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05 Gen 2021  |  0 Commenti

La sindrome di Bellarmino

La reazione a dir poco scomposta di tante donne (ma anche uomini) nel momento in cui si trovano davanti qualcuno che critica il femminismo, è dovuta al fatto che fin da quando quest’ultimo è sceso in campo, cioè dagli anni ’60 del secolo scorso, nessuno, mai, ha osato avanzare nei suoi confronti anche la più pallida critica.
Il femminismo ha avuto un’autostrada spianata davanti a sé. Altro che rivoluzione. Le rivoluzioni, anche e soprattutto quelle vittoriose, costano tante lacrime e soprattutto tanto sangue versato, soprattutto quello di chi quella rivoluzione l’ha agita concretamente. In questo caso invece l’unico sangue versato è stato quello dei tanti uomini e padri separati che si sono suicidati in seguito, appunto, ad una separazione traumatica che spesso li ha privati dei loro figli e li ha gettati in una condizione di miseria e prostrazione materiale, psicologica e morale che non sono riusciti a superare.
Quelle stesse donne (e quegli stessi uomini), abituate ad essere blandite più o meno da tutti, hanno una reazione scandalizzata, aggressiva e spesso violenta nello stesso tempo, quando entrano in contatto con una voce critica nei confronti dei loro postulati ideologici. E’ come se una Verità data per assodata (ricordo che anche la teoria tolemaica è stata considerata per secoli una Verità data per scontata prima che qualcuno la mettesse in discussione…) venisse messa in discussione. E in effetti è così.
Ecco, dunque, che scatta immediatamente in quelle persone la sindrome di Bellarmino (l’inquisitore di Galilei e Bruno). Qualcuno sta attentando alla Verità, e non è tollerabile. L’atteggiamento è esattamente lo stesso, compresa la dimensione religiosa, sia pur secolarizzata, diciamo pure escatologica, che ha assunto ormai quella Verità.
Per la serie “Aridatece i lumi!” mi verrebbe da dire, e lo dice il sottoscritto che non è mai stato un fanatico dell’Illuminismo, pur riconoscendone i meriti storici.
Bellarmino

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