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Nasce il Movimento degli Uomini Beta. Non è stato facile giungere a questo punto. Anzi. E’ stato un percorso estremamente difficile per uomini con la nostra formazione culturale e politica alla quale non intendiamo venir meno per nessuna ragione al mondo, prendere atto del processo che si è consumato negli ultimi quaranta anni nell’ambito della relazione fra i sessi.
Molti di noi, come era normale che fosse, hanno addirittura, a suo tempo, salutato con entusiasmo l’esplosione del femminismo, individuato come un movimento capace di trasformare potentemente e radicalmente lo stato di cose presenti.
E’ stato assai doloroso, da parte nostra, prendere atto che quel movimento, che si proponeva di “liberare” le donne (e quindi anche gli uomini) nella prospettiva della costruzione di una società più libera, più giusta, più eguale, è di fatto diventato uno dei più potenti strumenti di cui il sistema dispone per la perpetrazione del suo dominio sociale sugli uomini, innanzitutto, ma in fondo anche sulle stesse donne, autoridottesi a vivere secondo i dettami e i valori dello stesso sistema dominante.
Se tutto ciò sia avvenuto in buona o in cattiva fede, non ha nessuna importanza. Sarebbe come chiederci se Stalin lo fosse quando calpestava clamorosamente gli ideali del socialismo…
Non c’è consapevolezza di quanto avvenuto, soprattutto da parte della moltitudine degli uomini “normali”, quelli che, a differenza di coloro “che non devono chiedere mai”, per dirla con un vecchio spot pubblicitario, sono invece costretti a “chiedere sempre”.
Il femminismo è di fatto diventato il cappello ideologico e mistificatorio di un sistema che vede, all’interno delle sue dinamiche reali, la grande maggioranza delle donne, più o meno consapevolmente, complici del capitale, del mercato e della ragione strumentale e utilitaristica.
La sinistra (politica e culturale) ha scelto di sposare l’interpretazione femminista della storia e della realtà che considera, sempre e comunque, tutti gli uomini come oppressori e carnefici, e tutte le donne come oppresse e vittime.
Noi non solo non riteniamo vero, o solo parzialmente vero, questo assioma, ma riteniamo che una simile teoria sia intrisa di un sostanziale qualunquismo che ha peraltro contribuito in modo determinante ad indebolire proprio le ragioni di chi questo mondo vorrebbe realmente trasformarlo.
Sappiamo che la nostra è una sfida difficilissima. Abbiamo di fronte a noi un avversario in grado di dispiegare una enorme capacità di condizionamento e di manipolazione culturale, mediatica e psicologica degli individui, come forse mai avvenuto prima nella storia.
E non è tutto. Dobbiamo rompere una gabbia invisibile, spezzare il tabù che proibisce di fatto, pena l’emarginazione dal contesto sociale e l’esposizione al pubblico ludibrio, di esprimere anche solo il minimo dissenso nei confronti di ciò che è considerato non suscettibile di alcuna possibilità di critica: l’universo femminile e le sue sorti magnifiche e progressive.
La strategia dell’avversario si articolerà in più momenti. In una prima fase ci seppelliranno sotto una coltre di silenzio e indifferenza. Faranno di tutto cioè per renderci invisibili.
Successivamente, se il nostro movimento saprà, fra centomila difficoltà, conquistarsi un suo spazio, passeranno alla controffensiva. Cercheranno di distruggerci innanzitutto dal punto di vista umano e personale, con l’obiettivo, naturalmente, di colpire le nostre idee. E’ successo e succede ovunque purtroppo, e più i sistemi di dominio sono sofisticati e più sono potenti.
Ci diranno che in realtà siamo dei maschilisti di destra mascherati da progressisti, ci tacceranno di essere dei conservatori e dei reazionari che tentano di infiltrarsi nella sinistra, che siamo degli sciovinisti, sessisti, razzisti e finanche fascisti. Fin qui gli insulti a sfondo politico.
Poi passeranno agli insulti personali. Ci diranno che siamo in preda ad un delirio psicotico, ci daranno degli “sfigati”, dei “cessi”, dei “segaioli”, dei frustrati. Ci spiegheranno che il problema siamo noi stessi, incapaci di relazionarci, in quanto tali, con le vette di libertà, evoluzione, autonomia e quant’altro, raggiunte dall’universo femminile.
Infine, anche se in palese contraddizione con le idee e i valori di cui dovrebbero essere portatrici e portatori, ci “accuseranno” anche di essere fondamentalmente degli omosessuali, attribuendo, in questo caso, un valore negativo al concetto stesso di omosessualità. Perché è ovvio (questo il paradigma), che solo un maschietto frustrato, fondamentalmente omosessuale ma talmente inetto da non avere il coraggio di ammetterlo, può non essere in grado di apprezzare sempre e comunque l’essere e l’operare delle donne. Di tutte le donne.
Con tutto questo dovremo fare i conti. Lo sappiamo fin d’ora. Aderire e portare avanti apertamente le idee del nostro Movimento comporterà, per coloro che sceglieranno di farlo, il rischio concreto di essere additati al pubblico ludibrio e di essere esclusi dal contesto sociale.
Tutto questo fa paura. Non c’è dubbio. Non è una paura fisica, non si teme per la propria vita. Si ha il terrore di rimanere soli, isolati, di essere espulsi da ogni forma di socialità, di essere condannati alla marginalità e ad una sorta di deserto esistenziale. Per gli uomini “di sinistra” il rischio è ancora maggiore, ovviamente. Perché si tratta di fare una fatica doppia o tripla rispetto agli altri.
Siamo però altrettanto consapevoli di un’altra cosa. E cioè che dietro questa paura ci sono tanti uomini, tanti, che hanno cominciato a ragionare con la propria testa, a sviluppare una consapevolezza critica, ma non hanno interlocutori, punti di riferimento.
In altre parole, come si sarebbe detto una volta, sono disarmati culturalmente e politicamente.
Siamo nati per questo, per offrire una sponda e anche una casa a tutti coloro che hanno cominciato ad interrogarsi sulla loro condizione di uomini in quest’epoca storica e in questa parte di mondo e che per questo non si sentono affatto dei maschilisti, dei razzisti o dei fascisti. Tutt’altro.
Siamo nati proprio perché facciamo nostri i valori di eguaglianza, di libertà e di liberazione da ogni forma di sfruttamento e di oppressione e sfidiamo il femminismo ( e le sue contraddizioni) proprio su questo terreno. Lo stesso terreno che le femministe scelsero per portare avanti le loro rivendicazioni.
Per questo non abbiamo alcun timore; perché siamo consapevoli della forza delle nostre ragioni che tenteranno in ogni modo dapprima di oscurare e poi di denigrare, ma che non potranno mai cancellare.
Fabrizio Marchi
56 Commenti
Finalmente, un confronto che può aiutare a crescere tutto il movimento! Soprattutto spero possa dare spazio ad interrogarsi sulla qualità della vita che veramente vogliamo! Sul tipo di capitalismo che tuti/e abbiamo abbracciato acriticamente. ciao ilda
ilda sangalli riedmiller(Quota) (Replica)
Cara Ilda, saremo lieti di avere il contributo di donne animate dal sano desiderio di provare a ricostruire una relazione con l’altro genere all’insegna di una vera eguaglianza, reciprocità, libertà, autonomia e riconoscimento dell’altro/a.
Il Movimento degli Uomini Beta nasce proprio per realizzare questi principi. Non certo per alimentare una sciocca e qualunquistica contrapposizione fra i generi.
Siamo però altrettanto consapevoli che ciò potrà essere raggiunto solo attraverso la presa di coscienza da parte degli uomini beta, che costituiscono la maggioranza dell’intera popolazione maschile, della loro condizione di oppressione e subordinazione, e attraverso una fase inevitabilmente conflittuale (di cui non possiamo prevedere la durata) con tutte/i coloro che hanno l’intenzione e l’interesse a mantenerli in un tale stato.
Invitiamo le donne ad avviare un processo di rivisitazione critica relativamente al ruolo e alla funzione che hanno giocato e che continuano a giocare con sempre maggior zelo, per lo meno nel mondo occidentale. Le invitiamo ad abbandonare le logiche strumentali ed utilitaristiche del sistema capitalistico dominante, di cui hanno scelto, nella loro grande maggioranza, di essere complici nonchè principali e fondamentali agenti.
Al contempo, sarà nostro impegno avviare (e per parte nostra lo stiamo già facendo) un percorso di riflessione sul concetto di maschilità, che deve essere liberato da luoghi comuni, schemi preconfezionati e falsi miti.
Una cosa però deve essere chiara. Tutto ciò deve avvenire nel più totale ed assoluto rispetto dell’altro/a. Non accettiamo nel modo più categorico qualsivoglia forma di criminalizzazione, denigrazione e colpevolizzazione del nostro essere Uomini così come saremo severi nel contrastare qualsiasi atteggiamento gratuito e generalizzante nei confronti del genere femminile.
Solo partendo da questi presupposti sarà possibile provare a ricostruire un dialogo fra i generi.
E’ un processo estremamente difficile. Noi faremo la nostra parte augurandoci che anche le donne non appartenenti alle elite femminili dominanti scelgano di fare altrettanto. In caso contrario noi continueremo comunque nel percorso che abbiamo scelto, certi che la trasformazione del nostro modo di essere e di relazionarci con l’altro genere non potrà non comportare un cambiamento anche per le donne.
Un caro saluto!
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sono molto d’accordo con questo movimento, perché non è scritto da nessuna parte che l’uomo debba essere maschilista, o violento o aggressivo o prevaricatore: le accuse che sono state fatte negli ultimi 50 anni, la visione distorta della mascolinità che una società telecomandata ha dovuto metabolizzare, sono troppo lontane dalle vere prerogative e potenzialità del maschio. La donna dovrebbe interrogarsi su quanto il suo atteggiamento possa avere influito negativamente sulla società, su quanto si sia lasciata sedurre da miraggi e promesse che le hanno fatto perdere di vista il proprio ruolo autentico, lasciandola spesso delusa e fallita agli occhi della società. Anche la troppo diffusa omosessualità dovrebbe far comprendere quanto l’idea di amare una donna non sia più gradita ad una grande quantità di uomini. Sono anch’io una vittima dell’atteggiamento delle donne, ma dopo esperienze che mi hanno fatto vivere in ambienti completamente maschili riconosco come il maschio abbia in sé la propensione alla pace e al dialogo rispettoso, all’aspetto giocoso della socialità, ad una forma naturale di amore disinteressato verso il suo simile, ricco o povero, bello o brutto, bianco o nero, cose che la donna sembra aver spesso dimenticato in nome della strenua difesa dei propri diritti, i quali evidentemente le sembrano sempre in pericolo. Sono anche convinto che l’ostilità mondiale verso l’Islam sia dettata non tanto dalla paura dell’uomo nei confronti di altri uomini di religione differente, quanto dalle paure della donna di perdere le posizioni raggiunte. Ma quali?
Auguri.
paolo(Quota) (Replica)
Mi aggiungo a coloro che rivolgono il proprio saluto ed il proprio incoraggiamento ad un’iniziativa “eretica” di grande difficoltà, quale quella alla quale hai dato vita. Ritengo, infatti, per le esperienze personali sinora maturate nel tentare di dare voce alla “questione maschile”, che qualunque iniziativa utile alla riflessione comune e pubblica sul difficilissimo argomento sia utile se non, addirittura, necessaria.
Non mancano, ovviamente, punti di dissenso da parte mia sull’impianto generale che tu proponi; del resto, se così non fosse, ci troveremmo di fronte ad un discorso già risolto nelle sue linee teoriche e, quindi, sostanzialmente esaurito.
Sappiamo bene che è tutt’altro che così e che, anzi, lo sforzo di dare una definizione la più ampia e condivisa possibile sull’argomento rappresenta il punto d’arrivo necessario per la costruzione del relativo consenso.
Tornerò, pertanto, frequentemente su questo sito per seguirne l’evoluzione e per fornire, all’occasione, possibili spunti di riflessioni e contributi dialettici.
iul
iulbrinner(Quota) (Replica)
Fabrizio, tu scrivi,
“Siamo però altrettanto consapevoli di un’altra cosa. E cioè che dietro questa paura ci sono tanti uomini, tanti, che hanno cominciato a ragionare con la propria testa, a sviluppare una consapevolezza critica, ma non hanno interlocutori, punti di riferimento”
Non sono molto d’accordo.
A mio parere, gli uomini che hanno iniziato a ragionare con la propria testa, sono una minoranza della popolazione italiana. La stragrande maggioranza di essi, certe questioni non se le pone neppure.
Ti diro’ di piu’ : i peggiori nemici contro i quali Uomini Beta dovra’ scontrarsi, saranno frequentemente proprio gli uomini beta…
Al tempo stesso concordo riguardo al fatto che quegli uomini che hanno cominciato a ragionare con la propria testa, non hanno interlocutori ne’ punti di riferimento.
STRIDER(Quota) (Replica)
In realtà, secondo me, non è vero che non ci sia consapevolezza fra gli uomini di come stanno le cose. Sì, certo, ce ne sono ancora moltissimi, non so quantificarli, che ancora stanno sulle nuvole. Ma posso garantirti che quando affronto queste tematiche con molti uomini, a tu per tu, la maggioranza mi dà ragione su tutta la linea. Anzi, non vede l’ora di sfogarsi. Il problema vero quindi è un altro. E cioè che hanno paura. Terrore. Terrore nel vero senso del termine. Terrore ad esporsi, ad infrangere un tabù talmente grande che li sovrasta, li paralizza. Il paradosso, straordinariamente enorme, è che era più facile trovare uomini disposti a rischiare la vita per le proprie idee durante il fascismo o qualsiasi altro regime totalitario della storia piuttosto che esporsi oggi in modo critico sul tema della relazione uomo-donna e del ruolo delle donne nell’attuale sistema.
Questa è la vera grande difficoltà, il grande, grandissimo scoglio da superare. E’ questo muro psicologico che dobbiamo sfondare. E non sarà facile. Ti invito a riflettere contro quale potere apparentemente “invisibile” stiamo combattendo. Certo, ce ne è uno visibilissimo. Anzi, più d’uno: i mass media, il mercato, i ceti dominanti maschili e femminili, il sistema capitalistico dominante insomma, in tutte le sue articolazioni. Ma in realtà il nemico (perché questo non è un avversario, è un nemico) più potente è proprio questo. La capacità pervasiva di penetrazione psicologica che il sistema è in grado di produrre. Una capacità pervasiva che viene giocata ambiguamente sul delicatissimo terreno di vecchi retaggi psicologici maschili, che poi sono gli stessi che impediscono agli uomini, non tanto appunto di prendere coscienza, quanto di ammettere a loro stessi di vivere una condizione di oppressione e quindi di ribellarsi. E’ un “gioco” a dir poco subdolo perchè fa leva su una sorta di falso amor proprio maschile che gli uomini faticano a scrollarsi di dosso.
Ci sarà da lavorare. E duramente. Rimbocchiamoci le maniche. E’ una “guerra” di lunga durata. In ogni modo tornerò in modo più approfondito sull’argomento che hai fatto benissimo a sollevare.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Secondo me avete ragione entrambi, non trovo contraddizione in ciò che dite: il disagio è diffusissimo, ok, ma la presa di posizione aperta è rarissima, ok pure qui. Concordo con l’analisi psicologica di Fabrizio. E’ all’opera una dinamica psicologica dotata di una forza tremenda. A mio parere si tratta di questo: il gioco rovescio della vergogna. Questa è la sola battaglia (in tutta la storia) in cui la vergogna anziché colpire i disertori colpisce i combattenti. In forme diverse lavora sia sugli UU di Sx che di Dx. Ma questi ultimi hanno una via di uscita, sia pur apparente.
Per gli UU di Sx è un casino.
Ne parleremo.
Rino
Rino(Quota) (Replica)
C’e’ un particolare che vorrei sottolineare: io lavoro in ambito militare, percio’ sono quotidianamente a contatto con giovani uomini di ogni zona d’ Italia.
Ebbene, posso assicurarvi che, tolte alcune valide eccezioni, (che pero’ necessitavano di una “stimolazione”…) vi e’ una inconsapevolezza diffusissima fra di loro, specialmente fra quelli provenienti dal Sud*, i quali si portano dietro dei retaggi culturali, (che io detesto profondamente) tipo il machismo “vecchio stampo”, il dover continuamente ostentare la proprie (presunte) conquiste, il voler far credere di “averlo sempre duro”, il dipendere totalmente dal giudizio femminile, il bollare come “troie” le donne che la danno, ( lamentandosi, al tempo stesso, se non la danno) ecc.
Per esempio, quando inizio a trattare questo genere di argomenti, subito arriva qualcuno di loro che mi risponde:”Ma tu parli cosi’ perche’ non hai mai conosciuto l’ amore”, oppure “Ma pensa a scopa’ !!” o “Ma che c**** stai dicendo ? “, ecc ecc.
Non vi racconto poi quello che la gran parte di essi e’ capace di combinare in presenza di qualche soldatessa: leccaculismi a tutto spiano.
Insomma, quello che io quotidianamente riscontro (anche al di fuori della caserma), e’ una forte ottusita’ maschile.
Con questo non sto certamente affermando che in circolazione non esistano uomini consapevoli di cio’ , (io stesso devo molto a un pioniere della QM; che pero’ e’ un’ eccezione, appunto) tantomeno che l’ analisi psicologica di Fabrizio non sia giusta.
Quello che volevo evidenziare, e’ che certe problematiche maschili hanno un’ origine ben piu’ lontana nel tempo, non riconducibile ai soli mass media, al femminismo ed alla societa’ capitalista.
————————————–
*So benissimo che certi discorsi sono soliti farli anche moltissimi uomini del Centro e del Nord Italia. Tuttavia, nella mia esperienza, ho potuto riscontrare che certi retaggi culturali, certe fissazioni sulle donne, sono piu’ marcate fra gli uomini del Sud.
Non e’ “razzismo”, e’ un dato di fatto, che mi sembra giusto evidenziare.
STRIDER(Quota) (Replica)
Storia e tradizioni culturali non sono acqua liquida. Lasciano il segno, eccome. Vanno sottolineate chiare lettere quando è necessario.
In questa sede non ci possono essere sospetti di razzismo o pregiudizi negativi verso gruppi o etnie, perciò si possono elencare senza tema le magagne di chichessia. Sud compreso.
Nel nostro caso, lo storico “orgoglio del maschio latino” è un’altra zavorra che impediscce il decollo perché si aggiunge alla propensione cavalleresca di fonte culturale (che è propria dell’occidente) che a sua volta si fonda sulla cavalleria di fonte naturale, per la quale, (giustamente) i rischi stanno a carico del maschio adulto, non dei bambini e delle femmine. I quali due non rappresentano alcun pericolo (fisico) per gli uomini.
Il machismo è una pestilenza coltivata dalle madri.
Ragioneremo anche su questo.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Caro Strider, non ti preoccupare, non ci ha neanche sfiorato l’idea che la tua analisi potesse avere un retrogusto razzista … piuttosto, vedi come siamo condizionati anche noi dalla sottocultura del “politicamente corretto” che in qualche modo ci impone quasi di giustificarci quando affrontiamo determinati argomenti. Si potrebbero fare molti esempi. Il tuo post, che trattava di altro, mi ha invece stimolato in un altro senso.
Qualche settimana fa ero ad un convegno di un’associazione culturale di sinistra (anche molto seria per la verità) che era stato organizzato in un locale gestito da extracomunitari per lo più africani. Durante la riunione c’era un gruppo di questi extracomunitari abbastanza numeroso che si trovava nella sala da pranzo (mentre noi eravamo nella sala adiacente) che parlava con voce elevata disturbando oggettivamente la riunione (peraltro la sala era stata affittata anche se a un prezzo molto basso). In una situazione diversa (cioè se i “disturbatori”, sia pure involontari, fossero stati degli italiani e non degli extracomunitari di colore) ti assicuro che ci sarebbe stato qualcuno che dal microfono sarebbe intervenuto per chiedergli di abbassare la voce oppure sarebbe andato di persona a chiederglielo. In quel caso invece, nonostante il vociare che oggettivamente disturbava molto, nessuno si è mosso nè ha fatto nulla. Mi sono divertito per un po’ ad osservare questa situazione che trovavo anche divertente e che mi ha fatto fare proprio queste considerazioni che faccio ora a te. Poi dopo un po’, siccome avevo difficoltà a seguire la riunione, peraltro anche molto interessante, mi sono alzato e sono andato io stesso nella sala accanto a chiedere ai presenti di abbassare la voce perché non si riusciva a sentire nulla. Questi peraltro non hanno avuto nulla da ridire, anzi, si sono scusati e hanno immediatamente abbassato il livello della voce. Di più, al termine della riunione mi hanno anche offerto dell’ottimo cus cus etiope cucinato da loro stessi ed io naturalmente non mi sono fatto pregare (non perché dovessi farmi “perdonare” ma perché il cus cus mi piace molto e loro erano anche simpatici).
Stiamo ovviamente parlando, in questo caso, di una stupidaggine, però è un piccolo esempio di condizionamento da cultura del “politically correct” che addirittura potrebbe sfociare in una sorta di razzismo inverso, se ci pensi bene.
Ma ci sono purtroppo esempi ben più gravi. Penso, per farne uno, alla questione israelo-palestinese. Ne parlavo ieri con un mio vecchio amico che è stato con me tante volte in quelle terre per ragioni di lavoro. In questo caso la cultura del politicamente corretto ha prodotto degli effetti devastanti. Chiunque, credimi, intervenga in un’occasione pubblica, per parlare dell’argomento, la prima cosa che è “costretto a dire (a priori) è :”Sia chiaro, prima di tutto la sicurezza di Israele”. Questo naturalmente anche se in quello stesso preciso momento l’esercito israeliano sta mettendo a ferro e fuoco l’area più densamente popolata del pianeta che è la Striscia di Gaza (con gli effetti che puoi immaginare, e guarda che io mi ci sono ritrovato in mezzo a situazioni del genere, quindi non parlo per sentito dire). Oppure, ancora peggio, se si “osa” criticare la politica israeliana, si viene tacitati con la solita frase “Ma come, e l’Olocausto? Dopo l’olocausto ti permetti di mettere in discussione il diritto di Israele a “difendersi?” Come a dire, vietato criticare Israele. C’è un debito insanabile (che stanno pagando qualche milione di poveracci palestinesi) che non potrà appunto mai essere sanato. Israele potrà continuare a fare il bello e il cattivo tempo sostenuta non solo e non tanto dal suo esercito e dall’alleanza con gli USA e con tutto il mondo occidentale ma anche e soprattutto da questa sorta di imprimatur morale (mi viene da ridere ma è così) che gli garantisce una copertura totale. Questa è la grande forza che ha alle spalle.
E’ stato proprio il mio amico, con una battuta spontanea e immediata, a fare questo parallelo mentre parlavamo del tema della violenza di genere (che tradotto, significa violenza degli uomini sulle donne, è chiaro…). E in effetti, anche se può sembrare apparentemente un volo pindarico, l’esempio è molto calzante. Non appena si accenna ad una critica nei confronti delle donne, diceva il mio amico, si viene zittiti col tema della violenza di genere. Il meccanismo psicologico è il medesimo. C’è una colpa antica che deve essere espiata e questa espiazione non ha un tempo definito. Di fatto potrebbe non averlo. Ed è quello che sta accadendo. Alle donne è di fatto consentito tutto proprio come (facendo appunto un volo molto alto ma calzante) a Israele è consentito tutto. Entrambi godono di uno status privilegiato, sono coperti da una sorta di imperativo categorico morale che li/e assolve da qualsiasi responsabilità e li/e mette al riparo da qualsiasi colpa. Anzi, il concetto stesso di colpa ricade e ricadrà sempre sugli altri perché a loro non appartiene.
Partendo da quest’ultima considerazione, la logica conseguenza è che a questi soggetti tutto è lecito. A tutto sono legittimati. E’ aberrante ma è così.
Sull’oggetto del tuo post, e mi scuso se sono andato fuori tema, quanto affermi è vero. Il “machismo” è ancora presente in tanti uomini, e al sud, per ovvie ragioni storico-culturali, è forse un pochino più forte. E’ una bestiaccia dura da estirpare e ci dovremo mettere tutto il nostro impegno. In realtà, secondo me, ormai è più una sorta di difesa psicologica da parte di un maschio impaurito e indebolito (e per lo più di estrazione sociale bassa) che non ha o non riesce a prendere coscienza della sua reale condizione di subordinazione e continua a schermarsi dietro a questi clichè. Uno spettacolo in verità assai penoso al quale assistiamo praticamente tutti i giorni. Sarà necessaria una vera e propria rivoluzione culturale anche da parte degli uomini (beta), che noi auspichiamo e alla quale lavoriamo, per gettare una volta per tutte alle ortiche questi retaggi (questi sì prodotto di una pseudocultura maschilista) che sono solo un boomerang per gli stessi uomini.
Hai fatto benissimo a sollevare questo argomento che mi propongo di trattare in modo più approfondito con un vero e proprio articolo dedicato.
Ciao!
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mi inserisco nella tematica del “machismo” introdotta da Strider per alcune osservazioni personali.
Cos’è il “machismo”, da cosa sarebbe giustificato ed esso rappresenta, effettivamente, una sorta di rifugio comportamentale degli uomini spaventati?
Io credo che spesso si confonda con “machismo” una qualità comportamentale maschile (naturale ed innata, sebbene con gradazioni diverse tra individuo ed individuo) che più propriamente dovrebbe identificarsi con il concetto di “assertività”; ossia, la naturale tendenza maschile, riscontrata da moltissime ricerche comportamentali condotte anche in età evolutiva, all’autoaffermazione personale (tendenza a primeggiare ed al c.d. modello alfa).
La difficoltà della stragrande maggioranza degli uomini contemporanei a riconoscere la propria effettiva condizione morale nel contesto di una cultura antimaschile tanto diffusa quanto colpevolizzante e denigratoria nasce, a mio modo di vedere, anche dalla contraddizione esistente tra la percezione di sé stessi come soggetti destinati alla competizione esistenziale ed il dato oggettivo di uno stato di sudditanza etica nei confronti di altrettanti soggetti (le donne) ritenuti – a torto o a ragione ma, molto più spesso, a torto – come soggetti deboli, passivi e socialmente svantaggiati.
Per dirla in soldoni, la competizione a cui è predestinato ogni uomo sin dalla più tenera età nei confronti degli altri uomini viene percepita come una sorta di selezione naturale oggettiva, rispetto alla quale ogni ammissione di difficoltà corrisponde ad un’ammissione di sconfitta e di inidoneità a relazionarsi con l’altro sesso.
Da qui, direi, la consecutio secondo la quale ad occuparsi della questione maschile non potrebbero essere altro che degli “sfigati” alla ricerca di compensazioni che siano surrogato dei mancati successi personali.
Il tutto in un contesto nel quale le regole del gioco relazionale sono state rese profondamente ambigue ed indeterminate dall’ideologia dell’egualitarismo femminista, spesso declinata in positivo o in negativo secondo le occasionali ed opportunistiche esigenze femminili.
Per utilizzare un’analogia militare, definirei il “machismo” come l’antica clava con la quale si affrontano battaglie ormai combattute con i missili cruiser; ossia, il sintomo di una mancata presa di coscienza della condizione maschile generale.
iulbrinner(Quota) (Replica)
Il caso dei “disturbatori” che nessuno osa invitare ad abbassare il volume (in quanto non-bianchi) è semplicemente perfetto. Le relative considerazioni lo sono a loro volta, compreso l’esempio su Israele. A mio avviso non stiamo parlando di cose da poco. Come alcuni sanno, mi colloco (con i rischi connessi se si trattasse di un errore) tra coloro che giudicano il peso della “questione psichica” nel conflitto F/M come assolutamente fondamentale. Quella F/M è una psicoguerra combattuta contro gli UU con vari strumenti, di cui colpa e vergogna (e Insenso) sono i primi.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Ciao Fabrizio, in bocca al lupo per questa tua / vostra iniziativa che, comunque la si pensi e la si voglia considerare, apre un angolo di riflessione e confronto non direi tra sessi ma più ampiamente etico e culturale. Sono, questi, due punti che come sai mi riguardano molto: come donna, come essere pensante e -mi si passi l’autocelebrazione- come critico e persona che si occupa di arte e cultura. Ciò detto, l’equivoco è grande, oggi, e pone sullo stesso piano il sacrosanto necessario impegno femminista con qualcosa che è altro, oggi, e che francamente dovrebbe essere posto affrontato da altre angolazioni. Se io sono oggi quel che sono lo devo al lavoro di quelle “ragazzacce”; altre sono arrivate ma di quelle battaglie altrui si fregiano inopinatamente incarnando, di fatto, tutt’altra storia ed ideale e un’essenza di donna che non appartiene a me nè a tante come me. Ne riparliamo?
barbara martusciello(Quota) (Replica)
Cara Barbara, sarei felicissimo di affrontare l’argomento con te quando ne avrai tempo e voglia; non solo, hai a disposizione questo sito-blog per farlo quando lo ritieni opportuno.
Ti preoccupi, giustamente, di non mettere tutto e tutte nello stesso calderone, di fare dei distinguo tra il femminismo prima maniera e la sua evoluzione (o involuzione, dal nostro punto di vista), tra quelle che erano le sue premesse originarie e ciò che si è storicamente concretizzato, tra lo spirito che animava le donne di allora e l’ ”ideologia” ma soprattutto la prassi di quelle odierne.
Ma è proprio questa tua (onesta) ammissione che dovrebbe sollecitare tante altre della tua generazione e soprattutto di quella precedente alla tua a riaprire una riflessione sugli esiti di quel movimento e a porsi delle domande. Fu vera rivoluzione? E se lo fu, come è andata a finire? Anche perché, come ben sai, nella storia non ci sono state solo rivoluzioni “progressiste” ma anche rivoluzioni “conservatrici”, e il secolo che abbiamo alle spalle ben ce lo insegna. Oppure ancora:”E’ possibile che quel movimento che voleva trasformare la realtà sia andato (come tanti…) nella direzione opposta e contraria a quella degli ideali che perseguiva originariamente arrivando addirittura ed essere funzionale a quel sistema che voleva abbattere?” Non sarebbe certo la prima volta che accade nella storia, purtroppo…E ancora, come è stato recepito dalle generazioni femminili successive alla sua esplosione il messaggio del femminismo? Come e in quale direzione è stato applicato? Quali risultati ha avuto ? E la cosiddetta “specificità di genere”, orgoglio della cultura femminista, che nelle sue migliori intenzioni doveva essere portatrice di valori radicalmente alternativi a quelli dominanti, cosa ha effettivamente prodotto? Cosa ha generato? Chi e cosa, a distanza di quarant’anni ne esce rafforzato e chi (fortemente) indebolito? Ed è lecito a questo punto anche domandarsi:”Ma è mai veramente esistita quella specificità di genere? E dove e in che modo si sarebbe manifestata?”. E ancora “Dove stanno andando le donne oggi? Quali modelli stanno seguendo? Che relazione hanno con gli uomini? E con quali uomini, con i dominanti o con i dominati?
Mi fermo qui. Le domande potrebbero essere moltissime. Noi abbiamo deciso di cominciare a porle sfidando il silenzio assordante (e consapevole) del sistema politico-mediatico-culturale dominante e di ciò che rimane del femminismo storico, ridotto (e autoridottosi), a nostro giudizio, a mero coperchio ideologico, assolutorio e giustificazionista, di un universo femminile che, per lo più, ha scelto di essere organico (culturalmente, ideologicamente e concretamente) a quel sistema.
Ci auguriamo che la nostra sfida venga positivamente accolta e che ci siano donne, specialmente a “sinistra”, disposte anche solo a concepire l’ipotesi che l’universo femminile, per il solo fatto di essere tale, non è infallibile. Come non lo è quello maschile. Già questo sarebbe un passo importante.
Ciao e a presto sentirci!
Fabrizio Marchi
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Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mi ricordo che nel periodo in cui ero iscritto alla mailing list di U3000 (2003-2004), c’era chi sosteneva che la fine del patriarcato (nel mondo occidentale) e l’avanzata del femminismo, non aveva fatto altro che mostrare il “vero volto” delle donne. Un volto molto diverso da quello che si pensava fosse. Ora, io non so fino a che punto possa essere considerata vera la sopracitata tesi, ma di certo un fondo di verità lo contiene, perché, effettivamente, le donne non sono affatto portatrici di valori diversi, di una cultura differente; men che meno possono essere considerate degli esseri pacifici. L’aumento della violenza al femminile, le ridicole soldatesse e tutto il resto, sono lì a testimoniarlo. Personalmente le ritengo una grossa delusione.
Fabio C.(Quota) (Replica)
Riguardo alla mancata “rivoluzione femminil/femminista”, riporto un articolo dell’antropologa Ida Magli, pubblicato su l’Espresso il 31 ottobre 1996 (pag. 26).
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“MA PUO’ ESSERE UN SEGNO DI CRISI”
“Il maschio è in crisi? Si cade in un macroscopico equivoco se non si traduce questa affermazione nel suo significato reale: l’Occidente è in crisi. Maschi e creatività culturale sono la stessa cosa. Istituzioni, valori, idee, politica, religione, scienza, arte, ossia tutto l’assetto di una società umana – quella occidentale – mostrano ogni giorno di più di essere logori, esauriti. Se ne deduce perciò il contrario di quello che le inchieste vorrebbero far intendere: le donne vanno bene perché il mondo va male. Si può anzi andare oltre, e riconoscere (sempre che io non venga linciata prima) che il mondo va male anche perché la presenza massiccia delle donne nelle istituzioni le conserva in una pseudo-vita che impedisce di cambiarle, di imboccare decisamente la via per uscire dalla crisi. Naturalmente il termine “crisi” va inteso in un’accezione dinamica, non soltanto negativa. Lo stato di crisi sarebbe anzi il più adatto per abbandonare il vecchio modo di essere e crearne uno nuovo, se appunto non ci fosse il contrappeso apparentemente positivo della presenza fattiva delle donne. Una brevissima riflessione su questi temi è indispensabile per capire quello che sta avvenendo. Un lungo e ricchissimo ciclo culturale – quello iniziato con l’Illuminismo e l’affermazione del Soggetto – si è concluso realizzandosi nel suo contrario, nell’annientamento del Soggetto. Si tratta della conseguenza negativa di un percorso concettuale che ha le sue basi nel cristianesimo e che accompagna, con la sua falsità logica, tutti gli errori della nostra storia: far coincidere il simbolico con il concreto. Il socialismo, partendo dall’uguaglianza degli individui-soggetti, ha perseguito (e persegue) un’uguaglianza concreta, “fisica”, che, non soltanto è allucinatoria, ma non può realizzarsi se non con la privazione di qualsiasi libertà, in quanto nessun essere vivente è uguale all’altro. Anche le donne, quindi, giunte all’uguaglianza proprio con il socialismo, si sono ritrovate, come tutti, deprivate della possibilità di esprimere intelligenza, creatività, invenzione di nuovi saperi e di nuove istituzioni. Ma, visto che hanno raggiunto (e stanno raggiungendo) alcuni beni a lungo desiderati e mai posseduti in precedenza, non riescono a criticarli, e non si accorgono dello stato involutivo di quasi tutto quello di cui vengono in possesso. Non esercitano perciò nessuna spinta verso la trasformazione della realtà e hanno rinunciato perfino ai princìpi libertari sbandierati durante il femminismo. E’ come se avessero, invece, infiltrato iniezioni di cemento negli edifici istituzionali traballanti, diventando così la base della “conservazione” in tutti i campi. Le ragazze sono più brave dei maschi a scuola, rivelano le inchieste. Visto, però, che la scuola è un cadavere, del tutto inutile sia per il sapere che per la vita, i più bravi sono maschi che ne percepiscono il vuoto e la respingono. Tuttavia è difficile anche per loro cambiarla proprio perché c’è la massa femminile a impedirne il tracollo. Se passiamo dagli studenti agli insegnanti, la situazione è la stessa. Esiste ormai uno strumento quasi infallibile per misurare lo stato di salute, e prevedere il futuro di una professione o di una istituzione: se il numero delle donne è crescente, si tratta di un istituto sulla via del tramonto. Le forze armate sono in crisi? Arrivano le donne, apprestandosi anche lì, grate dell’onore, a diventare le più brave della classe. I maschi abbandonano la teologia e l’insegnamento della religione, luoghi sterili di pensiero e di potere? Ecco le donne occupare le aule delle Università Pontificie, vuote di maschi, pronte a imparare quel nulla che servirà a insegnare il nulla. La Chiesa, però, sul sacerdozio non molla. Sa che, con le donne, il sacerdozio perderebbe il suo potere. Perfino il Parlamento si lamenta che “la sua centralità è a rischio”. Ma i prodromi della sua inevitabile fine erano visibili da tempo al nostro strumento di misura: due donne presidenti della Camera, senza un motivo al mondo salvo il fatto che erano donne. Non sarà che anche il governo, il primo con tre ministri donne…?”.
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Alcuni mesi dopo, per la precisione nella primavera del 1997, la suddetta antropologa scrisse un altro provocatorio articolo intitolato “MA IO LE MANDEREI AL ROGO”, nel quale evidenziava l’incapacità delle donne di pensare, inventare, costruire qualcosa di diverso da ciò che gli uomini avevano già pensato, inventato, costruito…
Silver(Quota) (Replica)
Insomma, hai trovato il modo per non restare solo in questi giorni d’inverno… Non mi sembra affatto il blog di un movimento: questo è il blog di una persona sola.
lucia(Quota) (Replica)
Cara Lucia, sapessi quante me ne devo (e ce ne dobbiamo) digerire quasi ogni giorno…le tue poche parole sono di sollievo in confronto agli insulti che dobbiamo sopportare da quando ci siamo “risvegliati” e abbiamo deciso che era giunto il momento di cominciare ad esprimere la nostra opinione e soprattutto di raccontare la NOSTRA storia. Una storia collettiva, anche se fatta da tante storie individuali. Così come le donne (le femministe almeno) hanno raccontato la loro. Così come i potenti e le classi dominanti di ogni epoca hanno da sempre raccontato la loro. La loro storia e la loro verità.
Oggi abbiamo cominciato a raccontare la nostra. Può piacere o non piacere, può suscitare interesse o meno, può essere apprezzata o disprezzata, riconosciuta o disconosciuta. Ma è la nostra. Nessuno ce ne può privare e soprattutto nessuno può impedirci di raccontarla.
Si, è vero, siamo pochini, per ora. Molti pochi. Ma siamo certi (non per ideologia o fanatismo ma perché siamo forti delle nostre ragioni) che cresceremo.
Tu affermi che dietro queste parole c’è solo la solitudine di un uomo (o di pochi uomini). E’ una tua opinione ed è legittimo che tu la esprima. Però, consentimelo, è un altro dei tanti modi per non voler ammettere che la questione esiste. Una delle tante maniere per disconoscerla. Anzi, per la verità, dal punto di vista concettuale, la sola differenza fra le tue affermazioni e quelle di tante altre e altri, consiste unicamente nel fatto che tu non ci insulti. Ma il paradigma che utilizzi è il medesimo e cioè questo:”I problemi che sollevate non esistono oggettivamente ma solo nella vostra testa, in questo caso nella testa di uomini soli (e disperati, perché questo è il “non detto” che però di fatto dici…). Se non foste così soli e disperati certe cose neanche vi passerebbero per l’anticamera del cervello”. Insomma, invece di ingiuriarci, (forse perché sei più intelligente di molte/i) preferisci seppellirci sotto una coltre di (finta) pietà.
“Poveracci (o poveraccio), che devono fare, questa è la loro condizione”. Questa è in soldoni la tua posizione. Insomma, come direbbe Nietzsche, ci compatisci, e per questo ci perdoni, e questa è forse la peggior vendetta…
Il sottoscritto invece preferisce invitarti ad una riflessione. Dal momento che non hai nulla da perdere, prima di bollarci come dei poveri cristi abbandonati e rancorosi (etica del risentimento), leggi con più attenzione le cose che diciamo. Riflettici, pensaci, e poi magari criticaci, anche duramente. Prova ad andare un po’ oltre la semplice commiserazione nei nostri confronti. In fondo che ti costa mettere in movimento il cervello per un’oretta? Lo avrai fatto e lo farai tante di quelle volte, potresti provare a farlo per una volta anche con noi. Provaci. Anche altre donne lo hanno fatto, come puoi vedere dai commenti agli articoli, e non mi pare che il risultato sia stato così malvagio. Anzi, potrebbe essere un’occasione anche per te. Magari quella di scoprire che dietro alle cose che diciamo ci sono solo Uomini consapevoli che hanno fatto un lungo percorso e vogliono mettere questa esperienza anche a disposizione degli altri e delle altre.
Spero (e speriamo) di avere il tuo contributo di idee.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
In base alla logica di lucia, bisognerebbe dedurre che tutte le femministe che si occuparono (e si occupano) della questione femminile, lo fecero (e lo fanno) perche’ sole, disperate, racchie e frigide…
STRIDER(Quota) (Replica)
lucia, un consiglio da donna: dalla ad un uomo “solo”.
non soltanto la tratterà con grande rispetto, ma avrà senza dubbio studiato tanto
elisa(Quota) (Replica)
Niente di più vero, caro Strider. Gli insulti nei nostri confronti sono della stessa natura di quelli che venivano utilizzati ormai molto tempo addietro nei confronti delle femministe ma più in generale delle donne politicamente impegnate.
“Fai politica – questa la becera vulgata che andava di moda tanti, tanti anni fa – perché sei racchia, acida, frustrata e non ti si fila nessuno. Se fossi una bella figa avresti ben altro a cui pensare”. Me lo ricordo bene questo ciarlare idiota e qualunquistoide di tanti maschietti e maschiotti dell’epoca; branchi di imbecilli decerebrati senza arte né parte che tentavano di mascherare la loro pochezza umana, intellettuale e spirituale dietro a questi atteggiamenti apparentemente spavaldi da bulli di quart’ordine. Poi che vivessero ai Parioli o a Primavalle, a Via Montenapoleone o a Quarto Oggiaro, che fossero dei ricchi borghesi o dei sottoproletari, era del tutto indifferente. L’idiozia che li accomunava era la stessa; la stessa marmellata decerebrata destinata purtroppo a crescere con il tempo, con l’affermarsi prepotente e travolgente del capitalismo consumista che tutto travolge e tutto ingurgita. Povero Pierpaolo, che ti hanno fatto, come saresti stato necessario oggi, di questi tempi…
A distanza di quarant’anni gli argomenti usati contro di noi sono più o meno gli stessi. Ma non sono gli stessi e le stesse quelli/e che li fanno. Questi e queste con cui abbiamo a che fare noi, cari amici e amiche, sono molto ma molto più sottili, astuti e sofisticati. E soprattutto sono loro al comando. Quelli di cui sopra erano solo dei coglionazzi da bar o da bisca, anche se erano tanti; ma erano solo massa di manovra.
Questi/e no. Questi/e hanno in mano la baracca e la gestiscono con estrema sagacia; sono loro a manovrare. Dovremo agire con grande lucidità. Saranno necessarie la nostra intelligenza, esperienza, capacità di analisi, intuito, razionalità, lungimiranza, saggezza e pazienza. Solo in questo modo e con queste armi, potremo essere in grado di “bucare” il muro invisibile, il Matrix, come ormai usiamo chiamarlo da tempo.
Rimbocchiamoci le maniche amici e amiche. Siamo solo all’inizio.
P.S Qualcuno fra voi si chiederà perché mi rivolgo ad amici ma anche ad amiche. Perché solo a pochi giorni dalla prima uscita ufficiale degli Uomini Beta nella rete, una ragazza, una donna, ci ha comunicato entusiasticamente la sua adesione. Ma sarà lei stessa, quando ne avrà voglia, tempo e quando lo riterrà opportuno, a palesarsi e a spiegare a tutti voi le motivazioni che l’hanno spinta a questa scelta. Noi per ora ci “limitiamo“ ad accoglierla con gioia e profonda soddisfazione.
Anche questo è un segnale importante che ci conferma che siamo sulla strada giusta.
Benvenuta!
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
L’analisi di Fabrizio e Strider sulle due righe di Lucia è perfetta. Una reazione irrazionale (di pancia) – in forma di cliché – che esprime paura. Paura dei propri fantasmi, degli spettri che abitano la mente di una gran massa di donne (e di uomini) che vedono nella presa di parola maschile sul proprio stato una minaccia ai loro diritti, prerogative, conquiste. E li combattono a priori, neppure prendendo in considerazione l’ipotesi che valga la pena ascoltarli. Si parte a raffica con gli insulti aperti, con l’eterna insinuazione (sfigati), con la derisione che si appiglia a qualsiasi dentello. Una reazione istintiva, di una prevedibilità infantile e persino patetica per chi da anni ne conosce il meccanismo.
A Lucia dico di indagare sui motivi interiori che stanno a monte di quella risposta, di sondare i suoi sentimenti. Là è il primo problema. Suo e di milioni di altre/altri.
La derisione, il sospetto, le insinuazioni non basteranno a chiuder la bocca ai Risvegliati.
Non furono sufficienti nel passato, …figuriamoci adesso.
Rino DV
RIno DV(Quota) (Replica)
Parecchi anni fa, per la precisione poco dopo la metà degli anni Ottanta, su Radio Centro Italia (emittente radiofonica umbra dell’epoca), venivano trattati spesso argomenti relativi ai rapporti fra i due sessi.
Lascio immaginare cosa mi toccava ascoltare quotidianamente… Allorché un giorno mi stufai, ed iniziai ad intervenire in diretta telefonica, scatenando dei veri e propri putiferi. Tra l’altro dovetti anche superare un certo imbarazzo, una certa vergogna, perché per un giovane sconosciuto pinco pallino come me (ero poco più che ventenne), non era semplice andare controcorrente, per di più in diretta telefonica. Non era “divertente” sostenere opinioni che alcuni lustri dopo avrei riportato sul web. Beh, fui sommerso da insulti del tipo “tu sei frocio”, “sei un maschilista”, “hai dei problemi con le donne”, etc etc. Un uomo di Arezzo affermò che “ero solo uno stupido che non capiva niente”, ed aggiunse che “le donne si stavano dimostrando migliori degli uomini”. Intervenne anche una prof, la quale, affiancata dal conduttore, cercò di dare una spiegazione psicologica sul perché il sottoscritto “osasse” asserire ciò. Negli ultimi tempi, fui anche interdetto, nel senso che non mi fu più permesso di intervenire in diretta telefonica.
Ma il tempo passa (purtroppo e per fortuna; dipende dai punti di vista), ed a volte è galantuomo.
Silver(Quota) (Replica)
Fabbrì, un po’ in ritardo l’ho pubblicato anche nel mio blog: http://giubizza.blogspot.com/2010/01/nasce-il-movimento-uomini-beta.html
Senti avrei del materiale da inviare a chi si interessa di QM. Se ti interessa puoi contattarmi all’indirizzo giubizza@gmail.com e te lo mando.
Un salutone e auguri posticipati.
Peppe
Peppe(Quota) (Replica)
PS: Bellissimala foto tratta da “Giù la testa”!
Peppe(Quota) (Replica)
Da figlio di un fu operaio (alla Mecfond di Napoli) che negli anni 70 partecipò a tutte le lotte e agitazioni operaie e “operaiste” (ripeto, “operaiste”) non posso che trarre una boccata di ossigeno per il progetto che si prefigge questo nuovo Movimento.
Sono stato a varie manifestazioni antiglobal, partecipai al gigantesco corteo a Roma nella primavera del 2002 in difesa dell’art. 18 e a tante altre manifestazioni per i diritti dei lavoratori, contro la globalizzazione, contro la Lega, ecc. E che tristezza ogni qualvolta aprivo le pagine del Manifesto o di Liberazione, e leggevo tante schifezze anti-maschili e femminil-idolatre. Mi sentii perso, tradito. Non ebbi più voglia di partecipare alla politica, pur rimamendo attaccato ai miei ideali.
Da anni mi occupo di ingiustizie anti-maschili, solo e isolato in un ambiente che ha sposato in buona parte le istanze politiche più retrive . C’era una sola cosa da fare: aderire anche io a questa cultura politica. Non lo ho fatto.
I miei genitori mi hanno insegnato gli ideali dell’amore, del rispetto per il prossimo, della giustizia, della compassione. E queste cose non potevano trovarsi nella Lega, nel Neoconservatorismo, nella Reazione.
Provo grande rispetto per i tanti militanti che in buona fede stanno dall’ altra parte politica(che cmq non è rappresentata solamente dal neoconservatorismo, ma anche da correnti cmq sempre democratiche ), li considero comunque miei alleati che tanto hanno fatto e fanno per la causa maschile, però mi permetto di differenziarmi da loro per quanto riguarda gli ideali politici e sociali.
Il Femminismo non è Sinistra. E’ un risentimento isterico, malvagio,razzista, sessista,disumano, di odio antimaschile e di scontro tra i due sessi,frutto dell’ Invidia Penis, e che quindi non ha nulla a che fare con gli ideali di giustizia ed uguaglianza (di diritti e doveri), propri della Sinistra.
Che bello lavorare per i diritti maschili a fianco di quelli di altri diritti: quelli dei lavoratori, quello alla pace, quello per i diritti umani, contro la discriminazione(sessuale o razziale, religiosa),ecc,
Grazie
Raffaele
Icarus.10(Quota) (Replica)
Grazie a te Raffaele, e…benvenuto alla lotta…
Non siamo più soli, sperduti, isolati. Come vedi, una nuova consapevolezza già stava crescendo evidentemente in tutto questo tempo. Non poteva non essere così. “Sinistra” significa pensiero critico. Non era possibile che su una tematica così grande e complessa calasse definitivamente il sipario del dato di fatto immutabile, dell’accettazione passiva. Me lo sono chiesto per anni e anni nei quali anche io ho vissuto un profondo senso di isolamento. Poi col tempo mi sono reso conto che anche altri, parlo di uomini di sinistra, stavano lentamente cominciando a ragionare, a maturare delle riflessioni…Siamo in pochi ancora ma cresceremo. E la cosa veramente importante è che ci stiamo esponendo, ci stiamo mettendo la faccia…Ce n’è voluta ma lo stiamo facendo. Dovevamo farlo prima, tanti anni fa. Forse non erano ancora maturi i tempi. Non lo so. Ma ormai non ha più senso interrogarsi su questo. Sta accadendo, ora. Siamo in ballo e balliamo. Siamo ancora pochi ma molti altri verranno. E’ solo l’inizio. Ed è sempre così che cominciano le cose…C’è sempre un inizio e c’è sempre qualcuno che deve prendersi l’onere di inziare.
E’ toccato a noi questo privilegio.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E’ una buona cosa portare l’antifemminismo a sinistra. Era una cosa che volevo fare io un paio di anni fa fingendomi di sinistra quando parlavo di QM. Ma la cosa non riusciva bene perché è molto meglio che questo lavoro lo facciano persone che sono veramente di sinistra.
Peppe(Quota) (Replica)
A proposito Fabrì, stai molto attento ai falsi “sinistri”. Io ormai mi sono svelato da tempo, ma potrebbe semrpe essercene uno ancora “mascherato” in giro… e spesso sotto quella “maschera” potrebbe nascondersi qualche bel fascistone in incognito (e questo non è mai stato il mio caso!)… 😛
Peppe(Quota) (Replica)
Altra cosa che volevo dire è che, malgrado la buona qualità e le buone intenzioni del tuo impegno, sono scettico al riguardo. Questo perché ho imparato a mie spese l’amara verità che gli uomini, che siano beta alfa gamma o di qualsiasi tipo, sono piuttosto coglioni. Del resto il femminismo non sarebbe durato due giorni se così non fosse.
Tutte le esigenze di contenimento demografico, più o meno popolari e più o meno di potere, sarebbero state soddisfatte da ben altre ideologie se non fosse stato per la coglionaggine degli uomini, perlomeno quelli occidentali.
Peppe(Quota) (Replica)
Il parallelismo donne-Israele mi sembra davvero calzante. Se ci si azzarda ad avanzare, anche timidamente, delle critiche fondate alle une, si viene immediatemnte zittiti con l’accusa di essere dei maschilisti, se si avanza una critica alla politica anche guerrafondaia israeliana si viene subito etichettati di antisemitismo, nonostante si sia dimostrato ripetutamente il contrario. Ma mentre è lecito avanzare delle critiche alla politica israeliana, è severamente vietato fare altrettanto nei confronti del modo di comportarsi ipocrita di molte donne. Il ridicolo senso di colpa che molti uomini vivono, anche inconsciamente, frutto dell’interpretazione femminista della storia, veicolato attraverso il pensiero unico omologante propinato dai mass media, e “digerito” quotidianamente dall’uomo qualunque, è il vero responsabile dell’attuale sbilanciamento nel rapporto tra i sessi.
Spesso mi sono ritrovato in contesti in cui prendeva la parola una studiosa di chiara inclinazione femminista e ho potuto constatare quanto l’uditorio maschile fosse letteralmente impotente, tranne rare eccezioni, a replicare alle posizioni della suddetta. Sarebbe stato qualcosa di molto sconveniente come infrangere un tabù.
Il trionfo del pensiero unico è principalmente il trionfo di una visione manichea, quindi ridicola, delle vicende umane.
Alessandro(Quota) (Replica)
Infatti il femminismo è un po’ come il sionismo. E rientra nell’ottica da razzismo inverso – ossia razzismo verso quelle categorie che si ritengono a torto o a ragione razziste e privilegiate – in cui siamo immersi oggi e che ha preso piede da alcuni decenni. Già Sartre parlò anni fa di una “razzismo antirazzista” (sic!). Ma il razzismo inverso in realtà va ad alimentare il razzismo “classico”. Il razzismo è sempre il razzismo, in qualsiasi verso vada, non si sfugge.
In ogni caso il sessismo inverso verso gli uomini è per lo più infondato in quanto la stragrande maggioranza degli uomini è tutt’altro che “privilegiata”. Qui dalle mie parti ci sono moltissimi ragazzi maschi che si arraggiano tra disoccupazione. lavori a nero e precariato mentre se vai in un qualsiasi posto di lavoro trovi la maggior parte degli impiegati che sono femmine.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe
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In ogni caso il sessismo inverso verso gli uomini è per lo più infondato in quanto la stragrande maggioranza degli uomini è tutt’altro che “privilegiata”.
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Per una volta sono d’ accordo con te.
Peppe
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Qui dalle mie parti ci sono moltissimi ragazzi maschi che si arraggiano tra disoccupazione. lavori a nero e precariato mentre se vai in un qualsiasi posto di lavoro trovi la maggior parte degli impiegati che sono femmine.
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Si’, ma in questo caso le responsabilita’ sono da ricercare altrove, non nel femminismo, che e’ solo un tassello fra i tanti. E neppure uno dei piu’ importanti. Specie al sud.
Strider(Quota) (Replica)
Mi è capitato di assistere spesso a dibattiti in cui si affrontava il tema della disoccupazione, soprattutto al sud. In ambito femminista si sotiene spesso che la maggiore percentuale di donne disoccupate dimostrerebbe la discriminazione che la donna ancora subisce. Premesso che la situazione del Meridione d’Italia, dove vivo, e in parte anche del Settentrione, è un disastro, questa considerazione non è affatto veritiera, in quanto non tiene conto di un aspetto, cioè del fatto che molte donne, ancora iscritte nei centri per l’impiego, svolgono, in verità, la professione di casalinga, dignitosissima e fondamentale attività lavorativa, che spesso le donne scelgono di loro spontanea iniziativa.
Questa verità è taciuta da molte studiose, anche di demografia, di orientamento femminista, il che, a mio parere, dimostra la loro tendenziosità. D’altronde i dati sulla disoccupazione, soprattutto al sud, non rispecchiano spesso la reale situazione, visto il peso non indifferente che riveste il lavoro nero.
In ogni caso, l’essere uomo non comporta alcun privilegio sociale nel mondo occidentale, e sarebbe ora che molte arrivassero a questa semplice conclusione. E’ sufficiente un pò di onestà intellettuale.
Alessandro(Quota) (Replica)
E tieni conto Ale, che nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo la disoccupazione femminile è inferiore di un bel po’ al 50% della disoccupazione totale. che vuol dire questo? Vuol dire che la maggior parte dei disoccupati, ossia di coloro che cercano lavoro perché ne hanno bisogno, son maschi. Quindi in tutto il mondo la disoccupazione è un problema principalmente maschile.
Peppe(Quota) (Replica)
Vero Peppe. Direi che lo è anche dal punto di vista psicologico. Mi spiego. Nella società occidentale odierna, tutta imperniata sul mito del successo materiale, il disoccupato maschio è un reietto della società, un vinto. La grande furbata del “sistema” socio-economico in cui viviamo, ossia di coloro che ne tirano le fila, il grande capitale ,le multinazionali e gli “intellettuali” al loro servizio che ne diffondono il credo,è quella di scaricare sul singolo i demeriti che sono invece in buona parte addebitabili al sistema stesso. Insomma se tu non riesci a trovarti un buon lavoro, la responsabilità non è di un sistema incapace di offrire opportunità e in buona parte corrotto, ma è tua che sei sostanzialmente un inetto. Perchè questo? Perchè un individuo che prende consapevolezza dell’ingiustizia di cui è vittima è un individuo “pericoloso”. Non si sa mai che voglia un giorno o l’altro mettere in discussione il privilegio altrui e reclamare la sua parte. Egli deve autoconvincersi che la colpa è sua.
La crisi di cui si parla non ha raggiunto livelli dirompenti semplicemente perchè sopravvive ancora un pò di stato sociale, ma quando verrà meno quello, ne vedremo delle belle. Insomma il sistema capitalista-consumistico sopravvive grazie a una conquista delle forze socialiste-comuniste. Lo stesso reddito di cittadinanza di cui tu parli nel tuo blog è stato addirittura avanzato dagli intellettuali ultraliberisti oggi per salvare la baracca che riischia di venire giù. Ciò che prima era considerato una bestemmia oggi viene addirittura reclamato, pur di non perdere le proprie posizioni di privilegio.
Ritornando a bomba, la donna disoccupata non è socialmente “condannata” come l’uomo disoccupato, perchè si ritiene che essa possa avere un’importanza anche nelle attività domestiche e se si percepisce come una nullità e perchè lei stessa se lo attribuisce e ragiona oramai con i canoni della “cultura maschile”. L’equivalente del disoccupato maschio è, in ambito femminile, la prostituta, reietta della società, nonostante svolga un ruolo che è mille volte più importante dei tanti personaggi idolatrati dalle folle, calciatori, piloti, divi del piccolo-grande schermo…la cui utilità sociale è pari a zero.
Il Comunismo ha sicuramente avuto tante colpe, ma, a differenza del Capitalismo, aveva la dignità di non arricchire persone che non offrono alcun contributo sociale, e di non abbandonare a loro stessi coloro che invece questa utilità sociale esprimono.
Alessandro(Quota) (Replica)
Lettera a Il Sole 24 Ore:
Gentili signori, vi scrivo riguardo un articolo che ho letto nella rubrica “Lettere al Sole” di venerdì scorso 28 gennaio. L’articolo riguardava l’ossessionante questione di portare l’occupazione femminile al 50%.
Io ora mi chiedo perché mai dovrebbe esserci un obbligo da parte dei cittadini affinché la parità dei diritti debba per forza tradursi in una forzata parità numerica. Come mai questa ossessione?
Inoltre mi chiedo se i disoccuapti maschi non abbiano gli stessi diritti delle disoccupate femmine se si vogliono favorire queste ultime. Non sarebbe meglio una politica che favorisca l’occupazione tout court invece di fare discriminazioni in tal senso? O meglio ancora una politica di una più efficiente distribuzione della ricchezza?
Ma la cosa che più mi infastidisce di tutto questo è la mancanza di rispetto della sfera privata e familiare. Questa gente che fa apologia di una parità numerica vuole entrare nell’intimità delle famiglie e imporre alla gente la loro idea su cosa debba fare un marito, una moglie, un genitore e via dicendo. Scusate ma io in casa mia faccio quel che mi pare e piace. Se le faccende domestiche vuole farle mia moglie non credo che io debba rendere conto a qualcuno.
Sarebbe ora di finirla con queste “analisi” sociali di pessimo gusto e puntare l’attenzione alle esigenze reali della povera gente e del popolo in generale.
Cordiali saluti.
Peppe(Quota) (Replica)
Cari amici e amiche, oggi, 5 dicembre 2011, Uomini Beta compie il suo secondo anno di vita e, come consuetudine, vi fornisco alcuni dati sull’andamento del sito.
A tutt’oggi abbiamo avuto 36.405 visitatori unici assoluti (al termine del primo anno erano poco più di 15.000, ciò significa che nel secondo ne abbiamo avuti più di 21.000, quindi con un aumento più che significativo), 116.406 visite e 389.148 visualizzazioni di pagina.
La grande maggioranza delle visite provengono naturalmente dall’Italia (111.347), tuttavia abbiamo numeri significativi anche dalla Gran Bretagna (1.343), dagli USA (522) e dalla Francia (472).
Le città italiane dove il sito è maggiormente seguito sono: Roma (15.998 visite), Brescia (10.982), Milano (10.891), Torino (6.119), Pomigliano d’Arco (4.012), Perugia (4.010), Napoli (3.940), Firenze (2834), Oristano (2.626), Bologna (2.541).
Da questo punto di vista però, il dato più interessante è la estrema capillarità e diffusione del sito che è stato visitato in quasi 500 comuni italiani, e in tutte le regioni, nessuna esclusa.
Gli articoli più letti sono stati fino ad ora: “Reciprocità e spontaneità” (10.333), “Sono andato a puttane” (8.720), “Dalla” (7.000), “Un brusco risveglio” (6.341), “IL movimento” (5732).
E’ interessante rilevare che l’articolo “Come il dono maschile viene trasformato in oltraggio”, pubblicato in data 10/11/2011, cioè pochi giorni fa (non vale la data che leggete sul sito perché l’ho modificata per poter spostare gli articoli), abbia raggiunto quota 2.254 visite nell’arco di poche settimane. Se pensiamo che l’articolo “Reciprocità e spontaneità”, con più di 10.000 visite e “Sono andato a puttane”, con più di 8.000, sono stati pubblicati due anni fa, cioè quando il sito è stato aperto, è evidente che questo dato non può essere casuale.
La maggior parte delle visite proviene da: Google (52.940), traffico diretto (29.603), Metro Maschile (10.245), Facebook (5.026), Il volo di Dedalo, cioè il blog di Icarus (3.245).
Nel complesso mi sembrano dei numeri più che soddisfacenti, in particolare, ovviamente, il numero dei visitatori unici assoluti.
Ringrazio naturalmente tutti/e coloro che contribuiscono fattivamente alla crescita complessiva di questo sito con i loro interventi e il loro prezioso lavoro di diffusione delle nostre idee.
Grazie di cuore a tutti/e.
Lunga vita al Movimento degli Uomini Beta e a tutti noi!
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio e a tutti voi UBeta, auguri per questo secondo compleanno! E’ un augurio speciale: che siamo capaci di riconoscere nell’appartenenza alla dimensione dell’essere, che contraddistingue qualunque cosa e chiunque, la straordinaria positività che è intrinseca al fatto di esserci: lo diamo per scontato, ma non lo è. Tanto che ogni grande cultura e ogni grande esperienza religiosa ha sempre guardato con stupore e meraviglia a ciò che si presenta davanti alla coscienza, strappato al nulla. Un augurio di “ritorno al futuro” per tutti noi costituito dunque dalla capacità di vivere la realtà dell’uomo, della donna e delle cose. A ben vedere siamo immersi nella positività dell’essere. Di straordinaria infinita vitale bellezza l’essere Donna, qui ed ora, lo stesso dicasi dell’essere Uomo, qui ed ora. Sbaglio se penso che UBeta nasce su questa passione profonda per ciò che essenzialmente è, e che si è intuito essere “kalòs kai agazòs”, bello e buono?
cesare(Quota) (Replica)
Auguri agli Uomini Beta.
Il vostro manifesto in 2700 parole, qui:
http://www.wordle.net/show/wrdl/4518902/UB2
dia
dia(Quota) (Replica)
Caro Cesare, “mens sana in corpore sano”! dicevano i latini,,,
Grazie di cuore degli auguri e grazie a te e a tutti gli altri amici e amiche per il grandissimo contributo di idee che dai e date al sito.
Resto sempre dell’idea che le cose sono di chi le fa, di chi le produce, di chi ci lavora e di chi le fa crescere con l’impegno, la fantasia, la creatività e il sudore della fronte (reale o metaforico) di ciascuno. E’ per questa ragione che, senza alcuna demogogia, mi sento di dire che anche questo sito è di tutti coloro che ci scrivono, che lo diffondono, che lo arricchiscono con le loro idee e il loro entusiasmo e che hanno cominciato a volergli bene, a coltivarlo come si coltiva un’amicizia profonda.
Possono straparlare di noi, possono dire ciò che vogliono ma quello che conta è che il nostro lavoro procede e si sedimenta ogni giorno di più, forte della verità, della nostra verità, sia pur inevitabilmente parziale, di cui siamo portatori.
Il sentiero è in salita ma proprio questo ci conferma che abbiamo imboccato la strada giusta…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
beh ,auguri anche da parte mia ! Che la strada sia in salita ,è fuori discussione ,ma le nostre verità ,stanno venendo a galla ,lo dimostrano i commenti critici che leggo in molti siti a stampo femminista , ci stiamo svegliando dal torpore ?
mauro recher(Quota) (Replica)
Mi associo di cuore agli auguri di Cesare. Anche l’esistenza di Ubeta, come di altri movimenti maschili, è un segnale importante. Qualcosa è in movimento. Solo dieci anni orsono, questo fiorire sarebbe stato impensabile.
armando(Quota) (Replica)
A ‘nfami. Vi ho dedicato le due ore migliori della mia vita, copiando il vostro manifesto, eliminando avverbi e congiunzioni e calibrando le frequenze delle parole in modo da far uscire un “wordle” coerente, ho cercato di impaginarlo dandogli una qualche forma grafica, ve l’ho linkato, e manco un crepa!!!!!
tzk
http://www.wordle.net/show/wrdl/4518902/UB2
Prego!
dia
dia(Quota) (Replica)
Scusa, Dia, ma, come noto, vado a tre cilindri su queste materie, e dire che la tecnica non è il mio forte è un eufemismo…
Purtroppo non riesco a cpaire che cos’è questa cosa che hai fatto. Ti ringrazio fin d’ora e il fatto che tu ci abbia dedicato le due ore migliori della tua vita è per noi ragione di orgoglio. Però spiegami che cos’è…
Per me sono solo segni che non riesco a decodificare. Sono un ignorante, lo so, mi consola solo il fatto che sono consapevole di esserlo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Auguri anche da parte mia!
Dia, per un secondo ieri ho visto il manifesto copiando la stringa sulla barra in alto. Poi ero di corsa e non ho potuto salvarlo. Effettivamente adesso però dall’ufficio non riesco più a visualizzarlo. Non è che ci vuole Java installato sul pc? (vedo che mi dice un qualcosa del genere ‘sto maledetto faccione di pc
Rita(Quota) (Replica)
segni? Uh?
Dovresti vedere un’immagine che contiene le 2700 parole del tuo manifesto, più o meno grandi a seconda del nuero di volte che compaiono nel testo. Una “tag cloud” con al centro “Uomini Beta”. . Ma forse non ti si apre, se non hai Java, che è una app scaricabile gratuitamente in tre minuti,
Non importa, comunque, niente di che. E diciamo che quelel due ore non erano proprio le migliori in assoluto.
dia(Quota) (Replica)
Come Fabrizio: neanch’io ho capito (sono a mio agio solo con biro e carta) ma apprezzo. Un manuale d’uso?
cesare(Quota) (Replica)
Dia, se clicco su Java mi dice che le impostazioni correnti non consentono l’introduzione del file o cose simili…
Fatemi sapere cosa devo fare, oppure datemi il modo, se c’è, di vedere il manifesto senza troppe complicazioni…
Comunque grazie per quello che hai fatto, non ho ancora capito cosa sia ma grazie lo stesso…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
I tag (o etichette) sono parole chiave o termini che vengono associati a delle informazioni, descrivendo l’oggetto. Servono per la classificazione e quindi per la ricerca sui motori di ricerca tipo Google. Faccio un esempio. Se ad un articolo del sito io associo Uomini Beta, QM, etc. etc. google nelle sua scansione del Web lo rileva e, quanto più sono ricorrenti tali tag (etichette) tanto più ho la possibilità che il mio sito, nella ricerca dell’ipotetico utente fatta con quelle parole, si trovi nelle prime posizioni. Ovvero nella prima pagina del motore di ricerca. E’ questo è molto importante per la visibilità del sito stesso. Certo si può usare a sproposito. Se tutti gli articoli di UB fossero taggati ad esempio con la parola “pinco pallino” il sito sarebbe visibilissimo quando si fa una ricerca con i termini “pinco pallino” e pochissimo visibile per il resto.
Tag cloud sta per “nuvola di tag” o nuvola di etichette ed è l’insieme visivo delle etichette (tag) o parole chiave usate da quel sito web.
E’ un modo diverso di cercare informazioni sul sito e ci dà subito, graficamente l’idea degli argomenti più ricorrenti sul sito. Infatti più l’etichetta è ricorrente, più grosso è il carattere.
Questi sono i tag legati ai contenuti del sito.
Esistono però dei siti, tipo quello usato da Dia, dove si può fare lo stesso discorso e quindi il risultato è una nuvoletta, di forma a scelta, con dentro le parole di un testo fornito dall’utente. Queste parole saranno tanto più in evidenza, quanto più ricorrenti nel testo stesso o secondo altri parametri scelti sempre dall’utente..
Questo è quanto fatto da Dia.
A proposito. Dia … bello e faticoso. Ti meriti un bacio … smack 😉
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://img207.imageshack.us/img207/9010/image141modificato1.jpg
cosi dovrebbe visualizzarsi
mauro recher(Quota) (Replica)
Insomma, mi pare di capire che in questo modo, grazie a questa operazione, avremo molta più visibilità sulla rete.
Se è così un ringraziamento non solo formale a Dia. Sarà pure una che fa le pulci ma si da anche un gran da fare…
Brava! Grazie ancora!
Fabrizio
p.s. ho sempre invidiato quelli che hanno dimestichezza con la tecnica…sono un uomo fuori tempo, c’è poco da fare…sono stato gettato in questa epoca e non so perchè…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
grazie, mauro, ci perde un bel po’ nella trasformazione in jpg (da screenshot?), ma va bene!
dia(Quota) (Replica)
x luigi. Però il wordle non è una tag cloud quindi non ha la stessa efficacia come promozione online. Ora provo a farne una versione jpg con migliore risoluzione la carico su fileden e la rispedisco qui. Così può essere utilizzata – eventualmente – da chiunque, come immagine, a illustrazione di un post in un blog, o altro materiale informativo. Cosa on si inventa, uno/a, per non lavorare.
dia(Quota) (Replica)
x dia
Si, lo so. Solo che non sono riuscito a spiegarla bene.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)