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Caro Fabrizio,
riprendo un concetto già espresso e che mi sta molto a cuore.
In sintesi: lasciamo perdere il confronto, defatigante e inutile, con gli annebbiati/e dal femminismo e dal politicamente corretto e dedichiamoci fattivamente alla ricostruzione, simbolica e non, del maschile.
Mi rendo conto dell’immensità del problema e non ho la pretesa di soluzioni facili ed a portata di mano. Né tantomeno sono cosi presuntuoso da tracciare percorsi di elaborazione concettuale per i quali non sono attrezzato. Altri, e se permetti ti ci metto dentro, possono farlo centomila volte meglio di me.
Potresti obiettarmi, oltre alla titanicità dell’impresa, che il senso della mia proposta esonda dal perimetro di uominibeta e necessariamente deve coinvolgere tutte le anime del movimento maschile, con tutte le difficoltà del caso.
E sarebbe un’obiezione sacrosanta.
D’altra parte nel Manifesto di Uominibeta mi ci ritrovo, ne condivido l’impostazione e l’elaborazione che sta dietro. Perché allora questa ricerca degli “altri”?
Cercherò, per come posso, di illustrare al meglio il mio ragionamento.
Una ricostruzione del maschile, dopo tutti questi anni di denigrazione, demolizione e sberleffi è, secondo me, un’esigenza sentita da tutte le diverse sensibilità inerenti alla QM. Ovviamente ognuno di questi movimenti, gruppi o altro ha una propria visione ed un proprio progetto. Questo comporta e comporterà una QM (Questione Maschile) culturalmente ricca e stimolante, quanto di difficile penetrazione sociale nel complesso, visto che le forze di per sé esigue, allo stato dell’arte, finiscono a disperdersi in diverse direzioni.
Come uscirne allora? Pragmaticamente.
Io ritengo che Uominibeta, così come gli altri gruppi che si occupano di QM, debba individuare una griglia condivisa, un substrato comune se preferisci, da presentare e rivendicare agli “altri”, istituzioni e organismi sociali compresi.
Qualcosa di solido e tangibile da ottenere. E’ ovvio che non sarà comunque facile, ma un obiettivo semplice, chiaro e condivisibile dalla stragrande maggioranza degli uomini, aiuta.
Con una metafora informatica, la QM dovrebbe “girare” su di un unico hardware, usando ognuno il software che ritiene più consono. Ovviamente il software più affidabile alla fine si imporrà.
Esiste questa griglia, substrato o hardware che dir si voglia? Secondo me si.
Personalmente, il cuore pulsante di questo substrato comune, ritengo debba essere il recupero della centralità della figura paterna, in senso lato, quindi biologica o meno.
Attenzione non sto proponendo ricette precotte o ritorni all’antico.
Dico solo che dobbiamo combattere, tutti assieme, per ridare dignità ed autorevolezza al nostro ruolo di padri.
D’altra parte se il femminismo, aiutato dalle forme capitalistiche prevalse nelle nostre società, si è così con successo dedicato alla demolizione della figura paterna, qualcosa vorrà pur dire: quello è il focus!!!
Ed allora ritorno all’inizio: la ricostruzione del maschile da qui deve ripartire, dobbiamo riappropriarci dei nostri figli!!
Della loro formazione e della loro crescita morale e culturale. Ovviamente parlo di entrambi i sessi. Ma basilare e indispensabile è riappropriarsi del ruolo che dicevo prima, soprattutto con i “nostri piccoli uomini”.
Ovviamente sono cosciente del fatto che le odierne società occidentali vanno in tutt’altra direzione. Ed allora, cosa fare? Alzare le mani e seguire la corrente?
Tutt’altro. Semmai organizzarsi e ri-conquistare gradualmente gli spazi a noi dovuti, peraltro abbandonati non in tempi remotissimi.
Sinteticamente ed a scanso di prolissità, il primo passo, la prima battaglia, culturale e politica (nella sua accezione più nobile) che io intraprenderei, chiamando a raccolta tutte le sensibilità che si occupano di QM è la “SCUOLA“.
Sono convinto che la presenza educativa e formativa del maschile nella scuola, in particolare nel ciclo primario, ovvero dove è più assente, sia un punto della griglia o substrato comune di cui parlavo prima.
Se si ritiene quanto da me scritto sensato e valido, anche parzialmente, invito tutti ad un confronto, per un’elaborazione comune sull’argomento. Elaborazione non fine a se stessa, ma base di una proposta strutturata da portare avanti “politicamente” tutti insieme, nelle forme e nei metodi che si decideranno(*).
(*) Personalmente, in questo caso, rendendogli pan per focaccia, rivendicherei l’odioso sistema delle quote. Per vedere l’effetto che fa.
Luigi Corvaglia
**********************************
Non ci sono dubbi sul fatto che è indispensabile riequilibrare l’asse educativo con riferimento al peso dei due Generi anche nella scuola. Ma perché e come? Quali i presupposti e quali le implicazioni?
Il motivo è banale: l’assenza maschile in campo educativo produce danni (da leggeri a gravissimi, da temporanei a permanenti) a carico delle nuove generazioni maschili e – quantomeno – causa lacune, strabismi, deformazioni in quelle femminili.
Presupposto.
Il presupposto è ovvio ed è che esistono differenze psicologiche tra M ed F correlate alla diversa costituzione dei due, che alla diversità del corpo sia associata una diversità della psiche, irriducibile, non vicariabile, non surrogabile e ciò tanto negli educandi/e quanto negli educatori/trici. In caso contrario quel che fa un educatore lo potrebbe fare anche un’educatrice. Basterebbe istruire-formare queste in modo diverso e così la presenza maschile (a scuola, in casa e altrove) a fini educativi diverrebbe superflua. Il riconoscimento di una diversità irriducibile (nella sua radice) non comporta né la pretesa di poterla descrivere compiutamente né quella di individuarne i confini, i punti di sovrapposizione, di contrasto, di ridondanza etc. Infatti nel processo educativo (di questo si tratta) abbiamo a che fare quasi del tutto con l’inconscio sia degli uni (gli adulti) che degli altri (i piccoli). Tra i 4 terminali di quel processo (M e F educatori M e F educandi) si instaurano relazioni diverse e complementari a prescindere dal fatto che ne siamo consci e/o in grado di descriverli, ciò in risposta a esigenze, potenzialità, attitudini, vocazioni diverse che esigono quelle risposte simmetricamente differenti che i due Generi possono dare.
Educazione e istruzione.
La trasmissione di conoscenze (saperi, competenze etc.) in sé potrebbe prescindere dal Genere che le veicola e le somministra. Potrebbe trattarsi anche di un dispositivo elettronico o di un androide. La questione che si pone infatti è quella educativa, della formazione, della crescita e della maturazione non quella dell’istruzione (“leggere, scrivere, far di conto”). Impossibile qui non rilevare che questa funzione, che pure è quella capitale, in ambito scolastico è considerata centrale solo alla materna, di una qualche importanza (ma non decisiva) alle elementari e praticamente nulla alle medie e superiori, gradi di scuola dove ci si aspetta che il giovane assorba e ripeta nozioni e dove la funzione educativa è tanto marginale per i programmi quanto vissuta come un peso, un ingombro dal corpo insegnante (un onere che altre agenzie, la famiglia e/o la scuola degli anni precedenti o …non si sa chi… avrebbe dovuto accollarsi). Del resto gli esami non vertono su quel che un alunno/studente è diventato, ma su quel che ‘sa’ (inteso come “ciò che sa ripetere-risolvere”).
Maschi educatori.
Porre la questione della presenza maschile a scuola significa quindi porre il problema del suo compito primario. Invece essa oggi è centrata sull’istruzione (intesa come preparazione alla professione e finalizzata – anche se in Italia di fatto velleitariamente- a obiettivi economici) mentre considera marginale la funzione educativa. Qui siamo costretti a leggervi un altro riverbero di quella che Fabrizio definisce “ragione strumentale”: oggi scopo della scuola non è la formazione, la crescita umana, l’evoluzione psicoemotiva integrale, la maturazione equilibrata (=la salute psicologica) del singolo e quindi la sanità mentale della società. No: lo scopo è produrre degli ingranaggi adatti al meccanismo economico. I costi di questa deformazione non importano, non importano né la gravità né l’estensione sociale dei danni. Ora, sarebbe per noi assurdo darci da fare per avere più maschi istruttori. Quel che vogliamo è la reintegrazione del maschio educatore nelle agenzie formative il che implica e comporta il rovesciamento aperto delle priorità scolastiche: prima la formazione e dopo (molto dopo, direi) l’istruzione (che oggi ha mille modi per trasmettersi): si tratta di un rovesciamento dirompente. Non maschi per istruire, ma maschi per co-educare.
Quote? Sì, certamente!
Come è vero che i maschi devono rientrare nella scuola per esigenze di formazione e non di istruzione, così devono esser là non per rispondere a questioni di equilibri professionali, di generica parità tra gli adulti in quella istituzione, ma per garantire la presenza del maschile nella formazione delle nuove generazioni. I maschi adulti non vi devono rientrare per interessi degli adulti ma dei maschi (e delle femmine) in età evolutiva. Questo fatto capitale risolve l’annoso problema presente in ambito Momas: rivendicare le quote a scuola per M significa implicitamente accreditare, approvare le quote rosa ovunque. Falso. Le quote rosa non sono state pensate e imposte a vantaggio delle femmine (e men che mai dei maschi) in età evolutiva, ma come prebende (una forma spuria di eredità) per le femmine adulte delle classi medio-alte. Questa motivazione è essenziale e fa piazza pulita dei dubbi sulle quote maschili nella scuola che hanno motivazioni diametralmente opposte a quelle delle quote rosa altrove (tanto che per le prime sarebbe meglio adottare un nome diverso).
Rivalutare la maschilità.
Ovviamente la presenza di un adeguato numero di maschi nelle aule non basta, questo rientro deve essere accompagnato dalla rivalorizzazione del maschile, compito su cui tutti concordiamo, su cui siamo tutti impegnati (comprese le associazioni dei Separati). Senza rigenerazione del prestigio maschile, senza rivalutazione del ruolo insostituibile della presenza maschile nel mondo, senza la rinascita del valore della maschilità quella presenza sarebbe quasi del tutto sterile, forse persino dannosa perché deformante. Sarebbe come trasferire il mammo da casa a scuola… brrr! Dunque l’obiettivo è duplice e il bunker scolastico va conquistato da entrambi i versanti. Compito di portata storica.
Rino Della Vecchia
209 Commenti
Faccio senz’altro mia la proposta politica (dire anzi di alta politica) contenuta nell’articolo di Luigi. Riflettevamo da qualche tempo su questo tema che lui stesso aveva e ha molto meritoriamente intuito e sollevato.
Penso quindi che il “ritorno” degli uomini nella scuola, sia secondaria che primaria, debba diventare un punto fondamentale del nostro programma politico. Naturalmente, al di là delle quote azzurre (che Luigi ha sollevato in larga parte in maniera volutamente provocatoria), è evidente che la questione è assolutamente aperta e improcrastinabile.
Contrariamente a quanto afferma la vulgata ufficiale dominante, gli uomini sono stati gradualmente espulsi dal sistema scolastico fino a diventarne una minoranza non dico insignificante ma quasi, comunque senza alcun peso decisionale. Il problema, naturalmente, non è solo o tanto di ordine numerico, quanto soprattutto educativo e formativo. Un sistema scolastico declinato esclusivamente al femminile è un sistema scolastico oggettivamente monco, specie dal punto di vista pedagogico, e suonano ipocriti quei ritornelli che ripetono che sono stati gli uomini ad abbandonare la scuola per migliori prospettive professionali, lasciando alle donne campo libero nella scuola.
E’ vero (in parte) che gli uomini sono stati sollecitati da questo punto di vista, con l’illusione di orizzonti economici e professionali più gratificanti (orizzonti rivelatisi appunto falsi, come ben sappiamo), ma questo processo è stato accompagnato dall’occupazione sempre più crescente e sistematica della scuola da parte delle donne, che ne hanno fatto un loro bastione.
Tutto ciò, per ragioni oggettive, non può che produrre dei danni perché, come dice giustamente Luigi, la demolizione del maschile nel suo complesso, e in questo caso del “paterno”, cioè uno dei suoi aspetti fondamentali (ed è ovvio che non mi riferisco alla sola paternità biologica, concetto che sarebbe riduttivo, di per sé), non può che passare attraverso l’eliminazione di qualsiasi ruolo che possa in qualche modo ricondurre a quella “funzione” del maschile.
Come tutti voi sapete perfettamente, la mia opinione è che la struttura, diciamo il cuore della QM (Questione Maschile) non risieda nella “questione paterna” (comunque fondamentale, sia chiaro) ma nel connubio (in uno dei miei articoli lo definisco un vero e proprio matrimonio) tra il “femminile attuale” (diciamo la sua gran parte) e la ragione strumentale e mercantile dominante (il capitalismo), che dà luogo a quel fenomeno che abbiamo denominato con il termine di “femdominismo” (mattone fondamentale dell’ideologia dominante “capitalpoliticamentecorretta”, necessaria per i bombardamenti “etici” e “pro diritti civili” in Afghanistan in Libia e dovunque sia nel mondo).
Ciò detto, non c’è alcuna contraddizione fra le due questioni, anzi. Accolgo quindi entusiasticamente la proposta di Luigi di fare del ritorno degli uomini nella scuola un punto strategico e distintivo della nostra iniziativa e prassi politica come Movimento degli Uomini Beta, e invito tutti a riflettere e a dare il proprio contributo di idee in tal senso, anche in vista della elaborazione e della stesura di un nostro vero e proprio futuro programma politico.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
posso solo portare la mia esperienza personale che credo sia abbastanza in sintonia con tanti altri ..allora sicuramente nelle scuole dell’obbligo ho avuto a che fare con insegnanti prettamente femminili ,cosa cambiata radicalmente alle superiori (ma ,da notare ,che facevo una scuola professionale) quindi credo che quello scritto da Luigi e Fabrizio sia il vero , senza contare di insegnanti di sostegno e affini ,e anche li il femminile è nettamente superiore …
credo anch’io che la scuola è un obiettivo importante ,e dovrebbe essere più formativo di quello che è ora ….
mauro recher(Quota) (Replica)
Condivido in toto quanto scrive e propone Luigi: le due figure strategiche nella formazione dei giovani il PADRE e il MAESTRO sono state individuate dal femdominismo come i pilastri che si opponevano alla destrutturazione dell’umano in senso stretto e oggetto di una azione di demolizione scientifica quotidiana. Quello che ne è seguito è la devastazione di ogni umana esperienza, di ogni umana ragione, di ogni umano rispetto, devastazione cui stiamo assistendo o da critici ma impotenti o da coatti al consenso da lavaggio del cervello.
cesare(Quota) (Replica)
Ciò che scrive Luigi mi trova in totale sintonia. E sono in sintonia anche con quanto propone Fabrizio di far diventare la scuola un tema centrale della ns azione, oltre le diverse visioni teoriche sull’origine della QM.
Mi sento anche di impegnare, ove si decidessero iniziative comuni, i MS sulla questione.
Armando
PS
della femminiliazzazione della scuola scrivo, fra le altre cose, in un lungo articolo panoramico sulla QM che uscirà su Il Covile (rivista telematica) entro questa settimana.
armando(Quota) (Replica)
Non ci sono dubbi sul fatto che è indispensabile riequilibrare l’asse educativo con riferimento al peso dei due Generi anche nella scuola. Ma perché e come? Quali i presupposti e quali le implicazioni?
Il motivo è banale: l’assenza maschile in campo educativo produce danni (da leggeri a gravissimi, da temporanei a permanenti) a carico delle nuove generazioni maschili e – quantomeno – causa lacune, strabismi, deformazioni in quelle femminili.
Presupposto.
Il presupposto è ovvio ed è che esistono differenze psicologiche tra M ed F correlate alla diversa costituzione dei due, che alla diversità del corpo sia associata una diversità della psiche, irriducibile, non vicariabile, non surrogabile e ciò tanto negli educandi/e quanto negli educatori/trici. In caso contrario quel che fa un educatore lo potrebbe fare anche un’educatrice. Basterebbe istruire-formare queste in modo diverso e così la presenza maschile (a scuola, in casa e altrove) a fini educativi diverrebbe superflua. Il riconoscimento di una diversità irriducibile (nella sua radice) non comporta né la pretesa di poterla descrivere compiutamente né quella di individuarne i confini, i punti di sovrapposizione, di contrasto, di ridondanza etc.
Infatti nel processo educativo (di questo si tratta) abbiamo a che fare quasi del tutto con l’inconscio sia degli uni (gli adulti) che degli altri (i piccoli). Tra i 4 terminali di quel processo (M e F educatori M e F educandi) si instaurano relazioni diverse e complementari a prescindere dal fatto che ne siamo consci e/o in grado di descriverli, ciò in risposta a esigenze, potenzialità, attitudini, vocazioni diverse che esigono quelle risposte simmetricamente differenti che i due Generi possono dare.
Educazione e istruzione.
La trasmissione di conoscenze (saperi, competenze etc.) in sé potrebbe prescindere dal Genere che le veicola e le somministra. Potrebbe trattarsi anche di un dispositivo elettronico o di un androide. La questione che si pone infatti è quella educativa, della formazione, della crescita e della maturazione non quella dell’istruzione (“leggere, scrivere, far di conto”). Impossibile qui non rilevare che questa funzione, che pure è quella capitale, in ambito scolastico è considerata centrale solo alla materna, di una qualche importanza (ma non decisiva) alle elementari e praticamente nulla alle medie e superiori, gradi di scuola dove ci si aspetta che il giovane assorba e ripeta nozioni e dove la funzione educativa è tanto marginale per i programmi quanto vissuta come un peso, un ingombro dal corpo insegnante (un onere che altre agenzie, la famiglia e/o la scuola degli anni precedenti o …non si sa chi… avrebbe dovuto accollarsi). Del resto gli esami non vertono su quel che un alunno/studente è diventato, ma su quel che ‘sa’ (inteso come “ciò che sa ripetere-risolvere”).
Maschi educatori.
Porre la questione della presenza maschile a scuola significa quindi porre il problema del suo compito primario. Invece essa oggi è centrata sull’istruzione (intesa come preparazione alla professione e finalizzata – anche se in Italia di fatto velleitariamente- a obiettivi economici) mentre considera marginale la funzione educativa. Qui siamo costretti a leggervi un altro riverbero di quella che Fabrizio definisce “ragione strumentale”: oggi scopo della scuola non è la formazione, la crescita umana, l’evoluzione psicoemotiva integrale, la maturazione equilibrata (=la salute psicologica) del singolo e quindi la sanità mentale della società. No: lo scopo è produrre degli ingranaggi adatti al meccanismo economico. I costi di questa deformazione non importano, non importano né la gravità né l’estensione sociale dei danni. Ora, sarebbe per noi assurdo darci da fare per avere più maschi istruttori. Quel che vogliamo è la reintegrazione del maschio educatore nelle agenzie formative il che implica e comporta il rovesciamento aperto delle priorità scolastiche: prima la formazione e dopo (molto dopo, direi) l’istruzione (che oggi ha mille modi per trasmettersi): si tratta di un rovesciamento dirompente. Non maschi per istruire, ma maschi per co-educare.
Quote? Sì, certamente!
Come è vero che i maschi devono rientrare nella scuola per esigenze di formazione e non di istruzione, così devono esser là non per rispondere a questioni di equilibri professionali, di generica parità tra gli adulti in quella istituzione, ma per garantire la presenza del maschile nella formazione delle nuove generazioni. I maschi adulti non vi devono rientrare per interessi degli adulti ma dei maschi (e delle femmine) in età evolutiva. Questo fatto capitale risolve l’annoso problema presente in ambito Momas: rivendicare le quote a scuola per M significa implicitamente accreditare, approvare le quote rosa ovunque. Falso. Le quote rosa non sono state pensate e imposte a vantaggio delle femmine (e men che mai dei maschi) in età evolutiva, ma come prebende (una forma spuria di eredità) per le femmine adulte delle classi medio-alte. Questa motivazione è essenziale e fa piazza pulita dei dubbi sulle quote maschili nella scuola che hanno motivazioni diametralmente opposte a quelle delle quote rosa altrove (tanto che per le prime sarebbe meglio adottare un nome diverso).
Rivalutare la maschilità.
Ovviamente la presenza di un adeguato numero di maschi nelle aule non basta, questo rientro deve essere accompagnato dalla rivalorizzazione del maschile, compito su cui tutti concordiamo, su cui siamo tutti impegnati (comprese le associazioni dei Separati). Senza rigenerazione del prestigio maschile, senza rivalutazione del ruolo insostituibile della presenza maschile nel mondo, senza la rinascita del valore della maschilità quella presenza sarebbe quasi del tutto sterile, forse persino dannosa perché deformante. Sarebbe come trasferire il mammo da casa a scuola… brrr!
Dunque l’obiettivo è duplice e il bunker scolastico va conquistato da entrambi i versanti. Compito di portata storica.
Rino DV
Rino(Quota) (Replica)
Condivido al 100% questo straordinario commento di Rino e in particolare, fra gli altri, questi due passaggi. Il primo:”…scopo della scuola non è la formazione, la crescita umana, l’evoluzione psicoemotiva integrale, la maturazione equilibrata (=la salute psicologica) del singolo e quindi la sanità mentale della società. No: lo scopo è produrre degli ingranaggi adatti al meccanismo economico. I costi di questa deformazione non importano, non importano né la gravità né l’estensione sociale dei danni”.
Il secondo:”Le quote rosa non sono state pensate e imposte a vantaggio delle femmine (e men che mai dei maschi) in età evolutiva, ma come prebende (una forma spuria di eredità) per le femmine adulte delle classi medio-alte. Questa motivazione è essenziale e fa piazza pulita dei dubbi sulle quote maschili nella scuola che hanno motivazioni diametralmente opposte a quelle delle quote rosa altrove (tanto che per le prime sarebbe meglio adottare un nome diverso)”.
Pubblicherò il pezzo all’interno dello stesso articolo di Luigi.
Credo che l’analisi di Rino possa e debba senz’altro costituire l’elaborato teorico di una nostra piattaforma politica, come Movimento degli Uomini Beta, relativamente al “reintegro” dei maschi e del “maschile” nella scuola, a tutti i livelli.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ho appena letto sul blog di Antifeminist questa notizia che mi sembra decisamente interessante. In Cina la Corte Suprema ha stabilito che il coniuge che compra la casa prima del matrimonio, debba mantenerla anche dopo l’eventuale separazione o divorzio.
http://antifeminist.altervista.org/notizie/2011/la_cina_frena_il_matriarcato_25082011.html
Sembrerebbe, stando a quanto riporta l’articolo ripreso dal quotidiano inglese “The Telegraph”, che questa decisione sia stata presa per arginare la tendenza sempre più marcata delle giovani cinesi a sposarsi per interesse e per salvaguardare gli uomini che vengono a trovarsi in condizioni di grande difficoltà in un paese dove ormai la case, specialmente nei grandi centri urbani, hanno un prezzo altissimo, in proporzione al salario medio.
Che ne dite? Potrebbe diventare un punto del nostro programma politico, proprio come la questione delle quote azzurre nella scuola… L’espropriazione dei beni (e in particolare della casa) del marito, oltre che del reddito, da parte delle donne in seguito alla separazione è una prassi ormai sistematica e consolidata, nonché causa di enormi sofferenze per centinaia di migliaia di uomini e padri separati.
Potremmo lavorare per una proposta di legge che salvaguardi gli uomini e i padri anche e soprattutto da questo punto di vista.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio lo sai, con me sfondi una porta aperta. Anch’io ero al corrente di questa notizia. Il motivo che mi ha trattenuto dal parlarne è la mia sostanziale ignoranza del settore, il diritto di famiglia, anche se ne vedo benissimo gli effetti sugli uomini.
Sono quindi più che d’accordo. D’altronde un movimento come il nostro cosa altro deve fare se non individuare, sensibilizzare e proporre terapie che possano incidere positivamente sull’attuale cancro delle nostre società: il connubio fortissimo tra femminismo e la ragione strumentale ed utilitaristica dominante.
luigi corvaglia(Quota) (Replica)
Sono d’accordo con la corte suprema cinese e, di conseguenza, sono d’accordo sul fare una legge cosi anche in Italia; se mi compero la casa prima del matrimonio, credo che sia sacrosanto che sia mia …
Certe donne ,come hanno detto più padri separati ,famosi e non ,con la separazione hanno diritto ad un “win for life” …
Non dice la corte suprema cinese ,in caso di figli ,come ci si comporta ?
Faccio un esempio ,ammettiamo che il padre sia violento (non facciamo come le femministe che le donne non sbagliano mai ) non mi sembra giusto lasciare il bambino sotto la custodia e il tetto del padre …..
In sostanza ,per punti ,io farei cosi (senza figli)
colpa di separazione data al marito:
-la casa resta di proprietà del marito
-la moglie lascia la casa e per un tempo determinato (circa un anno ,che mi sembra sufficiente per fargli passare il “magone” ) si prende un indennizzo equo ,poi si tira su le maniche e si fa una nuova vita;
colpa di separazione data alla moglie:
-ancora più facile ,non si prende neppure l’indennizzo
con figli ,la situazione diventa più complicata ,comunque sia ,prima viene il bene dei bambini
mauro recher(Quota) (Replica)
A proposito di condizione maschile in ambito scolastico, e dal momento che le donne sono sempre, comunque e dovunque considerate svantaggiate e discriminate, vale la pena dare un’occhiata a questo servizio, per la verità andato in onda già diversi mesi fa:
http://www.youtube.com/watch?v=rpe6CmhhQEs&feature=related
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
http://www.corriere.it/salute/11_ottobre_07/classi-separate-usa-fronte_fd158a80-eec0-11e0-bc1a-2283ac81b740.shtml
__________________________________________
L’articolo linkato ragiona sul problema(?): classi separate o classi miste?
Non entro nel merito di quanto ivi affermato. Mi sorge però spontanea una considerazione.
Riguardante l’inutilità e il danno che causano le imposizioni ideologiche preconcette. Il voler imporre a priori la propria tesi, senza minimamente considerare l’altro punto di vista.
Classi solo maschili o femminili?
O classi miste?
Dovessi rispondere solo per esperienze e considerazioni personali opterei per la prima. Ma ovviamente avrebbe validità solo per il sottoscritto.
Ed allora?
La proposta.
Lasciar decidere gli attori principali.
I genitori.
I piccoli uomini.
Le piccole donne.
Per quanto mi riguarda sono gli unici che dovrebbero avere voce in capitolo in questa storia.
Ovviamente sono gli unici che non ce l’hanno.
Chissà perché?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sui benefici per tutti di un congruo numero di insegnanti maschi in ordine di scuola esistono diversi studi e ricerche, per lo più esteri. Ne esistono anche sulla questione delle classi separate per sesso, anche se concordo con Luigi che la questione è più controversa e che alla fine la decisione dovrebbe essere lasciata alla sensibilità dei genitori. Il presupposto, però, è che ci sia un’offerta formativa che quelle scelta consenta, ciò che non è a causa dell’ideologia p.c. che ha invaso ormai ogni ambito della vita e in specie la scuola.
Credo che sarebbe importante, intanto, raccogliere e studiare la documentazione esistente per supportare al meglio ogni proposta che si voglia avanzare, perchè ogni iniziativa che provenga da associazioni maschili, in quanto “scioviniste, maschiliste, oscurantiste” o quando va bene composte da “sfigati” e “repressi”, è vista come il fumo negli occhi indipendentemente dal suo essere intelligente, giusta e di buon senso. Come quella delle quote azzurre.
armando
armando(Quota) (Replica)
Ho già scritto di essere in piena sintonia con l’impostazione di Luigi, e
non mi ripeto. Quì vorrei invece allargare il discorso partendo da due
concetti, secondo me cruciali, espressi da Luigi, che scrive:
1) Personalmente, il cuore pulsante di questo substrato comune, ritengo
debba essere il recupero della centralità della figura paterna, in senso
lato, quindi biologica o meno.
2) D’altra parte se il femminismo, aiutato dalle forme capitalistiche
prevalse nelle nostre società, si è così con successo dedicato alla
demolizione della figura paterna, qualcosa vorrà pur dire: quello è il
focus!!!
Il padre, dunque, è il focus. Ripetuto che le quote azzurre costituiscono un
ottimo punto d’attacco e che auguro alla prossima iniziativa di UBeta il
massimo successo su tutti i piani, vorrei attirare l’attenzione su alcune
cose “a monte” della QP, come si diceva un tempo.
a)Le società capitalistiche moderne si sono tutte dotate di leggi abortive
in nome della libertà e del diritto della donna di disporre del proprio
corpo.
b) Molte delle stesse società si sono dotate di leggi che consentono la
fecondazione artificiale eterologa anche per donne single con seme “donato”
, ma in realtà venduto, da maschi anonimi. Nei paesi più “moderni”, fermo
l’anonimato del fecondatore, la donna può tuttavia scegliere alcune
caratteristiche della persona (razza, colori, bipgrafia intellettuale).
Ora, senza porsi questioni come quella se il feto è persona o no, o altre
domande sul terreno dell’etica e della morale, la domanda cruciale è quali
effetti abbiano tutte queste pratiche. Sull’uomo, sulla donna, sul figlio.
Sull’uomo. La sua esclusione totale non dico dalla decisione ma anche solo
dall’espressione del suo parere (la 194 consente che il padre sia sentito e
solo se la madre lo voglia), sull’evento clou della vita di ciascuno di noi,
la nascita, non può che ingenerare nella psiche maschile la convinzione o il
sospetto, magari inconsci, di non essere poi così importanti come padri, e
comunque non come le madri.
Lo stesso vale per la fecondazione eterologa per single. Poichè viene
programmato come evento normale il figlio orfano di padre, gli uomini
tenderanno per forza a sentirsi non importanti nei confronti dei loro figli
anche lungo il processo di crescita e accompagnamento verso l’età adulta.
Anche da quì, poi, il disimpegno che agli uomini viene, spesso a torto,
rimproverato. Insomma “se non conto nulla non sono importante, e se non sono
importante posso anche disinteressarmi dei figli e della loro educazione”.
Sulle donne. Vale l’effetto opposto. Poichè la legge la mette al centro di
tutto, la madre sarà autorizzata 1) A sentirsi proprietaria del destino del
figlio, della sua vita o della sua morte. 2)A percepirsi come l’unico
soggetto indispensabile e quindi il più importante, essendo il padre
elemento residuale. Anche da quì la tendenza a percepirsi onnipotenti, e
sopratutto, essendo i figli cosa loro, a mantenerli sempre sotto la propria
tutela, a non riuscire a favorirne il distacco e la crescita psichica.
Queste sono sempre state funzioni paterne, allorchè il padre era ritenuto
importante, e controbilanciavano la naturale tendenza femminile opposta.
Sui figli. Appena in grado di ragionare un po’ da soli, il ragazzo o la
ragazza realizzeranno che sono nati solo perchè la loro madre ha voluto che
nascessero, oppure non ha voluto che morissero. Deduzione immediata: il
padre non conta, non è importante. Effetti opposti, ovvio, sui due sessi.
Poi si guarderanno intorno scoprendo i figli senza padre della provetta,
scoprendo che gli insegnanti sono in gran parte donne. Conseguenza: la
percezione netta che il padre e il maschio non conti neanche
nell’educazione dei figli, affidata dalla società in tutto e per tutto alle
madri e alle donne.
Così il cerchio si chiude e si realizza allora, per i maschi, il cortocircuito fatale. Se il loro padre
non conta, si sentiranno destinati a diventare a loro volta padri che non
contano, e quindi si predisporranno in tal senso, lasciando libero il campo a coloro che tutti dicono essere migliori e più adatte. Al massimo i maschi si ritaglieranno la funzione di vice mamme, perfettamente inutile ai fini della trasmissione dell’identità maschile ma utilissima e funzionalissima a questa società della “parità” a perdere (del maschile). Ma senza il padre (non per forza biologico), e da quì è partito il ragionamento, non si diventa davvero uomini. La spirale perversa fa un altro giro verso il basso, verso l’annichilimento del maschile.
Questo è, secondo me, l’altro fronte di cui scriveva sopra Rino. Se paternità e maschilità sono inesorabilmente intricate sia simbolicamente che concretamente, quel fronte non si può schivare. E’ ineludibile per ogni movimento maschile che non voglia essere solo un sindacato di genere. Prima o poi ci arriveremo.
armando
armando(Quota) (Replica)
Concordo sostanzialmente e di fatto quasi integralmente con l’intervento di Armando, specialmente per quanto riguarda la fecondazione eterologa e sugli effetti che questa inevitabilmente produce e produrrà sugli uomini, sulle donne ma anche e soprattutto sui figli, indipendentemente dal sesso.
Direi anzi che questo è uno dei suoi migliori commenti nella storia della sua collaborazione con il blog degli Uomini Beta. Naturalmente merita una riflessione più approfondita che mi riprometto di fare prossimamente.
Per ora mi limito solo a ribadire (anche se l’ho sottolineato più volte) che considero la Questione Paterna di assoluta importanza, pur ritenendola parte della secondo me più ampia Questione Maschile.
E non c’è altrettanto dubbio che avanzare la proposta delle quote azzurre per la scuola significa oggettivamente anche affrontare e riproporre la questione del “padre”, concettualmente inteso, come abbiamo detto più volte, cioè ben oltre l’aspetto biologico.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
ho letto il post di Armando e ,come Fabrizio ,mi sento di condividerlo ,d’altronde i “sintomi” che si vada verso l’eliminazione del padre prima e del maschio poi (ovviamente in senso metaforico ,ma alcune lo vorrebbero anche in senso fisico),ci sono tutti
si passa al più citato e ripetuto violento ,fino ad arrivare a strani pensieri sessuali che ,la donna prova più piacere senza la penetrazione ,in definitiva il maschio,detto in parole povere, non va bene neppure per scopare …forse va bene solo per morire in qualche cantiere …
mauro recher(Quota) (Replica)
oggi però assistiamo a un fenomeno altrettanto diffuso di quello dei figli senza padre, quello dei figli senza madre.
Sono sempre di più le coppie di maschi omosessuali che si “sposano” (con rito vario, a seconda del paese in cui vivono) e utilizzano una femmina donatrice e una femmina incubatrice per avere dei figli e crescerseli da soli. Io stessa ne conosco personalmente re di queste coppie (entrambe già con due figli), e vivo a Roma, non a Hollywood. (In California ormai sono quasi la norma. E negli Stati Uniti ci sono studi dell’APA, Associazione Pediatri Americani, che non rilevano differenze nei figli di coppie omosessuali – lesbiche e gay – dal punto di vista dello sviluppo psico-sessuale. I figli maschi di lesbiche diventano veri uomini lo stesso, pare. La famiglia non è l’unica influenza, altrimenti i maschi orfani di padre sarebbero condannati. Anche per questo: viva le quote azzurre in nidi, asili e scuole elementari!) Tra parentesi i madri sono bravissimi, se la cavano alla grande.
Anche questo avrà grosse ripercussioni, sulla mente maschile, nel senso di un riequilibrio di “potere”, forse.. Quando poi per avere un figlio due uomini gay o un uomo single eterosessuale non avranno neppure bisogno dell’utero femminile, perché l’utero sarà sostituito da una macchina (molto presto, se consideriamo la velocità a cui viaggia la tecnologia), la femmina perderà il suo ultimo primato (gravidanza), e anche questo avrà ripercussioni.
Non che siano scenari auspicabili, o forse sì, non saprei. Ma sicuramente la direzione in cui andiamo è quella. Tutto questo sta già accadendo o accadrà.
dia(Quota) (Replica)
Spesso in sintonia con le vostre idee, devo dire che stavolta non mi trovo con voi. Le quote, siano azzurre, rosa, sono anticostituzionali. E ripartire dal concetto “Alto” di Padre (inteso in senso non religioso) con una strategia femminista al contrario è controproducente per quella futura immagine di dirittura morale che proprio il “Padre” deve avere per poterla poi insegnare.
Sandokan1317(Quota) (Replica)
“E ripartire dal concetto “Alto” di Padre (inteso in senso non religioso) con una strategia femminista al contrario è controproducente per quella futura immagine di dirittura morale che proprio il “Padre” deve avere per poterla poi insegnare.” (Sandokan1317)
……………………………………………………………
Puoi spiegarti meglio?
Ti riferisci sempre alle quote?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sono stato intervistato poco fa da un gionalista dell’Adnkronos. L’intervista è stata tutto sommato relativamente lunga (considerati i tempi e gli spazi giornalistici). Naturalmente sarà sintetizzata all’inverosimile, però ho cercato di fare sia pur molto sinteticamente una panoramica generale del movimento. Naturalmente ho insistito maggiormente sulla questione delle quote celesti, come lui stesso ha voluto definirle (e a noi va bene perché ci interessa la sostanza delle cose) perché è quella la notizia che ci preme diffondere. Il pezzo sarà pubblicato domenica, ma non potrò averlo prima di martedì per ragioni tecniche. In ogni caso, cliccando su google “Adnkronos-Uomini Beta-Fabrizio Marchi” si dovrebbe trovare quasi sicuramente qualcosa.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@ Sandokan 1317
Intanto mi scuso con te per la domanda stupida. Era ovvio cosa volevi dire. Purtroppo la fretta è sempre cattiva consigliera.
Veniamo alle quote azzurre.
Dici che sono incostituzionali.
Dici ancora che adottare “una strategia femminista” per iniziare a ricostruire la figura del Padre è controproducente moralmente per lo stesso.
E’ ovvio che l’argomentare di Rino, Armando, Fabrizio, etc…. in merito non ti convince (il mio è poca cosa, quindi non lo cito nemmeno).
Ovviamente argomenterò su queste tue obiezioni.
Però, preliminarmente ed in tutta umiltà, senza nessun intento polemico o del “terzo tipo”, potrei chiederti (se sei d’accordo ovviamente su un percorso di ricostruzione, simbolica e non, del maschile), che tipo di percorso ti immagini?
E quale potrebbe essere la tua proposta?
Luigi
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Quote “celesti” ? Stavo pensando in qss giorni che “azzurre” potrebbe essere sostituito da “blu” e che il “quote” dovrebbe essere a sua volta evitato: “celesti” forse è meglio di “blu”. Quanto a me lo adotterò. Rimanda al cielo, allo scopo immateriale-disinteressato della presenza maschile nella scuola, contro quello terrestre-materiale-interessato delle quote rosa ovunque.
Parlerò dunque di “riserve celesti” nella scuola.
Sandokan:
Sono anticostituzionali? La costituzione è stata cambiata appositamente per consentire le quote rosa nelle assemblee.
Poi sono venute quelle nei CDA.
Quindi non sono più anticostituzionali. Perché dovrebbero esserlo le “riserve celesti”? Ma, se anche lo fossero, ciò vorrebbe solo dire che la costituzione è da mutare, perché impedirebbe di evitare danni sociali molto gravi.
In testa a questo 3d c’è la proposta di Corvaglia con un mio intervento in cui motivo le ragioni per cui mi pare cosa buona e giusta l’istituzione delle riserve celesti.
Su quale punto non sei d’accordo e perché?
Dov’è che dico assurdità?
Rino DV
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Con le quote rosa nei partiti e nei cda si è infranto il principio findamentale della libertà di scegliere da chi si vuole essere rappresentati o di chi mettere a capo della propria azienda. Altro che costituzione, si tratta di principi fondamentali che vanno oltre la costituzione. Le riserve celesti sono nulla in confronto. Comunque il termine “riserve” fa venire in mente le riserve indiane, non lo userei.
armando
armando(Quota) (Replica)
A Dia vorrei dire che quegli scenari sono semplicemente terrificanti. Saremo oltre l’umano, saremo alla fabbricazione dell’uomo come di un qualsiasi oggetto. Saremo alla mercificazione totale anche della vita, peraltro già in atto, e alla sua sottomissione agli interessi del “mercato”, o meglio delle multinazionali, che infatti spingono a più non posso versi questi esiti. Credo che coloro i quali non vedono questi pericoli, che pensano sia un progresso e magari si proclamano fieri oppositori del capitalismo, avrebbero molto su cui riflettere. Costoro sono la falsa coscienza del sistema, sono quelli di cui si avvale per stringere l’umano nella sua morsa, fino a trasfigurarlo. Non ho nessunissimo motivo di soddisfazione se un giorno dovesse essere realizzato l’utero artificiale, perchè sarebbe un altro passo, forse definitivo, verso il nulla. In questa direzione vanno anche le mode dei figli per coppie gay. Ognuno ha il diritto di essere quello che è, ma non di costringere un figlio ad avere due padri o due madri. E su quelle ricerche ci sarebbe molto da dire. Sia sul piano prettamente statistico, sia perchè considerano la maschilità e la femminilità,e quindi la paternità e la maternità, in modo del tutto superficiale, senza considerare la psiche profonda e le ripercussioni che subisce, inevitabilmente. Ognuno di noi è, diciamo così programmato per avere un padre e una madre. Solo l’immensa superficialità del mondo moderno, o postcapitalista o chiamiamolo come vogliamo, crede che non sia così. E condanna all’indifferenziazione e all’omologazione. Questo è il sistema che dovremmo combattere e su cui tracciare il discrimine fra chi, ovunque collochi se stesso politicamente, ancora crede nell’uomo e chi pensa possa essere manipolato a piacimento in ultima analisi per interessi economici, e chiama tutto ciò con la parola magica “Progresso”. Ma verso cosa?
armando
armando(Quota) (Replica)
Stavo pensando pure alla figura di Cristo sulla croce, offende il corpo maschile?
Per me è il simbolo del sacrificio dei maschi, accettare la sofferenza; come Maria vergine è simbolo di castità femminile.
Non è del tutto anacronistico se Mel Gibson ha fatto un film sulla passione, adeguato ai tempi e con effetti di sangue impressionanti.
Non che voglia provocare e offendere chi è credente, ma è una riflessione
Leonardo(Quota) (Replica)
Per qualche oscura ragione tecnica, l’ultimo intervento di Rino è stato pubblicato a mio nome. Si tratta appunto di un errore. Il commento è di Rino.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
condivido alcune delle tue preoccupazioni, armando, anche se non capisco cosa c’entrino il capitalismo e il mercato. D’altra parte, non saremo né tu né io e fermare la corsa tecnologica. Speriamo di riuscire a governare il cambiamento in modo graduale e prudente, almeno.
dia(Quota) (Replica)
Dia, chiamiamolo capitalismo o post capitalismo, società postindustriale,modernità o anche postmodernità, o società della tecnica (concetti su cui dovremmo ragionare più in profondità) ma c’entra eccome.
C’entra sul piano filosofico, nel momento in cui l’umanità si pensa autosufficiente a autocreata (non più l’uomo come creatura ma come creatore). Salta in questo modo ogni limite, o meglio non esiste un limite invalicabile, ma il limite è rappresentato di volta in volta da ciò che non è ancora possibile fare. Ma basta che l’impossibile di ieri diventi il possibile di oggi, ecco che il limite si sposta in avanti, e il concetto di ciò che è morale cambia. Insomma ciò che può materialmente essere fatto lo si fà, e tutto, etica e morale compresi, si adeguano. Vale per il rapporto con la natura e vale per il rapporto fra gli uomini.
C’entra sul piano economico, nel momento in cui il capitale, nella sua “ansia” di riproduzione allargata di sè, l’unico suo scopo, “sussume” come diceva Marx, ogni aspetto della vita umana fino alla vita stessa. Oggi siamo a questo punto. La vita in quanto vita è entrata nell’orbita del capitale. La ricerca genetica si risolve nell’impossessamento da parte delle multinazionali dei brevetti, come sta già avvenendo per gli ong. Le varie tecniche di fecondazione artificiale, dalle banche del seme all’utero artificiale etc. etc. fino alla clonazione umana prossima ventura, smuovono interesse enormi e sono occasione di un business spettacolare a livello mondiale. La vita diventa direttamente terreno per enormi profitti. Tutto ciò è mistificato e celato dietro il “progresso” e dietro i benefici che l’umanità potrà trarre. Intanto però dietro tutto questo appare ben delineato lo spettro dell’eugenismo, della selezione in funzione di parametri per i quali vale quello che ho detto prima a proposito della percezione del limite, del sogno onnipotente di una umanità perfetta, aliena da malattie fisiche ed anche dal male psichico e dal conflitto, anche di quello fra i sessi. In definitiva aliena da se stessa e dalla vita.
Questo è un punto di partenza. Non ho soluzioni. Tutte quelle finora tentate si sono rivelate sbagliate o false o impossibili, e su questo si dovrebbe riflettere. Ma se non prendiamo coscienza di ciò che sta avvenendo, o meglio del suo senso e della sua direzione, nessuna soluzione sarà mai neanche pensabile. Il capitale avrà pervaso di sè ogni ambito e niente gli sfuggirà più. Così, per esempio, quando un certo ecologismo pontifica sulla limitazione delle nascite anche tramite aborto e non capisce il senso della fecondazione artificiale che legge come un diritto umano, fa una operazione perfettamente funzionale al capitale. Lo stesso dicasi per i giovani incazzati dei centri sociali, che hanno ragione ad essere incazzati ma non si accorgono di restare alla superficie del problema. E lo stesso vale per tutti quelli che in nome della parità e delle pari opportunità in definitiva spingono nella direzione dell’omologazione e dell’indifferenziazione, cioè contro l’essenza della vita. Lo stesso femminismo, come ben dice Fabrizio, si muove interamente dentro questo ambito.
E quindi dividiamoci pure sulle soluzioni, ma se non si passa dal riconoscimento di ciò che è, è certo che non governeremo proprio un bel nulla.
armando
armando(Quota) (Replica)
@ Rino
Come ben sanno alcuni di voi, io il femminista o la maschilista li schifo in entrambi i modi. Sappiamo bene che attualmente in Occidente (e non solo) la figura maschile è discriminata con leggi, modifiche della Costituzione (non solo in Italia, anche in Spagna hanno fatto tali nefandezze in nome della discriminazione “patriarcale” etc.). So anche benissimo che il mondo della scuola pian piano sta diventando territorio femminile in percentuali che definire bulgare è poco. Ma così come chiamerò sempre indegni e venduti o , in un eccesso di buonismo, ignoranti tutti quelli che hanno permesso le quote rosa in Italia e non solo, così devo definire comprensibile ma non affatto giustificabile livellarsi al mondo femminista chiedendo le quote azzurre. Il lavoro, quale che sia, per me deve essere accessibile a tutti senza discriminazioni né agevolazioni. Il femminismo invece pretende nel 99% dei casi o agevolazioni o discriminazioni in nome di un riequilibrio. So che la funzione della scuola, così quella del sapere, è cruciale per le nuove generazioni (l’ho vissuto sulla mia pelle e nel mio piccolo in quell’università indecente che ho frequentato e dalla quale, finalmente ne sono uscito con un inutile foglio di carta). Ma, in cuor mio, secondo la mia logica, bisogna avere degli ideali di partenza chiari e precisi e non contraddirli. L’articolo 3 della costituzione italiana dice che siamo tutti uguali, pretendere qualcosa in più in nome del sesso o della sottorappresentanza è razzismo, sessismo o classismo per il mio modo di vedere le cose. E’ vero, le donne (una parte consistente di loro non ha avuto scrupoli nel chiederle e nel gioire di tale nefandezza). Ma gli uomini, quelli veri non si devono abbassare a quel livello ma devono dimostrare che le quote sono contro la Costituzione. Per quanto riguarda le proposte, io penso che fondamentalmente il motivo di una minore presenza di insegnanti uomini sia dovuto ad una questione economica . Attualmente la richiesta di insegnanti è bassa, lo stipendio si è precarizzato… Di donne che cercano uomini messi economicamente peggio ce ne sono poche, quindi ecco un primo motivo di scarso interesse per la figura dell’insegnante. C’è poi anche una questione di genere secondo me… Penso che l’uomo sia meno portato al rapporto con i bimbi sotto una certa età, ma può essere un’impressione mia. Quindi, la mia proposta è di rendere più appetibile a livello economico la figura dell’insegnante ma penso che sia qualcosa di difficile da fare dato che la scuola è volutamente tenuta in scarsa considerazione proprio perchè deve formare una moltitudine di futuri soggetti “plasmabili”.
Sandokan1317(Quota) (Replica)
@ Luigi Corvaglia
Per me il Padre, lo metto in maiuscolo così come per l’ Uomo, rappresenta la legge, la coerenza, un sistema di pensiero logico , duro , ferreo. Il Padre ha la funzione di preparare il futuro uomo o la futura donna al mondo . E insegnare valori come l’opportunismo, il doppiopesismo non è da uomini è da femministi. Scusatemi per la brevità delle risposte e scusatemi ancora di più per l’eventuale, ma sicuramente non voluto, atteggiamento superbo che può trasparire dal mio modo di scrivere.
Sandokan1317(Quota) (Replica)
Sandokan, credo che tutti siamo in linea di principio contrari alle quote di qualsiasi colore.
Ma alle volte il meglio è nemico del bene. In questo caso il bene, oltre naturalmente il raggiungimento dell’obbietivo concreto che è cosa ben difficile, è anche lo smascheramento di una contraddizione tanto evidente quanto taciuta. Credo che ogni volta che si tenta di scendere dall’enunciazione di un principio teorico alla concretezza delle cose quì ed ora, occorra “sporcarsi le mani”, ossia rischiare qualcosa in termini di purezza. L’essenziale è non dimenticare l’orizzonte più ampio, averlo sempre chiaro e bene in mente. Tutto quà, pensaci un attimo.
armando
armando(Quota) (Replica)
@ Sandokan1317
Ho letto il commento di Armando, che mi trova completamente d’accordo, per cui ritengo sia inutile ripetermi.
Se non di invitarti anch’io a rifletterci su.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ci ho pensato, per me è sbagliato. Purtroppo così la penso.
Sandokan1317(Quota) (Replica)
A volte bisogna combattere il fuoco con il fuoco.
Leonardo(Quota) (Replica)
Solo per comunicare che sul sito http://www.maschiselvatici.it è stata aperta una nuova sezione “Essere insegnanti maschi”. Fra quello che vi è già stato pubblicato c’è anche un articolo del 2006 del Corriere della Sera in cui, udite udite, l’allora ministro della PI Fioroni, si diceva a favore delle quote azzurre. Naturalmente la faccenda è stata immediatamente messa nel dimenticatoio da tutti i governi, dx o sx che fossero. Un motivo in più per riproporre il tema e far si che ci si rifletta sopra.
armando
armando(Quota) (Replica)
Vado subito a leggerlo.
Non mi era nuova l’uscita di Fioroni.
Però l’avevo del tutto dimenticata!!
Bueno
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Segnalo l’articolo di Claudio Risé da “Il mattino di Napoli”: “Gli uomini tornino a insegnare” che appunto riguarda la presenza maschile nella scuola. Si può leggere l’articolo e lasciare un commento nel blog di Risé cliccando in
http://claudiorise.blogsome.com/2011/11/09/gli-uomini-tornino-ad-insegnare/
Armando
armando(Quota) (Replica)
http://www.orizzontescuola.it/node/20962
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Quando avremo le quote “azzurre” nella scuola?
Lun, 21/11/2011 – 07:08
di Francesco Iesu* – Nel mese di luglio 2012 andrà in vigore la legge Golfo-Mosca del 28/6/2011 sulle quote rosa che apre le porte alla presenza femminile ( pari ad un quinto dal 2012 ed un terzo dal 2015) nei Consigli di Amministrazione delle Aziende quotate in borsa e delle Società a partecipazione pubblica, con ciò avviando la piena realizzazione delle pari opportunità tra i due sessi, sancite dalla omonima legge 22/6/1990, anche nelle posizioni apicali, cioè di vertice.
Tale legge sancisce l’uguaglianza ”sostanziale” tra donne ed uomini, rimuovendo ogni discriminazione di fatto esistente nei confronti delle donne; discriminazione che ha le radici nei popoli più antichi (Ebrei, Persiani, Longobardi*), in base al mito atavico della “naturale” superiorità maschile contrapposta alla “naturale” inferiorità femminile, di cui era sostenitore anche S. Agostino.
Data la sua unanime condivisione, non è difficile immaginare che la legge sopra citata faccia veicolare il principio testé sancito in tutti gli altri settori della vita civile, a partire da quello politico-istituzionale, come è facile immaginare dopo l’ avvenuta consultazione della Rete Nazionale delle Consigliere di Parità da parte del neo – Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, in occasione della formazione del nuovo governo, in cui una donna, per la prima volta in assoluto nella storia dei Guardasigilli, è stata nominata Ministro della Giustizia.
Se tale principio oggi è accettato da tutti , dovrebbe valere anche nei confronti degli uomini, qualora fossero discriminati dalle donne.
E’ il caso del settore scolastico, in cui la discriminazione, invece di esistere nei confronti delle donne, esiste nei confronti dell’uomo.
Infatti, la scuola italiana, negli ultimi cinquant’anni, ha registrato un progressivo e costante processo di femminilizzazione degli insegnanti, poiché la percentuale delle donne insegnanti è praticamente pari al 100% nella scuola dell’infanzia, del 95% nella scuola primaria, del 75% della scuola secondaria di primo grado (ex media). Nella scuola secondaria di secondo grado (ex superiore) abbiamo una presenza femminile pari all’85% nei licei pedagogici ( ex istituti magistrali), del 66% nei licei artistici ed istituti d’arte, del 57% nei licei classici e scientifici. La percentuale scende al 43% negli istituti professionali e al 34% negli istituti tecnici, poiché in tale istituzioni sono presenti discipline tecnologiche professionalizzanti.
La scarsa presenza di insegnanti maschili non è irrilevante, ai fini dell’apprendimento degli alunni, in quanto la figura maschile, a torto o a ragione, è considerata socialmente e culturalmente superiore a quella femminile e, in quanto tale, è ritenuta estremamente importante per ogni alunno, poiché costituisce per essi un sicuro modello di comportamento e di integrazione sociale.
E’ opinione diffusa, infatti, tra psicologi e sociologi, al di là di qualunque preconcetto o pregiudizio socio-culturale, che è determinante, nella strutturazione della personalità infantile, l’identità maschile, prima nella famiglia, che costituisce il primo nucleo sociale al quale il bambino si sottomette, e poi nella scuola: in dette comunità il maschio trova la giusta identificazione sessuale, risolvendo i problemi d’identità tipici dell’età puberale, e la femmina trova il giusto soddisfacimento del suo naturale desiderio di eleggere, quale oggetto d’amore, una persona di sesso opposto.
Si sa che i comportamenti infantili sono sempre condizionati dai valori socio-culturali, che i bambini stessi intuiscono come regolatori di rapporti sociali: intuire l’esistenza di valori preponderanti rispetto ad altri, intuire la necessità di conformarsi a schemi convenzionali di comportamento, che costituiscono condizione necessaria per essere accettati dalla società, costituisce per il bambino, fin dalla prima età, problemi di estrema difficoltà.
Nella famiglia tradizionale come in quella di fatto, in cui i genitori svolgono prevalentemente attività che li portano a vivere fuori dalle mura domestiche, la figura paterna, a qualunque strato sociale si appartenga, è molto spesso la grande assente. Se la donna, vincolata al suo ruolo tradizionale di educatrice in seno alla famiglia e sovente educatrice per scelta professionale nella scuola, condizionata da valori morali che ne esaltano la funzione materna, inibendo o limitando le altre funzioni sociali che pure nella realtà quotidiana ella svolge, riesce ancora a conciliare tali funzioni e ruoli sociali esterni al nucleo familiare con un rapporto assistenziale ed affettivo con i figli, l’uomo di solito rifugge ogni conciliazione di ruoli diversi, restando prevalentemente fuori dall’ambiente e dai problemi familiari. Ancorato e limitato dal suo”non saper fare e “”non saper essere” in famiglia, sia a livello di rapporto con la casa – che resta perimetro protettore e contenitore della struttura familiare – e sia a livello di rapporto assistenziale con i figli. Una presenza più costante del padre in famiglia, una sua più attenta, responsabile partecipazione ai problemi quotidiani dell’organizzazione familiare, compresi quelli della loro istruzione, costituirebbe un contributo equilibrante di contraddizioni psicologiche per tutti i componenti della famiglia.
Una tale collaborazione aiuta a superare le conflittualità della madre di famiglia di oggi, divisa e contesa tra ruolo professionale – sempre meglio qualificato e qualificante per le leggi citate – che ella svolge fuori dalle mura domestiche e ruolo di moglie -madre, i cui schemi tradizionali, pur essendo attualmente messi in discussione, non sono ancora stati modificati dalla cultura contemporanea.
Un’assunzione di “doppio lavoro” (in casa, privilegiando il rapporto assistenziale con i figli, e nel luogo di lavoro, svolgendo i propri doveri professionali) anche da parte dell’uomo, oltre a dar nuova dignità e presenza, in una dimensione affettiva e morale meglio adeguata alle esigenze dei figli alla figura paterna, renderebbe realmente paritario, nell’ambito della famiglia e nella società il rapporto uomo-donna, componendo così buona parte di quelle conflittualità che costituiscono oggi momento di crisi dell’istituzione familiare.
Se, poi, la famiglia si sfascia, a seguito di divorzio o separazione legale, sempre più numerosi, viene addirittura a mancare la figura paterna, in quanto il genitore, pur essendo tenuto a finanziare la famiglia, viene allontanato dal figlio, senza poterlo seguire anche negli studi.. In tali casi sarebbe veramente deleterio se il figlio nella scuola trovasse quasi sempre insegnanti di sesso femminile.
Alla luce delle osservazioni testé formulate, nella scuola non può assolutamente essere ancora emarginata la figura dell’insegnante maschile, per cui sarebbe auspicabile da parte dei nuovi governanti approvare un legge che provvedesse ad istituire quote riservate a tale categoria di insegnanti. Nell’attesa si potrebbe intervenire in via amministrativa con un decreto ministeriale che, nell’assegnazione dei posti da mettere a concorso per le nuove abilitazioni al’insegnamento (Tirocinio Formativo Attivo), prevedesse un’aliquota del 20% per l’accesso all’anno di tirocinio riservata agli insegnanti di sesso maschile, cioè una quota “azzurra”.
*Dirigente superiore emerito del MIUR
luigi corvaglia(Quota) (Replica)
Mi sembra molto importante che un alto dirigente del Ministero dell’Istruzione abbia preso posizione in favore delle quote azzurre nella scuola. Non condivido in parte l’analisi che lo porterebbe a tale presa di posizione, ma va bene così. Ciò che conta, in questa fase, è l’obiettivo.
Il suo schema in sostanza è:”Le donne sono state da sempre discriminate, ora lo sono gli uomini e quindi è giusto riequilibrare in quei settori dove tale discriminazione è palese”.
Non è il massimo per degli attivisti della QM però dobbiamo considerare che, data la situazione, è già un successo che un alto dirigente pubblico decida di esporsi e di pronunciarsi in tal senso (e probabilmente anche lui ne è consapevole).
Forse qualcosa si muove. Potremmo provare a scrivergli, laddove riuscissimo a contattarlo.
Fabrizio
p.s. solo una considerazione a margine, alla luce degli ultimi battibecchi su questo blog. Se tutti coloro che hanno la ventura di sbarcare su questo sito per una ragione o per l’altra, avessero la maturità e il buon senso di capire che le cose importanti su cui impegnarsi sono queste, e a dare un contributo fattivo in questa direzione, piuttosto che perdere tempo in sciocche quanto inutili competizioni pseudo accademiche “du me belin” (direbbero a Genova…), sarebbe un fatto estremamente positivo per tutti e per la causa…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Se tutti coloro che hanno la ventura di sbarcare su questo sito per una ragione o per l’altra, avessero la maturità e il buon senso di capire che le cose importanti su cui impegnarsi sono queste, e a dare un contributo fattivo in questa direzione, piuttosto che perdere tempo in sciocche quanto inutili competizioni pseudo accademiche “du me belin” (direbbero a Genova…), sarebbe un fatto estremamente positivo per tutti e per la causa…
QUOTO 100%
Aggiungo che quel diregente lo dovremmo davvero contattare, se non altro per segnalarci che esistono movimenti e associazioni che sulle quote azzurre ragionano e puntano. Vedo anch’io che certe sue argomentazioni sono doscutibili, ma teniamo presente che è un dirigente pubblico che opera in un contesto, per usare un eufemismo, non favorevole, e che qualche concessione “compensativa”, fra l’altro necessariamente poco coerente col resto del discorso, probabilmente non poteva non farla.
occorre anche un lavoro di lobbing, cioè provare a “sporcarsi le mani”, se crediamo all’obbiettivo, o almeno alla sua valenza culturale e di presa di coscienza.
armando
armando(Quota) (Replica)
“occorre anche un lavoro di lobbing, cioè provare a “sporcarsi le mani”, se crediamo all’obbiettivo, o almeno alla sua valenza culturale e di presa di coscienza.” (armando)
D’accordo al 100%
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Vi segnalo questo forum, con alcune reazioni all’articolo di Iesu
http://www.orizzontescuolaforum.net/t26044-quote-azzurre-per-il-tfa
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Fra le reazioni all’articolo su Orizzonte scuola sarebbe da raccogliere la sfida di dubitoergosum di fare le quote paritarie per tutti i lavori. Allora vedremmo frotte di donne pronte a fare i muratori, i carpentieri, i pompieri, i sommozzatori, i marinai, gli stradini, gli idraulici, etc. etc., e sarebbe così dimostrato che le donne in quei lavori non ci sono perchè questa è una società sessista e maschilista. Eddai dubitoergosum, vogliamo fare una prova?
armando(Quota) (Replica)
segnalo anche la bella discussione sul tema, aperta da Guit su questo forum
http://www.forumpolitico.net/viewtopic.php?f=65&t=10511
Rita(Quota) (Replica)
Si.
Ho letto ed è veramente una discussione interessante, che mi trova ampiamente d’accordo con Guit.
Ho notato però che nello svolgersi della discussione e del suo ragionamento, Guit, in definitiva parla ed argomenta efficacemente di azioni positive ed altre perifrasi che a me sono sembrate utili solo a non pronunciare la parola “Quote.
E’ una mia impressione?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
@Luigi: non lo so, bisognerebbe chiederlo a Guit :-)-
Io credo che lui parta prima di tutto dal dato culturale. Mi pare stia dicendo: siamo arrivati alle quote rosa imposte per legge dopo che il vuoto femminile in certi settori è rimasto tale dopo decenni di “liberalizzazione”.. (non mi viene un altro termine per definire l’eliminazione di qualsiasi barriera giuridica all’occupazione di determinati posti da parte femminile): perchè invece, a parti invertite, sui “vuoti” maschili non si fa lo stesso ragionamento di cultura della società e se ne imputa l’assenza soltanto agli uomini?
Rita(Quota) (Replica)
Sulla 27a ora stanno affrontando l’argomento.
Penso che dovremmo dire la nostra.
http://27esimaora.corriere.it/articolo/se-la-maestra-perfetta-e-un-uomo/
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sono d´accordissimo, vai Luigi, fatti sentire, e naturalmente vale per tutti (in particolare per Rino che ha cofirmato il nostro editoriale) o comunque per chiunque ne abbia voglia. Anzi, direi che sarebbe anche il caso di postare in quel blog il nostro articolo in cui lanciamo la proposta delle quote azzurre.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Si, è giusto aprire questa discussione
sulle quote celesti, per compensare
le tante insistenti richieste sulle
quote rosa. Ad ogni azione ne
corrisponde una uguale e contraria.
O così dovrebbe essere.
Saturno(Quota) (Replica)
Fab.:
>>
Anzi, direi che sarebbe anche il caso di postare in quel blog il nostro articolo in cui lanciamo la proposta delle quote azzurre
>>
Un certo Div.Men. ne ha già fatto un sunto che è stato pubblicato.
…
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Volevo commentare l’articolo su 27ora, ma non riesco a fare il login. Ho provato anche a registrarmi una seconda volta, a cambiare password etc. ma niente da fare. Quando clicco su login il pc si blocca. Qualcuno ne sa qualcosa o può suggerirmi come fare?
armando
armando(Quota) (Replica)
Prova a fare il login dalla home page del Corriere. Quando entri nella 27a ora anche se il login in alto a destra segna “accedi”, sei loggato e puoi commentare.
Quanto meno a me funziona. Altrimenti cambia browser.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Io no, Armando, anche perché non sono nemmeno registrato in quell’infame blog.
Marco(Quota) (Replica)
x armando: io mi sono registrata sul sito del corriere. Senza incontrare difficoltà. Forse Luigi (che è studente che studia, nel senso di ingegnere) può sapere cosa accade a livello tecnologico.
Per quanto riguarda le quote azzurre, io ci ho pensato e sono contraria – per quello che conta. Non si può essere contro quelle rosa e a favore di quelle celesti. Lo trovo incoerente. Sempre di privilegi di genere si tratta. Anche se spero che gli uomini possano permettersi (con quello stipendio!) di tornare a fare i maestri..
Un altro grande insegnante (di liceo, però) è stato Frank McCourt (quello di “Le ceneri di Angela”). Il suo libro “Ehi, prof!” – favoloso – è il racconto dei suoi vent’anni di insegnamento e del rapporto con i suoi studenti di scuole pubbliche americane in quartieri difficili.
Oggi c’è Marco Rossi Doria, come consulente per l’Istruzione del nuovo governo. Fantastico anche lui.
dia(Quota) (Replica)
Interessante articolo di Riccardo Chiaberge comparso oggi su “Il Fatto Quotidiano” (“la dignità rosa e il finto stupro della sedicenne”).
Sembra che qualche crepa cominci a formarsi sul muro del “politically correct” pro femmina.
paolo(Quota) (Replica)
@ Dia
Se vuoi giocare una partita politica su di una data problematica o, quantomeno tentare di farlo, devi operare un confronto, quanto più oggettivo possibile, tra le condizioni date, lo stato dell’arte del problema considerato insomma ed il tuo progetto.
Da questo confronto, al di la dei dettagli tecnici, puoi uscirtene di massima con due linee, due dichiarazioni d’intenti.
La Prima
Un’impostazione totalmente coerente e intransigente con l’impostazione ideale che gli sta dietro. In questo caso. Sono contrario alle quote femminili senza se e senza ma, quindi coerentemente, sono contrario anche alle
quote maschili
. Senza ombra di dubbio questa tesi è quella che “di cuore” mi sentirei di abbracciare. Perché è logica e consequenziale al mio modo di vedere e mi mette al riparo da critiche di incoerenza.La Seconda
Un’impostazione che, non trascurando il tuo bagaglio ideale sul problema, si prefigga di incidere realisticamente sulla situazione, contribuendo a smascherare le contraddizioni dell’interlocutore. Questa opzione è quella che “di cervello” mi sento di portare avanti.
Avendo sempre ben presente il mio obiettivo, un rientro di massa nel ruolo educativo per gli uomini, non posso giocare una partita in cui al mio interlocutore-avversario concedo mosse a me precluse.
Parliamo di tattica e non di strategia. Con questo mi sento di rispondere ad alcune critiche sorte in ambiente MoMas. Che vede la nostra posizione su questo problema speculare a quella femminista.
Nello specifico poi la non equiparabilità messa in evidenza da Rino e sulla quale sono totalmente d’accordo, non mi sembra sia un dettaglio trascurabile. Tutt’altro.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Fatemi capire: ma una maestra guadagna meno di un operaio? A quanto ammonta il suo stipendio mensile?
Marco(Quota) (Replica)
cara Dia, anch’o sono contrario alle quote in linea di principio, perchè non tengono conto del merito. Ma:
1) Esiste una qualsiasi possibilità di eliminare le quote rosa laddove esistono? No, e allora è giusto che ci siano anche le quote azzurre-
2)nello specifico delle quote azzurre nelle scuole, c’è poi un argomento decisivo. Quì infatti non è tanto il merito che è determinante (insegnanti bravi e meno bravi si trovano in entrambi i sessi), ma l’importanza di avere insegnanti di entrambi i sessi per lo sviluppo psichico equilibrato degli allievi, maschi e femmine. Ciascuno tenderà ad identificarsi, ad assumere come figura di riferimento, l’insegnante del proprio sesso e considererà quello dell’altro sesso come interlocutore di confronto. Per questo il merito c’entra relativamente poco, salvo individui del tutto inadatti. D’altra parte, fosse solo questione di bravura tecnica un PC sarebbe migliore di una persona. ma insegnare non è questo. E’ altro ciò che conta, ed è per questo che le quote azzurre sono da perseguire anche in quanto tali, indipendentemente dalle quote rosa. Non c’è incoerenza, pensaci bene.
armando
armando(Quota) (Replica)
Totalmente d’accordo sia con Armando che con Luigi. In particolare quando quest’ultimo scrive:” Nello specifico poi la non equiparabilità messa in evidenza da Rino e sulla quale sono totalmente d’accordo, non mi sembra sia un dettaglio trascurabile. Tutt’altro.” (Luigi)
Oltre a tutte le considerazioni fatte (sia di ordine tattico-politico che di merito) che condivido completamente, non dobbiamo assolutamente trascurare questo aspetto: le quote rosa sono quote di “potere” e non hanno nessun altra motivazione se non questa. Non a caso vengono richieste per le assemblee elettive e per i CdA. Le quote celesti che noi proponiamo per la scuola hanno una genesi e un obiettivo completamente diversi.
A volte è necessario scendere sullo stesso terreno dell’avversario per averne ragione; non sempre, sia chiaro, ma questo è uno di quei casi.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
luigi, armando, fabrizio
le vostre mi sembrano razionalizzazioni di un’incogruenza. Tutto si può argomentare, e anche in modo efficace, ma una buona argomentazione non corregge la stortura.
In particolare, l’argomento del maestro come necessario allo sviluppo psicofisico – e quindi da imporre – non mi convince né per il “necessario” né per l'”imporre”. Ci tappiamo il naso e commettiamo un’ingiustizia, ma per il bene dei giovani… Mah. Non si fa così, il bene.
L’argomento “scendere sul terreno dell’avversario” – terreno che fino a quel momento si è attivamente combattuto – mi convince ancora meno: si fa rientrare della finestra una cosa che era stata spinta a calci fuori dalla porta, adducendo motivazioni strumentali di tipo “pragmatico”.
Ma il sistema delle quote non è affatto pragmatico, non ottiene i risultati che si prefigge (favorisce solo corruzione, clientelismo e nepotismo, deresponsabilizza l’oggetto dell’aiuto), e in questo caso oltretutto vi esporrebbe a facilissime critiche indebolendo la vostra battaglia. Perfino l’Affirmative Action e le quote dei neri in America si sono rivelate fallimentari e sono contestate da molti attivisti e e economisti afro-americani (per esempio il grande Bill Cosby, da sempre impegnato nel sociale). Quindi è un sistema sbagliato in linea di principio e fallimentare in pratica.
Invece, le quote celesti mi piacciono come pseudo-strategia paradossale: cioè una provocazione che fa emergere le contraddizioni dell’ “avversario” (cito da Fabrizio). Se il senso della Seconda opzione di Luigi era questo, sono totalmente a favore. Molte delle argomentazioni proposte qui sopra per sostenere le quote celesti sono le stesse (mutatis mutandis) usate dalle femministe e dalla corporazione delle donne. Usandole anche voi in modo provocatorio e paradossale, le rispedireste al mittente, smascherate, sbugiardate.
dia(Quota) (Replica)
“Invece, le quote celesti mi piacciono come pseudo-strategia paradossale: cioè una provocazione che fa emergere le contraddizioni dell’ “avversario” (cito da Fabrizio). Se il senso della Seconda opzione di Luigi era questo, sono totalmente a favore. Molte delle argomentazioni proposte qui sopra per sostenere le quote celesti sono le stesse (mutatis mutandis) usate dalle femministe e dalla corporazione delle donne. Usandole anche voi in modo provocatorio e paradossale, le rispedireste al mittente, smascherate, sbugiardate”. (Dia)
Ti sei data la risposta da sola, Dia. E’ evidente che nella proposta delle quote azzurre per la scuola è contenuto un paradosso, o se preferisci un espediente tattico-politico, voluto e cercato.
E’ proprio in questo modo che la QM può (forse) diventare quello che innanzi tutto è, dal mio punto di vista, cioè una questione politica (è anche tante altre cose fondamentali, ovviamente). Questa scelta , tattica ma in prospettiva anche strategica (sia pur, si spera, sul medio periodo), potrebbe rivelarsi una sorta di grimaldello. Potrebbe cioè far emergere con maggior chiarezza agli occhi delle persone l’assurdità e la intrinseca contraddittorietà della stessa logica delle quote. Però per ottenere questo risultato, anche se può apparire paradossale, è necessario agire all’interno di quella stessa logica. Se vuoi, è una sorta di metodo omeopatico…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Molte delle argomentazioni proposte qui sopra per sostenere le quote celesti sono le stesse (mutatis mutandis) usate dalle femministe e dalla corporazione delle donne. Usandole anche voi in modo provocatorio e paradossale, le rispedireste al mittente, smascherate, sbugiardate. (dia)
E se anche, riuscendo a imporle in agenda (cosa tutt’altro che semplice), il risultato fosse solamente questo, ti sembra una cosa da poco?
Non sarebbe un risultato positivo per chi si occupa di QM?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Si, omeopatico. Preferirei che l’ assurdità di tale
logica fosse evidente da sola; ma poichè così non
è purtroppo, forse certe provocazioni sono giuste.
Certo, oggi ci sono problemi così immensi, così
tragici, che di tutto dovremmo parlare tranne che
delle quote; ma visto che lo stesso ministro
Fornero continua ad invocarle per coprire
le tragedie che sta provocando, forse è giusto
fare anche questa provocazione.
Saturno(Quota) (Replica)
Capisco cosa vuoi dire Fabrizio, ma io non sono affatto favorevole alle quote azzurre.
Sostanzialmente la penso come dia e Sandokan1317.
Marco(Quota) (Replica)
sì, Luigi e altri, ma un conto è una provocazione, e un conto è chiedere effettivamente l’introduzione di quote azzurre. E non è una distinzione da poco.
Io dico: usate il paradosso, ma non fatene un obiettivo politico, in pratica.
dia(Quota) (Replica)
sì, Luigi e altri, ma un conto è una provocazione, e un conto è chiedere effettivamente l’introduzione di quote azzurre. E non è una distinzione da poco.
Io dico: usate il paradosso, ma non fatene un obiettivo politico, in pratica. (dia)
Il paradosso non è l’obiettivo. E’ lo strumento che forse, nelle condizioni date, può aiutarmi a raggiungerlo. L’obiettivo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
anch’io sono contrario alle quote di qualsiasi colore siano …però se serve ad far aprire gli occhi sulla assurdità delle quote ,allora avrebbe senso ,questa “provocazione”
mauro recher(Quota) (Replica)
Ha senso anche se nelle scuole ci sono pochi uomini, io ricordo che già negli anni 80 nel liceo artistico che frequentavo c’era più presenza femminile. Certo che i tempi di Michelangelo e pure quelli di Picasso sono passati e non è la scuola a creare geni.
Leonardo(Quota) (Replica)
A mio avviso, stiamo discutendo di lana caprina.
Le quote rosa, sono INCOSTITUZIONALI e vanno abolite! non da domani, da STASERA!
le motivazioni di tale affermazione:
COSTITUZIONE ITALIANA
http://www.governo.it/governo/costituzione/principi.html
Nello specifico (notare il MAIUSCOLO):
Art. 3
TUTTI I CITTADINI hanno PARI DIGNITA’ sociale e sono EGUALI davanti alla legge, senza distinzione di SESSO, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di CONDIZIONI personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
(Ergo, la Repubblica stasera DEVE eliminare le quote rosa!)
Art. 4
La Repubblica riconosce a TUTTI I CITTADINI il DIRITTO al LAVORO e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
(Ergo, la Repubblica stasera DEVE eliminare le quote rosa!)
OGNI CITTADINO ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Quindi lo ripeto, stiamo subendo un ILLECITO ed INCOSTITUZIONALE PRIVILEGIO riservato alle donne! pertanto le quote vanno ABOLITE! e che ognuno possa accedere..”secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
Damien(Quota) (Replica)
Non ho letto estesamente, oltre il post, però mi sembra un discorso interessante in cui ci potremmo inserire con una nostra proposta.
http://27esimaora.corriere.it/articolo/ecco-dove-investire-scuola-scuola-scuola/
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Mah, ho letto il post e mi sembra riproporre vecchie ricette. L’ottica è quella, sostanzialmente, di creare nuovi posti di lavoro, non di elevare la qualità della scuola e dell’insegnamento. Fra l’altro, nuovi posti di lavoro nel settore pubblico in un momento in cui il problema è proprio di ridurre il debito. Ricetta keinesiana non credo oggi sostenibile. Ma a parte questo la domanda che deve essere posta sulla scuola è: a cosa deve servire la scuola?
Insegnare e formare bene, quindi l’ottica è quella dell’utente allievo, oppure servire a trovar lavoro agli adulti e/o aiutare le famiglie in difficoltà cogli orari?
Io credo che se l’ottica è quest’ultima la qualità della scuola continuerà a peggiorare. Quei problemi esistono, beninteso, ma non si risolvono scaricandoli in modo improprio sulla scuola che così diventerebbe altro da quello che dovrebbe e che, ormai da tempo, non è più.
armando
armando(Quota) (Replica)
@Armando
Sono sostanzialmente d’accordo con te. E ti dirò di più. Tutte le ricette provenienti da quell’ambito hanno la tara di creare posti di lavoro difficilmente sostenibili nelle condizioni date. Prendiamo il grido di battaglia di portare l’occupazione (retribuita) femminile ai livelli di quella maschile. Condivisibilissimo come principio ma sbagliatissimo per come vogliono, ed ahi noi come penso riusciranno a portarlo avanti. Ha un senso se a monte si individua un modello di sviluppo, tralascio quale per non allungare il brodo, che garantisca la nascita di nuovi, effettivi e reali posti di lavoro che producano reddito e non gravino sul sulle finanze pubbliche. E’ totalmente insensato se il riequilibrio avviene nel quadro attuale, a somma zero, con una diminuzione dell’occupazione maschile a scapito di quella femminile. Per di più con misure palesemente discriminatorie e incostituzionali nei confronti degli uomini.
Tornando alla scuola. deve insegnare e formare bene, non c’è nessun dubbio. E non altro. La proposta è palesemente un libro dei sogni e tale secondo me rimarrà.
Ma proprio per questo interverrei pubblicamente e politicamente mettendogli il sassolino della presenza maschile nel quadro da loro delineato.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Salvate gli ultimi prof.”
Riaffiora la questione.
Le solite “analisi”,ripetuta occasione di canzonature, riproposizione della vulgata femminista con sfide beffarde, etc.
http://www3.lastampa.it/scuola/sezioni/news/articolo/lstp/446610/
La mia tesi è nota: gli UU sono stati cacciati dall’educazione,è la “cortina di pizzo”. Non è esistito alcun comitato con tale magnifico obiettivo. Come le lumache rosse hanno cacciato dai prati di tutta questa vallata le autoctone lumache nere, senza che vi fosse alcun comitato a monte.
Gli stipendi non hanno rilevanza. E’ pieno di maschi in ogni settore che guadagno meno dei 1600 di media degli insegnanti.
So di essere il solo a sostenere questa tesi.
Continuo a sostenerla.
Risorge ovviamente l’eterno dilemma: stranieri hanno invaso un paese. E’ colpa dei vincitori forti o dei vinti perché deboli? Ma le colpe in politica non c’entrano.
Il rimedio è la sola cosa che conta: diventare forti e cacciare lo straniero.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
A proposito di scuola, guardate a cosa può arrivare il delirio politicamente corretto:
http://www.corriere.it/cultura/12_marzo_12/divina-commedia-eliminare-gherush92_674465d8-6c4e-11e1-bd93-2c78bee53b56.shtml
Ma è possibile che nessuno possa mandarli a fare in culo?
sandro(Quota) (Replica)
Dico la mia: amici miei a massa di denaro circolante pari a dodici volte il PIL dell’intero pianeta Terra, il principio di realtà non può che essere il nemico principale di ogni elite che sia al potere: la verità rende liberi. E ogni sciocchezza è tessera necessaria alla costruzione del grande mosaico della falsa coscienza.
cesare(Quota) (Replica)
Sandro: si tratta di vero delirio totalitario, l’opposto di ogni concezione di libertà e democrazia. Pericolosissimo. Anche il nazismo al suo sorgere appariva come un delirio. poi certi argomenti fanno presa, anche perchè sposati dal potere. Faccio un esempio, piccolo ma significativo e più importante di quel che pare. Qualche anno orsono, la Svezia modificò lo stemma di un reparto militare di teste di cuoio. Nello stemma era effigiato un leone, con tanto di attributi. Accusa: sessismo e discriminazione. Roba da ridere, anzi da piangere o meglio da incazzarsi di brutto. Nulla da fare, quel leone fu semplicemente castrato per volere femminista e con l’assenso del coraggioso governo svedese. Questo è quanto. Idiozia al potere, ma non si tratta di idiozia come può sembrare sul momento, bensì di un preciso disegno di omologazione fra uomini e donne.
Ed è ovvio che essendo gli uomini i facitori della storia, omologazione significa eliminazione di ogni segno di maschilità, dappertutto sempre e comunque. Questo è il politically correct.
armando
armando(Quota) (Replica)
Che il femminismo è ideologia che sta strutturando un totalitarismo illiberale e autoritario, e che ha immesso e immette nelle relazioni personali e sociali e nelle legislazioni e nei comportamenti degli Stati un incremento eccezionale dei livelli di violenza e di arbitrio se ne stanno accorgendo anche alcune donne come Valeria Ottonelli, che lancia un grido d’allarme e ne scrive nel suo libro: “La libertà delle donne. Contro il femminismo moralista”.
http://www.ilgiornale.it/cultura/in_nome_liberta_fermate_femministe_parola_femminista/16-03-2012/articolo-id=577643-page=0-comments=1
cesare(Quota) (Replica)
L’articolo di Sallusti è condivisibile solo parzialmente, per quanto mi riguarda, perché se da una parte è sacrosanta la critica al totalitarismo ideologico del femminismo, dall’altra l’autore (che di certo non può essere definito come il top dell’indipendenza e dell’equidistanza politica…) tende a “salvare” quel “femminile” che è invece del tutto interno alle logiche consumistiche e mercantili dominanti, né più e né meno del suo datore di lavoro (che rappresenta l’esatto rovescio della medaglia di quel femminile).
Non si sfugge, purtroppo, e se non è zuppa è pan bagnato…
Ricordo che abbiamo pubblicato ormai da molto tempo un articolo dal titolo “Una nuova stagione del femminismo” (nello spazio degli “articoli”) in cui riprendiamo un dialogo fra Ida Dominijanni e Luisa Muraro, indiscusse guru del femminismo nostrano (quello della differenza), che arrivano ad individuare nelle “olgettine”, nelle “escort”, nelle Patrizie D’Addario, nella Veroniche Lario (e in generale in questo campionario di “femminile postmoderno” più o meno diffuso), delle nuove eroine (non proprio in questi termini, ma insomma…) di un nuovo protagonismo femminile…
Cane non mangia cane, come si suol dire, e anche le “olgettine” di berlusconiana memoria, in realtà punta di diamante di una mercificazione di massa che va ben oltre la scelta di prostituirsi “ufficialmente”, diventano funzionali all’ideologia post femminista (che è ormai politicamente trasversale, come sappiamo).
“Loro non sono cattive – spiegano le femministe – è il sistema maschilista che le rende tali”. Dall’altra parte la risposta del tutto speculare (in questo caso di Sallusti, ma anche dell’altro strillone di Berlusconi, che è Sgarbi) è la difesa di quelle stesse donne nel nome della laicità, della libertà e del diritto che ciascuno ha di fare ciò che meglio crede della propria vita, quindi anche prostituirsi consapevolmente. La qual cosa, sia chiaro, non rappresenta di certo una ragione per essere additate al pubblico ludibrio o per essere cacciate dalla “città”. Da questo però a farne simbolo e bandiera (in modo strumentale) del liberalismo, francamente ce ne corre…
Ciò detto, come ripeto, mi sembra che queste due posizioni siano entrambe speculari e funzionali ai rispettivi disegni politici (che alla fin fine, come ormai sappiamo, finiscono per convergere…).
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Dietro la celebrazione o la condanna di questi nuovi movimenti femministi c’è sicuramente un calcolo politico, come giustamente evidenzia Fabrizio. Ciò non toglie, ed è questo il paradossale, che la vera posizione di sinistra, ossia antimoralista e libertaria, sia espressa più dal giornalista in questione che dal Vendola di turno, ossia da un rappresentante di spicco di quell’area politica che si definisce di sinistra. Ecco perchè queste ipocrite moraliste di comodo, a senso unico, sono assolutamente estranee alla migliore tradizione politica di sinistra, anche se, purtruppo, in un’epoca in cui il progressismo si è identificato in toto con il politicamente corretto femminista, ne diventano quasi le paladine. Le assurdità dei nostri tempi.
Alessandro(Quota) (Replica)
Sono d’accordo con Fabrizio. Quell’articolo, condivisibile nella parte critica del femminismo moralista alla Conchita, omette completamente di analizzare l’altro aspetto.
Le donne che usano il proprio corpo lo fanno per ottenere potere e vantaggi. Necessariamente allora i loro interlocutori non possono essere i maschi “normali”, ma quelli che potere e vantaggi possono assicurare.
Libere di farlo, ovvio, ma se è semplicemente ridicolo additarle a vittime del maschilismo, anche glorificarle in nome dell’emancipazione femminile nasconde l’altra faccia della medaglia ed è altrettanto fuorviante. A meno che non si pensi che la guerra fra i sessi vada combattuta con ogni arma possibile! E quella della seduzione, dello smutandamento mediatico e “stradale” che mira a tenere i maschi sulla corda, eccitarli per poi negarsi, è un potere enorme, molto più grande di quel che si pensa comunemente. Tutto il sistema della comunicazione si muove fra questi due poli. Da un lato la criminalizzazione del maschile oppressore e “animale”, dall’altro lo stimolo continuo di quella “animalità” che poi si depreca. E se ci mettiamo anche il fatto che tutti i media partono costantemente dal concetto che la donna è sempre in un modo o nell’altro vittima, lo schema appare in tutta la sua potenza culturale.
Ma a questo punto il chiamato in causa è anche il maschio, ed anche quello “normale”, che costituisce la stragrande maggioranza (l’altro lasciamolo perdere). Se arrivassimo alla conclusione che non può far nulla, che i suoi ormoni lo spingono ineluttabilmente a subire quel potere magnetico della seduttività, avremmo già perduto non una battaglia ma la guerra. Non credo sia così perchè ho fiducia negli uomini e nella loro capacità, alla fine, di distinguere, di rendersi conto, di vedere la realtà che li circonda senza per questo reprimersi o considerare il femminile come il diavolo. Un maschio consapevole può riuscire a non entrare nelle due trappole che gli si aprono davanti. Però occorre anche dire che siamo in una fase difficile e che il lavoro di contrasto sarà lungo e difficile.
armando
armando(Quota) (Replica)
io sono di diverso avviso.. la politica esiste in tali contesti, ma non dimentichiamoci che i politici sono semplici marionette al soldo dei veri potenti, le banche.. e le lobby mondiali che vogliono instaurare il loro dominio distruggendo i valori delle nazioni, cambiando usi e costumi e soggiogando le genti per renderli schiavi.. mai arma piu’ proficua per tali obiettivi fu piu’ letale dei media per imporre tali scopi.
Lo dico in quanto non è una situazione esclusivamente italica, ma ben nota anche in altri stati come la Spagna ad esempio.
E lei si bea dei suoi privilegi, dannando l’uomo e la società ad un bieco destino di schiavitù e mercificazione di corpi e sentimenti.. ma non senza lamentarsene.. ovviamente..
Tali metodiche ricordano un signore coi baffetti, con una svastica sul braccio..
Damien(Quota) (Replica)
Girovagando sul blog della Lanfranco
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/23/per-le-donne-la-scienza-e-una-sfilata-di-moda/272766/
mi è caduto l’occhio su questo commento ed in particolare sul passaggio riportato in neretto:
…………………………………………………………
Hobbes 7 ore ago
Non c’è dubbio che in alcune discipline scientifiche le donne siano una minoranza. Ad esempio, negli USA le donne sono:
– il 21% dei laureati in ingegneria;
– il 21% dei laureati in fisica;
– il 41% dei laureati in scienze naturali (geologia, oceanografia, eccetera);
– il 43% dei laureati in matematica.
C’è invece una sostanziale parità in chimica (le donne sono il 46%) e in medicina (il 49%). Negli Usa c’è un ampio dibattito su come aumentare queste percentuali, e si parla addirittura di “quote rosa” nelle facoltà di fisica e ingegneria. Personalmente mi sembra un’idea sbagliata, perchè queste differenze riflettono a mio parere semplicemente interessi personali diversi. Altrimenti non mi spiegherei perchè le differenze siano ribaltate in altri settori; le donne sono infatti:
– il 58% dei laureati in biologia;
– il 62% dei laureati in scienze sociali;
– il 76% dei laureati in psicologia.
E’ ovvio che vanno eliminati tutti gli ostacoli (reali o percepiti) che impediscono alle donne di accedere a qualunque facoltà, ma creare artificialmente una parità numerica è sbagliatissimo. Allora perchè non proporre “quote azzurre” a psicologia?
…………………………………………………………….
Chiedo lumi a qualcuno aggiornato sull’argomento. Probabilmente Fabriziaccio.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Queste femministe spuntano come funghi: ora è il turno di questa Lanfranco. Bisogna aggiungerla alla lista, Fabrizio :-))) Sanno che Il Fatto Quotidiano on line è seguito da migliaia di lettori e ci si buttano a capofitto. Questa poi ritorna sul trito e ritrito tema del vestiario femminile altrui in tv, vedendo stereotipi ovunque. Sono talmente grevi e ideologizzate che non possono neanche concepire che si possa usare un linguaggio, anche televisivo, differente dal loro. Rappresentano la VERITA’ in materia, e questa certezza è impossibile da scalfire. Questa, per l’argomento che affronta, mi ricorda quella tipa che un po’ di tempo fa compariva su UB per lagnarsi delle pubblicità. Un altro bell’esempio di ipocrisia femminista. Questa corrente femminista, ipocritamente moralista, è forse la più infida, perchè è la più astuta ed è capace addirittura di trovare alleati tra le fila avversarie. Comunque pare che abbiamo evitato di ritrovarci nel CDA Rai quella simpaticona di Lorella Zanardo. In tempi di magra è già un bel risultato.
Alessandro(Quota) (Replica)
Completamente d’accordo.
Mi chiedevo però, operativamente, da ex studente d’ingegneria, come vorrebbero attuare questo Karakiri formativo ed in fondo economico.
Con quote d’ingresso bloccate o con percorso “rosa” facilitato?
Provo, nel secondo caso ad immaginarmi un esame.
Domanda rivolta all’uomo: giovanotto per favore mi sviluppi un calcolo di massima del ponte sullo stretto di Messina e sempre di massima mi dimostri la convenienza economica tenendo conto di tutte le variabili in gioco, di sicurezza, ambientali, topografiche etc., etc…..
Domanda rivolta alla donna: signorina può svilupparmi un calcolo di massima del ponticello che devo costruire per superare il ruscelletto che divide in due la proprietà che mi sono comprato il mese scorso in Toscana?
Comunque, ritornando serio, non sono nemmeno d’accordo sul numero chiuso attuale, figuriamoci sulla suddivisione di questo per quote.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Vedi Luigi ,prova a dare un occhiata a questo link qui
http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=12530
tutte contente ,ma ,secondo me ,manca la domanda più importante cioè
La giunta ha lavorato bene o male ?
Lo stesso vale anche nel tuo esempio ,i vari dottori laureandi a scapito del loro sesso di appartenenza ,sono capaci oppure no ?
Da nessuna parte ho sentito formulare prima questa domanda …
mauro recher(Quota) (Replica)
Certo che spacciare per rivoluzione epocale una semplice occupazione di posti in cui l’unico criterio è quello che si ha in mezzo alle gambe la dice tutta dello schifo in cui viviamo e della caratura di certi personaggi.
Vediamo … apri un pò le gambe. Cosa c’è?
Spilletta? …. buono…..
Ciondolino?? …. no buono….
Che tempi ….
Ironia (amara) a parte, questo ceto parapolitico di secondo piano, femminile e femminista, ben si guarda da un rinnovamento reale, partendo magari dall’abolizione del Porcellum. Figurati.
Rimanendo in tema, preferiscono sguazzare come troie(*) nel fango, lottizzandolo.
………………………………………………..
(*) nomignolo oramai abbastanza raro che sta ad indicare la femmina del maiale
http://it.wikipedia.org/wiki/Sus_scrofa_domesticus
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ecco, questo delle quote mi sembra invece un argomento molto più serio da affrontare che avrà conseguenze enormi (e devastanti) sotto ogni punto di vista. A parte il fatto, come si evince dai dati della situazione in USA riportati da Luigi che la questione è di una contraddittorietà spaventosa. Se leggessimo quelle percentuali alla lettera ne dovremmo infatti dedurre che gli uomini sono vittime di una discriminazione di genere in determinati ambiti accademici e professionali. E allora, come dice Luigi, perché non prevedere delle quote azzurre anche in quelli?
Per quanto riguarda invece la sentenza del Consiglio di Stato relativamente alla giunta regionale lombarda, non possiamo che registrare che la sentenza è del tutto in linea con il mainstream dominante.
Fra gli altri, uno degli aspetti più paradossali (relativamente alla questione enti locali) è che la logica delle quote è oggettivamente in contraddizione con quelle leggi che modificavano gli ordinamenti degli enti locali e che davano maggiori poteri ai sindaci o ai presidenti delle regioni, anche per quanto riguarda la formazione delle giunte e la nomina degli assessori.
Personalmente più che di merito preferisco parlare di “valore” per una serie di ragioni che peraltro sono state spiegate da Rino nell’articolo “Il mito del merito e le quote” rispetto al quale non spendo una parola di più perché sono completamente d’accordo con quanto ha scritto.
Gli assessori, quindi, non dovranno essere scelti in base al valore e/o al rapporto di fiducia che il sindaco o il presidente di turno ha con essi, ma in base all’appartenenza di genere. Naturalmente questo comporterà situazioni a dir poco paradossali se non assurde, come quelle che abbiamo descritto nell’articolo “Uomini imbavagliati”, dove, pur di rispettare la logica delle quote di genere verranno cooptati negli organismi dirigenti di vario genere, persone non competenti o estranee al contesto stesso.
Superfluo, naturalmente, sottolineare, che la logica delle quote, è tutta interna ai gruppi sociali dominanti, questo è evidente, e se ne avvantaggeranno le donne appartenenti alle varie consorterie e cordate politiche, mediatiche, imprenditoriali e finanziarie (e naturalmente anche i loro colleghi di cordata uomini appartenenti alle stesse consorterie).
In parole povere, siamo di fronte ad un’ altra grande operazione di lottizzazione della cosa pubblica (e privata), abilmente camuffata dietro alle parole d’ordine delle pari opportunità e della lotta alle discriminazioni di genere.
Miracoli del “politically correct”.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Non ho tempo adesso, perciò riporto in mio commento postato sull’argomento 50/50 sul fogliastro femminista della mia zona. Il Tacco d’Italia (che è anche il nome del giornale).
……………………………………………………………..
Cara Tagesmutter
il fatto che la doppia preferenza non si presti a forme di intrallazzo e voto di scambio è un suo atto di fede non certo un’assioma indiscutibile.
Comunque il suo intervento mi da modo di chiarire meglio il mio punto di vista. Vorrei sgombrare il campo però da alcuni equivoci abilmente suggeriti prima.
1) Non ho alcuna preclusione e nessun timore riguardante l’avanzare delle donne in politica. E la mia (misera) storia personale e politica lo può tranquillamente dimostrare. Ed al Tacco, più di altri, dovrebbero saperlo. Tutt’altro. Tuttavia le modalità in questo caso non sono per niente secondarie.
2) Non ho da difendere un bel niente. Dopo essere stato per una vita convinto, e cercato di convincere gli altri/e, della necessità di un impegno civico diretto per la propria comunità (per me la politica quello dovrebbe essere), probabilmente diserterò i prossimi appuntamenti elettorali. Quindi vedete voi …
Ma tornando al nocciolo del problema, anche se quello che sto per dire può non piacere, è molto più vicino alla realtà (che in qualche misura conosco) di tanti voli pindarici. L’impegno femminile in politica, non lo scopro certo io, aldilà dei clamori mediatici alla SNOQ e simili, è molto ridotto. Ad essere ottimisti siamo al 20, max 30% di donne ed il 70/80% di uomini. Non sto qui a discutere dei motivi. Ne avrei sicuramente per molto e senza arrivare a conclusioni certe.
Però il dato di fatto è quello.
Non vi sono orde di donne (per la verità, ora come ora, manco di uomini) tenute a bada da tronfi maschilisti che ingiustamente vogliono loro tarpare le ali.
Se vogliamo essere sinceri fino in fondo, dovremmo dire più che altro che ci sta una classe politica, per ovvie ragioni storiche in massima parte maschile, ma non solo, che incistata nei vari glangi del potere tarpa le ali a “chiunque” possa lontanamente metterne in pericolo il potere acquisito. E che si autoalimenta per cooptazione, previa la condiscendenza dei neo-cooptati alle regole del gruppo e di chi lo comanda.
Ma torniamo alle percentuali di attivismo femminile in politica. Fermo restando quelle percentuali ed a proposta di legge approvata, cosa pensate che accadrà?
I partiti pescheranno al loro interno, in quell’esigua percentuale femminile e, anche tralasciando i giochetti di cooptazione di cui sopra, per me fin troppo ovvi, non fosse altro per una cruda questione di numeri la rappresentanza femmnile sarà tutt’altro che eccelsa. Da cui la mia considerazione del precedente intervento sulle seconde linee. Anche perchè chi può vantare qualità superiori alla media in questo campo è emersa o emergerà a prescindere dal meccanismo proposto. Faccio un esempio per tutti: il vicepresidente della Regione Puglia ad esempio. Loredana Capone. Nella cui lista alle scorse provinciali sono stato onorato di partecipare.
Per carità, non è che faccia le pulci alla qualità della suddetta rappresentanza femminile, come potrei, visto il basso livello di quella maschile, oggi preponderante. Posso capire il desiderio, leggittimo, di una potente lobby di contare di più, ma evitiamo di rivestire di proprietà taumaturgiche e salvifiche una presenza reclamata tale solo per il sesso d’appartenenza.
Tanto stia tranquilla, che ora come ora, con i partiti di massa come un lontano ricordo, la presenza in quell’Assise, anche con la presente proposta di legge approvata, più che un discorso di genere rimmarrà un discorso, come si diceva una volta, di classe. O come si dice adesso, in pieno turbo-capitalismo, di soldi (chiedere ai consiglieri eletti o trombati per delucidazioni).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ottima lettera, Luigi, polticamente lucidissima e anche coraggiosa, vista la tua personale esposizione.
Bene, benissimo. Moltiplichiamo questo genere di iniziative e tiriamo fuori le palle invece di perdere tempo in scemenze (in anonimato e dietro ad un pc).
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sempre a proposito di quote. “Il Fatto Quotidiano” getta la maschera e oggi propone tutta una serie di articoli in bell’evidenza a sostegno delle quote rose nei posti di potere. Addirittura scende in campo il signor Gomez, il quale afferma che, dopo un confronto in redazione, hanno compreso l’utlità delle quote e la necessità del loro sostegno. E poi a briglia sciolta tutta una serie di luoghi comuni sulla superiorità femminile. E il bello è che questi giustizialisti e poco altro vorrebbero cambiare l’Italia! Sì, con altre spartizioni e lottizzazioni…ma fatemi il piacere!!!
Alessandro(Quota) (Replica)
Solo per la cronaca, anche se probabilmente già lo sapete, Il Fatto Quotidiano ha vissuto negli ultimi tempi una scissione, quella di Luca Telese, che se ne è andato in aperta polemica con Marco Travaglio, di fatto quello che detta la linea del giornale.
Non che questo cambi nulla relativamente alle questioni di cui ci occupiamo noi, ovviamente. Nè tanto meno Telese è più sensibile di Travaglio alla QM. Se ne guardano bene entrambi anche solo dallo sfiorarla…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
eh sì…
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/25/rifondare-litalia-partendo-dalle-donne/273834/
http://www.ilfattoquotidiano.it/donne-di-fatto/
fabriziaccio(Quota) (Replica)
uhmmm….il Fatto ha Fatto una scelta di campo, il femminismo giornalistico…
Due commenti che non sono passati (dopo 5 ore..quindi sono tecnicamente cestinati) dalla censura di Gomez….a voi il giudizio
Primo Commento: Senta Gomez, troppo comodo disporre dei diritti degli altri e farsi belli con leggi “discriminatorie” ed “illiberali”.
Ti sbagli di grosso. l’obiezione non è quella della riserva indiana, anche perchè quote del 30%, 40% 50% non sono quote di minoranza, di rappresentatività minima.
L’obiezione è che queste leggi sono discriminazioni per legge e non dovrebbero essere neanche sul tavolo di discussione. Quello che avviene è che uomini meritevoli vengono messi da parte per far posto a donne che non lo meritano.
C’è poi un’altra obbiezione di fondo che ti sfugge; sta allargandosi una deriva intellettuale basata sul concetto di genere, per cui non si parla più di persona e di individuo ma del genere sessuale. Ciò sta alimentando una ingegneria sociale che porterà, ed in una certa misura già avviene, ad un condflitto sociale per cui uomini e donne si guarderanno sempre con maggiore sospetto ed in futuro con acrimonia.
A chi promuove le quote rosa, cioè sbarrare l’assunzione, l’elezione, di uomini per privilegiare quella femminile, non rimane che fare una cosa, farsi da parte e lasciare il proprio posto ad una candidata…così vediamo se dietro c’è onestà d’animo o desiderio di conquista del consenso femminile.
Secondo commento: L’Italia non è un Paese da rifondare.L’Italia è un Paese dove deve ritornare la dialettica intellettualmente onesta, parlando onestamente a tutti e tutte.
Quindi tanto per fare un esempio, parliamo di pensioni.
L’Italia stava affondando sotto il peso di un sistema pensionistico idiota, ed insostenibile proprio perchè fatto per tutelare e privilegiare il “gentil sesso”, l’ha mai sentita dire questa cosa? La Grecia era alle porte.
Sebbene tuttora il sistema pensionistico ha un occhio di riguardo per il genere femminile, quello precedente era ridicolemnte dirscriminatorio verso i lavoratori a beneficio delle lavoratrici. Con un’aspettativa di vita media di 4-5 anni di meno un lavoratore doveva lavorare 5 anni di più di una donna (10 anni di pensione di meno). Ma non finisce qui, perchè il tema non è solo di diritti esistenziali, ma di sostenibiità economica. Di fatto i lavoratori dovevano creare un surplus di contributi per compensare il deficit di contributi femminili. Non mi pare di averlo letto mai sul Fatto, eppure i dati INPS e ISTAT sono disponibili e chiari.
Quand’è che fate una battaglia per mandare in pensione 4 anni prima i lavoratori rispetto alle lavoratrici? oppure per cefficienti di conversione della pensione differenziati in relazione all’aspettativa di vita?
Troppo comodo fare i cavalieri bianchi cavalcando somari da soma…
fabriziaccio(Quota) (Replica)
Fabriziaccio: Troppo comodo fare i cavalieri bianchi cavalcando somari da soma…
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E’ proprio così, siamo alle solite.
A proposito del tuo commento: forse era troppo scomodo ed efficace per essere pubblicato. In ogni caso in tanti, me compreso, gliele hanno cantate.
Alessandro(Quota) (Replica)
Non so dove inserire questo link. Ma in fondo penso che questo sia il thread più appropriato.
In fondo, se quanto riportato dall’articolo è vero (dovrò approfondire ma sinceramente spero sia una bufala), la scuola sarà il campo d’applicazione preferito. Ed i piccoli uomini le vittime predestinate.
http://www.informarexresistere.fr/2012/07/23/tso-la-proposta-ciccioli-da-medioevo-manicomi-e-lavaggio-del-cervello-ai-giovani/#axzz21T1XZGJl
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sulla Stampa è comparso ieri un articolo in cui il Ministero dell’istruzione lascia intravedere la possibilità di introdurre, dopo le quote rosa, le “quote giovani” nel mondo della scuola, ossia assumere circa il 15-30% di insegnanti al di sotto dei 30 anni. Non “quote azzurre”, come forse sarebbe stato sensato in epoca di galoppanti “quote rosa”, bensì “quote giovani”. Siamo al ridicolo. Se poi aggiungiamo che lo stesso Ministero si appresta a spendere una bella cifretta per dei nuovi, inutili, concorsi per l’accesso all’insegnamento, allora dal ridicolo passiamo al “tragico”.
Alessandro(Quota) (Replica)
Assolutamente d’accordo, Alessandro. Peraltro (questione quote azzurre a parte, che non è neanche pronunciabile…) è del tutto evidente che l’ emergenza delle emergenze oggi è quella delle persone che perdono il lavoro in età avanzata (nella fascia tra i 45 e i 55 anni) e non riescono per tante ragioni a ricollocarsi. Non è un caso che la stragrande maggioranza dei suicidi per ragioni economiche (che guarda caso, sono tutti uomini) avvenuti negli ultimi mesi a questa parte appartengono a quella fascia di età.
Con questo non voglio certo eludere o considerare succedanea la questione della disoccupazione giovanile e in generale della mancanza di orizzonti e prospettive valide per tanti giovani, né voglio alimentare false contrapposizioni generazionali e tanto meno guerre fra poveri, che vengono invece lucidamente portate avanti dai soliti noti, cioè dai padroni del vapore e dai loro funzionari mediatici (che guarda caso sono gli stessi che inneggiano alla “meritocrazia” e alla liquidazione dello stato). Come se la responsabilità della disoccupazione giovanile fosse delle vecchie generazioni di lavoratori: le colpe dei padri che hanno (o avrebbero) sgavazzato e accumulato il debito pubblico, che ricadono sui figli…Menzogne ipocrite che servono a coprire la realtà vera delle cose (nella quale non entro perché sarebbe troppo lungo e perché credo che comunque le mie idee nel merito siano ormai ampiamente chiare a tutti…).
Voglio solo dire che se l’inserimento nel mondo del lavoro (e quindi nella società) dei giovani è un problema estremamente serio, quello della espulsione degli “anziani” (siano essi lavoratori dipendenti, artigiani o piccolo imprenditori) dal lavoro è una vera e propria tragedia, come le cronache ci confermano. Voglio ricordare che pochi giorni fa un ex operaio di 54 anni, disperato, si è dato fuoco davanti a Montecitorio. Un martire, esattamente come i monaci buddisti vietnamiti che protestavano contro i bombardamenti americani o come il giovane Jan Palach in seguito all’occupazione militare sovietica del suo paese.
Il processo di espulsione dei lavoratori “anziani” è ormai un fenomeno strutturale del sistema capitalistico attuale, per lo meno per come si è andato configurando negli ultimi trent’anni, e per come realisticamente si configurerà nel corso dei prossimi decenni.
Le previsioni di Jeremy Rifkin, uno dei più autorevoli sociologi ed economisti americani (ed ex consigliere di Bill Clinton) si stanno avverando, si avvereranno e in parte si sono già avverate. Fra non più di una ventina d’anni (lui scriveva il suo libro, “La fine del lavoro”, circa una ventina o una quindicina di anni fa) solo il 20% dell’intera popolazione attiva adulta sarà stabilmente occupata. Il rimanente 80% sarà composto da una massa di manovra (più o meno qualificata) completamente precaria e precarizzata; un gigantesco esercito industriale (o post-industriale) di riserva, una enorme schiera di ricattati, “flessibili” e migranti. Quindi anche la tradizionale dicotomia fra occupati e disoccupati andrà sempre più scemando.
Questo è l’orizzonte che si va realisticamente configurando, anche nel cuore della “vecchia” Europa che, soprattutto dopo il crollo dell’URSS e del blocco sovietico, non è più in grado di mantenere i livelli di benessere e di sicurezza sociale del periodo post bellico fino al crollo del Muro e di reggere il confronto con gli altri giganti del capitalismo mondiale. Stretta fra l’alleanza con l’America che la sta sempre più schiacciando e la competizione con la Cina, l’India e le altre potenze asiatiche e sudamericane (il Brasile ci ha superato, per quanto riguarda il PIL e ha chiesto di entrare nel G8, da qui la necessità di allargarlo, anche per non buttare fuori l’Italia…), la ricetta liberista (o neo liberista, anche se è improprio definirla tale perché è sempre la stessa musica…) è ovviamente quella che abbiamo sotto gli occhi e che conosciamo benissimo: liquidazione dello stato sociale, precarizzazione totale, abbattimento del costo del lavoro, stato minimo e asservito ai “mercati” e ai loro desiderata (diktat?…).
Servirà una grande mobilitazione sociale e politica e soprattutto culturale ed etica, per cercare non dico di invertire la rotta ma quanto meno di salvare il salvabile, cioè un minimo di stato sociale e un mercato dal volto umano. Al momento, è inutile nascondercelo, le speranze che un simile processo possa essere innestato sono molto basse. Ed è bene chiarire un punto: non è partendo dalle attuali forze politiche, che potrà svilupparsi e crescere qualcosa in tal senso.
Però, come sappiamo, la Storia è fortunatamente imprevedibile e non bisogna mai disperare o dare le cose per scontate.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fra i soggetti a cui viene diagnosticata la sindrome da iperattività (Hdad), l’80% (ottanta), sono maschi. Avete mai visto evidenziata questa cifra, anche da coloro che giustamente si battono contro gli psicofarmaci coi quali la pseudomalattia viene “combattuta”?
l’Hdad è una “malattia” di genere maschile, ma nessuno lo dice.
armando
armando(Quota) (Replica)
Per il fatto che nessuno sappia che l’adhd sia in prevalenza una patologia maschile non mi sorprende: non c’è tanta narrativa qui in Italia sull’argomento. D’altronde anche la Sindrome di Gilles de la Tourette colpisce più i maschi che le femmine in un rapporto di 4 a 1 (se ben ricordo)… è noto inoltre che l’adhd si manifesta anche all’interno della Tourette (è uno dei tanti sintomi che la contraddistinguono, voglio dire).
Ma come mai è venuta fuori questa cosa dell’adhd? Mi sono perso qualche post?
Ethans(Quota) (Replica)
mi associo alla considerazione di Armando. Tra le vittime famose, anche Kurt Cobain. In America ogni anno vengono staccate milioni di prescrizioni per bambini, soprattutto maschi, dai 4 anni in su. Il farmaco (metanfetamina) prepara la strada per future dipendenze, con gli esiti che conosciamo.
Un po’ di cifre in un articolo del 2007, credo, quando il farmaco è diventato legale in Italia.
http://www.edscuola.it/archivio/handicap/ritalin_diventa_legale.htm
E un aggiornamento:
http://www.nelparmense.org/nelparmense/2011/10/06/somministrazioni-facilidi-ritalin-in-italia-ecco-le-prove-della-violazione-delle-linee-guida-ministeriali-in-una-asl-veneta/
dia(Quota) (Replica)
troppi pochi uomini nelle scuole primarie? Questo è il pensiero di alcune “femministe”
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/09/05/non-ci-sono-piu-insegnanti-maschisui-lavori-da-donna-e-i-lavori-da-uomo/
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non poteva mancare la chicca finale che le donne sono più brave degli uomini ma ,ovviamente ,non è sessista dire una cosa del genere
mauro recher(Quota) (Replica)
Mauro, se ti riferisce all’articolo di Repubblica di ieri è davvero stomachevole. Queste, anche quando la semplice evidenza dice l’opposto, trovano sempre il modo di colpevolizzare gli uomini ed esaltare le donne, rovesciando i termini della questione.
1- Un tempo l’insegnamento non era affatto assimilato al lavoro di cura, bensì di educazione, ed è per questo che c’erano molti maschi. Non è quindi dal rifiuto della cura che origina l’assenza maschile, ma dal fatto che ad un certo punto si è iniziato a considerare l’educazione (quindi una trasmissione del sapere che non fosse semplicemente una trasmissione di nozioni), come più adatta alle donne. Quì, semmai, è la grave responsabilità maschile. Se si vuole riportare i maschi nella scuola non servono lezioncine stucchevoli di accudimento materiale degli infanti (che anzi allontanerebbe ancor più i maschi), ma di far percepire l’importanza imprescindibile del ruolo maschile nel processo educativo e scolastico.
2- Dice che i maschi sono pochi perchè è una professione mal pagata. Rovescio l’assunto. E’ una professione mal pagata perchè i maschi sono pochi. E quando i maschi sono pochi poche sono anche le lotte per rivendicare salari migliori. Ma non solo. Se scuola = cura e accudimento, se ne perde la percezione dell’importanza, e quando un mestiere viene percepito come poco importante, ovvio che i livelli salariali scemano.
Quindi, partendo da una constatazione evidente e da una istanza giusta, l’artcolo rovescia del tutto il senso del problema.
E mai, dico mai, che su un tema del genere uno straccio di direttore di giornale assegni un articolo ad un giornalista maschio. Anche questo è significativo.
armando
armando(Quota) (Replica)
http://www.repubblica.it/speciali/scuola/ritorno/edizione2012/2012/09/03/news/alfabeto_del_ritorno_a_scuola-41914026/
“Q come Quote azzurre. La scuola italiana, ogni anno che passa, si tinge sempre più di rosa: alla materna e all’elementare trovare un maestro di sesso maschile è ormai una vera rarità, alla media – con un quarto appena di uomini – e al superiore – con un terzo di professori maschio – le professoresse sono in netta maggioranza rispetto ai colleghi. In Italia, complessivamente, il 78 per cento degli insegnanti è donna. In Europa, la scuola è decisamente più azzurra. E nel nostro paese c’è chi auspica un maggiore spazio per gli insegnanti uomini anche nella scuola elementare e materna, troppo al femminile.
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D’accordo …. è un articolo polpettone come tanti per il rientro a scuola.
Ma forse e dico forse, proprio il fatto che proprio in quest’ambito, alla lettera “Q”, si sia posto l’accento sul problema dell’assenza del maschile dalla scuola , significa che qualcosa inizia a muoversi.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Su Il Foglio di oggi questo editoriale di G. Ferrara in favore degli insegnanti maschi. Pare che in Germania qualcosa si muova. da noi chissà, le lobby femminilprogressiste sono maledettamente potenti. :
http://www.scienzaevita.org/rassegne/78babdf10c4fd937d80ad0c72052a056.pdf
armando
armando(Quota) (Replica)
Leggetevi questo link. Non parla di scuola, ma dovete leggerlo per forza. 🙄
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2012/09/21/news/stroncata-dalle-quote-azzurre-1.5727003
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Fantastico…
Chi è causa del suo mal…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Torno ON TOPIC.
Alcuni link:
[Gruppo 1]
http://www.fogliolapis.it/sond1.htm
http://www.giovaniesocieta.unibo.it/paper/7a/santoni.pdf
FEMMINISMO E FEMMINILIZZAZIONE NELLA SCUOLA ITALIANA
Il grande assente.
http://mondo.panorama.it/Germania-caccia-al-caro-vecchio-maestro-maschio
http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=9176
http://www3.lastampa.it/scuola/sezioni/news/articolo/lstp/446610/ (questo forse è stato già segnalato)
………………………….
[Gruppo 2]
http://adottatari.giuntiscuola.it/content/la-pedagogia-delle-differenze-6-la-differenza-di-genere
Maschi e femmine a scuola: stili relazionali e di apprendimento
http://www.cesp-pd.it/spip/IMG/pdf/1_parte.pdf
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)