- Views 0
- Likes 0
Sollecitato dal post di Rita che ci ha segnalato questo articolo http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/24-maggio-2010/estremo-ricatto-dell-uomo-fragile-1703071751288.shtml , pubblicato sull’edizione veneta del Corriere della Sera del 24/05/2010, ho deciso di scrivere alla redazione. Non so se sarà pubblicata né se avremo risposta ma ho ritenuto giusto far conoscere la nostra opinione nel merito.
Di seguito la mia lettera:
Gentile redazione del Corriere Veneto,
trovo francamente sconcertante nonché intriso di sessismo e razzismo, anche se in modo mal celato, l’articolo a firma di Gabriella Imperatori dal titolo “L’estremo ricatto dell’uomo fragile” pubblicato sul vostro giornale il 24/05/2010.
Con una agghiacciante miscela di disinvoltura e cinismo, l’articolista liquida il dramma degli uomini che si tolgono la vita in seguito ad una separazione o ad un abbandono da parte del coniuge o del partner, come l’estremo ricatto maschile, l’ultima cartuccia sparata dal dominio maschilista per poter opprimere le donne, ormai più forti, più autonome, più libere, più evolute degli uomini e chi più ne ha più ne metta (l’articolo è una sorta di esaltazione del femminile e un pestaggio morale e psicologico del maschile)…
Insomma la famosa “etica del risentimento” di nicciana memoria. “Sei talmente inetto, incapace di relazionarti con le magnifiche sorti e progressive dell’universo femminile che, come estremo atto di ribellione, non ti rimane che suicidarti, cercando quindi di gettarmi nel baratro del senso di colpa e rovinandomi l’esistenza. Ma hai capito male se pensi che io me la rovinerò per te e per il tuo insano gesto…(questo non è scritto ma è di fatto il pensiero che sta dietro l’intero ragionamento…). Come a dire, “Chi se ne frega, il problema è tuo, io continuo serenamente la mia vita”.
Insomma, volendo fare un esempio credo calzante, se un operaio o un qualsiasi lavoratore perde il posto di lavoro e comincia a bere, a perdere la stima di sé, ad abbandonarsi, arrivando addirittura a togliersi la vita, che si fotta pure, la società non può mica farsi carico dell’inettitudine di un uomo che non sa reagire in modo adeguato, e che con il suo gesto vorrebbe anche ricattare psicologicamente il proprietario dell’azienda che lo ha licenziato se non addirittura la società intera, rea, secondo lui, di averlo messo in quella condizione. Peggio ancora se quel lavoratore si organizza, assieme ad altri lavoratori, per difendere il suo sacrosanto diritto al lavoro e alla vita. In questo caso il “risentimento” si fa addirittura ideologia.
Naturalmente, se mai lei dovesse rispondere a questa lettera, ci spiegherà che le due questioni non possono neanche essere messe sullo stesso piano. Ma sia lei che io sappiamo cosa c’è dietro alle sue parole.
Che si fottano questi maschi in crisi. Si suicidano perché non reggono l’abbandono? Dobbiamo forse preoccuparci della loro sofferenza? No, perché, come dicevamo, è solo l’ultima disperata salva di artiglieria sparata dal maschilismo. Siamo alla beffa finale, quegli uomini non si tolgono la vita perché stanno vivendo, a torto o a ragione, una sofferenza profonda, ma perché la loro vera intenzione è, per l’ennesima volta, quella di colpevolizzare le donne e quindi continuare a sottometterle. Lo stesso paradigma, insomma, che veniva e viene applicato in altri frangenti. Ad esempio quando affonda una nave. Il “prima le donne e i bambini”, secondo l’interpretazione femminista che svela la menzogna maschile, diventa l’ennesima forma del dominio maschilista nei confronti delle donne, anche se quegli uomini affondano e muoiono insieme alla nave…”Perché? Glielo abbiamo forse chiesto noi di comportarsi in quel modo?” Ma, guarda caso, non ci sono mai femministe pronte a battersi per l’eguaglianza dei diritti di tutte e di tutti su una nave che affonda…
Complimenti! E complimenti soprattutto al Corriere della Sera che consente che posizioni sessiste e razziste di questo genere (anche se camuffate dietro ad improbabili nonché maldestri approcci psico-sociologici) vengano ospitate e/o pubblicate sulle sue pagine.
Francamente ci aspettiamo qualcosa di più e soprattutto di migliore da un autorevole quotidiano come il vostro.
Fabrizio Marchi (Movimento degli Uomini Beta)
51 Commenti
Riporto la lettera che ho scritto alla Imperatori.
Gentile Signora Imperatori,
Ho letto il suo articolo “L’estremo ricatto dell’uomo fragile”.
La sua indifferenza e, diciamocelo, il suo disprezzo per la sofferenza altrui, mi offendono profondamente. Sono certo che lei non maltratterebbe mai un cane o un gatto, e anzi si schiera in prima linea a favore della pena di morte per chi abbandona i cani in autostrada. Ma se un uomo (che lei chiama “maschio”, come se fosse un animale, contrapponendolo alla “donna”, il vero essere umano) sceglie il gesto ultimo e agghiacciante di togliersi la vita, magari per sofferenze indicibili, per la paura di non poter più sostenere la famiglia, per l’angoscia di non poter più rivedere i figli – anche suoi, ricordiamolo: anche suoi – lei, signora Imperatori, si autoassolve con l’eterna formula dell’ “E’ un problema tuo”. Magari fa una risatina: poveri debolucci in crisi di identità! Poi torna a chiacchierare con le amiche, loro sì, libere, indipendenti, forti, superiori. Che soffrono, amano, esprimono le loro emozioni, di tutto, di più. (Anzi: non esseri umani, ma Dee. Naturalmente ogni donna è Dea, per il solo fatto di nascere donna, giusto?)
Non ha mai pensato che forse anche gli uomini soffrono, amano, esprimono emozioni, ma in modo diverso? Ma no, che sciocchezze, l’unica forma espressiva degna di questo nome è quella femminile. Gli altri sono solo deboli, frustrati, incapaci di accettare la loro inferiorità: e per questo ricattano. Come? Suicidandosi. Ma lei, e altre come lei, siete già più avanti, già superiori. Non vi farete ingannare da questi patetici tentativi di rimettervi in catene (quali catene, poi? In un paese come il nostro, tutto sommato libero e tollerante, potete guardarvi nel cuore e dire che davvero siete oppresse?)
Di fronte a un suicidio, siete già assolte a priori: “Voleva solo ricattarmi”. E allora crepi il suicida, buono a niente, debole, pauroso, meschino.
Facciamo un gioco: proviamo a sostituire nel suo articolo le parole “maschio” con “ebreo” e “donna” con “ariano”. Oppure “maschio” con “negro” e “donna” con “bianco”. Fa uno strano effetto, no? No, certo, a lei fa solo l’effetto della verità.
Parole come le sue dimostrano chiaramente quale frattura si sia scavata negli ultimi decenni fra uomini e donne, una frattura che molti uomini non avrebbero mai voluto aprire, ma che articoli e parole come le sue allargano ogni giorno di più. Lei, forse, non si rende conto che il suo disprezzo per la vita altrui – disprezzo che non è solo suo, ma di molte donne – è profondamente offensivo per quelli che Giorgio Gaber chiamava “uomini normali, di onesti sentimenti”.
Le assicuro che molti uomini non sono deboli e frustrati: sono offesi e basta. Si guardano intorno e si chiedono: ma perché io dovrei condividere la vita (oppure, a seconda dei casi, ciò che possiedo), aiutare, sostenere, collaborare con qualcuno che mi disprezza e ride di me perfino se scelgo di togliermi la vita? Perfino a questo viene tolto valore? Ma chi ho di fronte a me? Chi è questa persona che credevo mia simile, mia amica, corrispondente delle mie emozioni?
Di fronte all’indifferenza per la loro (maggiore o minore) fatica di vivere, molti uomini reagiscono. E reagiscono in un modo che alle donne non piace affatto: restituendo l’indifferenza che ricevono. Negando alle donne ogni aiuto, ogni assistenza. L’altra faccia della parità, quella che molte donne saranno sorprese di scoprire. E non nel senso buono.
Provi a chiedersi se la pretesa “indipendenza” delle donne non arrivi in realtà solo fino a un certo punto. Provi a chiedersi se non sia un conto essere più brave a scuola e un conto, invece, andare a costruire strade, case, scuole, ospedali. Perché le cose che molte donne danno per scontate non sono piovute dal cielo, né sono state realizzate “esprimendo le proprie emozioni”. Sono state realizzate con fatica, con sudore, con sofferenza. Da uomini, di solito. Ma per lei questo non ha importanza, vero? Lei utilizza soltanto, non costruisce. Questa società maschilista glielo permette. Ma quando i maschilisti smetteranno di costruire, le donne saranno pronte a prendere in mano martelli pneumatici e seghe elettriche e darsi da fare? E non intendo qualche donna forte, robusta e intraprendente (non stia a sbracciarsi per obiettare questo, lo so benissimo che ce ne sono): intendo proprio tutte. Tutte quante, dalla prima all’ultima.
Sì? Ne è proprio sicura?
Mi dispiace molto. Non per lei, che essendo superiore riderà del mio dispiacere. Ma per le generazioni future di donne. Parole come le sue, articoli come il suo, stanno costruendo un nuovo razzismo. Qualcuno se ne sta rendendo conto. E il conto finale non lo pagherà lei, signora Imperatori, non le sue amiche così libere, forti e indipendenti: ma le vostre figlie e le vostre nipoti. Provi a rifletterci.
Arrivederci,
Marco Pensante
Lei mi ha risposto. Non vorrei essere accusato di violazione della privacy copiando la risposta, ma il succo è che si scusa, non intendeva offendere nessuno, però sostanzialmente se lo meritano per come hanno oppresso le donne per secoli, millenni, ere geologiche, tenendole in casa a cucinare.
Ecco qua.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Sbaglio o sono le donne a soffrire molto di più degli uomini, di anoressia e bulimia? Se non vado errato si tratta di percentuali intorno al novanta per cento. Questo cos’è, un segno di forza femminile, forse? Ed in tal caso cosa scriverebbe quella giornalista se io ridessi di una donna morta perché “non voleva mangiare e nonostante pesasse 35 kg si percepiva grassa” ?
Marco(Quota) (Replica)
Bè, è già molto che ti abbia risposto. Io le ho scritto sul blog del Corriere Veneto e non ho avuto risposta…
Mi pare di capire, anche dalle tue parole, che la nota sia sempre la stessa; la musica non cambia.
E’ chiaro che ponendola su quel piano la “colpa” non sarà mai espiata. Qualsiasi cosa un uomo possa dire o fare non viene neanche presa in considerazione. Siamo colpevoli e lo saremo nei secoli dei secoli amen…Una risposta di questo genere può essere data sempre e per qualsiasi argomentazione. A questi livelli il “debito” (presunto) non sarà mai estinto.
Siamo alla follia, a volte mi viene da pensare che stiamo solo facendo un brutto sogno…e invece…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@ Fabrizio
Siamo alla follia, a volte mi viene da pensare che stiamo solo facendo un brutto sogno…e invece…
@
Sì, questa è veramente follia, ed è anche un buonissimo motivo per evitare sia il matrimonio che di mettere al mondo dei figli. Per quanto mi riguarda, non vedo a cosa dovrebbe servirmi una iena in casa, se non a mandarmi in galera…
Marco(Quota) (Replica)
http://temporeale.libero.it/libero/fdg/4270521.html
Agente uccide ex compagna e si suicida
SAN GIORGIO DI PIANO (BOLOGNA) – L’ha aspettata sotto casa, dove era stato spesso assieme a lei. E ha fatto fuoco: tre colpi per cancellare il volto di Caterina, uno per uccidersi subito dopo. Finisce cosi’, con due corpi riversi assieme in una pozza di sangue nell’androne di un condominio di San Giorgio di Piano, nel Bolognese, la storia tra Stefano Vistola, 40 anni, di San Severo (Foggia), agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Ferrara, e Caterina Tugnoli, 42 anni, dipendente dell’Arpa, originaria del paese dove questa mattina alle 8 si e’ consumata la tragedia. Lui, Stefano, con ogni probabilita’, e’ l’ennesimo uomo che non regge la rottura. Ai colleghi che lavoravano con lui nella casa circondariale non aveva detto nulla. Nessuno sapeva che Stefano e Caterina, che erano stati insieme per tre anni, si erano lasciati da qualche settimana dopo che lei aveva deciso di troncare la relazione. Vistola era in ferie dal 19, ed era andato a passare qualche giorno a San Severo. Ieri era tornato e aveva passato la notte nell’alloggio di servizio in carcere, dove aveva la residenza dal 1994. Pare che ieri sera i due si siano visti e abbiano avuto una discussione, ma e’ un particolare che deve essere ancora chiarito. Di certo questa mattina Vistola si e’ messo in tasca la pistola d’ordinanza e ha aspettato in via Cassino che l’ex compagna uscisse di casa per andare al lavoro. Ha fatto fuoco mentre su, nell’appartamento, dormiva una delle due ragazze che Caterina aveva avuto da un precedente matrimonio. Ha 21 anni. La sorella, appena 17, era a scuola. La figlia di Vistola, 11 anni, era lontana, a Fermo, nelle Marche, dove vive con la madre che da lui ha divorziato tanti anni fa. Il buio in cui questa nuova separazione l’aveva fatto precipitare a 40 anni Stefano non l’ha fatto vedere a chi gli stava vicino. Non ha chiesto aiuto. Non ha lasciato messaggi. ”E’ stata piu’ che una sorpresa” ha detto un agente che lo conosceva dal 1993, quando fecero il corso per poi approdare insieme a Ferrara. Al lavoro non lo vedevano da giorni, perche’ quelli successivi alla rottura con Caterina Stefano li ha vissuti lontano dalla Casa circondariale. ”Era in ferie – ha spiegato il comandante della penitenziaria del carcere di Ferrara, Giuseppe Battaglia, sconvolto dall’accaduto – e doveva rientrare in servizio il 2 novembre. Aveva la passione dell’acquario. Ne aveva fatto uno anche nel suo ufficio. ‘Dimmi quando devo cambiare l’acqua’, gli avevo chiesto. Lui mi aveva risposto di non preoccuparmi: ‘Ci penso io quando torno”’.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Un episodio di cronaca come questo, al pari di molti altri, porta a chiedermi che cosa un uomo abbia investito in un rapporto di coppia per arrivare a compiere certi gesti.
Relegare episodi come questo nell’inflazionata casistica delle violenze subite dalle donne mi sembra molto forzato, soprattutto e non solo per il fatto che ad un omicidio segue un suicidio ( due gesti da non confondere tra loro ma da mettere nel loro insieme in relazione ai casi in cui vi è un omicidio e basta…).
Non si sente spesso di donne che quand’ora lasciate uccidano il marito…o meglio, più probabile che lascino agli avvocati il compito di predisporre le condizioni affinche la vita dell’ex coniuge si trasformi in un inferno.
Non sarebbe ora di interrogarsi al di là delle intepretazioni che ci vengono offerte da femministe e femministi sulle cause a livello psico-emotivo che intervengono in certi soggetti tanto da indurli compiere atti di tale gravità (dopotutto lo si fa anche con le Franzoni e con le tante madri,mogli,CUGINE che uccidono o fanno uccidere…) ?..e se tali cause non siano connesse con una situazione di precarietà sociale ed esistenziale vissuta da chi,dopo essere stato abbandonato, vive in uno stato di angoscia perenne ?
Luke Cage(Quota) (Replica)
C’è qualcosa di più tremendamente vicino al limite della pulsione di vita e della pulsione di morte del cuore umano e c’è qualcosa di più banalizzato del cuore dalla cultura contemporanea? come non morire di questo tragico errore di valutazione da cui i nostri padri e i loro padri e le nostre madri e le loro madri fin da piccoli venivano avvertiti solennemente di guardarsi?
ckkb(Quota) (Replica)
Un episodio di cronaca come questo, al pari di molti altri, porta a chiedermi che cosa un uomo abbia investito in un rapporto di coppia per arrivare a compiere certi gesti.
>>>>>>>>>>><
Io piuttosto mi chiedo con che coraggio un uomo, dopo una precedente separazione ( poi se dobbiamo ragionare coi numeri , la maggioranza delle separazioni non è mica chiesta dagli uomini!!!!), si risposa…
Silent Hill(Quota) (Replica)
credo che questo sia un altro paradosso per chi sostiene che viviamo in un mondo maschilista , in teoria ,se viviamo in un società pensata in maniera maschile ,non ci dovrebbe importare più di tanto se un amore finisce ,tanto abbiamo altre “schiave” da portare all “harem” invece ,come fa notare giustamente luke cage , questo sembra essere una prerogativa femminile “tanto ne trovo un altro” (magari gia c’è) mentre l’uomo lasciato si sente perduto e può purtroppo compiere simili crimini…
mauro recher(Quota) (Replica)
“questa è veramente follia, ed è anche un buonissimo motivo per evitare sia il matrimonio che di mettere al mondo dei figli. Per quanto mi riguarda, non vedo a cosa dovrebbe servirmi una iena in casa, se non a mandarmi in galera”
Infatti io ho fatto così.
Meglio soli che male accompagnati.
sandro(Quota) (Replica)
Per quanto mi riguarda torno a ripetere che all’origine di questi gesti ci sia la mancanza di padre che abbia separato il figlio maschio dalla mamma. Perchè è solo e soltanto l’intensità del rapporto fra bambino e madre, che se non interrotto tenderà a ripetersi in modo patologico con le altre donne, che riesce a spiegare quei gesti. E un uomo matrizzato, al di là delle cause sociali che pure ci sono, è come un bimbo, allo stesso tempo fragile e prepotente, che mette la sua vita nelle mani di lei che a quel punto diventa TUTTO. Dunque un uomo che non ha nessun potere su se stesso, e che nel matrimonio ha si investito tanto, ma in modo sbagliato. Guardate che tutto parte da lì. Eliminato il padre, impedito nella sua funzione primaria e fondamentale (altro che le stronzate dei pannolini e del biberon), il maschio si indebolisce fino a perdersi. Un maschio fragile è anche un maschio spesso violento e al tempo stesso manipolabile, dalla femmina e dal potere, perchè non è un individuo autonomo. Perciò la strategia del potere (che non significa un piano preordinato a tavolino, o per lo meno non in senso letterale) è partita dall’indebolimento del padre.
armando(Quota) (Replica)
L’educazione sentimentale e la formazione psicologica per molte giovani donne ha avuto spesso come fulcro in questi anni l’assunto che i maschi sono pezze da piedi, consapevoli di esserlo e quindi trattabili come tali. Il contesto politico e mediatico le ha sistematicamente confermate in questo assurdo pregiudizio. Ne ho avuto esperienza diretta (un esempio fra i tanti) anche in una grande azienda del Nord Italia dove tra lo stupore generale le nuove giovani donne assunte si permettevano comportamenti sprezzanti e offensivi in modo sistematico verso i colleghi maschi. I quali erano privi della capacità di gestire questo atteggiamento che era una vera e propria sindrome di superiorità sprezzante quanto priva di fondamento, costruita in decenni di lavaggio del cervello/formazione di ispirazione femminista: dall’oratorio all’università. Non certo una forza in più per queste giovani donne ma un handicap che le esponeva e le espone tutt’oggi a situazioni relazionali e professionali molto difficili.
ckkb(Quota) (Replica)
Completamente d’accordo con gli ultimi post di Ckkb e Armando. Non c’è alcun dubbio che gli episodi tragici di violenza (anche contro se stessi) che vedono oggi come protagonisti tanti uomini lasciati dalle proprie mogli o fidanzate hanno origine in una condizione di estrema fragilità maschile. E non c’è dubbio che questa fragilità sia stata per tanti aspetti indotta, provocata cioè da un pestaggio psicologico, morale, e culturale sistematico che ha finito per fracassare la psiche degli uomini.
Rimango dell’idea che la destrutturazione e la mortificazione della figura paterna sia il risultato di questo processo e non il contrario. Ma ora non è questo il punto. Ne abbiamo già discusso a lungo e tornarci sopra diventerebbe pura accademia.
Ho trovato nel merito molto interessante anche un commento di LukeCage nel quale pone un altro interrogativo che deve farci riflettere. E cioè, quanto e come investe emotivamente un uomo in una relazione rispetto ad una donna? Osserva giustamente LukeCage che non si vede mai una donna uccidere o uccidersi per “amore”. Mettiamo per un attimo da parte la situazione contingente ala quale facevo cenno poco sopra e soffermiamoci su questo punto, sul quale probabilmente, una attenta analisi prima o poi, dovremmo farla.
Faccio l’empirico, per una volta, consentitemelo. Ho visto nella mia vita tanti, ma tanti uomini, stramazzare a terra, disperarsi, massacrarsi, lasciarsi andare, perdersi, in tutti i sensi, per una donna. Ho visto la loro vita stravolgersi, li ho visti in pena, non riuscire a darsi pace per avere perso una donna. E’ successo anche a me. Devo dire che, a parti invertite, non ho mai assistito a tutto questo strazio; certamente neanche lontanamente nella stessa misura. Non ho mai visto una donna arrivare a simili picchi di disperazione.
Ciò accade perché gli uomini sono comunque psicologicamente più fragili delle donne? E’ possibile, non avremmo nessuna difficoltà ad ammetterlo, non siamo dei “machi” o dei “machisti” arroccati dietro a posizioni precostituite. Però, se le cose stanno in questo modo, deve andare a farsi benedire la favola del genere femminile come “sesso debole”, un’altra, a mio parere, delle grandi menzogne che ci hanno raccontato da sempre, ben prima che nascesse il femminismo. Quindi, se non è vero che le donne sono il “sesso debole”, e io credo che non lo siano, devono andare conseguentemente a farsi benedire tutti quei comportamenti psicologici e pratici che fanno da sempre parte del patrimonio maschile, che nascono proprio dall’assunzione di quel (falso) paradigma.
Naturalmente il discorso, a questo punto, si amplierebbe enormemente, e un post non è sufficiente ad affrontarlo. Penso alle diversità di natura ontologica fra i sessi che, in larga misura, nessuno di noi, qui, ha mai negato (così colgo l’occasione per rispondere anche ad altri). Queste diversità (che, come abbiamo più volte ribadito non possono essere separate dal contesto socio-culturale), potrebbero spiegare forse anche le cause dei differenti modi di reagire di fronte ad una serie di eventi, nel caso specifico, di una separazione.
E qui mi fermo perché avrei molto da dire ma, come dicevo, ci vorrebbe troppo tempo che ora non ho. Ci tornerò senz’altro. Nel frattempo lascio ad altri, se lo vogliono, la possibilità di cimentarsi.
L’argomento è assai scabroso, diciamoci la verità, e potrebbe essere molto poco “politically correct”. Ma è notorio che la cosa non ci preoccupa…
Fabrizio
P.S. @ Red. Relativamente al tuo ultimo post ne parliamo a viva voce, così chiariamo meglio la questione. Non ha senso continuare con il botta e risposta sul blog. Te lo avevo già detto, andremmo avanti all’infinito e abbiamo altro da fare.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mi intrometto solo un secondo. Leggendo l’ennesimo assassinio sulle testate odierne avvenuto a Cesenatico e leggendo alcuni dei vs post, mi viene alla mente una ulteriore possibilità che esula dall’ormai trita e ritrita accusa che ogni violenza perpetrata da uomini nei confronti di donne sia da addebitarsi a questo benedetto/maledetto femminismo che, credete, ad ora solo voi ricordate, mentre invece la maggior parte di noi donne non lo ricorda nemmeno più. Temo non possa più essere adottato quale alibi per giusticare tanta efferatezza ed accanimento.
Premesso questo il mio pensiero va ad una ulteriore possibilità per tentare di capire questa assurda violenza dilagante, ogni giorno di più nei confronti di noi donne(non credo vi sia ora facile negare ciò…) e cioè: non potrebbe essere il caso che invece ancora ad oggi per tanti uomini valga ancora il principio del “possesso” della “propria” donna? Non è che questi uomini vivono ancora nel tempo, non troppo lontano (basta ricordare solo la data in cui le donne hanno avuto il diritto al voto) in cui esisteva il padre padrone con potere assoluto? E’ scabroso si l’argomento, e ne convengo.
P.s. purtroppo le stesse scene di disperazione da uomini abbandonati dalle loro donne le ho viste da donne abbandonate dal proprio uomo…il dolore è lo stesso.
Betty(Quota) (Replica)
Cara Betty, puoi intrometterti quando e quanto vuoi, purchè con le stesse buone maniere che hai usato in questo frangente e con argomenti calzanti.
Questione violenza. Ti rispondo con un esempio, per ragioni di tempo.
Lo stesso giorno in cui il mostro di turno (Misseri,in questo caso) veniva sbattuto in prima pagina, scatenando la solita campagna antimaschile prima ancora che emergesse il fatto che anche una donna, la figlia, era coinvolta nell’omicidio, un’altra donna, più o meno con le stesse modalità, mi pare a Savona, aveva appena assassinato suo figlio di tre anni, peraltro portatore di handicap; non ricordo esattamente se poi l’ avesse gettato nel famoso cassonetto dell’immondizia (pratica molto in voga in questo genere di delitti).
Questo secondo tragico episodio, a differenza del primo e’ stato immediatamente derubricato, come sempre avviene, come caso psicopatologico (invece il Misseri sarebbe sano ed equilibrato…) e collocato nelle pagine interne di cronaca nera di tutti i quotidiani come un fatto di normale routine.
Qualcuno a questo punto ci deve spiegare perché strangolare una ragazza (la violenza sessuale sul cadavere di Sarah è indimostrabile e gli stessi inquirenti sospettano sia una bufala del Misseri per salvaguardare la figlia) e gettare il suo corpo in un pozzo sia più grave che strangolare un bambino di tre anni e gettarlo in un cassonetto dell’immondizia, al punto di diventare l’argomento principale,il gossip, il divertissment nazionale di tutto, ma veramente tutto il paese, dalle pagine dei quotidiani ai salotti televisivi fino ai bar e ai centri benessere.
Forse assassinare un bambino è meno grave che assassinare una donna? Non mi pare. E allora perché tanta differenza di attenzione? Perché il caso di una donna che uccide suo figlio viene affrontato solo da un punto di vista psichiatrico mentre il caso di un uomo che uccide una donna solo da punto di vista giudiziario-repressivo?
Non ho tempo in questo momento ma tornerò a breve sull’argomento. Nel frattempo ti invito a leggere qualche articolo nel sito che può aiutarti a riflettere sul tema: “Un brusco risveglio” , “La grande menzogna” e “Femminicidio o maschicidio?” (li trovi nello spazio “articoli”), “Stalking e sondaggi” e “Guardare e non toccare” (li trovi nello spazio “editoriali”), “L’Ombra e Piero” (lo trovi nello spazio “contributi”) e “Ho subito violenza ma l’Istat non lo sa” sulla homepage.
Ci risentiamo con più calma. Grazie del tuo contributo.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“non potrebbe essere il caso che invece ancora ad oggi per tanti uomini valga ancora il principio del “possesso” della “propria” donna?”
________________
Al punto di suicidarsi salendo su un traliccio?
Dubito che tale “volontà di possesso” possa essere più importante della vita stessa, anche perché in Italia di donne ce ne sono 30 milioni, non è che ce ne sia una in tutto.
Di solito quando succedono queste cose c’è dell’ altro dietro, dato che, per arrivare a questo, uno non deve avere più nulla da perdere.
E nella vita, oltre a una donna, uno ha molto, ma molto, altro da perdere.
A meno che non si tratti di uno psicolabile.
sandro(Quota) (Replica)
sandro
questa è veramente follia, ed è anche un buonissimo motivo per evitare sia il matrimonio che di mettere al mondo dei figli. Per quanto mi riguarda, non vedo a cosa dovrebbe servirmi una iena in casa, se non a mandarmi in galera”
Infatti io ho fatto così.
Meglio soli che male accompagnati.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Completamente d'accordo.
——————————————————————-
Vengo da una discussione con tre miei amici, che ritengono giusto che in galera i detenuti picchino chi fa certi reati come la pedofilia: ho parlato al muro ribattendo che è una cosa sbagliata.
Leonardo(Quota) (Replica)
Riporto qui un intervento che ho postato nel blog della Marina Terragni a proposito del stesso argomento innescato dal medesimo fatto di cronaca.
Sono tutte considerazioni superflue per chi non ha malevolenza nei confronti degli UU. Per chi invece ha il cuore malato, né queste, né altre mille gioveranno, giacché “La bocca parla per sovrabbondanza del cuore”.
Non è stata trovata medicina contro il rancore.
_________________
1- Pestaggio morale.
Nei paesi anglosassoni lo chiamano male-bashing. E’ il pestaggio morale antimaschile. Un crescendo di canzonature, dileggi, colpevolizzazioni e criminalizzazioni rivolte contro l’intero genere maschile e contro tutti i singoli interlocutori maschi in quanto tali, praticato da decenni su tutti i media attraverso l’utilizzo della cronaca e della storia, del passato e del presente, del Qui e dell’Altrove. Dai roghi delle streghe, all’infibulazione, dagli stupri di massa, ai matrimoni combinati. Un’eterna rimemorazione del male vero, di quello falso, inventato e moltiplicato x 10, x100 x 1000, subìto dalle donne in ogni luogo e in ogni tempo. Un processo di colpevolizzazione che non ha precedenti e che ha per scopo il disarmo morale degli uomini e la costruzione di un debito infinito a carico delle generazioni maschili presenti e future. Debito da pagare.
2- Cuore malato
E tutto ciò senza che mai si ricordi l’altra faccia della medaglia, la salvezza che viene dagli uomini, massimanente rappresentata dal fatto che i morti sul lavoro sono maschi al 97.8%. Giacché dove ci sono pericoli per la salute e la vita, rischi civili e penali, là ci sono gli uomini. Da sempre. Ora, quando di una persona o di un gruppo si sente dir male e nient’altro che male, come se il male fosse ciò che la contraddistingue, incistato nella sua anima, sola forma espressiva del suo essere, quando non se ne sente mai dir bene, significa che qualcosa non va. Nel cuore di chi giudica.
3- Esecutori e mandanti
Ciascun uomo e tutti gli uomini sono chiamati a confessarsi correi dei crimini di una minoranza che agirebbe, secondo il dogma femminista, non personalmente, ma in nome e per conto dell’intero Genere. L’assassino, lo stupratore non sono altro che sicari di cui tutti gli uomini sono mandanti. Tutti. Di qui la richiesta insistita, rivolta a tutti gli uomini, di “spiegare”. Ossia di confessarsi mandanti e colpevoli. L’autodafè dell’intero Genere maschile è ciò che si esige. Sulla culla dei maschi neonati è impresso il timbro del crimine potenziale e della colpa attuale derivante dalla sola appartenenza. Su di essi già grava il debito e quindi l’onere del risarcimento.
4- Strumenti di guerra
Le donne hanno realizzato grandi conquiste, altre ancora verranno, non ci sono dubbi. Ma come hanno fatto? Non hanno usato né le armi materiali, né il voto, né lo sciopero. Con cosa hanno dunque combattuto? Con la sola parola. Hanno costruito un racconto che le definisce vittime in ogni tempo e luogo e con ciò hanno criminalizzato come carnefice il Genere maschile in quanto tale. Le armi delle donne occidentali sono state e sono il dileggio, la colpevolizzazione e la criminalizzazione degli uomini. Non ce sono altre.
E’ giunta l’ora per gli uomini di rendersene conto.
5 – Disvelamento
La maggior parte delle donne ritiene di aver vinto la propria battaglia in Occidente sulla base del fatto che essa è giusta e sacrosanta. Ma vittorie e sconfitte non hanno nulla a che vedere con la natura della causa, con gli scopi. La storia è piena di torti vincenti e di ragioni perdenti. Insomma, se si vince, ciò non accade perché si abbia ragione, ma perché si è più forti del nemico e si hanno buone armi (migliori delle sue). Forza morale, coraggio e determinazione non bastano, ci vogliono armi. E’ ovvio allora che risulti del tutto sgradito veder svelati i mezzi con i quali le conquiste sono state ottenute, perché non sono strumenti onorevoli. Tuttavia sono quelli e lo si sa con assoluta certezza perché non ne esistono altri.
6- Sangue invisibile
La battaglia contro il “maschilismo” (per la rieducazione degli uomini) è stata ed è incruenta, in quanto non produce direttamente sangue visibile. E’ una battaglia psicologica e morale volta a trasformare la psiche degli uomini, i loro valori (ossia i loro sentimenti) a rieducarli con mezzi psicoemotivi di cui vergogna e colpa sono i primi. La vergogna si suscita con il dileggio, la colpa con la criminalizzazione. Ecco perché da 40 anni ciò che è maschile viene deriso e schernito e gli uomini sono criminalizzati ogni giorno e senza sosta assegnando a tutti i delitti di pochi. Perché non c’è altro modo per rieducarli che attraverso il disarmo morale.
7- Male e ancora più Male
Posso sbagliarmi, tuttavia direi che il male prodotto dai maschi, per quanto grande sia, forse non supera l’immensità del bene (la quasi totalità di ciò che esiste). Se benevolenza vi fosse, quel male verrebbe comparato a questo bene, ma in tal modo come sarebbe possibile quella criminalizzazione che rimane una necessità nel conflitto? Per questo il bene viene cancellato, affinché, nel deserto che ne resta, emerga nuda, nella sua sanguinosa solitudine, la gigantesca montagna del male. La quale però, nonostane ciò, risulta più piccola di quanto sarebbe utile, altrimenti non si spiegherebbe la ragione della moltiplicazione x 10 e x 100 e x 1000 dei crimini dei maschi, né l’importazione dei loro delitti da paesi lontani, né la rimemorazione di quelli del passato. Più vasta è la somma dei crimini evocabili, più grande sarà la colpa di Genere e quindi più agevole la manipolazione dei sentimenti e l’abbattimento morale dell’uomo. Più grande il debito, più grande sarà il risarcimento.
8 – Buona fede e buone intenzioni
E’ ovvio che, di fronte ad una simile descrizione dei caratteri del conflitto e degli strumenti usati, di fronte a questa TAC che mostra l’inverosimile, si resti di sasso, trasecolati e sgomenti. Accadde anche a me, a suo tempo, ed a maggior ragione accadrà alle donne che trovano in se stesse solo buone intenzioni ed eccellenti intendimenti. Che si sentono amorevoli e benevolenti anche quando ricordano ai maschi di casa, agli amici, ai colleghi, la somma dei delitti, delle atrocità e delle prevaricazioni di cui sono tutti colpevoli, in quanto mandanti e beneficiari, al pari degli autori. La buona fede è sicura, le buone intenzioni non sono in discussione. Eppure, il giorno delle nozze, nessuna ricorda al neomarito gli stupri di massa, i roghi delle streghe, la clitoridectomia, il vlad arabo, il mahasati indiano e tutta la somma incalcolabile dei crimini di cui si sono macchiati. Nessuna lo fa. Ma se è la verità, perché non ricordarla? Perché fingere che non sia vera?
Perché ogni relazione è impossibile con colui contro il quale si lancia la condanna alla morte morale. Perché non si può emettere simile sentenza contro coloro che amiamo, o, quantomeno, che non odiamo. Ciò che nessuna innamorata fa con l’amante e nessun amico con l’amico, è quel che viene praticato da decenni contro gli uomini in Occidente. La sua fonte non è la benevolenza.
Per gli uni e per le altre è l’ora della verità. Amara come sempre.
Il mistero è svelato e il tempo della buona fede è compiuto.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
oltre che quotare quello che ha scritto Fabrizio ….almeno io ho notato una certa “xenofobia” verso il cromosoma y …
vado a spiegarmi
in tutti i blog diciamo a matrice femminista (tu betty non te lo ricordi ,ma alcune se lo ricordano eccome ,che poi sarebbe meglio battezarlo neofemminismo) ,il caso Misseri è stato fatto una “questione maschile” ,allora gli uomini sono tutti violenti o per una cultura maschilista (strano allora che questi “uomini padroni facciano i lavori più pericolosi ,è un controsenso) oppure è intriso nel loro dna essere cosi violenti ,e questo è solo possibile a quel cromosoma che distingue il sesso ,non ci possono essere altre spiegazioni…. viene da se che c’è un solo modo per rimediare a questo “sbaglio ” ,l’eliminazione del genere maschile ,via il dente ,via il dolore si dice ,,,
p,s sembra che gli uomini di maschile plurale siano immuni da questo “sbaglio” ,ma bisogna fare attenzione potrebbero comportarsi come il leone di madagascar ,tanto buono ,ma sognava delle belle bistecche di zebra ,cosa succede se il cromosoma si sveglia ???
mauro recher(Quota) (Replica)
Betty: Mi intrometto solo un secondo. Leggendo l’ennesimo assassinio sulle testate odierne avvenuto a Cesenatico e leggendo alcuni dei vs post, mi viene alla mente una ulteriore possibilità che esula dall’ormai trita e ritrita accusa che ogni violenza perpetrata da uomini nei confronti di donne sia da addebitarsi a questo benedetto/maledetto femminismo che, credete, ad ora solo voi ricordate, mentre invece la maggior parte di noi donne non lo ricorda nemmeno più. Temo non possa più essere adottato quale alibi per giusticare tanta efferatezza ed accanimento.>>>>>>>>>>>>>>>>>Non ho capito a chi è rivolta la critica. Ai partecipanti a questo sito? Non credo che mai nessuno abbia sostenuto che il femminismo sia responsabile di questi atti di violenza così efferati. Semmai è dall’altra parte che si tira sempre in ballo il maschilismo, la società patriarcale per spiegarli>>>>>>
Premesso questo il mio pensiero va ad una ulteriore possibilità per tentare di capire questa assurda violenza dilagante, ogni giorno di più nei confronti di noi donne(non credo vi sia ora facile negare ciò…) e cioè: non potrebbe essere il caso che invece ancora ad oggi per tanti uomini valga ancora il principio del “possesso” della “propria” donna? Non è che questi uomini vivono ancora nel tempo, non troppo lontano (basta ricordare solo la data in cui le donne hanno avuto il diritto al voto) in cui esisteva il padre padrone con potere assoluto? E’ scabroso si l’argomento, e ne convengo.>>>>>>>>>>> Onestamente, secondo me, questi uomini non hanno capito un beneamato c….della vita. Chi ripone il senso della sua vita in un’altra persona è decisamente molto, molto confuso.
P.s.: gli uomini hanno avuto, tranne una minoranza molto esigua, pari al 2% in Italia, diritto di voto una ventina di anni prima delle donne, per quanto riguarda l’Italia, tra l’altro un diritto farsa perchè si è esercitato essenzialmente durante il fascismo, ma la situazione altrove in Europa non è molto diversa.
Alessandro(Quota) (Replica)
Qualcuno a questo punto ci deve spiegare perché strangolare una ragazza e gettare il suo corpo in un pozzo sia più grave che strangolare un bambino di tre anni e gettarlo in un cassonetto dell’immondizia, al punto di diventare l’argomento principale (Fabrizio)
>>>>>>
Parto dal presupposto che uccidere un uomo di sessant’ anni per un regolamento di conti e’ grave tanto quanto uccidere una bimba di anni 15 per coprire una presunta violenza sessuale. Se una donna uccide il proprio figlioletto e’ considerata una donna malata che deve essere curata, aiutata e reintegrata e non condannata. Se e’ un uomo a uccidere viene considerato un mostro, un orco, da carcerare, isolare e condannare, su cui viene invocata la pena di morte. Il caso di Avetrana e’ piuttosto eloquente: tutti i parenti difendono Sabrina: una povera ragazza, innocente, vittima di un errore giudiziario, una ragazza d’ oro. Tutti la vanno a trovare in carcere, i familiari le offrono il vestiario e il cambio necessario mentre nessuno e’ andato a trovare Misseri. Ditemi voi che tipo di messaggi ci stanno propinando che ne parliamo.
Mizio(Quota) (Replica)
In realtà non so so cosa stia succedendo e perché tanti uomini
finiscano
> per compiere gesti così estremi. Sicuramente non ci vedo l’intenzione di
> punire o prevaricare il mondo femminile. Credo che forse le cause siano
da
> ricercare nella perdita di un nucleo, dove l’approssimativo la fà da
> padrone.
> Sempre più famiglie allargate e sentimenti che si consumano off
> course…manca un senso di stabilità generale.
> Ho una amica che è avvocato divorzista e mi conferma che a chiedere
> maggiormente la separazione siano le donne. E’ vero, il maschio è più
> fragile e ha più difficoltà a ricostruirsi una vita rispetto ad una
donna
> ed è anche vero che un uomo veramente innamorato si perde completamente.
> Io sono veramente confusa , non ho certezze assolute come voi e come chi
la
> pensa diversamente da voi. Credo la verità stia nel mezzo come al
> solito…ma credo anche che noi donne siamo realmente peggiorate negli
> ultimi tempi. E cercare scusanti nel passato lo trovo francamente
> ridicolo. Le donne forti e dominanti sono sempre esistite…donne che
hanno
> causato guerre, divisioni, ma che hanno anche tenute unite famiglie e
> cambiato il corso della storia. E non è corretto tirare in ballo il
sesso
> debole solo all’occorrenza.
> Ho spesso dovuto lottare contro le donne piuttosto contro gli uomini, le
> peggiori vigliaccate le ho subite da loro. Loro che armano i loro uomini
> deboli contro il resto del mondo.
> Vedi Fabrizio a sbagliare sono proprio alcuni uomini, quegli uomini che
> permettono alla loro donna di allontanarli dalla loro famiglia di
origine,
> dalle loro amiche, cugine etc etc…
> Dei coglioni che si sottomettono al primo sculettamento che gli capita a
> tiro. Quegli stessi uomini che poi ti ritrovi magari in un giorno di
> pioggia bagnati a suonare al campanello della tua porta affranti.
> Eh no…dietro una zoccola c’è sempre un coglione e viceversa…
>
> Io non ci capisco più nulla…ma vorrei che noi donne smettessimo di
fare
> le vittime, non ci sono vittime…ognuno di noi maschi e femmine sappiamo
> sempre prima in quale ginepraio stiamo per ficcarci…il punto è un
altro,
> perché lo facciamo?
>
>
> Ad ogni modo non giustificherò mai la violenza da qualsiasi parte
> provenga e per qualsiasi motivo…
> E’ verò, le donne che uccidono il proprio compagno sono una rarità, ma
> conosco tanti modi di uccidere un uomo giorno per giorno e come lo
facciamo
> noi, nessuno sa farlo meglio.
Nicole(Quota) (Replica)
@Betty:
il femminismo non era l’argomento su cui ci eravamo concentrati, tant’è che hai avuto tu stessa la premura di rispondere al quesito che avevo posto in maniera tanto pertinente quanto banale.(“..non potrebbe essere il caso che invece ancora ad oggi per tanti uomini valga ancora il principio del “possesso” della “propria” donna?”)
La brama di possesso come giustamente ha fatto notare Sandro non può essere sufficiente a spiegare come mai questi uomini, psicolabili o meno, arrivano a suicidarsi dopo aver ucciso.
Per chiarezza, semmai ti capitasse di intervenire nuovamente, vorrei precisare che quando tiro in ballo il femminismo lo faccio più che altro per condannare l’eredità culturale che esso ha prodotto, ovvero quell’eredità che ha prodotto milioni di donne come te, Betty, convinte della validità del paradigma della violenza di genere e del fatto che gli uomini debbano essere,più o meno direttamente, ritenuti responsabili di certi misfatti.
Il fatto che tu sia o più o meno femminista di per sè non conta.Anzi..le nuove generazioni di donne non si riconoscono totalmente nel femminismo degli anni 60/70, ma questo è un altro discorso abbastanza lungo e in parte già affrontato in altri articoli…
Luke Cage(Quota) (Replica)
Torno da Betty e la ringrazio perché involontariamente ci ha fornito l’occasione per chiarire un punto che abbiamo più volte affrontato e che non può più essere rinviato. E proprio la sua osservazione, che riporto testualmente, lo conferma:”… a questo benedetto/maledetto femminismo che, credete, ad ora solo voi ricordate, mentre invece la maggior parte di noi donne non lo ricorda nemmeno più”.
Forse, e senza il forse, la maggioranza di voi donne non se lo ricorda più, ma certamente ne gode i benefici (e i privilegi)…
Ciò detto, hai ragione, Betty, il nostro linguaggio, da questo punto di vista, è decisamente anacronistico e obsoleto. In realtà quando parliamo di femminismo (impropriamente) non ci riferiamo (o solo in parte) al femminismo prima maniera (quello a cui fai riferimento tu e che non esiste quasi più) ma alle sue conseguenze, ai suoi effetti reali, a tutto ciò che è accaduto in seguito, a come quell’ideologia e quel movimento si sono evolute e trasformate e soprattutto a come si è andata trasformando la realtà da allora.
In effetti dovremmo, anzi, dobbiamo assolutamente aggiornare il nostro vocabolario, proprio per non rischiare di passare per dei vecchi e ammuffiti nostalgici da “ancient regime” (che non siamo…). Dobbiamo coniare un nuovo termine; forse neofemminismo, come suggerisce Mauro Recher, o post femminismo. In realtà anche questi sono in larga misura impropri, perché i processi avvenuti negli ultimi quarant’anni sono talmente complessi e articolati che è veramente molto difficile sintetizzarli in una sola parola. Più che di femminismo, dovremmo parlare di “femminile”, di come questo sia andato trasformandosi e all’interno di quali meccanismi e logiche, che sono quelli che noi tentiamo di spiegare in numerosi articoli e soprattutto nel nostro Manifesto (il Movimento Beta), pubblicato sulla homepage del sito, che ti invito a leggere.
Cosa è accaduto in questi decenni? Come si è andato trasformando il “femminile? Che ruolo ha avuto e ha all’interno del sistema nel quale viviamo? Che relazione c’è tra i due? E’ ancora possibile individuare nel “femminile” il soggetto di quella trasformazione epocale vagheggiata tanti anni fa oppure le donne sono oggi piuttosto un fattore della conservazione dello status quo? Il “femminile” può essere ancora considerato un soggetto critico e antagonista del sistema oppure si è compenetrato con questo fino a diventarne una parte fondamentale e imprescindibile?
Chi ci ha guadagnato in tutto quello che è accaduto in questi quarant’anni e chi ci ha rimesso? Chi è stato messo all’angolo e pesantemente fatto oggetto di attacchi senza sosta? Noi la domanda ce la siamo posta e ci siamo anche dati la risposta, che è quella che leggi sulle nostre pagine, non dopo un faticoso e doloroso percorso personale.
Da ora in poi non parlerò più di femminismo ma di neo o post femminismo, per lo meno finchè non avremo trovato un nuovo termine capace di sintetizzare i complessi processi di cui sopra. Badate che la questione non è affatto accademica ed è più seria di quanto sembra. Continuando ad utilizzare vecchie categorie, anche se solo dal punto di vista semantico, rischiamo di depistare i nostri interlocutori e i nostri lettori e lettrici.
Naturalmente la riflessione è libera. Pensiamoci tutti.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Accolgo al volo l’invito di Fabrizio : effettivamente, come si è visto nel caso di Betty (anche se non è la prima volta che accade), la parola femminismo finisce per essere controproducente e fuorviante.
Tra l’altro, la cosa paradossale è che tirando in ballo il femminismo finiamo noi stessi con l’essere posti affianco (anche in opposizione) ad un ideologia/cultura in cui oggi non tutti dichiarano di riconoscersi e di conseguenza l’attualità delle questioni che affrontiamo rischia di non essere colta.
Forse post-femminismo è il termine più indicato (anche se lungo da scrivere)
Luke Cage(Quota) (Replica)
“dietro una zoccola c’è sempre un coglione e viceversa”
Grande verità.
Il fatto però è che non è che gli uomini siano coglioni di default.
Nei tempi passati gli uomini non davano alle donne l’ importanza eccessiva che danno loro oggi.
E’ successo qualcosa negli ultimi decenni? Cosa?
sandro(Quota) (Replica)
In realtà, Luke, il concetto è quello di “femminile contemporaneo” ma è troppo lungo…forse potrebbe essere “femminilismo” invece di femminismo… In realtà sarebbe questo il termine più appropriato, sembra solo una sottigliezza ma non lo è… Dobbiamo partire dal concetto di“femminile” oggi, come si esplica, come si traduce nella prassi.
Mi rendo conto che è molto difficile, ci vorrà tempo. Ma non c’è assolutamente dubbio che dobbiamo aggiornare il concetto dal punto di vista linguistico. La nostra terminologia deve essere in stretta correlazione con la nostra analisi. Per ora, forse il termine post femminismo, sembrerebbe essere il più adatto.
Sentiamo anche gli altri. Rino, se ci sei, batti un colpo… L’invito vale per tutti, ovviamente…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio
>>>>>>>>>>>
Ciò accade perché gli uomini sono comunque psicologicamente più fragili delle donne?
>>>>>>>>>>
Personalmente non ho una risposta precisa, di una cosa pero’ sono straconvinto: i guai degli uomini hanno origine in primis dalla subordinazione sessuale nei confronti delle donne.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=14568826
Da qui si capisce anche perche’ l’ essere abbandonati sia molto meno meno drammatico per una donna piuttosto che per un uomo.
A questo aggiungerei che per le donne, gli uomini in quanto tali – e non per quello che possiedono e/o rappresentano – hanno un’ importanza molto relativa.
Daniele(Quota) (Replica)
Betty, cosa ne pensi di quelle madri che ammazzano i propri figli ?
http://www.tendenzeonline.info/apcom/view.php?s=20101026_000178.xml
Orrore in Pennsylvania: partorisce in segreto 5 figli e li uccide
New York, 26 ott. (Apcom) – La mamma degli orrori. Una donna di circa 40 anni ha nascosto al marito e all’amante ben cinque gravidanze, e una volta nati i piccoli li ha uccisi e nascosto i loro corpi. Michele Kalina, una aiuto infermiera di Reading, nel sud della Pennsylvania, e’ stata accusata di omicidio dagli inquirenti: la polizia ha trovato i resti dei neonati in casa della donna e in una vicina discarica.
Il test del Dna ha confermato che Kalina e’ la madre di almeno quattro dei bambini, e il suo amante, con il quale aveva una relazione clandestina da 14 anni, il padre di tre. La donna era stata arrestata lo scorso agosto, dopo che la figlia adolescente aveva trovato i resti di un neonato nell’armadio di casa.
“Nessuno si e’ mai reso conto che fosse incinta” ha detto il procuratore distrettuale al quotidiano Reading Eagle, “faccio questo mestiere da 25 anni e questa e’ la storia più orribile che abbia mai sentito”.
Il rapporto del medico legale indica che almeno quattro delle morti sono state provocate da asfissia, avvelenamento o abbandono.
>>>>>>
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=10773111
Opinione mia, naturalmente.
Daniele(Quota) (Replica)
Nei tempi passati gli uomini non davano alle donne l’ importanza eccessiva che danno loro oggi. (Sandro)
>>>>>>
L’ importanza e’ inversamente proporzionale all’ abbondanza. Piu’ una cosa scarseggia piu’ assume importanza. Credo di aver detto tutto.
Mizio(Quota) (Replica)
La parola: Nazifemministe vedo che sta cadendo in disuso, sembrava appropriata.
Si può parlare di donne in generale e di propaganda per il potere sui maschi.
ci sono uomini che pensano che il gay è solo quello passivo e non l’attivo: cioè infilare è fico, bisogna dimostrare potenza e quindi violenza e quindi i maschi diventano tutti stupratori.
Leonardo(Quota) (Replica)
Purtoppo non ho ora il tempo materiale per leggere tutto quanto mi avete suggerito, ma prometto che cercherò di mettermi in “pari”. Rispondendo invece a tutti coloro che giustamente hanno messo l’accento sulle aberrazioni compiute da donne uccidendo addirittura i propri piccoli rispondo che ne sono altrettanto innorridita, anzi e di più ancora, non esiste un termine per esprimere quanto sento davanti a queste assassine. La mia condanna la stessa verso queste donne, ancora maggiore. Siate pur certi di questo. Il mio discorso iniziale era solo circoscritto alla violenza tra esseri adulti, tra donne e uomini perchè questo avevo inteso come leitmotiv principale. Ed in questo momento purtroppo tanti casi si stanno sommando l’uno all’altro. Chiamiamoci come vogliamo, cataloghiamoci pure se volete. Ma lo stato delle cose purtroppo non cambia. La storia fino ad oggi sappiamo quale è, io credo che l’unica “salvezza”, per entrambi, uomini e donne, sia inziare a riscrivere qualcosa che sia ora veramente nostro, dei tempi odierni, del tempo che purtroppo viviamo. Argomento scabroso e così complesso che però io stessa non so da parte iniziare…Spero di non essere andata fuori tema. Grazie per lo spazio.
Betty(Quota) (Replica)
Nei tempi passati gli uomini non davano alle donne l’ importanza eccessiva che danno loro oggi. (Sandro)
>>>>>>
L’ importanza e’ inversamente proporzionale all’ abbondanza. Piu’ una cosa scarseggia piu’ assume importanza. Credo di aver detto tutto.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
D'accordissimo..
Se è vero che in Grecia antica le donne erano poco considerate, sarà stato per costumi sessuali più facili.
Nel medioevo quando le donne erano considerate madonne e le grandi cattedrali gotiche dedicate alla madonna e i cavalieri si scontravano in duelli e Dante si beatificava con Beatrice e nasce la corte nelle corti: è evidente che la causa è la cultura cristiana che ha represso la sessualità.
Parere mio personale, che rimane in forse: perché in Grecia antica non ci sono mai stato.
Leonardo(Quota) (Replica)
@ – Personalmente non ho una risposta precisa, di una cosa pero’ sono straconvinto: i guai degli uomini hanno origine in primis dalla subordinazione sessuale nei confronti delle donne.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=14568826
Da qui si capisce anche perche’ l’ essere abbandonati sia molto meno meno drammatico per una donna piuttosto che per un uomo.
A questo aggiungerei che per le donne, gli uomini in quanto tali – e non per quello che possiedono e/o rappresentano – hanno un’ importanza molto relativa.
@ (Daniele)
_____
Quoto tutto.
Simone M.(Quota) (Replica)
Fabrizio: quanto e come investe emotivamente un uomo in una relazione rispetto ad una donna?
Tanto ci investe, e da sempre. In una donna specifica ma anche nella donna
in generale. Per una donna e per la donna l’uomo ha ucciso , ha fatto
guerre, si è ucciso, ha costruito imperi economici, ha prodotto opere d’arte
sublimi, è emigrato lontano, ha fatto i lavori peggiori, ha rischiato tutto
se stesso. E c’è chi dice che gli uomini odiano le donne e fanno guerra
contro di loro e non per loro. Scemenze naturalmente, come quella del padre
padrone. Certo, se guardiamo solo il lato pubblico può sembrare così, ma se
approfondiamo solo un po’ il discorso al privato le cose cambiano e il
potere femminile risulta, da sempre, molto maggiore di quello che non si
voglia far credere. Se non altro come capacità di influenzare/suggerire o
“dirigere” dall’esterno e senza apparire le azioni maschili (leggasi le
leggi profeminist e antimaschili votate da parlamenti maschili) cosa di cui
peraltro le donne si vantano.
Allora i casi sono due. O, data questa sensibilità particolare alle istanze
femminili il maschio non è affatto quella specie di essere insensibile,
prepotente, materialista, affamato solo di sesso e soldi che viene tanto
spesso descritto, e allora addio alla asserita superiorità morale femminile,
oppure è un essere stupidotto e manipolabile con facilità, ma allora non si
spiegano le donne “sesso debole” (dovrebbe, semmai, valere l’opposto e le
tutele speciali riservate agli uomini), non si spiega il vittimismo
femminile, e soprattutto non si spiega come questo stupidotto abbia potuto
fare quel che, nel bene e nel male, ha fatto.
Ma c’è un’altra verità. Che la donna sia sempre stata la musa ispiratrice
dell’uomo non c’è dubbio. E non c’è dubbio che in questa figura le donne si
riconoscevano pienamente, mentre gli uomini sapevano più di oggi cosa
sarebbe potuto accadere perdendo, in nome della musa, il controllo di sè.
In qualche modo esisteva un equilibrio, sia pure precario in quanto una
relazione non è mai una volta per tutte, ma equilibrio.
Finito tutto nel momento in cui ha saputo di aver sempre odiato le donne, e
ciò che credeva di fare per loro, era invece contro di loro! Dolore,
sbigottimento, ma alla fine si sarebbe adattato, sia pure a malincuore, a
trattare le donne come gli uomini. E si sarebbe abituato ad averle come
compagne di lavoro in miniera o su qualche impalcatura, come compagne di
pattuglia in prima linea o nelle squadre spengifuoco, così come accanto in
un consiglio di amministrazione o su uno scranno parlamentare. Non gli
sarebbe piaciuto tanto, ammettiamolo, perchè per lui la donna era altro, ma
insomma avrebbe fatto buon viso a cattiva sorte, e non avrebbe messo in
dubbio quel che di lui le donne dicono. In fin dei conti, così pensa un
uomo, solo loro hanno il diritto di dire come si sentono davvero. E se per
sorte gli capitava una moglie minatrice avrebbe senz’altro provveduto lui
che magari era stato comodamente seduto ad una scrivania, a preparare il
cibo o cambiare i pannolini. Allo stesso modo si sarebbe rassegnato a non
essere lui a fare il primo passo, avrebbe accettato che a prendere
l’iniziativa fosse lei, e che magari guadagnando di più gli pagasse anche
una cena ogni tanto. A malincuore, e chiarisco che a me non piace affatto, ma l’avrebbe fatto.
Ma così non è andata. Le donne ambiscono ad essere sullo stesso piano degli
uomini, ma solo per quel che fa comodo. Vogliono cioè gli “onori” una volta
solo maschili, ma non i corrispondenti “oneri”. Quote rosa solo nei board,
lavorare per “realizzarsi” nella vita (proprio come un raccoglitore
senegalese di pomodori Sanmarzano), piena parità nei lavori domestici etc,
etc, …..ma continuare ad essere corteggiate, blandite, comprese,
omaggiate, ammirate ec. etc., esattamente come un tempo.
C’è da meravigliarsi, allora, che la faccenda così impostata non vada affatto bene e che gli uomini vivano una condizione schizofrenica nella quale non sanno più cosa fare? Trattare la donna come un uomo, come lei dice di volere, o trattarla come una donna, come lei dice di volere anche questo?
A esclude B e viceversa, non si scappa. Volere entrambi è impossibile e impraticabile, A MENO CHE SI PENSI DI FARLO CON LA FORZA O COL LAVAGGIO DEL CERVELLO MASCHILE (RIEDUCAZIONE), ma anche quì con risultato zero, perchè comunque una parte del volere femminile (quello più profondo, istintivo, ancestrale), è destinato a rimanere insoddisfatto . In questa situazione trovo che l’unica strada per un uomo sia di costruire il suo sentirsi uomo e maschio come a lui piace e come lui sente giusto per sè, evitando assolutamente di rincorrere le donne su una strada che neanche loro sanno bene quale sia. Quelle impossibili lasciamole perdere, con le altre…parliamone.
armando(Quota) (Replica)
Concordo senz’altro che vi sia la necessità di inventare termini nuovi per identificare le novità del nostro tempo. Se fosse possibile tutte le nuove condizioni psicologiche individuali e collettive, le nuove dinamiche, le nuove relazioni, i nuovi rapporti sociali etc.
Ma non è facile. Qualcosa – poco – è stato proposto in ambito Momas in questi anni con alterne fortune.
Con “Maschiopentito” è andata abbastanza bene, con “matrizzato” invece meno. Male-bashing e quindi “pestaggio morale antimaschile” viaggiano ok, “ginecismo” invece non ha attecchito.
Quanto alla “cosa” di cui avete trattato però, devo dire che non
ne ho chiari i contorni.
Abbiamo chiamato “femminismo” tutto quel movimento che ha avuto ed ha per focus i diritti e i poteri femminili in tutte le sue manifestazioni, in tutti i luoghi e i tempi (dalla Rivoluz francese). In effetti questo non è corretto.
Le suffragette dell’800 e le quotiste nei CDA non sono la stessa cosa. Non del tutto, almeno.
Ordinariamente però la parola “femminismo” viene riferita al movimento degli anni 60-70 (forse stirati fino agli anni 80). In questo modo lo intende anche la Betty, e in questo senso sarebbe superato e concluso. Ma giustamente è stato detto: il femminismo espclicito e proclamato è finito, quello reale continua ed anzi si incrementa.
“Post femminismo” è depistante. Indicherebbe fine del primo (quello ufficiale) e ‘inesistenza del secondo, il che è falso, appunto.
“Neofemmimismo” potrebbe andar meglio, ma lo sento un po’ debole. “Era o età ginecista” suona letterario e non è immediatamente comprensibile fuori dal Momas.
Transfemmismo?
Femminismo reale?
Neoginecocrazia?
Clitocrazia? …
Ci vorrebbe un “neologista” di genio.
Molto centrato e veritiero il quadro presentato da Armando.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Leonardo
>>>>>>>>>>>
La parola: Nazifemministe vedo che sta cadendo in disuso, sembrava appropriata.
>>>>>>>>>>>
No, non e’ un granche’ appropriata, serve solo a darsi la zappa sui piedi. Questo benche’ ne comprenda bene il significato.
Tuttavia, riguardo alla violenza in genere, credo ci sia da sfatare la leggenda urbana secondo la quale sarebbe in netto aumento; in realta’ e’ in diminuzione.
Se oggi sembra che sia in aumento e’ solo perche’, a differenza di una volta, c’e’ la tv, internet, ecc.; di conseguenza se ne parla molto di piu’ e tutti possono ascoltare certe notizie. Un tempo no, era tutto diverso, anche la morale. In proposito riporto un mio vecchio post, scritto anni fa su U3000.
>>>>>>>>>>>>>
Spesso, parlando con delle persone anziane, mi capita di sentirmi dire:”Oggi non c’è più rispetto, oggi i giovani sono tutti maleducati e irrispettosi, una volta c’era più rispetto per gli anziani, ai miei tempi c’era meno violenza, ecc., ecc.”.
Bene.
Qualche giorno fa, mentre ero a casa di un amico, mi è capitato fra le mani un vecchio numero di FOCUS EXTRA (n.13 – primavera 2003), che gli ho immediatamente “sequestrato”.
Per quale ragione? Be’, perchè all’interno vi è pubblicato un interessante articolo intitolato:
“AI MIEI TEMPI…”
“Nel 1861, a Napoli, c’erano 70 delitti ogni 100 mila abitanti. Oggi in Italia sono meno di 4, negli Usa circa 10, a Rio de Janeiro 65”.
—————————————-
Esiste davvero un’emergenza sociale in Italia?
Ha ragione chi rimpiange il passato e parla di
criminalità dilagante? O la paura non è che
l’effetto del bombardamento di notizie cui
siamo sottoposti dai mezzi d’informazione?
“Se da un lato è vero che in alcuni periodi,
anche recenti, gli omicidi sono aumentati”
risponde Isabella Merzagora Betsos, docente
di Criminologia alla facoltà di Medicina dell’Università
di Milano “è pur vero che prendendo in considerazione
intervalli temporali più ampi il fenomeno appare
decisamente in calo”. Nonostante i dati relativi
all’Ottocento siano in genere poco attendibili
e coerenti, Merzagora ha mostrato che nel
nostro Paese si è passati da un tasso di 20
omicidi volontari (tentati o consumati) ogni
100 mila abitanti nel 1880, ai 3,83 del 2001.
Il dato, che nel 1900 era già sceso quasi a 10,
è arrivato sotto i 3 nel 1963, per poi risalire
leggermente. “Il grafico” fa notare Merzagora
“mostra una flessione dei crimini prima e durante
le due guerre mondiali, e una forte crescita
all’indomani (nel ’45 si arrivò a un tasso di 28,52
omicidi ogni 100 mila persone). Il calo era dovuto
alla chiamata alle armi dei giovani, allo spopolamento
delle città, alla diminuzione della disoccupazione
grazie allo sviluppo dell’industria bellica; il successivo
incremento, invece, si spiega con la depressione
economica, le difficoltà di integrazione dei reduci,
la più facile reperibilità di armi. Nell’ultimo quarto
di secolo sono diminuiti anche gli omicidi a scopo
di furto o rapina, passati dai 202 del 1975 ai circa
40 attuali, mentre sono aumentati gli assassini di mafia.
“Una volta, nel mondo contadino” dice Merzagora
“i problemi di confine dei campi o di tradimento
coniugale si risolvevano a schioppettate. Oggi si
va dal giudice”. Anche secondo Cary Cooper, psicologo
comportamentale dell’Università di Manchester, il
livello di violenza nella società non è aumentato.
“A cambiare è stata la percezione che ne abbiamo”.
Una combinazione di fattori, compresa una maggiore
copertura da parte dei mass media anche degli episodi
di piccola criminalità, ci ha reso più sensibili al problema
della sicurezza. Ma Cooper, statistiche alla mano, sottolinea
come il rischio di essere derubati o aggrediti sia molto
più basso di quanto la gente immagina. Se in Gran Bretagna
una persona su 7 ammette di aver paura di essere rapinata,
solo una ogni 200 lo sarà effettivamente. Parimenti,
il 25% delle donne teme di essere stuprata, mentre la
possibilità che accada è dello 0,078%. Anche gli automobilisti
si preoccupano troppo. Uno su 5 ritiene probabile che
il suo veicolo venga rubato, ma è una realtà solo per
1 su 70. “Spesso, concentrandoci su ciò che è assente
dalla nostra vita, in questo caso il crimine, finiamo per
temerlo di più” conclude Cooper.
Michele Scozzai
Daniele(Quota) (Replica)
Quello che mi piace di questo sito, nato per gli uomini, e’ che non trascura mai la centralita’ della relazione. Siete sicuramente controcorrente..ma non contro le donne, semmai contro un certo tipo di relazione svilente per entrambi. Le donne non lo fanno mai. Cio’ che non e’ autolegittimante non e’ degno di nota. Eppure le donne non sono felici, non sono appagate, non vivono relazioni gratificanti. Se le sentite parlare..dopo un po’ vanno subito a nascondersi dietro ritornelli a cui non credono neanche loro ma che le solleva da altre riflessioni (non ci sono piu’ gli uomini di una volta..sono tutti uguali..pensano solo a una cosa..) Anche se un’unione non e’ mai una societa’ perfetta col 50% dei due soci, dovremmo pero’ sapere cosa sappiamo apportare. Pensiamoci, care amiche. Dov’e’ il nostro valore aggiunto, la nostra ricchezza peculiare, il contributo che fa la differenza..Se noi stesse abbiamo difficolta’ a riconoscerci come donne, con inclinazioni e attitudini specifici che sono ben altro dallo sfoggiare culi e tette, cosa resta? La nostra identita’ di genere si e’..politicamente e socialmente diluita dentro un indefinito e confuso senso di uguaglianza che oscurando la nostra femminilita’ ne ha sancito l’assenza. Se proviamo a sfogliare qualche manuale di psicologia dello sviluppo notiamo che molto spesso il termine usato per indicare l’insostituibile figura materna e’ “caregiver”. Ma se durante il parto e tutto l’allattamento il mio cervello e’ impregnato di ossitocina che si chiama anche ormone dell’attaccamento, perche’ mai dovrei contrattare la mia importanza, quando so che mi basta cambiargli il pannolino per sentirmi scendere il latte! Chi ci guadagna? Stiamo attente perche’ in ballo non c’e’ la partita mogli contro mariti o peggio ancora maschi contro femmine..ma la famiglia, l’equilibrio dei nostri figli, la crescita della nostra societa’ (che secondo me sta implodendo..e ben vengano altre culture). Quando leggo che nelle separazioni tre denunce su quattro nei confronti dell’ex marito sono false..e che l’unione comincia ad entrare in crisi dopo la nascita del primo figlio perche’ “le donne vivono una relazione non adeguata alle aspettative alimentate ..durante la gravidanza” (ho dati e ricerche che lo stabiliscono)penso che abbiamo veramente smarrito il senso comune della vita (e quello di coppia in particolare). Questi atteggiamenti mi fanno pensare a una donna confusa e in affanno che fa dei suoi privilegi le uniche forme di relazione. E quanto ci perdiamo..Le donne che per istinto dovrebbero saper tutelare i loro figli, captare meglio di chiunque..i loro bisogni..diventano la loro prima causa di malessere. Vorrei fare un ultimo accenno alle madri che uccidono i figli. Mi inchino con umilta’ dinanzi a un dolore per il quale non esistono spalle umane in grado di poterlo sorreggere (il direttore della struttura che le ospita ha detto in una intervista di qualche anno fa che quando prendono coscienza di cio’ che hanno fatto..tentano sempre di suicidarsi..e col tempo, ci rescono quasi tutte) pero’..mi chiedo..perche’ tutti questi casi..In italia ne accadono circa trenta l’anno:sono un’enormita’. Forse questa societa’ dell’immagine, del dolore esorcizzato, della fatica fuori moda, della sopportazione che non e’ mai giustificata…ci sta prendendo in giro, ma le donne per istinto, dovrebbero cominciare ad intuirlo. Un appello alle donne..dal sito UB. Grazie.
maria(Quota) (Replica)
No, non e’ un granche’ appropriata, serve solo a darsi la zappa sui piedi. Questo benche’ ne comprenda bene il significato.
>>>>>>>>>>>>
Daniè, perchè sarebbe una zappa sui piedi ? LA zappa sui piedi piuttosto sarebbe chi è ancora convinto che il femminismo è diverso dal maschilismo…oppure chi si dichiara maschilista .
Silent Hill(Quota) (Replica)
Credo che forse il termine più appropriato sia “femminile attuale”.
E’ di facilissima comprensione ed è forse l’unico che può sintetizzare la nostra analisi della realtà. Come cioè il “femminile”, inteso quindi non solo come genere (nè soprattutto come mera somma di individualità) ma come concetto e soprattutto come prassi, sia stato declinato e/o soprattutto abbia scelto di declinarsi (per scelta, per condizionamento, per processi complessi di vario genere di cui comunque è parte attiva e fondamentale) nell’attuale contesto storico, sociale e culturale.
Questa è la mia proposta, naturalmente perfettibile.
Chiude la stagione del femminismo storico, di fatto già chiusa da un pezzo e dichiara formalmente aperta un’altra fase, d’altronde iniziata già da alcuni decenni, praticamente dalla metà degli anni ’80.
Forse sarebbe ancora meglio “femminile reale e attuale”, più completo senz’altro ma più lungo.
Comunque il concetto è questo.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Il femminile attuale vive di estrema confusione almeno nel nostro Paese. Se mi giro indietro nel tempo vedo donne che hanno portato avanti una vera e propria rivoluzione…certo non condivisibile, perché estrema ma, di sicuro in quel contesto storico fatta di pancia. Purtroppo nel tempo come sappiamo tutto ciò si e’ anche ritorto contro venendo a mancare quello che io ritengo doveroso per molti aspetti e ciò una netta divisione dei ruoli. Ci sono cose che a parer mio non possono sconfinare, ci sono cose che appartengono solo a noi donne e tante altre che appartengono al mondo maschile , l’unica cosa possibile da fare era solo far convergere questi due mondi nel rispetto reciproco.
Ora vedo solo rabbia, confusione e insoddisfazione generale..Donne troppo cazzute o donne vetrina…Uomini troppo deboli o troppo arroganti…E in mezzo un’umanità che si lascia vivere. A farne le spese saranno le future generazioni…Non so che prodotto finale avremo sinceramente, ma credo sia giusto cominciare a parlarne. Se mi sono riavvicinata a questo movimento, l’ho fatto per comprendere meglio e per far sentire anche la mia voce che per quanto debole sia, si va ad aggiungere ad un contesto che almeno cerca delle risposte ed è capace a torto o a ragione ancora di pensare e porsi delle domande.
E visto quello che passa sulla televisione nazionale, questo resta l’unico mezzo per arrivare nelle teste di chi ancora non si è fottuto il cervello del tutto.
Nicole(Quota) (Replica)
Rino: Ma giustamente è stato detto: il femminismo espclicito e proclamato è finito, quello reale continua ed anzi si incrementa.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Questa è la pura e semplive verità. Anche di clientelismo in Italia non si parla, eppure non è la società italiana fondata sul clientelismo nelle sue varie manifestazioni? Ed è il clientelismo il terreno fertile in cui attecchisce la criminalità organizzata. Il femminismo è vivo e vegeto, anzi non è mai stato così presente e forte, perchè dispone di finanziamenti impressionanti e addirittura gestisce un Ministero. Semplicemente ha cambiato nome per confondere un pò le acque. Secondo il mio modestissimo punto di vista il termine è ancora validissimo. Le affermazioni come quelle di Betty sono solo depistanti; secondo me occorre ancora servirsene, anche perchè dev’essere chiaro ed evidente che la critica viene rivolta alle femministe, cioè alle sessiste e ipocrite, e non alle donne tout court, una percentuale non scarsa delle quali sono invece sinceramente per il rispetto e per la parità tra i sessi. Si è contro chi criminalizza e ridicolizza in tutte le salse l’altro sesso, e non contro l’altro sesso.
Alessandro(Quota) (Replica)
Femminile reale e maschile reale al di fuori di tutte le falsità e luoghi comuni.
Leonardo(Quota) (Replica)
Mi permetto come sempre di essere ospite di U Beta, oggi con la mia riflessione sul femminile attuale e lo sforzo di definizione dei termini da utilizzare nel dibattito. Il “femminile attuale”: se si intende “le masse femminili attuali”, il termine credo mantenga una sua irriducibile vicinanza alla sua credo originaria capacità di definire e incarnare la femminilità tout court. Io credo nell’irriducibilità del carattere creaturale dei generi. Pertanto a mio parere vive in ogni donna di oggi, la straordinaria capacità e voglia di essere madre anche se repressa e colpevolizzata e la straordinaria capacità di essere il “setting” accogliente che consente il manifestarsi della vita e del discorso e dell’azione maschile. Quell’essere compagna dell’uomo che Tolstoi dice di Natascia in “Guerra e Pace”: Natascia come ogni autentica donna, solo con la sua silenziosa presenza, aveva la misteriosa femminile potenza di far sì che un uomo, Pierre, la amasse e si sentisse felicemente impegnato e capace di trarre da se stesso il meglio. Questo per me è ancora grazie al Cielo presente nelle donne attuali ed è appunto quello che chiamerei il femminile attuale.
Il femminismo reale: userei questo termine invece per indicare la forza/classe politica attualmente egemone (analisi UBeta) che prescinde da ogni schieramento novecentesco dx e sx, gestisce il potere, lo mantiene e si prefigge di consolidarlo ed estenderlo. Oggi a governare una società minacciata da una crisi di cui non si intravedono sbocchi, c’è il femminismo reale. E per l’ennesima volta, la menzogna propagandistica, la distribuzione arbitraria di prebende a costruire le tribù dei Figli del Sole, l’identificazione e repressione del nemico interno, la teorizzazione della guerra giusta sono i suoi cavalli di battaglia. Questa storia delle quote rosa nei CdA votata tra l’entusiasmo della casta, ne è la conferma più evidente: è il meccanismo sempiterno della distribuzione a certe condizioni della tessera che conta, e della seguente cooptazione di tipo novecentesco da regimi che scricchiolano. Per non fare riferimento per carità di Patria a dinamiche lobbistiche ancora più inquietanti e rivelatrici.
ckkb(Quota) (Replica)
@ – Per quanto mi riguarda torno a ripetere che all’origine di questi gesti ci sia la mancanza di padre che abbia separato il figlio maschio dalla mamma. Perchè è solo e soltanto l’intensità del rapporto fra bambino e madre, che se non interrotto tenderà a ripetersi in modo patologico con le altre donne, che riesce a spiegare quei gesti. E un uomo matrizzato, al di là delle cause sociali che pure ci sono, è come un bimbo, allo stesso tempo fragile e prepotente, che mette la sua vita nelle mani di lei che a quel punto diventa TUTTO. Dunque un uomo che non ha nessun potere su se stesso, e che nel matrimonio ha si investito tanto, ma in modo sbagliato. Guardate che tutto parte da lì. Eliminato il padre, impedito nella sua funzione primaria e fondamentale (altro che le stronzate dei pannolini e del biberon), il maschio si indebolisce fino a perdersi. Un maschio fragile è anche un maschio spesso violento e al tempo stesso manipolabile, dalla femmina e dal potere, perchè non è un individuo autonomo.
@ (armando)
>>>
Condivido quasi tutto.
In proposito, solo due giorni fa, mi è capitato di avere un’accesa discussione con un ventottenne dell’Emilia Romagna, mai visto e conosciuto prima, il quale non appena è venuto a conoscenza del fatto che il sottoscritto, all’alba dei quaranta, non è ancora sposato, mi ha bollato come “depresso”. Ha pure aggiunto che lui è stato un lagunare inviato in Kosovo, al quale è capitato di dover portare in spalla dei militari feriti (mi pare); un militare che ha girato in lungo e largo l’Italia, oltre ad essersi sposato presto; pertanto un giovane uomo che ha avuto esperienze di vita sconosciute al sottoscritto ed a milioni di altri uomini.
Ma il bello è arrivato verso la fine, quando se ne è uscito fuori con le seguenti sparate (la seconda molto italiana/cattolica, direi):
1) Alle donne piace l’uomo forte.
2) Un uomo per completarsi ha bisogno di una donna, perché al contrario di quest’ultima, da solo non è in grado di farcela.
Ora, evito di riportare le mie ovvie repliche al presuntuoso (cioè quello che gli ho detto in faccia) e faccio una breve considerazione.
Questo tizio, che con me si è atteggiato a “uomo duro e superiore, con due palle così”, è, al pari di milioni di altri uomini, totalmente dipendente dalla figura femminile, senza la quale non saprebbe vivere.
Mentre io, che non sono né un “duro” né una “cima”, so vivere anche senza… (casomai il mio problema principale sono i soldi che non bastano mai).
Ti/vi confesso che di questi stupidi e stronzi “machi” non ne posso più, perché sono di una idiozia pazzesca. Sostanzialmente sono i peggiori nemici che un uomo (beta) possa incontrare nel corso della propria vita. Uomini che considerano gli altri uomini come degli ostacoli da abbattere, per farsi belli di fronte alle donne.
C’è un altro particolare che ho notato spesso: questi atteggiamenti sono ben più diffusi fra gli uomini di destra che di sinistra.
(Parlo di uomini comuni, non di politici o intellettuali)
Simone M.(Quota) (Replica)
“1) Alle donne piace l’uomo forte.
2) Un uomo per completarsi ha bisogno di una donna, perché al contrario di quest’ultima, da solo non è in grado di farcela.”
______________
1) alle donne piace l’ uomo stronzo con gli altri uomini e sottomesso con loro, non l’ “uomo forte”.
L’ uomo forte non è manipolabile, l’ uomo fesso sì.
2) uno che per “completarsi” ha bisogno di una donna perché “da solo non è in grado di farcela” può aver fatto tutte le guerre del mondo, ma è e rimarrà sempre un povero disgraziato, una persona da compatire.
Un uomo degno di tale nome deve esistere pure da solo.
L’ uomo non è un’ appendice della donna.
sandro(Quota) (Replica)
Sandro
1) alle donne piace l’ uomo stronzo con gli altri uomini e sottomesso con loro, non l’ “uomo forte”.
L’ uomo forte non è manipolabile, l’ uomo fesso sì.
2) uno che per “completarsi” ha bisogno di una donna perché “da solo non è in grado di farcela”
>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Tutto vero . In realtà, lo stronzo con gli altri e sottomesso con le femmine è il macho . Non vale nulla, è solo un pupazzo senza p***e che della vita non c’ha capito niente . Poi sta storia che l’uomo da solo non ce la fa mi ha nauseato, ma la gente sa che esistono migliaia di studenti universitari che prendono casa in affitto( spesso vere topaie) e se la cavano bene da soli ?
—————————————
Simone M
C’è un altro particolare che ho notato spesso: questi atteggiamenti sono ben più diffusi fra gli uomini di destra che di sinistra.
>>>>>>>>>>>>
No qui sbagli, lo zerbinismo è diffuso quasi ugalmente fra i due schieramenti ( o meglio, fra chi si dichiara tale ).
Silent Hill(Quota) (Replica)
la femmina che si fa donna oggi? donnismo?
(mi sembra fu proposto da guit).
femminazismo è sdoganato in “La versione di Barney” di Mordecai Richler. d’altronde, la legge spagnola per cui a parità di reato i maschi hanno una pena maggiore, è quanto di più propriamente nazifascista riesco a pensare, oggi, in occidente.
denk(Quota) (Replica)
@ – No qui sbagli, lo zerbinismo è diffuso quasi ugalmente fra i due schieramenti ( o meglio, fra chi si dichiara tale ). Silent Hill
@
Beh, quella sarà la tua esperienza, la mia è differente.
Ho avuto ed ho amici e conoscenti sia di destra che di sinistra, e pur non negando affatto che lo zerbinismo verso le donne sia trasversale, ho potuto riscontrare che certi atteggiamenti da “duri”, nonché discorsi del tipo “dio, patria e famiglia”, sono molto ma molto più diffusi fra gli uomini di destra. Ad esempio, tu hai mai conosciuto dei militanti di forza nuova? Beh, io sì, e t’assicuro che in tal senso sono peggio dei zerbini di estrema sinistra, che perlomeno degli atteggiamenti “maschisti” se ne fregano molto di più.
Simone M.(Quota) (Replica)
Caro Ckkb, da un punto di vista formale la tua analisi è giusta. Purtroppo non lo è quando ci caliamo sul piano concreto. Il linguaggio ha un suo significato quando è universalmente riconosciuto, così come i concetti e le idee che non possono mai essere separati dagli oggetti, reali o metaforici, ai quali si riferiscono. Mi spiego.
Il termine “tavolo” ci fa pensare ad un “tavolo”. La sua concettualizzazione, cioè la sua astrazione, è universalmente riconosciuta. La stessa cosa non la possiamo dire se pronunciamo il termine “femminismo”, che per te e forse per me vuol significare lo stesso concetto, ma certamente non per la grande maggioranza delle persone, per lo meno dai 40 anni in giù. Per queste ultime il femminismo è un movimento nato, sviluppatosi ed esauritosi con la fine degli anni ’70.
E’ un fatto. Non possiamo farci nulla. Proviamo a fare un altro esempio.
Perché il comunismo, concettualmente inteso, a mio parere, è irrifondabile? Perché quella parola, che certamente, per quanto mi riguarda, non può essere ridotta ai gulag, ai carri armati, ai muri e alle polizie politiche, per centinaia di milioni di esseri umani, oggi, significa proprio quella roba lì e nulla più. Noi sappiamo che non è così ma sappiamo con altrettanta certezza che il significato che noi attribuiamo a quella parola non è lo stesso che gli viene attribuito dalla grande maggioranza degli individui.
Un altro esempio. Se io dico che sono di “sinistra” (e lo sono), vengo oggi immediatamente assimilato a quel gruppetto di “radicalchic” pseudo intellettuali con la puzza sotto al naso e la casa a Capalbio, mirabilmente descritti da Stefano Disegni in quelle sue simpaticissime vignette postate da Sandro.
E anche questo è un altro fatto. Hai voglia a spiegargli che il sottoscritto è di un’altra pasta oppure che la sinistra una volta era fatta di operai, braccianti, sindacalisti, partigiani e intellettuali veri (non a stipendio…). E infatti una volta, la parola “sinistra” portava immediatamente l’immaginario di tutti a quella gente; al popolo, alla classe lavoratrice, a quella fierezza, a quella autenticità e a quella grande idea di trasformazione del mondo che, una volta venuta meno, tanto vuoto ha lasciato. A volte, paradossalmente, anche fra i suoi oppositori… Ma questa è un’ altra questione…
Potrei ovviamente fare migliaia di esempi ma credo che ci siamo capiti.
Non sono d’accordo neanche con la tua analisi successiva. Quando propongo di sostituire il concetto di femminismo con quello di “femminile attuale” non è certo mia intenzione criminalizzare il genere femminile ma solo di evidenziare l’evoluzione o l’involuzione del “femminile”, cioè come quest’ultimo oggi in linea di massima si manifesti e si traduca in comportamenti pratici. Non entro nel merito della analisi di quanto questi comportamenti siano più o meno consapevoli o indotti, come fai tu. In questo, se me lo consenti, dimostri di essere senza’altro più marxista e anche un po’ più manicheo del sottoscritto , soprattutto nel momento in cui affermi che proprio quel “femminile attuale” in realtà sarebbe fondamentalmente “sano” ma reso “insano” perché condizionato da un femminismo dominante che imporrebbe le sue leggi e la sua ideologia.
Sarei felice di essere d’accordo con te, caro Ckkb, ma non posso. Perché non credo che le cose stiano come le descrivi tu. Perché purtroppo, e questa è la mia sconfitta come uomo di “sinistra”, anche se è stato doloroso ammetterlo da parte mia, le donne, non tutte, certo, ma una buona parte, sono consapevoli di come stanno agendo e del ruolo che hanno scelto di ricoprire nell’attuale contesto. E se ne guardano bene dall’abbandonarlo. E’ per questo che costituiscono, come spieghiamo nel nostro Manifesto e in tanti altri articoli, un fattore della conservazione e non certo di trasformazione della realtà.
Alla luce di queste considerazioni la necessità di ridefinire e adeguare il nostro linguaggio è quindi improcrastinabile. Naturalmente ciascuno potrà continuare ad usare i concetti e i termini che preferisce.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@ – Perché purtroppo, e questa è la mia sconfitta come uomo di “sinistra”, anche se è stato doloroso ammetterlo da parte mia, le donne, non tutte, certo, ma una buona parte, sono consapevoli di come stanno agendo e del ruolo che hanno scelto di ricoprire nell’attuale contesto. E se ne guardano bene dall’abbandonarlo. E’ per questo che costituiscono, come spieghiamo nel nostro Manifesto e in tanti altri articoli, un fattore della conservazione e non certo di trasformazione della realtà.
Fabrizio
@
Concordo in pieno. Anzi, io sono più drastico di te, ossia sono del parere che fra le donne di oggi – specie quelle più acculturate – non sia la buona parte ad essere pienamente consapevole del proprio ruolo dominante nei confronti degli uomini (perché, piaccia o meno, i fatti sono questi), ma la quasi totalità.
Il problema (gigantesco) è farlo capire agli uomini comuni, che definire sordi, ciechi, ottusi e omertosi è un complimento. Per loro l’importante è competere e disprezzare gli altri uomini.
Simone M.(Quota) (Replica)
Edipo ha colpito ancora.
Drugo(Quota) (Replica)