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Proverò a dire quello che dicono le ricerche più accreditate in merito al fenomeno in modo molto sintetico.
I problemi di questi uomini nascono da una moltitudine di eventi tra i quali i più importanti sono esperienze con le figure genitoriali che hanno loro procurato vissuti di ansia e di vergogna così forti da condurre ad una percezione della loro identità molto fragile, poco coesa.
Quando un uomo comincia ad entrare nella spirale della violenza è perché spesso avverte un disagio interno che riapre delle ferite tali da far vacillare la sua identità ma non riesce a spiegarlo, non riesce a dare un nome al suo disagio emotivo e soprattutto non sa controllarlo perché non ne ha i mezzi (ossia non ha sviluppato durante l’infanzia e l’adolescenza quelle cosiddette funzioni di auto consolazione, per cui ha bisogno sempre della presenza fisica della partner, ed ecco il motivo delle condotte di controllo); di conseguenza, sposta la causa del suo disagio, che potenzialmente rischia di fargli provare sentimenti di vergogna insopportabili, al di fuori, sulla partner, in modo da poter controllare meglio le cause e dunque riuscire a lenire le sue sofferenze.
Dal momento che la vergogna è un sentimento insopportabile, perché al contrario della colpa si traduce nella percezione di sentirsi come sostanzialmente difettosi nella propria persona, nella propria interezza e perciò indegni di amore e di affetto, ecco che per coprire la vergogna subentra la rabbia e dato che si è spostato l’origine del proprio disagio dall’interno all’esterno, ecco che la partner diventa il bersaglio della rabbia.
Qui non c’entrano per nulla patriarcati, misoginie, culti della donna – oggetto e culture dello stupro: è inutile andarle a cercare sotto le suole delle scarpe, sotto le pietre o su Marte perché il problema di questi uomini è con l’intimità, non con le donne e lo sappiamo perché queste problematiche le ritroviamo nelle coppie omosessuali violente (maschili e femminili) e nelle donne violente con gli uomini; questi uomini si comportano bene con le altre donne proprio perché fuori di casa prevalgono altri tipi di relazione che non presuppongono legami di intimità.
Per quanto riguarda la tematica del potere e del controllo, un altro mantra femminista, questo tema non aiuta minimamente a comprendere gli uomini violenti perché in primo luogo è come parlare di aria fritta, nel senso che tutte le condotte umane sono finalizzate al potere e al controllo: anche il mafioso che estorce del denaro all’esercente commerciale lo fa per il potere e il controllo, così come il sistema di corruzione e concussione nel mondo politico e imprenditoriale. Se adottiamo questa mitologia femminista, ossia nella sua apparenza, non siamo in grado di distinguere le varie condotte criminali; in secondo luogo, queste condotte, che esistono, non dimentichiamolo, hanno come obiettivo quello di ripristinare un senso di controllo interno nell’uomo, tale da non fargli sperimentare quel disagio insopportabile, non quello di mantenere privilegi maschili, patriarcati, culti della donna-comodino, culture dello stupro e misoginie varie.
Per quanto riguarda la misoginia, o meglio l’ostilità verso le donne e il desiderio esplicito di mantenere i privilegi maschili (che si sentono quando ascoltiamo gli uomini violenti) vanno fatte alcune precisazioni.
Le femministe, le paritarie o comunque coloro che aderiscono a queste teorie quando devono spiegare i comportamenti violenti verso le donne, dicono che le donne sono uccise in quanto donne.
Questa spiegazione, degna di una bambina delle elementari (qui la parità dei sessi ci vuole) perché vede ciò che è immediatamente disponibile agli occhi e inoltre regala un senso di potere perché fa percepire le donne importanti solo per il fatto di appartenere al genere femminile, in parte segnala una spiegazione pleonastica e in parte una fallace.
La spiegazione pleonastica risiede nel fatto che, dato il fatto che la violenza è un problema di intimità e dato che la maggior parte delle relazioni sono di tipo eterosessuale è chiaro che se l’aggressore è un uomo, la vittima sarà una donna (vale anche se adottassimo questo criterio per le relazioni omosessuali femminili).
La fallacia di tale argomentazione risiede nel fatto che se la causa è nell’essere donna allora vuol dire che ne basta una qualunque, ossia la donna è intercambiabile nel suo essere vittima. Ma se così fosse allora perché gli uomini le ammazzano se percepiscono l’abbandono e perché proprio la partner o non la prima che capita sotto tiro tipo la vicina o la suocera? Non dovrebbero sentire alcun emozione proprio perché, in teoria, se dipendesse solo dal genere, non dovrebbero aver sviluppato alcun legame affettivo.
Non solo, ma perché spesso, dopo che gli uomini picchiano le partner si scusano con loro e promettono che non lo faranno più, diventando estremamente mansueti e disponibili ad ogni richiesta della loro donna? Che razza di misoginia è? Ma qualcuno ha mai visto un’antisemita picchiare un ebreo e poi scusarsi con lui dicendogli “scusami, non lo farò più, ho tanto bisogno di te, tu sei la mia vita”? È una misoginia a tempo?.
Infine, è vero che spesso gli uomini violenti ce l’hanno con le donne ma spessissimo queste attitudini si trovano dopo che hanno commesso molte violenze, ossia ciò che si torva ora non è detto che ci sia stato prima (chi fa psicoterapia o ci è stato lo sa bene) e questo perché le persone tendono a trovare spiegazioni che siano consone ai loro comportamenti e alle loro emozioni, adattandole vicendevolmente. Prima viene l’ostilità verso la propria donna e poi l’ostilità verso le donne in generale. In questo modo l’uomo sa darsi perfettamente una spiegazione alle sue emozioni così impetuose, ma l’ostilità o l’odio sono conseguenze, non cause. Inoltre queste spiegazioni hanno il vantaggio di non far provare all’uomo quei sentimenti di colpa e di vergogna che fa di tutto per non esperire
Il rischio delle teorie di genere è il medesimo del medico che di fronte ad una malattia grave che ha come sintomi la febbre da un’aspirina ritenendo la febbre la causa. Noi non dobbiamo curare la febbre, altrimenti gli uomini tornano a picchiare le donne razionalizzando però la causa delle loro violenze su altri aspetti della vita (alcol e stress sono le cause più comuni).
Ora, considerando queste informazioni (scientifiche), proviamo a considerare gli interventi di genere che fondamentalmente si focalizzano sulla prevenzione nelle scuole: totale fallimento.
Se volete sapere l’efficacia dei trattamenti di genere (un tema di cui si sta dibattendo in Italia) secondo il mio parere sono l’antitesi di un trattamento terapeutico per svariate ragioni.
Proseguo il ragionamento accennando ai trattamenti sugli uomini violenti che si basano sulle teorie di genere.
Il motivo per il quale lo faccio è perché si stanno promuovendo iniziative volte a offrire delle opportunità di cambiamento agli uomini che maltrattano la partner. Inoltre, alcune persone cominciano a pensare che la prevenzione nelle scuole può essere utile per i futuri aggressori (ma abbiamo visto che non è così), ma certamente non serve a nulla per gli uomini adulti.
Vi sono già alcuni centri come quello di Firenze (uno psicologo che lavora in questo centro scrive sul Fatto Quotidiano) che offrono aiuto a questi uomini (in modo molto discutibile, a giudicare da come presentano il loro modello di intervento); infine, ne parlo perché recentemente è uscito un volume intitolato “Uomini che maltrattano le donne che fare?” edito da Carocci che illustra come gli interventi, per essere efficaci devono assumere una prospettiva di genere quale requisito fondamentale.
I trattamenti basati sul genere che le autrici e gli autori auspicano sono detti psicoeducativi (la psicoterapia è ritenuta inefficace e deleteria in termini politici perché giustificherebbe gli uomini violenti facendo loro credere che hanno qualche problema che non dipende da loro e dalla volontà di opprimere le donne) e si rifanno ai modelli Duluth e Emerge.
Secondo questi modelli la violenza maschile è concepita come uno strumento di potere e di controllo che origina nel patriarcato e mira a rendere gli uomini dominanti e le donne dominate; questo è il frutto di una socializzazione maschile che vede gli uomini educati ad assumere ruoli di dominanza verso le donne. Niente di più e niente di meno. Se la donna usa violenza all’interno della coppia questa viene sempre letta come autodifesa dalle violenze dell’uomo, non importa quale sia la realtà.
Gli aspetti educativi di questi modelli (invocati dalle femministe a dalle paritarie che seguono le teorie di genere) consistono nel fatto che la violenza ha come obiettivo quello di mantenere e perpetrare i “privilegi maschili” che esistono all’interno delle strutture patriarcali (le donne dei vari paesi sembrano fare a gara a chi ha il paese più maschilista d’Occidente).
Vediamo quali sono alcuni di questi privilegi maschili: sono credenze quali “l’uomo deve essere il capo della famiglia, le donne considerano gli uomini come bancomat, le donne amano essere picchiate, le donne vogliono essere dominate, le donne che vogliono la parità odiano gli uomini, l’uomo ha diritto di scegliere quale persone la donna deve frequentare”, ecc. Secondo le femministe, i femministi, le paritarie e i sostenitori di questi interventi, questi privilegi sono epidemici e coinvolgono tutti gli aspetti delle relazioni uomo-donna.
Di fronte a questi dati uno si aspetta che gli autori di tali modelli abbiano svolto molte ricerche, accurate, approfondite e sufficientemente rappresentative della popolazione di riferimento per poter arrivare a questa conclusione; in realtà, se si legge il manuale Duluth (il modello più usato), alla base dell’affermazione che la violenza è causata da questi privilegi si scopre che tali giudizi derivano da un campione di 9 persone, 5 donne maltrattate e 4 uomini che hanno completato il programma (la popolazione statunitense è “leggermente superiore”). Potete dunque capire la scientificità e la portata generalizzante di tali affermazioni sulla popolazione maschile. E questo è il primo fallimento annunciato.
I Modelli di genere si focalizzano esclusivamente sul potere, il controllo, gli stereotipi negativi che gli uomini hanno sulle donne, come le donne vengono trasformate in oggetti sessuali o sminuite e oggettivate nelle barzellette sessualmente spinte o in altri tipi di interazioni o fenomeni sociali.
Per facilitare la presa di coscienza di come gli uomini dominano le donne, il facilitatore (il conduttore) si relaziona agli uomini adottando con loro una relazione di tipo schiavistico o coloniale (dal manuale a pp. 49), e inoltre accusa gli uomini violenti di essere degli schiavisti (provate ad immaginare questi uomini come vivono il programma “educativo”). Allo stesso tempo li incoraggia a rispondere in modo educato a rispettoso alla partner quando questa si arrabbia (provate a considerare l’ipotesi se questa è violenta) e a volte chiede loro di scrivere una lettera di scuse per aver causato le violenze.
In altre parole, anziché costruire una relazione sulla fiducia e sull’accettazione della persona (che è cosa diversa dal promuovere assunzione di responsabilità per ciò che uno ha fatto), basano i loro interventi provocando negli uomini umiliazione e vergogna.
Ora, come ho illustrato precedentemente, la vergogna è proprio quel sentimento che gli uomini violenti fanno di tutto per evitare e questo non solo non aiuta, ma non fa altro che peggiorare la situazione. Inoltre, i conduttori non considerano minimamente altri fattori che possono essere importanti quali abuso di sostanze, la violenza della partner, stress lavorativo, difficoltà di comunicazione, disturbi psicologici, scarso controllo degli impulsi, temperamento primariamente violento, ecc.
Tutti questi fattori vengono scartati come scuse che servono a giustificare la violenza e mantenere i privilegi maschili, sottolineando agli uomini che così facendo si comportano da oppressori che non si assumono la responsabilità oppure colpevolizzano la donna grazie al loro maschilismo per perpetrare il patriarcato e i privilegi maschili.
Tutto ciò è anti terapeutico non solo perché non prende in considerazione fattori decisivi per la riuscita del trattamento, ma soprattutto perché non si accoglie la realtà della persona che viene ritenuta menzognera a prescindere, dopo che questa ha fatto uno sforzo enorme per provare a comunicarla sperando di ricevere attenzione e conforto (per gli uomini violenti è difficile parlare delle loro debolezze). Provate a immaginare gli effetti.
Quando a questi uomini si dice che sono privilegiati a causa del patriarcato questi trasecolano: si considerano gli ultimi sulla faccia della terra a possedere dei privilegi; inoltre quando la loro realtà non viene accolta (ossia tutte quelle informazioni che non combaciano con la teoria femminista) imparano ben presto a non indispettire il conduttore, aderendo alle sue richieste pur ritenendole prive di senso (efficacia dell’intervento zero).
Infine, quando viene umiliato e il facilitatore spinge perché sperimenti vergogna per le sue credenze patriarcali, l’uomo per difendersi dalla vergogna comincia a provare rabbia, solo che a questo punto diventa cronica, in particolare se il facilitatore gli ha imposto di scrivere una lettera di scuse alla partner: sarà cronicamente arrabbiato verso la partner che l’ha denunciato e verso il sistema che lo costringe a fare questo percorso.
Questo aumenta il senso di impotenza che gli uomini violenti fanno di tutto per evitare che a sua volta aumenta la rabbia.
L’intervento non ha fatto altro che renderlo più violento.
I tassi di recidiva degli uomini che seguono questi trattamenti sono spaventosamente alti: dal 40% al 60%. I tassi di abbandono arrivano anche al 75%. Per i trattamenti psicologici si è visto che il tasso di recidiva arriva addirittura al 23% in un arco di tempo di 11 anni (un ottimo dato).
I trattamenti di genere sono un fallimento e a mio modo di vedere possono essere molto pericolosi.
182 Commenti
Sull’ambiguitá della visione della colpa, si costruiscono modelli deleteri in cui la paternitá viene annichilita in una separazione coniugale in presenza di figli.
Roberto(Quota) (Replica)
“Le dò una bella notizia….Il femminismo non è mai morto….continua a produrre riflessioni da decenni..è studiato nelle università, ormai ci sono gli studi di genere…non è che quando non siamo in piazza con i cartelloni stiamo in letargo da qualche parte…
Il commento che ho appena trascritto è di Nadia Somma. Ha un blog sul Fatto Quotidiano insieme allo psicologo citato nell’articolo.
L’ho riportato perché quel che dice è vero e per me oltremodo angosciante (come ho avuto modo di esprimere in altri commenti su altri articoli).
La presa delle Università è avvenuta o sta avvenendo sotto i nostri occhi. E con i nostri soldi aggiungerei.
Sono angosciato, non certo per paura di perdere privilegi, che non ho mai avuto ne tanto meno pretesi, ma perché concordando in pieno con l’articolo, vedo l’avanzare di quell’insieme di idee, pratiche ed interessi che vanno sotto il nome di politiche di genere. E ne intuisco, pur non essendo uno psicologo, uno psicoterapeuta, l’erroneità, la fallacia, i danni che queste provocano e soprattutto provocheranno sempre di più in futuro.
Comunque, onore al merito a Marco.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
sottoscrivo Luigi. Via i women’s studies dalle università tenute in piedi con i soldi di tutti. Sì, ai women’s studies nelle università private e ovunque si debba pagare, e quindi scegliere, per praticarli.
diait(Quota) (Replica)
Ottimo, Marco Medici!
Due osservazioni. (E che Aristotele mi perdoni)
Una prima domanda che mi “sorge spontanea” è perché tra le interazioni violente (coppie gay, coppie etero e via dicendo) non compaia la principale: adulti/bambini. Le “problematiche” che innescano il ciclo della violenza sono analoghe; ed è un argomento probante contro la chiave del “genere”.
Poi, il concetto di “intimità” mi sembra poco efficace, e/o sviante, rimanda a teorie e narrazioni che sanno di femministichese o psicanalistichese. Cercherei qualcosa di – anche linguisticamente – più concreto e immediato. Impotenza appresa, rabbia compressa, bisogno di rivalsa, eccetera ad lib.
Ma sono osservazioni collaterali, perché condivido assolutamente il discorso di Marco e gli argomenti che porta.
diait(Quota) (Replica)
“Le dò una bella notizia….Il femminismo non è mai morto….continua a produrre riflessioni da decenni..è studiato nelle università, ormai ci sono gli studi di genere…non è che quando non siamo in piazza con i cartelloni stiamo in letargo da qualche parte…” (Nadia Somma)
Magari fosse rimasto nelle piazze…E’ proprio questo il punto, è diventato ben altro, come sosteniamo sempre. Un apparato di potere politico-mediatico-accademico con una sua struttura ramificata un po’ ovunque, capace di sviluppare un controllo totale su quella che noi chiamiamo “eto-psico-sfera” (e ciò conferma che il femminismo è un’ideologia rivoluzionaria nella stessa misura in cui io sono Einstein…).
Ciò detto, concordo sia con Luigi che con Diait. Gli “studi di genere” nelle università sono corsi di ideologia pagata con i soldi dei contribuenti. La finalità è doppia. Diffondere il verbo da una parte e creare posti di “lavoro” per la solita pletora di “consulenti”, “esperte/i” e fancazziste/i varie/i che pascolano nei suddetti “ambient” politici-mediatici-accademici di cui sopra, dall’altra.
Ho visto con i miei occhi diverse impiegate amministrative universitarie che prestavano servizio presso le segreterie di alcuni rettorati (distaccate, comandate, assunte a tempo determinato o indeterminato, comunque raccomandate e di “area”, come si suol dire…), laureatesi in “antropologia dei tramonti” o in “storia del cinema kazacho” (con tutto il rispetto per i cineasti del Kazachistan, sia chiaro, ci capiamo…), assumere con il tempo incarichi universitari, dottorati di ricerca, cattedre, in materie che avevano a che vedere con le “politiche di genere”. Naturalmente questi incarichi avvengono tutti per cooptazione.
Nelle redazioni dei giornali e in generale nei media, la situazione è senz’altro peggiore. Bene o male nell’ambito universitario per assumere un incarico devi dimostrare di aver prodotto qualcosa, magari scopiazzando di qua e di là, ma qualcosa devi aver fatto, quanto meno esserti presa una laurea. Così non è in ambito mediatico, specie in quello televisivo, inve di fatto chiunque (comunque raccomandatissimo, perché è assai difficile essere assunti da un quotidiano) può essere assunto per sparare qualsiasi puttanata gli/ le viene detto di scrivere. Il controllo diretto e indiretto dei media e non solo (televisioni, giornali, radio, ma anche cinema, mondo della cultura in generale) da parte del neo femminismo è ormai totale.
Hanno lavorato bene, come si suol dire, le “ragazze”. Lo constatiamo noi quotidianamente, sottoposti a costante e continua censura sui vari blog.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
il cinema kazako – vedi “Tulpan” – ci dà una pista, comunque.
diait(Quota) (Replica)
(E che Aristotele mi perdoni) (Diait)
Secondo me devi prima perdonare i tuoi genitori e poi te stessa, avviluppata in un circuito psicologico vizioso.
E cioè: mi ribello ai miei genitori (comunisti) non perchè sono o sarei stata intimamente un anticomunista viscerale ma perchè mi ci hanno fatto diventare, cercando in tutti i modi, soprattutto attraverso un condizionamento psicologico diretto o indiretto (ed è comprensibilissimo il tuo risentimento) di farmi diventare comunista. Però siccome sono consapevole di questo, ho sviluppato un “odio” per i miei genitori e naturalmente per il “comunismo” (che nel tuo caso è la proiezione in chiave ideologica dei tuoi genitori) ma anche un senso di colpa generato da quello stesso odio. E siccome sono anche consapevole che il mio anticomunismo viscerale e in generale le mie convinzioni ideologiche sono il risultato di questo processo (e quindi del risentimento per il tipo di “educazione” o “formazione”, o bombardamento ideologico a cui sei stata sottoposta dai tuoi genitori), ho sviluppato qualcosa che è una via di mezzo fra il senso di colpa e un'”antipatia” nei confronti me stessa (e quindi di inadeguatezza), perché dentro di me c’è una vocina (una percezione), a metà strada fra il conscio e l’inconscio, che mi dice che se avessi avuto la capacità di elaborare il mio vissuto (la relazione con i tuoi genitori) invece di optare per una (più facile, anche se comprensibile) scelta “antagonistica”, forse oggi avrei una molta maggior lucidità nell’osservare la realtà e nel posizionarmi nei confronti di questa, e probabilmente sarei stata anche una persona diversa, nel senso di una diversa personalità.
Ma ormai sono così e non posso (anche se un parte di te lo vorrebbe) cambiare anche perché questo comporterebbe una messa in discussione troppo radicale della mia persona. Ma il problema è che sono consapevole anche di questo (cioè di questo limite, di questa fragilità) e siccome tendenzialmente voglio essere una che non si pone limiti di questo genere, allora questo conflitto interiore si acutizza sempre di più. E il cane continua a mordersi la coda, senza fine…
Ascolta, prova a fare una cosa che potrebbe aiutarti, parlo dal punto di vista psicologico, sia chiaro, qui l’ideologia non c’entra più nulla.
Prova a dimenticarti dei tuoi genitori, di Lenin, di Stalin, di Togliatti, Longo e Berlinguer, delle feste dell’Unità a cui ti avranno trascinato per anni. Butta tutto dietro alle spalle (o alle ortiche, come preferisci) e fai una cosa che secondo me, posso sbagliarmi ma non credo, non hai mai fatto (come del resto la stragrande maggioranza delle persone, ivi compresi i comunisti).
Prendi in mano alcuni testi di Karl Marx e comincia a leggerli. Lascia perdere Il Capitale che quello non l’ha letto manco Fidel Castro (per lo meno è stato onesto), e secondo me il 90% dei dirigenti dei partiti comunisti di tutto il mondo (e non solo Il Capitale). Suggerisco i Manoscritti filosofico-economici del ’44, Miseria della Filosofia, le Tesi su Feuerbach e L’ideologia tedesca (in particolare per te, quest’ultimo è fondamentale).
Fai questa operazione psicologica, prova a dimenticare che li ha scritti Karl Marx, leggili come se fossero stati scritti da un pinco pallino qualsiasi. Leggili con lo stesso spirito con cui leggeresti qualsiasi altro libro o al limite un fumetto, che ne so, Diabolik o Alan Ford (Spirito Universale, perdonami per ciò che sto scrivendo, ma lo sta facendo a fin di bene…). Prova. Da perdere non hai nulla, in fondo.
Adesso però me paghi, perché me sò stancato de fatte ste sedute “aggratise” co’ tanti coglioni che circolano, proprio io ce devo rimette, aò… Poi se le cose vanno come secondo me dovrebbero andare me dai pure un premio…(non in natura, sia chiaro…non vorrei essere frainteso…)
P.S. c’è anche un’altra soluzione, un po’ più drastica però. Si può anche arrivare ad ammettere di non averci capito nulla o quasi nella vita, o di aver sbagliato scelte e ipotesi di vita. Io personalmente l’ho fatto e non ho nessuna difficoltà ad ammettere che, da un certo punto di vista, il mio personale “fallimento” è totale, perché credo che nella vita avrei dovuto fare tutt’altro rispetto a quello che ho fatto e non sono stato capace di cogliere quella che poteva e doveva essere la mia “mission”, visto che tu sei una di quelle/i che preferiscono l’inglese al latino e al greco oppure, utilizzando un linguaggio a me più caro, quello che poteva e doveva essere il mio socratico “daimon” .
E’ andata così, per tante ragioni che sarebbe troppo lungo spiegare. Vedremo cosa accadrà nel prosieguo della mia vita e magari anche nelle prossime vite, se lo Spirito Universale lo vorrà.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
grazie, dottore. Mi sento già meglio.
Segue bonifico.
diait(Quota) (Replica)
di Togliatti posso anche dimenticarmi, ma di suo figlio? Difficile. E del figlio di Marx, crepato di stenti perché lui nonn poteva degnarsi di dare qualche ripetizione, troppo preso dalla sua “mission”?
E via, ad lib.
Mi sa che una volta a settimana non abbasta, come psicoterapia.
diait(Quota) (Replica)
Hai ragione anche tu, Diait…Come già detto anche Gesù Cristo aveva le sue magagne (ce l’aveva, ce l’aveva…). Mi sa che non c’è proprio nessuno da salvare. Tu dirai, I figli. Ma anche loro sono destinati a diventare uomini e poi anche padri (ormai sempre meno ma insomma, ci capiamo…) con gli stessi difetti dei padri (o altri).
E va bè, insomma, si fa per dire…A proposito, da brava liberista pragmatista meritocratica liberal rightist anglosassone, hai pure delle (inevitabili) e profonde venature nichilistiche.
Questo mal si addice ad una quemmista (e ai quemmisti in generale, per lo meno quelli sani…). Qui si accettano materialisti, idealisti, storicisti, spiritualisti, criticisti, platonici, neoplatonici, aristotelici, spinoziani, ottimisti della volontà, empiristi, strutturalisti, esistenzialisti e perfino nietzschiani antiborghesi di “sinistra”. Ma i nichilisti non li vogliamo, non ci servono, ce ne sono già troppi, e soprattutto c’è già fin troppo nichilismo in ciascuno di noi per volerne addirittura dell’altro…
Però, fortunatamente, tuo padre e tua madre non hanno fatto solo danni…
Anche (e non solo) per questo ti vogliamo bene…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
non credo proprio di essere una quemmista! Una nichilista poi… Neanche una pragmatista, se mai una pragmatica. Anzi: una e basta.
Oh, cinque faccine, non mi diventare troppo sbarazzino che c’hai un movimento epocale da tirare avanti e poco da tempo da perdere.
diait(Quota) (Replica)
Sarebbe meglio lasciare il termine “intimità” però rassicuro Diait perché non c’è nulla di psicoanalitico o di femminista (anzi le femministe non lo sopportano; per loro gli uomini sono violenti con tutte le donne per desiderio di dominio, se non lo fanno fuori casa è perché hanno paura della legge): riguarda proprio un determinato tipo di relazione, tanto è vero che molti uomini violenti fuori di casa sono perfettamente contenuti.
Nelle relazioni intime, che spesso mostrano le parti più private e anche delicate di noi, questi uomini provano un disagio maggiore, disagio che spesso risale all’infanzia, più altri fattori che si sono costruiti o sono mancati durante la crescita.
Quello che dici tu sull’impotenza, sulla rabbia, ecc. va benissimo ma sono caratteristiche che compaiono in un determinato contesto. Se questo contesto non lo usassimo, in primo luogo non descriveremmo la realtà che provano questi uomini; in secondo luogo si rischierebbe di dare l’idea che questi uomini sono violenti in tutte le situazioni di vita, cosa non vera. Vi sono poi uomini che hanno problemi con l’aggressività come si evince dall’indagine ISTAT del 2006 (alle paritarie e alle femministe non interessa). Il rischio in questo caso, se si dovesse seguire le teorie di genere, è quello di separare le due forme di aggressività quando potrebbero rientrare nella medesima categoria e dunque non risolvere il problema poiché questi uomini hanno problemi con l’aggressività a prescindere dalla situazione, non con le donne.
Per quanto riguarda il discorso dei bambini è molto semplice: la violenza verso la partner è trattata da un punto di vista scientifico a parte poiché intervengono fattori psico-sociali che con i bambini non ci sono. Se il discorso dei bambini ti interessa potresti vedere dei libri che trattano i bambini vittime di violenza oppure la violenza familiare; è più probabile che trovi libri sul primo tema perché il tema della violenza in famiglia è sinonimo di violenza di genere su donne e minori (anche se i bambini sono di sesso maschile le femministe e le paritarie parlano di violenza di genere).
Marco Medici(Quota) (Replica)
“Una e basta”, estrapolata dal contesto, non significa nulla, cara Diait.
E’ una mera illusione quella di pensare noi stessi come esseri in sè, decontestualizzati.
Ciò detto, il nostro movimento, come tu affermi ironicamente, è in effetti epocale, nostro malgrado, perché, piaccia o no, costituisce un precedente storico assoluto. E’ un fatto, che personalmente mi dà molta più angoscia che gioia.
Quanto al tempo, ho lavorato (quasi) scientificamente negli ultimi dieci anni della mia vita per ritagliarmene quanto più possibile. E (solo in parte) ci sono riuscito. Per lo meno per ora. Proprio per questo oggi lo apprezzo (il tempo) molto di più (e anche perché ne ho sempre meno davanti a me). E ancor di più apprezzo chi me lo fa risparmiare evitando sciocche quanto maldestre polemiche. (questa non è diretta solo o tanto a te, ovviamente, che tutto sommato di spunti interessanti me ne dai parecchi…).
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
una delle accuse ricorrenti al maschio, nell narrazione femminista, è che è incapace di intimità. Dunque sarebbe una prova a carico.
diait(Quota) (Replica)
@marco: io mi occupo già di violenza sui minori. E’ proprio per questo che credo che le radici della violenza – da chiunque e cotro chiunque sia agita – siano comuni. E’ proprio per questo che non capisco perché in un sito quemmista si dovrebbe distinguere, quando è proprio questa distinzione che produce confusioni e fa danni. Ma forse c’è un piccolissimo “bias” maschile, anche nel quemmista, che tende a vedere l’infanzia con tutti i suoi problemi (di cui ci accorgiamo quando ormai il bambino è cresciuto, e non c’è più quasi niente da fare) come un territorio a parte, e tipicamente “femminile”.. Infatti, purtroppo, in Italia a parte Foti e Cancrini, il campo è dominato da psicologhesse e educatrici e pedagogiste femmine. Io spero sempre che i maschi se ne riapproprino, che si rendano conto di come proprio in questo campo, il loro contributo “non di genere” e non “duluthiano” sarebbe prezioso. Ma è ancora presto, forse. (In America abbiamo dei grandissimi, come Andrew Vachss, o Norm Lee, e tanti altri).
Comunque ti leggo e ti sostengo.
diait(Quota) (Replica)
questo tipetto, per esempio – ex poliziotto, avvocato, allevatore di pitbull e scrittore di gialli hard-boiled – se ne occupa…
http://www.zam.it/biografia_Andrew_Vachss
diait(Quota) (Replica)
Per Diait: gli uomini violenti non sempre hanno subito violenze durante l’infanzia, questo occorre ricordarlo, per cui è bene fare delle distinzioni. Io non so se i quemmisti non vedono l’infanzia come un problema ma a giudicare da quello che ha scritto Armando la vedono, o per lo meno alcuni si.
Un problema, secondo me più grosso, è quello di chi ricopre incarichi professionali, nel senso che tende a leggere la violenza come un fenomeno di genere perché così è stato formato. A titolo esemplificativo ricordo che nel 1980 è stato trovato che il 3.8% degli uomini e il 4.6% delle donne picchiava il partner. Il danno delle donne violente non è mai stato citato. Non lo troverai nel trattato di criminologia in due volumi di Bandini, Gatti e altri edito da Giuffré (due tra i più prestigiosi criminologi italiani), nel trattato di Serra del 2005 (Giuffré), nel volume di criminologia di Barresi del 2007, oppure nell’intervento di Maria Cristina Giannini del 1995 curato dall’Associazione Donne Magistrato Italiane – ADMI.
Si tratta di fior di professionisti, il gotha del panorama italiano, che non si rendono conto dei pregiudizi che hanno. Che effetto può avere tutto questo sugli studenti e sui futuri professionisti?
Costoro avranno un’informazione distorta ma non ne dubiteranno proprio perché proviene da una fonte autorevole e perché viene trattata come scientifica.
Marco Medici(Quota) (Replica)
Marco: gli uomini violenti non sempre hanno subito violenze durante l’infanzia
Mi fermo su questo punto. Non c’è bisogno di essere stati abusati fisicamente, per accumulare sentimenti di rabbia e impotenza. Il concetto di “confine” è cruciale, credo: ci sono tanti modi per violare l’integrità fisica e affettiva di un bambino. E quando il dano è fatto, l'”intimità” – come la chiami tu – va a farsi benedire.
A un’infanzia violenta o violata (nel senso più ampio cui mi riferivo prima) si sopravvive in molti modi. Il ricorso a comportamenti violenti e distruttivi da adulti è solo uno di quei modi. Ci sono anche le derive autodistruttive (depressione, droga, alcol, ecc.), per esempio. Molto spesso, infatti, uno dei collanti della coppia uomo-violento/donna-maltrattata è la radice comune dei rispettivi problemi. Quando due individui così si incontrano, si riconoscono e non si lasciano più. Sono due personaggi pirandelliani, che devono recitare a soggetto la loro storia. Rimetterla in scena, a volte letteralmente “fino alla fine”.
Ma non è neanche detto che se hai avuto un’infanzia del cavolo tu sia condannato a riviverla. I problemi maturati nell’infanzia si superano anche attraverso incontri e esperienze positive, interessi e passioni, e via dicendo. Insomma, non ridurrei tutto a uno schema troppo semplicistico o deterministico, che sennò Aristotele se ne ha a male, e Marchi mi sega.
diait(Quota) (Replica)
p.s. x Marco:
qui sotto trovi la trascrizione di un breve scambio di battute tra alcune “donne” militanti, sulla violenza maschile, durante una trasmissione televisiva di qualche anno fa. E il discorso verte proprio sulle radici della violenza e la responsabilità. http://archerave111.blogspot.it/search/label/Alessandra%20Kustermann
diait(Quota) (Replica)
A proposito della così detta mancanza d’intimità maschile, cavallo di battaglia del femminismo di qualunque tendenza, leggete questo.
“Ho un ricordo vivido di certe mattine al liceo: la professoressa che leggeva il brano di un poeta, un delicato lirico greco oppure Catullo, e poi chiedeva, quasi implorava da noi una reazione sentita, partecipata. Cercava in noi studenti un segno che quella poesia aveva toccato le corde più intime della nostra persona, ci aveva detto qualcosa di importante. Era una specie di “lezione empatica”, la ricerca di una comunione di anime sensibili (e lo dico in tutta serietà, senza nessuna ironia).
Ricordo anche la nostra reazione, intendo di noi studenti maschi: una specie di impossibilità di manifestare quello che sentivamo davvero. Perché sì, dentro di noi la poesia dei lirici greci aveva fatto breccia, eppure una sorta di pudore ci impediva nel modo più assoluto di esprimere quel sentimento in parole, e ancor meno di metterlo per iscritto su una pagina, di farne oggetto di un tema. Si creava pertanto un muro di incomprensione: la professoressa usciva dalle lezioni scoraggiata, non più certa della universalità del messaggio della lirica greca e di Catullo; noi uscivamo liberati dall’incubo del “dover esprimere i nostri sentimenti”, ma col dubbio che la professoressa avesse capito che, sotto l’apparenza scostante, anche noi provavamo ciò che lei descriveva con tanta partecipazione. Spesso, era una nostra compagna di classe che risolveva la situazione rispondendo alle sollecitazioni della professoressa di greco e dando espressione ai sentimenti. Noi, intendo sempre noi studenti maschi, stavamo a sentire, a volte prendevamo perfino in giro la compagna di classe che aveva avuto l’ardire di esprimere i suoi sentimenti. ”
Lo scrive Giuseppe Ghini, rintracciabile in http://blog.ghini.eu/post/698011/Andiamo+verso+una+scuola+di+donne+per+donne%3F,
Fonte: Ghinetto, 21 dicembre 2007, pubblicazione cartacea: La Voce di Romagna, 7.XII.2007
E quando l’ormai adulto Ghini parla ad una professoressa di lettere di liceo della difficoltà dei ragazzi ad esprimere i propri sentimenti, si sente rispondere lapidariamente: “Esatto, quei deficienti! Stanno lì muti e sordi, come dei tronchi di legno”.
No comment!!
Armando
armando(Quota) (Replica)
Off topic, ma per dire com’è piccolo il mondo, io ho tradotto tre romanzi di Vachss della sua (interminabile) saga di Burke e l’ho conosciuto a Milano una ventina d’anni fa. Un tipino con notevoli palle, mica come i cavalieri di Internet de noantri.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
@Marco:
Sulla questione professionisti, modelli terapeutici e trattamento ti sottoscrivo al duemila per cento. Per questo, quando ho scoperto il blog Centro Documentazione Violenza donne (http://violenza-donne.blogspot.it/) mi ha colpito la tagline:
“Quando l’aggressore è uomo ci si preoccupa della vittima femminile; quando è la donna ad essere violenta se ne cercano le cause” – Chiara Camerani, criminologa
Infatti.
Nel libro di Elisabeth Badinter, “La strada degli errori” si parla, però, di violenza femminile e di donne violente con i compagni e/o i colleghi, di bullismo femminile e via dicendo. Purtroppo, non una parola sulla violenza delle donne sui bambini, neanche lì.
diait(Quota) (Replica)
Per Diait: adesso non voglio sembrare pedante però hai sollevato delle questioni importanti.
Quando mi riferivo alla violenza, intendevo violenza in generale, perché possono esserci altre motivazioni e altre componenti che portano un uomo ad abusare della partner. Più in generale venendo al tema della violenza subita sappiamo che le violenze di per se non producono uomini violenti (le femministe e i femministi lo dicono da sempre); insomma la violenza subita non è un predittore di violenze future perpetrate. Quello che però le femministe e i femministi non dicono (vuoi per ignoranza, vuoi per altri motivi) è che la violenza subita, se associata a tentativi di instillare nel bambino sentimenti di vergogna e di umiliazione è un forte predittore di violenze future.
Oltre a questo dobbiamo anche considerare come la donna si relaziona con l’uomo, ossia cosa ha scatenato le condotte violente e che meccanismi di coppia ci sono; non mi sembra tanto semplicistico. Occorre considerare come questi uomini hanno reagito di fronte alla violenza dei genitori perché il modo con cui si reagisce è fondamentale per lo sviluppo di future condotte violente. Ma se il senso della propria identità è così danneggiato è difficile che basti un’esperienza positiva per rimetterlo in sesto e questo perché il senso di se si sviluppa di pari passo con la percezione degli altri e un senso di se danneggiato implica anche che la percezione degli altri è distorta.
Per quanto riguarda lo scambio di battute, nulla di nuovo sotto il sole, per me si tratta di ignoranza pura e semplice. Ha il vantaggio di semplificare la vita perché in questo modo si riesce immediatamente ad identificare il colpevole.
Dato che il femminismo ha un’elevata concezione della donna e dato che secondo le studiose è alla donna che è demandato il compito della salvezza del mondo, è chiaro che servono avversari forti e di valore; questo non crea ambiguità perché se ci fosse significherebbe rimettere in discussione tutto ciò a cui una ha dedicato il suo tempo e le sue energie; implicherebbe inoltre dare fiducia e rischiare delusioni con gli uomini, oltre che ancorare la percezione delle donne su un piano di realtà. Molto meglio costruire castelli in aria; il problema però è che molte delle paritarie lo eleggono a propria fissa dimora quando parlano di violenza.
Marco Medici(Quota) (Replica)
Molto meglio costruire castelli in aria; il problema però è che molte delle paritarie lo eleggono a propria fissa dimora quando parlano di violenza.
A questa dichiarazione va il mio Oscar personale per la “formulazione perfetta”.
Per il resto (violenza e infanzia) nonn è questa la sede. Resto convinta, comunque, che la violenza e il discorso sulla violenza non dovrebbe essere scomposto per classi di genere, età, preferenza sessuale, razza o colore, ma essere – almeno per quello che riguarda l’impostazione di base – uno solo.
diait(Quota) (Replica)
I tassi di recidiva degli uomini che seguono questi trattamenti sono spaventosamente alti: dal 40% al 60%. I tassi di abbandono arrivano anche al 75%. Per i trattamenti psicologici si è visto che il tasso di recidiva arriva addirittura al 23% in un arco di tempo di 11 anni (un ottimo dato). (Marco Medici)
……………………………………..
Chissà cosa ne direbbe di questi dati il mio conterraneo dott. De Maglie.
Orsù dottore, scommetto che una sbirciatina ogni tanto ce la dà.
Se non vuole o non può farlo qui, magari può rispondere sul suo blog del Fatto Quotidiano. Aiuterà tutti/e a capire meglio.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi te ridi ,ma adesso la voglia te la faccio passare io di ridere ….
dai un occhiata a questo
http://femdominismo.wordpress.com/2012/10/29/il-bravo-ragazzo/
il video dura poco più di 6 minuti …..
mauro recher(Quota) (Replica)
comunque vorrei far notare che tre dei cinque uomini uccisi dal lavoro sono morti per cause che sono riconducibili DIRETTAMENTE alla cultura. Senza possibilità di tirare in ballo il classico argomento del “eh ma è il datore di lavoro, sono uomini che sfruttano altri uomini non c’entra la cultura patriarcale”
-Un contadino di 71 anni, travolto dal suo trattore in Alto Adige. L’incidente si è verificato nel tardo pomeriggio di ieri a Laion, vicino Chiusa. Sono intervenuti la Croce bianca e i carabinieri, ma per l’anziano agricoltore non c’era più nulla da fare.
-In provincia di Lucca ha invece perso la vita un piccolo imprenditore, nel comune di Massaros, morto dopo essere precipitato da un tetto, cadendo da un’altezza di circa otto metri. L’uomo, Fabrizio Del Soldato di 41 anni, era titolare di una ditta di pannelli fotovoltaici, la Dgm, stava lavorando alla posa sul tetto quando la copertura ha ceduto.
-La quinta vittima, si chiamava Stefano Mirabelli, 42 anni, ed era co-titolare della ‘Fratelli Mirabelli’ azienda meccanica di Ronco Scrivia, in provincia di Genova. L’uomo è morto all’interno dell’azienda, schiacciato da un muraglione crollato per circostanze ancora da chiarire.
Rita(Quota) (Replica)
un altro bell’articolo di Adriano Mazzola sul fatto quotidiano ,prepariamoci a numerosi post di risposta
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/31/maschilismo-femminismo-ultima-riflessione/397962/
mauro recher(Quota) (Replica)
Accidenti, davvero ottimo l’articolo, e davvero spregevole la frase di quel giornalista che paragona il maschilismo al fascismo e il femminismo all’antifascismo. I fascisti sono quelli come Marcelli, perchè non concepiscono possa esistere un pensiero diverso dal loro, e non ideologico ma fonfato su fatti, numeri, statistiche, dati.
armando
armando(Quota) (Replica)
“Prendi in mano alcuni testi di Karl Marx e comincia a leggerli. Lascia perdere Il Capitale che quello non l’ha letto manco Fidel Castro (per lo meno è stato onesto), e secondo me il 90% dei dirigenti dei partiti comunisti di tutto il mondo (e non solo Il Capitale). ” Accidenti, io Il Capitale l’ho letto. Ammetto che capirlo a fondo e studiarlo è un altro paio di maniche, ma l’ho letto. Tutto, nell’edizione Mammuth, che essendo un parallelepipedo rosso di circa (dico a spanne, non l’ho davanti) 25X20X15 é un mattone anche nell’espetto esteriore. YU-HUUU!!! Ho appena scoperto di essere un fico. Mejo de Fidel, ahò
Manolius(Quota) (Replica)
Mio commento (l’ultimo) sull’articolo di Adriano Mazzola.
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Condivido il suo articolo e ritengo inutile ritornarci sopra se non dove parla di femminismo d’assalto, egemonizzante, aggressivo.
Lo faccio perché ritengo che noi uomini (e non mi riferisco certamente all’uomo comune ma agli intellettuali o supposti tali) abbiamo un bel pò di colpe se si è arrivati a questo. Tento di spiegarmi.
Le donne, le femministe degli anni ’70, oltre a determinate e sacrosante battaglie, da me come da tanti uomini di sinistra sostenute (e si signore femministe è cosi, le “storiche” lo sanno ma se ne guardano bene dal dirlo) hanno posto ed imposto un loro, qualche volta originale, delle volte solo strumentale, punto di vista. Era ed è pienamente leggitimo farlo, per quanto io possa giudicarlo inadeguato o settario.
Il problema è: come abbiamo risposto noi uomini a queste domande, rivendicazioni, accuse a volte?
Semplice.
In due maniere. O non abbiamo risposto, delegando silentemente a loro tali problematiche, in quanto “questioni di donne”, oppure abbiamo assunto il loro punto di vista, acriticamente e, alcune volte, in maniera più oltranzistica delle stesse.
In ogni caso abbiamo sbagliato. Si aveva e si ha tuttora, semmai adesso è oramai improcrastinabile, l’esigenza di elaborare e condensare un nostro originale punto di vista sulle questioni poste dalle femministe. E su queste andare al confronto.
Tornando all’inizio del mio commento, mi pare ovvio che si sia arrivati a quel tipo di femminismo. Le idee, se ritenute in tutto o in parte sbagliate, si combattono con altre idee. Ma se quest’ultime vengono a mancare le prime occupano tutto lo spazio (psichico), declinandosi anche nelle forme da lei stigmatizzate.
Cordialmente
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Era ed è pienamente leggitimo farlo, per quanto io possa giudicarlo inadeguato o settario.”. Caro Luigi, capisco che tu scriva questo per equidistanza e giustizia, però, sai una cosa? Io, oramai, penso che legittimo non fosse, e se anche lo fosse stato, per le sofferenze che ci stanno infliggendo, non me ne frega proprio nulla. Oramai è guerra, guerra totale; l’hanno voluta loro, la sostengono in piena malafede e presto diverrà guerra di sterminio. Se un nemico che vuole farmi a pezzi ( ed è proprio così che avviene, fonte, ad esempio, il Titanic e tutte le navi affondanti dove “non esistono le femministe”…) potesse aver avuto, tremila anni fa, qualche ragione, io me ne sbatto. Preparo le trincee e basta.
Manolius(Quota) (Replica)
Romani! Tutti voi che mi leggete sul web e venite da Roma o siete nati a Roma o avete genitori di Roma! PENTITEVI! Ma vi rendete conto? APPENA DUEMILA ANNI FA L’ESERCITO ROMANO HA CONQUISTATO LA GALLIA! VERGOGNATEVI! Tutti coloro che sono anche solo alla lontana definibili come romani DEVONO – sottolineo DEVONO – andare a Parigi a chiedere scusa alla Francia! TUTTI i francesi, d’ora in avanti, dovrebbero e devono avere il diritto di esigere le Quote Galliche sul lavoro, e quindi metà dei posti di lavoro di Roma d’ora in avanti saranno riservate a cittadini francesi! TUTTI coloro che sappiano leggere e scrivere DEVONO produrre opere in cui IL ROMANO chiede scusa all’umanità e alla Francia in generale! OGNI Francese che venga anche solo sfiorato OGGI da un Romano de Roma deve sostenere un progetto di legge per pene più severe contro i Romani! Sì all’istituzione legale del Gallicidio! VIVA ASTERIX!
Manolius(Quota) (Replica)
non so se qualcuno l’abbia già fatto, perchè ultimamente non ho più seguito il FQ.
Comunque ci ho provato (semprechè non venga censurato).
“Qui di seguito:
https://www.uominibeta.org/2012/10/28/femminicidio-e-violenza-di-genere-tutto-da-rivedere/
un punto di vista interessante. Due cose quadrano in assoluto.
Trent’anni di teorie di “genere” non hanno prodotto risultati. Evidentemente è uno dei filoni mancanti di evoluzione. L’uccisione di “donna in quanto donna” non ha molto senso. Non spiega nulla. Non significa nulla se non quasi un macabro compiacimento femminile indotto dalla società nel sentirsi al “centro” anche per quanto riguarda l’odio.
Esiste (se esiste..) uno squilibrio marcato dal punto di vista della violenza uomo/donna? Non so.. mancano le analisi serie. In questi anni qualcuno ha provato ad analizzare le storie di femminicidio (oltre 100, 90, .. insomma i numeri non sembrano concordi, eppure non dovrebbe essere difficile analizzare un centinaio di casi dal punto di vista statistico). Ci sono incluse madri uccise dai figli psicopatici (e qui potrebbe esserci un problema serio di famiglie lasciate sole a gestire malattie psichiatriche) ho visto in qualche elenco persino inclusa una donna vittima di un pirata della strada come femminicidio tempo fa. Una donna che si è suicidata insieme al marito dopo che insieme avevano fatto un video per denunciare la loro situazione economica e il disinteresse dello stato nei loro confronti. Moventi diversi, inclusi troppo spesso a caso nella dicitura “femminicidio”. A volte sembra quasi che prima sia stato coniato il neologismo e adesso gli si debba dare una giustificazione, sennò che l’abbiamo creato a fare?
Un’utente di un’altro blog mi riporta piccata il report dell’Unodc http://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/statistics/Homicide/Globa_study_on_homicide_2011_web.pdf precisandomi che il problema è che dal report si evincerebbe che le donne vengono uccise per oltre il 50% dei casi dal coniuge o ex coniuge (35%) o altri familiari mentre agli uomini questo accade per il 15% dei casi (per mano del coniuge nel 5%). Ok… va bene ma le percentuali sono relative.. a cosa? al totale degli omicidi. E’ chiaro che se ho 500 omicidi l’anno di cui 400 uomini e 100 donne (non so la cifra precisa, credo che mediamente la suddivisione delle morti violente sia questa in Italia), se applico queste percentuali viene fuori 50 donne uccise per “femminicidio” e 20 uomini uccisi dalla propria coniuge (considerando solo il 5% citato dall’Unodc). Possiamo sostituire le cifre ok,.. ma il numero degli omicidi degli uomini è sempre superiore a quello delle donne quindi in ogni caso le percentuali prese da sole non significano niente. Se do per vera la cifra postata sopra non ci sarebbe una grandissima differenza. Forse davvero dovuta alla possibilità fisica maggiore negli uomini (e ovviamente alla maggior possibilità di difesa in caso di aggressioni da parte della partner). Se gli omicidi totali maschili fossero più di 400 e ci fosse una percentuale anche minima di uomini uccisi dalle fidanzate (da aggiungersi a quella dei coniugi) si potrebbe addirittura avvicinare a quella delle donne uccise da coniugi o ex. Possibile che non si riesca a staccarsi dall’emotività della questione e ad avere delle statistiche e delle analisi razionali? Non lo dico per cinismo, ma mi sembra evidente che trasmettere ad ogni stagione “Amore criminale” , riempire i media di articoli sul femminicidio senza analisi critiche e senza pregiudizi non sta servendo a nulla. Forse c’è troppa emotività (che porta a difendere la propria teoria anche quando manca di evidenze e supporti logico-scientifici) e poca razionalità. Forse attaccarsi al patriarcato e al maschio con sete di possesso sulla femmina come si fa da quarant’anni a questa parte non è un’analisi corretta per questi casi. Forse la situazione è un tantino più complessa. Oggi la donna è indipendente e non ha bisogno di un uomo, questo è il messaggio culturale che passa da molti anni, ma dall’altra parte c’è ancora, mascherato ma sempre vivo anche nei posti più impensati il messaggio culturale del cavaliere che deve conquistare la dama, investire sulla conquista, dimostrare la sua affidabilità, le sue capacità (che certo sono variate rispetto agli anni passati, ma è lui che deve andare “verso” e adattarsi alle nuove esigenze femminili). Questo non è cambiato. Anzi, adesso deve pure dimostrare la sua non pericolosità. Leggo su facebook e sui network sociali, messaggi di ragazze anche giovani che in calce a questi appelli a volte scrivono, “ho paura dei maschi” e “chi ci difenderà dai maschi” e altre cose simili.
E la “dama” sceglie, giudica, verifica. Quest’onere patriarcale maschile è tuttora ben presente e vivo. La donna si autodetermina e può decidere e ha il diritto di essere come gli pare, anche stronza, col beneplacito della società, perchè non ha alcuna pericolosità sociale. L’uomo no. Ha perso i privilegi del patriarcato in nome della parità ma non ha perso gli oneri di “investimento” nel costruire la relazione. Reso anche più difficile dal fatto che l’unico messaggio di “genere” che passa sulla maschilità è ormai quello di una pericolosità sociale culturalmente intrinseca.
Se il punto di vista e la teoria non funziona, non sta funzionando, si provi a cambiare il punto di vista. Non ci si intestardisca su una strada che non sta portando a risultati.
Rita(Quota) (Replica)
ah, allora è per questo che quando sono stata a Parigi avevo l’impressione che tutti mi trattassero male e si sentissero chissà chi! Mi hai dato un’ottima chiave di lettura del francese tipo, che in inglese tradurrei “pompous ass”! (chiedo scusa ai francesi presenti).
Quando poi mia madre, in un ristorante, chiese un vino rosso novello, la guardarono come un baluba: “Quel horreur!”
parigino=femminista
ottimo
diait(Quota) (Replica)
(il mio commento era al commenti di Manolius, scusa Rita)
diait(Quota) (Replica)
Ottima analisi, Rita, sottoscrivo.
Però sottovoce, perchè c’è sempre un “Misterno” di turno in giro per il web pronto a dirmi che “ti lecco il deretano” (e lo leccherei anche a Diait, oltretutto, pensa un pò che lucidità che ha il “nostro”…), naturalmente con la segreta e malcelata speranza che tu me la dia…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“ah, allora è per questo che quando sono stata a Parigi avevo l’impressione che tutti mi trattassero male e si sentissero chissà chi! Mi hai dato un’ottima chiave di lettura del francese tipo, che in inglese tradurrei “pompous ass”! (chiedo scusa ai francesi presenti).
Quando poi mia madre, in un ristorante, chiese un vino rosso novello, la guardarono come un baluba: “Quel horreur!”
parigino=femminista
ottimo”
Grande Dì. Sì, forse hai azzeccato la motivazione…
Beh, ovvio che la mia è una iperbole, o meglio, per essere più soft, ‘na presa per culo. Comunque, invece dei Galli ci si può mettere il popolo dei Romani contro i Sabini, o i Sanniti, o gli Elvezi, le fazioni politiche dell’Isola di Pasqua, Topolino contro Gamba di Legno, Alien contro Predator, Fracchia contro tutti. In ogni caso sarebbero dialettiche più serie di quelle inventate dal femminismo.
Manolius(Quota) (Replica)
Cosa ne pensate di questo articolo di Risé?
>>>>
http://claudiorise.wordpress.com/2012/10/23/quella-sofferenza-damore-che-uccide/#comments
Carmela, la diciassettenne uccisa a Palermo mentre cercava di difendere la sorella dal suo ex ragazzo, potrebbe aiutarci a evitare che nei prossimi mesi ricominci l’insensata strage di donne che ci ha accompagnato fino all’estate. Dietro questo eccidio, infatti, non ci sono solo i problemi affettivi e psichici degli assassini; c’è anche un buco culturale, un deficit cognitivo che essi condividono con buona parte della società. E che Carmela ha affrontato proprio nel suo ultimo tema.
Nel componimento, commentando una ballata del poeta Petrarca sul rifiuto ricevuto dall’amata Laura, Carmela nota con grande precisione: “La sofferenza d’amore uccide le facoltà mentali”.
Una brava maestra, un grande poeta, e soprattutto la sua anima sensibile hanno portato Carmela dritta al punto centrale della tragedia di cui, di lì a poco, lei stessa sarà vittima: chi soffre per amore, come chi è rifiutato, è già in una situazione di grave disagio psichico. Ciò non diminuisce in nulla la sua responsabilità, tuttavia l’ignoranza su contenuti e dinamiche di questa condizione esistenziale ed affettiva non fa che renderla più potenzialmente devastante.
Petrarca (e Carmela con lui), è molto preciso sulla situazione: la donna prima è gentile ma, quando lui le rivela il suo desiderio, si vela il volto e non lo guarda più. Settecento anni più tardi cosa sa l’uomo medio del terzo millennio circa il proprio stato psicologico e affettivo dopo il “lutto” (come lo chiama più tardi Freud), del rifiuto e dell’abbandono? Certo molto meno di Petrarca, che elaborava, trasformava la situazione psicologica con la poesia; ma forse non di più dell’uomo medio del trecento. Il quale disponeva delle risorse della morale corrente, che organizzava i rapporti affettivi e sessuali secondo regole ben precise, dirette a “contenere” le pulsioni, e quindi capaci di tenere a bada anche le “sofferenze d’amore” per esprimerci con le parole di Carmela.
La società di massa è, invece, contraddittoria. Da una parte fa sembrare tutto possibile, e celebra sia la libertà sessuale per tutti, che una maschilità muscolare e potente, trappola fatale per le personalità più deboli e scompensate. Dall’altra, afferma giustamente il rispetto dell’altra, la donna, dei suoi tempi e progetti affettivi.
Nel frattempo però, Laura, la donna, non ha più quello straordinario strumento di comunicazione e di potere che nella poesia di Petrarca è rappresentata dal velo: la possibilità di celare o svelare il proprio volto in sintonia con ciò che sente. Si è preteso di cambiare le relazioni tra i sessi senza costruire dei filtri simbolici che aiutino le persone a comunicare i sentimenti con una precisione maggiore della parola (sempre insufficiente).
Abbiamo sostituito i riti dell’educazione sentimentale con delle dichiarazioni di principio: naturalmente non funziona.
La pagina di Facebook dell’ex fidanzato, petto nudo e muscoloso e sorriso arrogante (dietro c’è la paura), rivela la mancanza di qualsiasi educazione del sentimento. Senza di essa però, senza una cultura dei sentimenti, con i suoi gesti, i suoi filtri, e i suoi riti, rischia di non esserci più neppure umanità. Come ci mostra Carmela nel suo ultimo tema, senza consapevolezza profonda di cosa sia l’amore e cosa provochino le sue sofferenze, la società rischia di impazzire. E passa dai gesti sconsiderati delle cronache alla fuga dei sentimenti delle grandi metropoli, dove la maggior parte delle persone è single ed ha rapporti temporanei, gestiti a “distanza di sicurezza”, sia affettiva che fisica.
C’è bisogno di brave maestre e maestri per questi ragazzi.
sergio(Quota) (Replica)
credo che la sofferenza per amore sia una falsa pista. L’amore non c’entra affatto. Lo ha spiegato in modo chiaro e sintetico Marco, nel suo contributo. Né c’entrano le cattive maestre… a meno che non parli delle madri.
Risé è una brava persona, ma credo che il suo armamentario cognitivo sia piuttosto superato…. La psicoanalisi ha fatto il suo tempo, gli archetipi e compagnia bella pure.
diait(Quota) (Replica)
Leggete attentamente questo articolo e soprattutto i commenti, poi immaginate una situazione contraria…
@
http://27esimaora.corriere.it/articolo/terrore-botte-e-quel-coltello-in-gola-alexandra-la-vittima-diventata-omicida/
@
Mi chiedo: ma le donne non sostengono di essere più furbe e più sveglie degli uomini?
Bene, allora come è possibile che non capiscano al volo con chi hanno a che fare?
Per esempio, io una figlia di buona donna (così come un figlio di buona donna) lo percepisco “a naso”, nonostante sia un coglione uomo…
Marco(Quota) (Replica)
Credo bisognerebbe iniziare a coniare qualche nuovo termine per l’ideologia femminista.
Tanto per iniziare lo si potrebbe definire “malattia mentale femminile”, perché altro non è.
@
http://27esimaora.corriere.it/articolo/un-passo-prima-della-violenza-quegli-allarmi-da-non-trascurare/
Marco(Quota) (Replica)
a parte Risè, ma se la psiconalisi è morta, gli arechetipi anche, la religione e il sacro pure, cosa resta per spiegare il mondo? I puri rapporti materiali, che per forza di cose sono rapporti utilitaristici. E se è così, ovvio che siano anche e solo rapporti di forza. Nei quali le altre ragioni non contano nulla per definizione. Ci si confronta fra “potenze” o “impotenze” e chi è più forte vince, usando tutte le armi a sua disposizione. Ma dove vanno a finire “spontaneità e reciprocità”? Dove va a finire l’etica? E soprattutto dove vanno a finire i concetti di uguaglianza e solidarietà che la sinistra poneva a base del proprio umanesimo?
La faccenda non è da poco, perchè alla fine porta ad interrogarsi sull’antropologia, ovvero sulla concezione dell’uomo, al quale, tolto quel che dicevo prima, non rimane appunto che la ragione calcolante (che non è vera ragione o razionalità in senso alto), e la forza.
armando
armando(Quota) (Replica)
cosa succede se andiamo in siti e forum “generici” ?
Il mainstream dominante è ormai palese ….
http://www.postare.it/showthread.php?s=&threadid=261399
mauro recher(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2013/01/01/2013/
mauro recher(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2013/02/08/speranza/
mauro recher(Quota) (Replica)
p,s volevo mettere una foto ,ma non mi ricordo come si fa ,spero intervenga il buon Luigi
mauro recher(Quota) (Replica)
Proprio oggi ,mentre alla mattina ,prima di andare al lavoro, vedo il televideo e leggo dell’ ormai famoso delitto di Avetrana ,dove ricorderete che la Zanardo e la sua compagna di merende Terragni si sono scagliate contro gli uomini ,con la questione maschile da risolvere l’una e le devianze sessuale (che sono uguali in tutti gli uomini) per l’altra ..storia vecchia ,ma volevo far notare una cosa ….
http://www.pupia.tv/notizie/0013235.html “ci fu uno scatto d’ira” , adesso sappiamo benissimo che ,proprio una tesi del femminicidio e che ,non esistono questi raptus ,ma è tutto una struttura culturale, c’è da chiedersi ,è in questa occasione ,visto che ci sono implicate due donne, i raptus valgono o no?
mauro recher(Quota) (Replica)
Cazzo ho perso il femminicidio delle 7.30! Adesso mi tocca aspettare quello delle 12.00!
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Mi meraviglio di te, Marco, che sei un uomo ben informato e anche un pò nottambulo: ma c’è il il Tg della notte, di cosa ti preoccupi, sei ancora in tempo…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La farsa ha preso il treno:
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PER LA FESTA DELLA DONNA
Manifestazione sul treno
Marche-Abruzzo-Umbria
Sensibilizzare ed informare adeguatamente sul dramma della violenza contro le donne, vera piaga sociale del mondo del terzo millennio. E' questo lo scopo dell'iniziativa che il Comitato Pari Opportunita' Marche-Abruzzo-Umbria delle Ferrovie dello Stato Italiane attuera' per la Festa della donna 2013; le donne del comitato, giovedi' 7 marzo, viaggeranno a bordo di 2 convogli regionali in partenza dalla stazione di Ancona alle 8.45 per Terni e il treno 12029 delle 11.32 per Pescara, distribuendo ai passeggeri,
materiale informativo per raccontare l'emergenza sociale che molte donne sono costrette a vivere. Lo stesso materiale sara' in distribuzione in due desk informativi nelle stazioni di Ancona e Pescara, dalle 10 alle 14. La pubblicazione – spiega una nota – contiene riflessioni, riferimenti, recapiti telefonici utili e indirizzi mail. E' stata elaborata, oltre che dal Comitato organizzatore, anche dall'Associazione Donne & Giustizia di Ancona, dal Centro Pari Opportunita' della Regione Umbria e dall'Associazione Ananke di Pescara, organismi che operano sul territorio a sostegno e supporto delle donne.
Un manifesto celebrativo dell'iniziativa verra' affisso nelle stazioni interessate; e' stato realizzato dai ragazzi del corso ''Tecnico della Grafica pubblicitaria'' dell'Istituto Istruzione Superiore Podesti-Calzecchi-Onesti di Ancona e Chiaravalle. (Asca)
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Mentre la realtà continua ad essere sminuita e sottaciuta
http://www.tudonna.it/2013/02/orrore-in-francia-madre-uccide-tre-figli/
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/francia-madre-sgozza-i-tre-figli-e-scappa-888812.html
(il commento di Luigi Farinelli è da incorniciare).
A proposito dell'8 marzo… ricordiamoci tutti che una donna non si tocca – nemmeno con un fiore! Se avete ancora questo ormai obsoleto impulso di presentarvi con il bravo mazzolin di mimose, prendete un qualsiasi tipo di fiore e osservatelo attentamente da vicino. Forse scoprirete anche voi che pochissime o nessuna donna potranno mai eguagliarlo in bellezza e fascino. Non sprechiamo più questi gioielli viventi che la Natura ci ha donato. Due generazioni di tale errore sono state decisamente troppe.
P. Leo
p. leo(Quota) (Replica)
Luigi Farinelli è un ingegnere che vive e lavora all’estero. Con lui ho interloquito più di una volta. E’ in gamba!
armando
armando(Quota) (Replica)
interessante ,a mio modo di vedere,questo articolo di Fabio Nestola
http://www.adiantum.it/public/3273-sul-falso-concetto-di-femminicidio-solo-slogan-e-nessuno-spazio-alla-logica.asp
mauro recher(Quota) (Replica)
l’ho commentato proprio oggi su facebook, Mauro, come forse hai già visto…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
A proposito di guerra psicologica è interessante leggere il libro/inchiesta, ormai giunto alla terza edizione, di Aldo Giannulli: “Come funzionano i servizi segreti”, ediz. Fonte alle grazie 2009, terza ristampa 2010.
L’inchiesta di Giannulli evidenzia come la gestione della finalità ultima dell’informazione, ovvero la visione del mondo condivisa a livello di massa, è diventato uno degli obiettivi fondamentali, uno degli “spazi” decisivi del confronto/scontro tra Stati e alleanze di Stati, e tra forze sociali e politiche egemoni e quelle sottomesse, ed è pertanto diventato uno fra i compiti prioritari dei Servizi nella loro accezione moderna. Sono perfino citati nel libro i temi femministi della liberazione femminile come esempio dei tasselli fondamentali di questo confronto e della visione del mondo connessa. Insomma i “kattivi” con impermeabile e occhiali neri che complottano segretamente non esistono più: esistono università, centri di ricerca, direttori di giornali, politici, produzioni cinematografiche e quant’altro professionalmente e consapevolmente aderenti alla mission dei Servizi del proprio paese, delle relative alleanze, e della sua classe dirigente, coordinati, questo sì, nella costruzione alla luce del sole, di una visione della realtà che spesso non ha nulla a che vedere con la realtà stessa. Anzi è in violenta rotta di collisione col tradizionale sentire della popolazione (vedi per es. il rifiuto della guerra). Il risultato è una Matrix “spontanea”, naturalmente una Matrix di privilegiati assoluti in termini di reddito e benefici e posizionamento sociale. E sono riconoscibilissimi nell’esercizio della loro funzione. Che l’informazione sia oggetto infatti di una speciale attenzione e di una deformazione scientifica fin nelle sue declinazioni apparentemente più innocue (Festival della canzone ecc.) e quindi appaia come eseguita da un’orchestra guidata da un direttore d’orchestra (intelligenza collettiva) sulla base di uno spartito già scritto (da cui il carattere di coerenza assoluta in ogni sua manifestazione: non c’è più una smagliatura in Matrix che sia una), chiunque non abbia le fette di salame sugli occhi (o non desiderasse tenersele per paura) non può non accorgersene. Non si spiegherebbe altrimenti il caratte pervasivo, cocordinato, da lavaggio del cervello, che tanti temi trattati dai media oggi presentano e con scadenze prefissate a calendario. Così la familiare “gattina” del salotto divertente di Fabio Fazio, ovvero la Litizzetto, e il bravo “ragazzo della porta accanto”, Fabio Fazio stesso, sono state incaricati di condurre S. Remo, perchè perfette icone per veicolare i messaggi politically correct previsti.
Da questa situazione derivano tante cose, fra cui il carattere assolutamente “critico” di quei blog che fanno opinione non allineata a Matrix. Per non parlare dei movimenti sociali e politici che dai quei blog nascono.
cesare(Quota) (Replica)
Penso anch’io, con Cesare, che non occorre credere per forza a complotti orditi a tavolino e con una filiera gerarchica di trasmissione di ordini etc. etc. E’ vero piuttosto che esistono una pluralità di centri di potere culturale tutti orientati in identico modo, ognuno dei quali fa la sua parte in modo autonomo ma convergente. Il coordinamento avviene piuttosto sul piano delle idee fondanti e sulla loro diffusione a livello di massa, e si badi bene, anche negli ambienti più impensabili. Esiste perciò una rete di alleanze di fatto. Per esempio fra i cultori della modernità e del relativismo con la massoneria e il femminismo. Solo un esempio peraltro documentato. L’eugenismo diffusosi sull’onda del positivismo scientifico nell’800 e nel 900, perorava il controllo delle nascite (fra le altre cose) al fine di impedire la degenerazione della razza o della specie (sarà un caso, sia detto fra parentesi, che quella dottrina era molto diffusa in ambienti così detti progressisti prima che fosse fatta propria dai nazisti?). Per ottenere questo scopo, i suoi cultori erano decisamente e dichiaratamente a favore del femminismo. Solo affidando alle donne il pieno controllo sulla riproduzione e sulla sessualità, leggasi aborto, escludendo quindi gli uomini e i padri, il loro disegno avrebbe potuto vincere. Ed infatti le prime femministe erano eugeniste entusiaste. Inutile dire che si trattava e si tratta di un disegno perfettamente inserito nelle nuove necessità del capitalismo.
In questa opera di diffusione culturale, però, non sono estranei, credo, i servizi segreti. Non per dare ordini, naturalmente, ma per fare in modo di orientare, anche con mezzi economici, la così detta opinione pubblica. Lo fecero ad esempio, ed è documentato, per diffondere a livello planetario la pop art e l’architettura decostruttivista. Ma che c’entra, si dirà? C’entra nel senso che quell’arte veicola un’idea di uomo coerente con la visione individualistica del capitalismo e distrugge l’idea di un ordine comunitario naturale non fondato sull’utilitarismo e sulla mercificazione. Basta davvero, come dice Cesare, guardarsi intorno. Non accorgersene, e dunque ripensare complessivamente le proprie idee alla luce dei fatti e degli sviluppi storici ormai sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere, è un errore peggiore di un delitto. E così ci tocca vedere sedicenti rivoluzionari che fanno il controcanto culturale a quello che dovrebbe essere il loro nemico, anzi peggio. Si fanno portatori della sua antropologia e della sua weltanschuang, che non il tasso di presenza statale nell’economia ma qualcosa di molto più sottile, profondo e per ciò meno individuabile, soprattutto agli occhi di coloro che sono stati abituati a considerare quelle idee come verità scontate, veri e propri assiomi che non necessitano di dimostrazione ma evidenti di per sè, assorbite fin dalla nascita e veicolate in ogni modo.
Mala tempora currunt.
armando
armando(Quota) (Replica)
Il femminismo, i suoi movimenti, le sue liturgie, le sue celebrazioni, se ci si domanda che percezione suscitano oggi in chiunque,la risposta è una sola: un attacco continuo e sistematico su tutti i piani al maschile in quanto tale e ai suoi ruoli: l’otto marzo da festa solidale tra maschi e femmine è stata trasformata nella celebrazione di un infinita serie di rivendicazioni che si declinano e riassumono in una dichiarazione di guerra di genere, ovvero delle donne contro gli uomini. Le mimose non sono più simbolo gentile e celebrazione affettuosa di un legame e di una solidarietà originaria, creaturale, tra uomini e donne. Oggi sono trasformate in una bandiera di guerra.
Ne nasce con sorpresa, ma inevitabilmente, una domanda che mai si sarebbe pensata: ma chi ha interesse a contrappore uomini e donne al fine di spazzar via ogni valore delle masse maschili? così che ogni funzione svolta da un maschio sia passibile di essere immediatamente invidiata, rivendicata, contestata e sospettata di ogni male-intenzione contro le donne? e con che cosa poi si vuole sostituire il valore e la legittimità maschile ad esercitare ogni qualsivoglia funzione che non sia essere carne da cannone o da repressione?
La risposta la si può trovare empiricamente e, a mio avviso, con assoluta evidenza sul piano della politica internazionale dove è da anni operante un analogo attacco ad alzo zero contro i maschi dei paesi da invadere, e poi invasi, a vario titolo accusati e giudicati meritevoli di distruzione (innumerevoli “otto marzo” mediatici abbiamo visto precedere ogni nuova guerra e giustificare ogni azione militare): una volta riuscito l’attacco, non si vede trionfare altro che gli interessi economici e finanziari degli onni-potenti di sempre. E risulta ragionevole concludere che rompere la naturale umana solidarietà tra uomini e donne è una delle precondizioni ormai necessarie perchè possano seguire poi le truppe di armati per la tradizionale politica di esercizio del potere neocoloniale; non solo, c’è anche un nuovo spazio coloniale da conquistare al dominio della necrocrazia delle merci ed è l’umano tout court che si ritiene sia ora che finisca sui banconi dei supermercati. Non siamo forse un grumo di cellule?
Luminoso e gentilissimo fiore di mimosa, tenero e lieto fiore, che cosa sono riusciti, nonostante la tua naturale bellezza, a farti significare.
cesare(Quota) (Replica)
Brescia, una donna spara e uccide in casa la sua convivente di 34 anni
Una donna di 34 anni, Marilena Ciofalo, è stata freddata nel sonno dalla sua convivente, A.T., 35 anni, a Gussago, in provincia di Brescia, che le avrebbe sparato un colpo di pistola alla testa, verso l’una di notte, per poi chiamare i carabinieri. La donna è stata arrestata e portata in carcere. Secondo quanto riferito, all’origine dell’omicidio ci sarebbero motivi passionali. L’arma di cui la donna era in possesso era regolarmente detenuta e denunciata ai carabinieri. A.T. non avrebbe avuto problemi di natura psichiatrica.
Sull’accaduto indagano i carabinieri di Gardone Val Trompia. E’ “un omicidio che ha un movente passionale”, maturato all’interno di “un rapporto di coppia difficile”, ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Brescia, colonnello Marco Turchi. Al momento dell’arresto la 35enne “ha confermato la dinamica dei fatti. Per ora non emerge alcun altro movente”, ha detto il colonnello Turchi. “Verificheremo tutto quanto, in modo da avere certezza che le fonti di prova siano assicurate in modo corretto”.
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Questo episodio, se correttamente riportato, induce in me profonde riflessioni sulla mia natura intrinsecamente violenta di uomo.
Hanno ragione loro. Hanno ragione le reazionarie-femminist. Mea culpa …. Mea culpa ….
Ehhhh….. cosa dite? Si tratterebbe di due donne?
Ma non è possibile!!……….
Controllate meglio. Non è possibile. Le donne queste cose non le fanno (è come per le puzze, è un esclusiva maschile).
Controllate meglio …… magari quella che ha ucciso si ritrova un pene tra le gambe …..
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ps. Mi scuso per il tono del mio commento, perché si tratta pur sempre di una tragedia in cui un essere umano ha perso la vita. Ma penso si capisca a chi è diretto il mio sarcasmo: a quelle imbecilli titolate che pensano con la vagina invece che con il cervello.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ci avete fatto caso? Il metodo più gettonato per eliminare l’altro (uomo o donna che sia non importa) è farlo mentre dorme. Il coraggio è tutto nella vita.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
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Il movente passionale non esiste, è una giustificazione maschilista.
E’ stata uccisa “in quanto donna”.
O no?
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Bella domanda Rino…in questo caso però nessun fiato alle trombe ,fuori che la solita ,gradevole eccezione ,vista femminista ,per carità ,ma si fa delle domande
http://abbattoimuri.wordpress.com/2013/03/10/se-il-femminicidio-lo-commette-lei/
invece ,dalla Bolivia ,arriva questa notizia
http://www.articolotre.com/2013/03/la-bolivia-introduce-il-reato-di-femminicidio-30-anni-di-carcere/148990
In questo caso ,cosa prevederebbe una eventuale legge sul femminicidio ?
Vale ugualmente o prima si vede cosa si ha in mezzo alle gambe e ci si comporta di conseguenza ?
mauro recher(Quota) (Replica)
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Ti faccio rispondere dalla “nuova” versione dell’articolo.
Difatti, quando ho linkato l’articolo, lo stesso consisteva in quello da me riportato (non ho pensato di farne un pdf ma ti assicuro che l’articolo era quello). Ritornandoci adesso ne scopro una “nuova versione” che, sicuramente ti leverà ogni dubbio. Questa:
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Una donna di 34 anni, Marilena Ciofalo, è stata freddata nel sonno dalla sua convivente, Angela Toni, 35 anni, a Gussago, in provincia di Brescia, che le ha sparato due colpi di pistola alla testa, verso l’una di notte, ed è rimasta a vegliare la vittima per qualche tempo prima di chiamare i carabinieri. La donna è stata arrestata e portata in carcere. Secondo quanto riferito, all’origine dell’omicidio ci sarebbero motivi passionali. Toni non avrebbe avuto problemi di natura psichiatrica e aveva acquistato e denunciato la pistola pochi giorni fa: il 5 marzo. La donna aveva ottenuto un permesso di detenzione per ragioni sportive.
Gli investigatori stanno cercando di capire se la vittima, negli ultimi tempi, avesse cominciato una relazione con un’altra persona: cosa che potrebbe aver scatenato la gelosia omicida della compagna. Il movente del delitto è comunque di natura passionale e il rapporto tra le due sembra fosse prossimo alla rottura. E’ “un omicidio che ha un movente passionale”, maturato all’interno di “un rapporto di coppia difficile”, ha confermato il comandante provinciale dei carabinieri di Brescia, colonnello Marco Turchi. E una donna originaria dell’Est che abita vicino all’abitazione del delitto racconta: “Non ho pensato a degli spari, non me ne sono resa conto. Ho solo sentito due colpi”. La notte scorsa ha sentito le due donne litigare “abbastanza forte”, com’era accaduto già in passato. “Le avevo sentite litigare per un po’, due mesi fa, poi si erano calmate”. La
coppia era andata a vivere a Gussago da qualche mese. Angela Toni è operaia, originaria di Perugia, mentre Marilena Ciofalo, che proveniva da Agrigento, dopo aver lavorato come barista era disoccupata.
“Le coppie lesbiche non sono certo idilliache e senza macchia. Ma sicuramente, anche dall’esperienza dei nostri centri di aiuto, la violenza fisica all’interno delle coppie di donne è piuttosto rara. E’ un cattivo esempio di imitazione della normalità”, commenta Cristina Gramolini, della segreteria nazionale di Arcilesbica. “Attenzione a non usare questi episodi per equiparare le violenze, quella tradizionale maschile verso la partner e quella all’interno delle coppie lesbiche – avverte la dirigente di Arcilesbica – Non vorrei che in nome di alcuni casi si dia la sensazione che la violenza è insita in tutti i rapporti di coppia e che nulla cambia tra la coppia tradizionale, in cui predomina la guida maschile, e una situazione diversa“.
(10 marzo 2013)
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Grazie Luigi.
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Questa volta lo hanno detto papale papale.
Adesso è tutto chiaro e non ci sono equivoci.
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RDV
Rino(Quota) (Replica)
http://violenza-donne.blogspot.it/2009/01/violenza-delle-donne-sulle-donne-il.html
LESBIAN PARTNER ABUSE
L’esistenza di attacchi donna-contro-uomo non è il solo aspetto sottaciuto riguardo alla capacità delle donne di esercitare violenze. Un altro aspetto della violenza femminile che gli specialisti sottostimano è la violenza nelle relazioni lesbiche.
Le vittima di violenze donne-contro-donne – una materia molto diffusa nella comunità lesbica è completamente ignorata – spesso sono viste come masochiste o pazze. Susan Morrow, uno degli autori dell’articolo del 1989 nel “Giornale di Consulenza Psicologica e Sviluppo” ha testimoniato di come una lesbica aggredita dalla sua partner è stata giudicata dalla terapista paranoica e borderline. Il fatto che la paziente fosse una vittima è stato completamente ignorato.
Morrow e la sua co-autrice, Donna Hawxhurst, hanno trovato che molti miti – secondo cui le donne sono meno aggressive degli uomini e perciò non picchiano, e che le donne sono incapaci di far molto male – hanno contribuito alla segretezza intorno alla materia delle violenze tra lesbiche. Suggeriscono che gli avvocati dei diritti delle donne rifiutano di riconoscere la violenza fra lesbiche perché ciò metterebbe a rischio l’analisi delle femministe che vedono il picchiare come una conseguenza del privilegio e potere maschili nella società.
Barbara Hart (1986), nella sua introduzione in un libro su lesbiche violente,riassume il caso delle vittime di lesbiche in relazioni intime scrivendo:
“E’ molto doloroso. Si ipoteca il nostro sogno di un’utopia lesbica. Contraddice la nostra convinzione sulla’insita non violenza delle donne…. e la scoperta di violenze da lesbiche…. può rafforzare l’arsenale di omofobie… eppure, se vogliamo liberare noi stesse, dobbiamo liberare le nostre sorelle.”
Come sopra annotato, secondo ognuno dei trenta studi condotti negli U.S.A. che hanno esaminato il comportamento di ambedue, uomini e donne, le donne commettono circa la metà delle violenze domestiche. Questa scoperta viene supportata dagli studi sulle relazioni lesbiche, che secondo la Professoressa Claire M. Renzetti, nel suo libro del 1992 “Tradimento Violento”, sono quasi così violente come le relazioni eterosessuali. Altre ricerche citate nel libro della Renzetti, ipotizzano che le relazioni lesbiche siano probabilmente più violente.
L’autrice scrive:
“Bologna, Waterman, and Dawson (1987) hanno scoperto un’alta incidenza di abusi nella loro indagine su un campione di 174 lesbiche autoselezionatesi. Circa il 26% delle interrogate, hanno dichiarato di essere state oggetto di almeno un’azione di violenza sessuale, il 59% erano state vittime di violenza fisica, l’81% aveva subito violenze verbali o emozionali. Allo stesso tempo il 68% delle interrogate hanno dichiarato di aver usato violenza contro l’attuale o più recente partner e che erano state a loro volta vittimizzate dalla partner.
Similarmente, in un’indagine su un campione non casuale di 1.099 lesbiche, Lie and Gentlewainer (1991) hanno trovato che il 52% delle interrogate erano state abusate da una donna amante o partner e che il 30% ammetteva di aver abusato di una amante o partner. Di quelle che erano state vittime di abusi, più della metà – 51% – hanno dichiarato che anche loro avevano commessi abusi verso le loro partners….. Gli abusi spaziavano dalle minacce e insulti verbali fino agli accoltellamenti e pistolettate. Veramente le abusanti mostravano una terrificante ingenuità nel selezionare la loro tattica di abuso: frequentemente sceglievano l’abuso più appropriato alla vulnerabilità della loro partner.”
A causa di problemi politici, non è stato semplice incamerare dati accurati, ma Martin Hiraga della “(U.S.) Commissione Nazionale Gay e Lesbiche”, ha dichiarato che tutta l’evidenza disponibile indica che (la violenza domestica fra lesbiche) si verifica né più né meno che nelle relazioni eterosessuali.
‘Anita’, una portavoce del “Centro Gestione Violenze Domestiche e Incesti” di Melbourne, ora impegnata in un programma per le vittime di violenza domestica fra lesbiche, ha dichiarato che il loro lavoro è grandemente complicato dal mito secondo cui le violenze contro le donne sono commesse esclusivamente da uomini. Ha anche espresso preoccupazione per la sottostima delle violenze non fisiche, viste come ‘problemi ordinari di relazione’: una relazione può essere straordinariamente abusiva senza che una partner violenta tocchi con un dito la sua partner. Questi tipi di abusi sono i più duri da fermare, perché difficili da spiegare.
Tiziano(Quota) (Replica)
Il problema reale è complesso in realtà gli uomini sono penalizzati sempre più, provocati, e lasciati anche senza lavoro con le discriminazioni positive delle politiche sociali, con sottolineatura della segretaria “avete visto cosa significa tenere il coltello dalla parte del manico” insomma una pasticciona che non sa distinguere la casa delle bambole con il sistema sociale e welfare, e non basta..
Pare che non si debba assolutamente fare menzione di reati perpetrati da donne, l’istigazione è continua, non cascateci mi rivolgo soprattutto alle donne il rischio è fomentare non placare come vorrebbero far credere
luigi(Quota) (Replica)
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E già … dovremmo mettere al corrente la Gramolini. Ha un blog sul Fatto Quotidiano (Cristina Gramolini) e non penso che tarderà a scrivere un post sulla questione.
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Considerazione ovvia e scontata ma che rimane tale se il rapporto è donna-donna. Altrimenti trattasi di eresia.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ragà … sul Corriere non passano i miei commenti neanche se parlo delle previsioni del tempo ….
Oramai mi avranno inserito nella loro lista nera. Al loro articolo (nemmeno nel blog pret-a-porter della 27a ora) sull’omicidio della coppia lesbo ( Donna uccide la compagna nel sonno – All’origine una lite per gelosia ) ho mandato due righe in cui stigmatizzavo in maniera civilissima quest’allucinante commento:
è sempre colpa del maschio
10.03|19:40 alexa21
l’utente “2 cardellini” ha perfettamente ragione. l’imprinting della ferocia bestiale bruta maschile ha di fatto inquinato l’io femminile e questo è il risultato.
Niente da fare. Non pubblicato a prescindere.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
alcune mi e considerazioni …
http://femdominismo.wordpress.com/2013/03/11/femminicidio-si-no-forse/
mauro recher(Quota) (Replica)
sul caso di Brescia ,una lunga e bella riflessione riportata su Facebook ,da Vincenzo Spavone ..una riflessione a firma di Elvia Ficarra
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Donna gelosa uccide la compagna convivente:
primo “femminicidio” lesbo?
Si è consumato a Gussano, in provincia di Brescia, l’ennesimo terribile episodio di “femminicidio”.
Lo scenario è costantemente identico: un partner della coppia non accetta la separazione, la predisposizione al possesso esclusivo della compagna – oggettivizzata – fa scaturire reazioni violente all’idea che questa abbia intrecciato un’altra relazione.
“O mia o di nessuno” è il let-motiv. Pertanto la pistola acquistata pochi giorni prima, esibendo opportuna licenza conseguita per attività sportiva – senza alcuna verifica cerca eventuali deficit psicologici del soggetto, attese le frequenti liti di coppia come testimoniano i vicini – viene scaricata nel cuore della notte in faccia alla partner traditrice. Mentre la povera vittima dorme. E’ trascorso solo un giorno dalla Festa della Donna.
La notizia del brutale e, sembra, premeditato delitto viene diffusa sottovoce soltanto da alcune testate on-line. Tacciono quelle nazionali; i telegiornali la ignorano.
Stupisce tanto silenzio. Il clamore di simili episodi ci ha abituato a pagine intere di quotidiani nazionali che riportano in un triste elenco la cadenza dei femminicidi. A dibattiti che occupano interi palinsesti: le emittenti fanno a gara per trattare l’argomento in simultanea, a tutte le ore del giorno e della notte. Con plastici in studio che illustrano minuziosamente il luogo del delitto. Ospiti “esperti” recitano all’unisono il manuale di flagellazione contro l’intero genere maschile, invocando inasprimenti legislativi, pena di morte e castrazione chimica. Troupe in trasferta percorrono la penisola in pellegrinaggio presso i centri anti-violenza per intervistare le operatrici. Le quali – confermando un’ irrefrenabile escalation del fenomeno – snocciolano dati abnormi cadenzandone la frequenza temporale ogni tot ore, e dichiarano l’emergenza. Insistendo che quanto affiora dalle cronache è solo la punta di un iceberg: ben più estesa è la violenza sommersa, difficile da stanare poiché le vittime non ne sono consapevoli e non denunciano in tempo.
Ed infatti compaiono immediatamente sul video le vittime sopravvissute, il più delle volte di spalle ed interpellate con nomi fittizi. Le loro testimonianze di dolore sono pressoché univoche: hanno subito ogni sorta di violenza, talora fin dal viaggio di nozze o fin dalla prima gravidanza; solo dopo anni di speranzosa sopportazione e dopo aver concepito due/tre figli con il compagno dispotico trovano il coraggio di ribellarsi, grazie al sostegno dei Centri in questione. I cui “saperi femminili e femministi”, viene costantemente ribattuto anche da deputate e rappresentanti istituzionali, devono essere inclusi in qualsiasi iniziativa di contrasto alla violenza maschile e maschilista.
Solleciti reporter trascorrono nottate all’addiaccio o giornate sotto il solleone per trasmetterci in diretta – accompagnato da commenti di soddisfazione e precise inquadrature sulle manette – l’arresto dei presunti colpevoli già condannati dai media. Alcuni dei quali, dopo anni di detenzione carceraria e costosi gradi processuali, vengono rispediti a casa per non aver commesso il fatto. Distrutti economicamente, nel fisico e nella psiche. Ma, proclama qualcuna, che la lezione serva loro per imparare a rispettare le Donne.
Vediamo ricorrenti inquadrature di piazze storiche inondate da maree di dimostranti esaltate che, con allenata grinta intonano slogan minacciosi e brandiscono cartelli esplicativi: “l’assassino ha le chiavi di casa” “ti amava da morire”. Aggiungendo il lancio di pietre contro deputate e giornaliste presenti, colpevoli di militare in formazioni politiche incuranti delle loro richieste.
Assistiamo sempre più spesso all’autodafè di violenti pentiti che, con le spalle alle telecamere, decantano i benefici ottenuti da opportune terapie chimico-psichiatriche somministrate in dipartimenti ASL istituiti all’uopo.
Ricordiamo la campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani: due deliziosi bimbi col pannolino, il maschietto etichettato come futuro stupratore e la femminuccia come futura vittima. La Commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza, presieduta nell’ultima legislatura dall’On Alessandra Mussolini così premurosa a fianco di donne e madri, non ha mai opinato alcunché. Forse ha identificato la Campagna Toscani con le verdi colline del Chianti, oppure l’avrà immatricolata come Pubblicità & Progresso.
I Comitati Pari Opportunità presenti in tutti i Comuni ed in tutti i Sindacati hanno suggerito la soluzione ottimale: introdurre nelle scuole programmi di ri-educazione tesa a consapevolizzare la giovane popolazione maschile circa la grettezza della propria istintualità, e dopo adeguato processo di colpevolizzazione allinearla alla più nobile indole femminile.
La guerra tra i sessi è dichiarata fin dalla più tenera età.
Così in alcuni asili si tenta di obbligare i maschietti a fare pipì seduti, come le femminucce, onde evitare il contatto con i genitali già proclamato in Svezia volgare, antigienico e maschilista. La incomprensibile (o comprensibile?) reazione dei genitori, soprattutto mamme, ha fatto naufragare il progetto.
In alcune scuole materne dell’Emilia Romagna favole tipo Cenerentola o La Bella Addormentata – dove le protagoniste vittime di cattiverie o malefici materno-femminili si risvegliano alla felicità grazie al bacio del Principe Azzurro – vengono espunte dalla didattica. Sostituite da favole modellate su Il Brutto Anatroccolo, tanto per consapevolizzare precocemente i maschietti circa la loro connaturata inferiorità riscattabile solo attraverso l’amorevolezza delle cure femminili.
In un contesto cultural-mediatico così parossistico, come è possibile che la vicenda della povera ragazza di Gussano (BS), vittima di siffatta patriarcale sopraffazione odio misogino e bestiale violenza maschilista, a due giorni dall’8 Marzo improvvisamente non interessi più nessuno?
Forse che l’imminente Conclave con la probabile elezione di un Papa capace di modificare gli assetti secolari della Chiesa; l’imbarco dei grillini sul Transatlantico che stravolge l’assetto politico; la grottesca conflittualità tra i partiti che blocca l’avvio di un nuovo governo; il sali-scendi dello spread che ci impicca alla speculazione economico/finanziaria; lo stillicidio quotidiano delle morti sul lavoro ed ancor più per mancanza di lavoro, sono notizie così basilari da adombrare un siffatto delitto?
No. Niente di tutto questo.
Si tace perché l’assassino è una Donna. Ed aveva le chiavi di casa. Una lesbica ha ucciso la compagna con cui conviveva da anni e che amava da morire, dando sfogo agli stessi impulsi e per le stesse motivazioni che “i saperi femminili e femministi” declinano pervicacemente solo al maschile.
La cronaca si affretta a riferire che si tratta del primo caso di “femminicidio” tra una coppia lesbica. Forse è il primo caso di cui veniamo a conoscenza. Contrariamente ai Paesi anglosassoni, in Italia nessun ente istituzionale ha osato avventurarsi sott’acqua a stanare la violenza sommersa agita dalle Donne.
I dati raccolti da associazioni private – tra cui la scrivente – che hanno affrontato il fenomeno tra coppie eterosessuali sono sistematicamente sminuiti, negati quando non addirittura ridicolizzati.
Secondo uno studio sulle coppie gay condotto nel 2002 (McClennen, Summers, Daley), si stima che le relazioni “violente” fra le coppie lesbiche si attestino tra il 25 e il 50%. Balsam e Szymanski (2005) hanno condotto un altro studio reclutando persone fra i vari partecipanti agli eventi Gay Pride: in un campione di 272 lesbiche e donne bisessuali, il 40% ha dichiarato di commettere violenza fisica nei confronti della propria compagna, mentre il 44% ha affermato di essere stata vittima di violenza fisica da parte della propria partner (DATI: Psychology of Women Quarterly, 29 (2005), 229-237. Blackwell Publishing. Printed in the USA. Copyright C 2005 Division 35, American Psychological Association. 0361-6843/05).
Auspichiamo che non ci siano altre vittime. La terribile fine della ragazza di Brescia è di per sé una testimonianza: sbriciola la piattaforma ideologica su cui è stato edificato il concetto di “femminicidio” e”violenza domestica”, fa crollare come un castello di carte l’impianto dottrinale femminista fin qui conosciuto.
La violenza non ha sesso: può essere agita da chiunque contro chiunque con i mezzi che ha a disposizione, e scaturisce dai medesimi impulsi distruttivi. Criminalizzare in toto un genere per vittimizzare senza riserve l’altro, alimentando all’infinito la guerra dei sessi genera ancora più violenza, senza aiutare le vittime vere a scongiurarla né i carnefici veri ad affrontare le proprie problematiche. Occorre ri-educare tutti a sentimenti di reciproco rispetto nella valorizzazione delle peculiarità di ciascuno, e soprattutto all’assunzione di reciproci doveri e responsabilità. La Fiera dei Diritti si è prolungata oltre il dovuto.
A Marilena, come a tutte le altre vittime della furia omicida, rivolgiamo la nostra pietà ed il nostro rimpianto.
Elvia Ficarra. Responsabile Osservatorio Famiglie Separate Gesef .
mauro recher(Quota) (Replica)
Signore (soprattutto) e signori, e` ufficiale.
Recenti ricerche scientifiche imparziali e documentate testimoniano come il 100% delle morti di esseri umani di sesso femminile siano dovute alla mano assassina dell`uomo. Il feroce maschilismo, ben piu` pericoloso e bieco e perverso e feroce di qualsiasi ideologia mai esistita nel globo, ha raggiunto, paradossalmente, nella sua immonda sete di dom…inio, almeno uno scopo positivo: ha sconfitto il cancro alle ovaie, il cancro al seno, le patologie cardiovascolari di ogni tipo, gli incidenti stradali e persino la ceretta. Fra un po` arrivera` a scalzare la morte naturale, e un giorno, la morte in quanto tale. Sara` cosi` che dopo Cristo, primo a vincere la Morte, avremo scoperto l`Anticristo; ogni singolo maschio umano presente sul pianeta… dalla creazione per mano della Dea ad oggi.
Maximus Decimus Blasphemus(Quota) (Replica)
Letto questo interessante articolo comparso su “abbatto i muri”
http://abbattoimuri.wordpress.com/2013/03/19/lei-uccide-lattenuante-e-colpa-della-cultura-dei-carnefici/
questo è il mio commento
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E in ogni caso se tu dici che la violenza è del maschile la soluzione preventiva sarebbe lo sterminio dei maschi
Questo è il nocciolo della questione ,altro che storie …dire questo è come dire che se un extracomunitario ruba o uccide ,allora bisogna eliminare tutti gli extracomunitari , in una vera e propria caccia ,con tanto di ronde padane ,va beh ,che la Terragni aveva proposto delle ronde tutta al femminile, pronte a bastonare il primo uomo che passava ..intanto lo si pesta perchè aveva la grande colpa di essere maschio ,poi vediamo se commette violenza o meno , ma solo a me mi sembra che ,in tutto questo ci sia la stesa matrice razzista e sessista degna della lega nord ?
Quando io scrivo e mi confronto con il mio gruppo (Uomini beta) è questa assurdità di pensiero che vogliamo far emergere e non certamente giustificare gli assassini ,gli assassini restano tali e vanno puniti …in conclusione ,per me la differenza dell’organo riproduttivo non mi fa diventare violento ,si parla tanto della cultura maschilista che però non mi ha dato nessun beneficio di essere nato uomo ,non mi ha dato nessuna villa ,nessuna ferrari ,anzi sono anche in cassa integrazione ,mi ha dato libertà ? Certo di essere definito “cesso” ..quando è che capiremo che bisogna ragionare in termini di classi sociali e non in termini di genere oppressore ‘?
mauro recher(Quota) (Replica)
Quando Lui uccide Lei scoppia il putiferio, viceversa non succede nulla. Eppure tale pubblicità era cominciata con un maschicidio, ma guarda caso il casino scoppia solo quando la vittima diventa Lei:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/28/napoli-cartellone-choc-pro-femminicidio-ne-sangue-ne-armi-e-messaggio-dolce/545359/
Ethans(Quota) (Replica)
Su IL Foglio del 28 marzo 2013 la giornalista Paola Peduzzi scrive un articolo dal titolo “Lady CIA” e sottotitolo: ”A capo del “lato oscuro” dell’agenzia è arrivata una signora che difende la guerra sporca di Bush e Obama”. Nel testo si riporta la notizia secondo cui: “Dal 28 febbraio scorso c’è una donna a capo del servizio clandestino della CIA, il “lato oscuro” dell’intelligence americana, quello dei film e dei complotti, degli agenti sotto copertura all’estero e delle operazioni segrete, quello che negli ultimi anni si è occupato di interrogatori, torture, reddition e droni. La guerra al terrore che non deve sottostare al “chek and balance” è diretta dall’Agenzia e dalla Casa Bianca. L’identità della signora è naturalmente segreta..(ecc.)”. Questa la notizia. Mi viene da associare al volto nascosto e nel buio di questa signora, il volto sorridente e in piena luce del Marine donna fotografata con le dita in segno di vittoria a cavalcioni di un mucchio di prigionieri maschi nudi e torturati nel carcere di Abu Graid. Da oggi in poi, innumerevoli i maschi (e loro familiari) ammazzati, sequestrati e torturati per lucido e freddo calcolo politico su scala planetaria per responsabilità di questa donna. E non ne sapremo mai niente. Come chiameremo questi omicidi e queste terrificanti violenze?
cesare(Quota) (Replica)
Ethans,
Se non erro è stato pubblicato anche nel forum il link a questo post di Ettore Panella:
Un interessante esperimento sulla società italiana
che a sua volta richiamava sviluppando altre considerazioni però, quest’altro di laglasnost:
Fare profitto sul brand “Femminicidio” si può
Entrambi molto interessanti.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Apprendo adesso che quell’ipocrita piangente che risponde al nome di Fornero ha bloccato quella pubblicità (Pubblicità con femminicidio, stop del ministro Fornero).
Si proprio quella che con le sue dilettantesche scelte ha posto le basi per l’impoverimento e la disperazione di larghe fasce di popolazione, stando ovviamente bene attenta a non toccare i suoi pari.
Vorrei poter dire di essere sorpreso. Ma non lo sono. Indignato sicuramente, ma sorpreso per niente.
Mi chiedo solo quale e quanto grande peccato storico abbiamo da scontare per meritarci questa feccia …. 👿
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Concordo con Luigi ,gli articoli sono davvero interessanti e davvero fuori dal coro del politicamente corretto femminista …Come detto su facebook si glissa velocemente quando la versione è femminile e rimarcano la versione maschile ,ovviamente condannano tutti e due le versioni (non possono fare altrimenti) ma la versione maschile è visuallizata del rapporto 10 a 1
mauro recher(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Quale forum?
Ethans(Quota) (Replica)
Ethans,
Quello della QM.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Se intendi Metro Maschile si ho visto che hanno postato un’articolo al riguardo…
Ethans(Quota) (Replica)
’ triste che ci sia bisogno di fare una statua contro la violenza sulle donne. Come se la loro vita valesse di più di quella di un omosessuale ucciso o di un gioielliere ucciso come accaduto nei giorni scorsi a Milano. Non riesco a capire perché si debba dare maggiore valore a questa cosa, credo che le donne stesse siano le prime ad opporsi». Parole di Vittorio Sgarbi, buon conoscitore di Ancona, che chiamato in causa per dire la sua sulla statua da critico d’arte parla più del valore simbolico che della scultura e di come esteticamente è stata giudicata.
Mal’opera le piace?
«La statua non mi sembra brutta se fosse stata all’interno della Mole Vanvitelliana nessuno se ne sarebbe accorto o perlomeno non avrebbe fatto tutto questo rumore. La discriminazione sarebbe rimasta all’interno di quattro mura invece che mostrarsi a tutta la città».
Quindi più che un motivo artistico c’è una ragione strumentale?
«Esattamente. Ancona è una città incolta, forse la più incolta d’Italia che dà spazio a una moda tra l’altro su un reato che è stato inventato, ovvero il femminicidio. Possiamo dire che l’omosessualicidio non esiste? No, non lo possiamo dire. Io non sono per la visione di genere, per esempio sono frequentemente soggetto a stalking non per questo mi hanno fatto una statua. E non credo che Ancona d’ora in poi riempirà al città di statue di tutti i soggetti che più frequentemente vengono uccisi».
Lo speriamo…
«Ripeto, la statua in sé non è nemmeno brutta, ma proprio non ne riesco a capire il motivo, cioè cosa l’artista volesse esprimere perché non c’è ragione di accettare il ricatto del soggetto, si poteva benissimo fare una statua per ricordare tutti i tipi di violenze, avrebbe avuto più senso, sarebbe stata più adeguata ai tempi che stiamo vivendo».
queste le parole di Vittorio Sgarbi sulla statua contro la violenza sulle donne fatta ad Ancona…..che dire? Mi trova totalmente d’accordo , naturalmente la Lipperini che ,insieme alla Zanardo e alla Terragni sono compagne di merenda, l’accusa è di NEGAZIONE DEL FEMMINICIDIO
mauro recher(Quota) (Replica)
http://www.pierolaporta.it/invenzione-del-femminicidio-di-e-paoloni/
mauro recher(Quota) (Replica)
Non chiamatelo femminicidio – Mariana Diaz
..
Per puro caso quest’ultimo mese ho letto due libri riguardanti le donne: Il primo è Femmine ribelli di Lirio Abbate, giornalista siciliano, il quale racconta le storie di vita di alcune donne legate, involontariamente e non, alla ‘ndrangheta. Le donne di questo libro decidono di ribellarsi ad un sistema mafioso che nei loro casi era diventato tutt’uno con il nucleo familiare e sociale. Abbate racconta di donne cresciute in una vera e propria tradizione socioculturale di stampo mafioso alla quale scelgono di rinunciare ma soprattutto di sfidare. Pagando in alcuni casi con la propria vita.
Il secondo libro è Il sesso inutile di Oriana Fallaci. La scrittrice, alla fine degli anni Cinquanta, viaggia in Asia con l’incarico di realizzare per L’Europeo un reportage sulla condizione delle donne in nazioni quali il Pakistan, l’India, la Cina e il Giappone. La Fallaci attraversa l’Oriente per scoprire lo spirito femminile che si nasconde dietro la tradizione e la religione, per cercare dunque di comprendere dove risiede e come si evolve la volontà di crearsi la propria vita. Dopo mesi di viaggio, la giornalista non trova tale “spirito” e le ultime riflessioni le scrive al ritorno, mentre osserva le donne che passeggiano sulle strade di New York.
Per puro caso, ci tengo a ribadire, il giorno dopo aver finito Il sesso inutile, mi sono ritrovata in mezzo ad un corteo ad Ostia, località balneare vicino Roma, contro la violenza sulle donne.
Mentre facevo una passeggiata per il centro della cittadina, un gruppo tutto al femminile passò di fronte a me. Penso che saranno state circa 200 persone. In testa al corteo vi era un camioncino con della musica a tutto volume, purtroppo non ricordo i brani che suonavano – quindi ci dovrete mettere voi la play list che più vi piace – alcune donne avevano le parrucche, altre portavano i manifesti e tutte urlavano all’unisono le parole indicate dalla leader sul camioncino.
Siccome non mi facevano attraversare la strada, ho aspettato sul marciapiede che il corteo finisse e per alcuni minuti ho guardato quelle donne con attenzione.
Innanzitutto notai l’età delle partecipanti. La maggior parte erano donne di più di quarant’anni, naturalmente vi era qualche ragazza più giovane e persino delle bambine ma erano nettamente in minoranza. Ho cominciato subito a chiedermi come mai queste lotte contro la violenza sulle donne non coinvolgano proprio tutte le donne. È come se ci fosse la necessità di raggiungere una certa età e con essa una consapevolezza di genere per capire che si tratta di un problema che riguarda tutti. Notai anche che non vi erano uomini al corteo.
La mia opinione è che quando si realizzano questo tipo di manifestazioni e lo si fa restando al margine della società, urlando slogan che finiscono per diventare dei luoghi comuni, si compia un gesto altamente inutile. Immagino che dopo un paio d’ore il corteo sarà finito, la musica si sarà spenta e le signore si saranno tolte la parrucca e nulla sarà cambiato. Mentre vedevo la loro sfilata pensavo alle protagoniste del libro di Abbate: chissà quante di loro venivano picchiate o uccise nel esatto momento in cui gli organizzatori alzavano il volume della musica. Dov’è il problema? Perché il messaggio che lanciano tutte queste campagne contro la violenza sulle donne non arriva come dovrebbe arrivare?
Penso che il problema sta proprio nel fatto che parliamo di violenza “contro le donne” e di “femminicidio” come se fosse un qualcosa che riguarda solo le donne, come se appartenesse soltanto a noi. Oriana Fallaci, ad esempio, non trovò ciò che cercava in Oriente perché ne osservò una parte, le donne appunto, come se fossero un segmento a sé e senza concepire l’insieme di legami e rapporti esistenti in una società e forse gli uomini non partecipavano al corteo proprio perché si parlava di femminicidio e non della violenza che incombe su ogni persona.
Adesso mi chiedo il perché del nostro bisogno di dividere in categorie questo tipo di crimini? Gli esseri umani non vanno picchiati a sangue. Nessuna persona può morire “ammazzata”. La violenza contro le donne non va classificata in un contenitore speciale. Uccidere una donna non è più grave di uccidere un uomo e credo che quando separiamo i crimini non facciamo altro che dare alle donne un alone di inferiorità rispetto all’uomo. Penso che si tratti di violenza e basta. Un uomo che uccide una donna commette un crimine senza cognome.
.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ho provato a mettere il seguente commento all`articolo della Diaz, ma non ci riesco. L`ho scritto perche`fra i vari commenti pacati e intelligenti spunta la solita lagna di una certa SandraGal: “In questo momento ci sono migliaia di donne maltrattate, picchiate e terrorizzate.
Sono donne che hanno paura, talmente tanta paura da non riuscire a difendersi o lasciare il maltrattatore.
Ogni anno ci sono, in Italia, circa 100 omicidi di donne che in precedenza erano state maltrattate per anni.
Molti, ma una piccolissima percentuale delle donne maltrattate.
Tutto questo parlare di omicidi aiuta i maltrattatori: le donne maltrattate e terrorizzate avranno sempre più paura e avranno più difficoltà a denunciare chi le picchia.
Per favore, smettiamola.”
Solita pappa. Io rispondo:
“E ti pareva…ed eccola li`, la SandraGal, che corre a fare la lagna sul “femminicidio” e ci vuole moralizzare ricordandoci che gli uomini vivono solo per uccidere le donne. Basta, per favore! Dice lei.Sappiatelo: che la prima causa di morte di ogni donna di ogni tempo e`la mano omicida dell`uomo, addirittura piu` che il cancro alla mammella, i suicidi e le bombe nucleari. Che in Occidente e`in corso un vero e proprio sterminio di donne che al confronto l`Olocausto ebraico e` un giochino per bambini spastici. Sapevatelo. Ignoranti! Io oramai non posso piu` affacciarmi, la puzza nauseante dei cadaveri femminili abbandonati per le strade me lo impedisce. Montagne, montagne di donne cadavere. Cara Mariana Diaz, ti conviene stare attenta. I tuoi articoli sono intelligenti ed equilibrati, quindi non molto femministi. C`e` rischio che le femministe e i femministi, democratici e razionali come loro soli sanno essere, vengano a casa tua e ti mettano al rogo. In piu` sei una donna, quindi attenta due volte! Se riesci a sfuggire alle femministe e ai femministi ci sono pur sempre gli sporchi maschi fallocratici, la` fuori, colla bava alla bocca e il coltello tra i denti, pronti a saltarti addosso e scannarti non appena sentono il tuo odore femmineo nell`aria. SandraGal, ti chiedo un favore: se ti capita di incontrare Willie Smith, la` fuori, salutamelo. Ma sbrigati a tornare a casa entro notte, mi raccomando. Dopo, i maschietti carnivori escono a caccia…”
Pappagallus Nocturnus(Quota) (Replica)
nota tecnica ….molto probabilmente perchè non sei iscritto a facebook
se vuoi lo metto io con la tua firma sotto
mauro recher(Quota) (Replica)
Caro Mauro, grazie…mi fai il favore?
Me lo pubblichi col nome “Pappagallus Nocturnus Carnivorus?”
Ciao…!
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mauro recher:
nota tecnica….molto probabilmente perchè non sei iscritto a facebook
se vuoi lo metto io con la tua firma sotto
Pappagallus Nocturnus(Quota) (Replica)
l’ho letto solo ora Pappagallus (ormai divento vecchio :D) adesso provvedo
comunque ,su donne di fatto ,ho trovato questo articolo non so se ridere…
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/14/femminicidio-sciopero-delle-donne/626512/#disqus_thread
mauro recher(Quota) (Replica)
forse non te lo faceva mettere ,perchè era troppo lungo ,ho dovuto togliere qualche parola ,ma il significato spero che resti integro
mauro recher(Quota) (Replica)
Riassumiamo:
– Il femminicidio in quanto “uccisione di una donna per il fatto di essere donna” è un’assurdità semantica e logica, ma questo non importa;
– il femminicidio come emergenza sociale è smentito da TUTTE le statistiche disponibili, ma questo non importa;
– il femminicidio, esposto come tema cruciale in violazione di ogni pratica di buon giornalismo (raccolta dati, analisi del fenomeno, accortezza linguistica) è un insulto all’intelligenza di chi lo professa e di chi se lo sente raccontare, ma questo non importa;
– le proposte di legge volte a creare fattispecie che distinguano un morto in base al genere sessuale sono incostituzionali e discriminatorie, ma questo non importa;
– aizzare gli animi e titillare l’irrazionalità attraverso la diffusione di un panico incontrollato e basato su nessun dato, anzi in contrapposizione alla portata effettiva del fenomeno, è una pratica che aiuta i lettori a spegnere la ragione e a sprofondare nei fremiti, accantonando l’intelligenza e la critica; ma questo non importa;
– dire che chi contesta il femminicidio manca di sensibilità e di intelligenza è stupido e offensivo, oltre che senza senso, ma questo non importa….
——————————————————————-
questo bel commento ad un articolo della Somma su donne di fatto fatto da un certo thebeautyofthevoid e l’articolo in questione è questo http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/violenza-contro-donne-quel-pasticciaccio-del-decreto-svuota-carceri/630384/#disqus_thread
mauro recher(Quota) (Replica)
A proposito di questo articolo http://www.huffingtonpost.it/2013/06/08/annalisa-pannarale-sel-insultata_n_3408578.html
Mi sono prese queste risposte da una che si firma “no alla violenza sulle donne”
Signor Recher, mi hanno informata che lei è qui per insinuare che la pagina da me gestita sia analoga a quella sui crimini degli immigrati.
Ho letto bene? Hanno letto bene le persone che mi hanno riportato la segnalazione?
Lei quindi pretende di censurare l’informazione sulla violenza sulle donne perché metterebbe in cattiva luce gli uomini? Ma lei non sostiene di occuparsi di violenza di genere? In che senso? Nel senso della violenza femminile sull’uomo, immagino? Perché non credo abbia ben capito la materia di cui si presenta come esperto o giù di lì.
Quindi, di nuovo, mi faccia capire, per lei non sono gli assassini, i picchiatori, gli stupratori gli esemplari maschili da stigmatizzare, non sono loro a gettare un’ombra sul genere che lei difende con spirito di corpo (come se quattro miliardi fossero un solo uomo) bensì sarei io con la mia attività d’informazione?
Semplifico: uno stupratore non mette in cattiva luce il genere maschile. Il fatto che io riporti la notizia di uno stupro invece metterebbe in cattiva luce il genere maschile?
Lo trova logico? Io lo trovo pretestuoso.
E il fatto che qualche uomo ritenga per conto suo di vergognarsi d’appartenere allo stesso genere al quale appartengono alcuni assassini, picchiatori e stupratori sarebbe una prova di diffamazione di un genere intero?
Mi ha per caso letta infierire su chi dichiara di vergognarsi oppure mi ha letta sottolineare che non si deve vergognare chi non partecipa degli stessi crimini?…….e poi ancora
E dopo di me, tenterà di sobillare alla chiusura anche di programmi televisivi sulla violenza sulle donne? Chiederà la censura anche delle notizie sui quotidiani e nei telegiornali? Crede che io faccia molto di più di una rassegna stampa?
Comunque ho salvato queste insinuazioni che ritengo estremamente lesive del mio onore.
Le stesse cose le ha dichiarate su una pagina Facebook alla quale ha chiesto una mobilitazione per la segnalazione della pagina da me gestita.
Continuo del commento precedente.
E sia sincero. Lei è rimasto nella mia pagina per giorni finché non mi sono resa conto che ciò che scrivevo veniva riportato sul suo blog in maniera distorta. Per sua sfortuna, ho l’abitudine di conservare le schermate con le invasioni di ogni membro del movimento mascolinista,essendo sottoposta ad una vera e propria persecuzione da oltre tre anni da più soggetti dei movimenti maschili.
…tutto questo perchè ho fatto un paragone tra la pagina che volevano chiudere e la pagina di questa qui..per me il paragone ci sta tutto e se dovevano chiudere una pagina lo dovevano fare pure con la sua ,visto che sono molto simili nella sostanza ,ma evidentemente ,ho toccato un nervo scoperto
mauro recher(Quota) (Replica)
Grande Mauro!
Ho scritto qs commento che però (ho visto poi) non posso inviare perché non sono iscritto all’Huff Post (e non intendo iscrivermi anche là…)
***
Il sito sui crimini degli immigrati è ovviamente gestito da nazifascisti per i loro fini: istigare all’odio e quindi alla persecuzione. Che sia così vi è certezza assoluta, benché quelli citati dai razzisti siano fatti di cronaca. Come si può esserne così assolutamente certi? Perché là si usano i reati di pochi per la criminalizzazione di tutti gli immigrati.
Ed è precisamente ciò che il femminismo sta facendo contro gli uomini da decenni, processo oggi culminato nell’invenzione del “femminicidio”: usare il crimine di pochissimi uomini per la criminalizzazione di tutti i maschi.
Precisamente lo stesso processo. Per un analogo fine?
Bravo Recher.
Rino Della Vecchia – Belluno
****
Ne approfitto per sottolineare ancora una volta il fatto che con la verità si può mentire (ossia manipolare).
Quei nazifascisti usano fatti di cronaca, ritagliati dai media, in modo che non si possa dire che mentono. Si tratterebbe di “verità innegabili” e quindi incontestabili. Si tratta però di verità parziali, le quali sono appunto menzogne sovrane ossia strumenti perfetti di manipolazione.
Al pari di tutte quelle verità parziali che il femminismo propaganda sugli UU. Ossia: contro gli UU.
Per i nazifascisti è in corso il “bianchicidio”.
Per le femministe è in corso il “femminicidio”.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Grazie Rino ,perchè , a volte, mi sembra di avere le “visioni” a me sembra di aver fatto notare una cosa palese, ho sempre pensato che ,se voglio essere “diverso” da loro, devo comportarmi anche in maniera diversa , fare una rassegna stampa tale e uguale alla pagina che si vuole chiudere ,mi sembra ipocrita …
P.s se vuoi Rino ti metto il tuo commento con il mio account
mauro recher(Quota) (Replica)
Volentieri, anzi se vuoi aggiungere anche la parte finale di quello che ho postato qui, va ancora meglio.
Vai avanti così che vai benissimo….
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Mi permetto di segnalare il calo di posizione della violenza maschile e la diminuazione del target. Dovreste darvi più da fare.. (modalità ironica ‘nse sa mai)
Dalla prima causa di morte per donne tra i 15 e i 44 anni siamo passati alla seconda causa di morte per donne in gravidanza…
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-07-03/italia-ogni-giorni-viene-170047.shtml?uuid=Abgk8uAI
In Italia ogni 2 giorni e mezzo viene uccisa una donna. Dall’inizio del 2013 al 30 giugno si contano 65 femminicidi. Allarmanti i dati del rapporto mondiale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulla violenza femminile illustrati nell’incontro organizzato a Roma dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda). E il fenomeno coinvolge trasversalmente donne di tutto il mondo, di tutte le età, ceto sociale e livello di istruzione.
Gli sconvolgenti dati dell’Oms
In Italia si stima che 6.743.000 donne, tra i 16 e i 70 anni, siano vittime di abusi fisici o sessuali e circa un milione abbia subito stupri o tentati stupri. Secondo l’Oms, inoltre, il 33,9% delle donne che ha subito violenza per mano del proprio compagno e il 24% di quante l’hanno subita da un conoscente o da un estraneo non ne parla. Il 14.3% delle donne, secondo il rapporto, è stata vittima di atti di violenza da parte del partner, ma solo il 7% lo ha denunciato. Altrettanto allarmante è il dato secondo cui il 33.9% di coloro che subiscono violenza per mano del proprio compagno e il 24% di coloro che l’hanno subita da parte di un conoscente o di un estraneo, non parla con nessuno dell’accaduto. La violenza domestica, inoltre, è la seconda causa di morte per le donne in gravidanza.
Rita(Quota) (Replica)
Rita,
Se facessero un sondaggio su tutta la popolazione mondiale, tutti e tutte risponderebbero di aver subito violenza nella propria vita. Quali sono gli uomini e le donne che non hanno mai subito un atto di violenza da parte di altri uomini o di altre donne?
Tutti/e hanno subito violenza e in una gran parte dei casi l’hanno anche agita.
Questi sondaggi che ci vengono propinati un giorno sì e l’altro pure da tutti i media di regime, sono fasulli a prescindere.
Il tutto è semplicemente ridicolo. “Si stima – recita il testo – che in Italia 6.743.000 donne abbiano subito violenza…”. E perché non 8.540.000 oppure 13.370.000 o 20.418.000?
E poi sappiamo perfettamente (perché ce lo ripetono costantemente) che la maggioranza delle donne non denunciano le violenza subite. Allora io dico che quei 6.743.000 sono un numero fasullo. Perché sono molte di più le donne che hanno subito violenza. Almeno il doppio se non il triplo. Anzi, io dico tutte, in base agli stessi parametri con cui vengono svolti quei sondaggi.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
sì ok, quelle sono le solite cifre, incontrollabili e non misurabili. Il punto interessante secondo me però è la novità della frase di chiusura.
Sembrerebbe che,batti e ribatti, sul “misurabile certo” (la morte) abbiano recepito il fatto della fregnaccia della prima causa di morte, hanno quindi fatto un’altra ipotesi (seconda causa di morte per le donne in gravidanza). Va detto che sulle cause di morti in gravidanza non esistono dati precisi e sono contrastanti le ipotesi sulle stesse cause patologiche (anche perchè ci sono le distinzioni fra morti dirette e indirette).
Tra l’altro da una ricerca veloce http://donna.fanpage.it/violenza-domestica-seconda-causa-di-morte-per-le-donne-in-gravidanza/ sembrerebbe che l’eventuale e ipotetica fonte originale riporti soltanto una probabile decorrenza dell’inizio delle violenze al momento della gravidanza (nel 30% dei casi).
Rita(Quota) (Replica)
Il tuo post è stato accettato Rino …comunque volevo solo segnalare che ho il blocco di facebook di 12 ore ,con più la “possibilità” (anche se credo remota) di avere una denuncia alla polizia postale ,tutto nasce da questa discussione qui …
Mauro Recher Bah che palle con questo “cesso” ..lo so di esserlo ma Antonella Righi ha il colpo di genio “visto che sei cesso, cerca di essere almeno bello dentro” ..non cambia niente ,vai in bianco ugualmente ,ma vuoi mettere qualche frase carina di circostanza ,qualche faccina sorridente ..ma vedi mia cara Antonella ,non sono bello , ma all’uscita dalla prima riunione di uomini beta , Rino Dalla Vecchia mi fa…”sei un ragazzo davvero intelligente” è il più bel complimento che mi potessero fare ,vale di più di mille faccine sorridenti e di frasi tipo “sto diventando rosso” (tipica dei maschi pentiti) ..e concludo ,ma hai visto cosa intendevo dire con il paragone delle due pagine ? Invece di soffermarsi sulla mia foto (per poi vomitare ,non mi sembra poi un azione intelligente) cerca di dire qualcosa di coerente ,invece no ,lei si ferma sul cesso che non scopa ,povera italia ,se queste sono le donne che devono comandare il nostro paese ,siamo davvero messi bene
la discussione è in pagina html provo vedere se posso allegarla
mauro recher(Quota) (Replica)
https://www.facebook.com/pages/AntiFemminismo/297305676963266?ref=tn_tnmn
mauro recher(Quota) (Replica)
mauro recher,
Lascia perdere quella gentucola, Mauro, non vale neanche la pena perdere tempo con simili squallidi personaggi. E razzisti, per di più, quindi la merda della merda…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Danni da femminicidio: giudice competente e criteri indennitari
(TAR Lombardia-Brescia, sez. I, sentenza 17.06.2013 n° 589)
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Cosa ne pensate?
Ritratto del femminicida
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)