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Proverò a dire quello che dicono le ricerche più accreditate in merito al fenomeno in modo molto sintetico.
I problemi di questi uomini nascono da una moltitudine di eventi tra i quali i più importanti sono esperienze con le figure genitoriali che hanno loro procurato vissuti di ansia e di vergogna così forti da condurre ad una percezione della loro identità molto fragile, poco coesa.
Quando un uomo comincia ad entrare nella spirale della violenza è perché spesso avverte un disagio interno che riapre delle ferite tali da far vacillare la sua identità ma non riesce a spiegarlo, non riesce a dare un nome al suo disagio emotivo e soprattutto non sa controllarlo perché non ne ha i mezzi (ossia non ha sviluppato durante l’infanzia e l’adolescenza quelle cosiddette funzioni di auto consolazione, per cui ha bisogno sempre della presenza fisica della partner, ed ecco il motivo delle condotte di controllo); di conseguenza, sposta la causa del suo disagio, che potenzialmente rischia di fargli provare sentimenti di vergogna insopportabili, al di fuori, sulla partner, in modo da poter controllare meglio le cause e dunque riuscire a lenire le sue sofferenze.
Dal momento che la vergogna è un sentimento insopportabile, perché al contrario della colpa si traduce nella percezione di sentirsi come sostanzialmente difettosi nella propria persona, nella propria interezza e perciò indegni di amore e di affetto, ecco che per coprire la vergogna subentra la rabbia e dato che si è spostato l’origine del proprio disagio dall’interno all’esterno, ecco che la partner diventa il bersaglio della rabbia.
Qui non c’entrano per nulla patriarcati, misoginie, culti della donna – oggetto e culture dello stupro: è inutile andarle a cercare sotto le suole delle scarpe, sotto le pietre o su Marte perché il problema di questi uomini è con l’intimità, non con le donne e lo sappiamo perché queste problematiche le ritroviamo nelle coppie omosessuali violente (maschili e femminili) e nelle donne violente con gli uomini; questi uomini si comportano bene con le altre donne proprio perché fuori di casa prevalgono altri tipi di relazione che non presuppongono legami di intimità.
Per quanto riguarda la tematica del potere e del controllo, un altro mantra femminista, questo tema non aiuta minimamente a comprendere gli uomini violenti perché in primo luogo è come parlare di aria fritta, nel senso che tutte le condotte umane sono finalizzate al potere e al controllo: anche il mafioso che estorce del denaro all’esercente commerciale lo fa per il potere e il controllo, così come il sistema di corruzione e concussione nel mondo politico e imprenditoriale. Se adottiamo questa mitologia femminista, ossia nella sua apparenza, non siamo in grado di distinguere le varie condotte criminali; in secondo luogo, queste condotte, che esistono, non dimentichiamolo, hanno come obiettivo quello di ripristinare un senso di controllo interno nell’uomo, tale da non fargli sperimentare quel disagio insopportabile, non quello di mantenere privilegi maschili, patriarcati, culti della donna-comodino, culture dello stupro e misoginie varie.
Per quanto riguarda la misoginia, o meglio l’ostilità verso le donne e il desiderio esplicito di mantenere i privilegi maschili (che si sentono quando ascoltiamo gli uomini violenti) vanno fatte alcune precisazioni.
Le femministe, le paritarie o comunque coloro che aderiscono a queste teorie quando devono spiegare i comportamenti violenti verso le donne, dicono che le donne sono uccise in quanto donne.
Questa spiegazione, degna di una bambina delle elementari (qui la parità dei sessi ci vuole) perché vede ciò che è immediatamente disponibile agli occhi e inoltre regala un senso di potere perché fa percepire le donne importanti solo per il fatto di appartenere al genere femminile, in parte segnala una spiegazione pleonastica e in parte una fallace.
La spiegazione pleonastica risiede nel fatto che, dato il fatto che la violenza è un problema di intimità e dato che la maggior parte delle relazioni sono di tipo eterosessuale è chiaro che se l’aggressore è un uomo, la vittima sarà una donna (vale anche se adottassimo questo criterio per le relazioni omosessuali femminili).
La fallacia di tale argomentazione risiede nel fatto che se la causa è nell’essere donna allora vuol dire che ne basta una qualunque, ossia la donna è intercambiabile nel suo essere vittima. Ma se così fosse allora perché gli uomini le ammazzano se percepiscono l’abbandono e perché proprio la partner o non la prima che capita sotto tiro tipo la vicina o la suocera? Non dovrebbero sentire alcun emozione proprio perché, in teoria, se dipendesse solo dal genere, non dovrebbero aver sviluppato alcun legame affettivo.
Non solo, ma perché spesso, dopo che gli uomini picchiano le partner si scusano con loro e promettono che non lo faranno più, diventando estremamente mansueti e disponibili ad ogni richiesta della loro donna? Che razza di misoginia è? Ma qualcuno ha mai visto un’antisemita picchiare un ebreo e poi scusarsi con lui dicendogli “scusami, non lo farò più, ho tanto bisogno di te, tu sei la mia vita”? È una misoginia a tempo?.
Infine, è vero che spesso gli uomini violenti ce l’hanno con le donne ma spessissimo queste attitudini si trovano dopo che hanno commesso molte violenze, ossia ciò che si torva ora non è detto che ci sia stato prima (chi fa psicoterapia o ci è stato lo sa bene) e questo perché le persone tendono a trovare spiegazioni che siano consone ai loro comportamenti e alle loro emozioni, adattandole vicendevolmente. Prima viene l’ostilità verso la propria donna e poi l’ostilità verso le donne in generale. In questo modo l’uomo sa darsi perfettamente una spiegazione alle sue emozioni così impetuose, ma l’ostilità o l’odio sono conseguenze, non cause. Inoltre queste spiegazioni hanno il vantaggio di non far provare all’uomo quei sentimenti di colpa e di vergogna che fa di tutto per non esperire
Il rischio delle teorie di genere è il medesimo del medico che di fronte ad una malattia grave che ha come sintomi la febbre da un’aspirina ritenendo la febbre la causa. Noi non dobbiamo curare la febbre, altrimenti gli uomini tornano a picchiare le donne razionalizzando però la causa delle loro violenze su altri aspetti della vita (alcol e stress sono le cause più comuni).
Ora, considerando queste informazioni (scientifiche), proviamo a considerare gli interventi di genere che fondamentalmente si focalizzano sulla prevenzione nelle scuole: totale fallimento.
Se volete sapere l’efficacia dei trattamenti di genere (un tema di cui si sta dibattendo in Italia) secondo il mio parere sono l’antitesi di un trattamento terapeutico per svariate ragioni.
Proseguo il ragionamento accennando ai trattamenti sugli uomini violenti che si basano sulle teorie di genere.
Il motivo per il quale lo faccio è perché si stanno promuovendo iniziative volte a offrire delle opportunità di cambiamento agli uomini che maltrattano la partner. Inoltre, alcune persone cominciano a pensare che la prevenzione nelle scuole può essere utile per i futuri aggressori (ma abbiamo visto che non è così), ma certamente non serve a nulla per gli uomini adulti.
Vi sono già alcuni centri come quello di Firenze (uno psicologo che lavora in questo centro scrive sul Fatto Quotidiano) che offrono aiuto a questi uomini (in modo molto discutibile, a giudicare da come presentano il loro modello di intervento); infine, ne parlo perché recentemente è uscito un volume intitolato “Uomini che maltrattano le donne che fare?” edito da Carocci che illustra come gli interventi, per essere efficaci devono assumere una prospettiva di genere quale requisito fondamentale.
I trattamenti basati sul genere che le autrici e gli autori auspicano sono detti psicoeducativi (la psicoterapia è ritenuta inefficace e deleteria in termini politici perché giustificherebbe gli uomini violenti facendo loro credere che hanno qualche problema che non dipende da loro e dalla volontà di opprimere le donne) e si rifanno ai modelli Duluth e Emerge.
Secondo questi modelli la violenza maschile è concepita come uno strumento di potere e di controllo che origina nel patriarcato e mira a rendere gli uomini dominanti e le donne dominate; questo è il frutto di una socializzazione maschile che vede gli uomini educati ad assumere ruoli di dominanza verso le donne. Niente di più e niente di meno. Se la donna usa violenza all’interno della coppia questa viene sempre letta come autodifesa dalle violenze dell’uomo, non importa quale sia la realtà.
Gli aspetti educativi di questi modelli (invocati dalle femministe a dalle paritarie che seguono le teorie di genere) consistono nel fatto che la violenza ha come obiettivo quello di mantenere e perpetrare i “privilegi maschili” che esistono all’interno delle strutture patriarcali (le donne dei vari paesi sembrano fare a gara a chi ha il paese più maschilista d’Occidente).
Vediamo quali sono alcuni di questi privilegi maschili: sono credenze quali “l’uomo deve essere il capo della famiglia, le donne considerano gli uomini come bancomat, le donne amano essere picchiate, le donne vogliono essere dominate, le donne che vogliono la parità odiano gli uomini, l’uomo ha diritto di scegliere quale persone la donna deve frequentare”, ecc. Secondo le femministe, i femministi, le paritarie e i sostenitori di questi interventi, questi privilegi sono epidemici e coinvolgono tutti gli aspetti delle relazioni uomo-donna.
Di fronte a questi dati uno si aspetta che gli autori di tali modelli abbiano svolto molte ricerche, accurate, approfondite e sufficientemente rappresentative della popolazione di riferimento per poter arrivare a questa conclusione; in realtà, se si legge il manuale Duluth (il modello più usato), alla base dell’affermazione che la violenza è causata da questi privilegi si scopre che tali giudizi derivano da un campione di 9 persone, 5 donne maltrattate e 4 uomini che hanno completato il programma (la popolazione statunitense è “leggermente superiore”). Potete dunque capire la scientificità e la portata generalizzante di tali affermazioni sulla popolazione maschile. E questo è il primo fallimento annunciato.
I Modelli di genere si focalizzano esclusivamente sul potere, il controllo, gli stereotipi negativi che gli uomini hanno sulle donne, come le donne vengono trasformate in oggetti sessuali o sminuite e oggettivate nelle barzellette sessualmente spinte o in altri tipi di interazioni o fenomeni sociali.
Per facilitare la presa di coscienza di come gli uomini dominano le donne, il facilitatore (il conduttore) si relaziona agli uomini adottando con loro una relazione di tipo schiavistico o coloniale (dal manuale a pp. 49), e inoltre accusa gli uomini violenti di essere degli schiavisti (provate ad immaginare questi uomini come vivono il programma “educativo”). Allo stesso tempo li incoraggia a rispondere in modo educato a rispettoso alla partner quando questa si arrabbia (provate a considerare l’ipotesi se questa è violenta) e a volte chiede loro di scrivere una lettera di scuse per aver causato le violenze.
In altre parole, anziché costruire una relazione sulla fiducia e sull’accettazione della persona (che è cosa diversa dal promuovere assunzione di responsabilità per ciò che uno ha fatto), basano i loro interventi provocando negli uomini umiliazione e vergogna.
Ora, come ho illustrato precedentemente, la vergogna è proprio quel sentimento che gli uomini violenti fanno di tutto per evitare e questo non solo non aiuta, ma non fa altro che peggiorare la situazione. Inoltre, i conduttori non considerano minimamente altri fattori che possono essere importanti quali abuso di sostanze, la violenza della partner, stress lavorativo, difficoltà di comunicazione, disturbi psicologici, scarso controllo degli impulsi, temperamento primariamente violento, ecc.
Tutti questi fattori vengono scartati come scuse che servono a giustificare la violenza e mantenere i privilegi maschili, sottolineando agli uomini che così facendo si comportano da oppressori che non si assumono la responsabilità oppure colpevolizzano la donna grazie al loro maschilismo per perpetrare il patriarcato e i privilegi maschili.
Tutto ciò è anti terapeutico non solo perché non prende in considerazione fattori decisivi per la riuscita del trattamento, ma soprattutto perché non si accoglie la realtà della persona che viene ritenuta menzognera a prescindere, dopo che questa ha fatto uno sforzo enorme per provare a comunicarla sperando di ricevere attenzione e conforto (per gli uomini violenti è difficile parlare delle loro debolezze). Provate a immaginare gli effetti.
Quando a questi uomini si dice che sono privilegiati a causa del patriarcato questi trasecolano: si considerano gli ultimi sulla faccia della terra a possedere dei privilegi; inoltre quando la loro realtà non viene accolta (ossia tutte quelle informazioni che non combaciano con la teoria femminista) imparano ben presto a non indispettire il conduttore, aderendo alle sue richieste pur ritenendole prive di senso (efficacia dell’intervento zero).
Infine, quando viene umiliato e il facilitatore spinge perché sperimenti vergogna per le sue credenze patriarcali, l’uomo per difendersi dalla vergogna comincia a provare rabbia, solo che a questo punto diventa cronica, in particolare se il facilitatore gli ha imposto di scrivere una lettera di scuse alla partner: sarà cronicamente arrabbiato verso la partner che l’ha denunciato e verso il sistema che lo costringe a fare questo percorso.
Questo aumenta il senso di impotenza che gli uomini violenti fanno di tutto per evitare che a sua volta aumenta la rabbia.
L’intervento non ha fatto altro che renderlo più violento.
I tassi di recidiva degli uomini che seguono questi trattamenti sono spaventosamente alti: dal 40% al 60%. I tassi di abbandono arrivano anche al 75%. Per i trattamenti psicologici si è visto che il tasso di recidiva arriva addirittura al 23% in un arco di tempo di 11 anni (un ottimo dato).
I trattamenti di genere sono un fallimento e a mio modo di vedere possono essere molto pericolosi.
182 Commenti
Ma possibile che tutti parlino di narcisismo, relazioni di potere, paura della nuova libbbertà fffemminile, senso distorto della proprietà e altre quindicimila elucubrazioni assortite, e nessuno parli mai di gelosia, che esiste praticamente da quando c’è la razza umana? Quando tua moglie divorzia, o la fidanzata ti molla, scopa con un altro. È risaputo. E il pensiero fa impazzire un sacco di gente. Non tutti sono in grado di reggerlo. Mettiamoci pure eventuali figli che non vedi più, e ce n’è a sufficienza per dar fuori col cervello. Il punto è che quando a un uomo succedono cose simili, si sente dire che è colpa sua, che è sfigato, che “è finito l’amore”, che “non ha fatto abbastanza”, e se ha passato anni a lavorare per mantenere la famiglia si sente dire che “non era quello l’importante”. Per gli uomini non c’è comprensione, non c’è solidarietà. Siamo tutti soli, ma qualcuno non è capace di reggere la solitudine. E quindi impazzisce. Cosa voglio dire con questo? Boh.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Marco Pensante,
“Cosa voglio dire con questo? Boh”. (Marco Pensante)
Esattamente quello che hai detto che mi sembra estremamente chiaro.
Aggiungo che trovo veramente stucchevoli questo genere di articoli. Naturalmente ora, dopo aver creato il fenomeno mediatico “femminicidio”, diventa necessario studiare il profilo del“femminicida”. Ecco quindi che spuntano gli esperti del caso, gli psichiatri, gli psicologi, i criminologi, che ormai passano più tempo a scrivere articoli sui giornali o a presenziare in questo o in quel salotto mediatico piuttosto che a fare il loro mestiere.
Ridicolo, assolutamente ridicolo…
P.S. detto fra noi, ormai non riesco più a leggere questi articoli, è più forte di me, dopo un po’ smetto, non ce la faccio a continuare, è quasi una sorta di fastidio fisico, di imbarazzo, non so se per voi è la stessa cosa ma per me è così…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E’ strana comunque una cosa … come si fa a studiare il fenomeno senza aver conosciuto nessun femminicida ?
mauro recher(Quota) (Replica)
Questo é un argomento molto frequente nei blog femministi http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2013/06/21/estetizzazione-e-banalizzazione-della-violenza/…cosa non fare per buttare l’acqua al proprio mulino?!
Etro92(Quota) (Replica)
In evidenza sulla home della Stampa: Bimbi senza mamma e papà – L’altra faccia dei femminicidi
L’editoriale della nipote di Marcello Boldrini: La strage non silenziosa.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Se avete voglia di leggere questo (lungo) articolo sui femminicidi abbastanza pieno di scemenze
http://www.minimaetmoralia.it/wp/di-cosa-parliamo-noi-maschi-quando-parliamo-di-femminicidio/
Mauro Recher(Quota) (Replica)
http://italians.corriere.it/
Siamo al delirio puro
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Mauro Recher,
ho letto il post, Mauro. Dichiaro pubblicamente che e`fango puro. Si vergogni chi scrive certe menzogne.
Pappagallus padanus(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2013/09/26/la-cultura-da-cambiare/ miei piccoli pensieri
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Corsi di genere/1
CORSO TRANSDISCIPLINARE DI GENERE A.A. 2013/2014 :: FORME DI VITA E FORME DI POLITICA IN METAMORFOSI
….
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna / Associazione Orlando
Corso Transdisciplinare di Genere a.a. 2013/2014
CODICE 32828- Facoltà di Giurisprudenza, 3 CFU
Ex convento di Santa Cristina, P.zza G. Morandi, 2, Bologna
Etica e Politica nella prospettiva degli Studi di Genere: Forme di vita e forme di politica in metamorfosi
Carissime, carissimi,
il 14 ottobre 2013 si avvierà il nono corso di studi di genere di etica e politica recante, in quest’anno accademico, il titolo “Forme di vita e forme di politica in metamorfosi”. Si svolgerà il lunedì (Aula C) e il martedì (Aula 2) dalle 18 alle 20 e consisterà in un ciclo di lezioni-incontro nella cornice della convenzione tra Ateneo e Associazione Orlando. Sarà aperto a studenti universitari di ogni livello e indirizzo di studio e alla cittadinanza. Vi insegneranno docenti ed esperte/i delle materie. Agli studenti frequentanti fornirà 3 crediti formativi, alla cittadinanza un certificato di partecipazione.
I temi che saranno affrontati riguardano le forme di aggregazione, azione, governo che donne e uomini vengono ricercando, elaborando, sostenendo per la vita in comune.
A fronte della mutazione in atto nei quindici/venti anni recenti, l’idea è quella di sottolineare ciò che di nuovo e rilevante viene nascendo. Nuovo vuol dire invenzione o riscoperta/ripresa, rilevante significa attinente a quella che viene letta come una rivoluzione antropologica. L’accento cadrà sulle forme di politica, con lo sguardo rivolto oltre le aggregazioni e le pratiche che hanno fatto il loro tempo; escono, ad esempio, libri sulla fine del sistema dei partiti, mentre si affacciano forme differenti di connessione e azione che sono già politica. Uno sguardo che considera dimensioni geopolitiche differenti, da quella transnazionale, a quella mediterranea, inclusi i Balcani, a quella urbana. La storicità, la peculiarità dei contesti e delle dimensioni considerate, nonché la libera multidisciplinarietà, saranno salvaguardate dal sapere di chi interverrà. Come in altri anni, il corso darà voce a letteratura e arti.
continua …..
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2013/10/28/questioni-di-priorita/
Mauro Recher(Quota) (Replica)
L’“evoluzione” del Di Maglie ….
Il femminicidio è uno slogan?
…….
Ho già avuto modo di esprimere alcune riflessioni sull’utilizzo del termine femminicidio nei post L’insostenibilie leggerezza del rapporto tra media e femminicidio e in “Femminicidio, la sostenibile pesantezza del termine. L’esistenza di donne vittime di uomini, in quanto donne, è una realtà, un fenomeno che però può assumere proporzioni e significati diversi, a seconda del luogo in cui lo si analizza (Ciudad Juarez, città messicana dove l’uccisione e la scomparsa di donne è all’ordine del giorno, ad esempio, non è l’Italia).
Personalmente utilizzo con molta cautela questa espressione, oggi ancor più di ieri.
Il termine ‘femminicidio’ richiama quello di ‘genocidio’, termine coniato dal giurista polacco Raphael Lemkin per definire la distruzione di un gruppo nazionale o etnico. Veniva creata una parola per racchiudere gli orrori di due delle più grandi stragi della storia recente ossia l’Olocausto e il genocidio armeno. Genocidio significa quindi negazione del diritto di un popolo o di un determinato gruppo umano a continuare a vivere. Una negazione da cui segue la repressione e l’uccisione.
Il femminicidio non ha alla base il presupposto di una deliberata e chiara intenzione di eliminare il sesso femminile, sebbene innegabili siano i danni di una cultura maschilista e patriarcale e, in certi contesti, la violenza esercitata dagli uomini sulle donne abbia assunto forme aberranti.
Parlando della nostra realtà attuale, in Italia, non possiamo pensare che la quantità di vittime donne sia irrilevante per poter arrivare alla definizione più conosciuta del termine. Nulla si deve togliere all’atto in sé, uccidere un essere umano, in questo caso una donna, deve ricevere una condanna unanime in una società civile, non è questo in discussione.
Una disamina sul termine “femminicidio” può essere anche interessante, ma a cosa serve in termini di prevenzione e contrasto al fenomeno? Sono convinto sia più utile, in questo momento storico, osservare l’uso del termine e trarne delle serie perplessità.
Il numero di donne uccise negli ultimi anni non è variato in modo sostanziale rispetto al passato, ma tutto questo sgomento e scandalo è sorto solo recentemente. A fare la differenza è l’attenzione dei media e delle campagne pubblicitarie, il cui interesse, troppo spesso, è volto a giocare con l’emotività delle persone annullandone la lucidità.
Cos’è questo femminicidio o cosa sta diventando se non uno slogan o un marchio in piena concordanza con il modello consumistico? E’ un prodotto da vendere e come tale viene trattato, ad esempio con la produzione e la diffusione di magliette con scritte come “Fermiamo il femminicidio” o altri slogan simili.
Chi gira con la sua bella maglietta, con il suo bello slogan, con il suo bel gadget poi può tornare a casa certo di aver dato il suo contributo contro la violenza. Chi mai direbbe esplicitamente di essere a favore del maltrattamento e dell’uccisione delle donne? Sentiamo il bisogno di esplicitare scrivendolo quanto siamo diversi dai cattivi. Noi siamo i buoni: si deve sapere e chi ci sta intorno lo deve riconoscere.
L’uccisione di una donna esce inevitabilmente fuori dalle mura domestiche e quindi viene scoperta con molta più facilità, mentre la violenza sulle donne è troppo spesso condannata a rimanere intrappolata in quelle stesse mura e quindi a rimanervi nascosta.
Un problema serio, drammatico e antico che riguarda i rapporti tra uomini e donne sta diventando, se non lo è già diventato, un prodotto a uso e consumo del modello capitalistico imperante. In questo modo, togliamo la dignità a tutte le donne che hanno subito e stanno subendo violenze e anche a quelle che sono state uccise. Anzi, rinnoviamo sui di loro la violenza, le uccidiamo di nuovo, se tutto si riduce allo slogan.
Non ci sono motti, con o senza sorrisi, che possano rendere l’idea della violenza subita da una donna, da un uomo, o da un qualsiasi essere umano. E non ci sono slogan che possano far sentire sulla propria pelle la tragedia vissuta da un’altra persona.
Inoltre, tra le conseguenze dell’uso indiscriminato del termine “femminicidio”, vedo uomini che si allontanano ogni volta che sentono parlare del fenomeno identificandolo, in toto, con la violenza sulle donne. Questo fornisce loro la scusa pronta per non mettere in discussione le disparità di potere quotidiane che possono avvenire ed essere legate al genere. Questi uomini rifiutano di essere identificati con i “violenti” o “maltrattanti” che i mass media continuano a definire “da curare” e “da guarire”, illudendo chi ascolta di non essere responsabili dei comportamenti e del loro cambiamento.
Occuparsi di femminicidio è ormai una moda, ognuno vuol dire la sua e spesso basta troppo poco perché possa farlo, nel migliore dei casi con buone intenzioni, ma tanta ingenuità, nel peggiore con l’obiettivo di avere una visibilità che altrimenti non si avrebbe. Che la si voglia criticare o meno, non sono questi i motivi per cui questa parola è nata.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Sul fatto un mio commento che ha ricevuto pure una risposta , riporto il tutto
Ho sempre sostenuto che il femminicidio (cioè dell ‘uccisione “in quanto donna” ) non esiste, perchè ,se fosse vero ,io andrei in questo momento in strada ed avendola con le donne, ammazzerei la prima che passa solo perchè è donna ,esiste invece la violenza sulle donne ,come esiste la violenza sugli uomini ,cosa c’è più sessista nel pensare che un organo genitale comporta ad essere violenti ? Adesso ,per “odiens” va di moda di parlare di femminicidio e si cercano le responsabilità che ,strano a dirsi ,non sono mai individuali ,ma a categorizzare come “sbagliato” un intero genere …per me ,e ritono a ripetermi ,questo è il vero sessismo
questa è la risposta che mi è pervenuta
Capisco che tu sia un uomo che ama sentirsi “buono”, ti piace sentirti assolto, negare l’evidenza serve a questo, eludere la lezione della storia ti fa sentire meglio, l’imputato è assolto perchè il fatto non sussiste!
Forse faresti bene a ricordare che la guerra è cosa da uomini, come la violenza fisica è altrettando stata monopolio degli uomini. Le prime vittime delle guerre, contendenti maschi a parte, son sempre state le donne e ibambini, ovviamne, gli indifesi. Il controllo dell’uomo sulla donna ha sempre avuto un importanza inequivocabile nella storia e nelle varie culture.
Tanto per citarne una, quando arrivavano i convogli dei deportati nei campi, parlo di shoa le donne erano quelle che pagavano i prezzi piu’ alti in assoluto.
Ora se vogliamo ridurre tutto a una questione di audience, tutto si puo’ dire, ma almeno si abbia la compiacenza di non parlare a vanvera e leggere le statistiche che riguardano la violenza di genere.
Poi se vogliamo fare le “chiacchiere della serva” dimmi quante donne conosci che ubriache o meno picchiano i mariti quando tornano a casa? La stessa pedofilia ha confini di genere abbastanza precisi mi pare!
La violenza ha sempre avuto connotati maschili, la guerra è sempre stata violenza tra uomini, a scapito del resto dell popolazione inerme, donne e bamini in primiis.
Potevo non rispondere
Non mi considero buono ,però ,visto che al momento (e si spera che ,questo momento , vada ancora avanti ) non ho commesso nulla ,non mi si veda come solo perchè “appartenente ” genere maschile ,come qualcosa di malvagio e subdolo ,quello che ,invece si capisce nel tuo commento che si può riassumere , “nascere maschi è sbagliato” ..visto che affronti il tema su quante donne picchiano i mariti e della stessa pedofilia, magari i numeri sono minori ,ma non è che non esiste solo perchè sono donne , il fenomeno , e sulla guerra (quella cosa da uomini) ti consiglio di vedere “uomini contro” ed erano ,nella maggioranza, morti di fame ,analfabeti ,operai e contadini che si combattevano l’un altro e ,sinceramente della guerra io ne faccio volentieri a meno ,e poi mi dici che a parte i contendenti maschili che ,sopratutto nella prima guerra erano la maggioranza ,soffrivano anche le donne ed i bambini ,cosa è la scoperta dell’acqua calda ? Intanto però mia nonna era a casa a vedere i fumi dei cannoni sopra Asiago (io sono di Vicenza) mentre chi ,i cannoni li sentiva e li vedeva per bene …mai letto un commento sessista come il suo ,togliamo l’uomo e tutto si risolve ?
Mauro Recher(Quota) (Replica)
“I dati sono sempre più preoccupanti: l’assassinio resta la prima causa di morte per le donne tra i 15 ed i 44 anni, ma molte di più sono quelle che subiscono ingiurie, lesioni, maltrattamenti, stalking.”
Sempre la stessa menzogna, persino targata Polizia di STATO…
http://www.google.it/imgres?imgurl=http://www.avezzanoinforma.it/immagine.php%3Faction%3DviewN%26id%3D251%26t%3Db&imgrefurl=http://www.avezzanoinforma.it/notizia/2013-09-28/169/la-polizia-di-stato-scende-in-strada-per-contrastare-la-violenza-sulle-donne.html&usg=__SjCGtFziSQ30d8XNUyyi0iMEfcc%3D&h=635&w=400&sz=262&hl=it&start=18&zoom=1&tbnid=hKshf7tBB_kYbM:&tbnh=137&tbnw=86&ei=rzR8UuOYDMSk0QXCr4CYAg&prev=/search%3Fq%3Dcamper%2Bpolizia%2Bdonne%26client%3Dfirefox-a%26sa%3DX%26rls%3Dorg.mozilla:en-US:official%26tbm%3Disch%26prmd%3Divns&itbs=1&sa=X&ved=0CE4QrQMwEQ&gbv=1&sei=ujR8UvzIEeSY0QXv3YD4Bw
Oltre all’articolo “d’informazione”, da notare è anche il manifesto, stile locandina ispirata ai film di Hitchcock.
Se il nostro Stato organizzasse una campagna analoga contro le medesime violenze al femminile, non basterebbe un camper, bensì ci vorrebbe un dispiegamento di TIR. https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif
P. Leo
P. Leo(Quota) (Replica)
“Le prime vittime delle guerre, contendenti maschi a parte, son sempre state le donne e ibambini”
Ma questa (non può essere che una femmina) è un genio. Sta dicendo che le prime vittime delle guerre, a parte le prime vittime, sono sempre state le seconde vittime.
Lo so, è inutile aspettarsi che i cerebrolesi si rendano conto di quello che dicono. Lo faccio notare solo per sottolineare che ogni speranza di dialogo razionale e ragionevole è scomparsa. Ammiro chi continua a provarci, ma da parte mia, se succederà di trovarmici in mezzo, risponderò come si meritano, e cioè facendo i rumori delle scoregge con la mano sotto l’ascella.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
comunque da notarsi che tradizionalmente fra le categorie protette delle “seconde” vittime c’erano anche i vecchi. Il gran dramma delle guerre era proprio l’allontanamento dei giovani uomini da casa che lasciavano da soli, vecchi, donne e bambini. Ora i vecchi li hanno pure dimenticati fra le “seconde” vittime.. sai com’è .. sono quei poveri cristi che hanno superato l’ondata delle guerre, della decimazione e degli incidenti sul lavoro. Forse l’egregia cerebropriva pensa che sono stati sufficientemente fortunati e che non valeva più nemmeno la pena di menzionarli.
Rita(Quota) (Replica)
“Le prime vittime delle guerre, contendenti maschi a parte, son sempre state le donne e i bambini”
Ma questa (non può essere che una femmina) è un genio. Sta dicendo che le prime vittime delle guerre, a parte le prime vittime, sono sempre state le seconde vittime.”
No, Marco: sta dicendo un`altra cosa. TUTTA UN`ALTRA COSA. E beato te, e te lo dico col cuore: ti ci voglio pure bene sopra; beato te che mantieni l`umorismo e dici che a questa gente rispondi a scorregge. Questa emerita indegnissima creatura sta dicendo una cosa ATROCE.
Sta dicendo, chiaro e tondo:
“A ME SE UN MASCHIO ADULTO TRIBOLA E CREPA NON ME NE FREGA UN CAZZO. IMPORTA SOLO CHE NON SOFFRIAMO IO E QUELLE COME ME
…e forse i bambini, ma non ne sono sicura”, No, verra`il giorno, perche`dovra` venire, che non si rispondera`a sole scorregge a questi esseri. Esseri definibili in una unica maniera. Maniera militare e da loro, e solo da loro scelta: certa gente altro non ha scelto di essere che una cosa.
IL NEMICO.
La credevo parola desueta, inutile, antica.
Sbagliavo.
Grazie, femministe.
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
IL NEMICO. Ecco, questa è una cosa interessante che mi fa riflettere, anche alla luce di altre cose venute fuori su UB nei giorni passati. A ME SE UN MASCHIO ADULTO TRIBOLA E CREPA NON ME NE FREGA UN CAZZO. IMPORTA SOLO CHE NON SOFFRIAMO IO E QUELLE COME ME. Sono d’accordo che si stia dicendo proprio questo. Credo che almeno qui dentro nessuno si illuda diversamente. L’uomo è sacrificabile per natura, la donna è preziosa per natura. Se leggete i siti americani della manosphere, un’idea che ricorre spesso è che le donne siano 1) incapaci di amare gli uomini come gli uomini credono (anzi, si illudono) sia il vero amore e 2) incapaci di provare qualsiasi empatia per degli uomini. Questo proprio ontologicamente, proprio come tratto innato della specie umana; per ragioni evolutive, non morali. Stante l’imperativo primario biologico, che è quello di riprodurre la specie, e stante la disparità di impegno e sforzo necessario fra uomini e donne a tale scopo, la razza umana si è evoluta per preservare la femmina e fottersene del maschio. La femmina, poi, non può essere legata a un solo maschio, deve ottimizzare le strategie riproduttive. Quindi il suo legame emotivo con un dato maschio è sempre temporaneo (finché non compare un maschio migliore) e relativamente debole (quindi sostituire un compagno con un altro non crea grandi sofferenze psicologiche: è la verità che viene coperta con la classica scusa delle divorziate, quella secondo cui “l’amore può anche finire così, senza tragedie”). Tutti quanti seguiamo un meccanismo biologico che investe anche le nostre emozioni più profonde. Le parole della oligofrenica di cui sopra non sono altro che il riflesso di questo meccanismo evolutivo, nonché la dimostrazione che è interiorizzato e inconscio, viene alla luce con naturalezza, come scoreggiare (appunto). Ma essendo un meccanismo evolutivo, NON HA MORALE. L’importante è riconoscerlo e decidere se evitarlo / usarlo / approfittarne / pararsi il culo, scegliete voi. Ora io mi chiedo e vi chiedo se a questo punto non sia quantomeno da riesaminare l’assunto di cui si è parlato recentemente, in base a cui il nemico è il femminismo e non la femmina. Il messaggio che Pappagallulus ha così ben decodificato non mi sembra per niente femminista. Viene da un luogo più profondo e antecedente. Casomai possiamo dire che il femminismo ha autorizzato qualunque scimmia dotata di parola a fare vanto della propria animalità e a considerarsi per questo superiore. Ma ha solo sdoganato certi sentimenti, non li ha creati. Io poi non sono dell’idea che il nemico sia la femmina in sé, ma mi sembra che ci siano, appunto, certi sentimenti di cui bisogna essere ben consapevoli. E che questa consapevolezza cominci a saltare fuori proprio ora, e che nulla sarà più come prima.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Marco Pensante,
Tema centrale sul quale domani o dopo dirò qualcosa.
A mio parere c’è stato un fraintendimento, anche dell’intervento di Rino.
Per ora mi limito solo a dire quello che già sapete e che ho ripetuto migliaia di volte, e cioè che il femminismo è il coperchio ideologico di un femminile (con tutte le sue peculiarità di ordine ontologico) che in questa fase storica si è “incontrato” con il sistema capitalistico”. E’ (anche) per questo che il femminismo si è affermato come ideologia dominante.
Il femminismo riscrive non solo la relazione fra i sessi nella storia ma la natura stessa dei sessi, in particolare di quello femminile, ovviamente, omettendo, togliendo o aggiungendo quello che più gli fa comodo.
L’architrave della nostra analisi non è dunque (come invece è per alcuni movimenti maschili neotradizionalisti) nella condanna del femminismo “cattivo” che avrebbe “storto” (passatemi il linguaggio colloquiale) il femminile “buono”, bensì nell’aver individuato il ruolo che appunto il femminismo ha svolto e svolge nel coprire e nel camuffare un femminile che vive e ha scelto di declinarsi secondo determinate dinamiche (che sono quelle dominanti) che esaltano la parte peggiore (anche se il termine è improprio perché non ha senso parlare di “migliore” o “peggiore” quando si parla di tendenze naturali) del femminile stesso (così come il maschile ha le sue parti “peggiori”, sia chiaro…).
Questo è un punto determinante. Ci tornerò appena possibile.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi,
Marco Pensante,
Pappagallulus sibiricus(Quota) (Replica)
Quoto Marco Pensante: guardare il dito e non la luna è prassi sconveniente… ‘sto femminismo sembra quasi un paravento per non risultare inpresentabili agli occhi dei più. Un’espediente, una scappatoia, un distogliere lo sguardo dall’essenziale per timore di spingersi a fondo e sporcarsi troppo le mani. Quoto altresì l’intervento di Fabrizio quando dice che non ha senso parlare di “peggiore” o “migliore” qualdo si indagano le qualità naturali. Poi che il femminismo abbia avuto il ruolo di disvelare ai più ciò che si cela nelle profondità femminili è un fatto indiscutibile e assolutamente determinante, di cui è bene tenerne costantemente conto.
Ethans(Quota) (Replica)
Marco, stando dentro il tuo paradigma interpretativo evoluzionista, ne discende che neanche per i maschi la strategia riproduttiva implica una sola femmina. Anzi il contrario. Il maschio sarebbe istintivamente spinto a spargere il proprio seme nel massimo delle direzioni possibili, ossia con più femmine, per assicurarsi la prosecuzione di sè. Con una differenza rispetto alla femmina: mentre questa ricerca il maschio “migliore”, ossia quello in grado di assicurare benessere e sicurezza per sè e i propri figli, e in tal senso sarebbe pronta a cambiarlo, il maschio non avrebbe di questi problemi, e dunque ricercherebbe la promiscuità sessuale sempre e comunque. Insomma, ….basta che respiri.
Ma basta questo paradigma a spiegare i comportamenti umani? Ossia, l’uomo è un semplice animale come gli altri o ha qualcosa che lo rende intrinsecamente diverso e superiore agli animali?
armando
armando(Quota) (Replica)
giovanni carducci(Quota) (Replica)
quoto anch’io .. e lo so che probabilmente risulterà che lo faccio per interesse di categoria , ma in sostanza quando dalle grandi analisi si discende nell’esame dei singoli fatti e delle singole storie, si trova sempre un gran numero di uomini che nonostante si dica “basta che respiri” restano fedeli alla compagna di una vita ormai vecchia e non più fertile (alla faccia della biologia che impone di disseminare sempre il seme) e anche un gran numero di donne che restano fedeli ad un uomo caduto in disgrazia (alla faccia della biologia che impone di cercare sempre il maschio alpha della situation).
Per fortuna aggiungerei io.
Perchè alla fin fine oltre alla biologia credo che un desiderio umano (non declinabile di genere) sia di trovare qualcuno o qualcuna che ti lasci solo quando occorre ma non ti faccia mai sentire completemente solo. Molto banalmente uno o una su cui poter contare, per quanto le rispettive capacità di genere possono dare di aiuto.
Rita(Quota) (Replica)
Rita,
E questo conferma, se me lo consentite, quello che sostengo da sempre, e cioè che natura e cultura non possono essere separate e che entrambe sono legate da una complessa e spesso anche contraddittoria relazione (la contraddizione è dialettica, senza l’una non si da l’altra…)…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Armando: sì, è esattamente così. Non l’ho detto, ma l’altra faccia della medaglia è esattamente questa. Confermo ogni parola. In teoria è vero che basta che respiri, ma in pratica ciascuno dei due cerca nell’altro le qualità che massimizzano il risultato riproduttivo. Questa descrizione riassume perfettamente il comportamento umano in termini strettamente biologici. Ma certamente gli esseri umani sono qualcosa di più che animali. Perché? Perché hanno emozioni e intelligenza. Come dice Rita, scendendo ai singoli fatti, ovviamente le cose non vanno SEMPRE così. Si tratta solo di riconoscere delle tendenze.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi,
Si potrebbe allora, secondo voi, provare a dire così?
L’essere umano è biologicamente un animale dotato di pulsioni ed istinti animali, ma poichè è anche molto più di un animale come gli altri in quanto dotato di coscienza e autocoscienza e quindi capace di giudizio morale (indipendentemente dal fatto che creda in un Dio, che è altro discorso), interviene allora l’elaborazione culturale di cui solo egli è capace. Il punto focale diventa allora quello di una elaborazione culturale capace di trascendere il puro dato biologico, mitigandolo ed “adattandolo” alle esigenze sociali e morali, ma senza pretendere di negarlo o eliminarlo alla radice. Impresa fra l’altro impossibile perchè l’istinto negato non per questo sparisce ma viene solo rimosso, e così rimosso continua ad agire nell’ombra come sosteneva Jung, affiorando poi alla luce in modo distruttivo e incontrollabile. In altri termini, pulsioni e istinti vanno conosciuti e riconosciuti senza criminalizzarli in sè proprio con lo scopo di trasformarli e utlizzarli in positivo. Tipica è la questione dell’aggressività e della violenza, in specie maschili, di cui tanto si discute a sproposito e con atteggiamento moralistico.
armando
armando(Quota) (Replica)
La dura realtà del femminicidio
….
ENEA – Sede Legale – 05/04/2013
Il Comitato Unico di Garanzia dell’ENEA con il supporto di Actionaid, (Organizzazione internazionale impegnata nella lotta alle cause della povertà e dell’esclusione sociale), ha organizzato un convegno/dibattito, per dar voce alle figure piu’ rappresentative in ambito politico, sociale ed istituzionale, sul tema della violenza contro le donne.
A chiusura del Convegno, la Presidente del CUG ENEA Teresa Chironi, propone di istituire un tavolo tecnico di lavoro, con l’adesione di tutte le relatrici, per predisporre una serie di iniziative ed azioni, per prevenire e combattere efficacemente la violenza di genere. Si tratterà di analizzare ed elaborare un piano, che preveda azioni concrete in tal senso, come ad esempio: proposte di legge, programmi formativi, sostegno ai centri anti-violenza e potenziamento delle strutture, preposte alla sicurezza del cittadino.
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Gli interventi
Giovanni Lelli, Commissario ENEA
Vittoria Tola, UDI
Rossana Scaricabarozzi, ActionAid
Barbara Spinelli, Avvocato
Anna Maria Serafini, Associaz. LibeRe
Giulia Bongiorno, avvocato
Manuela Gianantoni, psicologa e psicoterapeuta
Linda Laura Sabbatini, ISTAT
Oria Gargano, presidente Be free
Cristina Obber, scrittrice
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Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi ..mi devi 17 minuti di tempo …. …cosa già sentite , io lo ripeto da tempo ormai ,se il problema sono gli uomini (la chiamano problema culturale ,ma sotto sotto il succo è quello) allora basta eliminare gli uomini ..comunque non sapevo che il “pervertito” di Alessandro Manzoni avesse scritto una storia di stupro ,stalking ecc ecc ,e si che lui voleva mettere in risalto la Milano e la peste che la affliggeva dell’epoca …non niente di tutto questo , e i libri di testo da cambiare ..va beh …al peggio non c’è mai fine
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Azz .ma ci sono anche gli altri interventi ..è ufficiale Luigi ci vuole male …
Mauro Recher(Quota) (Replica)
……..
Va bene .. te li ridò. Ma a rate da 3-4 minuti. Magari con un video della Zanardo o della Terragni …
Comunque, non so se hai notato, ma la Tola inizia il suo intervento giudicando gravissimo il fatto che dal 1500 ad ora le morti maschili per mano di uomini siano diminuite di molto (ma hanno tolto le due guerre mondiali?) ….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Rita(Quota) (Replica)
“Comunque, non so se hai notato, ma la Tola inizia il suo intervento giudicando gravissimo il fatto che dal 1500 ad ora le morti maschili per mano di uomini siano diminuite di molto (ma hanno tolto le due guerre mondiali?)”
Che bello, queste qua vorrebbero che ci sbudellassimo continuamente fra noi per i loro begli occhi. E basta. Anche quando non ne varrebbe proprio la pena, come nel caso in questione…
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2013/11/22/colpevoli-di-nascita/ mie considerazioni
Mauro Recher(Quota) (Replica)
http://www.pangeaonlus.org/2013/11/28/problema-culturale-appunto-signor-presidente-del-consiglio-VdqcSDUVuaqQapw0iWjb8H/index.html#.UpihXOIcSQI
Si meravigliano della parola usata dal presidente del consiglio “guerra” ..questo è il mio commento rilasciato…
La guerra l’avete dichiarata voi …senza se e senza ma , aspetto gli attacchi e le critiche al varco ma,se anche il presidente del consiglio dice che è una guerra è per il tono e il clamore che ne deriva da questa problematica ,altro che paese maschilista
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Nel frattempo corsi obbligatori di violenza di genere. Il femminicidio entra nelle università come la filosofia teoretica. Esplicitamente dichiarato come una necessità di “vigilanza del pensiero”
bologna.repubblica.it/cronaca/2013/11/23/news/bologna_la_violenza_sulle_donne_ora_si_studia_anche_all_universit-71681677/
Da emergenza sociale a questione culturale: la violenza contro le donne diventa un corso di studio in università. A Filosofia. Per la prima volta, capire l’intollerabile parentela tra amore e violenza e ciò che porta dall’incapacità di amare alla capacità di uccidere sarà come studiare la critica alla ragion pura di Kant. Il femminicidio entra nei piani di studio al pari della filosofia teoretica. Con lezioni a frequenza obbligatoria, crediti, esame finale e un’idoneità già riconosciuta nei corsi di lingua e di informatica umanistica.
Un’operazione accademica rivoluzionaria, in cui credono le docenti che hanno promosso il corso all’Alma Mater, il primo in un’università italiana, e che porterà in cattedra più che accademici in senso stretto la scrittrice Dacia Maraini, Remo Bodei, Adriano Prosperi, Lea Melandri, una delle voci più autorevoli del femminismo italiano. E poi giuristi, psicoanalisti e film come “La Ciociara” e “Marianna Ucrìa” visti in un’aula aperta anche a studenti di altre discipline e al pubblico.
Una sfida rispetto a un dibattito sulla violenza maschile inadeguato, che stenta a trovare le strade per prevenirla perché non diventa una questione culturale. L’indignazione, la denuncia sociale, le leggi severe, che pure sono arrivate, non bastano, ripetono Annarita Angelini, coordinatrice del corso di laurea in Filosofia, e Valeria Babini, storica delle scienze umane. Le due professoresse che ci hanno creduto e che per far partire il corso (15 incontri da febbraio a maggio), vista la scarsità di risorse, hanno pure convinto una casa farmaceutica a fare da sponsor, almeno per pagare le spese di viaggio ai relatori.
“Nostro compito non è solo trasmettere sapere, ma formare l’individuo, promuovere una cultura del rispetto — dicono — L’università non può rimanere indifferente alla questione della violenza contro le donne”. Già. Ma come affrontarla per contrastarla per davvero? Le docenti non hanno dubbi: “È indispensabile una analisi rigorosa del sostrato culturale sul quale è cresciuta, della mentalità sedimentata, diffusa e sottilmente connivente che ancora la alimenta tollerando relazioni di potere diseguali, abusi, violazioni, e relegandoli alla sfera dei comportamenti privati o patologici”. Ciò che forse apparteneva alla grande ambizione del movimento femminista, “la modificazione di sé e del mondo”.
E che ora l’università raccoglie facendosi avanguardia: “Non rincorriamo l’emergenza sociale, ma andiamo alla radice, per costringere altre università a seguirci”, sottolinea Annarita Angelini. Il ministro Maria Chiara Carrozza ha già benedetto questo corso scrivendo alle docenti: “Tra i compiti dell’università c’è anche quello di parlare con voce ferma e chiara delle violazioni che colpiscono tante donne e che riguardano tutti, non sono una questione femminile”. Il rettore ne fa un caso di “vigilanza del pensiero”, in un paese dove, all’opposto, “siamo sempre costretti a inseguire le emergenze e a ridurre i danni”. “Nostro compito — insiste Ivano Dionigi — è formare cittadini interi: se non lo fa l’università, chi oggi lo fa?”.
Rita(Quota) (Replica)
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Il rettore ne fa un caso di “vigilanza del pensiero”, in un paese dove, all’opposto, “siamo sempre costretti a inseguire le emergenze e a ridurre i danni”. “Nostro compito — insiste Ivano Dionigi — è formare cittadini interi: se non lo fa l’università, chi oggi lo fa?”.
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Sempre perché vivremmo in una fantomatica società “maschilista”… Ormai siamo arrivati alla “vigilanza del pensiero per formare cittadini interi”… Questa è roba da sistemi totalitari; anzi, da film di fantascienza.
Daniele(Quota) (Replica)
Rita,
“E poi giuristi, psicoanalisti e film come “La Ciociara…”.
L’aspetto sgradevole, se non disgustoso, è la manipolazione ad hoc delle cose.
La drammatica scena dello stupro subito da una madre e da una figlia da un gruppo di soldati alleati, aveva la finalità di accendere i riflettori sulla tragicità, la violenza e la disumanità della guerra, indipendentemente dagli schieramenti in campo.
E bene ha fatto il grande De Sica, che certamente non era un uomo di destra né tanto meno un fascista (anche se non si è mai iscritto a partiti di sinistra, non è mai stato attivo dal punto di vista politico e soprattutto non è mai stato un regista “militante”) a prendere come spunto per questa sua “riflessione” (in chiave cinematografica) uno dei tanti episodi di violenza che hanno visto protagoniste le truppe alleate. Se consideriamo che il film in questione è del 1960, la scelta di De Sica assume ancora più significato. Naturalmente lo scopo del regista non era neanche quello di criminalizzare le truppe marocchine e algerine (che invece sono state utilizzate e sacrificate come carne da macello dagli alti comandi alleati), né tanto meno criminalizzare il maschile, ma appunto di renderci consapevoli della drammaticità, dell’assurdità e della contraddittorietà della guerra. In fondo è un po’ la stessa operazione che è stata fatta da Liliana Cavani con il suo film “La pelle”, tratto dal celebre romanzo di Curzio Malaparte. Lo stupro subito da quelle due donne, madre e figlia, simboleggia a mio parere, nell’economia del film, lo “stupro” che tutti e tutte hanno subito e subiscono in guerra. Quella scena è quindi altamente simbolica e va interpretata ben oltre il sia pur gravissimo episodio in sé che, voglio ricordarlo non certo per cinismo ma per senso della realtà, è un nonnulla rispetto a quello che succede normalmente in un conflitto e al livello e all’intensità di violenza che si raggiunge in una guerra.
Trovo di conseguenza anche di pessimo gusto, sgradevole, fastidioso, irritante, oltre che grave e deformante della realtà, questo tentativo di piegare tutto al proprio misero tornaconto politico.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
” piegare tutto al proprio misero tornaconto politico….” FEMMINISTA, aggiungo io, tale per cui le cagnette sbavanti si indignano tanto per uno stupro di guerra senza mai ricordare, ad esempio, le migliaia di partigiani fucilati per le delzioni di simpatiche prostitute come loro. O per permettere a lorsignore di stare in retrovia. O…ma la lista e`lunga, non la finisco piu`.A Lorsignore, come al solito, fotte un cazzo se la sofferenza e` nella storia appannaggio maschile al 90%, suvvia. Soffre piu`una donna a farsi stuprare da un soldato o da cinque, che quindici soldati a farsi evirare, sbudellare, mutilare e impiccare dai compaesani di quella stessa donna li`. O dalle compaesane, che`le aguzzine nella storia, per lo piu`cosi`vigliacche da fare solo le mandanti, Lorsignore le nascondono come la polvere sotto al tappeto. E`ovvio! Come potevamo non pensarci. Noi non contiamo un ceppo d`albero. La nostra sofferenza non conta, non esiste. Ma se non contiamo un ceppo scoppiettante, come facciamo ad essere i maschi padroni? Misteri dell`idiozia.
Pappagallus sibiricus(Quota) (Replica)
Radar di maschio pentito in azione ,non so se avevamo già parlato di questo “fenomeno” ,ma c’è questo video ,un pochino datato ma ,da vedere …. http://www.saveriotommasi.it/blog/articolo.php?id=646 e questo video http://www.youtube.com/watch?v=zCENA36BOao .. (da notare l’ultima frase che si vede nel video) questo è il mio commento ….Parto dalla fine …cioè dalla frase ,se è cosi terribile essere uomini perche lei ,essendo uomo ,non cambia sesso ? Un uomo in meno non è una conquista per la società tutta ? …Sui film ,non ne ho mai guardati di quel tipo ,ma credo che abbia ragione chi dice che dovrebbero allora proibire anche i film horror ,sono vietati ai minori e quindi si spera che ,chi vede quei video ,abbia un pochino di sale in zucca ,una branca violenta è anche il bdsm che facciamo ,eliminiamo pure quello ?
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Sottopongo alla vostra attenzione questi 4 video: Nascita e Morte. Luci e Ombre sul Femminicidio
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Segnalazione di una mia conoscenza.
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Le femministe hanno aperto una petizione nel sito della Casa Bianca per far classificare gli antifemministi come “gruppo terrorista”:
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https://petitions.whitehouse.gov/petition/classify-mens-rights-movement-terrorist-group/W5018W63
>
we petition the obama administration to:
Classify the Men’s Rights Movement as a terrorist group
The Men’s Rights Movement (MRM) is a misogynistic movement that advocates violence against women and girls.
Multiple members of the MRM–self identified Men’s Rights Activists (MRAs)–have committed atrocities and mass murders. Marc Lepine killed 17 women on a university campus in the “Montreal Massacre”. Tom Ball firebombed a courthouse and wrote a manifesto encouraging others to bomb government buildings that is posted on major MRM websites like avoiceformen.com. Elliot Rodger, an active MRA, shot and killed at least 7 young women and injured many other people at random. Rodger is being celebrated as a martyr and hero by the movement, which will likely cause other MRAs to emulate his crimes.
This is what the MRM does and action must be taken against them to protect women and girls.
Sandro Desantis(Quota) (Replica)
Ancora una volta ” voce dal sen sfuggita”. Come tutti i movimenti che si rendono conto di essere privi di ogni “Ragione” anche il movimento femminista, già ampiamente sostenuto e foraggiato dai veri poteri, invoca il terrorismo di Stato. Ricorre al terrore. Con questa petizione di fatto hanno aperto la lista dei movimenti terroristi e si sono iscritte prime fra tutti.
Parallelismo perfetto col fascismo italico che senza la brutale connivenza violenta degli apparati dello Stato, si sarebbe fermato a far bisboccia in qualche trattoria emiliana.
Mi sa che ormai sono mosse dalla disperazione di fronte alla constatazione che dichiarare la guerra al maschio ha danneggiato prima di tutto loro stesse e le donne che ahimè riescono a rappresentare.
Comunque aspetto a piè fermo le forze speciali americane con relativo seppellimento in mare aperto (con rito cattolico mi raccomando!).
cesare(Quota) (Replica)
Quanto poi al fatto che il sito nientedimeno che della Casa dell’ Imperatore Obama, la Casa Bianca, accolga questa petizione femminista che formula minacce alla libertà di pensiero conferma che l’ideologia femminista è l’ ideologia ufficiale dell’ Impero americano. Mentre l’impero romano fini per scegliere il Cristianesimo, questo Impero nella versione americana si è scelto il femminismo. E il movimento femminista che ha perso ogni Ragione che non sia la sopraffazione si appella alla Ragione della forza di un Impero che non ha più dalla sua la forza della Ragione. Mi aspetto che i militanti di Rifondazione, segretaria in testa che ha manifestato in favore delle Pussy Riot, firmino la petizione “antiterrorismo” insieme alle Pussy Riot & company, ricevute in questo mese al Congresso degli USA (Come succede a tutti gli oppressi di questo Mondo).
cesare(Quota) (Replica)
cesare,
E ti aspetti bene, caro Cesare. D’altra parte se all’origine dell’oppressione (un tempo si diceva la contraddizione principale) c’è il maschio, come credono i rifondaroli o i vendoliani, quella è conseguenza logica.
armando
armando(Quota) (Replica)
Credenti o no che siate, vi invito a documentarvi seriamente sul fenomeno dell’aborto. Provate a interpellare quel mondo di maschi e femmine che vi si ribella concretamente e aiuta le donne e gli uomini ad una scelta di salvezza e di vita. Abbiate coraggio, guardateci dentro: la realtà dell’aborto e di chi lo combatte vi sorprenderà e vi travolgerà. Ma vi aprirà anche un futuro più sereno e vivibile.
Direte: ecco qui il tizio con la solita fissa su una questione morta e sepolta col benestare di tutti. In ogni caso chiedo venia (vedete il paradosso?siamo in una società in cui a difendere la dignità di un concepito umano bisogna chiedere scusa).
Però anche la schiavitù era questione morta e sepolta col benestare di tutti, era un “diritto” personale costitutivo della società sotto tutti i cieli, come in sostanza, la concezione dell’uomo nazista e quanto ne derivò, sterminio compreso, atteneva ed attiene ad un preteso “diritto” di autonomia, identità e purezza di un popolo. Occhio ai “diritti”! O no?
E i soliti quattro che si opposero ci furono. E avevano Ragione loro.
Ora se pensate che esiste la legge morale, o almeno che esiste il giudizio di realtà, ed esiste il principio base della legge sociale che è il principio di uguaglianza di tutti di fronte ad essa, se pensate che esiste la dignità umana e che questa derivi dai giudizi che una cultura formula, se credete che, dopo tutto, ciò che ha senso è la giustizia, la compassione, la misericordia e la vicinanza al più debole, se pensate al valore della paternità, vi invito di nuovo a documentarvi su quello che è davvero l’aborto. Forse è la strada maestra per aprire un futuro più desiderabile.
Vi domanderete perché posto qui l’argomento? Perché c’è, come altre volte ho scritto, anche una lettura a mio avviso del profondo circa queste accuse e queste liste “antiterrorismo” cui dovrebbero essere iscritti in sostanza i maschi non allineati al pensiero femminista.
Sono convinto infatti che il furore antimaschile che si può tranquillamente affermare travolge oggi le masse femminili, e appare ufficializzato e formalizzato nei documenti ufficiali dei “farabutti” dell’ONU, e delle ideologie femministe, in particolare queste accuse di violenza sociale da cui quella di terrorismo, ha le sue radici profonde nella rimozione della strage di innocenti per aborto.
Se rapportate i sei milioni di concepiti soppressi in Italia nel ventre materno dall’inizio della 194 ad oggi al numero di donne fertili del periodo, vien fuori che l’aborto è una atroce esperienza femminile di massa. E guardate che è tutt’altro che quel presidio medicale che atterrebbe alla salute della donna come l’universale inganno predica. Si tratta invece di una esperienza devastante sia per la madre che per il padre, fonte di danni molto gravi. Tanto più atroce, dal p.d.v. morale perché assolutamente priva di qualsivoglia stato di necessità: qualcuno oggi crede allo stato di necessità di milioni di donne nelle regioni più ricche del Mondo? Tanto più grave dal p.d.v. psicologico perché rimossa dalla attuale cultura profeminist.
E pongo la domanda: è giusto averle lasciate sole coi figli uccisi in grembo con l’aggiunta di un impossibile giudizio di irrilevanza morale e psicologica circa la tremenda violenza commessa?
Povere donne! Per infinitamente molto meno si proietta sull’altro la colpa commessa. Ed ecco le poverette col sangue dei figli uccisi alle ginocchia guidate ad accusare di violenza terroristica gli unici che sono in questo caso “altri” davvero, i maschi, strumentalizzati nel ruolo di capro espiatorio. Su queste liste cui dovrebbe andarci chi compie atti terribili che suscitano terrore, ciascuna sa, in cuor suo, che dovrebbe esserci il proprio di nome. E le capipolo femmine hanno ben capito il rischio che prima o poi il meccanismo si possa inceppare e arrivi il giorno in cui verrà presentato loro il conto e ne sono terrorizzate. E mentono e accusano e accusano e mentono.
cesare(Quota) (Replica)
Il discorso di Cesare per me è molto importante,e se penso quello che diceva Pasolini(di sinistra) sull’ aborto mi vien da riflettere sul fatto che su questa questione, al di là di uno come la pensa,è bene ragionare senza i paraocchi ideologici dx/sx, in quanto non attiene alla politica nè alla religione. Il concepito non è solo un ammasso di cellule, questo è poco ma sicuro.
Ciò che però non condivido degli antibortisti è il loro considerare le donne che abortiscono come “assassine”(non credo sia la posizione di Cesare), la reintroduzione del reato di aborto con conseguente galera(nemmeno questa credo sia la sua posizione).le loro patetiche(e talvolta) violente incursioni nelle cliniche dove si abortisce, ecc cose queste riconducibili al più becero integralismo di destra e reazionario.
Ricordiamo inoltre che nella stragrande maggioranza dei casi gli antiabortisti sono favorevoli alla pena di morte e alle guerre di Bush che hanno fatto milioni di morti(ma non a quelle di Obama, solo perchè è di sinistra), una contraddizione mostruosa che sa di ipocrisia.
Però ripeto sulla questione dell’ aborto in se stesso le parole di Cesare mi fanno riflettere.
Un’ altra cosa che non condivido è questa recente mobilitazione cattolica contro gli uteri in affitto(maternità surrogata), io onestamente pur non essendo un grande sostenitore non sono nemmeno contrario per principio, non ci vedo nulla di male moralmente nè è dannosa per la QM(e per me tutto ruota solo intorno alla QM), piuttosto questa mobilitazione sa di femminismo cattolico, che io ritengo ancora più pericoloso di quello laico e di sinistra.
Tarallo(Quota) (Replica)
Tarallo,
Sarebbe già una cosa enorme si ammettesse che l’aborto è la soppressiojne di una vita umana. Poi ciascuno lo definisce come vuole, poi ciascuno definisca come preferisce le donne che abortiscono (per me non sono assassine nella comune accezione del terminem ma responsabili di quella soppressione si).
D’accordo con te sulla contraddizione dei conservatori Usa rispetto alla pena di morte (anche se non è esattamente la stessa cosa, perchè il bambino è innocente). Sugli uteri in affitto, sul gender e sulle loro profonde affinità col capitalismo ne riparleremo con calma.
armando
armando(Quota) (Replica)
Tarallo
Perdonate ancora sul tema aborto e grazie della paziente ospitalità.
In linea di massima condivido la posizione espressa a suo tempo dal Parlamento tedesco (che sulle questioni etiche dopo la tragedia del nazismo si pone con assoluta serietà ogniqualvolta si abbia a giudicare del versamento di sangue umano):
Il Parlamento tedesco ha dichiarato l’aborto soppressione di una vita umana, ma ha aggiunto che si tratta dell’ unica uccisione che non ha effetti giuridici. Terribile privilegio concesso alla donna oltre che evidente affermazione caratterizzata da contraddizione insolubile. Sulla quale comunque continuo ad interrogarmi. Ma almeno la condanna morale espressa da un popolo e davanti al popolo è pronunciata con chiarezza. E la sanità mentale di tutti è preservata: ciò che è male non è bene, ciò che è vero non è falso.
Il Parlamento tedesco rinvia alla responsabilità di chi abortisce, padre o madre che sia, il fare i conti con il proprio spirito. Il che mi sembra ben più terribile della minaccia di una condanna giuridica. Infatti nulla è più falso che la tesi secondo cui l’aborto non comporta conseguenze pesantissime al padre e alla madre che se ne rendano responsabili. E se permettete nulla di più falso, e sono in compagnia di tutti i credenti di ogni religione in tutti i tempi, che non ci sia lo spirito in ciascuno di noi.
Quale diritto è mai quello di arrecarsi una violenza di questo tipo? Quale pietas, quale progressismo tacerla? O peggio vilmente banalizzarla?
Aggiungo: ogni giorno che passa emerge con sempre più evidenza che il feto vive emozioni e percepisce dolore in fasi sempre più prossime al momento del concepimento, tanto che negli USA anche in campo pro choise l’atteggiamento è sempre più problematico. Infatti emerge dalle evidenze mediche il carattere comunque autonomo della vita del feto, la sua irriducibile unicità di persona, da cui deriva il diritto soggettivo alla vita e, a maggior Ragione, a non subire pratiche di morte che comportano crudeli sofferenze e terrore.
Come può confliggere il diritto primario alla vita con qualsivoglia altro diritto?
Ma tutto questo resta consapevolezza di un circuito informativo tenuto con ogni sforzo ai margini della coscienza comune. Come sempre i veri grandi crimini di massa sussistono in quanto coerenti con gli interessi del potere, e diventano diritti: il modo più efficace per nasconderli. Ma restano crimini. Possiamo ignorarli?
Mi permetto di tornare ad invitare noi tutti a documentarsi. Colgo infatti negli uomini di buona volontà ed intellettualmente onesti una misteriosa incapacità ad uscire dall’inerzia e dalla comodità di valutazioni stereotipate in merito all’aborto. L’antico blocco che scatta nel maschio moderno ogni volta che si ha a che fare con la condizione della donna? Come se poi non lo riguardasse.
Per non contare poi l’impatto simbolico sulla coscienza collettiva che viene chiamata con l’aborto ad esprimere un paradossale giudizio di nullità proprio verso quanto costituisce la sua stessa origine. E credo che come il padre abortista e la madre abortista banalizzino il prezzo che pagheranno spiritualmente negli anni a venire, così anche una comunità è destinata a pagare con una generale devitilizzazione il suo consenso morale all’aborto.
Da ultimo pongo l’altra questione rimossa, quella demografica connessa all’aborto. Tutti sappiamo che all’appello manca in Italia una popolazione ben superiore a tutti gli abitanti della Lombardia. Si tratta di sei milioni di futuri cittadini italiani spariti uno dopo l’altro negli inceneritori ospedalieri di “materiale biologico”. Come è stato possibile questo fenomeno luttuoso di proporzioni gigantesche in uno dei paesi più avanzati del Mondo e oltretutto nelle sue aree più ricche? Siamo capaci di porci con animo libero da pregiudizi di fronte a questo imponente fenomeno di liquidazione di massa di nostri figli anche in rapporto alla responsabilità di maschi e cittadini verso il futuro del nostro popolo?
Qualcuno ha voglia di spiegarmi perché tutti, noi per primi, ce ne sbattiamo dei continui ripetuti allarmi dei demografi di ogni scuola ed orientamento circa i livelli di denatalità italiani che comportano l’estinzione del popolo italiano a tempi storicamente brevissimi?
Fratelli miei, hanno o no a che fare queste questioni con l’universalità dello sguardo maschile che a mio avviso è tutt’uno con la questione maschile? Se non ci interroghiamo su di esse e non cerchiamo possibili soluzioni, che cosa può mai ci può essere di più importante e di più maschile?
cesare(Quota) (Replica)
Quanto alla gestazione conto terzi,(e simili comportamenti da esportazione) mi sembra perfetta a definire la linea di demarcazione tra la categoria internazionale delle elites delle “sciure” costituitasi nella lobby delle ” povere donne” e la categoria internazionale delle masse delle donne povere.
Le prime sono un sindacato lobbistico internazionale di supergarantite, potenti e ricche, che strumentalizza le seconde definendo protocolli di sfruttamento politico, culturale, economico e fisico, protocolli che esse definiscono arbitrariamente legalità, libertà e giustizia e impongono con la potenza dei media e/o delle armi. Feroce sfruttamento ed inganno, estrema espropriazione della dignità, del senso di comunità, e della superiore moralità, eticità e spiritualità delle donne povere. È quello che si definisce dare scandalo ai poveri.
cesare(Quota) (Replica)
a volte ritornano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/30/violenza-sulle-donne-mai-piu-in-piazza-contro-i-femminicidi/1007371/#disqus_thread
questo è il mio commento “ancora in moderazione”
Cosi è una manifestazione sessista ,nulla di più , sessista perchè prende in considerazione un punto solo ,sarebbe stata decisamente più “equa” (ma meno politicamente corretto) se nella manifestazione si combatterebbe la violenza domestica a 360 gradi e non a seconda del sesso che uno ha ….sono nato uomo e non me ne vergogno ..faccio un esempio ,io lavoro con gli extracomunitari ,(mai avuto problemi ndr) , ho saputo che uno che lavorava con me ,è stato sorpreso a rubare e a violentare una vecchietta …adesso allora vado dagli altri extracomunitari che ancora sono miei colleghi, a dire di vergognarsi perchè sono tali ,non suonerebbe un pochino razzista la cosa ? Allo stesso modo vado a dire agli altri maschi di vergognarsi perchè sono nati con il pene …a me sembra il solito discorso sessista e razzista
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Claudia Cardinale, in quota alle ” povere donne” e relativi luttuosi pianti in tv sulla “violenza che è maschile e contro le donne”, pesta a schiaffi, e per questo viene portata in Commissariato, una donna povera, ovvero un’assistente di terra, che con cortesia le chiedeva di spegnere la sigaretta dato che il luogo era pubblico. Il tutto due weekend fa nella sala VIP dell’aeroporto di Orly (dal sito Dagospia).
Primattrici nella violenza sui minori, protagoniste nei sei milioni di aborti in Italia, quasi sempre in prima linea nel sostenere l’opzione militare in politica estera e la repressione in quella interna, a pari merito con i maschi nella violenza tra adulti, le donne condividono con il genere maschile l’eredità del male. Oggigiorno però, partecipando della lobby femminista delle ” povere donne”, si propongono come appartenenti ad un genere senza violenza ed innocente: basta davvero poco per apparire senza macchia e proporsi a guida morale dell’Umanità. Ma più che senza macchia e candidate a guida morale, in realtà mentono non volendo saperne di ammettere di mentire, di riconoscere i dati di realtà, e di mettersi in discussione e riescono, mistero della Storia contemporanea, a portare pro domo loro “a spasso per il pagliaio” buona parte degli appartenenti al genere maschile non senza averli prima dipinti come feroci oppressori.
cesare(Quota) (Replica)
Glenda Mancini e Annalisa Chirico, femministe dichiarate, sono diventate le nuove idole dei militanti facebukkari anti misandria. E perchè? Perchè hanno assicurato che la prima causa di morte femminile non è la violenza maschile e che esiste anche la violenza femminile contro gli uomini.
Cose queste che noi “Quemmisti” diciamo da più di dieci anni, eppure non siamo mai stati creduti, siamo stati sempre ignorati e derisi, ma è bastato che queste cose le dicesse qualche donna, come la Mancini e la Chirico(che hanno copiato da noi, hanno attinto da noi),per essere prese in considerazione dal web e da alcuni Media.
Da questo mi vengono 2 considerazioni:
!)Noi uomini non contiamo nulla quando parliamo in merito ai rapporti fra i sessi, non abbiamo voce in capitolo, anche se diciamo che 2+2=4, non veniamo creduti. Ma se una donna come un pappagallo ripete quello che diciamo, ecco che viene creduta.
Ecco i risultati della psico/eterosfera.
2)Ormai è evidente questa deriva filofemminista della lotta antimisandria, un abile marchingegno femminista che sta assorbendo in esso le tematiche la lotta antimisandria. E questo per colpa di quegli imbecilli che su Fb senza aver mai letto noi, senza aver mai letto RDV o Farrell, senza aver mai letto le analisi del MUB, senza aver mai visto siti e forum di QM, e così via,insomma senza aver la minima cognizione di causa della QM, si permettono di dire che il “vero femminismo” non è misandrico e quindi addebitano alla misandria ad un inesistente e immaginario “falso femminismo”, quindi caricando e trasferendo le tematiche antimisandria nella lotta femminista. Un vero e proprio cavallo di Troia,
Per piacere, non cadiamo nella trappola di farci abbindolare dalle cosiddette “femministe buone”(Glenda Mancini, Annalisa Chirico, ecc), saranno pure “buone” ma sempre femministe sono. Da astute e calcolatrici qual sono ci hanno dato un contentino per abbonirci e farci accettare la visione femminista della società. Troppi e tanti imbecilli “combattenti da tastiera” su Fb hanno abboccato coronando queste due astute femministe come portavoce delle tematiche antimisandria. Vi prego, non abbocchiamo pure noi.
Senza ANTIFEMMINISMO(AF) la QM non potrà mai essere risolta.
Tarallo(Quota) (Replica)
Tarallo:
>>
si permettono di dire che il “vero femminismo” non è misandrico
>>
E’ vero ciò che è. Ciò che “dovrebbe essere” si riferisce alle intenzioni (sempre descritte a sé e agli altri come “buone”) o ad un progetto immaginario che non si realizza mai, ed è un eterno inganno/autoinganno. Cosciente o meno.
Una menzogna di cui ci si nutre per rendersi innocenti e che si propina agli altri per tacitarli.
Il vero femminismo è quello che è e che c’è.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Da un suo recente aggiornamento di stato su FB:
https://www.facebook.com/diegofusarofilosofo/posts/399307023543879?fref=nf
…..
“Le odierne rivendicazioni femministe possono essere intese come manifestazioni dello spirito del capitalismo assoluto. L’ambivalenza originaria del femminismo, sospeso tra la giusta lotta per l’emancipazione umana tramite il riscatto della condizione femminile e la falsa rivendicazione identitaria del genere femminile ontologicamente contrapposto a quello maschile, si è oggi risolta unilateralmente a favore della seconda istanza. Prova ne è che il femminismo sopravvive esclusivamente come “individualismo femminista”, favorevole all’abbandono del modello paternalistico in vista non certo del nobile ideale dell’emancipazione universale, bensì dell’integrazione della popolazione femminile nel mercato globale del lavoro flessibile e precario. Lungi dal presentare una portata emancipativa, l’approdo massiccio della forza-lavoro femminile al mondo del lavoro ha, del resto, permesso al capitale di abbassare in media i salari. La donna, oggi, non è riconosciuta in quanto tale, ma è ridotta – al pari dell’uomo – al rango di pura merce circolante sul mercato. Il sogno dell’emancipazione femminile è stato, così, riassorbito nel circuito della deemancipazione capitalistica, in cui le stesse “battaglie di genere” vengono artatamente impiegate dalla logica ideologica per rimuovere l’ideale dell’uguaglianza in nome di quello della differenza, di modo che l’unitarietà del genere umano sia continuamente resa invisibile e frammentata. Dal femminismo solidale aspirante all’emancipazione umana si è passati disinvoltamente all’individualismo femminista delle rivendicazioni organiche al capitale, sempre disancorate dalla questione sociale. Come se appunto l’emancipazione della donna consistesse nel passaggio dal burqua alla minigonna. Se così fosse, il punto di riferimento non sarebbe più la grande Rosa Luxemburg, ma sarebbero invece la signora Dandini e la giornalista Fallaci.” (Diego Fusaro)
….
In linea di massima concordo con quanto scritto da Fusaro, ma non concedo però al femminismo l’ambivalenza iniziale da lui sottolineata (credo in maniera strumentale).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Ciò che “dovrebbe essere” si riferisce alle intenzioni (sempre descritte a sé e agli altri come “buone”) o ad un progetto immaginario che non si realizza mai, ed è un eterno inganno/autoinganno”(RDV)
Già, dopotutto il femminismo è condannato dal nome stesso. Cercare di rivalutare il femminismo condannando solo sue presunte “degenerazioni” o “radicalizzazioni”, è un errore mortale, perchè significherebbe accreditare la menzogna per cui è nato e per cui si è sviluppato, e cioè la GNF,la quale è a sua volta è all’ origine della QM.
Quindi non è solo una questione simbolica di etichetta.
Un pò come un capitalista che vorrebbe cercare di distinguere tra un marxismo “buono”(per il capitalismo) e un marxismo “cattivo”, egli commetterebbe un autogol clamoroso perchè accreditare il marxismo( implicherebbe ovviamente accreditare la ragione per cui è nato il marxismo, e cioè il dominio del padronato(capitalismo), e quindi così facendo andrebbe contro i suoi interessi di capitalista.
Il femminismo, “buono” o “cattivo” che sia, fa bene ad un uomo quanto il marxismo fa bene ad un capitalista sfruttatore. Perciò niente vaginate di femminismi “buoni”. Non ne voglio proprio sentire parlare.
Ritorniamo alla signorina Glenda Mancini. Per farvi rendere conto di che pasta è fatta questa astuta donna e di quanto subdola sia, guardate che infamia pubblica sulla sua pagina Facebook: esalta il libro di una nazifemminista, Hanna Rosin(“The End of Men and the rise of women”), dissociandosi solo da alcune sue “esasperazioni”:
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=528604250563135&set=a.524915774265316.1073741827.524909567599270&type=1
Lascio a voi ogni considerazione. Dopotutto lei ha sempre detto di essere femminista e di condannare l’antifemminismo.
Amici, il diavolo non si manifesta con le corna ma come un angelo di luce. Per ingannarci. Ugualmente, il femminismo non si manifesta a noi con il volto sanguinario della Solanas, ma con quello amichevole e rassicurante della signorina Mancini. Per ingannarci.
Altra paracula è la Annnalisa Chirico che vuole imbottire gli uomini di illusione porno, quindi trasformarli in automi schiavi della sessualità femminile.
p.s: Luigi,questo Fusaro conosce il femminismo e la QM quanto il verduraio vicino casa mia conosce Hegel.
Tarallo(Quota) (Replica)
Il femminismo che io ho incontrato nelle persone che lo incarnavano e lo incarnano e il femminismo di cui ho letto imprese o testi, non ha mai espresso alcuno sguardo universalistico su alcunché, che non fosse quello, oltretutto falsamente inteso, sulla “bottega” di genere.
È stato invece mio (e della maggioranza dei maschi) lo sguardo universalistico sul femminismo: io l’ho guardato con la fede, ovvero certezza di cose sperate, che prima o poi il femminismo esprimesse questo sguardo.
Per questo motivo per tutti gli anni settanta/ottanta non solo ho guardato ad esso con sguardo universalistico e con fede ma anche ho disposto le cose perché queste donne spesso mie coetanee potessero trovare nelle mie scelte un momento di incoraggiamento e di aiuto concreto ogni volta ne sono stato richiesto.
Sono passati anni e decenni, e la mia speranza e la mia fede nella possibilità di avere nelle donne che si riferivano al femminismo, guerriere paritariamente solidali in combattimento al mio fianco si è rivelata vana: non una parola che non fosse autoreferenziale, non una volta che non comparisse questa insopportabile torsione del reale e del vero nella menzogna a fini di interesse personale e di genere tra l’altro assolutamente malinteso. Atteggiamento e relativa ideologia perfettamente funzionale a nascondere sotto l’ombra proiettata da una gigantesca statua eretta al dio “IO” l’oppressione, lo sfruttamento e l’alienazione dei più. E quel che è peggio in nome della liberazione dall’oppressione, dallo sfruttamento e dalla alienazione.
Adesso so che mentono e francamente comincio ad avere il dubbio che, a parte qualche eccezione, non sappiano nemmeno di mentire. Il che è davvero angoscioso perché ipotizzare che stia emergendo una classe dirigente di Ascari del potere che non sanno di esserlo e che mentono non sapendo di mentire è francamente quasi insopportabile
Tante donne invece mi hanno fatto fare l’esperienza esaltante di una profonda libertà al loro fianco. Credo sia la capacità che ogni donna è in grado di esprimere quando si accorga della straordinaria potenza e sapienza intrinseca all’attitudine e alla azione dell’accogliere e la metta in atto. Queste sono le donne che recano la libertà, che sanno della libertà, che combattono per la libertà, e, nella mia esperienza, nessuna di loro ha mai avuto a che fare con lobby femministe o liturgie e rivendicazioni femministe.
Di contro alle lobby di donne che portano menzogna, regressione, oppressione e repressione ci sono dunque le donne libere che fanno fare esperienza della libertà a chi le incontra e che si battono per la libertà. A queste bisogna rivolgere cuore e parola
E’ necessario che la consapevolezza maschile torni finalmente a dotarsi senza complessi della capacità di giudicare le donne dotandosi dei parametri necessari a valutare quelle che incontrandole si può essere certi di incontrare il proprio male e la propria rovina, e quelle che al contrario recano il tuo bene. Questa la prima regola
La seconda regola che penso si possa formulare è quella di saper riconoscere la donna che milita “contro il male maschile perché il maschile è male”: il maschile “in generale* non esiste, esisti tu e la donna militante contro il “maschile che è il male” farà il male proprio a te e vorrà esclusivamente il tuo male.
cesare(Quota) (Replica)
Tarallo,
Caro Tarallo, hai scritto due interessantissimi e condivisibilissimi post (sia su Glenda Mancini e sul femminismo buono” che su Fusaro…) che commenterò questa sera o domani al massimo (sono impegnato per ragioni personali..).
Tenete anche conto che tutto ciò che il sottoscritto scrive può essere ovviamente monitorato e riportato altrove, quindi mi affido alla vostra arguzia e intelligenza per capire il senso delle mie parole, o meglio per filtrarle…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Il femminismo che ho conosciuto io è misandrico ,senza se e senza ma ,se non fosse cosi non si spiegherebbe “l’allarme femminicidio” quando i numeri che noi ben sappiamo (e lo sanno anche loro) dicono cose ben diverse o quanto meno, non c’è questo allarme che le femministe ci propinano in ogni ,dove ..faccio un esempio ieri , mi sono dato la briga di monitorare una pagina abbastanza famosa (per chi si occupa di queste faccende) su facebook …in 3 ore sono stati pubblicati tanti di quei post e commenti di odio maschile che ti hanno fatto vergognare di essere nato con il pene (per fortuna che sono “vaccinato” ) comunque questo è il loro scopo , quello è il volto che io ho conosciuto
Su Glenda Mancini e sulla Chirico ? Dare un giudizio ,non conoscendole a fondo , mi sembra al quanto ingeneroso , però posso dire che ha portato in auge la violenza che subiscono gli uomini ,che adesso ,sia una facciata ,come detto prima ,non lo so , purtroppo invece denota una cosa, che gli uomini che dicono queste cose no vengono presi sul serio, una ragazza da un viso carino e pulito invece viene presa in considerazione per fortuna che viviamo nel patriarcato e nel maschilismo più sfrenato ….
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Non centra molto(anzi nulla) ma a proposito di visi carini
http://femdominismo.wordpress.com/2014/06/02/mettete-sto-cazzo-di-foto/
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Ho letto i pensieri di Mancini tratti dalla lettura del libro riportato sulla sua pagina Facebook. Personalmente mi pare che Manicini pecchi di superficialità e riprenda i più sguaiati luoghi comuni (non mi meraviglierebbe a questo punto che fosse per lo sradicamento degli stereotipi di genere) su uomini e donne, e soprattutto infila una serie di castronerie che partono da presupposti mai verificati ma funzionali all’idea di una superiorità femminile che forse maschera una paura ben più profonda, ossia quella che agli uomini non importa nulla dei successi femminili e non importa di competere con loro salvo che per mera sopravvivenza, la classica pagnotta.
L’indifferenza mina profondamente il supposto valore che una persona ritiene di avere, a maggior ragione se tale valore si fonda unicamente sull’appartenenza ad un genere poiché il valore non è più vincolato alle responsabilità ma risulta innato. Ben vengano allora misoginie e invidie maschili per la femminilità perché ciò fornisce alle donne un valore e un senso di potere che prescinde da qualsiasi azione possano compiere, anche la più mediocre. Il classico esempio è la perenne paura degli uomini nei confronti delle donne, qualsiasi cosa facciano o dicano, ovviamente latente e inconscia, talmente inconscia che la vedono solo le paritarie: se la donna ha uno stile di vita nomade l’uomo ne è terrorizzato, se le donne sono più sessualmente promiscue l’uomo ne è terrorizzato, se le donne si laureano più degli uomini questi ne sono spaventati.
Le paritarie spingono talmente tanto in questa descrizione che si rimane sorpresi quando durante i telegiornali o le passeggiate nel centro di una città moderatamente grande non si vede la gente passeggiare in mezzo ai fiumi di urina generati dagli uomini quando incontrano le donne.
Le supposte superiorità femminili che vengono descritte in questi libri divulgativi sono talmente sciocche che individui dotati di buon senso e di un minimo di capacità di critica e giudizio si vergognerebbero anche solo a pensarle, eppure quando vengono esposte al pubblico nessuno fiata e si alza dicendo che si applaude ad una colossale e gigantesca farsa.
Un solo esempio: non so voi, ma a me capita, per questioni lavorative, di sentire spesso che le donne hanno uno stile di pensiero molto più elaborato ed evoluto degli uomini; nello specifico gli uomini sarebbero dotati di pensiero lineare, mentre le donne di pensiero circolare, parallelo, laterale e chi più ne ha più ne ha più ne metta. Naturalmente se la donna presenta un pensiero lineare è perché ha interiorizzato i modelli maschili (altra litania di cui spesso si sente parlare per giustificare mediocrità femminili o insuccessi) e dunque non può promuovere le sue qualità superiori.
In genere dopo questi discorsi il pubblico appare piuttosto contento, soprattutto le donne (vorrei vedere il contrario) perché si dimostrerebbero superiori agli uomini e tuttavia in queste apologie nessuno nota che la lettura è ancorata al pensiero lineare e da esso non può prescindere; pertanto, dire che il pensiero lineare è prerogativa maschile e male per le donne implica dire che 1) gli uomini sono maggiormente portati per la lettura 2) le donne non dovrebbero leggere perché ciò rinforzerebbe il pensiero lineare obbligandole ai desiderata maschili e portandole ad interiorizzare i loro nefasti modelli.
Non solo, ma come spesso capita quando si fanno letture di genere (che spesso denunciano solo luoghi comuni privi di riflessioni critiche e passibili di denuncia per abbandono di intelletto doloso) è sufficiente porre qualche domanda in più per vedere le meraviglie femminili sciogliersi come neve al sole.
Si può avere un esempio di pensiero parallelo/circolare/divergente/laterale?
Io faccio un esempio tipico di pensiero lineare (ossia con un legame diretto di causa-effetto poiché le paritarie riconducono tale pensiero ad una forma primitiva di capacità logico-inferenziale): il gatto miagola perché ha fame.
Qual è un esempio di pensiero femminile, un esempio concreto, tipico di pensiero parallelo/circolare/divergente/laterale?
Nessuna è in grado di rispondere (e vorrei vedere il contrario) e così si vede che ci si esalta per il nulla, per l’aria fritta; verrebbe da dire che la regina è nuda.
Colleghiamo tutto questo con il discorso di Mancini, ossia la flessibilità delle donne.
Anche questo termine è aria fritta perché è un riprendere luoghi comuni senza la benché minima riflessione
Le donne appaiono essere più flessibili mentre gli uomini vogliono essere ancorati ai loro modelli atavici che la società non sopporta più. A parte che Mancini sembra non essere mai uscita di casa negli ultimi dieci anni per vedere come l’essere capofamiglia si possa conciliare con il crollo delle nascite, l’aumento dei divorzi, e l’aumento dei flussi migratori, ciò che colpisce è l’esempio del farmacista per spiegare le sue tesi in un bizzarro quanto incomprensibile esempio di catene logiche personali e soggettive (ossia mischia arbitrariamente flessibilità, accordi familiari e numero di laureate. Forse ci sono casi in cui la donna è meglio che non sia flessibile: nuoce gravemente alla salute intellettuale).
Per riassumere: l’uomo non è flessibile perché vuole essere il capofamiglia e non riesce ad adattarsi alle richieste della società, esempio è il fatto che ci sono più donne che fanno le farmaciste (gli uomini che fanno ingegneria non sono flessibili?). Pensiero che appartiene più alla donna “lepre”, ossia che corre troppo con la testa. Aggiungerei anche la donna “struzzo”.
La flessibilità tuttavia non è un vantaggio per le donne, soprattutto se con tale termine ci si riferisce ad una modalità cognitiva che consiste nel trattare più informazioni contemporaneamente e compiere allo stesso tempo più azioni (il cosiddetto multitasking) e se dovessi credere a quello che Mancini dice e poter parlare a tutti gli uomini direi loro di tenersi stretto il loro primitivo e anacronistico pensiero “lineare”. Il motivo è che il cervello umano non può elaborare a fondo molte informazioni, perciò quanto più si è flessibili, tanto più si sarà superficiali, facilmente distraibili e soprattutto con una conoscenza estremamente superficiale (chi vuole una chirurga flessibile o un avvocatessa multitasking?).
A tutte coloro che infantilmente protestano credendo paritariamente (cioè alludendo alle teorie di genere) che la nostra obiezione è frutto di invidia e desiderio di oppressione e controllo verso le donne, e che la flessibilità è cosa buona e giusta occorrerà pazientemente spiegare loro, riportandole su un piano di realtà, che così non è perché solo attraverso lo studio e la riflessione calma, attenta e critica (lineare) è possibile giungere a gradi di profondità, conoscenza e competenza nei campi del sapere che si desidera padroneggiare, in particolare se si vuole contribuire ad accrescere tale conoscenza per il bene della comunità.
Scusate la lunghezza dell’intervento.
Marco Medici(Quota) (Replica)
L’eterna in-vidia femminile verso il sesso maschile si scatena oggi avendo trovato nell’ideologia femminista la forma perfetta per poter essere espressa e al tempo stesso negata: l’odio e la male-volenza non si può esprimere a “chiare lettere” ma ad “oscure lettere” invece si. E nulla risulta più “oscurante” quanto nascondere l’odio e la male-volenza, dietro asserzioni che lo finalizzano all’amore e alla bene-volenza.
Un meccanismo che opera in maniera sistematica nella formulazione della visione del Mondo femminista svelando al tempo stesso il non svelabile, l’indicibile, ovvero la realtà del lato oscuro del mondo femminile: grazie alla “visione femminista” si ottiene per rovesciamento dei suoi contenuti la realtà del femminile nel suo lato oscuro. È la manifestazione della ineludibile regola della psicologia del profondo secondo cui ogni accusa è un’autoaccusa: più manifestano odio e accuse contro il maschile più svelano il loro cuore e ciò di cui il tribunale della loro stessa coscienza le accusa.
È questo a mio avviso il contenuto della menzogna al femminile.
cesare(Quota) (Replica)
Marco Medici,
Prendiamo il concetto di flessibilità’, o di adattabilità’, che sono in fin dei conti la stessa cosa, così’esaltato nelle donne, e ammettiamo che sia vero. Ma cosa significa in concreto? Una cosa ben precisa: che, poiché’ la flessibilità’e’ la “dote” maggiormente richiesta da questo assetto socioeconomico iper capitalista, le donne sono ad esso più’funzionali degli uomini, con tanti saluti alla critica femminil/femminista che vede nel capitalismo un sistema costruito a immagine e somiglianza degli uomini. Al contrario, sono gli uomini a rappresentare un ostacolo e un punto di resistenza da scardinare. Da qui la tendenza a svalorizzare tutto ciò’ che è’ maschile, oggi spinta al parossismo su tutti i media. Tutto ciò’è’ perfettamente coerente con l’assunto che il maschile e’ trasformazione e il femminile conservazione, dove x conservazione si deve intendere quella strutturale e sistemica, ivi inclusi i cambiamenti interni necessari alla sua modernizzazione e quindi al superamento delle contraddizioni che genera. Altro significato da sottolineare e’ che oggi flessibilità’ significa “precarizzazione”, e quindi essere flessibili vuol dire accettare la precarizzazione senza opporre resistenza. La verità’ e’ che gli uomini sono meno flessibili perché il pensiero maschile, si fonda più’ di quello femminile su verità’ e principi eterni, o perlomeno che gli uomini considerano tali. E quando essi vengono “disconosciuti” , come è’ oggi per la natura stessa del capitalismo globalizzato, non si sottomettono facilmente. Come il 68 fu interamente funzionale ad un capitalismo senza borghesia, così’ oggi il femminismo e’ interamente funzionale , oltre la sua falsa coscienza, ad un capitalismo senza uomini (in senso mentale, s’intende), nel quale l’unico principio eterno ammesso e’ quello dell’accumulazione. E, come è’ sempre accaduto, il potere, per “convincere” gli uomini di qualcosa, si serve della capacità’ di influenza interna delle donne, che è’ alta verso gli uomini ma col “piccolo” difetto di non riuscire a decifrare l’origine ideologica delle cose. Armando
Armando(Quota) (Replica)
Posto qui il link alla rivista on line Il Covile (http://www.ilcovile.it) perchè vi potete trovare due recenti contributi:
1) dalla Russia l’intervento del ministro della cultura russo,
2) e poi un’intervento di Armando Ermini.
In merito al primo intervento mi sembra giusto esprimere un liberatorio: “Viva il grande popolo russo!” perchè rifiuta la fascinazione autodistruttiva che è sottesa alla cultura occidentale contemporanea.
cesare(Quota) (Replica)
Dal Bresciaoggi del 25 giugno 2004.
A questi ragazzi, accusati nientedimeno che di stupro di gruppo da una ragazza, è andata bene: assolti perché il fatto non costituisce reato. Fortunati perché si sono fatti “solo” ventisei giorni di galera, “solo” sputtanati sui giornali , “solo” umanamente e socialmente rovinati, e “solo” anni di incubo giudiziario. Dodicimila euro di risarcimento! Capite quanto vale la libertà, anni di angoscia, l’onore e la dignità di un uomo?
Fortunati perché la ragazza che li ha denunciati se ne andava poi allegramente e amichevolmente per giorni a spasso con gli ” stupratori”, sicchè, pur con grande fatica, gli avvocati difensori sono riusciti a dimostrare il pieno consenso della denunciante. Altrimenti sarebbero ancora dentro.
La distruzione del principio cardine del diritto, ovvero che l’onere della prova spetta all’accusa, è stato rovesciato nel contrario. Una delle regressioni di civiltà che dobbiamo alla “rivoluzione” femminista. Dato che l’85% delle denunce è falso si può solo immaginare quali e quanti calvari hanno vissuto e attendono i maschi, per i quali il riconoscimento di innocenza arriva dopo anni di galera, la perdita dei figli, del lavoro, della considerazione sociale, della casa.
Come possiamo chiamare questa distruzione consapevole e per via giudiziaria di una persona? Io la chiamerei omicidio.
Attendo risposta dalle tricoteuse che si riuniscono eccitate con le loro seggioline sotto le ghigliottine giudiziarie ad applaudire le “esecuzioni” della giustizia di genere punta di diamante della “rivoluzione” femminista. Ogni giorno si ha notizia di queste “esecuzioni” o tentate “esecuzioni”. Strana rivoluzione con il Potere a fianco come alleato. Costata neanche un rimbrotto ufficiale, solo applausi e consensi dagli “oppressori”. E tuttavia sembra non basti. Manca il codice penale distinto per genere: un codice penale per maschi e un coduice penale per femmine: siamo comunque a buon punto.
Vedrete: ancora qualche legge speciale votata da assemblee parlamentari del tutto prive di ogni seria preparazione e in balia psicologica della lobby femminista, e ci arriviamo e sarà applaudito come una straordinaria conquista di civiltà.
http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/771651_risarciti_per_lingiusta_detenzione/
cesare(Quota) (Replica)
dall’articolo di Bresciaoggi:
“anche per la ragazza, pensiamo sia finito il dramma di un travaglio giudiziario in cui siamo convinti sia stata coinvolta al di là delle sue intenzioni reali»
E quali sarebbero state le sue intenzioni reali? C’è comunque una totale deresponsabilizzazione di questa ragazza che appare quasi essersi infilata in un qualcosa più grande di lei. “Coinvolta al di là delle sue intenzioni reali… ” mah.
Rita(Quota) (Replica)
Sai che rilevo Rita? Che la follia dei nostri tempi vuole che nelle scuole elementari, ovvero per tutta l’infanzia, alcuni sedicenti pedagoghi di Stato ( e la stragrande maggioranza dei “formatosi” mediatici) insegnino, in Francia, e pensino di insegnarlo in Italia, coi manualetti per la parità dei generi, o diffondendone la cultura, pratiche sessuali che sarebbero state ritenute estreme nei bordelli della prima metà del secolo scorso, poi, con una paradossale inversione nella valutazione dei tempi psicologici di sviluppo, quando questo clima culturale finalmente dà i suoi frutti avvelenati, e succede quello che succede nell’articolo, teorizzano il contrario e fanno regredire in termini di consapevolezza e responsabilità, adolescenti e postadolescenti in età della ragione, a infanti irresponsabili; proprio quelli, gli infanti appunto, ritenuti poc’anzi maturi per una piena e responsabile gestione delle proprie pulsioni e relazioni sessuali. Cosi come si ritiene che nell’infanzia si abbia la maturità per vivere relazioni sessuali di tutti i tipi, cosi si pensa che scopare a sedici anni con un gruppo di amici e poi pentirsene e rovinarli è ” al di là delle intenzioni reali”. Appunto: e quali sarebbero le intenzioni reali? Oltre che totale degrado e collasso mentale dell'”educatore sociale”, questa situazione, si chiama consapevolezza alla carta: come al ristorante si ordina il piatto che si vuole, cosi si sceglie il livello di consapevolezza che conviene attribuire all’età per mettersi al riparo dalle proprie responsabilità morali e penali.
Inutile dire che la consapevolezza alla carta è un’altra conquista della ” rivoluzione” femminista e vale solo per le femmine. Dei ragazzi non ho mai letto che ci sia interrogati sulle intenzioni reali.
Insieme al codice penale e civile per donne non ci può non essere la teorizzazione della consapevolezza per donne, quella appunto alla carta.
Quanto poi alla frequenza di questi episodi, sta succedendo che quanti ad oggi nemmeno immaginavano in quale meccanismo da incubo i nuovi “diritti” e le nuove “libertà, li avrebbero rinchiusi “, sempre più spesso ci si trovano improvvisamente e da innocenti dentro. Alcuni si salvano per circostanze fortuite come l’occasionale presenza di testimoni, o per errori “narrativi” della denunciante. Tutti però, se anche se ne escono salvi, in realtà restano segnati e stravolti dall’accorgersi che la propria rovina è in mano nei fatti in mano ad una mitomane, o ad una in cerca di denaro facile o di vendetta o di semplice personale follia, o di occasionale e futile ripicca. Tocca a loro in quanto accusati a trovare prove a propria discolpa. Intanto vanno in carcere, vengono buttati in pasto ai giornali, perdono affetti, casa e lavoro.
E aggiungo che dieci anni fa il fenomeno per quanto esteso e devastante non era diventato di massa e penso che questo carattere ormai epidemico sia il risultato di una vera e propria sindrome da via d’uscita dai propri casini che ormai colpisce moltissime donne ed è creata dalla assurda martellante propaganda antiviolenza di questi anni.
Invece che aiutare le donne e soprattutto le giovani donne all’igiene mentale di mettere prima di tutto in discussione se stesse per risolvere i problemi personali, si è offerto e si offre loro l’ennesima “strada dell’errore” ovvero la ricerca del capro espiatorio scientificamente costruito nell’altro da sè che è il maschile. In tal modo si costruiscono donne incapaci di una costruzione reale della propria personalità, istericamente ed ossessivamente proiettata nella attribuzione di ogni propria difficoltà agli altri, ai maschi. Atteggiamento che si riscontra anche in personaggi femminili che ricoprono cariche e ruolo di grande responsabilità. Ne risulta una inquietante galleria di donne irreali. Una rebabisation al femminile creata, sostenuta e protetta dalla cultura e dalle leggi di una intera società. Se fate caso non c’è un articolo scritto da una donna che offra quegli spunti di reale dialogo che nasce dal riconoscersi consapevoli e responsabili dei propri errori.
Non voglio pensare che la lobby femminista principale artefice di questa pedagogia di massa della irresponsabilità femminile per colpa altrui, ovvero maschile, abbia consapevolezza di questo errore e lo agisca lo stesso per personali interessi di carriera. Sarebbe uno storico tradimento delle donne messo in atto dalle stesse donne una volta ottenuto un po’ di potere.
cesare(Quota) (Replica)
giovanni76(Quota) (Replica)
giovanni76(Quota) (Replica)
cesare,
Ciò che accade è la traduzione pratica del principio, propagandato dal femminismo della differenza (vedasi la Irigary) per cui dovrebbe esistere un diritto diverso per soggetti diversi, che è una evidente e interessata distorsione del concetto di diversità sessuale.
Secondo me le pensatrici pontiifcanti sanno benissimo perchè se non lo sapessero avrebbero tasso d’intelligenza pari a zero, che un diritto siffatto aprirebbe autostrade ad ogni abuso. Se il diritto si riduce al diritto della soggettività narcisista, al diritto della sensibilità individuale inverificabile, delle sensazioni e non dei fatti, il diritto muore. Lo sanno, eccome se lo sanno. Ed infatti non vogliono eliminarlo, vogliono “solo” interpretarlo pro domo propria, cioè riservarlo solo ai maschi, tenendosi per sè la scusa della diversità.
ARMANDO(Quota) (Replica)
A ben pensarci la gigantesca sistematica messa in stato di accusa del genere maschile fino al punto di giudicare come complotto maschile contro il genere femminile l’intera Storia umana con le sue innegabili conquiste e la straordinaria affermazione dell’Umanità in un contesto naturale che di accogliente/materno non aveva nulla, (anche se ci si ostina a chiamarla Madre Terra non ha mai garantito, non solo il cibo ma nemmeno la “terra sotto i piedi”), è nei fatti una gigantesca sistematica scusa che nei fatti si traduce in una involontaria dichiarazione di irresponsabilità e incapacità femminile (tra l’altro offensiva perchè infondata):
“Colpa tua se dormivo mentre passava il treno della Storia e sai che ti dico? mi hai anche messo del sonnifero nel bicchiere senza che io lo sapessi”.
Una filosofia della Storia che è una scusa infantile la cui elaborazione controproducente è responsabilità del femminismo, cui incredibilmente si prostrano anche tutti i maschi, esperti di storia, di filosofia, diritto e quant’altro: proprio i feroci “oppressori” di un tempo che evidentemente hanno inventato e assunto recentemente l’ “anti-oppressina” (ed ecco che le “oppresse” finiscono magicamente scienziate nella stazione spaziale ISS mentre gli “oppressori”, dopo averle mandate in orbita in piena sicurezza, si distraggono e si dimenticano persino che campano sette anni meno delle oppresse e crepano a migliaia sul lavoro al loro posto). Probabilmente da parte maschile si tratta di evitare di dire alle donne la verità, quella che rende liberi, perchè costa, non conviene dirla, mentre a consentire a questa menzogna ci si guadagna. Oppure ennesima cavalleresca concessione maschile alla regola “prima le donne e i bambini” e poi la verità.
L’ accusa al maschile quotidianamente formulata e imposta in ogni comunicazione a carattere sociale, oltre che personale (se notate non c’è oggi ragazzetta la cui identità non sia costruita per la maggior parte su questa falsa accusa contro i maschi, ovvero il “chi sono io” femminile ha come risposta prevalente fin dalla più tenera età: “sono la vittima dei maschi”) si traduce in una gigantesca sistematica auto-accusa di irresponsabilità femminile.
Come dialogare con una donna siffatta, che è una donna “inesistente” perchè rifiuta ogni reale consapevolezza di sè? e perchè coltivare una cultua ed una pedagogia che finisce per costruire donne irresponsabili e fragilissime, a prescindere dai ruoli occupati, ascoltate poi in ogni sede come oracoli quando scaricano sui maschi le loro difficoltà? innescando tragedie personali che ricadono su loro stesse, su padri di famiglia e sui loro figli, quando poi da donne con incarichi pubblici non si mettono a fare del pestaggio morale dei maschi italiani che le hanno elette e lautamente gratificate con ogni tipo di privilegio, il rifugio delle loro mancanze ed insicurezze.
cesare(Quota) (Replica)
@Giovanni 76: Mi è stato appena detto che sei un vignettista vicino ad UB, quindi evito di polemizzare con te e usare certi termini pesanti che con un altro avrei sicuramente utilizzato, quindi spero apprezzerai questo mio gesto di volontà. Ebbene vengo al dunque. ogni qualvolta che tu “intervieni” qui non è mai per esprimere una tua opinione, un tuo pensiero, ma solo per, non so quale motivo, duplicare e “clonare” i commenti scritti da altri. Mi sono sempre chiesto il perchè di questo tuo comportamento singolare(e sto usando un eufemismo, per il motivo detto prima). Da mesi non ti vedevo più, ma guarda caso sei rispuntato con una valanga di questi tuoi duplicati, proprio subito dopo che io mi ero lamentato(scherzosamente) che ogni qualvolta faccio una proposta per la QM subito viene sommersa da altri commenti e sparisce in pochi minuti dalla homepage. Voglio sperare che sia stata solo una coincidenza perchè sarebbe grave se lo avessi fatto apposta. Intanto, io con questi miei problemi alla schiena, ci metto quasi un’ ora per scrivere commenti di quella lunghezza, e tu invece me li vanifichi facendoli oscurare dalla home page dopo pochi minuti per inserire questo tuo fiume di commenti altrui duplicati, con il risultato che non legge quasi nessuno ciò che ho scritto. Questa è una mancanza di rispetto nei miei confronti e di tutti gli altri che commentano qui, e soprattutto è anche controproducente per la causa della QM, perchè con questo tuo comportamento fai in modo che analisi e riflessioni di QM non vengano letti.
Pertanto ti chiedo di rispettarmi, di rispettarci, se vuoi rispetto.
Grazie
Tarallo(Quota) (Replica)
Molto velocemente ho letto, non andrò a quotare pezzi interi ma Cesare che parla dell’episodio di falsa accusa di stupro della ragazza e che poi parla della “cavalleria” maschile che li ha fatti tacere e non reagire di fronte alla gigantesca falsa accusa del femminismo e fors’anche alle piccole false accuse quotidiane di tante donne mi ha fatto venire in mente questo splendido pezzo di Vecchioni “La Leggenda di Olaf” (già postato infinite volte nei siti qmmistici lo so,..ognuno ha i propri cavalli di battaglia
Fu allora che madonna gli disse:” Hai gli occhi belli
vorrei che accarezzassi ‘sta notte i miei capelli”
Fu allora che rispose: “Grazie madonna no!
Io sono un cavaliere e il re non tradirò……..
Tornò di lì a tre giorni il re dalla gran caccia
e lei gli corse incontro graffiandosi la faccia
l’ira le fece dire: “Puniscilo perchè
lui non portò rispetto alla moglie del re”
E a lui non valse a niente il sangue sui castelli
or sua la spada e il sole sul viso dei duelli
quando sentì di dire di dover dire sì
con un cavallo e l’acqua fu cacciato di lì
Rita(Quota) (Replica)
Sai Rita pensavo alle donne che ho incontrato, quelle “reali” e non quelle “inesistenti” solo “corazza”, ideologica, come il cavaliere inesistente dell’omonimo romanzo di Calvino. Volevo dire i motivi per cui mi sento riconoscente. Sono tanti ed è difficile essere esaurienti. Ma stasera rivivo l’esperienza di libertà che ho vissuto incontrandole e, nella libertà, la mia personale compiutezza. Sono dunque riconoscente. E penso che solo le donne possono distruggere questa loro potenza.
cesare(Quota) (Replica)
ciao non lo faccio per vanifivare i commenti ma per sottolinearli e nemmeno per appropriarmene diciamo che mi esprimo meglio con il tratto della matita che con le parole e quando posto qualkisa la posto con disegni ..saluti affettuosi
Tarallo,
giovanni76(Quota) (Replica)
Tarallo,
ok scusami
giovanni76(Quota) (Replica)
prendilo come viene eh… oltretutto non so quante difficoltà tecniche, di tempo, etc.etc. ci possano essere, (e magari è un’idea che hai già avuto ma mi è sfuggita) ma hai mai pensato di quotare il testo che condividi aggiungendoci una vignettina che sintetizzi per l’appunto, il testo?
Rita(Quota) (Replica)
Sarebbe un idea carina … ovviamente bisogna sempre mettere in conto il tempo e le possibilità che ognuno ha …
Mauro Recher(Quota) (Replica)
certo rita! grazie comnque!
Rita,
certo rita ma grazie per il consiglio
Rita,
Rita,
giovanni76(Quota) (Replica)
Stavo pensando che quando l’infantilismo femminile che esprime la narrazione femminista come accusa contro i maschi a rimozione delle proprie responsabilità, incontra o l’opportunismo maschile o la cavalleria maschile a compiacere il genere che comunque si considera infantile (questo è disprezzo della donna o no?), prende corpo e non ha più argini, anche x questo motivo, la macchina irresistibile dell’imposizione dell’ arbitrio femminile ad ogni livello sia in famiglia sia nella società.
Del resto, ormai è sotto gli occhi di tutti ed in ogni momento, il gigantesco apparato culturale, sociale, economico, giudiziario, legislativo e politico costruito in questi anni a vantaggio delle donne, ancor più che per i bambini. Al punto che si tace sulle violenze femminili loro inflitte, nonostante tutti gli studi indichino la necessità di mettere in luce questa violenza taciuta, rimossa e addirittura nascosta: la società sembra non poter accettare il crollo del tabù del “cuore di mamma”, (e “cuore di donna”) per cui tutte le violenze hanno un nome meno quelle materne (e femminili). Ancora una volta, tutto è riassumibile nell’antichissimo “prima le donne e i bambini” di cui solo di questi tempi si capisce l’estensione del significato (iceberg compreso).
Mancano le “Tata Lucia” o i “Tato Lucio” a governare gli arbitri, alias capricci, delle generazioni attuali di quelle donne costruite sul mantra della colpevolezza maschile e del conseguente diritto al risarcimento con ogni sorta di vantaggi e privilegi, riassunti nel nobile termine di “diritti”.
Così l’operazione etica cui stiamo assistendo sotto l’egida del femminismo è la trasformazione dell’arbitrio e della prevaricazione, in diritto.
cesare(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2015/10/12/come-da-copione/
mauro recher(Quota) (Replica)
Allarme maschicidi Gli uomini vittime quanto le donne Ma nessuno ne parla
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Non solo femminicidi. Gli uomini uccisi in coppia, tra amici, vicini di casa e colleghi sono stati 120 l’anno scorso. Una cifra identica agli omicidi ai danni di mogli e compagne
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di Barbara Benedettelli
Centoventi donne. Centoventi uomini. Sono le vittime di omicidi in famiglia, in coppia, tra amici, vicini di casa, colleghi di lavoro. Tante, troppe. Donne e uomini italiani uccisi in egual misura. All’interno delle Relazioni interpersonali significative (Ris), dove dovrebbero esserci amore, affetto, protezione e solidarietà, si muore di morte violenta più che in ambito criminale. Secondo gli ultimi dati del Viminale nell’Italia del 2017 sono state uccise volontariamente 355 persone: di queste, ben 236 nelle Ris. Le donne sono 120, gli uomini 116 più 4 ammazzati all’estero dalle loro partner che non avevano accettato la fine della relazione, o per soldi.
Sono i drammatici dati che emergono dall’indagine «Violenza domestica e di prossimità: i numeri oltre il genere nel 2017», realizzata attraverso la ricerca dei fatti sulle testate web locali e nazionali. In occasione della stesura del pamphlet Il maschicidio silenzioso (Collana Fuori dal Coro, Il Giornale), e di 50 Sfumature di violenza (Cairo), mi sono posta semplici domande: perché, nonostante tutto quello che si fa per contrastare la violenza di genere, le donne muoiono in media nello stesso numero? Perché se alla base del fenomeno c’è una relazione, lo si guarda da un solo lato e con uno schema fisso e semplicistico che non tiene conto della complessità e della natura di ciò che si osserva? È nata così l’indagine di cui pubblichiamo parte dello sconcertante risultato. La raccolta dei dati, poi divisi con criteri in grado di dare a ogni omicidio la corretta collocazione, si è avvalsa dello stesso gioco di prestigio che i teorici del femminicidio fanno nel rilevare le vittime femminili: non tener conto del fondamentale rapporto vittima/carnefice e del movente, fondamentali, invece, per determinare le cause e intraprendere le giuste azioni preventive. E se facciamo lo stesso esercizio mistificatorio e la stessa deviazione culturale, potremmo dire che nel 2017 escludendo i delitti in ambito criminale – i «maschicidi» sono stati più dei «femminicidi»: 133 contro 128. Dati che emergono dai fatti e i fatti, per dirla con Hannah Arendt, sono ostinati. Ma si possono davvero chiamare così?
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Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)