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La descrizione ad uso corrente delle differenze Dx/Sx è canonica, nel senso che oggi viene condivisa dalla maggioranza dei pensatori e verrebbe ritenuta una adeguata fotografia della realtà da parte della maggioranza dei cittadini. Le questioni sollevate giorni fa da un amico con una lettera mi spingono alle seguenti considerazioni:
Osservazioni preliminari :
1 – Dx e Sx non sono scomparse ma esistono ancora. Se poi il crinale che le divide è quello delineato (quello canonico), c’è da aspettarsi che esisteranno per sempre, almeno in via ideale, come poli di orientamento (e di valutazione) delle politiche dei diversi governi. Tasse sì o tasse no, sarà un eterno oggetto di contesa.
2 – Viene individuata una sola Sx a fronte di due Dx. La Dx sociale esiste, ma solo nell’Europa continentale. Nelle società anglosassoni invece non è mai esistita e non esiste. Il fatto non deve passare inosservato. Parimenti esistono però anche due Sx (mi spiegherò a suo tempo).
3- Viene quasi unificato il significato di “liberale” e “liberista”. Mentre sono due aspetti diversi. La loro convivenza storica in alcune società occidentali può far credere che siano gemelle e inseparabili, ma è falso. La Cina ad es. è oggi un sistema liberista ma certamente non è liberale.
Dico che quella visione canonica – benché condivisa da moltissimi – non è apolitica, oggettiva e imparziale. E’ essa stessa proiezione di una visione del mondo, quella oggi prevalente creata e gestita dalle classi sociali vincenti. Prendo spunto solo da poche citazioni.
Citazione:>Per la destra (emanazione dell’ordine borghese) lo Stato è un ostacolo da mantenere ai livelli minimi< .
Sembra vero ma è falso. Per la Dx liberista lo Stato non è un ostacolo che vada mantenuto ai livelli minimi. Anzi, è uno strumento che va mantenuto a livelli massimi nella capacità di proteggere le risorse ed il potere (di chi li possiede) contro ogni tentativo individuale e/o collettivo di erodere quella posizione. “Minimo” deve essere solo nella sua capacità di limitare il potere e sottrarre risorse a chi le ha. Deve essere dunque minimo per le classi alte, massimo per quelle basse. Per la Dx liberista lo Stato deve essere la semplice somma delle polizie private. Ciò spiega ad es. perché gli anarchici (che sono di Sx ma non sono comunisti) siano nemici dello Stato e provino un odio istintivo per le forze dell’ordine più che non per i “capitalisti”. La questione delle tasse è ovviamente centrale, soprattutto nel loro carattere progressivo di cui la Dx liberista è nemica. Esse dovrebbero essere minime e uguali per tutti i redditi. Tali da garantire la manutenzione dei servizi essenziali all’economia (strade, ferrovie. etc) nonché per l’esercito, la magistratura e la polizia. Scuola, sanità, previdenza sociale dovrebbero restarne fuori. Scuola privata, sanità privata, pensioni private. Per chi può. La fiscalità dovrebbe servire a garantire solo ciò di cui le stesse èlite hanno bisogno, non ciò di cui avrebbero bisogno le classi basse. E’ giusto che le classi alte paghino per sé e che anche quelle basse contribuiscano ai bisogni delle prime, è invece ingiusto che queste paghino per quelle. Nel primo caso si tratta del “doveroso contributo al bene collettivo” nel secondo di “parassitismo statalista”. “Si salvi chi può, gli altri muoiano” è il principio, la regola e il piano politico della Dx liberista. Troppo cruda da dire e perciò mascherata e dissimulata.
Citazione: > Mentre le culture liberali agiscono sulla materia e sul piano oggettivo, quelle di sinistra e le utopie agiscono sulle coscienze e sul piano soggettivo; mentre le prime rigettano l’uniformità delle cose umane, le seconde predicano modelli ai quali conformarsi; mentre queste minimizzano le pretese di controllo sociale, quelle ne invocano la massimizzazione.<
Le forze si sentono quando ad esse ci si oppone o quando esse si oppongono a noi. Un turacciolo nella corrente non sente alcuna forza mentre uno scoglio in mezzo al fiume la sente benissimo. Il controllo e la compressione sono percepiti quando si oppongono alla nostra espansione. Quando invece vincolano quella altrui non li percepiamo. Perciò le élite percepiscono e sentono come libero per tutti quel mondo nel quale esse sono libere. Percepiscono come naturale il modello culturale che esse producono e che ad esse appartiene, e invece come artefatto, artificiale quello altrui. Sentono che esiste un controllo sociale quando lo subiscono. Quello che esse impongono non lo sentono.
Ad es. non sentono come artificiale, come propagandistico il modello culturale che i media veicolano. Non percepiscono come manipolazione di massa i contenuti dell’educazione ad esse conforme, non vedono il carattere mistificatorio (ad esempio) della mitologia del merito e della selezione sociale e scolastica (che seleziona sempre e solo i figli delle classi basse, oggi come ieri, come proverò – dati alla mano -con un articolo che ho in bozza da tempo). Le élite sentono come oggettivo e naturale ciò che ad esse si confà, ciò che da esse proviene e ne garantisce la condizione sociale. Sente come artificioso, utopistico, innaturale ciò che vi si oppone. E questo è davvero del tutto …naturale.
Citazione:>Non sfuggirà come ….il femminismo …(omissis) … non possa che collocarsi nella dimensione politica del “paternalismo di Stato” tipico della sinistra, invocando sostegni, stampelle, privilegi sociali e vantaggi burocratici<
…da ottenere ovviamente attraverso la legge (legge positiva, formale).
Nessuna classe sociale può godere di maggiori sostegni, stampelle, privilegi sociali e vantaggi di quella che sta in alto, che detiene le risorse e il potere. Il contrario sarebbe assurdo. Inconcepibile.
Attraverso quale legge dunque l’élite si garantisce (nella società attuale) sostegni, stampelle, privilegi e vantaggi? Attraverso la SUA legge invisibile, mai indicata in nessuna legge positiva e in nessuna costituzione: quella di mercato, la legge di tutte le leggi: essa dice “Chi ce la fa si salva, chi non ce la fa muore”. Ogni norma che limiti quella legge implicita è percepita (e denunciata) come “legge” artificiosa che garantisce a qualcuno un certo grado di parassitismo.
Nel rapporto F/M, se e quando i sostegni e le stampelle provengono dalle casse pubbliche vi si vede il paternalismo di stato ma se invece vengono dai mariti e passano “da privato a privata”, come qualificarli?
Concordo sul fatto che “…la cultura cattolica tradizionalista che, tuttavia, ha una presa sempre più flebile… è l’unica entità culturale a spendersi per il contrasto dell’ideologia di genere…”.
Dunque “Chi ce la fa si salva, chi non ce la fa muore”.
E se a morire oggi tocca agli uomini dov’è il problema per la Dx liberista? Il solo problema consiste nel fatto che il genere femminile intacca le casse pubbliche.
Se non lo facesse non dovrebbe esserci alcun problema.
Dov’è il problema? Questa è la domanda delle domande.
Sono solo spunti di più ampie riflessioni.
RDV
1 Commento
non so se sia pertinente e che ,magari ,farà anche arrabbiare Fabrizio , come il sottoscritto perchè mi sono imbattuto su questo
http://www.sinistrainrete.info/analisi-di-classe/3486-giovanna-vertova-la-questione-di-classe-e-una-questione-di-genere.html
…non tirando fuori la solita Lamborghini ,(facciamo Ferrari ) ma non so in che mondo vivono e dove vedono tutti questi uomini privilegiati (ovviamente non si parla di morti sul lavoro )
Mauro Recher(Quota) (Replica)