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Stavo rispondendo al commento di un amico durante una discussione in un topic aperto sulla bacheca del MFPG e, come spesso mi succede, mi sono reso conto che ne stava scaturendo un vero e proprio articolo. Ho pensato che potesse essere utile pubblicarlo come tale.
Di seguito l’articolo:
“Un punto è importante da chiarire. Non si tratta di chiedere abiure a nessuna. Sono assolutamente convinto che l’esperienza di militanza femminista fatta dalle “femministe a sud” o anche da altre donne, sia sicuramente stata autentica. Su questo non ci piove.
Si tratta invece di fare due operazioni, entrambe non facili, me ne rendo conto.
La prima è quella di prendere atto dell’evoluzione del femminismo, cioè delle forme in cui storicamente e politicamente questo si è determinato e affermato. E qui torniamo all’esempio del socialismo reale che facevo prima. Non ci si può limitare a dire, mutatis mutandis, che la “colpa” della degenerazione del neofemminismo politico-mediatico-istituzionale è delle femministe false, opportuniste e “cattive”, perché, come ripeto, questo può essere tutt’al più un escamotage ma non è un’analisi seria e corretta delle cose.
Qui però devo aprire una parentesi doverosa perché mentre penso che le origini storiche, sociali e filosofiche del comunismo siano autentiche ben al di là e oltre il “comunismo” fattosi stato, lo penso molto meno o solo in minima parte del femminismo che a mio parere, è in sé una ideologia “minata” alle origini. Mentre cioè l’esperienza storica comunista è tutta interna a quella che Giambattista Vico definiva come eterogenesi dei fini, il femminismo è oggi ciò che a mio parere era già in erba, anche se non ancora manifesto o molto ben camuffato (ciò non significa che moltissime donne ci abbiano creduto in buona fede e l’abbiano anche sostenuto attivamente).
In parole ancora più povere, ciò che voglio dire è che mentre il comunismo NON si è realizzato (su questo credo che ci siano pochi dubbi), il femminismo a mio parere invece si, e come. Ed è quello che vediamo sotto i nostro occhi e che viviamo tutti sulla nostra pelle.
La differenza non è da poco, fermo restando che poi ciò che conta sono gli effetti e le ricadute concrete, in entrambi i casi.
La seconda operazione è quella, altrettanto faticosa, che dicevo già prima. Si tratta cioè, per le “femministe a sud” (e tutte quelle donne che ancora si dichiarano femministe ma hanno di fatto imboccato un altro percorso, che se ne rendano conto e ne prendano atto in via definitiva), di rielaborare completamente la loro analisi che secondo me è a dir poco obsoleta e priva ormai di ogni fondamento. Non voglio ripetere ciò che ho già detto molte altre volte anche perché ci ho scritto già diversi articoli e altri ne scriverò, però non ha veramente più senso continuare a descrivere la società capitalistica attuale come dominata dal patriarcato e dal maschilismo. Non vorrei esagerare ma mi sembra un po’ come quelli che si ostinavano a sostenere la concezione tolemaica nonostante la rivoluzione copernicana e Galileo.
La realtà ci dice l’esatto contrario. Ci dice cioè che Il sistema capitalistico assoluto attualmente dominante DEVE distruggere, nel senso di devitalizzare, disinnescare, spappolare dal punto di vista psichico e culturale (a parte che lo hanno fatto e lo stanno facendo anche dal punto di vista materiale…) il maschile e il paterno perché, come ho spiegato mille volte (ma sono disposto a ripeterlo fino all’inverosimile), questo sistema ha necessità di disarticolare qualsiasi forma o istanza (etica, sociale, religiosa, politica, comunitaria ecc. ) che non sia riconducibile al capitale stesso, alle forma merce e alla loro infinita e illimitata riproduzione.
Il maschile e il paterno rappresentano dunque due potenziali ostacoli. Il primo per la sua energia vitale e trasformatrice (e potenzialmente anche antagonista). Il secondo (il paterno) perché è quello che per una serie di ragioni (che ora sarebbe troppo lungo spiegare) è preposto per natura e per cultura (che non possono MAI essere separate) alla trasmissione di un sistema di valori che potrebbe non corrispondere a quello dominante. Da qui il processo di omogeneizzazione in corso che ha come obiettivo quello di distruggere le differenze (maschile-femminile, paterno materno), di rimescolare completamente le carte , naturalmente a tutto detrimento del maschile. E’ quest’ultimo che si vuole “femminilizzare” al fine di poterlo meglio “addomesticare”. Il padre deve quindi essere ridotto a “mammo” e/o a “bancomat” (che sia separato o meno non ha nessuna importanza…). Questa nuova figura antropologica e sociale che viene salutata con entusiasmo ed enfasi “progressista” come si trattasse di chissà quale grande passo in avanti dell’evoluzione maschile, è in realtà il tentativo (purtroppo forse destinato a riuscire, lavoriamo per invertire il processo) di annichilire il maschile, cancellandone i suoi tratti distintivi, e di fatto ad omogeneizzarlo al femminile.
Chiariamo subito, onde evitare possibili fraintendimenti, che il fatto di criticare la “femminilizzazione” del maschile e la sua omogeneizzazione al femminile, non significa affatto avere una concezione “negativa” del femminile. Significa solo che il maschile è il maschile e non si vede per quale ragione debba “femminilizzarsi”.
Il processo, dicevo, è già in atto da un bel pò di tempo ed è in corso di ulteriore implementazione e perfezionamento. La possibilità di adottare i figli da parte delle coppie gay o lesbiche è soltanto una primissima avvisaglia di questo processo, uno dei primissimi passaggi, salutato anch’esso enfaticamente dalle fanfare progressiste e politicamente corrette come la nuova frontiera delle sorti magnifiche e progressive del nuovo ”uomo nuovo”, cioè del nuovo soggetto umano finalmente “liberato” dalle pesanti catene dell’appartenenza sessuale.
Fra non molto avremo a disposizione dei laboratori con degli uteri artificiali ai quali, pagando (sia chiaro, pagando) potremo rivolgerci per avere (comprare…) un figlio, e dal momento che si paga potremo anche scegliere il colore della pelle, dei capelli, ecc. Poi in molti si incazzano e gridano allo scandalo quando qualcuno parla di nazi-femminismo… Se queste sono le premesse, a me pare proprio che il “sogno” hitleriano miserabilmente infrantosi e preso a sonori calci nel culo nelle steppe russe, si riproponga oggi sotto altre spoglie. O no?….
Sarà divertente (si fa per dire…) quando questo figlio un domani si rivolgerà ad un non ben precisato genitore A o B, chiedendo incuriosito non se l’ha portato la cicogna bensì:”Genitore B (che qualcosa mi dice sarà il “padre”…), quanto mi hai pagato? Chi ha deciso il colore della mia pelle? L’hai decisa tu insieme al genitore A o l’ha decisa solo il genitore A?…”.
Questa offensiva di ordine, diciamo così, antropologico, segue quella sociale, in atto ormai da tempo, diciamo per lo meno dal crollo dell’URSS in avanti.
Il capitalismo, privo di ostacoli sul suo cammino trionfale (che non siano le sue contraddizioni strutturali interne, l’attuale crisi economica) sia interni che esterni, con l’eccezione di qualche stato-nazione che ancora gli resiste (Cuba, Venezuela, Iran, Siria, senza volerli mettere sullo stesso piano perché si tratta di esperienze storico-politiche completamente diverse fra loro, e senza per questo volerli prendere a modello…) ha già smantellato e sta smantellando in gran parte del mondo occidentale non solo quelle residue forme di stato sociale che ancora sopravvivevano ma ogni forma di organizzazione sociale. Ha precarizzato e sta precarizzando tutto il mondo del lavoro: fra non più di vent’anni al massimo l’intera forza lavoro sarà ridotta ad un massa di precari senza diritti e senza nessuna possibilità di contrattazione sia individuale che tanto meno collettiva).
Ma questa devastazione sociale non era e non è sufficiente, perché il “progetto” ha ben altre ambizioni . L’attacco, come ho spiegato, è portato oggi (questa è la grande novità) anche da un punto di vista antropologico. Ecco perché diciamo che oggi il capitalismo si declina economicamente a destra ma culturalmente a “sinistra”.Perchè è quest’ultima (che non ha NULLA a che vedere con la sinistra storica che nel bene e nel male abbiamo conosciuto fino ai primi anni ’60 del Novecento), quella incaricata dal sistema (ci cui fa parte ma solo come ancella, come del resto l’attuale “destra”, che però è chiamata a d assolvere ad altri compiti) a questo “lavoro”.
L’obiettivo, come abbiamo detto già molte volte, è quello di lavorare ad un processo di atomizzazione e indifferenziazione sociale dove le persone sono ridotte a “individui” non sociali, cioè a monadi non comunicanti fra loro se non attraverso il “linguaggio” e la modalità della forma merce e dello scambio mercantile, in un contesto dove l’individuo stesso, completamente indifferenziato, è ridotto esso stesso, concettualmente parlando, a merce.
Oggi la relazione maschile/femminile, secondo la nostra analisi, è pressoché quasi completamente mercificata (il quasi lo scriviamo perchè, fortunatamente, esiste sempre, anche nei contesti più totalitari e pervasivi, un margine di irriducibilità degli esseri umani, direi che è uno dei fattoti distintivi dell’ontologia sociale umana), concettualmente, culturalmente e psicologicamente prima ancora che praticamente. Quando anche la riproduzione umana lo sarà (perchè sarà sottratta alle leggi naturali), il quadro sarà completo e il processo di mercificazione sarà ultimato. Stiamo parlando, come credo sia chiaro, di quella famosa “ingegneria sociale e antropologica” di cui tanto si parla anche nell’ ambito del movimento maschile. Il problema è che molti continuano ostinatamente a sbagliare bersaglio (sono speculari nell’errore, alle “femministe a sud”) e a individuare la controparte nella “sinistra”, intendendo con questa non l’ala “rosa” e “progressista” del sistema capitalistico (avrebbero in parte ragione, se non dimenticassero anche la sua variante di “destra”) ma la sinistra storica ottocentesca e novecentesca (che peraltro non esiste più…), non capendo o non volendo/potendo capire che questo processo è intrinseco al sistema capitalistico che si sta trasformando alla velocità della luce mentre loro stanno ancora dibattendo se il femminismo sia figlio della Kollontai, della dialettica hegelo-marxiana o dell’UDI.
Alla luce di questa sia pur brevissima e sommaria riflessione, ha senso continuare a sostenere che l’architrave delle società capitalistiche occidentali è nella cultura e nella struttura patriarcale e maschilista?
Ho sempre avuto una grandissima passione per i documentari sui dinosauri, proprio perché ci parlano di un mondo lontan(issimo) che non esiste più…
17 Commenti
Analisi notevole e puntuale.
Condivido l’opinione che, finita l’URSS (con tutti i vantaggi che, nel 1991, ciò sembrava in grado di produrre) sa stao “speso” (o spento) ogni interesse a sviluppare una cultura diffusa sullo smascheramento razionale del culto autoritario del profitto; nè ha potuto rinnovarsi alcuna scuola di analisi critica di una certa autorevolezza. Un filone di ricerche, per studiosi e cittadini, interessati a guardare “in filigrana”, ossia tra le pieghe del dilagante neo-capitalismo.
Macchè!
Illuminante è il Paradigma del Capitalismo “a doppia declinazione” che tu proponi. Poichè esso è fondamentalista, può essere difeso (o trasfigurato) da codici comportamentali, e lingiustici apparentemente contraddittori: linguaggio demagogico-populista, promotore dei vantaggi di un potente, elitario, fondamentalismo economico. Si tratta di solo maquillage linguistico, e tu giustamente, infatti, lo poni in relazione con l’antica vocazione “assoluta” del culto capitalista, o meglio ancora, assolutistica. Tanto, la forza del Capitalismo è strutturale, non certamente “espressiva”.
Max Weber, nella sua “Etica Protrestante e lo Spirito del Capitalismo” aveva suggerito cose non dissimili, senza, per altro, averne comprova alcuna (che noi, invece, abbiamo oggi). Quindi, che le basi del Capitalismo del Novecento fossero rintracciabili in una sorta di spiritualizzazione (alle origini; cioè tra la fine del ‘400 e la fine del ‘500, in area riformata) del Denaro e della finanziarizzazione. Il Capitalismo, come descritto da Weber, sarebbe sorto nel momento in cui il denaro non doveva più servire a qualcosa (il fasto; la distinzione sociale, ecc.), ma sarebbe infine bastato a se stesso. In altri termini, il denaro e la successiva accumulazione del Capitale, dovevano imporsi come mezzi e fini della propria auto-riproduzione, nella storia del profitto e del dominio. A più di un secolo di distanza dalla prima edizione di quel libello – differentemente, ma non troppo, dalle considerazioni di Marx – rimane senz’altro uno dei meno “correct” sulla genesi dell’accumulo. Per questo, continua ad infastidire: neo-liberisti e radical-chich, Francis Fukuyama (quello del risibile “La fine della storia”), il Red-Set veltroniano e cacciariano, il femminismo più miserabilmente tetragono e gli inestirpabili riguargiti dell’estrema destra. Nonostante tutto, l’ipotesi continua a produrre effetti di intransigente rifiuto tra i gruppi più “in”. E non è strano. In una delle pagine più emblematiche vi si legge che il Capitalismo moderno, da quando poggia su di un fondamento meccanico (ed oggi, informazionale e sistemico), non necessita più di alcuna mistica motivazionale, nè si muove a richiedere alcuna stampella ideologioca, o religiosa, per auto-celebrarsi e diffondersi. Poichè “non ha bisogno che di se stesso”. Oggi, la nuova stampella, “il nazi-femminismo”, rappresenta, nonostante tutto, una declinazione di subalternità importante e (sembrerebbe) retoricamente insostituibile, al fine di proporre una nuova burocrazia dell’eliminazione di genere. Poichè, se l’accumulazione del Capitale è auto-riferita, può essere facilitata comunque dall’invenzione di linguaggi ancestrali e mitologici, puristi e discriminatori, per irretire le masse e fiaccarne le capacità di elaborazione. Per terrorizzare e separare. Anche qui, la citazione hitleriana è magistrale. Arriva il Quarto Reich! E’ misandrico, care signore, e gode di buona salute.
Roman Csendes(Quota) (Replica)
Roman Csendes,
e ho detto tutto, Roman…
Spero proprio che alla nostra prossima riunione tu possa essere dei nostri.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Finita o no, in Russia però non scherzano affatto, neppure con le donne… Anzi, mi pare proprio che in quei luoghi la “parità dei sessi” sia un qualcosa di molto più serio… Dalle nostre parti non accadrebbe mai.
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Destinata ad un campo di lavoro in Siberia…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/11/05/Pussy-Riot-marito-Nadia-verso-campo-lavoro-Siberia-_9569768.html
Pussy Riot: marito, Nadia verso campo lavoro Siberia
Il marito su twitter: ”In corso il suo trasferimento”
05 novembre, 14:59
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MOSCA – Nadezhda Tolokonnikova, una delle Pussy Riot condannate a due anni di prigione per una preghiera anti Putin, e’ stata destinata ad un campo di lavoro in Siberia, nella regione di Krasnoiarsk a 4.400 chilometri da Mosca. Lo ha reso noto il marito in un tweet sottolineando che e’ in “corso il suo trasferimento”.
L’odissea delle tre giovani musiciste della punk band Pussy Riot era iniziata dopo la condanna a due anni di carcere per una preghiera ”blasfema” anti-Putin nella cattedrale di Mosca.
Tiziano(Quota) (Replica)
Tiziano,
Campi di lavoro…SIberia…e ci e`finita una Pussy Riot…No…Pappagallus, trattieniti…no…non posso. No.No…e va bene, lo devo dire. `Sto cazzo di Putin e`proprio un dio, se ritorna comunista e magari si fa crescere un bel paio di baffoni diventa il mio idolo.
…Oooh, l`ho detto. Eccheccazzo
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
Una femministella ignorante e inutile al mondo (anzi dannosa, come tutte quelle come lei) sbattuta a calci in culo in mezzo alla SIberia…a lavorare, non a fare la mignotta! A lavorare, a meno quaranta…Putin, ti amo, cazzo, spero di scoprire che sei mio padre. Torna comunista, ti prego…
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
Domani mi arriva una telefonata. Lo sento.
Forte accento russo. “Tu Pappagallulus sibiricus? Io letto tui post su Uomini Beta, da. Io tovarich Putin. Io bisogno Colonnelli bolscevichi italiani antifemministi. Noi arruolare te e noi formare te in Accademia neoricostruita di KGB di Krasnoyarsk. Questa linea segreta, da, tovarich. Tu tranquillo, nessuno scopre te.Noi sempre stati comunisti, noi camuffati ingannare occidente, da. Noi prendere femminismo occidentale e spezzare in due femminismo e capitalismo. Domani passa compagno ora…in via…prelevare te.”.
Oh, che volete, ognuno ha i sogni che si merita…
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
Pappagallulus sibiricus,
Se potessi parlare, caro Pappagallus… ti conosco, “mascherina”…
P.S. però così facendo, diamo ragione ad Albert che dice che siamo vecchi bolscevichi imbalsamati…Sputace sopra…va bè, stamo a scherzà, su, come diceva Nando Mericoni (“Un americano a Roma”…)
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Pappagallus, mi hai fatto impazzire con i toi commenti; veramente straordinari.
Grazie Fabrizio, non sai quanto vi stimo.
Adesso vivo fuori dall’Italia, ma appena possibile sarò dei vostri, ci puoi contare. Per il momento riesco appena a campare; in realtà, sono già dei vostri. Intanto, interverrò, per portare, quando mi è possibile, un contributo praghese, da entusiasta e da “amico dell’essere umano”.
Occore alzare il livello del confronto, anzitutto tra noi; cioè tra noi uomini. L’assimmetria creata dall’assurda definizione hegeliana, inter-etnica ed assolutistica, “noi donne” (partito insensato, ma che esiste), è meglio per tutti che venga ri-bilanciata. L’equilibrio va ricercato in una riscoperta della dialettica, e, socio-politicamente, dalla formazione di un nucleo storico reale e democratico, di filantropi e difensori dei diritti civili. Quindi, di un “noi uomini”, definizione di un gruppo di autodifesa che non ambisce alla purezza, neanche defintoria, poichè non ambisce al dominio che consegue ad ogni operazione politica di “pulizia” (che sia etnica, o di genere). Orientandosi, semmai, alla disubbidienza civile gandhiana. Partito che esiste qui, in rete, ma non esiste ancora come diffuso movimento di opinione; anzitutto per uomini emancipati e paritari, poi per gli altri.
Se ogni uomo non appena la donna-pusher, misandrica, si mettesse ad umiliarlo se ne andasse (e di corsa), magari con qualche verbalizzazione – non mi faccio umiliare perchè sono un essere umano – vedresti come queste classiste, sessite, misandriche, etnocentriche (razziste) sessuofobe-sessuomani e paracule non oserebbero neanche toccarlo, un uomo. Cioè sarebbero dissuase nell’offendere in profondità la sua dignità di essere umano, sport oggi da esse praticato. Dignità umana sancita dal “Diritto Internazionale”, ma sconfessata, de facto, nei tribunali di questo americanizzato paese.
Ma siamo ancora lontani da questa proposta di resistenza civile, di genere, che, grazie al Cielo, gruppi come Uomini Beta fanno da anni.
Perchè? Perchè molti di noi credeno ancora che questa umiliazione sia sempre esistita, che non corriisponda all’applicazione di una vera ideologia industriale di oppressione. Credono, giocoforza si auto-illudono come tutti i tossicodipendenti, “che non sia poi così male” e che la storia vada così (fatalismo). Questo non riconoscimento (al di là della ricattabilità di molti di noI) è determinato dalla vecchia dualità imperante, dominio-sottomissione, che ben si condensa nel concetto di “alienazione”.
Ogni uomo italiano si sente chiamato a fare gli interessi della donna d’Italia. Cioè proprio di quel idealtipo sociale che gli è contro e lo umilia. Alienazione classica.
Per questo la Ciprini mi è piaciuta. La sua simpatia, il suo coraggio, oltre che la chiara analisi della società verso cui stiamo andando. Occurre discutere con chi non è distruttivo, non è decostruzionista, non è genitalista ed ossessivamente castrante (per ragioni farmacologiche e psichiatriche, oltre che per stupidità personale; Mary Daly docet).
Tutte cose che, per me, significano automaticamente ideologia della “violenza e della frode”. L’ennesima frode perpetrata dalla classe illusionistica per eccellenza, che oggi non sembra essere neanche più la borghesia, non quella moderna, allmeno. Non è un caso che, allo sbarco in Italia, il femminismo americano non fosse piaciuto a “quel” PCI (ai suoi intellettuali e comunicatori più avvertiti; poichè “spaccava la classe”) e ai vari corpuscoli paritari, ancora socialisti, E ai cattolici, aggiungiamoceli con cuatela, ma aggiungiamoceli sicuramente.
Lasciamo i “sinistri” del PD nella loro “solare” genuflessione alla destra “di professione”; come si dimostra essere la super-classe dei cacciaristi più inquinanti ed ipocriti. Sono loro i “maiali” (oltre ai veltroniani, con il loro “kennedysmo” e ai d’alemiani, che oramai sono un potentato), quelli della “Fattoria degli animali” (proprio loro!) di orwelliana memoria. Nella metafora, i “maiali” si impadroniscono della fattoria socialista di cui facevano parte e, nel sotto-testo, la distruggono, la svendono pezzo per pezzo. Senza lenticchie, questa volta, ma qualcosa di più. Mai trotzkista fu più profetico. Fuor di metafora…..Ah, ma non c’è un fuori di metafora! C’è un’identità perfetta fra narrazione immaginaria e documentazione storica, dimenticavo.
Niente di strano che Veltroni e D’Alema (con un cinismo senza pari) si siano dissociati a più riprese da temi progressisti, tipicamente laici, europei e libertari, quali; l’analisi delle povertà culturali; l’analisi dello sfruttamento dei giovani; la critica all’anti-intellettualismo (anti-intellettualismo praticato da tutti i “sinistri” di oggi); analisi “sensata” (e preoccupata) della linea misandrica (per “maschi pentiti”) di formazione (e somministrazione) ideologico-farmacologica statunitense: Enrico (Letta); George (Napolitano), i “nostri agenti non all’havana, ma a Roma” hanno tradito la cultura internazionale del diritto, e si sono sveduti. Fatti loro!
La Russia? Non sono un entusiasta. Ma a tutti i “rautiani” del PD dico: se non ci fosse stata l’amministrazione Putin (e la provocatoria “lettera aperta al popolo americano” ha mostrato la chiarezza di vedute della Russia e la sua determinazione; in realtà, quella lettera, ha significato un ultimatum agli USA; “volete la pace? non staremmo qui tutto il giorno a chiedervela”) avremmo adesso un’altra guerra: in Syria.
Il Pd si è messo in coda, ma non può dire: “siamo stati noi”. Non sono stati loro ad influenzare questo involontario (doloroso, per un fascista) cambio di linea del duo bellicista Batman-Robin (Usa-UK).
Sarebbe stata un’altra ecatombe, con la coscienza pulita (“peace-keeping” docet).
E questo ruolo, armistiziale quasi, della Russia (in questo caso, come nella guerra in Yugoslavyia, contraria all’enesima globalizzazione USA di un conflitto locale) è un merito che non è da riconoscere, o esaltare.
E’, semplicemente, “un dato di fatto”.
Non è la Russia (o la EC; o la Cina popolare) ad avere 10 portaerei operative in ogni zona del mondo. Con altre due in costruzione.
Non è la Russia a fare “guerra culturale” al resto dei popoli del globo.
Roman Csendes(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi,
Accidenti, se Albert mi dice che sono un veterobolscevico a me dispiace tantissimo…vi giuro…mi rotolo a terra in preda alle coliche e non mangio piu`.
Roman Csendes,
Il tuo livello e`notevole, benvenuto. Spero che il Compagno Putin chiami anche te.
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
Articolo notevole. J. Camatte parlava a proposito di questa fase del capitalismo, di passaggio dal dominio formale al dominio reale del Capitale, con ciò intendendo che il Capitale si è impossessato ormai di ogni ganglo della vita, sociale e individuale. Anzi, aggiungo, si è impossessato della vita stessa tramite l’ingegneria genetica e le tecniche di fecondazione artificiale. Tutto ciò naturalmente in nome del progresso e della liberazione dell’essere umano. Ma liberazione da cosa se non da se stesso, dall’imperfezione del corpo, dalle emozioni e dalle passioni?
Troppe donne sono ingannate e scambiano il regno per il classico piatto di lenticchie. Non si accorgono della trappola in cui ci siamo cacciati, e abbiamo il dovere di ricordarlo ogni giorno. Ma certo anche gli uomini non sono affatto messi bene, anzi.
Sul concetto di patriarcato si continuano a fare confusioni interessate per non far capire l’essenziale. Esso è nato nel momento in cui il controllo della prole non è più stato esclusivamente in mani femminili, bensì condiviso. Poi, come sostiene Neumann, vi sono state forme oppressive di Patriarcato quando il controllo è stato in mani esclusivamente maschili, ma si tratta di accidenti storici contingenti. Oggi parlare di patriarcato è una evidentissima idiozia o meglio un falso propalato ad arte. A rigore si dovrebbe parlare invece di neo-matriarcato. E poichè è il padre che forma socialmente gli individui, li struttura, si capisce bene il motivo per cui è tenuto sotto attacco costante. Al capitale servono soggetti deboli, manipolabili, influenzabili. Sarò franco fino alla brutalità: per le donne è più difficile accorgersi del senso di questo processo e quindi di contrastarlo per il semplice motivo che sfrutta abilmente proprio alcuni caratteri intrinseci del femminile e del materno. In altri termini la “salvezza” dipende dagli uomini e dalla loro lucidità di visione delle cose.
Può non piacere ma è così.
armando
armando(Quota) (Replica)
armando,
Bella analisi. Io saro`ancora piu`semplice e piu`brutale. Il Liberismo, cioe`il Capitalismo senza freni, tende a creare lo stato di natura. Il Darwinismo sociale. Piramidi chiuse coi maschi potenti in cima e tante femmine adoranti sotto. Gli altri maschi, morti o morenti o isolati o emarginati: perdenti. Un sistema che a ogni singola donna fa impazzire. OGNI femmina umana, come molte nel regno, appunto, delle bestie, adora sognare un maschio potente, pensare di esserne degna, scartare il suo vicino o usarlo come rincalzo. Conseguenza: le donne, tutte, per natura, sono amanti dello stato di natura. Se lasciate senza freni conducono a quello piu`ancora degli uomini- molto, ma molto di piu`. Il Capitale liberato dal Liberismo fa uguale. Sintesi, ovviamente delirante per i piu` : le donne, e le femministe a maggior ragione – le loro punte di diamante, sono le alfiere naturali del liberismo sfrenato. Cioe`del Capitale. Le parole sono pietre. Shopping uguale consumismo. Consumismo uguale capitalismo. Capitalismo uguale capitale. Fra i due sessi qual`e`quello che VIVE per lo shopping? Anche in una baraccopoli di Rio o in un villaggio di sterco bovino dello Zululand avrete maschi che vanno a farsi sparare o sbranare per compiacere femmine sdegnose. Pronte pero`ad accapigliarsi davanti al carretto del commerciante che viene dalla citta` a smarciare ninnoli. Volete dirmi che non e`vero? Volete dirmi che deliro? Ditemelo. Nel qual caso non e`colpa mia se non capite un cazzo.
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
Dimenticavo:” Pronte pero`ad accapigliarsi davanti al carretto del commerciante che viene dalla citta` a smarciare ninnoli, o davanti al bonzo alfa che manda i loro mariti a farsi sbudellare”
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
“Le donne, se il tatto non le ravviva, nulla le rattiene” (DANTE).
armando(Quota) (Replica)
http://femminart.it/2013/11/20/valentina-morri/
Si prega di notare il passaggio:
“si ostina a voler essere governata da maschi nonostante i risultati inqualificabili”.
Tatcher, La Garde, Fornero, Cancellieri CVD.
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
Pappagallus sibiricus,
Scusate, non vorrei che queste mie parole fossero scambiate per una provocazione. Vi assicuro che non è così.
Ma che cazzo scrive questa? Eppure il muso in qualche libro di filosofia ce l’ho messo ogni tanto…
Non sto scherzando, qualcuno di voi è in grado di dirmi che cazzo sta dicendo questa Valentina Morri?
Riporto testualmente uno stralcio:” Dal punto di vista femminile tutto cambia, anche se non sono evitabili distorsioni in questo caso dovute ad un eccesso di solidarismo, condivisione esclusiva che si trasforma in codice proprietario, ovvero interdetto a quelle parti, maschili o femminili o neutre, potenziali fonti di attacco. Una forma di difesa oggi profondamente giustificata. La filosofa Angela Giuffrida dice: “La femminità è la razionalità della specie” intendendo, pensiamo, per razionalità il contrario di ciò che alla donna viene solitamente imputato, una irrazionalità che è piuttosto una razionalità emotiva, quindi metodo, quindi chiara nelle sue indicazioni verso una specie, quella umana…”.
A me sembra un delirio…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
a me che non ho mai messo il muso in un libro di filosofia se non per sbaglio, sembra chiarissimo. E’ la supercazzola come se fosse antani, con scappellamento a destra -intendendo, penso, non come fosse destra ma sinistra la quale vira nel famoso e sempre oscurato razionalismo irrazionale.
A parte gli scherzi, la signora filosofa mi sembre che qui:
La femminità è la razionalità della specie” intendendo, pensiamo, per razionalità il contrario di ciò che alla donna viene solitamente imputato, una irrazionalità che è piuttosto una razionalità emotiva, quindi metodo, quindi chiara nelle sue indicazioni verso una specie, quella umana…”.
dica semplicemente cose come “le mamme non sbagliano mai e hanno sempre ragione”
Rita(Quota) (Replica)
Pappagallulus sibiricus,
Pappagallulus sibiricus,
Sul n. 804 de il covile http://www.ilcovile.it un mio pezzo dal titolo femminismo e capitale. Armando
Armando (Quota) (Replica)