemotiva integrale, la maturazione equilibrata (=la salute psicologica) del singolo e quindi la sanità mentale della società. No: lo scopo è produrre degli ingranaggi adatti al meccanismo economico. I costi di questa deformazione non importano, non importano né la gravità né l’estensione sociale dei danni. Ora, sarebbe per noi assurdo darci da fare per avere più maschi istruttori. Quel che vogliamo è la reintegrazione del maschio educatore nelle agenzie formative il che implica e comporta il rovesciamento aperto delle priorità scolastiche: prima la formazione e dopo (molto dopo, direi) l’istruzione (che oggi ha mille modi per trasmettersi): si tratta di un rovesciamento dirompente. Non maschi per istruire, ma maschi per co-educare.
Quote? Sì, certamente!
Come è vero che i maschi devono rientrare nella scuola per esigenze di formazione e non di istruzione, così devono esser là non per rispondere a questioni di equilibri professionali, di generica parità tra gli adulti in quella istituzione, ma per garantire la presenza del maschile nella formazione delle nuove generazioni. I maschi adulti non vi devono rientrare per interessi degli adulti ma dei maschi (e delle femmine) in età evolutiva. Questo fatto capitale risolve l’annoso problema presente in ambito Momas: rivendicare le quote a scuola per M significa implicitamente accreditare, approvare le quote rosa ovunque. Falso. Le quote rosa non sono state pensate e imposte a vantaggio delle femmine (e men che mai dei maschi) in età evolutiva, ma come prebende (una forma spuria di eredità) per le femmine adulte delle classi medio-alte. Questa motivazione è essenziale e fa piazza pulita dei dubbi sulle quote maschili nella scuola che hanno motivazioni diametralmente opposte a quelle delle quote rosa altrove (tanto che per le prime sarebbe meglio adottare un nome diverso).
Rivalutare la maschilità.
Ovviamente la presenza di un adeguato numero di maschi nelle aule non basta, questo rientro deve essere accompagnato dalla rivalorizzazione del maschile, compito su cui tutti concordiamo, su cui siamo tutti impegnati (comprese le associazioni dei Separati). Senza rigenerazione del prestigio maschile, senza rivalutazione del ruolo insostituibile della presenza maschile nel mondo, senza la rinascita del valore della maschilità quella presenza sarebbe quasi del tutto sterile, forse persino dannosa perché deformante. Sarebbe come trasferire il mammo da casa a scuola… brrr! Dunque l’obiettivo è duplice e il bunker scolastico va conquistato da entrambi i versanti. Compito di portata storica.
Rino Della Vecchia
209 Commenti
Per quanto mi riguarda non credo proprio che la soluzione a tale problema siano le quote azzurre.
Non si può contrastare tale femminilizzazione scimmiottando le stesse femministe e le loro stupidissime e sessiste quote rosa.
Per quanto riguarda questo articolo,
http://www.iprase.tn.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/55e467f4-6ea9-4f26-97a8-836da002737e/Maschi_femmine.pdf?ticket=TICKET_179e93bf2ddc2301c27563b930d9f4dccb98813a
mi viene da scompisciarmi dalle risate quando leggo affermazioni secondo cui i maschi si impegnerebbero meno delle femmine, perché “consapevoli” ? di essere ancora dei “privilegiati” nel mondo del lavoro… Sì, privilegiati nel faticare come bestie da soma per quattro soldi e nel crepare sul posto di lavoro…
Ma per piacere…
Non parliamo poi delle solite scemenze secondo cui se le femmine sono meno brave in matematica è solo colpa degli stereotipi culturali maschilisti…
Ovviamente, se poi le suddette dimostrano di essere più brave nelle materie umanistiche (benché da adulte non partoriscano mai nulla di originale…), è perché i maschi sono “naturalmente più scemi” (non c’è scritto ma è implicito).
Mah… che noia ‘ste donne.
Tiziano(Quota) (Replica)
“Per quanto mi riguarda non credo proprio che la soluzione a tale problema siano le quote azzurre.
Non si può contrastare tale femminilizzazione scimmiottando le stesse femministe e le loro stupidissime e sessiste quote rosa. (Tiziano)
………………………………………
Beh … innanzitutto ci sta una differenza non da poco. Le quote azzurre nell’ambito della scuola non sono quote di potere. Tutt’altro. Come spiega magistralmente Rino.
Però ritorno volentieri sull’argomento per chiarire la questione visto che, in ambito MoMas , c’è chi ci critica ed è critico su quest’argomento con le tue stesse ragioni.
La proposta è chiaramente una provocazione politica e lo dimostra, di riflesso, la nostra posizione sulle quote rosa negli ambiti scelti dalle femministe (ambiti di potere): nettamente contrari. Non esiste nessuno scimiottamento.
Cos’è una “provocazione politica”?
Chi ha o ha avuto avuto un minimo d’esperienza politica, lo capisce benissimo, al di là che sia di destra o di sinistra.
E’ una proposta lanciata apposta per porre in evidenza le contraddizioni dell’avversario. Non perché si voglia o si abbia effettivamente quella finalità.
Il problema fondamentale adesso non è la proposta in se stessa ma riuscire ad imporla come argomento di discussione.
Immagina l’effetto che avrebbe se noi avessimo la potenza di imporla a livello mediatico. Il solo discuterne, con l’impostazione che gli abbiamo data, screditerebbe e rivelerebbe ai più la vera natura delle quote rosa.
E, secondo me, tutto il MoMas se ha un minimo di arguzia politica dovrebbe farla propria.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sono pienamente d’accordo con Luigi. Non bisogna fare i puristi. Le quote stanno diventando inarrestabili? Tutti i partiti, dx sx e centro, sono favorevoli per cui sono imposte senza che se ne discutano seriamente i significati veri, che sono:
a) Promozioni per merito sessuale, ossia l’opposto delle pari opportunità, ossia ancora una concezione dirigista e collettivista del mondo e antimeritocratica (con tutti i distingui necessari sul concetto di merito).
b) Una discriminazione negativa imposta per legge ai soggetti (maschi) esclusi perchè del sesso sbagliato.
E allora. se quote devono essere, quote siano, a partire da un campo, la scuola, in cui è ormai dimostrato che la scarsa presenza maschile nuoce gravemente non tanto ai maschi adulti stessi (vero anche questo, ma lasciamolo un attimo da parte), bensì ai giovani di entrambi i sessi. E in cui, come scrive Luigi, non è affatto in gioco il Potere, bensì il futuro, perchè un futuro con generazioni di maschi “bastonati” è un futuro brutto per tutti, anche per le donne che stupidamente non se ne rendono conto.
Le quote azzurre servono per disarticolare le posizioni ipocrite e in malafede dei fautori delle quote rosa, e lo fa sul loro stesso terreno, richiamandoli ad una coerenza e onestà intellettuale che naturalmente non possiedono ma che, in questo modo, potrà essere dimostrata.
E non solo, il tema delle quote dovrebbe essere ritorto contro i suoi fautori dappertutto, per dimostrarne la malfede, la stupidità e l’impossibilità della sua applicazione senza che tutti i settori in cui fossero imposte ne soffrirebbero in termini di efficienza.
Ci sarebbe, è vero, un altro modo per attrarre i maschi all’insegnamento. 1) Alzare i livelli degli stipendi. 2) Far capire agli uomini che la loro presenza nelle aule scolastiche è imprescindibile, come si sapeva un tempo.
La 1) è inattuale in questi tempi di magra. la 2) richiederebbe movimenti politici e culturali meno idioti di quelli che abbiamo, e comunque dopo decenni di devastazione occorrerebbe molto tempo.
E allora………
armando
armando(Quota) (Replica)
“Promozioni per merito sessuale, ossia l’opposto delle pari opportunità, ossia ancora una concezione dirigista e collettivista del mondo e antimeritocratica (con tutti i distingui necessari sul concetto di merito)”.(Armando)
D’accordissimo su tutta la linea, Armando, e anche sul resto del tuo intervento, trannne che sul “collettivista”.
Parlare di “collettivismo” in tempi di dominio assoluto del capitalismo e del mercato eretti addirittura a ideologie mi sembra quanto meno improprio…Dirigista senz’altro sì, ma non collettivista…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sull’argomento segnalo il seguente post (pro-femminist):
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/30/scuola-senza-genere/368671/#comment-668590112
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Aspirano all’indottrinamento femminista nelle scuole. Aggiungi al controllo dei media quello della scuola e avrai la società in pugno. Una verità che non può sfuggire a un’ ideologia a vocazione totalitaria.
Alessandro(Quota) (Replica)
Per questo Alessandro c’è un video di stop moralismo tv
http://www.youtube.com/watch?v=vvDbl_t-2EM&feature=g-user-u
come spiega nel video ,c’è una chiara crociata contro internet da parte della televisione ,il motivo ,come sempre spiega ,è molto semplice ,internet non fa comodo ..facciamo anche un esempio che ci riguarda ,il movimento uomini beta ,senza internet quante possibilità aveva di nascere ? Perchè ,proprio domenica hanno invitato ,ancora una volta ,la Zanardo ,a dire sempre le solite cose,e non invitano mai un esponente del movimento maschile ? I movimenti maschili hanno solo internet e (si spera sempre di più) le piazze…e dicono cose scomode …
Il corpo delle donne ad esempio è nato grazie ad un progetto su internet ,ma su internet abbiamo spazio pure noi cosa che ,in televisione non abbiamo ,o molto più di rado
mauro recher(Quota) (Replica)
E’ uscito qualche giorno fa il seguente report dell’Istat:
“La scuola e le attività educative“.
Per comodità ho raggruppato al seguente link:
https://docs.google.com/open?id=0B6gpS9zR7YIEWkVzY0lxSEZPa2c
tutta la documentazione del report.
Comunque sto salvando e archiviando in un unico spazio web tutta la documentazione importante per la QM.
Ricerche serie e produzioni propagandistiche farlocche, proposte di legge o leggi e convenzioni internazionali, etc. … etc. …
Insomma tutto quello che il perfetto QMista dovrebbe avere sempre sottomano ….
Conto quanto prima di riportare tutto in un post-archivio.
A proposito del report di cui sopra, ecco come lo ha lanciato l’Ansa:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/10/03/Scuola-Istat-ragazze-piu-brave-maschi_7569019.html
successivamente si è un pò corretta:
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/10/03/scuola-ragazze-piu-brave-ragazzi_7570934.html
Cosa credevate? Solo nel titolo…..
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Certo che se non ci fosse (l’Istat) bisognerebbe inventarlo…
E pensare che la mia tesi di laurea in Scienze Politiche fu proprio sul fondatore dell’Istat prima maniera, Luigi Bodio, e sulle metodologie da lui adottate (all’avanguardia, all’epoca).
Chissà che opinione avrebbe oggi…
Un istituto di ricerca scientifica di fatto trasformato in una struttura di sondaggisti a servizio (e con esiti già decisi…)…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Segnalo sulla scuola che è on line questo numero de Il Covile , con un mio commento ad un articolo uscito in Francia che descrive la situazione di quel paese, non diversa dalla nostra.
http://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_722_QM5_Ragazzi_a_scuola.pdf
La questione comincia faticosamente ad essere messa a fuoco, ed è significativo che sia scritto da una donna, una di quelle non accecate dal sessismo misandrico. Buona lettura a chi lo volesse.
armando
armando(Quota) (Replica)
Scuola, sul merito i maschi fanno peggio
Lo scorso anno scolastico si è chiuso con un acceso dibattito intorno alla bozza di riforma del ministro Profumo, la quale, etichettata come “pacchetto merito”, si apriva all’insegna della capacità e del merito nelle scuole (art. 1). Proprio nell’incipit si richiamavano quali principi ispiratori gli obiettivi di Europa 2020 e l’art. 34 della Costituzione, individuando come finalità quella di contenere la dispersione e di riconoscere e premiare il merito quale forza trainante per il paese e per l’Europa e come mezzo più idoneo quello delle competizioni e delle valutazioni nazionali e internazionali, insieme con i percorsi di qualità nel rispetto dei criteri di trasparenza e pari opportunità.
Una bozza di riforma alla quale quasi all’unanimità le parti in campo hanno reagito negativamente, considerando altre le priorità della scuola.
È proprio così? Merito ed eccellenza sono strettamente connessi alla spinosa questione dei processi valutativi e, di rimando, alla questione nodale della qualità dei processi di insegnamento/apprendimento/valutazione. Per gli articoli 2-3 della bozza Profumo il merito è rappresentato dallo “studente dell’anno”, cioè colui (o colei!) valutato più bravo nel contesto di ogni scuola (concetto relativo e contestuale), mentre gli eccellenti, sono gli studenti classificatisi primi nelle competizioni o valutazioni nazionali e internazionali.
In effetti i due concetti, merito ed eccellenza, possono essere distinti: il merito è un concetto relativo e contestuale ma complessivo e riferibile a un percorso, ai risultati e all’impegno costruiti nel tempo, l’eccellenza può anche essere settoriale e contingente.
Tale questione non è marginale nel dibattito pedagogico italiano. Il nostro sistema purtroppo registra ancora un disallineamento tra prassi di insegnamento, incentrate sulle conoscenze, e nuove indicazioni di insegnamento/apprendimento, finalizzate alla costruzione di competenze complesse: nella società della conoscenza non è tanto importante la quantità dei saperi piuttosto è importante la capacità di ricrearli, costruirli, e farne un uso funzionale e creativo.
Ebbene, in assenza di una tradizione didattica capace di realizzare esperienze formative finalizzate alla costruzione di talenti incentrati su tale competenze e alla individuazione di occasioni o strumenti compensativi delle disuguaglianze sociali e culturali, la valutazione delle eccellenze basata sulla rilevazione di competenze complesse sarà inficiata dalle variabili sociali (segregazione orizzontale nella scuola) da quelle culturali (disuguaglianze territoriali e di tipologia di scuola) e anche dalle variabili di genere che fortemente influenzano i livelli delle performance individuali.
Nella scuola attuale la valorizzazione dei talenti attraverso le gare e le rilevazioni internazionali e nazionali rischia di selezionare solo chi ha costruito in altri contesti, sociali e familiari, la propria eccellenza. Infatti, le rilevazioni nazionali e internazionali e le competizioni disciplinari fotografano una scuola incapace di promuovere
equità sociale e culturale, individuando le differenze nelle e tra le istituzioni scolastiche come la maggiore criticità del sistema; anche gli ultimi dati Invalsi 2012, analogamente alle rilevazioni OCSE PISA e TIMMS, confermano il divario tra nord e sud e tra indirizzi di scuola secondaria, nonché il divario di genere a favore dei maschi in ambito scientifico e a favore delle ragazze in ambito linguistico.
Nello specifico delle gare di eccellenza, il gap di genere a favore dei ragazzi, sia in ambito scientifico che umanistico, è così polarizzato da risultare imbarazzante!
Cito alcuni dati delle competizioni più importanti per tradizione e rilevanza: il numero delle ragazze selezionate per la gara nazionale nelle Olimpiadi di Matematica dell’UMI (1) è sempre stato inferiore al 10% sin dalla prima edizione del ’96 (6%nell’ed. 2012), quello per le Olimpiadi di Fisica (2) è stato mediamente del 4% (0% nel 2000, 2% nel 2011 e nel 2012); la percentuale delle ragazze alle gare internazionali di Matematica del centro Pristem della Bocconi (3) decresce con l’aumentare dell’età dei partecipanti (dal 28% al livello della scuola media al 2% a livello universitario).
Anche nelle gare di cultura classica come il Certamen Ciceronianum (che si tiene ad Arpino, patria di Cicerone), gara internazionale di latino dal 1981, il vincitore è nella maggioranza dei casi maschio, femmina solo 9 volte in 32 edizioni. E tutto questo a fronte di numeri assoluti di presenza femminili maggiori in ogni ordine e indirizzo di scuola e in particolare nell’istruzione liceale. Le gare disciplinari, utilizzate o meno come strumento di selezione dell’eccellenza, meritano una riflessione approfondita anche per l’importanza simbolica che rivestono.
Una strategia integrata dovrebbe premiare il merito inteso come percorso, ma al contempo creare per tutti occasioni di promozione di eccellenze attraverso esperienze formative che permettano di sviluppare un interesse o un talento anche per chi deve ancora scoprire di averlo, promuovendo e creando occasioni di incontro con il mondo della ricerca scientifica. Occorre, inoltre, rivedere i meccanismi di accesso alle gare.
La maggior parte delle gare disciplinari prevedono una tassa di iscrizione (per scuola e/o singolo studente) e mediamente due livelli di selezione, ma raramente dettano alle scuole i criteri di accesso alle selezioni. Nel caso delle olimpiadi d’ambito scientifico o dei giochi internazionali di matematica la selezione a tutti i livelli avviene per merito (primi classificati in percentuale territoriale o per singola scuola). L’accesso però alla prima gara non è libero da condizionamenti di contesto e in alcuni casi è anche indipendente dalla volontà del singolo studente.
Chi opera nella scuola sa che le prassi più diffuse per il reclutamento degli studenti alle gare di primo livello sono due: su base volontaria (auto-candidatura) oppure sulla base della segnalazione del docente. Il dato nelle gare di livello successivo risente già quindi di una bassa percentuale di partecipazione delle ragazze nel primo livello a causa del “condizionamento di genere”, spesso inconsapevole, che agisce su docenti e studenti in modo sinergicamente negativo. I docenti ritengono che per le gare disciplinari le abilità innate dei ragazzi siano più importanti anche delle stesse competenze disciplinari maturate nel percorso scolastico e tendono pertanto a segnalare i ragazzi. Dal canto loro, gli studenti maschi si auto-candidano in percentuale maggiore immaginandosi adeguati anche in presenza di valutazioni scolastiche non eccellenti ❓ (per talento innato).
Le ragazze, invece, si sottraggono alla competizione a causa del meccanismo di “minaccia dello stereotipo”: gli atteggiamenti e le parole degli insegnanti non le autorizzano alla partecipazione anche in presenza di valutazioni scolastiche eccellenti ❓ (merito) (Colella, 2006) (4).
Le ragazze hanno mediamente un curriculum migliore (merito) in tutti gli indirizzi delle scuole secondarie, ma in assenza di esperienze settoriali significative (tirocini, stage o master classes) non avranno la possibilità di immaginarsi scienziate, non potendo ancora contare su una tradizione femminile nella scienza, o sul sentire comune, o sulla valenza simbolica dell’eccellenza. Esistono però anche esperienze sviluppate sulla scorta del principio del gender mainstreaming e di un approccio strategico ed integrato alle questioni gender sensitive con l’obiettivo di porre la promozione della parità tra i generi alla base di tutti i programmi e di tutte le strategie della politica, dell’amministrazione, dell’istruzione e dell’economia.
Esemplificativa è la gara nazionale «Un futuro nel mondo delle Nanotecnologie», che mira a stimolare la costruzione di talenti e interesse verso le scienze integrate valorizzando il merito, prevedendo, dopo un periodo di formazione e stage, la progettazione di un percorso di ricerca. Alla competizione sono ammessi studentesse e studenti che nel terzo anno del corso di studi hanno conseguito la promozione alla classe successiva con merito: una votazione di almeno 8/10 nelle discipline scientifiche, una media di 80/100 nelle restanti discipline (esclusa l’educazione fisica), un voto di non meno 8/10 in condotta. Inoltre, è prevista una quota di genere: ogni istituto può iscrivere una quota di alunni proporzionale al numero di frequentanti nel rispetto della percentuale di genere dell’istituto stesso.
Nella prima edizione (2011) tutte le scuole partecipanti hanno chiamato l’istituto organizzatore per ricevere chiarimenti sulla questione della percentuale di genere formulando richieste di deroga. Penuria di ragazze? Esattamente il contrario: selezionando in base al merito non avevano un sufficiente numero di studenti maschi da iscrivere! La quota si è dimostrata di fatto una quota azzurra!
Il risultato è stato che nella edizione del 2011 le ragazze partecipanti erano il doppio dei ragazzi, con un podio di vincitori costituito da tre ragazze ed un ragazzo (terzo posto pari merito).
Allora, valorizzare il merito costruendo per tutte e tutti opportunità ed esperienze che possano sviluppare curiosità, amore per la sfida, capacità di imparare dagli errori e soprattutto diffuse esperienze di scienza come pratica sociale.
Riferimenti: (1) http://olimpiadi.dm.unibo.it.; (2) http://www.olifis.it.; (3) http://matematica.unibocconi.it/giochi-
matematici/campionati-internazionali-di-giochi-matematici. (4) COLELLA P. (2006), «Autorizziamole ad osare», in Mangia C., Colella P., Lanotte A., Grasso.
Questo articolo è stato pubblicato con il titolo “Con la meritocrazia servono quote azzurre” sul numero di ottobre di Sapere. Ecco come acquistare una copia della rivista o abbonarsi on line.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Segnalo quest’interessante contributo delle nostre amiche ed amici del Movimento Femminile per la Parità Genitoriale:
Quote celesti nella scuola? – di Ettore Panella ©
nonché, per chi iscritto, la discussione su facebook.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Dico molto in breve la mia: si sa da sempre che le eccellenze sono in maggioranza maschili, in tutti i campi. A scuola, invece, la maggioranza dei ragazzi si annoia, e fa quel che ha sempre fatto: i cazzari. Poi, quando e se si motivano si svegliano. Certo che togliere la competizione, togliere la serietà, lasciar copiare, etc., sono tutte cose che ai ragazzi dicono una cosa chiara; che non si fa sul serio; e come in una squadra dove l’allenatore è fiacco, nessuno lavora.
Roberto Buffagni(Quota) (Replica)
Germania, record di bambini iperattivi – L’allarme: si rischia il doping scolastico
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SOCIETÀ
30/01/2013
Germania, record di bambini iperattivi – L’allarme: si rischia il doping scolastico
Nel 2011 l’11,9% dei ragazzi e il 4,4% delle ragazze di 10 anni soffrivano di ADHD. I casi aumentano tra i figli di disoccupati e di genitori giovani. Sotto accusa le diagnosi facili e i medicinali usati per le cure
ALESSANDRO ALVIANI
BERLINO
Sempre più spesso in Germania i medici diagnosticano nei bambini e nei ragazzi la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e prescrivono loro il Ritalin, un controverso farmaco psicostimolante. Tra il 2006 e il 2011 le diagnosi di ADHD nei ragazzi sotto i 19 anni sono cresciute del 42%, rivela uno studio della più grande cassa di malattia tedesca, la Barmer GEK. Contemporaneamente sono salite le prescrizioni del metilfenidato, meglio noto col nome di Ritalin: l’aumento è stato del 25% nei ragazzi tra 9 e 11 anni e del 35% nelle persone tra 0 e 19 anni. Nella maggior parte dei casi il Ritalin viene somministrato agli undicenni: quasi il 7% dei ragazzi e il 2% delle ragazze in questa fascia d’età si sono visti prescrivere questo farmaco calmante, da tempo al centro delle discussioni a causa dei suoi effetti collaterali e del rischio di dipendenza.
Il trend è stato criticato dagli esperti, secondo i quali la diagnosi di ADHD viene pronunciata troppo facilmente e troppo spesso si ricorre a una terapia a base di farmaci. Il vice presidente di Barmer Gek, Rolf-Ulrich Schlenker, ha parlato di “crescita inflazionistica” e di “malattia alla moda” e ha avvertito: «dobbiamo fare attenzione affinché tale diagnosi non sfugga di mano e non produciamo una ’generazione-ADHD’: le pillole contro i problemi di educazione sono la strada sbagliata». Il Ritalin, ha aggiunto, non può essere la prima risposta ai problemi di attenzione e iperattività, ci sono anche altre opzioni come le terapie comportamentali o un efficace training per migliorare le competenze educative dei genitori.
In totale nel 2011 i tedeschi a cui è stata diagnosticata la ADHD sono stati 750.000. La maggior parte, cioè 620.000, sono bambini e adolescenti sotto i 19 anni. I più colpiti sono i ragazzi (472.000), mentre le ragazze rappresentano una minoranza (149.000). I casi più frequenti si riscontrano tra i bambini di 10 anni: nel 2011 l’11,9% dei ragazzi e il 4,4% delle ragazze di questa età soffrivano di ADHD. Una malattia che viene diagnosticata particolarmente spesso alla fine del ciclo elementare e prima del passaggio alle medie. Tale effetto può spiegarsi anche con le aspettative proiettate dai genitori sui propri figli e col timore che questi non possano ottenere a scuola i risultati attesi, sostengono gli autori dello studio. «Mi sono chiesto se non pratichiamo un doping scolastico a tempo determinato piuttosto che curare una malattia», ha commentato Friedrich Wilhelm Schwartz, direttore dell’istituto di medicina sociale ISEG, che ha realizzato lo studio.
Inoltre a influenzare la frequenza con cui la ADHD viene diagnosticata ci sono anche fattori come il grado d’istruzione e la situazione economica dei genitori. Tradotto: la sindrome viene rilevata più raramente nei ragazzi i cui genitori hanno un elevato titolo di studio e guadagnano di più. I casi aumentano invece tra i figli di disoccupati. Inoltre tra i bambini di genitori più giovani la ADHD è più frequente rispetto ai coetanei i cui genitori hanno più di trent’anni.
Non solo, ma sono evidenti anche forti differenze regionali. Il primato va a Würzburg, nel nord della Baviera, definita dagli autori la “capitale mondiale dell’ADHD”: qui la percentuale dei dodicenni a cui viene prescritto il Ritalin è più che doppia rispetto alla media nazionale tedesca (13% contro il 5,5%). Gli esperti ritengono che tale effetto sia legato alla forte presenza di psichiatri infantili e dell’adolescenza a Würzburg e al fatto che la clinica universitaria locale sia specializzata in ADHD.
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ROBA DA PAZZI.
Curare dei bambini perché per l’appunto sono dei bambini.
Ma l’arcano si svela nell’ultimo periodo dell’articolo.
Per favore riaprite i manicomi. Quelli di una volta. E sbatteteci dentro gli psichiatri e compagnia di giro. Possibilmente buttando via le chiavi.
Scusatemi …. sarò stato eccessivo. Ma quando ci vuole ci vuole.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
interessante…e ancora più interessante il fatto che mi sia stato segnalato da un mio caro amico, dirigente di SEL del Lazio… (questa diciamola sottovoce, eh…)
Scuola, ricerca shock dell’Ocse sui voti: “I prof favoriscono ragazze e ceti alti”
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Non ho (ancora) trovato quella ricerca. Nel frattempo sottopongo alla vostra attenzione il seguente documento. Sempre attinente.
Che tipo di carriera immaginano ragazzi e ragazze nel proprio futuro?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
in ambito scolastico e tocca anche il tema ,ho trovato questo articolo , o meglio ,questa petizione on-line
https://www.change.org/it/petizioni/le-donne-cambiano-la-storia-cambiamo-i-libri-di-storia
Viene ricordato che ,anche se il corpo insegnate e di 87 % femminile (alla faccia del maschilismo) la storia (qui si) è maschilista, e quindi vogliono ricordare questa donna che ha denunciato ,per la prima volta ,uno stupro ….e via ricorrendo ancora alla violenza ecc ecc ..i casi sono due ,o si vuole dare una data per un fatto importante accaduto ..oppure si vuole ricordare ,ancora una volta ,che gli uomini sono brutti ,sporchi e cattivi e ,quindi da riscrivere pagine di storia ,questa volta al femminile …
Non so voi ,ma a me ricorda alcuni movimenti di destra ,visto che erano ricordati come i “cattivi,” ed anch’essi volevano riscrivere i libri scolastici considerati troppo di sinistra
mauro recher(Quota) (Replica)
Ragazzi
sul web ho trovato questa petizione: PER LE QUOTE AZZURRE NELL’EDUCAZIONE E NELLA SCUOLA – FIRMA ORA
Posto che non è una nostra iniziativa e anche se, forse, non si raccoglieranno tante firme io direi che è il caso di sottoscriverla.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Direi proprio di sì, caro Luigi…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
firmato
armando(Quota) (Replica)
Si parla di scuola per cui ….
Educazione al genere, la mappa delle “buone pratiche” nelle scuole italiane
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
E VAI CO`LE CAZZATEEEE!!!
http://www.affaritaliani.it/costume/donne-vertice-profitti120613.html
Va bene che Affari Italiani non e`certo il piu`serio e affidabile dei giornali online: mainstream in maniera grottesca, scandalistico e al limite del demenziale con notizie sempre pressoche`ridicole (tipiche quelle sulle varie VIP che si spogliano, o che gli scappano le tette dal reggiseno…una al giorno, almeno) ma alle boiate ci dovrebbe esser un limite. E che caspitazza!
Pappagallus Nocturnus(Quota) (Replica)
Cari tutti, come ben sapete e`morta Margherita Hack.
Una gran mente, senza dubbio. A me, ma parlo da ignorante, sembra che non si sia esibita in vita sua in sproloqui femministi. Ho trovato questo: http://vitatralestelle.blogspot.co.uk/2007/10/margherita-hack-e-il-femminismo.html
Sembrerebbe confermare che fosse DAVVERO una gran donna. Una di quelle, come dire, che col loro genio spianano la strada ANCHE agli uomini, e se c`e` da far fuori un uomo lo si fa fuori perche`retrivo e “asburgico”, non perche`maschio. Che ne pensate?
Pappagallulus parvulus(Quota) (Replica)
>
Penso che sarebbe il caso di non esagerare.
Per esempio tu hai mai letto di una donna che in seguito alla morte di uno scienziato ha detto o scritto “Davvero un grande uomo, che col suo genio ha spianato la strada anche alle donne” ?
Io no, mai.
lorenzo(Quota) (Replica)
lorenzo,
“Penso che sarebbe il caso di non esagerare.
Per esempio tu hai mai letto di una donna che in seguito alla morte di uno scienziato ha detto o scritto “Davvero un grande uomo, che col suo genio ha spianato la strada anche alle donne” ?
Io no, mai.”
Non ti preoccupare che non esagero, ma trovare una tizia palesemente intelligente che dall`alto delle sue conquiste non vomita le solite cazzate misandriche e`davvero difficile. E spero che la Hack fosse cosi`, nel qual caso rientrerebbe in quel 10% di donne non corrotte dal liquame femminista.
Pappagallulus parvulus(Quota) (Replica)
leggete quà. In Cina si sente l’esigenza di aumentare il numero di insegnanti maschi soprattutto nelle scuole primarie, per preservare la mascolinità in pericolo. Evidentemente il problema è comune a tutto il mondo moderno e coinvolge società diverse, E da noi? Chissenefraga! Anzi più la società e gli individui si femminilizzano più si è contenti. Finalmente l’orco patriarcale sarà davvero abbattuto e vivremo (?) felici e contenti.
http://www.orizzontescuola.it/cina-pi-docenti-maschi-negli-asili-preservare-mascolinit
armando
armando(Quota) (Replica)
armando,
Si, l’ho avevo letto.
Cosa dire. Evidentemente è davvero il turno della Cina. Sono un grande popolo (al di là dei sistemi di governo che si danno) e la presa in carico di questo problema lo dimostra.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
>>>>>
A mio parere la percentuale di donne non corrotte dal femminismo non la conosce nessuno, ma al di là di questo, credo sarebbe bene liberarsi anche da un’ altra illusione, ovvero quella relativa alla tesi (molto diffusa nel cosiddetto “momas”) secondo la quale certi comportamenti femminili sarebbero indotti dal lavaggio del cervello femminista.
Secondo me, invece, sono in larghissima parte intrinsechi e al massimo amplificati dal femminismo.
Tiziano(Quota) (Replica)
Intervengo poco ma un quotone a Tiziano non posso esimermi dal farglielo.
Tiziano>>> credo sarebbe bene liberarsi anche da un’ altra illusione, ovvero quella relativa alla tesi (molto diffusa nel cosiddetto “momas”) secondo la quale certi comportamenti femminili sarebbero indotti dal lavaggio del cervello femminista. Secondo me, invece, sono in larghissima parte intrinsechi e al massimo amplificati dal femminismo.
Ethans(Quota) (Replica)
giovanni carducci(Quota) (Replica)
Tiziano,
Beh, hai ragione, ma in fin dei conti non è che cambi molto, se ci pensi bene…né a livello strategico né tattico…
Pappagallulus italicus(Quota) (Replica)
Dibattito sull’ipotesi delle classi unisex.
Vale la pena ascoltare le interviste a Mariolina Ceriotti e a Federica Mormando.
Sì, ne vale la pena. Ma bisogna tenersi ben aggrappati ai braccioli della sedia.
A voi:
http://www.corriere.it/13_ottobre_02/scuole-separate-dibattito-aperto-9f48ad00-2b6e-11e3-93f8-300eb3d838ac.shtml
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
non ho ascoltato le interviste, ma quà e là affiora una cosa. Le classi miste furono volute in nome delle pari opportunità per le femmine. Ora qualcuno inneggia alle classi omogenee sempre in nome dello stesso principio. Insomma, viva Francia e viva Spagna purchè se magna,
armando
armando(Quota) (Replica)
armando,
“Le classi miste furono volute in nome delle pari opportunità per le femmine. Ora qualcuno inneggia alle classi omogenee sempre in nome dello stesso principio. Insomma, viva Francia e viva Spagna purchè se magna” (armando)
Esatto… quando ho visto i video sono rimasto basito (si fa per dire perchè ormai abbiamo fatto il callo a tutto..).
Però ho trovato sicuramente più inquietante il secondo, dove invece l’intervistata si dichiara favorervole alle classi miste, ma con quali terrificanti motivazioni…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Si parla di quote azzurre. Ma non stiamo parlando della scuola:
In Commissione arrivano anche le “quote azzurre”
ALBIGNASEGO. Ci dovranno essere anche i maschi nella commissione Pari opportunità. Lo prevede il nuovo regolamento approvato dal consiglio comunale. «La novità di maggior rilievo» spiega l’assessore…
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ALBIGNASEGO. Ci dovranno essere anche i maschi nella commissione Pari opportunità. Lo prevede il nuovo regolamento approvato dal consiglio comunale. «La novità di maggior rilievo» spiega l’assessore Alessandra Guiotto «è che si prevede la partecipazione sia di donne che di uomini, per uniformarsi alle previsioni di legge che garantiscono la parità di genere nelle strutture e organi amministrativi. Con la nuova norma, dovrà essere garantita la presenza di almeno due terzi di donne, lasciando equo spazio alla partecipazione della componente maschile». La commissione sarà formata da quattro membri designati dai gruppi di maggioranza e due di minoranza. Sei membri saranno nominati dal presidente del consiglio, sulla base di candidature presentate da chiunque ritenga di averne i requisiti o da parte di associazioni del territorio. Partecipano poi il sindaco o un assessore delegato e due donne appartenenti alla giunta e al consiglio di amministrazione dell’Istituzione. Altra novità contenuta nel nuovo regolamento è che le “pari opportunità” sono riferite a un contesto ben più ampio della parità uomo-donna, essendo rivolte al superamento delle discriminazioni legate a disabilità, età, orientamento sessuale e identità di genere. (cri.s.)
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Questa notizia mi fa venire in mente un idea…..
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
E’ un buon segnale, ma la strada è ancora immensamente lunga.
Innanzitutto trovo abbastanza discriminatoria e sessista a disposizione che prevede che”dovrà essere garantita la presenza di almeno due terzi di donne”. In tal modo viene conferita ex lege la maggioranza ad un genere. Sarebbe stato più – costituzionalmente – corretto prevedere la presenza minima di 1/3 per ogni genere. Detto questo, a mio avviso il problema non è il 100% di uomini o il 100% di donne. La questione è vedere se vi sarà anche rappresentanza maschile, che è cosa diversa. Un terzo può anche essere composto da uomini, ma se questi uomini sono “femministi” serve a poco la loro presenza, quindi per me possono anche starsene a casa. Comunque come dicevo, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno è un segnale positivo.
Dimitri(Quota) (Replica)
>>
Dimitri:
Un terzo può anche essere composto da uomini, ma se questi uomini sono “femministi” serve a poco la loro presenza, quindi per me possono anche starsene a casa.
>>
E che altro potranno essere?
Questa “immissione” è una cooptazione di uomini già conformati e conformi. Ogni eventuale oppositore interno verrà castrato e sterilizzato (concesso che possa mai esistere, appunto).
Possono stare a casa? Molto di più: devono.
Alla larga dai comitati pariopp.
Mia opinione che non pretendo sia condivisa.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
D’accordo con Rino. Un terzo di maschi nelle commissioni pari opportunità è la classica foglia di fico per legittimare l’ideologia che li sottende. E nessun maschio sano si sognerebbe mai di farne parte, naturalmente in minoranza, con ciò finendo per condividerla necessariamente.
armando
armando(Quota) (Replica)
Quale cultura di genere ? 8 ottobre – Incontro organizzativo per le scuole superiori
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Ad inizio dell’anno scolastico l’UCIIM provinciale e la sezione di Catania organizzano un incontro-studio sui temi della Cultura di Genere, che costituisce una delle tematiche culturali e formative da mettere in atto nel corso dell’anno. Interverrà la Prof.ssa Graziella Priulla dell’Università di Catania e si presenteranno le iniziative che coinvolgono i docenti e gli studenti.
Oltre ai Dirigenti scolastici delle scuole secondarie di secondo grado e ai docenti referenti per le pari opportunità e per la formazione, nell’ottica di una fattiva cooperazione con gli Enti Locali sono stati invitati all’incontro i Sigg. Assessori alle Politiche scolastiche e alle Pari Opportunità della Provincia anche per favorire lo scambio di iniziative e progetti, in vista di una diligente azione educativa da svolgere “in rete” tra le scuole e i Comuni
L’incontro avrà luogo a Catania Martedì 8 ottobre alle ore 16,30 presso l’Hotel Royal- Via A.di Sangiuliano n.337. “terrazza su Via Crociferi”.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Troppe donne al timone dell’azienda – Esistono anche le quote azzurre
13 ottobre 2013
…..
Mozzate – Troppe donne nel consiglio di amministrazione di Asp: per l’ex sindaco Galli non è stata rispetta la legge e l’Azienda servizi alla persona rischia la decadenza.
L’amministrazione guidata dal sindaco Luigi Monza ha deciso si sostituire il presidente Roberto Richetti, con Maria Luisa Gessaga. Al fianco di Gessaga, come previsto dalle normative vigenti, sono stati nominati i dipendenti comunali Michelle Beretta e Daniela Roccia.
«La presenza di tre rappresentanti dello stesso genere femminile induce a ritenere che non sia rispettata la cosiddetta parità di genere, prevista dalla legge 7 agosto 2012 e dalla 120 del 2011 – fa sapere l’ex-sindaco Giancarlo Galli – le vigenti disposizioni in materia inducono a ritenere che anche per la nomina dei dipendenti nel cda di Asp occorra un preciso indirizzo del consiglio comunale, da mettere all’ordine del giorno del consiglio comunale; il mancato rispetto della normativa riteniamo comporti infatti la decadenza dell’organo di amministrazione della partecipata».
L’ex-primo cittadino chiede poi chiarezza sugli equilibri finanziari della partecipata e paventa il rischio che possano sorgere problemi nell’assicurare i necessari finanziamenti sulla base del precedente contratto,.
« Sinceramente fa un po’ sorridere l’osservazione riguardo alle troppe donne nel Cda di Asp, dalle verifiche che abbiamo svolto non risulta che la norma sia in realtà così rigida – è la risposta del sindaco Luigi Monza – evidentemente abbiamo poi avuto fortuna nel trovare tre donne così competenti».
«Il bilancio 2012 della partecipata – aggiunge – è stato approvato nel giorni scorsi, per il resto non essendo stato ancora approvato il bilancio previsionale del Comune stiamo procedendo ad impegni di spesa periodici, come stabilito dalle normative, seguendo l’esempio di quanto fatto in precedenza dal commissario prefettizio e le indicazioni del servizio finanziario del Comune».
Sulla stessa linea è il vicesindaco Francesca Preatoni: «Da donna, mi pare sia una polemica ridicola, le norme in questione sono infatti mirate a tutelare in particolare la categoria femminile, che è in genere quella più svantaggiata.Riguardo ai criteri da portare in consiglio per i dipendenti delle partecipate, siamo stati noi i primi ad approvarli riguardo alle altre nomine, mentre nei vent’anni precedenti non era mai stato fatto nulla. Siamo poi impegnati a migliorare diversi dei servizi di Asp, dal trasporto scolastico al pre e post
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Come aiutare i ragazzi a scuola
Di Christina Hoff Sommers
Essere un ragazzo può rivelarsi una responsabilità gravosa nella scuola di oggi. I ragazzi sono spesso rumorosi, chiassosi, difficili da gestire. Molti sono disordinati, disorganizzati, fanno fatica a stare fermi. Le turbolenze dei giovani maschi, secondo un recente studio, inducono gli insegnanti a sottovalutarne le capacità intellettuali e accademiche.
«Il comportamento delle ragazze è l’optimum nella scuola. I ragazzi sono trattati come ragazze difettose» dice lo psicologo Michael Thompson.
CONTINUA …..
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Eh, gia`. I ragazzi sono piu`difficili da gestire. La sQuola moderna ha bisogno di sottomessi leccaculo, buoni solo a pugnalare alle spalle, in caso. Non certo maschi, quindi.
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
Molto buono l’articolo segnalato. Dimostra, ove ce ne fosse ancora bisogno, che la scuola è tarato sulle ragazze e non sui ragazzi. Sessismo alla rovescia, insomma. Aggiungo solo che il criterio sulla quantità di libri letti è del tutto fasullo. Intanto perchè occorrerebbe entrare nello specifico di cosa si legge, e dico che romanzi e romanzetti sentimentali e minimalisti sono del tutto diseducativi e contrari allo spirito maschile. In secondo luogo perchè la cultura libresca non è affatto detto sia superiore a quella della vita. Insospettabili come Ivan Illich hanno polemizzato a lungo contro la scuola dell’obbligo e l’alfabetizzazione. Non certo perchè fossero contrari alla cultura, ma al modo con cui viene oggi concepita.
armando
armando(Quota) (Replica)
D’accordo con te Armando.
Purtroppo però non vedo nessuna luce. Stiamo assistendo ad un ulteriore peggioramento. Da una scuola femminilizzata si sta passando ad una scuola femministizzata.
Penso non ti siano sfuggite intenzioni, piani d’azione, PON e quant’altro delle nostre femministe istituzionali e non (ma il discorso è planetario, nell’occidente quanto meno).
Probabilmente è un percorso inevitabile, perchè funzionale alle società che stanno disegnando per noi, ma che tristezza.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
>
Ci sono Paesi non occidentali dove accade il contrario.
http://www.ncr-iran.org/it/news/3478-le-universita-in-iran-pongono-limiti-alle-scelte-delle-donne.html
Tiziano(Quota) (Replica)
Purtroppo non vedo luci nemmeno io, per ora. Perlomeno non quì, in Occidente. Da altre parti non saprei con precisione perchè sono società diverse dalla nostra e sicuramente con impostazioni e problematiche diverse che, se trattate con la nostra ottica, potrebbero essere distorte.
Da noi è evidentissima la direzione in cui ci muoviamo. I paesi occidentali l’hanno imboccata tutti, seppure a velocità diverse, e il traguardo è lo stesso, appunto la femministizzazione non solo della scuola ma di tutta la società.
Dico anche, però, che i fenomeni sociali e culturali, prime di venire alla luce e di essere percepiti dall’opinione pubblica hanno una lunga incubazione sotterranea. Così è stato per il femminismo, e credo che così possa essere anche rispetto all’insofferenza per la femministizzazione. Sta a noi, per quanto possiamo fare, cercare di accellerare quell’emersione.
armando
armando(Quota) (Replica)
….
Si, lo so.
Però io, soprattutto per il mio paese, preferirei il giusto mezzo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
armando,
Perfettamente d’accordo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://video.corriere.it/se-ragazze-andassero-meglio-scuola-perche-sono-meno-creative/ad2152ba-64c1-11e3-bf08-7326d8b40f20
>>
http://www.corriere.it/scuola/speciali/2013/rapporto-ocse-pisa/notizie/ocse-pisa-ragazze-matematica-ansia-autostima-5d5e0f0c-5cc4-11e3-a319-5493e7b80f59.shtml
Tiziano(Quota) (Replica)
http://video.corriere.it/alle-ragazze-dico-seguite-vostri-sogni-ma-non-abbiate-paura-scienze/b9277e8c-618c-11e3-9835-2b4fbcb116d9
>>
http://www.corriere.it/scuola/13_dicembre_11/nature-ricercatrici-poche-pubblicazioni-articoli-scientifici-discriminate-0fda0b98-627b-11e3-a809-0fced5f7d9ac.shtml
Tiziano(Quota) (Replica)
Non fossimo abituati sembrerebbe incredibile. Quando i dati dicono che le ragazze vanno meglio dei maschi, ciò è la prova che sono più motivate, tenaci, intelligenti etc. etc. Quando in una materia come la matematica è il contrario, allora è la prova che esiste una discriminazione o autodiscriminazione naturalmente dovuta a cause sociali etc. etc.
Quando nelle facoltà umanistiche c’è una maggioranza di donne ciò significa che sono più portate degli uomini nel campo letterario, e nessuno si preoccupa del fatto che gli uomini siano così pochi. Quando invece le femmine sono in minoranza nelle facoltà scientifiche significa che esistono discriminazioni sociali introiettate dalle ragazze, e tutti si preoccupano di rimuovere queste odiose discriminazioni.
Se nelle pubblicazioni scientifiche i lavori maschili sono più citati di quelli femminili, a nessuno viene in mente che potrebbe anche dipendere dal fatto che sono migliori, ma tutti gridano alla discriminazione.
Quando le statistiche raccontano che le femmine sono migliori lettrici, a parte l’insignifcante particolare del cosa si legge, tutti a magnificare i maggiori interessi e la maggiore curiosità femminile innate, e nessuno si preoccupa, naturalmente, di capire perchè quei bestioni di maschi si disinteressano. Solo quella docente azzarda l’ipotesi che la scuola premi la diligenza femminile e non la creatività maschile, ma subito precisa che anche in ciò le cause sono sociali e culturali.
Insomma, la parità perfetta e la non discriminazione sessita esisterebbero se e sole se le femmine prevalessero sempre e ovunque. E guardate bene che questo discorso non è poi tanto sconclusionato. Ha invece una sua logica precisa. Basta partire dal presupposto che le donne sono ontologicamente superiori: più intelligenti, curiose , tenaci etc. etc. Dato ciò per scontato, non sessismo sarebbe solo quello in cui le superiori doti naturali femminili possano emergere per quel che sono. Tutti i discorsi, allora, tornano alla perfezione. Tranne in un particolare. Com’è che quegli esseri superiori si sono fatti fagocitare e opprimere per millenni da quei bestioni di maschi simili agli scimpanzè (senza offesa per questi ultimi)?
armando
armando(Quota) (Replica)
armando,
Come dico sempre, la risposta e`ovvia: si sono fatte opprimere perche`noi siamo piu`grossi e le picchiamo.
Pero` non si capisce come mai gli antichi romani, che erano piccoletti, abbiano creato un impero prendendo a zampate germani, galli e britanni che erano il doppio di loro. E non si capisce come mai noi non veniamo schiavizzati dai gorilla, meno intelligenti ma piu`grossi di noi. O dagli scimpanze`, intelligenti quasi come noi, grossi un po`meno, ma infinitamente piu`forti. Non si capisce come sia possibile che l`essere umano odierno, poi, si sia evoluto a scapito del Neanderthal, notoriamente dotato dello stesso suo cervello, magari un po`meno comunicativo, ma molto piu`possente fisicamente. Non si capiscono tante cose, quando si ha a che fare con questa feccia femminista. Capaci solo di darsi ragione da sole.
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
Intanto vorrei segnalare che gira l`ennesimo indecente spot televisivo (visto ieri su Idaglia Uno) in cui una indecente stronza porta un ragazzo dentro una carriola, umiliandolo come uno schiavo e mettendogli le mentine in bocca per fargli asciugare i panni con l`alito. Possa Zeus incenerire le puttane e i poveri stronzi che concepiscono, creano e fanno circolare simile pattume. A morte, ma veramente a morte devono finire. Che schifo.
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
Pappagallus sibiricus,
e che tristezza quei maschi che per quattro soldi si prestano a queste cose perdendo ogni dignità. Ma per loro non c’è nessun “Se non ora quando” o nessuna “27° ora” che salterà su a dire che sono dei poveri oppressi che hanno introiettato l’oppressione-
armando
armando(Quota) (Replica)
http://it.wikipedia.org/wiki/Olimpiadi_della_matematica
Leggete i nomi dei vincitori, dal 1987 al 2013: tutti maschi e neanche una femmina.
Tiziano(Quota) (Replica)
Oppressione maschilista! Sono sicuro che i primi settecento compiti erano tutte femmine! I professori hanno bruciato i compiti delle ragazze! GOMBLODDOOOO! GOMBLODDO MASGHILISDA!
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
Comunque, a parte gli scherzi, occorre secondo me star molto attenti sulle questioni della meritocrazia. Tenete conto che spesso EFFETTIVAMENTE, ed OGGI, alle donne molte cose riescono in qualche modo meglio: non quanto pretenderebbero loro, certo.
Ma e` un fatto. E allora? Allora, e`che non bisogna secondo me focalizzare tanto l`attenzione su quanto una cosa ti venga bene, al lavoro o altrove. Se sei uno schiavo e parti in svantaggio ovunque, e grazie al ceppo che le cose ti vengono male. In altre parole: se sei una donna e sai che qualunque scemenza combini la pagherai sempre molto meno di un uomo, e che ci sara`sempre un cretino maschio che ti copre e che si prende carico delle tue eresie, volente o nolente, tu lavori meglio.
E`inevitabile. O quasi.
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
L’università dell’Arizona garantirà crediti formativi extra alle studentesse che non si raderanno le ascelle, e agli studenti che si depileranno completamente. “Un modo per incoraggiare a metter in discussione le norme sociali [del patriarcato]”.
Si tratta del corso di laurea di “studi di genere” cioè, in pratica, il corso di laurea in femminismo. Da ricordare che in Italia ci sono pressioni perché si sviluppino maggiormente questi corsi dei vari atenei.
http://www.campusreform.org/?ID=5735
Enrico Rossi(Quota) (Replica)
……
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Che una donna non debba depilarsi sotto le ascelle e sul pube sono assolutamente d’accordo con le femministe. Su questo le femministe hanno ragione da vendere, e io sostengo questa loro battaglia. Non c’è nulla di più erotizzante in un pube femminile peloso e in una ascella femminile pelosa. Non so come e perchè a partire dalla seconda metà degli anni ’90 si è incominciata a diffondere questa assurda e stupida usanza, sia in donne che in uomini, di depilarsi completamente(pube e ascelle per le donne, e petto e addome per gli uomini), Ecco perchè le femministe più che prendersela con il “patriarcato” dovrebbero prendersela con il femminismo stesso, in quanto come abbiamo visto quello della depilazione femminile è una moda recente, ai tempi del “patriarcato”, le donne non si depilavano il pube e le ascelle. A me(così come a tutti gli uomini fino a venti anni fa) piacciono le donne con il pube peloso e con le ascelle non depilate. le donne completamente depilate mi sembrano bambine.
Tarallo(Quota) (Replica)
Altre cavolate ? Come che ne so ,dipingersi la faccia da clown ? Tirare rutti ?
Ah no ,forse se io vado in classe con la scritta ” Mi vergogno di essere nato uomo” prendo dei punti supplementari
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Tarallus,
ma che stai a dire? *dash*
Stai parlando ad un cultore della patatina pelosa …
e comunque ognuno/ognuna fa e si rapporta come vuole e crede: de gustibus.
Il problema è un altro: il problema è il corso, il problema sono i crediti formativi.
Mi sembrava talmente ovvio …
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
>>>>
Tarallo, il femminismo non c’entra molto con tutto ciò. Per esempio, le femmine dei paesi dell’est – ma anche le arabe – sono solite depilarsi pube e ascelle, nonostante dalle loro parti non sia certamente esistito il femminismo nostrano.
Daniele(Quota) (Replica)
“L’università dell’Arizona garantirà crediti formativi extra alle studentesse che non si raderanno le ascelle, e agli studenti che si depileranno completamente.”
Il punto non sono i gusti soggettivi o ciò che è determinato da culture diverse, ma il combinato disposto della depilazione maschile e non depilazione femminile. Ossia l’Androgino, supremo ideale della postmodernità.
armando
……”
armando(Quota) (Replica)
“Mi sembrava talmente ovvio …”(Luigi)
Certo che era ovvio, ingegnè, ma non contestavo il tuo commento ma avevo solo preso spunto da esso per far notare come non sia affatto vero che il “patriarcato” sia la causa della moda della depilazione femminile(semmai è causa di quella maschile), e anche per far notare come le femministe non sbagliano affatto quando dicono che non c’è nulla di male in una donna con pube e ascelle non depilate. Purtroppo ci sono certi imbecilli(non mi riferisco a nessuno nè qui nè su altri lidi della QM) che pur non avendo mai letto nulla di QM si atteggiano a paladini della lotta contro il “femminismo”(metto le virgolette, perchè loro il femminismo che contestano è un “falso femminismo”) osannando e idolatrando la “bellezza” femminile. Per me questi usano la stessa logica delle Zanardo e company: queste idolatrano il corpo femminile dal punto di vista “spirituale”, questi qui invece lo idolatrano dal punto di vista materiale, ma la logica è la stessa, perchè entrambi hanno al centro della loro attenzione il corpo femminile. fanno bene quindi a non definirsi antifemministi, perchè nei fatti sono femministi.
************************
“Tarallo, il femminismo non c’entra molto con tutto ciò.”(Daniele)
In realtà non volevo dire che il femminismo sia la causa della depilazione femminile, quando ho detto che semmai dovrebbero prendersela con il femminismo stesso, ho semplicemente usato un paradosso partendo dalla fallace relazione causa/effetto usata dalle femministe in ordine alla questione della depilazione femminile, facendo notare quindi come in passato, quindi un’ epoca in cui il tanto millantato “patriarcato” era certamente più forte rispetto a quello presunto di oggi che invece il femminismo è diventato mediatico e istituzionale, le donne non si radevano sotto le ascelle o comunque non come oggi, quindi se proprio si deve trovare un nesso di causalità tra femminismo o patriarcato con la depilazione femminile, sarebbe più logico individuarlo nel femminismo che non nel patriarcato, ma ripeto non volevo affermare nessun nesso di causalità tra femminismo e depilazione femminile(semmai questo nesso c’è con la depilazione maschile, e non mi risulta che queste ipocrite femministe abbiano qualcosa da dire).
Ho già detto che nemmeno io credo che il femminismo abbia trasformato le donne da “buone” a “cattive” e che quindi ha solo sdoganato e normalizzato certi comportamenti femminili che in passato erano considerati sbagliati, ma comunque nemmeno si può negare che il femminismo in quanto fenomeno accreditato dalla cultura dominante abbia influenzato negativamente il modo di pensare delle femmine(e degli uomini), nelle questioni estetiche,sentimentali,sessuali, sociali, e così via.
Mi scuso per l’ off topic che ho causato.
Tarallo(Quota) (Replica)
A proposito di quote azzurre ,questo articolo , molto astutamente ,capisce il perchè ci sono pochi maestri uomini
http://lafilosofiamaschia.wordpress.com/2014/10/02/a-che-serve-fare-qualcosa/
Naturalmente colpa dell’inossidabile patriarcato e come potrebbe essere altrimenti ,va beh che poi ho visto chi gestisce quel blog e non mi sono più di tanto meravigliato
mauro recher(Quota) (Replica)
Alla faccia delle quote azzurre.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Non si capisce quale sia la posizione dell’estensore dell’articolo. Trattandosi di libertariani, vorrei sperare sia contraria all’ennesima discriminazione antimaschile, ma qualche dubbio mi resta.
armando(Quota) (Replica)
Segnalo questo eccellente articolo di Ida Magli su IL Giornale. . Scrive le cose che diciamo anche noi sulla femministizzazione della scuola e sugli svantaggi che ne derivano ai maschi.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=50626
C’è il solito commento da fare. Possibile che sui grandi media certi commenti siano solo da parte di donne? Se le stesse cose le avesse scritte un uomo, apriti cielo.
Armando
armando(Quota) (Replica)
Professione insegnante: considerazioni di “genere”
…
Spesso capita di sentire chi sostiene che, tra gli insegnanti, dovrebbero esserci più uomini e meno donne. C’è poi qualche estremista che arriva addirittura a invocare le “quote azzurre” in una professione che è femminile all’82%
.
Vale quindi la pena, in questa festa del 1° Maggio, soffermarci sulla questione, approfittando del “femminismo di ritorno” rilanciato da Hillary Clinton, in corsa per la Casa Bianca, e dalla parità di genere sul salario rivendicata da Papa Francesco.
Partiamo dalla parità salariale tra insegnanti uomo e donna: questa pare essere rispettata, ma in modo parimenti insufficiente per tutti e due. In effetti Papa Francesco aveva già fatto un richiamo sull’inadeguata retribuzione dei docenti, ben sapendo che l’erogazione di un basso compenso a un qualsivoglia lavoratore fa parte dei cinque peccati che “gridano vendetta al cielo” (Genesi). E quanto sopra a prescindere dal fatto che il datore di lavoro sia un privato cittadino o lo Stato.
Se il pontefice resta inascoltato, le altre voci “femministe” sembrano orientate ad altre platee (es. impiegate, commesse etc), con esclusione di quella scolastica. C’è solamente un “popolo”, forse ancor più bistrattato delle docenti, ed è quello delle casalinghe.
Ecco ancora una volta che i due mondi (scuola e famiglia) si toccano, si completano, si compenetrano. Le due agenzie educative tessono i primi e fondamentali rapporti intergenerazionali, con qualche differenza, avendo come protagonista assoluta la donna. E’ infatti la madre da subito a garantire il rapporto (intergenerazionale) “nutritivo” attraverso il cordone ombelicale prima e il seno poi; è ancora la madre (con un più ridotto ma essenziale ruolo del padre) a esercitare il ruolo (intergenerazionale) “educativo” sulla prole; è infine ancora la donna (82% insegnanti) a svolgere quel rapporto (intergenerazionale) formativo a scuola.
Dunque donna protagonista, sia fisiologicamente che fattivamente, in quel rapporto intergenerazionale che sarà quasi sempre asimmetrico in famiglia (con tendenza all’inversione dei ruoli con l’invecchiamento), e perennemente asimmetrico durante la carriera docente. Da questa situazione di costante asimmetria nel rapporto intergenerazionale lavorativo derivano due rischi tipici per la donna insegnante: a) la difficoltà ad avere un rapporto/confronto coi pari; b) l’infrequente ricorso alla condivisione coi colleghi per far fronte a problemi o situazioni stressanti. Non vanno poi dimenticate le due ulteriori piaghe – più volte denunciate – che gravano sulla professione docente: gli stereotipi dell’opinione pubblica e lo stigma delle patologie psichiatriche quali patologie professionali della categoria.
Ricapitolando. La donna è vera protagonista non solo nel dare alla luce le nuove generazioni, ma anche allacciando e garantendo i rapporti intergenerazionali (nutritivo, educativo, formativo). All’istituzione non interessa la funzione esercitata dalle due agenzie educative “storiche”, ma sembra addirittura esserne disturbata. Da qui le insensate e recenti picconate su entrambi gli istituti “scuola” (vedi DDL buona scuola) e “famiglia” (divorzio breve), quasi che qualcuno o qualcosa volesse appropriarsi del loro insostituibile ruolo. Ricordo una cosa del genere, in Germania nel 1936, si chiamava “Progetto Lebensborn”: fallì miseramente.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Le affermazioni di Vittorio Lodolo D’Oria non sono tutte commentabili perché di alcune si fatica a capire il senso, se non quello prevedibile e universale: le FF sono penalizzate dal fatto che l’educazione è tutta in mano loro.
Sulla questione scuola avrei parecchio da dire e si tratterebbe per lo più di affermazioni …folli. A cominciare da questa: se c’è una cosa di cui la scuola ha bisogno questa non è l’aumento di stipendio degli insegnanti.
Alla faccia delle affermazioni papali, sindacali, di Dx di Sx, e di centro, interne ed esterne alla scuola.
E’ quasi certo che in tutta Italia io sia il solo a vederla in questo modo. Non importa.
Non esiste alcuna relazione tra lo stipendio dei docenti-formatori ed il livello delle loro prestazioni, (peraltro corollario questo di una regola quasi universale in ogni altro ambito lavorativo).
Ve lo dice un insegnante con 1.365 Eu mensili di stipendio da qui alla pensione (se ci arriverò).
Anzi, già che ci sono, a quell’affermazione ne aggiungo un’altra: la scuola nel suo insieme non ha bisogno di soldi, né di nuove tecnologie, né di nuovi edifici, né di altro che sia materiale.
E allora di cosa ha bisogno?
…
Beh, alla prossima puntata.
Rino DV(Quota) (Replica)
Sono d’accordo con Rino sulla difficoltà a capire il senso di alcune affermazioni di Lodolo. Sugli stipendi degli insegnanti non mi pronuncio, ma su Lodolo osservo che il fatto che il corpo insegnante sia quasi tutto al femminile non è un fatto ineluttabile dovuto all’ontologia dei sessi, ma un fatto storico, quindi di torsione culturale. Per cui la domanda da porsi è prima di tutto una: é positivo o negativo? In base alla risposta dovrebbero muoversi le scelte dei governi sulla scuola, e non, come sembra dire Lodolo, sul riconoscimento alle donne di essere la principale agenzia formativa. Che sarebbe solo la registrazione di una cosa che sanno tutti. E i VVFF, allora? si potrebbe facilmente obiettare.
Armando(Quota) (Replica)
Rino DV,
Condivido completamente, sia sulle cancie scontate e incomprensibili (ma è tipico, se ci fate caso, di tutta la “letteratura” femminista o filofemminista e del loro linguaggio; io faccio fatica a leggerli…) di quel Lodolo sia sulla scuola.
Che gli insegnanti guadagnino poco (come del resto la grande maggioranza dei lavoratori) è senz’altro vero, ma non è certo quella la ragione del declino complessivo della scuola e anche della loro scarsa motivazione.
Il discorso sarebbe lunghissimo e merita molto più di un commento. Non escludo un articolo nel merito (da pubblicare magari sull’Interferenza) ma sarebbe meglio che lo scrivesse uno “interno” al problema, quindi un insegnante. Un’analisi approfondita, articolata e critica sulla realtà della scuola italiana. Rino, che ne dici? Questa è materia tua.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Per non lasciare le cose in sospeso troppo a lungo: la scuola ha bisogno di ciò che nessun governicchio, nessun intellettuale, nessuna forza politica oggi può darle: prestigio.
Valore, senso, importanza: prestigio.
Di questo ha bisogno.
Non gli insegnanti di soldi,
non gli edifici di ristrutturazione,
non i laboratori di nuove diavolerie.
Tutte superfetazioni, tutti depistaggi, tutta cacca dei seduttori delle masse. Tutte repellenti volgarità materialistiche.
.
Imparavano di più e meglio, maturavano meglio e prima i ragazzi di don Milani in una scuola fredda e spoglia, con scarsissimi materiali, quasi senza collegamenti con il mondo, privi quasi di tutto. Cento volte più loro che i nostri ragazzi, figli del popolo o degli arricchiti della nuova era (la Suvurra*) che siano.
.
Eggià! Erano altri tempi: i padri dei ragazzi di Barbiana, roncola in mano e aiutati dai figli, tracciavano il sentiero dalle case sperdute sui monti verso la scuola, liberando il tracciato dalle piante, dagli sterpi, dai rovi. Sentieri sui quali passavano poi i loro figli, senza scuolabus (leggi: senza aria condizionata), in mezzo ai “pericoli” e con camminate sfiancanti (poi a mezzodì un pasto alla Tex Willer o anche meno).
Ho detto “padri” che mandavano i figli da un maestro. Con la “o”.
.
Cosa aveva quella scuola che la nostra non ha?
Valore, senso, prestigio.
.
E i soldi?
Sterco del demonio.
Liquame.
(*Suvurra= la suburra col SUV, il lumpenproletariat arricchito dei tempi nostri).
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino DV
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Eggià! Erano altri tempi: i padri dei ragazzi di Barbiana, roncola in mano e aiutati dai figli, tracciavano il sentiero dalle case sperdute sui monti verso la scuola, liberando il tracciato dalle piante, dagli sterpi, dai rovi. Sentieri sui quali passavano poi i loro figli, senza scuolabus (leggi: senza aria condizionata), in mezzo ai “pericoli” e con camminate sfiancanti (poi a mezzodì un pasto alla Tex Willer o anche meno).
Ho detto “padri” che mandavano i figli da un maestro. Con la “o”.
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Cosa aveva quella scuola che la nostra non ha?
Valore, senso, prestigio.
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E i soldi?
Sterco del demonio.
Liquame.
(*Suvurra= la suburra col SUV, il lumpenproletariat arricchito dei tempi nostri).
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Secondo me di questo post bisognerebbe farne un mini-articolo.
Sono figlio di due insegnanti (uno in pensione), che però, come si suol dire dalle mie parti, “non allacciano neppure le scarpe a Rino”, un uomo che ha uno stile particolare (e piacevole) e che è capace di scavare in profondità come pochi altri.
Daniele(Quota) (Replica)
Daniele,
Ho già chiesto espressamente a Rino di scrivere un articolo dettagliato sul tema scuola, un’analisi approfondta e a 360°.
Appena gli sarà possibile, lo scriverà.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Penso che quei ragazzi siano dei “privilegiati”, avere Rino come insegnate è davvero una fortuna.
Per contro, qualche giorno fa ho accompagnato mio figlio ad una gita scolastica, e dopo 10′ in compagnia delle due “maestre”, una delle quali dal fare decisamente ” ricattatorio”, è sorta spontanea la convinzione che “se queste sono le rappresentanti della scuola, non c’è da stupirsi che vada tutto allo sfascio”.
C’è anche da dire però, che i maesti con la “o”, non sono solo quelli citati da Rino, ma forse (dato che io appartengo ad una generazione che non li ha visti, ma ne ho sentito parlare), soprattutto, che usavano la bacchetta (e le punizioni in generale), meglio di quanto usavano la parola…. e siamo così alle “solite”….
Del resto, se guardando alla generazione precedente, e vedendo per lo più “una generazione da cestinare” (in modo diverso da quella successiva, ma cmq anch’essa figlia di quella madre “sempre incinta”), non è mica perché hanno avuto come educatori delle maestre, eppure, qualcun’altro, con la “o”, li ha “addestrati”….
Animus(Quota) (Replica)
Io il maestro con la o l’ho avuto, alle scuole elementari. E non usava affatto il righello, anzi fu un grande innovatoire per quei tempi. Organizzava lo scambio di figurine fra i ragazzi, dipingeva i vecchi banchi marroni di verde per renderli più vivaci etc. Grande ricordo del mio maestro.
Credo anch’io che la perdita di prestigio della scuola sia il problema. Però va fatta anche una riflessione realistica sulle retribuizioni. Nessun insegnante lo fa per soldi, questo è ovvio, ma quando un uomo che deve provvedere alla famiglia (anche oggi che le donne lavorano perchè per lui è un dovere mentre per loro è la realizzazione di sè e della propria “autonomia”) si trova a scegliere fra insegnare e un altro lavoro meglio retribuito, è abbastanza logico che scelga il secondo, tranne coloro i quali, come Rino, hanno dentro il fuoco sacro. Tutto a loro merito, ma realisticamente non possono essere tanti. Ed allora l’insegnamento si è femminilizzato. Anche da quì, credo, la perdita di prestigio della professione e la perdita di autorevolezza del corpo insegnante. Non che sia colpa soggettiva delle donne, sono provessi sociali ineluttabili. Ricordo un bel film, Il maestro di Vigevano, in cui, eravamo nell’epoca del boom economico degli anni sessanta, un maestro lotta strenuamente perchè innamorato del suo lavoro, ma tutta la società, e in primo luogo la moglie, lo spingono verso lavori meglio retribuiti e quindi, sbagliatissimo ma è così, più “prestigiosi”. Anche in questo caso vale il fatto che se sono stati i maschi a fuggire dalla scuola, spesso sono state le donne che li hanno spinti. Perchè avere un marito professionista o quadro o dirigente era meglio che averlo insegnante. Triste ammetterlo, ma è così. Ed ora, di tutti i progetti più o meno roboanti sulla riforma della scuola di tutti i governi, nessuno, dico nessuno, ha avuto il coraggio di ammettere che la scarsa presenza di prof. maschi è un grave problema per la scuola, per i ragazzi e per il prestigio della professione. Infine un’altra nota anch’essa piuttosto triste.Da più fonti interne alla scula mi viene sempre la stessa osservazione. Mentre i professori delle scuole professionali, in specie quelli che insegnano materie tecniche, godono ancora di autorevolezza e prestigio, quelli che invece insegnano altre materie mi si dice che sono scarsamente considerati perchè poco assertivi, molto incerti e, mi si dice e io riporto senza poter assentire o dissentire, poco maschili nel loto modo di essere. vero? falso? non so. registro.
armando(Quota) (Replica)
Da “Repubblica” di oggi.
.
“La Giannini ha quindi svelato l’identikit dei precari assunti finora: uno su due con meno di quarant’anni e per la stragrande maggioranza – l’87 per cento – donna.”
Rino DV(Quota) (Replica)
http://www.orizzontescuola.it/news/bossio-pd-e-necessario-introdurre-scuola-l-educazione-alla-differenza-genere
———————————————-
Così come la retorica sul corpo delle donne doveva servire anche per occupare posti dirigenziali nella televisione pubblica o comunque per condizionarne la programmazione, facendo sentire la propria influenza anche su quella privata (capitolo controllo del media ancora più diffuso), così anche “l’emergenza femminicidio” ha tra i suoi scopi l’introduzione in pianta stabile della narrazione femminista nelle scuole ( capitolo controllo dell’istruzione), visto che nelle università è oramai una realtà consolidata.
La Giannini, attuale ministro dell’istruzione, ha certamente tanti difetti e una visione della scuola “montiana”, quindi da combattere, ma appare non parte integrante della lobby femminista, vedasi anche la sua opposizione alla teoria gender, e questo ha fatto sì che il raggiungimento dell’obiettivo venisse per il momento rimandato.
Alessandro(Quota) (Replica)
Nuovo concorso scuola.
85% femmina.Tra i candidati.
Tra i vincitori punto sul 90-92%.
Staremo a vedere.
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http://www.lastampa.it/2016/03/31/italia/cronache/concorso-per-prof-mila-candidati-per-mila-posti-l-donna-yk4xfmQt9UNPNr6jfHuOqN/pagina.html
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino DV,
Visto che su FB non ci sei ….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Assolutamente da segnalare!!
Perché non ci sono più maestri nella scuola elementare in Italia?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
«Il dominio delle donne nella forza-lavoro scolastica è probabile che giochi un ruolo nelle scarse performance dei ragazzi rispetto alle ragazze» (Mary Curnock Cook)
>> Si tratta di una conclusione teorica e non scientifica, precisa la Cook. Che però troverebbe una correlazione fra i numeri e le sue conclusioni: «Così come le prestazioni dei ragazzi alla maturità sono peggiorate rispetto a quelle delle ragazze, allo stesso modo è aumentata la proporzione di docenti donne a scuola». >>
“Ora ridateci il maestro”. La scuola è troppo rosa
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Se non esistono differenze naturali tra i sessi, qualcuno mi sa spiegare per quale motivo dovrebbero esserci più maschi tra gli insegnanti?
Come potrebbero questi fare (o non fare) qualcosa di diverso da quel che fanno (o non fanno) le femmine?
RDV(Quota) (Replica)
Cosa ne pensate di questo articolo?
http://www.educaciondiferenciada.com/oh-torna-leducazione-differenziata/
sergio(Quota) (Replica)
Io penso che se fatta bene, ossia per sviluppare davvero al meglio le specificità e il modo di apprendere di ciascun sesso, la cosa sarebbe ottima. Certo però che occorrerebbero molti più insegnanti maschi, altrimenti sarebbe un naufragio. Per il resto si riscopre ciò che si sapeva da sempre è che solo la furia grnderfemminista vuole negare.
Armando(Quota) (Replica)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/04/stalking-la-deputata-costantino-unora-di-educazione-sentimentale/2881124/
Come volevasi dimostrare. L’ “emergenza femminicidio” ha due scopi nell’immediato: garantire finanzamenti ai centri femministi e introdurre l’ora di femminismo, furbescamente definita ora di educazione sentimentale, all’interno della scuole di ogni ordine e grado, vecchio sogno. In precedenza il battage mediatico sul “corpo delle donne” di qualche anno fa aveva come obiettivo il condizionamento della programmazione televisiva e l’inserimento nei consigli di amministrazione televisivi di persone appartenenti o vicine alla suddetta lobby o in ogni caso sensibili alle sue “priorità.
Sarebbe oggi possibile che la televisione pubblica, quella che è stata maggiormente “colonizzata”, trattasse quotidianamente un caso d’infanticidio come quello di Cogne? Impossibile, e sono proprio questi dettagli, per chi li sa cogliere, a farci capire quanto negli ultimissimi anni il mezzo televisivo si sia “femministizzato”.
La lobby femminista obiettivamente ci sa fare, sta bruciando le tappe e mette nel sacco milioni di uomini, ma c’è ancora qualcuno che la conosce ed è in grado di prevederne le mosse.
Ci sarà l’ingresso in pompa magna del femminismo a scuola? Solo la destra clericale può evitarlo, non perchè ne abbia davvero contezza, ma perchè lo confonderà con l’educazione sessuale o teoria gender, quando in verità va ben oltre, ma è l’unica che può mobilitarsi contro.
A testimonianza di quanto sia puramente strumentale un simile provvedimento basti pensare al fatto che la scuola italiana presenta un corpo docente dove la prevalenza femminile è schiacciante.
Anche per questa ragione nelle scuole ci s’impegna già abbondantemente contro la violenza sulle donne e a favore della parità di genere, ma alle femministe evidentemente non basta.
Alessandro(Quota) (Replica)
http://www.orizzontescuola.it/news/educazione-genere-proposta-legge-commissione-cultura-formazione-docenti-e-libri-testo-dedicati
Da notare che le deputate condividono la necessità di un intervento urgente a livello curricolare, ma si discostano per quanto riguarda le modalità.
La deputata dei 5S ritiene che si debbano formare i docenti sulle tematiche in questione, proponendo dei percorsi interdisciplinari da affrontare senza ore aggiuntive da dedicare a questi argomenti. E’ la posizione più moderata, per così dire.
La deputata del PD sottolinea la necessità che venga adottato un libro di testo apposito, mentre la deputata di SEL va oltre chiedendo anche che venga istituita un’ora apposita.
Siamo alla vigilia di una svolta storica. Il terreno è già stato preparato con il bombardamento mediatico che è sotto gli occhi di tutti. L’idea è proprio quella d’indottrinare i bambini e le bambine all’ideologia di genere che conosciamo, ovviamente sempre dietro la professione di grandi valori, ideali, paroloni a cui nessuno ha il coraggio di opporsi, se non i “clericali”.
Chi l’avrebbe mai detto che proprio i “clericali” avrebbero difeso la libertà d’inegnamento?
Alessandro(Quota) (Replica)
http://www.orizzontescuola.it/news/centemero-fi-presentata-pdl-educazione-eguaglianza-genere-e-cittadinanza-democratica
Questa la proposta della destra. Pur accodandosi, è meno estremista sull’argomento della “sinistra”, il che era prevedibile, visto il suo orizzonte valoriale.
Alessandro(Quota) (Replica)
http://www.orizzontescuola.it/news/educazione-genere-faraone-prevenire-violenza-o-discriminazione-provita-linee-guida-infarcite-id
Continua il dibattito. “Sinistra” appiattita sulla visione femminista della questione, mentre le uniche riflessioni critiche e intelligenti arrivano dal mondo cattolico. Diamo a cesare quel che è di cesare.
Alessandro(Quota) (Replica)
Società pubbliche, rafforzato il principio della parità di genere. Alle donne 1 posto su 3
http://27esimaora.corriere.it/articolo/societa-pubbliche-rafforzato-il-principio-della-parita-di-genere-alle-donne-1-posto-su-3/?refresh_ce-cp
romano(Quota) (Replica)
Stipendio professoresse: meno 7%
.
“…con le donne che percepiscono pure un ulteriore 7 per cento in meno…”
.
Rino DV(Quota) (Replica)
Leggete e ascoltate attentamente…
http://www.lastampa.it/2016/09/15/multimedia/cultura/scuola/litalia-ha-insegnanti-donne-su-ma-il-tutto-si-perde-alluniversit-u3qrEJlh12dcLnQrJqI6MI/pagina.html
…
Daniele(Quota) (Replica)
A proposito dei piagnistei femminili.
>>
http://narrazionidifferenti.altervista.org/femminilizzazione-e-de-generazione-della-scuola/
>>>>>
https://www.nazioneindiana.com/2016/02/14/a-cosa-servono-le-donne-nella-scuola-italiana/
——
Questo lo ignoravo.
>>>>
Una percentuale che sale fino a quasi il 100% nelle scuole dell’infanzia (fino alla legge 903 del 1977 era addirittura vietato agli uomini insegnarvi)
>>>>
Daniele(Quota) (Replica)
———
Ovviamente ignoravo che fino al 1977 era vietato agli uomini insegnare nelle scuole dell’infanzia, come ignoravo questo:
>>>>>
la legge Casati del 1860, infatti, che stabilì il nuovo assetto della scuola pubblica nell’Italia post-unitaria, prevedeva che lo stipendio delle maestre fosse inferiore di un terzo rispetto a quello dei maestri.
>>>>>
Daniele(Quota) (Replica)
http://www.orizzontescuola.it/violenza-di-genere-boschi-annuncia-4-milioni-per-progetti-nelle-scuole/
Alessandro(Quota) (Replica)
La differenza tra noi e loro.
Noi siamo preoccupati per tutti e cinque i punti. Loro solo per il quinto.
.
.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Quote rosa nelle prigioni?
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Non è necessario, qui vincono i concorsi.
.
96% di carcerati UU.
60% di direttrici.
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Per noi che in galera stiamo, è meglio così, come è meglio essere curati da una medica anziché uno dei nostri (con Lei si guarisce prima e meglio, come ricordato tempo fa, a seguito di una ineccepibile ricerca scientifica).
.
Perché meglio?, perché le direttrici implementano valori femminili, infatti sono …”legate al noi, all’universalismo” i maschi invece, valori maschili (eh già…) “legati all’io e al potere”.
.
Beninteso: non esistono differenze U/D.
Però esistono, per fortuna nostra, differenze D/U.
.
Rino DV(Quota) (Replica)
L’ appello di Giuseppe Maurizio Piscopo, noto cantautore e Maestro di scuola elementare di lungo corso.
Salviamo i Maestri di scuola elementare, si stanno estinguendo
.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)