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06 Mag 2012  |  209 Commenti

Ho subito violenza. Ma l’Istat non lo sa…

Ho subito violenze, molestie  e pressioni psicologiche in molte occasioni da parte di diverse donne. Dalla mia maestra elementare, dalla mia professoressa di lettere al ginnasio, da mia madre, da una mia dirigente, da una mia ex collega, e diverse altre volte da tante  donne con cui mi sono relazionato.

Violenze psicologiche, umiliazioni, in privato e spesso in pubblico. Un paio di volte anche violenze fisiche; un ceffone mollatomi quando avevo circa vent’anni da una ragazza, senza che nulla giustificasse un atto del genere. E infatti era una donna molto aggressiva e violenta. Un’altra volta invece, lo ricordo bene, avevo circa diciotto anni, nel pieno degli anni ’70, e militavo in una formazione politica di estrema sinistra, fui circondato con fare minaccioso da un gruppo di femministe, peraltro più grandi di me, che volevano “processarmi” (allora era una pratica in voga, i miei coetanei se lo ricordano certamente) perché il giorno prima durante una discussione avevo dato della nevrotica ad una di loro. Solo la mia reazione pacata ma determinata (nonostante la giovane età) evitò che la cosa degenerasse.

Ma le violenze peggiori le ho subite dal punto di vista psicologico. Una volta la mia professoressa di lettere si rivolse a me e al mio compagno di banco e davanti a tutta la classe ci umiliò pronunciando le testuali parole:”Osservateli – disse rivolgendosi agli altri compagni di classe – e osservatevi  – rivolgendosi a noi – siete dei falliti  e tali rimarrete nella vostra vita”. Avevamo quindici anni (15) e quella  “professoressa” scelse di sanzionarci in quel modo per un momento di disattenzione durante una delle sue lezioni di grammatica latina o greca. Quel momento e quella frase sono rimasti scolpiti nella mente mia e del mio amico per tutta la vita. Alla faccia del metodo Montessori!…E meno male che oggi proprio il mio amico ed io saremmo in grado di darle una lezione… di letteratura, ovviamente, di  cui lei in realtà non sapeva nulla, ma in compenso sapeva molto di spocchia, arroganza, presunzione e classismo.

Sì, classismo, avete capito bene, perché il mio era un liceo frequentato per gran parte da rampolli dell’alta borghesia romana e quella signora non aveva in simpatia quelli che, come noi, provenivano da altre zone e da altri contesti della città, che “sdirazzavano” e che “rovinavano l’ambiente”… forse perché troppo esuberanti, troppo vivaci, troppo riottosi a quelle inutili, nozionistiche, prive di ogni senso, noiosissime e alienanti lezioni che usava impartirci. Avevamo la faccia piena di brufoli, scoppiavamo di testosterone, le ragazze neanche ci prendevano in considerazione, non sapevamo che pesci prendere nella vita e quella ci spiegava, a suo modo, che il problema eravamo noi. Noi eravamo quelli “sbagliati”. E ce lo spiegava in quella maniera.

Sì, in quel frangente, e per anni, ho subito violenza, non c’è dubbio. Avrei preferito mille volte un paio di schiaffoni ben assestati a quella pubblica umiliazione a cui il mio amico ed io fummo sottoposti, rimasta scolpita nella nostra mente per tutta la vita.

Ho subito violenza dalla mia maestra elementare di cui ancora ricordo una sfuriata davanti a tutta la classe. Riuscii a non piangere davanti agli altri ma piansi dopo, in segreto, per alcuni giorni, e anche questo è un episodio scolpito in modo indelebile nella mia memoria.

Ho subito violenza da mia madre che mi ha rimproverato  prendendomi a schiaffoni più di una volta senza nessun valido motivo.  E lo ha fatto talvolta anche in pubblico, umiliandomi.

Ho subito violenza da una mia ex dirigente sul posto di lavoro che non mi calcolava, non mi prendeva neanche in considerazione e faceva di tutto per emarginarmi all’interno del contesto di lavoro.

Ho subito violenza da una mia ex collega, che aspettava la prima occasione, anche il più piccolo errore da parte mia, per screditarmi e mettermi in cattiva luce agli occhi del direttore della rivista per la quale lavoravo.

Ho subito violenza da parte di una mia ex che mi aveva mollato per un altro e che nel momento della mia maggior fragilità infieriva su di me per farmi sentire ancora più inadeguato.

Ho subito violenza da parte di una altra mia ex collega della quale sono stato innamorato per anni e che non aveva alcun rispetto per il mio sentimento.

Ho subito violenza da parte di tante donne che mi hanno girato e rigirato come un calzino, approfittando della mia ingenuità, della mia spontaneità, della mia inesperienza e del mio disperato bisogno sessuale e affettivo. Ho corteggiato, offerto cene, ho dato vita al solito “spettacolo di arte varia”, come recita una canzone di Paolo Conte, mi sono sottoposto a recite umilianti nel maldestro tentativo di  centrare l’”obiettivo”, sono stato dietro alle loro gonne nella speranza che si concedessero. Si “concedessero”, un verbo che dovrebbe sparire dal vocabolario della relazione fra uomini e donne…

Ho subito ricatti sessuali, dinieghi non proprio gentili, comportamenti assai poco educati,  atteggiamenti spocchiosi, altezzosi, a volte sprezzanti, soprattutto in giovane età, telefonate mai ricambiate, appuntamenti mancati e senza preavviso.

Ho subito violenza da parte di tutte quelle donne che mi hanno sbattuto il sesso in faccia senza “concedermelo”, che hanno sollecitato le mie attenzioni e poi hanno lasciato cadere il tutto, che sono uscite con me una volta o due, mi ci hanno fatto “credere” e poi sono sparite dall’oggi al domani senza neanche una parola. Evidentemente pensavano che al posto dell’anima avessi un mucchietto di polvere…

Ho subito violenza da parte di molte donne. Non c’è dubbio.

Insomma,  se mi arrivasse la telefonata di un sondaggista  dell’Istat e mi chiedesse:”Lei ha mai subito una qualche forma di violenza,fisica o psicologica, da parte delle donne?”, non potrei che rispondere affermativamente. “Sì, ho subito violenza, e in più di un’occasione”.

E se facessero questa stessa domanda a un campione di diecimila uomini, quali sarebbero le risposte? E quali le percentuali di coloro che hanno subito “una qualche forma di violenza”? Forse tutti?…Probabilmente è proprio questa la risposta che temono ed è per questo che i sondaggi vengono fatti sempre e solo a senso unico…

Ma se questi sono i criteri utilizzati, perchè affermare che ”solo” dieci milioni di donne, sempre secondo i sondaggi ufficiali,  hanno subito “una qualche forma di molestia o di violenza da parte degli uomini”. Perché non tutte?

P.S. Nella mia vita ho conosciuto anche diverse donne intelligenti, sensibili, aperte, in gamba e generose, vere amiche, che mi hanno aiutato più che concretamente in momenti non facili della mia vita.   Ne ho conosciute anche diverse  altre che “me l’hanno data” senza farmela sudare più di tanto… alcune di loro mi hanno anche voluto bene sinceramente e autenticamente e anche io gliene ho voluto e gliene voglio molto.

E’ anche per questo (oltre che per il lavoro psicologico su me stesso) che posso occuparmi di queste vicende senza avere scheletri nell’armadio e soprattutto senza la necessità e il bisogno malsano di criminalizzare l’intero genere femminile.


209 Commenti

enrico657 10:48 pm - 21st Aprile:

quello riportato da te rita è roba veramente fuori dal normale: insomma, questi sono anche giudici morali che ti fanno la ramanzina…..

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Rita 8:32 am - 22nd Aprile:

La cd “rivoluzione sessuale” di parte femminile ha avuto il suo perno nel “posso comportarmi come voglio, sono libera e non posso per questo essere colpevolizzata se mi succede qualcosa”.
Il principio non è completamente sbagliato (con i dovuti, infiniti, distinguo e sfumature che vanno a costituire attenuanti e aggravanti). Era il principio di un giudizio il più neutro possibile, senza mischiare la morale sessuale colle regole di legge. La società protegge anche gli idioti e gli irresponsabili. Per cui se mi accade qualcosa di brutto perchè ho avuto un comportamento imprudente, il colpevole è comunque chi ha commesso il reato.

Qui ritorna il principio della morale sessuale: ma con un’aggravante, c’è l’avallo della legge e dell’apparato giudiziario. Qui si sta dicendo chiaramente che un uomo deve comportarsi in modo da non farsi “denunciare”. Deve cioè prevedere, conoscere ed evitare tutti le motivazioni per cui a una donna puo’ venire in mente di denunciarlo per violenza sessuale. Cioè il principio di prudenza è esteso, non soltanto ai reati, ma anche alle false accuse di reato, con cio’ implicitamente ammettendo che se sei accusato di un reato, l’onere della prova spetta a te e non già a chi accusa o al magistrato inquirente.
Secondo me è epocale.
Ma pensate a cosa succederebbe se un giudice rifiutasse il risarcimento civile ad una donna stuprata perchè ha tenuto una condotta “avventurosa” ?

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GIANNA 7:07 pm - 22nd Aprile:

A FABBRI’, MA DAVERO DAVERO? PORELLO… TI CONSIGLIO UN BRAVO PSICOLOGO MASCHIONE

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Fabrizio Marchi 8:55 pm - 22nd Aprile:

Normalmente non pubblico commenti come quello di questa sedicente Gianna (non che ne arrivino molti, per la verità). Anche questa volta, infatti, mi accingevo a cestinarlo, senza neanche rifletterci più di tanto.
Poi però ci ho ripensato e ho optato per pubblicarlo. Non so, forse perché riguarda quell’articolo in cui racconto la mia esperienza personale e quindi tocca delle corde particolari. Forse perché è stato inviato da un indirizzo di posta elettronica che non mi sembra essere “taroccato” (come avviene spesso in questi casi)ma reale, quindi da una donna in carne ed ossa. Forse ancora perché sono convinto che quella di Gianna non sia solo una semplice e gratuita provocazione ma, purtroppo, la spia del sentire profondo e diffuso di molte donne rispetto a qualsiasi narrazione maschile che si discosti dalla vulgata celebrativa del genere femminile (la Giornata del Ringraziamento ancora non è stato istituita ma credo che non manchi molto).
Interessante anche l’invito a rivolgersi ad uno psicologo “bravo e maschione”. La nostra Gianna (e molte altre con lei, in questo caso la maggioranza, è antipatico dirlo, ma è così) esclude a priori anche la sola ipotesi che un uomo possa subire violenza, fisica o psicologica dalle donne.
E’ evidente che solo un “disturbato” o un omosessuale mal celato e represso possono “interpretare” le loro personali esperienze di relazione con l’universo femminile anche (e non solo, fortunatamente) come una serie di frustrazioni e di violenze subite.
Per lo meno, ora lo so. Avevo cominciato a nutrire dei dubbi, forse a causa delle cattive frequentazioni… smile
Fabrizio

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armando 9:41 pm - 22nd Aprile:

Hai fatto benissimo a pubblicare il post della tale Gianna. Quelle quattro parole sgangherate dicono di più, sulla condizione maschile e sul sentire femminile (e anche maschile) diffuso, che non un lungo articolo teorico.
Come al solito ineccepibile il post di Rita. E’ davvero una sentenza epocale, e purtroppo non così anormale, come ottimisticamente pensa Enrico657. Mala tempora currunt.
armando

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sandro 12:05 am - 23rd Aprile:

“E’ evidente che solo un “disturbato” o un omosessuale mal celato e represso possono “interpretare” le loro personali esperienze di relazione con l’universo femminile anche (e non solo, fortunatamente) come una serie di frustrazioni e di violenze subite”
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Ma come? Ma non erano loro le paladine degli omosessuali? Allora perché si incazzano tanto se un uomo fa dell’ ironia al riguardo, dato che quando gli fa comodo ne fanno tranquillamente anche loro?
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“Qui si sta dicendo chiaramente che un uomo deve comportarsi in modo da non farsi “denunciare”. Deve cioè prevedere, conoscere ed evitare tutti le motivazioni per cui a una donna puo’ venire in mente di denunciarlo per violenza sessuale. Cioè il principio di prudenza è esteso, non soltanto ai reati, ma anche alle false accuse di reato, con cio’ implicitamente ammettendo che se sei accusato di un reato, l’onere della prova spetta a te e non già a chi accusa o al magistrato inquirente.
Secondo me è epocale”
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Come stronzata, sicuramente, dato che è impossibile evitare che una persona possa denunciarti per un fatto non reale: pure io domattina posso andare a denunciare il mio vicino di casa per avermi palpato il culo pure se non è vero, è l’ onere della prova che dovrebbe dissuadermi dal farlo, se questo non c’è posso farlo tranquillamente, se la cosa mi reca qualche vantaggio.
Un magistrato che dice una roba simile va espulso dalla magistratura a calci nel culo.

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Silvia 12:15 am - 23rd Aprile:

Veramente un bel post Fabrizio. Gli uomini sono infinitamente più caldi diretti e dolci della maggior parte delle donne. E tu hai trovato la tua forza nella vulnerabilità come me. E come tutte le persone che rielaborano al meglio l’esperienza. Ti voglio bene anche se non ti conosco

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Rino 8:50 pm - 8th Giugno:

Una sentenza zapateriana emessa in questa cittadina, di tal fatta che non mi pare abbia precedenti e sembra provenire dalla repubblica dello psicoterrore.

Lui la tradisce, lei si suicida: condannato a 3 anni.

http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/06/08/news/belluno-la-sentenza-il-suicidio-un-atto-contro-il-marito-4396156

Rino

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Rita 8:38 am - 9th Giugno:

e la prova piena deriva principalmente dalla stessa vittima che in quelle poche righe degli scritti lasciati alla sua morte ha mirabilmente sintetizzato anni di dolore e sopraffazione».

La prova piena la dà l’esternazione del sentimento del dolore personale

La pubblica accusa si basa sul racconto: della donna, delle amiche della donna etc.

La difesa:

Ha sostenuto l’assenza di riscontri oggettivi delle violenze raccontate in aula dalle amiche e colleghe della professoressa. Ed ha precisato come la stessa pubblica accusa, nella richiesta di archiviazione di un altro reato inizialmente contestato al medico, si facesse riferimento al fatto che la Laino “era affetta da una grave prostrazione psichica che la condotta del marito ha in parte determinato”. In parte, dunque, ma non totalmente. Il legale ha affondato poi i colpi per quanto riguarda l’accusa al medico di aver impedito alla moglie di avere contatti con la figlia, dopo che se n’era andata da casa. «Non si capisce – ha detto il legale – come sia uscita dalla penna del pubblico ministero un’accusa del genere. I testi in aula hanno tutti confermato il fatto che la Laino si sentisse spesso con la figlia Giovanna. Vigilanti stesso durante un ricovero della moglie chiamò Giovanna per invitarla a visitare la madre all’ospedale. Vigilanti è stato dipinto come un pessimo padre: ma vorrei vedere quale padre non si preoccuperebbe di una figlia che a 13 anni riceve dal fidanzato 25 lettere in cui è scritto “Ti porto via”. Un testimone in aula ha descritto la figlia come una bambina serena. Come può dunque una bambina crescere serena in un ambiente famigliare violento?» Il legale si è soffermato su aspetti della vita famigliare di casa Vigilanti-Laino, in aperto contrasto con le accuse riferite nel capo d’imputazione. «Si è descritto Vigilanti – ha continuato l’avvocato Casciarri – come una persona che impediva alla moglie il contatto con l’esterno. Ma come si spiega il fatto che la Laino partecipava alla vita parrocchiale, andava ai corsi di pianoforte e di pittura?». Ed sul particolare rapporto con il maestro di musica, il legale ha manifestato la sua convinzione che, proprio alla fine del 2006, quando lo incontrò, saltarono gli equilibri famigliari. «È da allora – ha concluso – che la Laino inizia a raccontare in giro dei presunti maltrattamenti del marito. Se il dottor Vigilanti ha una colpa è quella di non essersi accorto di quanto gravi fossero le condizioni psicologiche della moglie. Il fatto di averla tradita, nonostante sia un indubbio peso che si porterà per tutta la vita, non è un motivo per condannarlo. Per quanto riguarda gli insulti e le percosse, nessun testimone è riuscito a circoscrivere gli episodi, né temporalmente né numericamente. Nessuna prova che giustifichi una condanna». 5 marzo 2011
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http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/03/05/news/il-caso-giudiziario-3609576

Il marito le impediva di uscire: lo dice lei, lo dicono le amiche cui l’ha confidato, lo dicono tutti….
Ma no, frequentava corsi di pittura, corsi di musica, andava in parrocchia..non è una prova? No la prova è la sua parola

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Rita 8:19 am - 20th Luglio:

Porto a conoscenza:

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2011/mese/07/articolo/5039/

soprattutto questa parte:

In realtà le sostituzioni sarebbero già pronte perché a Viterbo è nata un’organizzazione che sostiene le vittime di violenza e che si chiama “Donne per la sicurezza” e che, grazie all’impegno del coordinatore provinciale Giuseppe Rea, sta prendendo piede portando avanti una metodologia che mette sullo stesso piano la violenza maschile con quella femminile anche se, come recita la presidente Barbara Cerusico: “Nel caso in cui l’uomo subisce violenza all’interno della coppia, che in genere è sempre una violenza psicologica, lui tende a tacere per una forma di vergogna o per paura di essere ridicolizzato”.

Destra o organizzazioni cattoliche… dalla sinistra nulla di nuovo.

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Fabrizio Marchi 9:52 am - 20th Luglio:

Molto interessante, Rita, segnalo anche questo passaggio del’articolo dove si fa cenno all’intervento di Isabella Rauti, ex MSI, figlia del ben più noto Pino Rauti, ex segretario ed esponente di spicco dell’allora ala “dura” di quel partito (quella che si opponeva al “moderatismo” della corrente di maggioranza che faceva riferimento a Giorgio Almirante), nonché moglie di Gianni Alemanno.
Il femminismo è ormai un movimento dichiaratamente trasversale dove l’appartenenza di genere, e non quella politica, è il prius. D’altronde viene apertamente rivendicato, anche con una certa fierezza, dalle stesse esponenti femministe.
“Ci ha chiamato anche Isabella Rauti dicendo che un centro come il nostro non deve chiudere e ha chiesto un incontro con noi”.
Di seguito alcune note informative su Isabella Rauti (cliccare sul suo sito a “biografia”):
http://www.google.it/url?sa=t&source=web&cd=2&sqi=2&ved=0CC0QFjAB&url=http%3A%2F%2Fwww.isabellarauti.it%2F&ei=kJMmTsCqF8jMswbC0-CMCQ&usg=AFQjCNH9hU9jp0WX8VnlpPjElwIdXURLYg
Fabrizio

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Leonardo 2:22 pm - 20th Luglio:

Barbara Cerusico:
Nel caso in cui l’uomo subisce violenza all’interno della coppia, che in genere è sempre una violenza psicologica, lui tende a tacere per una forma di vergogna o per paura di essere ridicolizzato”.
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Diciamo che c’è anche quella fisica, psicologica è quasi la norma. Infatti c’è il rischio di essere ridicolizzato dagli altri uomini (e donne) e se uno reagisce c’è il rischio di essere pure linciato, se ciò accade in pubblico…

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cesare 3:50 pm - 20th Luglio:

Dal fondamentale testo sulla condizione maschile in USA: “L’eclissi del padre. Un grido” di Paul Josef Cordes, ediz. Marietti, 2002, pag. 32, riporto questo passo:
“Ernst Ell, perito del tribunale di Karlsruhe, calcola che “l’accusa di abuso sessuale svolge un ruolo in una controversia giuridica su tre”. Spesso sono gruppi di donne finanziati dallo Stato, come il “Wildwasser e. V.,” che aiutano con i loro suggerimenti a trovare degli indizi contro i padri. Nel 95% dei casi di processi per l’affidamento le accuse sono completamente inventate”
In Italia recentemente su “Il Giornale” sono stati riportati in un articolo dell’avv. Bernardini De Pace, dati sostanzialmente analoghi nelle valutazioni di tre giudici donne preposte alle controversie familiari.
I centri antiviolenza essendosi dati una connotazione di tutela esclusivamente femminile dalla violenza maschile, non solo hanno costruito la menzogna storica che la violenza è solo maschile, ma negando la violenza femminile contro i maschi e i minori, l’hanno di fatto coperta e legittimata. E la violenza femminile è dilagata senza controllo come innumerevoli episodi di cronaca incominciano ad evidenziare (per es.: la violenza femminile contro i minori negli asili). E se da un lato i maschi saranno aiutati a superare la vergogna nella denuncia delle violenze subite dalle donne e dall’altro la violenza femminile contro i maschi e i minori sarà finalmente tematizzata, indagata e descritta, anche in Italia le testimonianze della violenza femminile non mancheranno, e ci sarà la possibilità cominciare a liberare i maschi e i minori da questa oscura condanna. La violenza femminile, è infatti fenomeno tutt’altro che marginale e tutt’altro che solo psicologica (vedi http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/pelizzari.pdf) come innumerevoli studi stranieri ormai hanno dimostrato.
Inoltre costruiti sull’assunto ideologico femminista di cui sopra, gli attuali centri antiviolenza invece di svolgere effettivamente un ruolo di presidio e cura della violenza nelle relazioni umane, hanno condotto di fatto, schierandosi a difesa di un solo genere, quella che a molti è apparsa una guerra politica e ideologica antimaschile e antipaterna alimentando campagne di criminalizzazione dei maschi e dei padri. Hanno così contribuito a creare un clima pregiudizialmente sfavorevole ai maschi e alla paternità che ha concorso in modo decisivo alle gravi distorsioni nella regolamentazione per legge dei conflitti familiari e alle distorsioni anche più gravi nelle relazioni familiari di questo decennio, come la distruzione della figura del padre e della sua autorità.
In sintesi più che tutelare i cittadini dal meccanismo della violenza che può attivarsi nelle relazioni personali, si sono posti come presidi territoriali di una guerra antimaschile. Quella guerra antimaschile che la nostra classe politica priva di cultura, di buon senso e di equilibrio, ma animata da cinico opportunismo, ha irresponsabilmente autorizzato e implementato, finanziandola in ogni sia forma, assumendo in toto l’ideologia femminista.
Per questi gravi motivi, a mio personale avviso, i centri antiviolenza italiani è opportuno che cambino il loro attuale ruolo di presidi antiviolenza a difesa di un solo genere e di motori di una guerra antimaschile e antipaterna. Devono invece porsi al servizio di tutti coloro, non solo le donne, che sono colpiti dal fenomeno dell’umana violenza: maschi, padri, e minori, feriti, umiliati e oppressi dalle donne compresi. In tal modo recupereranno uno storico colpevole ritardo nello studio del fenomeno della violenza femminile, violenza altrettanto diffusa quanto quella maschile. Altrimenti, piuttosto che continuare a perpetuare un inganno sociale basato su un assunto ideologico falso infantile ma dalle conseguenze gravissime, come l’assunto femminista che la violenza è solo maschile , è un bene che si sciolgano e pertanto non ricevano nemmeno un Euro né dallo Stato né dai privati.

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Rino 8:13 pm - 20th Luglio:

Anche la figlia di Rauti sta dalla parte delle “vittime”, dove stanno tutti.
Noi siamo stati scelti (dal Caso dei credenti e dal Dio degli atei) per stare dalla parte dei “carnefici”.
Un colpo di fortuna.

Rino DV

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cesare 8:44 am - 21st Luglio:

A leggere sui giornali i resoconti delle spietate email dell’amante Ludovica e delle umiliazioni cui, dice Parolisi, la moglie gli infliggeva, viene fuori un uomo a pezzi. Un uomo che è travolto dalla dipendenza dall’una donna e dall’altra, e disperato, viene visto piangere ripetutamente in macchina, non sapendo governare nè il suo cuore nè il cuore delle donne che ama: un maschile impotente, totalmente privo di un proprio mondo interiore, di una propria centratura autonoma dal femminile. Un femminile che tra l’altro gli si impone con spietata violenza emotiva e psicologica.
Tanto più grave e significativa la cosa in quanto Parolisi è un militare professionista e un addestratore, ovvero il meglio del meglio; tra quelli appositamente selezionati per le missioni più difficili, quelle all’estero come in Afganistan dove lui era stato più di una volta.
Viene da cocnludere che invece di personalità unisex, l’obiettivo di castrazione sessuale previsto per conseguire l’ideale dell’uomo nuovo indifferenziato delle democrazie occidentali, è meglio che almeno nelle nostre caserme si insegni ad essere uomini capaci di essere maschi, nel senso del vir (da virtus) come lo intendeva la civiltà romana.
Quanto alle soldatesse, l’immagine di queste donne infagottate, costrette a pose sgraziate, innaturali e violente, ad atteggiamenti emotivi brutali, in affanno nel maneggiare strumenti di morte per di più sproporzionati per le loro forze muscolari, sono l’immagine di una civiltà che è venuta meno al tabù rispettato da tutte le comunità umane fin dalla notte dei tempi: non sfregiare e denaturare la donna imponendole compiti maschili. Ma ormai è sempre più chiaro: stiamo chiamando progresso una incredibile regressione nelle conquiste millenarie di civiltà.

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armando 11:47 am - 21st Luglio:

E’ , caro Cesare, la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che il machismo è solo la facciata visibile di una medaglia al cui rovescio sta la dipendenza psicologica dal femminile.
Il Parolisi “duro”, istruttore militare, professionista delle armi e donnaiolo, è l’alter ego del soft male. Se le cose sono andate come dice l’accusa, indifendibile. Di quelli che alla causa maschile fanno un danno tremendo.
Quanto al termine virtù non si può non notare lo slittamento semantico. Virtus deriva appunto da vir, uomo., e come per i romani stava a significare i tratti caratteristici e specifici della maschilità: forza, temperanza, coraggio, sobrietà, severità, ed anche pietas.
Oggi ha un senso opposto, dove per virtuoso si intende in pratica chi ha caratteristiche femminili.
armando

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Leonardo 12:01 pm - 21st Luglio:

Gli uomini credono di ottenere, diciamolo: l’amore; ma anche la simpatia e magari un pò di sesso, dalle donne, strisciando ai loro piedi e spendendo soldi. Cosi facendo ottengono l’effetto contrario e se riescono ad averle le subiscono e ne vengono umiliati. Altro che tutti stupratori, queste sono le situazioni più comuni che osserviamo nel quotidiano. Poi ci sono i criminali, sia maschi e femmine…

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cesare 3:41 pm - 21st Luglio:

Armando@ “Di quelli che alla causa maschile fanno un danno tremendo”.

Armando una breve, a mio avviso, importante precisazione: la responsabilità, come sai meglio di me, è personale. Pertanto non consentiamo in alcun modo al barbaro criterio del femminismo che da decenni fa ricadere sul genere maschile le colpe del singolo, e utilizza la cronaca nera per massacrare moralmente i maschi (folli autolesioniste! come se adottando lo stesso criterio il genere femminile ne uscisse meglio!)
Pertanto se sarà dimostrato che Parolisi è davvero l’omicida della moglie, gli altri maschi non c’entrano: il sangue lo ha versato lui, come persona, e lui solo ne risponde.

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Fabrizio Marchi 4:12 pm - 21st Luglio:

Fermo restando che, come dice Csare, la responsabilità di un delitto ricade unicamente sulle spalle di chi lo ha commesso (o degli eventuali mandanti, naturalmente), mi sento però di condividere in linea generale e concettuale il commento di Armando.
Non è in discussione in questa sede la colpevolezza o l’innocenza del Parolisi; d’altronde non spetta a noi dimostrale, piuttosto il contesto che può avere determinato il fatto, quindi anche e soprattutto la personalità dei protagonisti (lui, lei e l’amante).
Da questo punto di vista, come ripeto, indipendentemente dalla colpevolezza o meno dell’uomo che sarà stabilita dagli inquirenti, mi pare che le osservazioni di Armando siano sicuramente fondate.
“E’ , caro Cesare, la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che il machismo è solo la facciata visibile di una medaglia al cui rovescio sta la dipendenza psicologica dal femminile”. (Armando)
Sottoscrivo al 100%, al di là della vicenda specifica. Finchè i maschi (e la maschilità) non si libereranno di questa arrugginita ma pesantissima armatura che serve a coprire la loro profonda fragilità e impotenza, non si andrà da nessuna parte. Badate che il machismo è in grado di assumere tante maschere diverse (non bisogna farsi ingannare…) ma è attraversato da un unico filo rosso: la rimozione della verità, cioè della propria reale condizione di uomini (maschi) nell’ambito della relazione con le donne, con gli altri uomini e con se stessi.
Noi non celebriamo il genere, come fa qualcun altro/a, non siamo sessisti. Noi sappiamo con certezza che la ricostruzione di un maschile consapevole ed evoluto passa anche attraverso una rivisitazione critica e autocritica di ciò che ha causato solo enormi danni agli uomini stessi.
Tutto ciò, ripeto, indipendentemente dall’evoluzione della vicenda specifica che potrebbe anche riservarci delle sorprese, come già accaduto relativamente alla vicenda di Sarah Scazzi…
Fabrizio

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Rino 4:13 pm - 21st Luglio:

Azzarderei questo.
Il soggetto, forse davvero uomo senza paura e magari capace di resistere a terribili torture fisiche, è finito incastrato in una spirale dalla quale non aveva la forza/capacità di uscire. Pressato tra due psicologie di ben altro spessore, gli è stato chiesto di “dimostrare” che era un “vero uomo”, è stato messo alle strette con la costruzione di vincolanti scadenze. E lo ha fatto nel solo modo a lui noto e in cui era valente: con l’azione e quindi l’eliminazione fisica.
La sceneggiatrice (incosciente) di quell’incastro è l’amante che non è neppure imputata. Ed è giusto che sia così, perché essa è davvero innocente in quanto ignara di ciò che fece, ignara del suo potere, ignara della catena cause-effetti.
Una raccapricciante tragedia che vede il maschio assassino come operatore di uno scontro psicologico tra due femmine. Una morta e una cmq perdente.
Lui sepolto per sempre nell’orrore della colpa e della prigione.

Questa è la mia congettura.

Rino DV

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mauro recher 7:43 pm - 21st Luglio:

sottoscrivo il commento di Fabrizio che cade a proposito
seguo da alcuni giorni un blog “un altro genere di comunicazione” e come detto ,sono anche intervenuto su questo tema…..il blog in questione vorrebbe essere politically correct ,nel senso che vanno oltre al genere(secondo me ,non riuscendoci ) ,già dalla sua presentazione con i vari banner su altri blog a chiara matrice femminista (senza mancare il banner contro i femminicidi ) si capisce l’aria che tira. Siccome sono abbastanza testardo e curioso ho provato ad approfondire linkando molti articoli scritti da Fabrizio ….ovviamente il risultato e che ne usciamo fuori da “maschilisti” ,rimarcando continuamente le 81 vittime di quest’anno per mano maschile. Sia chiaro ,secondo loro non sono contro gli uomini ,ma sono gli uomini a commettere violenze ,cose gia note …….
Il bello comunque è un altro ,”grazie” ad un mio intervento ,la fondatrice del blog ha messo l’articolo “uomini ribellatevi” ,mettendo pubblicità anti maschili, tutto in nome del politicamente corretto ….
Morale della favola ,ho provato a sondare il terreno (non è che non ci fosse il bisogno) e in vista anche degli imminenti video di Fabrizio ,di cosa ci aspetta..
comunque per chi volesse ,il link in questione è questo
http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2011/07/19/uomini-ribellatevi/

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armando 10:09 pm - 21st Luglio:

caro Cesare, su quello che scrivi non ci piove. Lungi da me cedere alla generalizzazione di attribuire al genere maschile le colpe di un singolo maschio. Tuttavia, alla luce della realtà i Parolisi sono molto nocivi perchè la generalizzazione sarà fatta, in questo caso come in mille altri casi del passato. Certo che noi faremo di tutto per evitare la barbarie, che però ci sarà comunque.
Quella di Rino è più che una semplice congettura. Quella storia non è nuova, affatto. Di maschi assassini su istigazione diretta se ne trovano a migliaia nel tempo. Ma anche su istigazione indiretta o, come sembra in questo caso, spinti ad agire perchè impossibilitati a districarsi diversamente in una situazione in cui si sono peraltro cacciati volontariamente.
Anche questa non è una novità, a testimonianza che pensarsi invincibili e capaci di far fronte a tutto, è molto pericoloso. E’ un sovradimensionamento impossibile a gestirsi, l’adesione ad un modello rigido e assoluto di maschilità che non lascia scampo (naturalmente esiste, eccome, anche il corrispondente sovradimensionamento al femminile ma non è la questione di cui stiamo discutendo). O corrispondi a quel modello o non ti senti maschio. Cosa, è facile da capire, ampiamente e astutamente sfruttata in tutti i sensi. O per indurci a fare cose che mai avremmo pensato di poter fare, oppure per svilirci di fronte ai nostri stessi occhi allorchè umanamente non riusciamo ad essere come vorremmo essere.
Il che la dice lunga sul fatto che indagare il potere restando solo sul piano sociologico ci fa vedere solo l’aspetto più superficiale della realtà, mentre l’aspetto sottostante, non emergendo alla luce in quanto invisibile, continua ad agire.
E ci dice anche un’altra cosa per certi aspetti sorprendente. La civiltà occidentale nasce con la filosofia greca, un principio fondamentale della quale, espresso da Socrate, è “conosci te stesso”. E la filosofia greca, come tutte le altre, è maschile.
Ecco allora delinearsi la saggezza degli antichi. Conoscevano se stessi meglio di noi, e tentarono di attuare qualche contromisura, ormai sconosciuta, che evitasse di portare i maschi alla rovina di sè e degli altri. Tutto azzerato, ed allora via col bunga bunga e compagnia cantando, su una strada che porterà alla rovina della nostra civiltà. Già, perchè checchè se ne dica, quando in una civiltà il gruppo maschile si indebolisce psichicamente (e non rendersi conto dei propri lati fragili ne è chiaro segnale), quella civiltà si indebolisce e perisce.
armando

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Rino 7:51 pm - 22nd Luglio:

Oggi altro caso.
Finalmente il padre è stato eliminato.
Madre e figlia avevano assoldato un killer – maldestro – per farlo fuori. Andò male. La figlia viene messa ai domiciliari in casa della sorella e quindi, ovviamente, del marito di lei. Il cognato, killer più efficiente, compie finalmente l’opera. Forse il morto era davvero un padre padrone, ma la dinamica resta questa: un maschio eliminato da un altro maschio in esecuzione di sentenze private femminili.
Uno morto, uno finito per sempre. Birilli nella mani di chi governa la psiche.

Io qui trovo molto da riflettere…
sui miei errori del passato.

Rino DV

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armando 9:56 am - 23rd Luglio:

Non solo tuoi, caro Rino. Errori comuni a intere generazioni. E’ per questo che siamo scivolati in basso.

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Andrea 2:13 pm - 23rd Luglio:

Uno morto, uno finito per sempre. Birilli nella mani di chi governa la psiche. (Rino)
————
Scusa Rino, ma non credi che questo possa dipendere anche dalla misandria maschile?
Ovvero dall’odio che gli uomini nutrono nei confronti degli altri uomini e che poco hanno a che fare con le donne? In fin dei conti il detto “homo homini lupus” è vecchio di millenni…
Se no, bisognerebbe realmente dar ragione a chi sostiene che gli uomini sono dei totali coglioni, in balia delle donne.
Ed io, francamente, non mi sento per niente tale: né coglione né in balia della volontà femminile.

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cesare 11:56 am - 25th Luglio:

La riflessione che si impone è la seguente: oggi è assolutamente evidente la mancanza di una formazione maschile specifica che consenta al giovane maschio di conoscere le dinamiche della relazione con la donna. Dire padre significa dire uno che ti insegna che come maschio hai una interiorità, una psicologia, una emotività, una visione del mondo, una sessualità, un corpo, una forza, una aggressività, specifica al tuo genere che ha da essere messa in relazione costruttiva con quella femminile secondo piena consapevolezza prima di tutto di se stessi e poi di chi è altro da te perchè femmina.
Un tenpo c’erano momenti di intimità tra padre e figlio e di comunità maschile in cui veniva elaborata questa consapevolezza. Adesso questi momenti sono uno dei comportamenti e degli ambiti più vietati che si possano concepire secondo il politucally correct femdominista: la legge di fatto lo vieta e abbimao interiorizzato la colpa di riunirsi per parlare solo tra maschi. Devo dire che repressione più violenta e radicale di così, su basi di genere o di razza, cioè irrisolubili, non ce ne sono mai state dalla notte dei tempi ad oggi. E il bello è che di questa castrazione personale, sociale e psicologica sono tutti felici e contenti.
Mi viene da porre questa domanda a proposito di castrazione del maschio moderno da parte dei questa tragica formazione unisex politically correct: ma è mai possibile che uno sciacallo rabbioso (tra l’altro non ha mai avuto rapporti con il padre) come il killer pazzo norvegese, possa sparare per novanta minuti su centinaia di giovani maschi ammazzandone novanta uno dopo l’altro e questi non abbiano trovato nessun’ altra soluzione che farsi ammazzare come galline in un pollaio? I miei compagni di classe elementare del quartiere di Borgo Trento a Brescia, che facevano a cartellate e sassate ogni giorno, questo sciacallo lo avrebbero fatto a pezzi in venti minuti.

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Luigi Corvaglia 12:26 pm - 25th Luglio:

” ….. ma è mai possibile che uno sciacallo rabbioso (tra l’altro non ha mai avuto rapporti con il padre) come il killer pazzo norvegese, possa sparare per novanta minuti su centinaia di giovani maschi ammazzandone novanta uno dopo l’altro e questi non abbiano trovato nessun’ altra soluzione che farsi ammazzare come galline in un pollaio? I miei compagni di classe elementare del quartiere di Borgo Trento a Brescia, che facevano a cartellate e sassate ogni giorno, questo sciacallo lo avrebbero fatto a pezzi in venti minuti.” (Cesare)
_________________________________________
E’ vero. Condivido pienamente.
E’ una cosa che mi ha colpito fortemente. Cerco di giustificarla con la giovane età, ma non ci credo manco io.

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maub 1:36 pm - 25th Luglio:

Sembra che qullo psicopatico fosse armato fino ai denti. A me nasce un’altra domanda: ma come ha fatto a trasportare un arsenale simile senza che nessuno sospettasse, notasse qualcosa? Comunque i miei son ragionamenti a “braccio”…bisognerebbe sapere esattamente come si sono svolte le cose. E sicuramente i giornali e/o tv sono il posto peggiore per scoprirlo.

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Rino 7:57 pm - 25th Luglio:

Andrea 2:13 pm – 23rd luglio:
Scusa Rino, ma non credi che questo possa dipendere anche dalla misandria maschile?
Ovvero dall’odio che gli uomini nutrono nei confronti degli altri uomini …
Se no, bisognerebbe realmente dar ragione a chi sostiene che gli uomini sono dei totali coglioni, in balia delle donne.
Ed io, francamente, non mi sento per niente tale: né coglione né in balia della volontà femminile
>>

Quando un popolo perde il suo territorio chi incolpare?
Il forte che l’ha rubato o il debole che l’ha ceduto?
L’analisi delle debolezze, delle divisioni, delle cecità interne ai perdenti vanno fatte con schiettezza, solo così si possono trovare le soluzioni. Ferma restando la reponsabilità dell’invasore.

Quanto sentirsi o all’essere in balia della volontà femminile bisogna distinguere. Il fatto di non sentirsi strattonati da una forza non basta per essere certi di non subirla. Anzi, di solito quando non si sentono le forze …è il momento in cui si subiscono, come. Ci sono condizioni interiori che tutti subiamo.
Ad es. Cesare ha appena citato il fatto che ormai si è indotti alla colpa, all’imbarazzo nel riunirsi tra soli uomini. Se non si sentono queste forze spesso è perché non ci si ascolta o non si vuole ammettere di sentirle, per orgoglio.
Per capire è necessario anche sentire e per sentire bisogna star silenziosi in ascolto di sé, senza negare mai nulla di quel che emerge. Antenne sempre in stand-by.
Allora si capisce e quindi si può agire nella direzione giusta.

Rino DV

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Fabrizio Marchi 8:25 pm - 25th Luglio:

Domani, in giornata, sarà in rete, e naturalmente sul sito, il primo video di cui vi parlavo realizzato grazie alla preziosa collaborazione di un mio amico. Nei prossimi giorni ne usciranno altri due o tre.
Chi li riterrà efficaci o utili potrà diffonderli sul web come meglio crede o condividerli su facebook.
Fabrizio

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Ethans 10:53 pm - 25th Luglio:

Rino>>>> Per capire è necessario anche sentire e per sentire bisogna star silenziosi in ascolto di sé, senza negare mai nulla di quel che emerge. Antenne sempre in stand-by.
Allora si capisce e quindi si può agire nella direzione giusta.
*********************************************************

Sei un grande Rino, un grande del pensiero. Questa è “La Conoscenza”. Grazie per queste tue righe, spero che in futuro possano servire agli uomini che verranno…

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cesare 10:28 am - 27th Luglio:

Contrariamente alla rappresentazione imposta alla coscienza collettiva, secondo cui il cuore della donna ha “naturalmente” a che fare con la Pace, la realtà evidenzia ( e poteva essere altrimenti?) che il cuore della donna, in quanto cuore umano, è capace ahimè di ogni tipo di violenza.
Circa la violenza sui minori, innumerevoli ormai gli episodi di cronaca che riportano violenze sistematiche operate da donne sui bambini delle scuole materne: presumibilmente solo la punta dell’iceberg vista la cultura nazionalpopolare da tre scimmiette femministe che in merito non parlano, non vedono e non sentono. Inoltre tutti gli studi sulla violenza in famiglia dinostrano che la prima esperienza di violenza che il minore fa, ovvero l’imprinting sulla violenza, è tramite la madre.
Domanda: è lecito suggerire ai media di non raccontare e imporre a tutti e ovunque e ogni giorno, dopo l’esperienza amara del “paradiso comunista “, la colossale menzogna del “paradiso femminista”? E’ una questione esenziale di civiltà: le vittime della violenza al femminile sarebbero aiutate a trovare il coraggio di farne denuncia e la speranza concreta di potersene liberare. O le mazzate fisiche e psicologiche e le menzogne degli “angeli femmine” degli asili e dei focolari devono considerarsi segreti di Stato e il subirle primo dovere dei cittadini italiani?

Di seguito l’enensino episodio di cronaca circa i maltrattamenti al femminile su bambini:

http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/07/27/news/educatrici-19672538/?ref=HREC1-10

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maria 7:19 pm - 27th Luglio:

Le donne non sono mai state piu’ buone degli uomini e ricerche ben fatte lo hanno dimostrato quando sono state studiate nel loro completo anonimato. Alcune, poche in verita’, risalgono al 1994 e hanno “certificato” come le differenze attribuite ai due sessi rientrano in un tacito e condiviso gender sex sistem che serve al mantenimento dell’ordine sociale. Quando ci sono aspettative sociali diffuse..tendiamo a comportarci per non sradicare quelli che sono solo ..pregiudizi. Ma e’ sufficiente che una donna si senta sicura di non essere riconosciuta e riconoscibile per tirare fuori..la sua parte piu’ indomita e aggressiva. Se in Arabia alle donne viene impedito di guidare non e’ perche’ sono incapaci ma perche’ un tale divieto ricorda e sancisce quotidianamente la gerarchia dei sessi in un paese islamico. Qui spesso di discute di natura o cultura.. E’ sempre una questione di cultura. Certamente una donna ragiona da donna e ciascuna di noi sa bene di quanto sia sgradevole un uomo che ragiona al femminile perche’ non siamo uguali e da qui nasce il piacevole e il reciproco completamento ma pensare che l’assetto odierno delle relazioni uomo/donna sia biologicamente determinato e’ un’assurdita’. Soltanto 80 generazioni fa..il neonato ancora sporco di sangue veniva adagiato in terra davanti al padre che doveva decidere se sollevarlo e accoglierlo in famiglia o…evitare di farla crescere quella stessa famiglia per molti motivi.. In quest’ultimo caso la levatrice lo portava via con se’ e nessuno avrebbe criticato la scelta di un capofamiglia, neanche la moglie. E se culturalmente..ne risentono i rapporti coi propri figli..immaginiamo la relazione uomo/donna. Io non sono in grado di fare previsioni e analisi sociali pero’ so una cosa: che i ragazzi fanno un uso smodato di sostanze anche solo per vivere un sabato sera, che i giovani sono spaventati dall’idea di avere figli, che due miei amici medici di base prescrivono molto viagra ma a uomini sempre meno anziani che..non si sentono piu’ tanto sicuri..e che le donne vivono una solitudine e una insoddisfazione infinita. La societa’ e’ sempre cambiata, cambiera’ ancora.

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Damien 10:12 pm - 2nd Agosto:

..e da oggi in poi.. occhio alle donne che usano i tacchi…

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/08/02/visualizza_new.html_759287502.html

..uscite solo con quelle che usano le infradito!

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dia 10:13 am - 22nd Settembre:

ho finito di leggere ora questo thread (anche se non tutti i commenti per intero). Vorrei solo confermare che la violenza delle donne sui figli non è solo psicologica. Ho frequentato per 4 anni il forum internazionale “ourchildhood”, fondato dalla psicologa svizzera Alice Miller, che ha dedicato la sua vita a documentare la realtà infantile. Un forum frequentato da uomini e donne di età, lingua, cultura e nazionalità diverse, che raccontavano la propria infanzia di maltrattamenti. Ho un archivio di migliaia di post e di storie. La stragrande maggioranza degli utenti aveva subito abusi – fisici, sessuali e/o psicologici – dalle madri. In quel periodo, la dissonanza cognitiva tra le due ‘narrative’ – quella femminista e quellla reale – era molto forte. Da una parte, si parlava solo di padri e mariti violenti, di pedofili, di orchi, di preti e via dicendo – una violenza declinata tutta al maschile. Dall’altra c’era un gigantesco sommerso che strillava, inascoltato.

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Rita 1:22 pm - 15th Ottobre:

Diffondo, nel caso non ne foste già a conoscenza:

Preliminarmente ed a latere della manifestazione di Roma svoltasi il 5 ottobre 2011 è stata elaborata e consegnata al ministro pro-tempore per le pari Opportunità Mara Carfagna una lettera aperta (da inviare con sottoscrizione a mezzo posta o mail). Personalmente ho già inviato mail

Le lettere vanno indirizzate a:

Capo di Gabinetto
Cons. Francesca QUADRI
f.quadri@governo.it

L’indirizzo “fisico” è:

Presidenza del Consiglio dei ministri,
Dipartimento per le Pari Opportunità
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
00187 Roma –

Onorevole Ministro Maria Rosaria Carfagna,

seguendo con assiduità le Sue lodevoli iniziative a partire dal primo giorno di mandato, non possiamo che esprimerLe viva soddisfazione per i concreti risultati ottenuti .

L’introduzione del reato di stalking nel nostro ordinamento – art. 612 bis c.p. – costituisce, nel suo intento, una conquista civile dell’intera collettività; così come il servizio di assistenza telefonica 1522 ed i diversi spot televisivi finalizzati a sensibilizzare la cittadinanza.

E’ con estremo rammarico, però, che notiamo una curiosa lacuna nel principio stesso di pari opportunità, ancora più curiosa nella misura in cui proveniente proprio dal Ministero per le Pari Opportunità

Il concetto di persona vittima di violenza non sembra appartenere al Suo Ministero, che preferisce contrastare la violenza solo qualora ne sia vittima un soggetto di genere femminile

Le operatrici del citato 1522, ad esempio, non offrono alcuna assistenza qualora chi denuncia di essere vittima di atti persecutori sia un soggetto di genere maschile.

Gli spot televisivi, inoltre, lanciano un messaggio mistificatorio in quanto lasciano intendere che solo una donna possa essere vittima di stalking.

Postulato smentito dai dati relativi al primo anno di applicazione della norma, da Lei stessa divulgati, i quali dati testimoniano un 20% di vittime maschili per le quali non è stata prevista alcuna misura di sostegno.

Vittime alle quali il Ministero Pari Opportunità nega le Pari Opportunità; appare una vistosa contraddizione.

Abbiamo anche apprezzato le Sue dichiarazioni del luglio 2009, quando – invocando la parola d’ordine tolleranza zero – affermava, tra l’altro: “(…) anche un solo atto di violenza contro una donna è troppo, e richiede una risposta ferma e dura delle istituzioni”(…).

Principio ineccepibile, come non condividere?

Ci chiediamo e Le chiediamo, però, come mai un solo atto di violenza contro una donna richieda ferme e dure contromisure istituzionali, mentre il 20% della popolazione maschile può anche essere considerata carne da macello, non meritevole del minimo interesse politico, legislativo, assistenziale e mediatico.

Secondo i Suoi stessi dati il 20% delle vittime sono uomini, Onorevole Ministro, non lo 0,01%!

Altro aspetto degno di considerazione.

È noto che gli uomini incontrino una maggiore difficoltà nel denunciare le persecuzioni subite rispetto alle donne, per cui il sommerso maschile risulta essere enormemente superiore rispetto al pur considerevole sommerso femminile.

Quali sono le iniziative istituzionali per far emergere il sommerso?

Se da un lato si sollecitano – doverosamente, aggiungiamo – le donne a denunciare, si incoraggiano, si sostengono, si forniscono strumenti quali case di fuga, centri antiviolenza e numeri telefonici di consulenza ed orientamento, dall’altro non esiste un solo centro di accoglienza per uomini vittime di violenza e non è prevista la benché minima iniziativa per sollecitare gli uomini a denunciare.

Ne risulta un dato incontestabile: la donna che denuncia di aver subito violenza acquisisce lo status di vittima, l’uomo che denuncia acquisisce lo status di inetto.

Non viene percepito come vittima, è emarginato e discriminato a tutti i livelli, ad iniziare dal servizio antistalking 1522 che rifiuta le richieste di aiuto maschili, fino al primo impatto con il commissariato presso il quale la vittima maschile prova a sporgere denuncia, ove viene accolto di malavoglia, con sufficienza e spesso anche con umiliante derisione.

L’uomo che denuncia la violenza della propria compagna è spinto a vergognarsi di averlo fatto: è considerato un soggetto inadeguato, incapace di sbrigarsela da solo, magari reagendo alla violenza subita con una violenza uguale e contraria.

Sicuramente – speriamo voglia concordare – “picchia se vieni picchiato” non può essere una risposta istituzionale sostenibile.

Non sappiamo se ignorare le vittime maschili sia una strategia voluta o una dimenticanza fortuita, resta il fatto che il 20% costituisce solo la punta dell’iceberg di una violenza subita ben maggiore, che certamente (esattamente come è accaduto per le donne) emergerebbe in percentuali ancor più significative qualora esistesse un minimo incentivo istituzionale.

Il reato di stalking viene propagandato come una violenza di genere – pur non essendo affatto, dati alla mano, una esclusiva del genere maschile – mentre le sole ad essere realmente di genere sono le risposte istituzionali.

Forse non si vuole che le denunce maschili vengano incentivate?

Forse disturba anche quel 20% emerso in maniera assolutamente imprevedibile e fortuita, per cui non è il caso di incoraggiare l’outing che potrebbe portare i dati a percentuali ben più significative, magari anche al 50%?

Senza avventurarci nel campo delle ipotesi, preferiamo rimanere rigidamente ancorati ai fatti.

Ed i fatti dicono questo: per la società civile è lecito aspettarsi che un Paese democratico prenda posizione contro ogni forma di violenza, a prescindere dal genere di autori e vittime.

Nessun organo istituzionale, ed in particolare il Ministero Pari Opportunità, dovrebbe operare discriminazioni.

Dovrebbero pertanto essere garantite pari opportunità di protezione dagli atti persecutori e dalle violenze in generale, a chiunque:
•alla donna perseguitata da un uomo
•alla donna perseguitata da una donna
•all’uomo perseguitato da una donna
•all’uomo perseguitato da un uomo

con tutte le innumerevoli variabili: donne o uomini perseguitati da gruppi ambosessi, da gruppi di sole donne, di soli uomini, etc.

La propaganda ministeriale imperniata solo sulla prima tipologia di violenza, escludendo a priori le altre tipologie – che possono esitare in altrettanto gravi conseguenze per i soggetti coinvolti – lascia un vuoto istituzionale gravissimo.

Firmato:

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Rino 8:36 pm - 15th Ottobre:

@Rita: bene. Chi firmava? Il comitato organizzatore o altri e diversi?

@Dia:
>>
Dall’altra c’era un gigantesco sommerso che strillava, inascoltato.
>>
E’ il sommerso dei vinti che da millenni grida invano e invano chiede giustizia. La sordità dei vincitori, dei forti, dei potenti è assoluta.
La loro ferocia è senza fine, la loro spietatezza senza limiti.
La loro convizione di rappresentare il Bene, il Giusto, il Buono è solida come l’acciaio. La loro buona fede è cristallina: essi incarnano il Bene.
.
Nel ruolo dei potenti come in quello dei vinti, subentrano e si alternano nel corso dei secoli etnie, comunità religiose, nazioni, popoli, sessi diversi. Ma la sordità e la ferocia sono sempre le stesse.
.
Talvolta le parti si invertono nel tempo: i vinti diventano vincitori e viceversa. Oppure nello spazio: i sottomessi qui sono dominatori di là. Di esempi ce ne sono troppi. Ne cito solo uno, quello che ci riguarda: le femmine oggi in certi luoghi e le femmine oggi in Occidente.
Carnefici e vittime si scambiano i ruoli. Crudeltà e sordità non mutano mai.
.
E allora perché lottare?
Perché c’è un solo modo per essere certi che nel mondo non c’è solo disumanesimo e viltà, esso consiste nel combattere per la lealtà e l’umanesimo.
.
Rino DV

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Rita 10:09 pm - 15th Ottobre:

@Rino: non so se la lettera è stata redatta dal Comitato Organizzatore o da un gruppo di manifestanti. L’importante è sottoscrivere l’appello, secondo me. smile

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Fabrizio Marchi 12:10 am - 16th Ottobre:

Sono senz’altro d’accordo ad aderire a quella iniziativa e, se siamo d’accordo (e mi pare di sì), scriverò all’indirizzo segnalato come Movimento degli Uomini Beta
Fabrizio

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dia 8:14 am - 16th Ottobre:

rino scrive: Crudeltà e sordità non mutano mai.

non hanno genere né tempo. Senz’altro. Per questo sottoscrivo la formulazione “le femmine oggi in certi luoghi e le femmine oggi in Occidente”.
Quanto al perché lottare, io sono capace di intendere la “lotta” solo come un impegno personale a onorare la propria storia e ad essere onesti al riguardo.

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Luigi Corvaglia 9:06 am - 24th Dicembre:

Che ne pensate di questo video?
http://youtu.be/5xltHwPxivY
A proposito. Serene feste a tutti/e.

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Fabrizio Marchi 10:09 am - 24th Dicembre:

Molto interessante, è un personaggio molto noto questa Parsi, l’ho vista molte volte in tv ma non sapevo che avesse queste posizioni. Non condivido l’ultima parte del suo intervento nella quale attribuisce la genesi e la responsabilità della guerra agli uomini (sostanzialmente perchè non amati dalle donne), però non c’è dubbio che per il resto dica cose assolutamente condivisibili.
Interessante, anzi, molto interessante, dovremmo provare a contattarla. Mi attiverò.
Fabrizio

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Rino 11:09 am - 24th Dicembre:

…anche lei sulla via di Damasco?
…anche lei come la Bernardini de Pace che dopo aver bombardato senza pietà il maschile, illuminata dall’alto, offre il ramoscello d’ulivo?
E’ un’offerta di pace o una …profferta?
In questi casi sono sempre incerto sul da farsi. Respingere aprioristicamente l’apertura come fosse una polpetta avvelenata (e anche qui infatti alla fine il veleno vien fuori… in cauda venenum, appunto) o tendere la mano amichevole di fronte a questa resipiscenza?
Chi ti liscia vuole rubarti l’anima, ripete mia suocera.

In questi casi per fortuna esiste una fonte superiore di giudizio e mi rimetto a quella: aspetto dunque l’opinione di Cesare.

RDV

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dia 11:54 am - 24th Dicembre:

Molto bene. I tempi cambiano, il contesto e la cultura anche. E finalmente c’è anche da noi, qui in Italia una donna che dice forte e chiaro: i maschi violenti sono (spesso) il braccio armato delle loro madri.

Parsi si occupa da sempre di maltrattamenti infantili. Chi se ne occupa, e aspira ad essere minimamente onesto, non può non registrare e denunciare l’impatto della violenza femminile sui figli, su quelli che diventeranno gli uomini e le donne come noi li conosciamo, nel bene e nel male.
(Parsi l’ho conosciuta quando faceva animazione teatrale nelle scuole, prima che diventasse psicoterapeuta. Di esperienza ne ha molta.)

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Fabrizio Marchi 11:58 am - 24th Dicembre:

Tattica e strategia, caro Rino, sono cresciuto in una scuola politica di tutto rispetto, non dimenticarlo…smile
“Accà nisciuno” è fesso, come dicono i saggi napoletani, e non siamo certo nati ieri…
Abbiamo bisogno di spazi, e se me li danno li prendo anche dal diavolo, che abbia le corna o le ali degli angeli, poco importa, sempre il diavolo è, anche se sotto diverse spoglie…E so benissimo di avere a che fare col “diavolo”…
Lenin ha fatto la Rivoluzione con i soldi dei capitalisti tedeschi e svizzeri…
Fabrizio
p.s. pensi forse che io mi fidi di Maurizio Costanzo che mi ha invitato nella sua trasmissione o di Natalia Aspesi che ci ha ospitato sulla sua rubrica del Venerdì di Repubblica o di qualsiasi altro/a di questa risma?…

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Sandro2 12:22 pm - 24th Dicembre:

Rino:
“Chi ti liscia vuole rubarti l’anima, ripete mia suocera.”
>>
Sì, Rino, ma l'”anima” la si può rubare solo agli inconsapevoli…smile

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Luigi Corvaglia 2:57 pm - 24th Dicembre:

Con riferimento al video che ho postato.
Sottoscrivo i due commenti di Fabrizio. E per quanto riguarda la chiosa finale dell’intervento della Parsi io la vedrei in positivo (che volete farci sono un inguaribile ottimista 🙄 ). Mi spiego meglio. E’ una sua elaborazione culturale, che anche se non condivisa da noi, ci garantisce che non si tratta della versione femminile del maschio-zerbino.
E con persone che ragionano con la propria testa vale sempre la pena confrontarsi.

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armando 4:03 pm - 24th Dicembre:

Il video è molto “sottile” e, devo dire, intelligente. Poco conta che l’autrice sia in buona o mala fede. Il ragionamento è circolare. Si parte da un dato che solo gli stupidi e i ciechi negano: anche gli uomini soffrono, anche gli uomini subiscono violenza, gli uomini più che le donne sono sottoposti a prove terribili. Spesso proprio a causa delle donne e delle madri. Le quali, però, fanno ciò perchè frustrate e impossibilitate ad esprimersi nel sociale. E Perchè? Non lo si dice ma la risposta è implicita. Perchè sono state oppresse dagli uomini. Il cerchio è chiuso, e ancora una volta tutto viene fatto risalire alla dialettica fra oppressori e oppresse che a loro volta sdi trasformano in oppressrici. La chiave di volta per uscire dal circolo vizioso starebbe, anche questo è implicito ma chiarissimo, nella libertà femminile, ossia in un maggior potere femminile che libererebbe le donne e quindi anche gli uomini.
Strategicamente è un video profondamente antimaschile, tatticamente può essere usato perchè ha il pregio di denunciare e far emergere una situazione troppo spesso negata. Il che è già qualcosa, oltre l’analisi delle cause prime.
armando

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Fabrizio Marchi 5:03 pm - 24th Dicembre:

D’accordissimo con il post di Armando che non fa un piega. Che la Parsi sia un avversario è scontato…
Ragazzi, vi ricordo che il sottoscritto è stato invitato a presentare il libro di una giornalista femminista, Daniela Brancati, un paio di mesi fa, alla presenza della vicepresidente (ultrafemminista) della Provincia di Roma. E mi ci sono fiondato, non mi faccio certo scappare queste occasioni. E gliele ho anche cantate senza fare sconti di nessun genere. Anzi, è stato forse uno dei migliori interventi pubblici di tutta la mia vita (e ne ho fatti…). Non appena si apre anche un piccolissimo spazio abbiamo il dovere di occuparlo. Questo deve valere per tutti, deve diventare una sorta di imperativo categorico.
Credo di avere il canale giusto per contattare questa Parsi e lo farò subito dopo le feste. Magari si riuscisse a trovare il modo di inserirci .
Non dobbiamo peraltro sottovalutare un aspetto fondamentale, per chi fa politica, come noi. Il fatto che questa Parsi e soprattutto la Bernardini De Pace, due donne espressione del post-neo-femminismo mediatico (e non solo) dominante, assumano determinate posizioni, significa che avvertono un certo qual sommovimento. Hanno capito che qualcosa sta mutando nella percezione comune e che non è il caso di continuare a fare il muro contro muro perché rischia di essere controproducente. In pratica, per utilizzare un linguaggio politico, stanno cambiando tattica. E’ una dimostrazione di debolezza, da una parte, ma di forza, dall’altra. Sarebbe estremamente utile (ma non ce lo consentiranno) riuscire ad inserirsi in questa sorta di “finestra”, in questo spazio (del tutto strumentale ma necessario, dal loro punto di vista) che stanno esse stesse aprendo (o facendo finta di aprire). Hanno capito perfettamente che il veterofemminismo radicale e militante non serve più a nulla e diventa addirittura controproducente. La debacle dell’ultima mobilitazione di “Se non ora quando” (se ancora capisco qualcosa di politica, fra un po’ di tempo non ne sentiremo più parlare…) sta a lì a dimostrarlo. I tempi delle “arrabbiate” sono finiti.
E’ con una nuova generazione di femministe che abbiamo a che fare, del tutto funzionali al sistema dominante, che è cambiato anch’esso. E se cambia il secondo non potevano non cambiare nemmeno le prime…
Fabrizio

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mauro recher 6:18 pm - 24th Dicembre:

L’ 11 dicembre è passato praticamente sotto silenzio , questo sta a dimostrare che questo movimento era tenuto in vita dal potere del “maschilista” Berlusconi ,finita l’allegria della “prima volta” e senza il sostegno dei partiti e sindacati si sono ritrovati in pochi e ,come dici te Fabrizio ,sparirà come i girotondi e il popolo viola (non sono molto informato ma è da parecchio che non ne sento più parlare) , forse è vero che il tempo delle “arrabbiate” è finito , ma non so ,forse questa “nuova generazione” è peggio delle veterofemministe …
gli uomini sono violenti ,ma non sono contro gli uomini
gli uomini sono dei porci , ma non sono contro gli uomini
e via di questo passo ,almeno le vetero femministe ,lo dicevano apertamente …

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Fabrizio Marchi 6:37 pm - 24th Dicembre:

“forse è vero che il tempo delle “arrabbiate” è finito , ma non so ,forse questa “nuova generazione” è peggio delle veterofemministe …” (Mauro Recher)
Non c’è alcun dubbio, Mauro. Sottoscrivo il tuo post.
Fabrizio

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Rino 6:54 pm - 24th Dicembre:

Sottoscrivo gli ultimi post di tutti.
E vi auguro Buon Natale.
Che sarebbe il giorno in cui rinasce simbolicamente l’uomo che ha portato in Occidente l’umanesimo buddhista – jainista.
Data di inizio delle ribellioni coscienti, quando il mondo smise di essere circolare e divenne lineare, perché divenne possibile pensare al di là di ciò che c’è.
La Religione è l’adrenalina dei popoli!
Auguri.

RDV

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Leonardo 7:29 pm - 24th Dicembre:

A proposito della Parsi, le donne non vanno contro i loro interessi, anche se preparate e sincere, per questo molte si sentono superiori agli uomini ( e io non mi fido mai fino in fondo, ma lo abbiamo imparato dalle molte donne intevenute sul sito)

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cesare 7:49 pm - 24th Dicembre:

Questa è il restyling della Parsi della tesi della innocenza femminile e della responsabilità maschile: la versione “frignata sul maschile” al posto della “frignata sul femminile”. Viene davvero da pensare che ragionarci è inutile.

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Fabio C. 8:46 pm - 24th Dicembre:

A proposito della Parsi, le donne non vanno contro i loro interessi, anche se preparate e sincere, per questo molte si sentono superiori agli uomini [Leonardo]
°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Nessuno (tranne i “santi”) va contro i proprio interessi, solo che per le donne gli uomini – in quanto tali – non hanno una così grande importanza.
E’ per gli uomini (eccezioni e gay a parte) che le donne – in quanto tali – hanno un’enorme importanza.

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Luigi Corvaglia 4:36 pm - 3rd Gennaio:

Leggetevi questo documento. Ed eventualmente salvatelo. Potrebbe anche capitargli di sparire dalla rete. Come è successo con la famosa rettifica di Amnesty International.

http://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/comm02/documenti_acquisiti/957%20FENBI%20-%20B.pdf

………………………………………………………………………

allegato B

Violenze in Famiglia: quello che l’ISTAT non dice

La violenza domestica costituisce una tipologia di reato in costante espansione, complesso da analizzare in quanto la tendenza degli autori a contenere gli episodi entro le mura domestiche incontra frequentemente la connivenza più o meno passiva delle stesse vittime.
Siamo pertanto in presenza di un fenomeno sommerso, del quale non è facile tracciare i contorni.
Una conoscenza approfondita del fenomeno nel suo insieme, tuttavia, è essenziale per lo sviluppo delle politiche e dei servizi necessari, a partire dalle campagne di sensibilizzazione per arrivare alle contromisure legislative finalizzate a prevenire e/o contenere la violenza.
Va rilevato come inchieste, sondaggi e ricerche che analizzano la violenza di cui è vittima la figura femminile vengono proposte con continuità a livello istituzionale e mediatico, da diversi decenni.
Di contro, non esistono in Italia studi ufficiali a ruoli invertiti; vale a dire approfondimenti sulla violenza agita da soggetti di genere femminile ai danni dei propri mariti o ex mariti, partners ed ex partners, parenti a affini di vario grado.
Questa curiosa e pluridecennale lacuna può avere origine da due presupposti:
1) aggressività e violenza femminile non esistono
2) se esistono, sono legittimate; pertanto non è interesse della collettività studiare alcuna misura di prevenzione e contenimento

Entrambi i presupposti sono, evidentemente, paradossali
———
L’ISTAT, su mandato del Ministero per le Pari Opportunità, ha pubblicato nel 2006 un’indagine sulla violenza in famiglia subita dalle donne, prevedendo diverse batterie di domande relative alla violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica. Da un campione di 25.000 interviste, trasportato in dimensione nazionale, risulta una proiezione di circa 7.000.000 di donne che subiscono violenza dal proprio partner o ex partner.
Dati allarmanti, che vengono propagandati con continuità.
Analizzando con cura il questionario somministrato dall’ISTAT, viene però da chiedersi se detto questionario non sia stato elaborato con il preciso obiettivo di far emergere dati numericamente impressionanti, sui quali costruire un allarme sociale.
Il questionario è stato elaborato in collaborazione con le operatrici dei centri antiviolenza (1), era difficile immaginare che ne sarebbero potuti uscire dati non faziosi.
L’impatto sull’opinione pubblica, infatti, è generato dal dato conclusivo – 7.000.000 di vittime – senza approfondire da cosa scaturisca questo dato.
Oltre ai quesiti su violenza fisica (7 domande) e sessuale (8 domande).), il questionario ISTAT lascia uno spazio ben maggiore alla violenza psicologica (24 domande).
Alcuni dei quesiti, però, sembrano finalizzati a raccogliere un numero enorme di risposte positive, descrivendo normali episodi di conversazione sicuramente accaduti a chiunque, che risulta difficile configurare come “violenza alle donne”.
Ad esempio

– la ha mai criticata per il suo aspetto?
– per come si veste o si pettina?
– per come cucina?
– controlla come e quanto spende?

Ai fini statistici non c’è differenza fra un atteggiamento aggressivo e denigratorio ed un consiglio pacato, collaborativo, spesso indispensabile, a volte anche migliorativo.
“cucini da schifo, ti ammazzo di botte se non fai un arrosto decente” è sicuramente violenza, ma lo diventa anche “cara, oggi il risotto non è venuto bene come la volta scorsa”
Oppure
“con quei capelli sembri una puttana, ti spacco la faccia se non li tagli” è sicuramente violenza, ma lo diventa anche “questo taglio non ti dona, magari fra due giorni mi abituerò, ma ti preferivo con la pettinatura precedente”
Oppure ancora
“non ti do una lira, se vuoi i soldi per la profumeria vai a prostituirti” è sicuramente violenza, ma lo diventa anche “non ce la facciamo, mettiamo via i soldi per il mutuo, purtroppo questo mese niente palestra per me e parrucchiere per te ”

L’intervistata risponde affermativamente, quindi le intervistatrici possono spuntare la voce “violenza”, senza che l’intervistata lo sappia.
Infatti la domanda non comporta le diciture esplicite “aggressività, violenza, umiliazione”; si limita a chiedere se un episodio è accaduto, poi è l’intervistatrice che lo configura come violento anche se l’ignara intervistata non lo percepisce affatto come tale.

L’ISTAT infatti, per giustificare l’equivoco sul quale è costruito il questionario, ammette che le intervistate spesso non hanno la percezione di aver subito violenza.
A tale scopo aggiunge alle note metodologiche questa dicitura

Le domande tendono a descrivere episodi, esempi, eventi di vittimizzazione in cui l’intervistata si può riconoscere. La scelta metodologica condivisa anche nelle ricerche condotte a livello internazionale è stata dunque quella di non parlare di “violenza fisica” o “violenza sessuale”, ma di descrivere concretamente atti e/o comportamenti in modo di rendere più facile alle donne aprirsi.
Il dettaglio e la minuziosità con cui si chiede alle donne se hanno subito violenza, (2) presentando loro diverse possibili situazioni, luoghi e autori della violenza, rappresenta una scelta strategica per aiutare le vittime a ricordare eventi subiti anche molto indietro nel tempo e diminuire in tal modo una possibile sottostima del fenomeno. Sottostima che può essere determinata anche dal fatto che a volte le donne non riescono a riconoscersi come vittime e non hanno maturato una consapevolezza riguardo alle violenze subite mentre possono più facilmente riconoscere singoli fatti ed episodi effettivamente accaduti.
Presentando il rapporto, poi, l’ISTAT scrive:
Le forme di violenza psicologica rilevano le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni, le limitazioni economiche subite da parte del partner.

Anche frasi innocue come “la frittata oggi è un po’ sciapa”, oppure “ti preferivo con i capelli lisci” vengono classificate come denigrazioni, quindi diventano una forma di violenza alle donne.
Ecco come nascono 7.000.000 di vittime.

La statistica al servizio dell’ideologia
L’estensione del concetto di violenza ad aggressioni verbali e pressioni psicologiche, scaturito dalla recente indagine “Quali sono e come si chiamano le violenze contro le donne”(3) apre la strada a qualunque interpretazione.
Come misurare con un questionario chiuso “l’offesa all’emotività di una persona”?
Ciò che a una donna dà fastidio a un’altra sembra cosa di poco conto, un’altra ancora ne ride: è un fatto puramente soggettivo.
Lo stesso dicasi per le pressioni psicologiche nella coppia.
Tra le nove domande ritenute appropriate per misurare questo tipo di violenza, alcune lasciano quantomeno perplessi.
Per esempio le seguenti:
Il vostro coniuge o compagno: mai / raramente / qualche volta / spesso / sistematicamente
– Ha criticato o svalutato ciò che fate?
– Ha fatto osservazioni sgradevoli sul vostro aspetto fisico?
– Vi ha imposto il modo di vestirvi, di pettinarvi, di comportarvi in pubblico?
– Non ha tenuto conto o ha manifestato disprezzo per le vostre opinioni?
– Ha preteso di dirvi quali dovrebbero essere le vostre idee?.
Lo sconcerto aumenta quando si scopre che queste pressioni psicologiche – che ricevono la più alta percentuale di risposte positive – rientrano nel coefficiente totale della violenza coniugale, assieme agli “insulti e minacce verbali”, al “ricatto affettivo” e, sullo stesso piano delle “aggressioni fisiche”, dello “stupro e altre prestazioni sessuali forzate”.
Il coefficiente totale della violenza coniugale così concepito vedrebbe dunque interessato il 10% delle francesi, delle quali il 37% denunciano pressioni psicologiche, il 2,5% aggressioni fisiche, e lo 0,9% stupro o altre prestazioni sessuali forzate.
E’ possibile affiancare le azioni fisiche a quelle psicologiche come fossero elementi di ugual specie?
È legittimo condensare nello stesso vocabolo lo stupro e un’osservazione sgradevole o offensiva?
Si risponderà che in entrambi i casi viene inflitto dolore.
Ma non sarebbe più rigoroso distinguere tra dolore oggettivo e dolore soggettivo, tra violenza, abuso di potere e inciviltà?
Il termine violenza è così legato nelle nostre menti alla violenza fisica che si corre il rischio di generare una deplorevole confusione facendo credere che il 10% delle francesi subiscano aggressioni fisiche dal coniuge.
Questa somma di violenze eterogenee che si fonda sulla sola testimonianza di persone raggiunte telefonicamente privilegia in gran parte la soggettività. In mancanza di un confronto con il coniuge, di altri testimoni o di un colloquio approfondito, come è possibile prendere per buone le risposte acquisite?

Il testo è un estratto da Fausse Route, 2003, pubblicato in Italia nel 2005 (La strada sbagliata)
Opera di Elisabeth Badinter, filosofa francese e femminista storica, non di un misogino integralista talebano
Dunque, la Badinter giudica faziosa, fuorviante ed inattendibile la ricerca commissionata in Francia dalla Segreteria dei Diritti delle Donne.
Contesta la validità del metodo di indagine dal quale emerge un dato mistificatorio: si vuol far credere che il 10% delle donne francesi subisca violenza fisica o sessuale

Da noi cosa accade?
L’indagine italiana, condotta con identiche modalità, delinea un panorama ancora più allarmante: 31,9%, più che triplicati i risultati francesi.
Dal sito ISTAT:
PRINCIPALI RISULTATI
Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita, il 31,9% della classe di età considerata.

Da notare una curiosa svista dell’ISTAT: le violenze psicologiche, strumento principale per creare stime in grado di gonfiare l’allarme sociale, hanno uno spazio prevalente nel questionario (24 domande), ma si evita accuratamente di nominarle al momento di pubblicare i risultati.
Il dato del 31,9%, infatti, viene citato come percentuale di vittime di violenza fisica o sessuale.
Ci asteniamo dal fare ulteriori commenti, lasciamo a chi legge il compito di trarre le proprie conclusioni.
————-
Tuttavia, a prescindere da ogni considerazione, vogliamo fare una feroce autocritica.
Sconfessiamo la Badinter, ammettiamo che la lettura della sua analisi ha insinuato cattivi ed ingiustificati pensieri sull’ISTAT e soprattutto sul committente, il Ministero per le Pari Opportunità, che – al contrario di quanto Fausse Route ci aveva indotto a supporre – non aveva chiesto un’indagine dalla quale dovessero obbligatoriamente emergere dati roboanti, così come non lo aveva chiesto a Parigi la Segreteria dei Diritti delle Donne.
Ammettiamo quindi che il questionario sia perfetto così com’è, rispondendo a criteri rigidamente scientifici, imparziali, oggettivi.
Resta il fatto della curiosa nota iniziale: non esistono in Italia studi ufficiali sulla violenza agita da soggetti di genere femminile ai danni dei propri mariti o partners, ex mariti o ex partners.
Forse la violenza è a senso unico, quindi quella femminile non esiste.
Come mai nessuna fonte ufficiale ha mai sentito l’esigenza di verificare?
Allora il passo è consequenziale: visto che ISTAT e Ministeri non hanno interesse ad investire fondi per l’elaborazione di dati ufficiali, necessita almeno un’indagine ufficiosa.
Ufficiosa, si, ma attraverso uno strumento istituzionale, conformato ai criteri di imparzialità e rigidità scientifica propri dell’ISTAT: è necessario utilizzare il prezioso know-how dell’Istituto di statistica, proponendo l’identico questionario a soggetti di genere maschile.
Se il questionario venisse utilizzato a ruoli invertiti, somministrandolo a uomini sposati, uomini single e padri separati, cosa potrebbe uscirne?
Al pari della critica per la pettinatura femminile, la critica al marito per la cravatta sbagliata può essere classificata come violenza?
Se basta una percezione di disagio, mortificazione o imbarazzo per configurare il comportamento violento, cosa dire degli uomini criticati dalle proprie compagne perché incapaci di risolvere i problemi domestici di idraulica e falegnameria?
Degli uomini paragonati impietosamente al marito della vicina, magari sportivo e benestante?
Dei mariti criticati per un impiego non troppo remunerato?
Apostrofati con toni irridenti, in pubblico e in privato, per non aver fatto carriera?
Derisi per aver perso i capelli?
Per non saper abbinare i colori?
La lista è infinita….
Ma il filone prevalente, nella sfera delle violenze psicologiche contro il genere maschile, è sicuramente lo stupro delle relazioni, perpetrato attraverso la castrazione del ruolo genitoriale.
In caso di rottura della coppia, la frase in assoluto più frequente che deve subire un padre è : “i tuoi figli te li puoi scordare”.
Una violenza devastante, in quanto – con l’attuale orientamento giurisprudenziale – gli uomini hanno la netta percezione di una minaccia tanto terribile quanto perfettamente attuabile.

Fabio Nestola

(1) V. Note Metodologiche ISTAT
(2) E’ falso. Non si chiede alle donne se hanno subito violenza, si chiede se è mai accaduto un determinato episodio, la voce “violenza” viene spuntata dall’altra parte del filo
(3) Indagine di Maryse Jaspard commissionata dalla segreteria dei Diritti delle donne, realizzata telefonicamente da marzo a luglio 2002

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cesare 9:29 am - 11th Maggio:

http://www.repubblica.it/esteri/2012/05/10/foto/usa_mamma_allatta_bimbo_di_tre_anni_polemica_sulla_copertina_del_time-34860008/1/?ref=HRESS-15

Abbiamo capito: al di là del bene e del male oggi c’è il genere femminile. E l’incesto e la pedofilia femminili vanno tranquillamente in copertina sul Times che si interroga sulla nuova via alla educazione dei figli, naturalmente maschi: i maschi lo abbimao capito sono carne da porco e di loro non si butta via niente nemmeno a tre anni. I maschi adulti, impazziti, ripetono l’antica diserzione dalla responsabilità del bene di Adamo; responsabilità e compito loro affidato in primis dal proprio cuore maschile. E ilari e spensierati tornano a mangiarsi la mela che Eva porge loro ogni giorno. Ogni giorno una nuova follia devastante e devastante per i cuccioli di uomo e per tutti.

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Rita 9:19 am - 16th Maggio:

http://www.corriere.it/esteri/12_maggio_15/strauss-kahn-vuole-un-milione-cameriera-sofitel_02023d60-9ed7-11e1-96f0-f194789fe706.shtml

cosa ne pensate? a me pare importante: Straussk Kahn non è sicuramente un “uomobeta” e però dal suo punto di vista ha subito un danno. Culturalmente mi pare una cosa importante, non è che perchè sono ricco e potente puoi usare qualsiasi mezzo per abbattermi. So già che si dirà che lui non ha bisogno di quei soldi, che .. diamine siamo al paradosso della cameriera disgraziata che deve pagare il ricco potente. Del rovesciamento del ruolo del carnefice e della vittima. Ma qui è giustizia: pura e semplice giustizia. E la giustizia non dovrebbe fare differenze fra l’uomo che non ha avuto l’opportunità di diventare Presidente della Francia a causa di una falsa accusa e un eventuale impiegato o operaio che ha perso il lavoro per una falsa accusa.
Non so, immagino che nella sua posizione sarebbe stato politicamente più conveniente pretendere una riabilitazione morale, ad esempio, cercare di ritagliarsi l’immagine del “magnanimo” verso la donna che l’ha rovinato, probabilmente avrebbe giovato di più alla sua immagine. Invece chiede un milione di dollari di risarcimento. Secco. Secondo me, se non è l’indice di una virata verso una morale meno femminista, lo potrebbe diventare.
Anche a favore di chi, i soldi per impiantare una causa dal genere, dopo essere stato devastato da una falsa accusa non li ha.

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fabrizio 12:21 pm - 16th Maggio:

@Rita
DSK è un caso emblematico di psicosi femminista.
Io non esprimo giudizi sull’uomo, perchè tanto, troppo, è stato messo in piazza sulle sue abitudini sessuali private. Probabilmente è un porco, ma a me non interessa, semmai deve interessare alla moglie.

Sta di fatto che DSK, ex direttore del FMI, ha perso il suo posto e la sua candidatura alla presidenziali sulla base di una falsa accusa di stupro. Un’accusa talmente poco credibile dall’origine (visto che un uomo di 70 anni difficilmente può costringere ad un rapporto orale una donna di 40, e che dall’alto del suo stipendio può permettersi una escort di alto bordo) che il fatto stesso di come la notizia sia stata all’origine trattata senza spirito critico e senze cautele, manifesta la psicosi collettiva di immediato supporto alla “presunta vittima” e al “certo oppressore”.
Ricordo le manifestazioni istantanee di femministe americane all’assalto del maschio; e ricordo la signora francese che con appena qualche anno di ritardo si ricorda improvvisamente di essere stata “assaltata” sessualmente da DSK (un po’ come nel caso di Assange…), episodio che finisce nel suo libro prontamente pubblicato. La catarsi perfetta poi, con l’elezione del nuovo direttore del FMI, anch’esso di sesso femminile.

Bene ha fatto DSK a fare causa. E bene ha fatto a citarla per danni ingenti. Spero che sia ridotta in rovina, E’ il minimo che possa succedergli per quello che ha fatto. Si chiama assunzione di responsabilità.
Spero che adesso non emerga di nuovo il mito della donna vittima. Ci sarà sicuramente qualcuno pronto a pagare per lei.

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mauro recher 10:38 am - 26th Maggio:

riporto qui quanto ho letto su questo articolo .
http://www.informarexresistere.fr/2012/05/25/rapelay-lo-stupro-e-l'aborto-diventano-un-gioco/#comment-70314
questo è il mio commento …
Vero ,questo gioco è del 2006 ,ciò non indica che non se ne possa parlare anche oggi …
Non so se vi ricordate un gioco (mi sembrava che si chiamasse armaggedon ) dove per vincere dovevi investire più persone possibili ..anche li il sensazionalismo fu veramente enorme …infattiil giorno dopo ho visto parecchie auto andare contro i pedoni (ovviamente sono ironico)
Il punto è questo: fino a che punto può arrivare la smania di emulazione? Un gioco come rapelay incentiva gli stupri?
Difficile dare una risposta perchè non credo che tutti coloro che hanno commesso degli stupri abbiano giocato a quel gioco, così come chi ci ha giocato di stupri non ne ha commessi …
Ci si dovrebbe anche domandare se un gioco del genere sia indispensabile ,come lo sono i giochi di guerra o i giochi violenti…
Diciamo la verità ,i giochi di guerra non portano a questo scalpore perchè a morire sono uomini ,invece in un gioco come rapelay le vittime sono donne e si grida allo scandalo , ma lo capisco ,un uomo morto sia per lavoro ,sia per guerra è all ‘ordine del giorno ,invece si parla dei cosiddetti “femminicidi” e stupri praticamente sempre , sembra quasi che la violenza subita da un uomo abbia meno valore ,sia la prassi
http://www.paternita.info/lettere/uomo-vittima/
Ecco il perchè dei giochi di guerra ,nessuno ne parla e rapelay fa scalpore ,eppure come violenza non mi sembra di minore entità ,togliamo pure rapelay ,ma togliamo allora anche altri giochi

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cesare 9:59 am - 15th Giugno:

Provate a immaginare le reazioni se l’imposizione fosse al contrario e si imponesse l’uso del cesso alla turca.

http://www.liberoquotidiano.it/news/Esteri/1038626/In-Svezia-vogliono-insegnare–ai-maschi-a-far-pipi-seduti.html

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Leonardo 1:14 pm - 15th Giugno:

cesare:
Provate a immaginare le reazioni se l’imposizione fosse al contrario e si imponesse l’uso del cesso alla turca.
http://www.liberoquotidiano.it/news/Esteri/1038626/In-Svezia-vogliono-insegnare–ai-maschi-a-far-pipi-seduti.html
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Mi ha fatto tornare in mente uno scritto di Freud, che non troverete nel web, ma pubblicato su “Freud La psicoanalisi” dei Grandi tascabili economici Newton.
“Esempi desunti dalla pratica psicoanalitica.”
Dopo parecchi giorni di resistenza la paziente riferì di essere rimasta molto male perché un giovanotto, che incontrava regolarmente vicino alla casa del dottore e che era solito guardarla con ammirazione, l’ultima volta le avrebbe guardato i piedi con disgusto. In verità non aveva ragione di vergognarsi dei suoi piedi: ne dette lei stessa la spiegazione dopo aver ammesso che riteneva il giovanotto figlio del dottore, per cui a causa del tranfert egli prendeva il posto del fratello maggiore. Ricordò di aver avuto l’abitudine di accompagnare il fratello al gabinetto quando aveva circa 5 anni, e di guardarlo orinare. Lei era piena d’invidia di non poter fare come lui e, un giorno, aveva cercato di imitarlo, ma nel farlo si era bagnata le scarpe e si era molto arrabbiata quando il fratello l’aveva presa in giro…

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Tazerbo 11:06 pm - 15th Giugno:

Carissimi, bellissimo tutto quanto, ma non condivido il fatto -citato spesso e in generale – che le donne non esercitino tanto la violenza fisica quanto quella psicologica…è un falso.
Le esercitano entrambe, a iosa, spietatamente e ogni volta che possono, anche contro uomini prestanti. Il cercare di sottintendere indirettamente che le donne sono maestre della violenza psicologica porta sottilmente e a lungo andare a credere che siano chissà quali Dottoresse Sottili, da un lato, facendole così risaltare come infinitamente più geniali di qualsiasi Einstein maschio, e dall’altro lascia scoperto e per intiero all’uomo il campo della brutalità idiota, quella che definisce il cretino gorilloide capace solo a menare le mani e che passa sempre dalla parte del torto pur avendo ragione. Più o meno quello che cercan di propagandare quelle (censura) della Terragni o della De Gregorio nelle loro livorose e feroci paginette ( dove tanto per fare un esempio blaterano di donne che pigliano stipendi ridicoli a fronte di imprese lavorative titaniche). Io credo che la realtà stia in tutt’altro senso. Le donne, mettiamola così, sono molto meno imprevedibili, ineffabili e geniali di quello che tentano (in realtà fan di tutto per) di apparire, e quindi l’impressione che violentino qualcuno psicologicamente nasce tutto dalla debolezza di quel qualcuno, in qualche modo bisognoso del loro assenso. Come dire, caro Fabrizio, che quando quella idiota della tua professoressa ti ha sbeffeggiato dandoti del fallito a quindici anni tu anzichè ricordartelo tutt’oggi avresti dovuto riderle in faccia e farle notare con garbo e fermezza feroce la sua incompetenza. So bene che non è facile, visto che ho passato anche io decine di casi simili, e me li ricordo dolorosamente; la pensiamo alla stessa maniera; ma è solo un esempio e ci siamo intesi. In molti casi anche io ho subito, e penosamente, la tirannia di queste arpie deficienti.
Per quanto riguarda la violenza fisica, lo sappiamo, le donne le mani le menano di continuo, e fanno male; e molte volte, coi maschi adulti, lo fanno solo per provocare una reazione che faccia passare dalla parte del torto. Patetico il refran che tirano fuori sempre quando glielo fai notare ,improponibile in sè e per sè: “sì, è vero, ma se ti meno io tu non ti fai nulla, se mi meni tu mi mandi all’ospedale”. Improponibile per molti motivi. Sarebbe come dire che se una superpotenza come gli Stati Uniti venisse a più riprese aggredita da una Media Potenza tipo il Messico, dovrebbe per partito preso rinunziare all’autodifesa, anche proporzionata. A sentirle parlare sembra poi che la disparità fisica non sia solo inerente quel 10% di muscoli o poco più: sembra quasi che un uomo medio sia alto due metri per 120 chili di massa magra e una donna media sia un nanerottolo flaccido di ottanta centimetri. Se il maschio della specie umana fosse così inesorabilmente superiore fisicamente e inferiore intellettualmente come vorrebbero le comiche teorie femministe, specie degregoriesche e terragnesche, allora per converso la specie Homo sapiens sarebbe totalmente subalterna alla specie Gorilla gorilla, o anche alla specie Bos taurus. Gorilla sta ad umano come Uomo sta a donna: e allora perchè non siamo alla mercè dello strapotere gorillesco? Se questo parallelismo è falso è vero allora che la storia del dominio millenario del patriarcato è una bubbola e che quindi chi si deve riscattare da millenni di strapotere dell’altra metà del cielo siamo noi maschietti. Non sto cercando di dimostrare che tocca pestare le donne perché è giusto e perché ci provocano: in realtà questo sarebbe vero, e paradossalmente, solo secondo l’ideologia femminista, visto che pretendono di essere meglio di noi in tutto, quindi esigono le quote rosa anche per polizia ed esercito, là dove in teoria non ci dovrebbe essere molta differenza, seguendo i loro assunti, oggi, a sparare contro un delinquente o un nemico femmina. Sappiamo bene che pretendono le quote rosa solo per ciò che non ha a che vedere con il rischio e la prima linea, ma questo è un altro discorso. Quello che sto cercando di dire è l’esatto contrario del “via libera alle zampate”, ed è quello che direttamente o meno Marchi, Uomini beta e la QM tutta cercano finalmente di fare: per fermare, far cadere in contraddizione, tacitare, una donna non facendosi dominare – e quindi dominandola – non c’è proprio bisogno delle botte, anzi. Ed anzi, occorre notare anche come là dove le donne “normali” (non del tutto femministe o femministizzate ) trovano un uomo che non si lascia dominare sul serio (e non scimmiotta cioè gli “Alfa” nell’esteriorità) effettivamente lo adorino, o quanto meno lo rispettino. Le femministe di merda (scusate, mi è scappata) ovviamente lo detestano e lo sgambettano, ma ciò è ovvio, per quanto odioso… Difficile da applicare, ma io ho un teorico decalogo: 1. Ricorda che non sono superiori, hanno solo il vento in poppa; 2. Ricorda che non sono superiori, SEI TU CHE DAI LORO POTERE perchè CREDI DI AVERNE UN BISOGNO DISPERATO; loro hanno lo stesso bisogno di te !3. Ricorda che quelle cose in cui mediamente le donne sono o paiono superiori (es. intelligenza emotiva, intelligenza relazionale etc.) sono perfettamente apprendibili, sei tu che hai sempre creduto non fossero per te (e infatti, guarda caso, se le passano da una all’altra e di madre in figlia per creare il loro famoso e laido networking) ; 4. Ricorda che tutte quelle cose in cui mediamente sono (un po’) meglio gli uomini sono molto meno apprendibili (es. intelligenza cinestesica e spaziale, logica etc.) 5. Ricorda che, a meno che non siano delle arpie femministe militanti, allorché ti svincoli dai loro trucchetti, dalle loro prove, dai loro giochetti ricattatori, e le domini, loro ti amano… 6. Ricorda – in questo pochi di voi saranno d’accordo – che il loro (delle donne in genere e delle femministe in ispecie) principale ricatto è quello sessuale, ma in realtà a loro piace il pipino come a voi la patatina, solo che finché si lavorava di muscoli noi abbiamo creduto che il potere si concentrasse in quelli…e invece la fonte del potere di un maschio é proprio quello che si crede essere la seconda testolina idiota. O meglio, la sinergia equilibrata fra la testa grande (Il cervello) e la testolina piccola, che a loro piace davvero tanto. Amici, so che molti di voi non condivideranno…ma vi prego di rileggere e meditare quanto ho scritto, e di meditare anche e nuovamente su quanto scrivevo altrove: se queste sono le nostre avversarie, la vittoria è nostra, passassero anche mill’anni. Torneremo a farci amare…e rispettare. Secondo me il principale motivo alla base della misandria è che ci siamo lasciati castrare così, miseramente, senza lottare. Che rispetto e amoresi può dovere a chi abbassa la testa senza lotta, sperando nella magnanimità del nemico – Ciccone docet- ? Che amore si può dovere a chi non ama sè stesso? SIATE FIERI DI ESSERE MASCHI! Le femministe torneranno a spalare sterco, siatene certi. Magari noi e i nostri nipoti soffriremo ancora di questa immondizia, ma finirà. ABBIATE FEDE

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Tazerbo 11:26 pm - 15th Giugno:

Una ultimissima nota: mi preme far notare che una delle prove della deficienza delle femministe tout court (e di molte donne non femministe…) è qualcosa che molti di noi hanno sperimentato milioni di volte: vogliono avere l’ultima parola a tutti i costi, provocano la controparte in ogni modo per uscire dal campo della logicità (facendo passare l’uomo dalla parte del torto, là dove quando si ragiona sul serio raramente ci riescono…) e distruggono sistematicamente qualsiasi cosa gli vada contro con una certa coerenza e forza ideale: ergo, se, come accade sistematicamente, su tutti i forum femministi le cretine CANCELLANO SISTEMATICAMENTE I POST INTELLIGENTI per lasciare quelli sbagliati, esasperati, perdenti, non è la principale dimostrazione che sono, oltre che delle stronzette, anche delle stupide, delle perdenti?…e come ogni perdente che si rispetti, PERDERANNO. P E R D E R A N N O…fosse anche fra mille anni e a prezzo di mille nostre sofferenze…mettetevelo bene in testa e ripetetevelo come un mantra

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Marco 9:19 am - 16th Giugno:

@ Tazerbo –
Le donne, mettiamola così, sono molto meno imprevedibili, ineffabili e geniali di quello che tentano (in realtà fan di tutto per) di apparire, e quindi l’impressione che violentino qualcuno psicologicamente nasce tutto dalla debolezza di quel qualcuno, in qualche modo bisognoso del loro assenso.
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Concordo, ed infatti le cretine quando hanno a che fare con qualcuno che ha personalità e che percepiscono come pericoloso, si guardano bene (in genere) dall’esagerare con le parole o dall’alzare le mani.
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Tazerbo
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6. Ricorda – in questo pochi di voi saranno d’accordo – che il loro (delle donne in genere e delle femministe in ispecie) principale ricatto è quello sessuale, ma in realtà a loro piace il pipino come a voi la patatina
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Ed infatti non sono d’accordo, perché se così fosse non si spiegherebbe né il ricatto sessuale – che può essere esercitato solo da chi è meno bisognoso – né l’esistenza della prostituzione, nei secoli dei secoli, e tutto il resto.
Questa è solo una leggenda maschile, diffusissima fra gli stessi uomini, i quali sono arci convinti della tesi secondo cui le donne sarebbero tutte delle perenni arrapate, vogliosissime di cazzo, ma limitate dalla società.
Stronzate, solo stronzate, perché le donne non hanno la stessa spinta sessuale dell’uomo e si accoppiano gratis e con piacere solo con alcuni “esemplari” di sesso maschile. Se così non fosse non staremmo qui a masturbarci la mente.
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Tazerbo
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Una ultimissima nota: mi preme far notare che una delle prove della deficienza delle femministe tout court (e di molte donne non femministe…) è qualcosa che molti di noi hanno sperimentato milioni di volte: vogliono avere l’ultima parola a tutti i costi, provocano la controparte in ogni modo per uscire dal campo della logicità (facendo passare l’uomo dalla parte del torto, là dove quando si ragiona sul serio raramente ci riescono…) e distruggono sistematicamente qualsiasi cosa gli vada contro con una certa coerenza e forza ideale: ergo, se, come accade sistematicamente, su tutti i forum femministi le cretine CANCELLANO SISTEMATICAMENTE I POST INTELLIGENTI per lasciare quelli sbagliati, esasperati, perdenti, non è la principale dimostrazione che sono, oltre che delle stronzette, anche delle stupide, delle perdenti?…
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Su questo punto concordo, però sbagli quando parli di “donne non femministe”, perché in realtà, seppur non pienamente consapevoli di ciò, le donne “non femministe” sono femministe. Anzi, come sostengono alcuni vecchi della qm, è più che probabile che l’ideologia femminista abbia semplicemente “tirato fuori” quello che già c’era nell’animo femminile, amplificandolo poi a dismisura.

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Leonardo 10:16 am - 16th Giugno:

Freud: il mantello quale simbolo
Nei sogni delle donne un mantello appare senza meno quale simbolo di un uomo. In questo, può avere qualche importanza l’assonanza linguistica (mantel mantello, mann uomo).
Fosse lui l’uomo che sognano le donne:
http://www.btowstore.com/WebRoot/BT2/Shops/Store2_002E_Shop1533/484E/957D/DFA0/370A/0C7D/0A0A/33E7/53B6/Jack_0020_the_0020_Ripper.jpg
Viene sempre e solo raffigurato cosi:
http://www.causticsodapodcast.com/wp-content/uploads/2011/04/From-Hell-movie.jpg
So parlando di Jack the ripper

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Leonardo 11:12 am - 16th Giugno:

Tazerbo:
Ricorda – in questo pochi di voi saranno d’accordo – che il loro (delle donne in genere e delle femministe in ispecie) principale ricatto è quello sessuale, ma in realtà a loro piace il pipino come a voi la patatina
Marco:
Ed infatti non sono d’accordo, perché se così fosse non si spiegherebbe né il ricatto sessuale – che può essere esercitato solo da chi è meno bisognoso – né l’esistenza della prostituzione, nei secoli dei secoli, e tutto il resto.
Questa è solo una leggenda maschile, diffusissima fra gli stessi uomini, i quali sono arci convinti della tesi secondo cui le donne sarebbero tutte delle perenni arrapate, vogliosissime di cazzo, ma limitate dalla società.
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Da i tre saggi sulla sessualità di Sigmund Freud (1905):
La frigidità delle donne, come è noto, spesso è solo apparente e locale. Esse sono frigide per quanto concerne l’orifizio vaginale ma non sono affatto incapaci di eccitamento quando nasca dal clitoride o anche da altre zone.
Quando la donna riesce a trasferire la suscettibilità erogena dalla stimolazione del clitoride all’orifizio vaginale, vuol dire che ha scelto una nuova zona principale della sua futura attività sessuale. La zona principale dell’uomo, invece, resta immutata dall’infanzia.

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Tazerbo 1:03 pm - 16th Giugno:

“6. Ricorda – in questo pochi di voi saranno d’accordo – che il loro (delle donne in genere e delle femministe in ispecie) principale ricatto è quello sessuale, ma in realtà a loro piace il pipino come a voi la patatina
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Ed infatti non sono d’accordo, perché se così fosse non si spiegherebbe né il ricatto sessuale – che può essere esercitato solo da chi è meno bisognoso – né l’esistenza della prostituzione, nei secoli dei secoli, e tutto il resto.
Questa è solo una leggenda maschile, diffusissima fra gli stessi uomini, i quali sono arci convinti della tesi secondo cui le donne sarebbero tutte delle perenni arrapate, vogliosissime di cazzo, ma limitate dalla società.
Stronzate, solo stronzate, perché le donne non hanno la stessa spinta sessuale dell’uomo e si accoppiano gratis e con piacere solo con alcuni “esemplari” di sesso maschile. Se così non fosse non staremmo qui a masturbarci la mente.”

Non so, ragazzi…non so. Sarà che io ho frequentato solo delle porcone e magari sono stracolmo di corna, ma proprio non riesco a convincermi della mania sessuale del maschio che va i pari passo al non desiderio femminile…del resto, moltissime donne oggi (ma anche prima) si lamentano non solo della carenza caratteriale dei maschi d’oggi ma anche della loro carenza sessuale- e non parlo solo di tecnica, ma proprio di desiderio ; ed è un fatto concreto che il desiderio maschile oggi -e meno male – sia ai minimi storici. Io credo che lo stereotipo del maschio attivo che va a caccia ci abbia fregato tantissimo, al punto che lo abbiamo interiorizzato così tanto da credere di avere un bisogno spasmodico di femmine da montare mentre loro fuggono ritrose, invece. Peccato che in natura anche in quelle specie dove è il maschio a recitare la parte del cacciatore sessuale (come, ahimè, nella nostra) ed esercita dominanza (le specie in cui avviene il contrario sono molte, dalle api a gran parte di falchi, squali, le jene etc.), anche in queste specie la femmina manda dei segnali molto chiari ai maschi ed è molto proattiva, anche se non sembra; e si accoppia con tutti quelli che capitano, spesso, fermo restando che spesso è il maschio dominante che deve cacciare gli spasimanti dal territorio, non “lei”. Il ricatto sessuale loro ce lo impongono molto semplicemente perché quando si stancano del maschio X vanno a scopare col maschio Y, poi con quello Z, o magari con YZ e K insieme…lasciando X al palo con la bava; e nessuno oggi dice nulla, è segno d’emancipazione, mentre se lo fai tu uomo sei un puttaniere. Bisogna aprire gli occhi su un fatto semplice, cioè non solo le donne desiderano come e più di noi, ma addirittura scopano infinitamente più di noi, e se trovano una pletora di stalloni non è perché siamo maiali noi, sempre pronti e sempre disponibili, ma perché è considerato da froci rifiutare una sgallettata che te la sbatte in faccia. Te la devi fare, pure se non ti va, se è brutta come un cancro, se è ignorante come un sasso e puzza di pesce marcio I dati sul calo del desiderio e sull’impotenza galoppante sono altamente dimostrativi di ciò. Se metà degli uomini oltre i 40 soffre di disfunzione erettile(ma probabilmente le cifre sono più ampie…) qualcosa questo dovrà pur dire. Tutti stalloni arrapati a caccia di ritrose e furbe verginelle ricattatrici? Io nemmeno mi dolgo tanto a spere che a me e ad altri non si alza. Sono i nostri piselli che stanno cercando di farci un favore

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Marco 3:14 pm - 16th Giugno:

@ Tazerbo –
Bisogna aprire gli occhi su un fatto semplice, cioè non solo le donne desiderano come e più di noi, ma addirittura scopano infinitamente più di noi, e se trovano una pletora di stalloni non è perché siamo maiali noi, sempre pronti e sempre disponibili,
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Tazerbo, tu sostieni semplicemente quello che sostengono milioni di uomini da secoli, ovvero che “le donne hanno più voglia di noi”.
Ora, se così fosse e così è, bisogna prendere atto, una volta per tutte, che il sesso maschile è composto in massa da autentici imbecilli, che pagano ciò che è ed avrebbe potuto essere sempre gratuito.
(A che prò la prostituzione?).
Oppure, se così non è (e per me non lo è), che le donne tutte ‘ste voglie non le hanno proprio (salvo che con alcuni esemplari fuori dalla norma).
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Tazerbo
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ma proprio di desiderio ; ed è un fatto concreto che il desiderio maschile oggi -e meno male – sia ai minimi storici.
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Scusa, ma l’ipotesi che tutto ciò dipenda dall’INDESIDERABILITA’ delle stupide, arroganti e anti eccitanti donne di oggi, la prendi in considerazione oppure no? Sempre “colpa” dell’uomo? E ‘ste deficienti, invece, non hanno la minima responsabilità?
Ehi, Tazerbo, ma tu le senti mai parlare le donne di oggi? Osservi i loro stronzissimi atteggiamenti? Io sì, e ti posso dire che quasi regolarmente mi causano un drastico calo della libido, anche se si tratta di tipe “bone”. A te, invece? Ti arrapano ugualmente?
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Tazerbo
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e metà degli uomini oltre i 40 soffre di disfunzione erettile(ma probabilmente le cifre sono più ampie…) qualcosa questo dovrà pur dire
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E dei problemi sessuali femminili, cosa mi dici? Nulla?
Oppure che anche in questo caso è “colpa degli uomini che non ci sanno fare e quindi non le sanno eccitare” ?
Dunque, se io uomo ho dei problemi sessuali è colpa mia; se tu donna ha dei problemi sessuali è sempre colpa mia.
Benissimo, possiamo pure spararci in bocca.
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Tazerbo
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del resto, moltissime donne oggi (ma anche prima) si lamentano non solo della carenza caratteriale dei maschi d’oggi ma anche della loro carenza sessuale- e non parlo solo di tecnica,
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Guarda che le donne si lamentano a prescindere degli uomini (non dei “maschi”, Tazerbo…).
Rompere i coglioni è il loro forte, perciò non credo sia il caso di prendere per oro colato le loro cazzo di lagne.
Inoltre, se è per questo, il discorso può essere invertito.
Cosa vuol dire “carenza sessuale” ? Insomma, se io di fronte a me ho un sacco di patate, una frigidona che piuttosto che farmelo venir duro me lo fa ammosciare, di cosa sarei “responsabile” ?
Ehi, Tazerbo, ma non ti sembra di essere un po’ troppo schiavo del giudizio femminile?
Non pensi sia giunta l’ora, per noi, di giudicare il loro “operato” a letto? Ma che è ‘sta storia che ci vuole sempre sul banco degli imputati? Chi l’ha detto che un uomo non può giudicare una donna e le sue capacità amatorie?
Ma quand’è che la finiremo, eh?
Ma poi, come già alcuni vecchi della qm hanno scritto in passato, questi giudizi negativi nei confronti degli uomini, valgono solo per i locali – ossia gli italiani – oppure anche per gli stranieri? (albanesi, rumeni, tunisini, turchi, cinesi, indiani, eccetera).
Madonna mia, che palle! Non se ne può veramente più!

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Marco 3:18 pm - 16th Giugno:

@ Leonardo –
Da i tre saggi sulla sessualità di Sigmund Freud (1905):
La frigidità delle donne, come è noto, spesso è solo apparente e locale. Esse sono frigide per quanto concerne l’orifizio vaginale ma non sono affatto incapaci di eccitamento quando nasca dal clitoride o anche da altre zone.
Quando la donna riesce a trasferire la suscettibilità erogena dalla stimolazione del clitoride all’orifizio vaginale, vuol dire che ha scelto una nuova zona principale della sua futura attività sessuale. La zona principale dell’uomo, invece, resta immutata dall’infanzia.
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Leonà, se è per questo anche l’impotenza maschile è quasi sempre di natura psicologica e molto spesso attribuibile ai sacchi di patate che ci circondano…
E ti dirò di più: contrariamente a quanto gli uomini si sforzano continuamente di dimostrare – anche in ambito momas – la società inibisce e castra sessualmente MOLTO di più la sessualità maschile che quella femminile. Altro che cazzi!

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Leonardo 3:58 pm - 16th Giugno:

x Marco:
Freud parla della frigidità che c’è in tutte le donne (non come corrispettivo dell’impotenza maschile), per molti fattori, come il clitoride, che è una forma di piacere che ricorda più quella maschile, infatti dice che, l’uomo ha il suo godimento nel pene e quello è senza variazioni. Quindi si capisce perché la donna ha meno voglia e come hai detto tu: la società inibisce e castra sessualmente MOLTO di più la sessualità maschile che quella femminile. Altro che cazzi!
E aggiungo io, per stare al comodo delle donne e tutte le loro problematiche.

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Leonardo 4:24 pm - 16th Giugno:

Legalizziamo ste problematiche invece di creare miti di donne inesistenti.
In realtà, lo smutandamento non vuol dire che hanno voglia di sesso, perché al momento opportuno si coprono e sono portate a negarsi, ma allo stesso tempo ti fanno passare per uno che non si da da fare,

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Tiziano 8:08 pm - 16th Giugno:

Pienamente d’accordo con Marco, ed anche con Leonardo quando scrive che”lo smutandamento non vuol dire che hanno voglia di sesso”.
Queste sono solo illusioni maschili.

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dave 3:53 pm - 7th Settembre:

Se l’ISTAT facesse un sondaggio agli uomini riceverebbe molti NO. L’uomo è stato culturalmente portato ad avere un diverso concetto di violenza rispetto alla donna. Per le donne oggi è tutto violenza, anche grazie a certe “mistificazioni semantiche” attuate nei messaggi veicolati dai media (un po’ come la confusione creata tra sperimentazione animale e vivisezione).

Queste sono cose che un buon sociologo prima di fare una ricerca dovrebbe valutare, il problema del campionamento poi non è da meno. L’arma più potente che può avere un governo sono i suoi scienziati sociali e nello specifico i sociologi che fanno statistica.

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Luigi Corvaglia 6:51 pm - 12th Novembre:

Questo mi era sfuggito:
La grande bufala dei numeri sparati dai politici.
di Stefano Feltri | 12 novembre 2012
L’emergenza suicidi non c’è mai stata, i giovani disoccupati non sono “uno su tre” e l’euro non ha portato un’inflazione del 20 per cento. Per questo Enrico Giovannini, il presidente dell’Istat, scelto dall’associazione del Mulino per la lettura annuale a Bologna, ha intitolato il suo intervento “Conoscere per decidere”, ampliando la formula di Luigi Einaudi che si limitava al “deliberare”. Se non si usano bene le statistiche, il processo democratico è compromesso. Dopo la cena nella redazione della casa editrice bolognese, con le famose lasagne che tanto piacciono a Romano Prodi, Giovannini siede al tavolo con i giornalisti e spiega perché soltanto la statistica può salvare la politica.

“Grazie alle neuroscienze sappiamo che più un messaggio è razionale, meno è probabile che attivi i circuiti neuronali che determinano i comportamenti di voto, prendiamo gran parte delle decisioni con la pancia”. E a complicare la situazione c’è che negli anni di crisi i dati economici, da quelli sul Pil a quelli sulla disoccupazione, invece di suscitare analisi razionali creano panico. Questo lo hanno capito anche i gruppi organizzati che sommergono l’opinione pubblica di numeri per dimostrare l’urgenza delle proprie istanze: “Potenzialmente ci sono infiniti problemi sociali, ma solo alcuni vincono la competizione e diventano problemi politici”, spiega Giovannini.

Per evitare di trovarsi in balia del “diluvio di dati” – troppe informazioni equivalgono a nessuna informazione – “dobbiamo tutti studiare di più, pretendere rigore scientifico da chi fornisce i dati e, per quanto riguarda noi statistici, fare come il protagonista del film Matrix, smettere di vedere il mondo come una cascata di numeri”. Giovannini ha la dimostrazione che il suo metodo funziona: nel rapporto annuale del 2010 parla per la prima volta di “Neet”, i giovani che non studiano e non lavorano, e li identifica con un valore assoluto, 2 milioni circa, invece che con una percentuale.

Tutti conoscono almeno un ragazzo che rientra nella categoria e riescono quindi a immaginare gli altri. La statistica diventa umana ed entra nel dibattito politico. Certo, poi c’è il problema che i giornali esagerano: i giovani disoccupati non sono uno su tre, come sostenuto da infiniti titoloni. Giovannini sospira: “Siamo stati costretti a cambiare la frase nei comunicati”. Ora l’Istat infatti scrive che: “Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 608 mila e rappresentano il 10,1% della popolazione in questa fascia d’età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 35,1%”. C’è una bella differenza: significa che solo uno su dieci tra i giovani è classificabile come “disoccupato”, non uno su tre.

Ma la disinvoltura statistica nel “telefono senza fili” della comunicazione, per dirla con Giovannini, è la norma: negli anni successivi all’ingresso nell’euro, nel 2002, l’istituto privato Eurispes introdusse nel dibattito “l’inflazione percepita ” superiore al 20 per cento. Applicando i metodi normali (cioè scientifici, e non la media tra prezzi di beni non comparabili), l’Istat dimostrava che non era mai superiore al tre per cento. “Eppure per anni gli italiani hanno assistito a una colossale redistribuzione di reddito scambiandola per un’inflazione inesistente”. E pochi mesi fa Giovannini è intervenuto per chiarire che i dati non indicavano alcuna emergenza suicidi dovuti alla crisi economica: 6,1 per cento nel 2010 contro il 6,6 del 2009 (e anche in quell’anno di recessione non c’era stato alcun picco), a differenza di quanto diceva un altro istituto privato, l’Eures. “Giornalisti e opinione pubblica dovrebbero pretendere dai produttori privati di statistiche lo stesso grado di trasparenza che chiedono all’Istat, con almeno la pubblicazione della metodologia utilizzata”, osserva Giovannini. L’esempio che ha in mente è la Cgia di Mestre, che il sabato inonda le redazioni di statistiche a effetto la cui origine è assai misteriosa.

Nell’anno elettorale evitare manipolazioni dei numeri diventa una priorità. E il presidente dell’Istat ha una lista di strumenti di difesa: i giornali dovrebbero introdurre la figura dello “statistics editor”, che vigila su numeri e grafici; tutti i 18 enti di statistica pubblici dovrebbero rispondere all’Istat; i privati devono essere sottoposti a discipline analoghe a quelle dei sondaggisti e l’Istat dovrebbe poter valutare ex ante ed ex post l’impatto di leggi e programmi elettorali, come fa il Central Planning Bureau in Olanda. “Siamo pronti a farlo, se qualcuno ce lo chiede”, assicura Giovannini.
………………………………………………………….
Domanda: ma il presidente dell’ISTAT E. Giovannini con il Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali della stessa ISTAT ci parla?

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Luigi Corvaglia 8:32 am - 9th Gennaio:

Su questo thread si è parlato in precedenza del caso Parolisi. Adesso dovremmo avere una sentenza con le sue motivazioni. Dico “dovremmo” perché nel diluvio multimediale di articoli sull’argomento motivazioni sentenza Parolisi tutto ci è dato di sapere, a seconda di chi ne parla, fuorché leggerle. E a me piacerebbe farmi un’idea di prima mano.
C’è qualcuno/a che è in grado di recuperarle ‘ste benedette motivazioni?
Ringrazio in anticipo.

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Rita 10:32 am - 29th Gennaio:

http://www.lastampa.it/2013/01/29/cronaca/arrestata-per-le-minacce-all-ex-che-l-ha-lasciata-4HZPMZC64y4iQ2CwGo8aBK/pagina.html

Stavolta la stalker è una donna. E in quanto ad aggressività, non ha nulla da invidiare alle decine di «colleghi» maschi – la stragrande maggioranza degli arrestati con questa accusa – finiti in cella da quando la legge consente l’arresto per le molestie seriali. Maria D., 45 anni, è stata ammanettata in corso Dante, a pochi passi dalla casa del suo amato, Giuseppe, 47 anni, artigiano edile. Fino a un anno e mezzo fa, i due facevano coppia fissa. Vivevano insieme ma non si sono mai sposati.

Poi, la storia d’amore è finita. Maria non si è mai rassegnata, ma sopportava la lontananza nella speranza che fosse solo una fase di passaggio. Giuseppe era di tutt’altro avviso. Qualche tempo dopo aver rotto con Maria, aveva conosciuto un’altra, portinaia nella palazzina dove abita. Dalla simpatia reciproca è scaturita una relazione, che ha fatto infuriare Maria. E sono incominciate le persecuzioni.

Telefonava a tutte le ore del giorno e della notte, si faceva trovare sotto casa di Giuseppe, lo seguiva per vedere chi incontrava. In un’occasione, il pedinamento l’aveva portata in piazza d’Armi. Agosto, ora di cena. Giuseppe e la compagna passeggiavano. Maria si era parata davanti a loro e aveva incominciato a inveire. La vista della rivale in amore aveva gonfiato la sua ira, esplosa in un’aggressione fisica a Giuseppe, che si è ritrovato preso a calci, con i pantaloni strappati una mano morsicata. Altre volte, Maria si è limitata agli insulti, molestando pure altri inquilini della palazzina dove abita Giuseppe. Suonava ai citofoni: «Fate uscire quella p… che sta assieme a mio marito» gridava. Il suo piano era preciso, annunciato in più occasioni all’ex fidanzato, a volume da discoteca: «Ti rovinerò la vita, farò perdere il lavoro a te e a quella p… che ti sta insieme». Il tutto condito con un «t’ammazzo» per rendere più realistica la minaccia.

Una settimana prima dell’arresto, aveva mandato un sms a Giuseppe: «Tu mi hai distrutto la vita, sto diventando pazza, non ho pietà di nessuno». Maria è andata molto vicino a ottenere il risultato sperato: la nuova compagna del marito era in crisi, gli inquilini della palazzina non volevano più avere a che fare con lei, persino Giuseppe aveva accettato «una pausa di riflessione» per evitare di istigare Maria.

L’artigiano edile non sapeva più come comportarsi. Era costretto persino a nascondere l’auto, per evitare che la ex lo seguisse e potesse causargli problemi sul lavoro. L’altro giorno, Maria è tornata sotto casa sua, con il solito repertorio di insulti e minacce. Giuseppe l’ha esortata a smettere. «Non farmi arrestare dalla polizia, parliamone» ha chiesto Maria. E lui le ha dato retta. E’ andato in strada per discutere, i due hanno fatto qualche passo per allontanarsi dal portone. Ma dopo pochi istanti, Maria è ripartita con gli insulti. A quel punto, Giuseppe è stato ha chiamato il 113. Maria è finita agli arresti domiciliari. Dovrà rassegnarsi. Altrimenti, si spalancheranno le porte del carcere.

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Rita 9:31 am - 11th Aprile:

Rita:
Due pesi e due misure:
dopo aver tanto stigmatizzato il “se l’è cercata” per le donne vittime di violenza sessuale, siamo arrivati al “se l’è cercato” per un uomo vittima di una falsa accusa di stupro.

In carcere e poi assolto ma non viene risarcito
E’ stato cinque mesi e cinque giorni in carcere, accusato di violenza sessuale. Ma al termine del processo il tribunale lo ha assolto. La donna che lo aveva denunciato non ha presentato appello e la sentenza di assoluzione è divenuta definitiva. Tuttavia la corte di appello gli ha negato il risarcimento per ingiusta detenzione, con l’argomento che egli avrebbe tenuto una condotta gravemente colposa, “caratterizzata da noncuranza, negligenza, imprudenza, indifferenza per quanto da essa potesse prevedibilmente derivare”: una condotta “avventurosa” con la quale avrebbe “certamente” contribuito alla adozione della misura coercitiva. In parole povere, se è stato in carcere innocente 5 mesi e 5 giorni è anche colpa sua. E’ accaduto a un cittadino peruviano di 32 anni. Superata l’incredulità, i suoi avvocati – Giacomo Passigli, Corso Gineprari e Michele Ducci – hanno presentato ricorso in Cassazione.
Il giovane peruviano, incensurato, era accusato di aver abusato di una connazionale nell’agosto 2008, al culmine di una festa in un locale delle Cascine. Lui ha sempre negato, sostenendo che era stata lei, durante tutta la serata, a fargli il filo, sebbene fosse in compagnia del fidanzato, che il rapporto sessuale era stato consenziente e che poi il fidanzato li aveva sorpresi e avevano fatto a botte. Finito in carcere per violenza sessuale, ha dovuto attendere l’esito del processo per vedere riconosciute le sue ragioni. Alcuni testimoni hanno riferito che la ragazza era stata picchiata non da lui ma dal fidanzato. Le dottoresse del centro antiviolenza di Careggi hanno spiegato di non aver riscontrato sul corpo della ragazza alcun segno tipico della violenza sessuale. La stessa giovane donna ha fornito almeno tre versioni diverse della serata ed è caduta in diverse contraddizioni. Dopo 5 mesi e 5 giorni di carcere, l’imputato è stato assolto. Ma secondo la corte d’appello non ha diritto al risarcimento per ingiusta detenzione per aver tenuto una condotta gravemente imprudente. Una condotta “avventurosa”.
Protestano gli avvocati e nel ricorso in Cassazione scrivono: “E’ assolutamente illogico (e inaccettabile) sostenere che accettare l’invito ad un incontro più intimo con una persona ad una festa, probabilmente dopo aver bevuto un po’ più del normale, debba far ritenere “prevedibile” che l’altra persona possa inventarsi una violenza sessuale”. Il giovane avrebbe potuto prendere in considerazione un eventuale rifiuto della ragazza di andare avanti con il rapporto sessuale o una reazione violenta del fidanzato, ma certo non poteva sospettare di essere denunciato per stupro e di finire in galera per oltre cinque mesi.

Ancora non si conoscono i risvolti della vicenda, quel che si sa è che ancora una volta l’accusa
di violenza sessuale è usata con assoluta leggerezza, come una passepartout in grado di coprire qualsiasi nefandezza venga compiuta in suo nome.
La vicenda delle due ragazzine quindicenni di Udine che hanno soffocato l’anziano, fuggendo poi con la sua auto, e raccontando di essersi sentite come in un “videogame” riporta alla luce, secondo me, l’ambivalenza del “se l’è cercato”, criterio di prudenza che, se usato o anche solo accennato nei confronti di mali subiti da un soggetto femminile rende chi lo pronuncia reietto. Non importa se chi ha fatto male a una femmina è un bambino, un ragazzino, (penso agli articoli usciti quando la cronaca deve occuparsi di minori violentatori) un vecchio o un malato mentale. Il responsabile del male è lui. Qui invece le novelle Lara Croft sono “bambine immature” dicono i loro avvocati. Nessuna voce severa si leva a stigmatizzare la giustificazione dei legali. Al contrario sarebbe stato uguale? Se l’avvocato di un quattordicenne/quindicenne arrestato dopo una violenza sessuale avesse parlato di immaturità infantile cosa avrebbero detto Terragni e lo SNOQ?

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Luigi Corvaglia 1:58 pm - 18th Aprile:


La pasionaria antimolestie cambia idea: «Nei processi troppe tutele alle donne»

………….
La marcia indietro dopo che il figlio è stato accusato dall’ex fidanzata: “Nessuno ha preso in considerazione la possibilità che lei agisse per vendetta”

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Rita 12:44 pm - 2nd Maggio:

http://www.romatoday.it/cronaca/acido-muriatico-tor-pignattara.html

Nel segnalare questo caso che sembrerebbe emulo dell’uomo che ha sfigurato l’ex fidanzata a Pesaro, ( e della ragazza che lo scorso anno ha sfigurato William Pezzullo – per cui le reazioni erano state “chissà cosa deve aver fatto lui per meritarsi una simile reazione” smentite, a titolo di esempio da questa “simpatica” blogger, soltanto dopo il racconto della mamma di WIlliam http://rossosangue.blog.lettera43.it/2013/04/23/la-storia-william-sfigurato-con-lacido-dalla-ex/) noto curiosamente che sul Corriere la notizia viene data corredata del “santino” dell’immagine della vittima indifesa solitamente declinato in versione femminile. http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_aprile_30/perseguitato-ex-ustioni-petto-volto-212920937331.shtml.

Non saprei come interpretarlo, piccolo segnale di cambiamento di tendenza nella valutazione delle violenze subite da uomini col movente passionale nel tentativo di integrarle nella violenza di genere?

p.s.: nel primo articolo si da notizia di un terzo caso avvenuto a dicembre, sempre nella zona di Roma, non riuscito

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Pappagallus Nocturnus 3:44 pm - 11th Giugno:

Da altre parti nel forum e`stato proposto di aprire con questo nome qui “Ho subito violenza ma l’Istat non lo sa” la sezione che altrove avevo proposto come “In Camera Caritatis”. Il titolo di questa sezione e` proprio quello quindi aggiungo due mie esperienze. Sono due fra le tante, ma dimostrative. La prima: una ex invadente ed aggressiva, che almeno in due o tre occasioni di fronte ai miei ripetuti “non sono d`accordo” non trovava nulla di meglio che prendermi a calci e tirarmi i capelli. Ovviamente in altre occasioni passavano ore e ore di lavaggio del cervello condite da insulti umilianti e prese per il culo ( frasi gentili tipo “sei spastico”). Seconda violenza, non fisica: l`amica carogna, appena lasciatasi (diceva lei) col “moroso”, che prende a corteggiarti a spron battuto, telefonandoti di continuo, invitandoti a cenette, facendosi trovare seminuda, ammiccando, facendoti regali piu` o meno preziosi;la volta che ci provi, si ritira sdegnata. Il giorno dopo il “tentativo” io NON le telefono ma mi manda LEI messaggini su messaggini, concilianti e graziosi. Io le rispondo, la chiamo e lei mi risponde insultandomi e poi facendomi telefonare dal ragazzo (ma non si erano mollati? Come mai lui era li`?) per farmi minacciare. La lurida, incontrandomi casualmente a una cena due anni dopo (e con un altro moroso) penso`bene di defilarsi senza nemmeno partecipare alla cena stessa. Il ragazzo minacciante incrociandomi per strada, e da solo, penso`bene dopo tante minacce mesi prima di tirare dritto e fingere di non conoscermi. Lo zozzo. Una vera immondizia di donna lei, un vero e squallido zerbino lui. La cosa piu` ripugnante e`che sono convinto che almeno TUTTI voi che mi state leggendo siate passati attraverso certe cose…e magari piu` volte.

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J.titor 10:38 am - 18th Luglio:

Ciao, bel post. Vorrei farti una domanda. Hai mai preso in considerazione l’idea di non essere una persona Beta? C’è molta confusione in merito a questo. Anzitutto ti descrivi come una persona spontanea, mentre i soggetti beta (uomini o donne) hanno un modo di porsi molto diverso: indiretto, discreto, poco spontaneo e aperto. In secondo luogo, l’aver subito abusi non è indice di essere remissivo: se ci pensi lucidamente, erano tutte situazioni in cui avevi le mani legate, non era uno scontro alla pari in cui hai rinunciato a difenderti; tali soggetti (madre, maestra, capo di lavoro) ti hanno preso di mira per invidia e bassa autostima, proprio perchè non potevi difenderti. Inoltre la presa di mira e l’aggressività ingiustificata sono segno di disorganizzazione psichica e insicurezza caratteriale, e il femminismo o l’ingiustizia sociale verso le donne sono razionalizzazioni (cosa centri tu con quello? hai mancato loro di rispetto? hai provato a trattarle male?). Regolarmente, soggetti con un attaccamento disorganizzato e gravi carenze empatiche sperimentano bassa autostima, incapacità e gestire la rabbia e, non ultima, remissività estrema nei confronti di un altro soggetto, tipicamente un genitore, del quale però tu non sei a conoscenza (molte di queste personesono spesso sottomesse alla madre, ma non lo faranno mai apparire, e se la prendono con altri per compensare l’immagine di se, semplicemente emulando ciò che sperimentano dai genitori: sono dei bulli, dei tiranni, non soggetti dominanti ma prepotenti). Ti invito a rifletterci: potresti non essere un soggetto beta, ma uno alfa che è stato precocemente abbandonato e circondato e che è stato preso di mira proprio perchè il suo carattere aperto e assertivo costituiva una minaccia ed una fonte di invidia per soggetti con un problema di schizofrenia.

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Fabrizio Marchi 1:28 pm - 18th Luglio:

J.titor,

Caro J. Titor, posso anche essere d’accordo con la tua analisi psicologica. Ma il mio concetto di uomo beta non è nel senso che intendi tu, ma nel senso dell’appartenenza sociale, di classe. La questione è stata sollevata anche durante la presentazione del mio libro a Milano da una delle presentatrici che ha voluto marcare la differenza tra uomini carismatici (e non necessariamente affermati) e uomini di successo o di potere (in realtà era un escamotage con cui cercava di cavarsela in corner perché la mai analisi l’aveva colpita e quasi affondata…). Al che, scherzando ma fino a un certo punto, le ho risposto che infatti il sottoscritto si considera un uomo carismatico, ma non di successo (nel senso di non socialmente affermato). Non prima di averle ricordato (gli esempi li aveva citati lei stessa) che se a un Kevin Costner o a un Robert Redford gli facciamo indossare una divisa da postino o da metalmeccanico, il loro carisma se ne va quasi del tutto a farsi benedire…
Quindi, come ripeto, d’accordo con la tua analisi, ma il significato che noi attribuiamo qui al concetto di maschi beta e maschi alpha è un altro. Il sottoscritto è un uomo beta ma non è certamente uno “sfigato”. E vale anche per tutti gli altri che sono qui, naturalmente, anche perché per portare avanti questa battaglia senza timori bisogna avere spalle forti, metaforicamente parlando, e aver compiuto un percorso psicologico, personale ed esistenziale che coloro che sono qui e che si espongono da tempo pubblicamente e in prima persona, hanno già vissuto.
Gli “sfigati” sono quelli che scimmiottano i maschi “vincenti”, i maschi alpha, o peggio quelli che fanno il verso alle femministe e alle donne in generale, non certamente noi.
Per il resto, ripeto, condivido la tua analisi, molto spesso proprio una personalità autorevole e libera ma non ancora consapevole delle sue potenzialità, specie nella fase adolescenziale ma non solo, può più o meno inconsciamente suscitare in altri/e un sentimento di rancore, di invidia e scatenare la loro aggressività. E’ un aspetto sul quale ho già riflettuto e ho elaborato da tempo, anche attraverso un lavoro psicoanalitico su me stesso.
Devo dire che la QM ha accelerato in misura esponenziale un percorso di consapevolezza che già avevo iniziato da tempo. Sotto questo profilo la QM è una vera e propria bomba, una iniezione di consapevolezza, forza e autostima senza pari. Purtroppo gli uomini non lo capiscono e, al contrario, pensano che portare allo scoperto le proprie problematiche, riconoscerle ed elaborarle, e soprattutto fare il salto, cioè sposare la QM (indipendentemente dalla concezione che ciascuno da di essa), sia una forma di debolezza e di fragilità.

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J.titor 2:13 pm - 18th Luglio:

OK. Però non sono molto convinto sul connotare socialmente i termini alfa e beta. Un conto è il ruolo (capobranco o meno), ma il ruolo dipende da molti fattori. L’affermazione di un capobranco dipende dall’intreccio della sua natura con quella dei rimanenti appartenenti al gruppo. Se sono insicuri e con problemi di immagine, sceglieranno uno showman nel quale identificarsi e di cui vivere di luce riflessa, rispetto al quale saranno acritici. Questa dinamica però corrisponde ad un mancato sviluppo dell’io e della personalità (sia dei seguaci che del “leader”). Sono più favorevole, in sostanza, a connotare i termini solo ed esclusivamente in virtù di ciò che effettivamente dipende solo dall’individuo. Se la società è fatta da pazzi che vedono nei buffoni (qui in senso dispregiativo, anche se non lo è per forza) dei capi e si aspettano che anche tu lo sia pena la non affermazione, questo non rende remissivo qualcuno che non lo è. Non è corretto dal mio punto di vista allora parlare di uomo beta, perchè questo modo di discutere pone il soggetto al centro del discorso, mentre in quel caso lo è la dinamica sociale. Non so se ho chiarito cosa intendo.

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Fabrizio Marchi 5:45 pm - 18th Luglio:

J.titor,

Hai chiarito ma il problema resta insoluto. Conosco personalmente tanti amici organici o che orbitano intorno a Uomini Beta e ti assicuro che, dal tuo (e anche dal mio) punto di vista, sono degli uomini alpha, cioè intelligenti,colti, ma soprattutto consapevoli e baricentrati (alcuni sono anche di bell’aspetto), però non sono socialmente affermati e/o dominanti.
Poi è ovvio che ci sono tante diverse sfaccettature, la realtà è sempre molto variegata e complessa. Ci sarà il figlio di papà imbelle pieno di soldi, sostanzialmente insicuro e psicologicamente fragile, oppure il caso in cui il carisma personale si sovrappone all’affermazione sociale. Resta il fatto che, a mio parere, se Cristiano Ronaldo invece di fare il calciatore e di essere la star che è facesse l’impiegato delle poste, avrebbe sicuramente più successo con le donne rispetto ad altri suoi colleghi (perché di bell’aspetto) ma sicuramente non avrebbe neanche un millesimo del peso specifico che ha in quanto star. Tradotto: sarebbe uno che vivrebbe il suo rapporto con l’altro sesso esattamente come tutti gli uomini “normali”. Ergo, anche lui dovrebbe sbattersi, darsi da fare (perché essendo di bell’aspetto cercherà donne al suo stesso livello, è ovvio…) per arrivare al conquibus. A meno che non si accontentasse… Ma proprio questo accontentarsi conferma ciò che stiamo dicendo.
A tal proposito, un amico ha appena postato sull’Interferenza questa breve riflessione che mi sento di condividere: http://www.linterferenza.info/cultura/grazie-al-materialismo-storico-ho-capito-che/

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Daniele 5:56 pm - 18th Luglio:

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(Lucio Garofalo)
Ebbene, fin da subito (da quando presi coscienza dell’utilità e della fondatezza scientifica della dialettica storico-materialistica) ho compreso che nel sistema capitalistico tutte (ma proprio tutte) le relazioni umane ed interpersonali, inclusi i legami socio-affettivi e familiari, e perfino i più intimi e sinceri vincoli d’amore, sono storicamente, profondamente, intrinsecamente condizionati dalla forza (non necessariamente fisica). In buona sostanza, risultano sempre e comunque dei rapporti di forza, nei quali si instaura una parte o un soggetto che domina ed un altro che, invece, soffre e subisce, vale a dire soccombe. Altro che poesie, canzoni d’amore e sentimentalismi romantici…
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Secondo me questa è la storia del mondo e non della sola società capitalista. Quelli fra umani – e non solo – sono “da sempre” rapporti di forza e non d’amore.

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J.titor 6:24 pm - 18th Luglio:

Non so perchè indichi Cristiano Ronaldo come soggetto alfa. Sarebbe come indicare Scharzenegger o Stallone. Sono personaggi esibizionisti, devoti alla coltivazione della loro immagine e come essa si presenta agli occhi altrui. Non è una caratteristica dominante questa. Essi si affermano perchè la società per come è venuta costituendosi da millenni premia rapporti gregari e basati sull’identificazione. Ma che con la natura umana non centrano perchè per starci dentro si deve essere pesantemente dissociati. Il che si collega a quanto scritto dal tuo amico, in quanto la dinamica che descrive secondo cui chi domina è un prepotente e chi non domina viene schiacciato è figlia proprio della diffusa psicopatia e degli stereotipi dell'”alfezza” (passami il termine) inventati proprio da chi è interessato solo ad imprimere a foza negli occhi altrui una immagine. La dominanza può essere solo positiva, altrimenti non è tale ma è prepotenza e abuso. Il soggetto dominante esiste perchè guida il gruppo fuori dalle difficoltà, trova un posto dove stanziarsi e prosperare, lo difende dagli attacchi esterni, lo regola al suo interno mettendo ciascuno al proprio posto ed attribuendo correttamente al comportamento di ciascuno il significato che ha (se uno ti provoca e tu reagisci oggi passi per aggressivo mentre invece sei difensivo ed aggressivo è l’altro: esempio di visione scissa dei comportamenti). Per fare questo serve intelligenza e forza caratteriale, in quanto si deve poter cogliere ogni sfumatura e saperla far valere, anche con la forza quando necessario.

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J.titor 6:25 pm - 18th Luglio:

Un esempio di calciatore che considero davvero alfa è Pirlo, giusto per guarnire.

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J.titor 6:31 pm - 18th Luglio:

Aggiungo ancora. Essere beta non è un male. E’ solo un altro modo di essere. Un beta sano non è un cretino senza cervello che fa quello che gli viene detto senza pensare. Al contrario, quello sarebbe un insicuro che non sa chi è e cerca sicurezza attaccandosi a qualcuno senza pensare. Uno sano ragiona, sceglie chi seguire, lo sostiene fedelmente. Semplicemente non ha un ruolo di guida. In una società fortemente competitiva, non avere un ruolo di guida viene considerato come sinonimo di non esistere, di soccombere, di non avere cervello. Ma non è vero.

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Daniele 7:13 pm - 18th Luglio:

J.titor
>>>>>>>>>>>>>>
… Ma che con la natura umana non centrano perchè per starci dentro si deve essere pesantemente dissociati.
>>>>>>>>>>>>>>
Non sono d’accordo: secondo me la natura umana c’entra e pure parecchio.

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Fabrizio Marchi 7:24 pm - 18th Luglio:

J.titor,

J. titor, ho citato Ronaldo ma avrei potuto citare Marchionne, Onassis, Obama o Putin, pur nella loro diversità. Il discorso non cambia di una virgola. Per il resto, ripeto ancora, il concetto di beta non è da ritenersi sinonimo di “sfigato”. O meglio, l’uomo beta può anche esserlo ma nel momento in cui prende coscienza e inizia un percorso di consapevolezza, non lo è più. Dal punto di vista squisitamente psicologico e antropologico, come già ho detto, possono esserci e ci sono tanti uomini che hanno avuto successo per le più disparate ragioni ma che non hanno quel baricentro, quella consapevolezza e quella forza interiore necessarie a considerarli degli alpha anche sotto quel profilo. E anche qui potremmo fare migliaia di esempi. In altre parole, l’appartenere ai ceti sociali dominanti non fa di per sé un uomo alpha, dal punto di vista appunto psicologico e personale. Ci sono tanti uomini (e anche tante donne) che si affermano socialmente e che sono dei mediocri o peggio degli insulsi. Quello che voglio dire è che non è certo la condizione sociale che si occupa che rende un uomo valido o meno, su questo non ci piove. Resta il fatto che comunque non puoi sfuggire alle dinamiche sociali. Resto convinto che Francesco Totti non valga un calzino bucato rispetto al sottoscritto per ò lui è Totti (con tutto ciò che comporta essere Totti) e io sono Fabrizio Marchi (con tutto ciò che comporta essere Fabrizio Marchi). Poi ho capito il discorso su Pirlo (a parte che non mi sembra neanche lui un pozzo di intelletto, è solo più serio e meno sbruffone…) ma non aggiunge e non toglie nulla a quanto ci stiamo dicendo. Per la società (e per la massa delle persone) Pirlo e Totti (ciascuno con le sue differenti caratteristiche personali) sono comunque Pirlo e Totti, e Fabrizio Marchi che vale centomila volte (e lo dico a botta sicura…) tutti e due messi insieme, resta Fabrizio Marchi. E questo è un fatto, vero come è vero che l’acqua bolle a 100°.

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J.titor 7:51 pm - 18th Luglio:

Va bene. Capisco quello che dici e probabilmente stiamo dicendo cose simili, ma focalizzandoci su aspetti diversi. Sull’esser beta non volevo affatto dire che è da sfigati, anzi ho cercato di precisare che la penso al contrario, a patto perlappunto, tanto quanto sull’esser alfa, di considerare soggetti rappresentativi “per davvero”.

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J.titor 7:56 pm - 18th Luglio:

In ogni caso mi sento di dirti che nonostante rimarchi molto fortemente la differente “fama”, se così posso dire, fra te e totti-pirlo e compagni, ricordati che nell’articolo che hai scritto hai menzionato diverse prese di mira e che tu stesso reputi che l’invidia fosse un movente. Forse nel tuo piccolo la fama che hai non è così negativa come sembrerebbe da simili comportamenti, dedicati in genere a chi appunto non solo ha valore ma è al centro dell’attenzione in un gruppo (altrimenti saresti stato solo sfruttato e manipolato, non saresti stato una minaccia da abbattere, un fallito da bollare, un dipendente da screditare).

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Fabrizio Marchi 8:12 am - 19th Luglio:

Ma infatti non penso affatto che la mia fama sia negativa o che non ci siano apprezzamenti nei miei riguardi. Il paragone con gli uomini di successo (che non vuole dire che siano migliori del sottoscritto, ma solo che sono socialmente affermati) è appunto per spiegare come funzionano le cose.
Anzi, aggiungo che il solito ritornello degli “sfigati” (che saremmo noi..) sta ormai scemando. Siamo per lo più considerati molto fastidiosi. L’altro giorno a Milano (la qual cosa è stata anche divertente), alla fine dell’evento, visibilmente indispettita, se ne è uscita dicendo che sono “insopportabile”…Ne parlavo la sera stessa con il nostro amico Marco (che era a Milano). Sarà molto difficile che qualcuna/o possa metterci in difficoltà dal punto di vista dialettico, non solo e non tanto per la nostra indiscutibile capacità di argomentare (non parlo solo del sottoscritto ma di tutti noi), ma semplicemente perchè le nostre argomentazioni sono appunto fondate sulla logica. le nostre avversari e i nostri avversari (ormai li ho studiati) non replicano MAI alle nostre argomentazioni e soco costrette/i a dirottare altrove il discorso. Sono convinto che ciò accadrebbe, laddove decidessero di non oscurarci più e di scegliere il terreno del confronto (cosa che non faranno mai perchè non ne hanno alcun interesse…), anche con “intellettuali” femministe di punta. Sono convinto che saremmo in grado di distruggerle, ripeto, non tanto e non solo per la nostra capacità personale, ma perchè la logica è logica, e nessuno ci può fare niente, così come, soprattutto, i fatti sono i fatti. L’altra sera, quando il discorso è andato (fra i tanti) sul fatto che le donne non hanno mai conosciuto l’orrore della trincea, la tizia ha risposto col solito slogan e cioè che la guerra è un prodotto dei maschi (e quindi è un problema vostro). Questa non è neanche una risposta, è una penosa arrampicata sugli specchi. Ma ce ne sono state anche alte altrettanto penose. Alcuni mesi fa, a Torino, sempre in occasione della presentazione del mio libro, ce n’era una sicuramente più sveglia, più preparata, ma la musica non cambiava…Stessa tecnica (deviare il discorso, cambiare argomento), stesse risposte banali. La differenza fra i due eventi è che a Torino ero solo (a parte Enrico Fiorini che si è comportato benissimo) mentre a Milano eravamo una decina a controbattere. E queste non sono abituate ad essere contraddette; quando si trovano una platea di persone che prendono la parola e le contestano, argomentando, gli saltano i nervi. Quegli stessi nervi che noi, dopo anni e anni di questo duro lavoro, abbiamo imparato a gestire.
In realtà il femminismo (lo penso davvero, non è una boutade) è una vera tigre di carta, parafrasando Mao. E’ solo un problema di volontà/non volontà maschile. Non c’è altro. E’ una ideologia assolutamente inconsistente, facilissima da disarticolare. Il problema sono gli uomini, non è il femminismo. Ha ragione Daniele…

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J.titor 8:39 am - 19th Luglio:

Riguardo gli argomenti hai pienamente ragione. Non si scontrano mai sul piano del ragionamento e della logica ma cercano espedienti per mettere pressione, colpevolizzare in vario modo, generalizzare (“la guerra è un prodotto dei maschi” è una frase che non ha un senso logico). Sono un classico della schizofrenia: producono un mondo polarizzato in due estremi di cui uno buono, caratterizzato dall’esser vittima di abusi, l’altro cattivo, caratterizzato dall’esser soggiogante. A questo punto reagiscono aggredendo chiunque, soprattutto chi non centra nulla e non manifesta segni di mancanza di rispetto. Il sesso ci va di mezzo solo perchè siamo biologicamente divisi in maschi e femmine e questo si pone con un ulteriore facile argomento a sostegno della polarizzazione, ennesimo espediente. Infine queste persone vanno viste per quello che sono, ossia persone con problemi di mente. Le idee che producono sono razionalizzazioni e proiezioni, che nascono le insicurezze identitarie ed il bisogno narcisistico di darsi importanza in modo autoreferenziale. Sono persone con disorganizzazione psichica: bollare in modo grezzo ed evitare lo scontro, deviare e parlar d’altro, accusare di essere insopportabili (si dissociano dalla realtà e chi le/li mette di fronte ai fatti fa crollare la loro fantasia narcisistica; non accettando di essere essi/e stesse la causa del problema accusano l’altro di essere “insopportabile”). Sono tutti segni di chi “non ce la fa”.
Comunque ribadisco che secondo me definirvi soggetti beta è errato. Come persona sei spontanea e hai un pessimo ricordo delle lezioni di grammatica latina (la scelta di insegnare grammatica è la tipica scelta di chi ha un problema di narcisismo, ossessionati dalla formalità e dal linguaggio, fini a se stessi e vissuti come rappresentativi dell’identità della persona). Non solo, l’argomentare in modo pacato ma deciso è tipico di chi ha una personalità incline al confronto: essendo scimmie e vivendo in modo pacifico non ci si contende più il ruolo di capo tirandosi cornate ma con la forza dei pensieri. Infine sei a capo di un movimento che ridia dignità ad una categoria, principalmente maschile, che è stata ingiustamente bollata come “non vero uomo”, sotto la pressione di secoli di esibizionismo psicopatico. Questo è un ruolo di leadership e volto a ristabilire qualcosa di scorretto all’interno del gruppo umano in cui vivi. Anche le altre persone che aderiscono a questo movimento sono, probabilmente anche se non lo so, simili a te. Forse dovresti chiamarti soggetto alfa che ha scelto come battaglia personale quella dei soggetti beta.
Scusa se mi faccio i cazzi tuoi ma questo discorso è interessante.

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J.titor 8:41 am - 19th Luglio:

“Forse dovresti chiamarti soggetto alfa che ha scelto come battaglia personale quella dei soggetti beta.”

Che, preciso, è poi quello che fa ogni capobranco quando guida il suo gruppo o lo difende da qualche minaccia.

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Fabrizio Marchi 12:30 pm - 19th Luglio:

J.titor,

Tutti gli amici che sono qua a portare avanti attivamente e pubblicamente questa battaglia sono degli alpha, secondo il criterio che abbiamo definito in questa discussione…
Diciamo che siamo un’avanguardia, e come tutte le avanguardie abbiamo un livello di consapevolezza molto più elevato della media, e quindi abbiamo un passo in più…

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Animus 1:34 pm - 19th Luglio:

Fabrizio Marchi: L’altro giorno a Milano…alla fine dell’evento, visibilmente indispettita, se ne è uscita dicendo che sono “insopportabile”…Sarà molto difficile che qualcuna/o possa metterci in difficoltà dal punto di vista dialettico, non solo e non tanto per la nostra indiscutibile capacità di argomentare (non parlo solo del sottoscritto ma di tutti noi), ma semplicemente perchè le nostre argomentazioni sono appunto fondate sulla logica

Fabrizio, permettimi una nota, lo prendo come spunto per dire qualcosa sull’incontro di qualche gg fa.

Si può provare a raccontare un “evento”, ma per poterlo capire veramente bisognerebbe esserci stati, cioè…averlo Sentito.

Come diceva Fabrizio la vetero-femm. ha tirato fuori i soliti mantra, ad es. quella che “l’uomo sarebbe disorientato perchè ha perso la sua centralità”, la litania dei sopprusi, dei privilegi (??) , etc etc, ma il punto è, che quando si riesce ad ascoltare col sorriso sulle labbra ( risultato che non è dovuto solo a questioni di logica, ma ci si arriva dopo un percorso di crescita decisamente lungo) – dicevo, quando si riesce a prendere con leggerezza un’interpretazione che vorrebbe sortire l’effetto contrario, ed evidentemente non ci riesce, significa che la regina è davvero nuda, e le sue armi sono totalmente spuntate.

Dice che “si voleva migliorare il mondo”, e che i centri sono due (non uno come era l’uomo) un’ellisse e non un cerchio, ma poi le si fa notare che è “difficile” pensare di creare un mondo migliore quando metà dell’umanità è eslusa o se c’è è presente solo come “il male assoluto” (si Rino, lo so…fammela passare) , ma soprattutto, quando Fabrizio inizia a contro-raccontare i presunti “privilegi” del nonno così come quelli della maggioranza degli uomini, i beta, allora l’ellisse, ritorna un cerchio, dovrebbe essere ben accetto il secondo centro, e invece, viene rifiutato ed il racconto di vita vissuta viene “accolto male”.

Di conseguenza, la “regina” sbotta, si indispettisce, inizia a pensare, e fa trapelare, che sarebbe stato meglio non organizzarlo questo incontro: segno definitivo che la “Forza” non è più con lei, ma questa volta, sta da un’altra parte….

Come ho già detto a Fabrizio, ciò che rammarica, è che non si riesca ad organizzare eventi con una platea ben più più numerosa.

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Rino DV 3:26 pm - 19th Luglio:

E’ ovvio che il “beta” si riferisce alla condizione sociologica, la quale non ha nulla a che vedere con la psicologia individuale né con l’etologia umana.
.
C’è una vecchia sentenza (mi pare del movimento USA Ncfm, riportata anche sull’intestazione del sito Antifeminist) che dice: il femminismo non può sopravvivere ad un dibattito aperto.
.
E’ per questo che ” l’atteso confronto” non avverrà mai né mai avrà inizio “l’auspicato dialogo”.

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J.titor 4:22 pm - 19th Luglio:

Beh… “ovvio”… come ho scritto in un post precedente, parlando di uomo beta è facile pensare che ci si riferisca al soggetto e non alla condizione sociologica. Anche perchè in etologia viene proprio usato in quel modo. Poi per carità, son incappato in questo articolo per caso e non ho letto tutto il vostro materiale. Era lecito pensare, specialmente leggendo quello che scrive Fabrizio, che di beta ci sia fosse ben poco.
Quanto alla reginetta, è il tipico atteggiamento dell’insicura. Del resto il maschilismo che contestano è associato proprio ad analoga insicurezza ma nel maschio. Sono convinto che siano lo stesso identico tipo di persona, solo di sesso differente. Pessimi individui, dannosi per la società. D’altra parte proprio questo movimento è un buon esempio di come si debba differenziare fra l’esibizione di stereotipi associati all’essere soggetti dominanti, in genere cose prive di valore (gli sfigati di cui parla Fabrizio), e l’esser davvero una personalità tale.

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