- Views 0
- Likes 0
Ho preso la decisione di scrivere questo articolo perché ho notato che la tematica in oggetto è ricorrente in vari interventi nel nostro blog, e allora ho ritenuto giusto affrontarla. Anche per sottolineare quale sia la posizione “ufficiale”del Movimento degli Uomini Beta nel merito della questione.
Stiamo vivendo in una fase storica in cui va molto di moda “andare oltre” tutto e tutti: ideologie, filosofie, sistemi valoriali ecc. Va soprattutto molto di moda andare “oltre i concetti di destra e di sinistra”. Non è un caso che un personaggio come Pasolini venga oggi tirato per la giacchetta un po’ da tutti; appunto perchè, come tutti i personaggi complessi si presta a molte e diverse interpretazioni. Ma questo può anche starci.
In generale tendo a diffidare di questa tendenza ad andare oltre la destra e la sinistra (intese naturalmente come grandi opzioni culturali e filosofiche, è ovvio, non nelle loro attuali declinazioni politiche). Credo, e anche nei fatti è così (su questo non c’è proprio alcun dubbio) che chi tende a sposare queste posizioni sia essenzialmente di destra. Come ad esempio il neomovimento di Massimo Fini, se vogliamo fare un esempio pratico. Ho letto l’elenco di coloro che hanno aderito al suo Manifesto: fra questi c’è addirittura un ex ideologo di Ordine Nuovo e di Terza Posizione, figuriamoci un po’. Ciò non significa che alcune delle cose che sostengono non abbiano una loro validità; del resto Massimi Fini non è certo uno sprovveduto ma un intellettuale di rango degno di rispetto e attenzione.
I primi a teorizzare, molto strumentalmente a mio parere, la necessità di andare oltre la destra e la sinistra furono proprio i fascisti di Lotta di Popolo, ormai già quasi una quarantina di anni fa, e più in generale di tutta l’area extraparlamentare collocata alla destra del MSI e non solo, perché l’allora ala di quel partito che faceva riferimento a Pino Rauti portava avanti queste posizioni e teorizzava il cosiddetto “sfondamento a sinistra” già da diverso tempo. Sosteneva cioè la necessità di superare i concetti di destra e sinistra e addirittura teorizzava la possibilità di un’alleanza “antisistema” con la sinistra estrema. Operazione che non gli è mai riuscita né, a mio avviso, è stata mai seriamente tentata. Infatti ritengo che fosse più per lo più un gettare il fumo negli occhi e una sorta di escamotage, tipico della cultura e del modo di essere di quella destra lì, e anche per ritagliarsi uno spazio, legittimo da parte loro, sia chiaro, all’interno del panorama politico della stessa destra.
Naturalmente “l’andare oltre la destra e la sinistra” tanto di moda oggi non ha nulla che vedere con tutto questo. E’ una tendenza in realtà alimentata ad arte dal sistema dominante che ha vinto, economicamente, politicamente e culturalmente e che, per estirpare alla radice ogni possibile tentativo di rinascita e ricostituzione di una SERIA e AUTENTICA istanza critica nei suoi confronti (che non può che partire dalla elaborazione di un nuovo pensiero “forte”) ha necessità di andare verso il superamento proprio di quelle contrapposizioni ormai considerate “vecchie”, obsolete, che sostenevano la necessità di un suo superamento. Naturalmente io personalmente non penso che il capitalismo sia il “demonio”; penso solo che sia la forma che il “dominio dell’uomo sull’uomo” ha assunto negli ultimi secoli di storia e perfezionatasi nella fase attuale e che, in quanto tale, dal mio punto di vista, vada storicamente superata, così come era necessario superare altre forme di dominio e di oppressione dell’uomo sull’uomo che la storia e l’umanità hanno conosciuto. La differenza, fondamentale, per come la vedo io, è che la forma del dominio capitalistico, in particolare quello contemporaneo, è la più sofisticata rispetto a qualsiasi altra conosciuta fino ad ora.
Proprio ciò che è avvenuto e che sta avvenendo in questi ultimi decenni ne è la testimonianza. Solo una grande intelligenza, questo va riconosciuto, poteva essere capace di assorbire un movimento come il femminismo e piegarlo, con grande astuzia, insieme a tutto l’universo femminile, ai suoi desiderata, non senza pagare dei prezzi, evidentemente. Anzi, il paradosso è che se si critica il femminismo e soprattutto quello che io definisco il “postfemminismo”, si viene oggi tacciati di essere dei reazionari; pensate quale genialità c’è dietro a questa operazione. Non c’è dubbio che questo sia stato un processo strategico, centrale, strutturale, non meramente tattico.
Ce ne sono però stati altri, forse meno strutturali, diciamo così, ma altrettanto fondamentali, per preservare e mantenere al riparo il sistema dominante su scala planetaria. Una di queste è la strategia culturale. Portare avanti e convincere a livello profondo gli individui della inevitabilità del sistema. Cioè della impossibilità strutturale di poterlo trasformare e/o superare. Sia chiaro, non è certo la prima volta che tutto ciò avviene nella storia. Tutti i sistemi dominanti hanno affermato questo; non poteva e non potrebbe essere altrimenti.
La peculiarità di quello attuale è che porta avanti questo progetto con “strumenti” di una potenza straordinaria, eccezionale, dal punto di vista dell’efficacia e della capacità penetrativa,pervasiva e altamente condizionante. Una potenza mai conosciuta prima d’ora nella storia. Tutte le altre precedenti forme di dominio erano dilettantesche, per quanto rozze, al confronto.
L’obiettivo non è tanto o solo il mantenimento dello status quo (caratteristico delle vecchie forme di dominio) quanto il coinvolgimento a livello psicologico profondo degli individui, sia pure in una posizione di subordinazione (non è mai esistita, a mio parere, al di là delle apparenze, una società tanto gerarchizzata come quella contemporanea) a quello stesso processo che li rende subordinati alle logiche dominanti. Che genialità in questo! Da un certo punto di vista osservo tutto ciò anche con una certa “ammirazione”, se così si può dire. Se mi passate il termine di paragone, questa “ammirazione” potrebbe assomigliare a quella che nutriva Marx quando osservava la grande capacità propulsiva della borghesia che stava stravolgendo il mondo, nel bene e nel male, naturalmente studiandola con ben altri strumenti e capacità interpretative del sottoscritto…!
Tornando a noi, credo che oggi uno degli strumenti fondamentali per portare avanti questo disegno sia proprio quello di confondere le acque, di scompaginare e scompigliare i termini della questione, gli ordini dei fattori, ingenerare confusione nella mente e nella psiche delle persone. Il tutto si traduce e si estrinseca nella tendenza al superamento (apparente) di tutte quelle che vengono considerate come delle vecchie categorie interpretative nel nome di non si sa bene cosa. Un qualcosa che nessuno sa anche perché è esattamente questo l’obiettivo. Sfiducia, accettazione passiva dello status quo, convinzione profonda dell’impossibilità di una possibile trasformazione della realtà e addirittura del suo solo concepimento, disillusione, angoscia diffusa, fragilità psicologica, non-senso, distruzione di ogni “valore”, qualsiasi esso sia, tendenza diffusa all’effimero come sola risposta al “nulla” di questa condizione, desolazione umana, difficoltà relazionali, scarsa socialità, idolatria del consumo e delle merci, alienazione, mercificazione totale di tutto e tutti, corpi e anime.
Questi alcuni degli effetti prodotti da questa scientifica operazione culturale-psicologica portata avanti con grande lucidità. Quella stessa lucidità con cui è stato perpetrato il processo di “spoliticizzazione di massa”, altra grande geniale operazione che aveva come obiettivo quello di alimentare una diffidenza profonda e un disprezzo diffuso nei confronti della Politica con la P maiuscola attraverso la riduzione di quest’ultima a politica con la p molto minuscola. Una politica ridotta al rango di ancella del mercato, del capitale, della finanza, dei sempiterni poteri forti e in ultima analisi delle classi dominanti, sempre più mera attività pseudo professionistica esercitata da nomenclature di partito assolutamente intercambiabili le une con le altre e spesso volutamente incompetenti per deliberata scelta (se fossero competenti potrebbero minare l’egemonia del capitale e del mercato).
Quindi il sistema è stato a tal punto astuto da costruirsi da una parte la politica al suo servizio e al contempo anche l’”antipolitica” che prende le forme più disparate e a volte anche quelle apparentemente trasgressive e appunto “antisistema” (come ad esempio, facendo un piccolo tuffo nei “minimi sistemi”, i vari Grillo, Travaglio, Di Pietro e compagnia cantando…). Il risultato è che molta gente, in buona fede, individua nella “politica” (quella al servizio del mercato) la sua controparte e il nemico da abbattere affinchè le cose vadano meglio, e nell’”antipolitica” (anch’essa strumento del sistema) il suo interlocutore. Altra grande genialità! Un vero e proprio escamotage depistante e fuorviante, degno dei migliori laboratori di scienza della manipolazione… Il sistema diventa tutto e il contrario di tutto.
In tutta questa situazione l’unica ancora di “salvezza” per i singoli individui alla mercè del “Matrix” più potente che la storia abbia mai conosciuto, resta l’adesione apparentemente libera ma di fatto acritica e passiva ai dettami e ai valori del sistema dominante. Perché in tutto questo gran casino, in questa confusione dove i concetti di destra e sinistra sono stati artificiosamente fatti evaporare, dove sembrerebbe non esistere più nulla, dove si sguazza in tutto questo mare magnum di incertezza radicale, continuano a dominare incontrastati il mercato e le sue leggi.
Tutto è stato messo e viene messo in discussione ma una cosa è certa: mercato, profitto, capitale e proprietà privata non solo non sono messi in discussione ma rimangono le uniche certezze. Le sole uniche certezze, ormai assurte quasi al rango di verità ontologiche se non addirittura religiose. Il mercato non è più una delle forme dell’agire umano ma la forma dell’agire umano e come tale concepita di fatto come immodificabile ed eterna. Ecco dunque che, con questa operazione, accompagnata dalla distruzione sistematica e scientifica di qualsiasi ipotesi alternativa, il mercato diventa una vera e propria ideologia.
All’interno di questo meccanismo sono stati disinnescati i concetti di destra e di sinistra. Sbagliano, a mio parere, coloro (anche quei movimenti culturali cui abbiamo fatto riferimento all’inizio dell’articolo) che credono che il superamento delle categorie di destra e sinistra possa essere propedeutico ad una trasformazione della realtà oppure che questi stessi concetti (penso al movimento di Massimo Fini) siano due facce della stessa medaglia, cioè dell’industrialismo che ha prodotto, secondo la loro interpretazione della storia, sia il capitalismo che la sua negazione, il comunismo.
In realtà la strada da percorrere è esattamente quella contraria. E cioè disvelare la menzogna che c’è alle spalle di questa presunta obsolescenza delle categorie di destra e sinistra (naturalmente senza dogmi, paraocchi, steccati ideologici e integralismi) per ricostruire un nuovo percorso, anzi, dei nuovi percorsi di criticità capaci di rappresentare degli orizzonti di senso e delle prospettive per i quali valga la pena di impegnarsi e di vivere. Il superamento dei concetti di destra e sinistra non ha, a mio giudizio, fondamenti storici, culturali e filosofici. Rimangono e rimarranno sempre, magari assumendo forme e aspetti diversi da quelli attuali, come è normale che sia, ma non potranno essere cancellati.
Fabrizio Marchi
198 Commenti
Davvero illuminante il tuo articolo Fabrizio. L’apparato dispiegato dall’attuale potere economico, e quindi anche politico, è veramente senza precedenti. Esso è tanto più pervasivo quanto “invisibile”. Sa agire in profondità come mai fino a oggi e in maniera apparentemente indolore. Non cresciamo pensando che questo è il migliore dei mondi possibile? Non è questo in fondo il messaggio che in maniera nascosta, indiretta, ma assai incisiva, ci viene comunicato quotidianamente? Certo esso manifesta anche della imperfezioni, sostengono i suoi piccoli e grandi strateghi, ma è il costo che si deve pagare perchè tutto il resto funzioni a dovere. Eppure nell’opulento Occidente la faccia oscura della luna è quella da te descritta. Molte persone percepiscono uno stato di frustrazione, abbattimento, senza sapersene spiegare la ragione. Ma non è questo il mondo che, ci dicono, dobbiamo desiderare?
Non di solo pane vive l’uomo, è il caso di dire, o meglio, non di soli beni materiali si nutre la nostra anima. Il disagio nasce dall’incapacità di appagare i nostri bisogni spirituali, relazionali, sentimentali, sessuali. E’ questa realizzazione un’utopia? Di sicuro il capitalismo-consumistico non ha soluzioni in merito, perchè allontana sentimentalmente, invece di avvicinare.
Quindi mi auguro che una critica costruttiva e profonda a esso prenda sempre più piede. Questo movimento si muove verso questa direzione. E’ una goccia nel mare , ma è già qualcosa.
Alessandro(Quota) (Replica)
Fabrizio, mi sembra di capire che tu stia rivendicando la necessità di una distinzione forte tra destra e sinistra. Va bene. Vedo che siamo d’accordo sul fatto che le attuali declinazioni politiche non contino. Ma allora come si concretizza questa distinzione sul piano culturale e filosofico? Io mi ritengo un materialista, nel senso che da quanto ho visto in vita mia non c’è un sistema politico diverso dalla sua applicazione concreta alla società. Io sono un borghese, diciamo medio-alto. Sono perfettamente consapevole del mio status privilegiato rispetto, per dire, a un precario. Non me ne vanto né considero il precario (calvinisticamente) meno gradito a Dio di me. Il precario, d’altra parte, ha uno status privilegiato rispetto a un bambino indiano ridotto in schiavitù a spaccare pietre perché suo padre non è in grado di pagare gli interessi su un prestito di 50 dollari (al mondo succede anche questo). Ho un orizzonte ristretto, se vuoi, ma è la mia vita. Alla fine della fiera, ciascuno si ritrova a vivere la propria vita. Non dico affatto che il sistema non si possa cambiare e questo è il migliore dei mondi possibili, perché è evidente a prima vista che non lo è. Ma in mezzo a questa varietà di giustizie e ingiustizie, chi è più di destra e chi è più di sinistra? Quali categorie interpretative applichiamo per deciderlo? Quali strumenti? I Grundrisse? Il Mein Kampf? Il darwinismo sociale? Il malthusianesimo? Ayn Rand? La convinzione femminista che “il personale è politico”? Te lo chiedo perché davvero, per quanto siano stati importanti (nel bene e nel male) ai tempi, mi sembra che oggi compendi dogmatici del genere non servano a nulla. E sono sicuramente “filosofico-culturali”, qualunque sia il giudizio che poi ognuno ne dà. Non riesco a capire, coi tempi che corrono, come riconciliarmi col concetto di destra o sinistra come si è storicamente configurato. Mi sembrano facce diverse di una stessa oppressione, perché non è esistita una “destra ideale” separata dal suo agire quotidiano, come non è esistita una “sinistra ideale” separata dal suo agire quotidiano. Ti chiedo dove siano i punti di riferimento per definire un progetto “di destra” o “di sinistra”. Perché se tu condanni la “spoliticizzazione”, siamo d’accordo: l’azione sociale è politica, e in questo senso “spoliticizzarsi” vorrebbe dire rifiutarsi di agire socialmente. Ma allora il personale è politico, indipendentemente da qualsiasi distinzione dx/sx. E allora cos’è la “sinistra”? Il superamento dell’ordine sociale esistente, direi. Sei d’accordo? Mentre la “destra” è il mantenimento dell’ordine sociale esistente. Ma allora, in questo senso, capitalismo e comunismo sono entrambi un’illusione: sono solo la forma contingente, momentanea, del nostro essere al mondo ora. Non contano né più né meno delle monarchie assolute dei secoli passati che mangiavano ostriche fino a scoppiare mentre il popolo crepava di fame, o della Rivoluzione che liberava il popolo col Terrore e la ghigliottina. Tutto era superabile, e infatti tutto è stato superato. In un modo o nell’altro. Solo la fondamentale disuguaglianza fra i singoli individui è rimasta immutata, e questa mi sembra in gran parte dovuta al puro caso (nascere in Italia piuttosto che nel Rwanda, per dire). Attenzione: non a differenze genetiche, razziali, mentali o balle simili. Al caso. Che influenza può avere su questo l’essere di “destra” o di “sinistra”?
Spero fosse comprensibile, non voglio fare polemica, ma chiarire quali sono i miei problemi con le ideologie “storiche” e capire come superarli.
MarcoP(Quota) (Replica)
Pur partendo da presupposti inconsueti e all’interno di una visione globale molto articolata e piena di contraddizioni (apparenti), sul tema la penso come Fabrizio. Anzi, sono persino più radicale.
Egli infatti dice: “…tendo a diffidare di questa tendenza ad andare oltre la destra e la sinistra…”
Io non solo diffido, la considero seccamente una prospettiva intrinsecamente fallace e del tutto ingannatrice.
Dx e Sx hanno fondamenti opposti e inconciliabili.
Non importa se la Sx reale sia scomparsa o se stia per scomparire per sempre. Questo è – appunto – un fatto storico. Irrilevante.
Sul piano filosofico (quello che massimamente mi interessa) esse esistono da sempre e per sempre.
I loro fondamenti sono biologici ed espistemologici al tempo stesso. Sono eterne ed eternamente inconciliabili, benché la storia reale sia – in parte – un effetto della relazione/scontro tra le due.
Non esiste alcuna possibilità di andare al di là della Dx e della Sx. Nessuna. Che Dx e Sx siano uguali è affermazione schiettamente di Dx.
Come è vero che tutto ciò che esiste è di polarità M o F così tutto è di Dx o di Sx. Tutto, da sempre e per sempre.
Ne scriverò a lungo perché la cosa mi cattura.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Mi ero riproposto di evitare sconfinamenti in un sito che non avverto come “mio” (nel cui statuto non mi riconosco) come elementare forma di rispetto stante la reciproca, riconosciuta distanza.
Tuttavia, l’occasionale lettura di questo topic mi spinge a riprendere la parola nel tentativo di fornire un contributo, seppure parziale, alla riflessione generale che l’argomento può consentire, anche per un corretto inquadramento della QM al suo interno (come a me appare).
Nel merito, io credo che si tratti di contestualizzare l’antinomia dx/sx nella prospettiva di senso ad essa più appropriata, che è essenzialmente quella storica.
Storiografia e politologia ci insegnano che il punto di discrimine tra destra e sinistra è dato da una fondamentale differenziazione di valore che i due opposti sistemi di pensiero assegnano (intendono consapevolmente assegnare) all’idea ed alla concezione di “Stato”.
Vale evidenziare, infatti, che la stessa configurazione filosofico-culturale dei due paradigma (dx/sx) nasce e si afferma con la nascita del moderno Stato nazione (post rivoluzione francese) e come espressione del nuovo ordine “borghese” che contraddice e sostituisce l’organizzazione sociale in “caste” ereditarie e dinastiche tipiche dell’ancien regime. Destra e sinistra sono, insomma, le due dimensioni politiche della modernità, mentre non ha pressoché alcun senso applicarne la valenza ad altri contesti storici precedenti.
Concezione dello Stato – si diceva – come elemento discriminante e tipizzante; cosa significa, in rapidissima ed approssimata sintesi.
Per la destra (emanazione dell’ordine borghese) lo Stato è un ostacolo da mantenere ai livelli minimi affinché non delimiti, con tassazioni, dazi, burocrazie, balzelli ed impedimenti di varia natura la libera espressione dell’interesse privato; suo compito è quello di garantire la sicurezza interna ed esterna, nonché la stabilità sociale che ruota intorno al perno centrale della famiglia e della moralità pubblica. Il laissez faire (lasciar fare) è il principio cardinale che intende delimitare l’intromissione dello Stato negli affari privati, allo scopo di creare ricchezza economica ed opportunità sociali indipendenti da vincoli predeterminati.
La relativa “libertà” dai poteri pubblici (libertà di agire, di muoversi, di costruire, di commerciare, di scambiare, di salire la scala sociale, di modificare il proprio ambiente, di arricchimento personale, di darsi una definizione sociale mediante l’agire) e dalle sue pastoie è il valore portante con il quale la destra (liberale e conservatrice) definisce storicamente la propria politica e, quindi, la propria concezione dello Stato e della sua funzione.
Per le sinistre (ma anche per la destra ideologica, la c.d. destra sociale) la concezione dello Stato va esattamente nella direzione opposta. Esso va rafforzato, moltiplicato ed esteso nelle sue competenze, legittimato a delimitare la libertà d’azione degli individui, incrementato di risorse, di controlli e di vigilanze allo scopo di sottoporre a particolari tutele le parti sociali considerate “deboli” rispetto alle altre, in vista di una parificazione egualitarista degli individui imposta dall’alto (la c.d. giustizia sociale); ovvero, nel caso delle destre estreme e sociali, allo scopo di edificare la potenza della nazione, al cui interno le singole individualità sono strumentali e secondarie rispetto al superiore ente collettivo. Strumenti dello Stato, così concepito, sono le burocrazie ed una richiesta crescente di risorse private da destinare (mediante la leva fiscale) alle assistenze pubbliche, alla redistribuzione della ricchezza ed alla promozione sociale dei ceti ritenuti deboli. Compito dello Stato, così concepito, è, pertanto, quello di ergersi di fronte all’individuo con il proprio potere di supremazia, al fine di indirizzarne i comportamenti secondo i valori prevalenti ed imperativi dell’uguaglianza e della solidarietà sociale (ovvero della potenza nazionale, nel caso delle dx estreme).
“Sociale” è, inoltre, l’appellativo con il quale tutte le derive ideologiche a matrice utopica (di dx e di sx) e i vari estremismi qualificano le proprie ragioni, nella pretesa che la società possa essere la risultante di operazioni di ingegneria educativa, per le quali il “lasciar fare” liberale è ammissibile in minima parte se non per nulla, mentre il “dover essere” antropologico (l’uomo nuovo nelle diverse versioni storiche) è lo scopo ultimo dell’edificazione politica.
Mentre le culture liberali agiscono sulla materia e sul piano oggettivo, quelle di sinistra e le utopie agiscono sulle coscienze e sul piano soggettivo; mentre le prime rigettano l’uniformità delle cose umane, le seconde predicano modelli ai quali conformarsi; mentre queste minimizzano le pretese di controllo sociale, quelle ne invocano la massimizzazione.
Questo è, per sommi capi, il quadro che le discipline scientifiche consegnano alla nostra riflessione, ricordandoci che la concezione dello Stato – comprese le anomalie utopistiche ed estreme di cui si è detto – è il vero parametro di riferimento per qualificare politiche, culture ed idealità nel diagramma cartesiano della destra e della sinistra.
Non sfuggirà come – a partire da queste basi analitiche – il femminismo (o, per meglio dire, la sua versione contemporanea istituzionalizzata e dominante – l’ideologia di genere – che ne ha preso il posto in termini assai più pervasivi) non possa che collocarsi nella dimensione politica del “paternalismo di Stato” tipico della sinistra, invocando sostegni, stampelle, privilegi sociali e vantaggi burocratici sul presupposto – oltremodo vittimistico anzi, a volte, grottescamente vittimistico – di essere una parte sociale svantaggiata e debole che lo Stato deve sottoporre a speciali tutele.
Non dovrebbe sfuggire, allo stesso tempo, come la sostanziale assenza di culture contrarie a questo genere di pretese socialmente privilegianti (per le donne) derivi essenzialmente dall’assenza di una spinta propulsiva autonoma delle culture di destra, liberali e conservatrici, che non si manifesti quasi esclusivamente come azione frenante alle incessanti richieste di stato “sociale” che provengono dalle categorie “deboli” dei disoccupati, degli immigrati, dei meridionali, degli handicappati, degli incapienti, dei disadattati e, ovviamente, delle povere donne che di questa categorie ci dicono essere le più disgraziate e sfortunate tra tutte.
Unica eccezione, nel caso italiano, è dato dalla cultura cattolica tradizionalista che, tuttavia, ha una presa sempre più flebile nel contesto sociale e che appare, obiettivamente, destinata ad una crescente irrilevanza politica, anche per le sue divisioni interne. Che se ne condividano o meno gli scopi ed i messaggi, è doveroso dire a chiare lettere che è questa l’unica entità culturale a spendersi per il contrasto dell’ideologia di genere che alcuni chiamano post-femminismo, ma che è, in effetti, la coerente continuazione storica del femminismo su basi accademiche ed istituzionalizzate.
Saluti
iulbrinner(Quota) (Replica)
La domanda che mi viene da porti Fabrizio, è se, a tuo modo di vedere, esiste, in ciò che intendi per sinistra autentica (Sx), un ambito di valore che sia riconosciuto e riconoscibile come specifico del maschile (M). E che ruolo abbia ad avere rispetto al F. O se invece questa “autonomia” del maschile la ritieni parte degli inganni ideologici del sistema, componente della falsa coscienza con cui esso mantiene il dominio. Che è domanda ulteriore e diversa rispetto a quella (cui mi sembra hai già risposto) se intendi la polarità Sx e Dx come polarità (contraddizione) principale e la polarità M F, “contraddizione in seno la popolo”.
Ti dirò infatti che non mi escono dalla memoria, a sintesi degli esiti della teorizzazione femminista compiuta a sinistra, le foto delle divise unisex maoiste. In aggiunta temo che in futuro, a sinistra, unisex non sarebbero solo le divise. Ciao, grazie.
ckkb(Quota) (Replica)
Rileggo volentieri Iulbrinner.
La sua descrizione delle differenze Dx/Sx è canonica nel senso che oggi viene condivisa dalla maggioranza dei pensatori e verrebbe ritenuta una adeguata fotografia della realtà da parte della maggioranza dei cittadini.
Osservazioni preliminari :
1 – Dx e Sx, dunque, non sono scomparse ma esistono ancora. Se poi il crinale che le divide è quello delineato (quello canonico), c’è da aspettarsi che esisteranno per sempre, almeno in via ideale, come poli di orientamento (e di valutazione) delle politiche dei diversi governi. Tasse sì o tasse no, sarà un eterno oggetto di contesa.
2 – Viene individuata una sola Sx a fronte di due Dx. La Dx sociale esiste, ma solo nell’Europa continentale. Nelle società anglosassoni invece non è mai esistita e non esiste. Il fatto non deve passare inosservato. Parimenti esistono però anche due Sx (mi spiegherò a suo tempo).
3- Viene quasi unificato il significato di “liberale” e “liberista”. Mentre sono due aspetti diversi. La loro convivenza storica in alcune società occidentali può far credere che siano gemelle e inseparabili, ma è falso. La Cina ad es. è oggi un sistema liberista ma certamente non è liberale.
Dico che quella visione canonica – benché condivisa da moltissimi – non è apolitica, oggettiva e imparziale. E’ essa stessa proiezione di una visione del mondo, quella oggi prevalente creata e gestita dalle classi sociali vincenti. Prendo spunto solo da poche citazioni.
Cit: >Per la destra (emanazione dell’ordine borghese) lo Stato è un ostacolo da mantenere ai livelli minimi<. Sembra vero ma è falso. Per la Dx liberista lo Stato non è un ostacolo che vada mantenuto ai livelli minimi. Anzi, è uno strumento che va mantenuto a livelli massimi nella capacità di proteggere le risorse ed il potere (di chi li possiede) contro ogni tentativo individuale e/o collettivo di erodere quella posizione. “Minimo” deve essere solo nella sua capacità di limitare il potere e sottrarre risorse a chi le ha. Deve essere dunque minimo per le classi alte, massimo per quelle basse. Per la Dx liberista lo Stato deve essere la semplice somma delle polizie private. Ciò spiega ad es. perché gli anarchici (che sono di Sx ma non sono comunisti) siano nemici dello Stato e provino un odio istintivo per le forze dell’ordine più che non per i “capitalisti”. La questione delle tasse è ovviamente centrale, soprattutto nel loro carattere progressivo di cui la Dx liberista è nemica. Esse dovrebbero essere minime e uguali per tutti i redditi. Tali da garantire la manutenzione dei servizi essenziali all’economia (strade, ferrovie. etc) nonché per l’esercito, la magistratura e la polizia. Scuola, sanità, previdenza sociale dovrebbero restarne fuori. Scuola privata, sanità privata, pensioni private. Per chi può. La fiscalità dovrebbe servire a garantire solo ciò di cui le stesse èlite hanno bisogno, non ciò di cui avrebbero bisogno le classi basse. E’ giusto che le classi alte paghino per sé e che anche quelle basse contribuiscano ai bisogni delle prime, è invece ingiusto che queste paghino per quelle. Nel primo caso si tratta del “doveroso contributo al bene collettivo” nel secondo di “parassitismo statalista”. “Si salvi chi può, gli altri muoiano” è il principio, la regola e il piano politico della Dx liberista. Troppo cruda da dire e perciò mascherata e dissimulata. Cit: > Mentre le culture liberali agiscono sulla materia e sul piano oggettivo, quelle di sinistra e le utopie agiscono sulle coscienze e sul piano soggettivo; mentre le prime rigettano l’uniformità delle cose umane, le seconde predicano modelli ai quali conformarsi; mentre queste minimizzano le pretese di controllo sociale, quelle ne invocano la massimizzazione.< Le forze si sentono quando ad esse ci si oppone o quando esse si oppongono a noi. Un turacciolo nella corrente non sente alcuna forza mentre uno scoglio in mezzo al fiume la sente benissimo. Il controllo e la compressione sono percepiti quando si oppongono alla nostra espansione. Quando invece vincolano quella altrui non li percepiamo. Perciò le élite percepiscono e sentono come libero per tutti quel mondo nel quale esse sono libere. Percepiscono come naturale il modello culturale che esse producono e che ad esse appartiene, e invece come artefatto, artificiale quello altrui. Sentono che esiste un controllo sociale quando lo subiscono. Quello che esse impongono non lo sentono. Ad es. non sentono come artificiale, come propagandistico il modello culturale che i media veicolano. Non percepiscono come manipolazione di massa i contenuti dell’educazione ad esse conforme, non vedono il carattere mistificatorio (ad esempio) della mitologia del merito e della selezione sociale e scolastica (che seleziona sempre e solo i figli delle classi basse, oggi come ieri, come proverò – dati alla mano -con un articolo che ho in bozza da tempo). Le élite sentono come oggettivo e naturale ciò che ad esse si confà, ciò che da esse proviene e ne garantisce la condizione sociale. Sente come artificioso, utopistico, innaturale ciò che vi si oppone. E questo è davvero del tutto …naturale. >Non sfuggirà come ….il femminismo …(omissis) … non possa che collocarsi nella dimensione politica del “paternalismo di Stato” tipico della sinistra, invocando sostegni, stampelle, privilegi sociali e vantaggi burocratici< …da ottenere ovviamente attraverso la legge (legge positiva, formale). Nessuna classe sociale può godere di maggiori sostegni, stampelle, privilegi sociali e vantaggi di quella che sta in alto, che detiene le risorse e il potere. Il contrario sarebbe assurdo. Inconcepibile. Attraverso quale legge dunque l’élite si garantisce (nella società attuale) sostegni, stampelle, privilegi e vantaggi? Attraverso la SUA legge invisibile, mai indicata in nessuna legge positiva e in nessuna costituzione: quella di mercato, la legge di tutte le leggi: essa dice “Chi ce la fa si salva, chi non ce la fa muore”. Ogni norma che limiti quella legge implicita è percepita (e denunciata) come “legge” artificiosa che garantisce a qualcuno un certo grado di parassitismo. Nel rapporto F/M, se e quando i sostegni e le stampelle provengono dalle casse pubbliche vi si vede il paternalismo di stato ma se invece vengono dai mariti e passano “da privato a privata”, come qualificarli? Concordo sul fatto che “…la cultura cattolica tradizionalista che, tuttavia, ha una presa sempre più flebile… è l’unica entità culturale a spendersi per il contrasto dell’ideologia di genere…”. Dunque “Chi ce la fa si salva, chi non ce la fa muore”. E se a morire oggi tocca agli uomini dov’è il problema per la Dx liberista? Il solo problema consiste nel fatto che il genere femminile intacca le casse pubbliche. Se non lo facesse non dovrebbe esserci alcun problema. Dov'è il problema? Questa è la domanda delle domande. Sono solo spunti di più ampie riflessioni. Concordo sul fatto che “…la cultura cattolica tradizionalista che, tuttavia, ha una presa sempre più flebile… è l’unica entità culturale a spendersi per il contrasto dell’ideologia di genere…”. Concordo pure nella sostanza con le affermazioni di Icarus. RDV
Rino(Quota) (Replica)
Intanto, caro Cesare, c’è da dire, venendo alla tua domanda che, se il sistema (che certo non è marxista, o di sinistra, in nessuna, ma proprio nessuna delle sue declinazioni…) ha adottato e fatto suo un genere, questo non è quello maschile, come ben sappiamo, altrimenti non saremmo qui. Quindi la tua domanda la rispedisco al mittente, cioè a te. Perché il sistema dominante, non certo di “sinistra” (e quindi di “destra”anche se nella sua declinazione liberista, saremo d’accordo,spero, su questo) ha scelto di declinarsi al femminile e di gettare alle ortiche il “maschile” (beta)?
Dammela tu la risposta, che sei oggettivamente (quanto meno un pochino) più vicino di me, ideologicamente e per ovvie ragioni al sistema. Perché lo chiedi a me che, da marxista, sia pure eterodosso, spurio, eretico, critico, e chi più ne ha più ne metta, sono un critico strutturale del sistema e lavoro con le mie energie migliori al suo superamento (in termini di orizzonti storici e culturali, è ovvio, purtroppo non ci sono oggi le condizioni per un suo superamento concreto)?
Ti rispondo in questo modo perché mi poni questa domanda come se fossi io (inteso come opzione culturale) ad essere responsabile di quanto sta accadendo. Per coerenza dovresti, e dovreste, voi uomini non culturalmente di sinistra, interrogarvi su questo, prima ancora di noi, uomini di sinistra. A meno che non vi stiano bene le cose così come vanno. Ma non mi sembra che vi stiano bene. Però rigettate la “colpa” su di noi, come se a guidare la società e a dominare ci fosse la sinistra…mai stata così debole come in questa fase storica…A me pare che viviate una bella contraddizione, caro Cesare, è come se non riusciste ad uscire da un labirinto e allora ve la prendete non con chi ha costruito il labirinto ma con quelli che stanno insieme a voi in quello stesso labirinto (che il vostro sistema dominante, non certo noi, abbiamo voluto)
Ho spiegato più e più volte, anche in questo ultimo articolo “destra e sinistra”, come questo stesso sistema (dotato di una intelligenza e di una capacità pervasiva straordinarie, mai conosciute prima d’ora, nei confronti del quale provo anche una certa ammirazione da un punto di vista analitico, non certo etico o ideale, come modestissimo studioso di filosofia politica) sia stato così intelligente da far suo e da assorbire il femminismo piegando le ragioni e/o le motivazioni di quel movimento ai suoi interessi. A tal punto che anche al sottoscritto viene il dubbio se quel movimento, viste come sono andate le cose, non sia stato esso stesso una creatura del sistema. Non sarebbe certo la prima volta che accadono cose simili nella storia.
Ma non voglio dare l’impressione di cavarmela in corner, come si suol dire…Ammettiamo anche, cosa assolutamente realistica anche se vera solo in parte (perché il primo femminismo e quello più potente, cioè quello americano, con la sinistra non aveva veramente nulla a che vedere…), che il femminismo sia nato a sinistra, ciò non cambia nulla della sostanza di ciò che quel movimento ha rappresentato ideologicamente (interclassismo, sessismo, razzismo antimaschile indistinto, privo di qualsiasi connotazione sia di classe che individuale, antimaschile a priori, per definizione, anche al di là delle soggettive responsabilità di questo o quell’uomo), che concretamente ha generato e soprattutto gli interessi di chi ha rappresentato (elite maschili dominanti, nuove elite femminili dominanti e una buona parte, anche se non tutta, della popolazione femminile). Ciò è potuto avvenire, come sappiamo, con una operazione ideologica artificiosa che ben tutti conosciamo. Cioè una specie di copia-incolla fatto dalle femministe della dialettica di classe marxiana applicata al conflitto fra i generi.
E qui veniamo al secondo punto della tua domanda. Io non sono di quelli che crede che esistano delle contraddizioni eterne ed immutabili. Neanche il marxismo, per chi si è cimentato, crede questo, per lo meno in teoria. Altrimenti, sempre filosoficamente parlando, non potrebbe neanche concepire il superamento dell’”ordine di cose presenti” (sempre al momento e nell’epoca di quando si scrive e ci si trova a vivere). Io non credo, come dici tu, forse, e sicuramente molti altri, che il femminismo sia di sinistra perché non poteva che collocarsi a sinistra. La realtà oggettiva di oggi dimostra il contrario. Il femminismo, o meglio, il post femminismo (cioè ciò che è avvenuto subito dopo la prima ondata femminista), cioè la sua applicazione concreta, ha trovato il suo humus e la sua massima espansione proprio nel sistema capitalistico che la sinistra (sempre nella sua accezione filosofica, non sto parlando di Bersani o Veltroni) vuole superare. Altrimenti non sarebbe sinistra; e infatti Bersani e Veltroni non lo sono (lo affermo senza nessun intento “scomunicante”, sono un laico, solo per chiarezza. Diciamo che è scorretto da parte loro definirsi tali…)
Nello stesso tempo, come trovo sbagliato collocare il “maschile” a destra, in contrapposizione al femminismo collocato a sinistra (falsamente), trovo sbagliato anche il suo contrario.
E’ stato appunto il femminismo, con una astutissima operazione, a collocarsi a sinistra e a relegare il “maschile” a destra. Ci è riuscito, non v’è dubbio, ma questo non significa che il femminile sia di sinistra e il maschile di destra. Come giustamente fa notare Rino nel suo ultimo post, la Cina è un paese ultraliberista (capitalista) eppure è governata da un sistema formalmente comunista. Contraddizione in termini? Niente affatto. La Cina non è un paese comunista. Punto. Questa è solo una finzione. Il PC potrebbe chiamarsi in altro modo, rappresenta oggi di fatto solo la continuazione storica di una tradizione cinese (anche di derivazione confuciana) che oggi vede il potere incarnarsi in una struttura politica dominante che si chiama Partito Comunista. Potrebbe chiamarsi Mister X: sarebbe la stessa identica cosa. Non cambierebbe proprio nulla.
Insomma, è stata un’operazione artificiosa quella di collocare i due generi in modo distinto e separato nelle due grandi opzioni di “destra e sinistra”. Ma se così fosse noi uomini dovremmo essere tutti di destra (mi viene da ridere…) e tutte le donne di sinistra (sorrido sempre di più…).
Ciò non significa che la contraddizione di genere non sia esistita nella storia ma solo che è stata strumentalmente ricostruita dal punto di vista storico da un solo punto di vista: quello femminista. Il che ovviamente non significa che anche quella ricostruzione non abbia avuto delle ragioni, sia chiaro, altrimenti faremmo anche noi un’operazione falsa e strumentale (come la loro) e non utile alla nostra causa.
Ancora. Questa contraddizione non è esplosa prima per innumerevoli ragioni (e non solo perché “le donne erano sempre e comunque le oppresse”). Sarebbe troppo lungo ora affrontarle qui. Oggi è esplosa, perché in effetti le donne l’hanno fatta esplodere per prime, illo tempore. E oggi, per quanto mi riguarda, rovesciando completamente il paradigma femminista, per me quella di genere è una contraddizione strutturale, né più e né meno di quella fra capitale e lavoro (cioè di classe). Sono due questioni ormai strettamente interconnesse, impossibili da disgiungere.
Ora, lavorare al superamento di tali contraddizioni (ora mi limito a trattare quella di genere) non significa negare la diversità, anche di natura ontologica, fra uomini e donne, cioè quello che tu nel post definisci, in questo caso, come autonomia del maschile (o del femminile) . Significa operare per eliminare (naturalmente anche qui vale quello che ho specificato poc’anzi, cioè nel senso di un orizzonte verso cui tendere) quelle cause che fanno sì che tra i due generi vi sia una conflittualità insanabile, come oggi è.
A me non spaventa, come a te, l’abito unisex maoista, che non aveva nulla a che vedere, su.. Cesare, con una visione trans gender degli uomini e delle donne ma con una concezione di eguaglianza totale. In un contesto estremamente ideologizzato, voglio far notare, dove anche per le donne la vita non era affatto rose e fiori. Perché se una donna pretendeva di farsi pagare la cena da un uomo veniva immediatamente sottoposta a processo popolare pubblico come elemento piccolo borghese reazionario, nostalgico dei valori del passato (di destra, questo va detto, perché la cavalleria, signori miei, appartiene a voi, uomini tradizionalisti, non certo a noi…), insomma un nemico del popolo, e le avrebbero fatto fare il giro del villaggio su una carriola con le orecchie d’asino e il cappello da Lucignolo in testa con la gente che la sbeffeggiava…In un contesto, diciamolo (senza nessuna nostalgia per quel sistema, comunque totalitario e quindi, per me, improponibile) dove le donne erano però considerate eguali agli uomini in tutto e per tutto, con pari diritti ma anche doveri (ma sul serio, non come da noi che è una finzione…). Donne ingegnere ma anche operaie, donne dirigenti d’azienda (di stato, in quel caso) ma anche in miniera, donne dirigenti politiche ma anche contadine, e via discorrendo. Questa era la concezione dell’eguaglianza di quel sistema lì (e un’eguaglianza, questa sì, fra i generi, realizzata…). Non avevano in testa chissà quale mutazione genetica dei sessi. Siamo certi che il femminismo occidentale abbia quel modello di eguaglianza (sacrosanto, per quanto mi riguarda, in questo caso, al di là di quello specifico e più ampio contesto repressivo)? Non credo proprio…
Ciò di cui tu hai paura, e questo posso condividerlo, è proprio di quella mutazione genetica, della distruzione, in seguito ad alchimie da laboratorio e da manipolazioni, della natura stessa dell’ essere maschile e femminile. Insomma temi, giustamente, un intervento violento e invasivo degli uomini (inteso come esseri umani) sulla natura. Ma questo, caso Cesare, non ha nulla a che vedere con la sinistra e i valori dell’eguaglianza, anche dell’eguaglianza fra uomini e donne…
Non a caso lo stanno concependo e anche cominciando a praticare ora che, come è evidente, il mondo non è certo dominato dal comunismo…
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Vorrei sin d’ora mettere in guardia da possibili equivoci. E’ accaduto che – sulla base di questa o quella affermazione (ad es. sul mio blog) – mi venissero attribuite opinioni che non ho, con il successivo seguito di defatiganti chiarimenti. Invito dunque chi mi fa l’onore di leggermi e di dialogare con me, di attendere che metta giù altri tasselli del puzzle. Infatti solo progressivamente emergerà il quadro della mia posizione (non solo sul tema Dx/Sx) e con esso anche le ragioni profonde del mio appoggio al MUB. A quel punto critiche e condanne saranno legittime in quanto andranno a colpire la mia vera posizione.
Tornerò sul tema Dx/Sx sia nei prossimi giorni che in futuro. Ecco qui alcune tracce degli argomenti sui quali ho riflettuto:
– relazioni della Dx liberista con la QM: nessuna positiva, convergenza nella cultura e nei comportamenti tra femminilizzazione, femminismo, frantumazione e precarietà dei legami, individualizzazione, consumismo, etc.
– Dx tradizionalista: le ragioni e i motivi di legame con la QM: la “salvezza della società”, la difesa del pool genetico e culturale (gene+meme), tradizione, eredità
– Sx e QM: i nuovi soccombenti e la giustizia da riesumare
– il Centro politico-culturale e l’umanesimo cristiano.
Contraddizioni della Dx trad.: il peso del passato, la spinta a tornare indietro vs l’impossibilità di farlo – protezione dei privilegi vs aggregazione dei nuovi subalterni
Contraddizioni della Sx: il tradimento faraonico e il sostegno alla nuova aristocrazia – l’ultimo suicidio – natura/cultura – nuova antropologia.
Casi: mitologia del merito e della selezione tra le classi e i sessi – es. scuola. Quote e prebende formali e reali. Casse pubbliche e casse private. Etc.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Ma insomma, cari amici, a me pare che rischiamo di parlare dell’inesistente. La Dx è quella che è, ben descritta nei post precedenti. Aggiungo solo, concordando con Iulbrinner (“…la cultura cattolica tradizionalista che, tuttavia, ha una presa sempre più flebile… è l’unica entità culturale a spendersi per il contrasto dell’ideologia di genere…”.) che alla cultura cattolica tradizionalista va pur trovata una collocazione, se si parte dal paradigma di Fabrizio che dx e sx sono categorie concettuali ancor oggi valide (per me, l’ho già scritto, possono rimanere valide solo come istanze di giustizia sociale e in quanto tali troppo larghe e generiche. Quando si scende alla prova di realtà, molto cambia). Segnalo che è uscito da poco un interessante libro di Camillo Langone (La destra divina) che può aiutare a capire cosa si muove in quell’ambito.
E la Sx? Dice Fabrizio che Veltroni e Bersani non sono di sx. Bene. E chi sarebbe di Sx? Vendola? Rifondazione? I Radicali? Ossia i movimenti che più di tutti gli altri fanno propria l’ideologia del femminismo in tutto e per tutto?Tutto ciò per stare in Italia. All’estero non mi sembra la situazione sia migliore. Dunque di quale sinistra stiamo parlando? Quella reale, che c’è, o di una sinistra immaginaria che mai si è storicamente concretizzata in conformità a quello che predicava. E che, quando ha tentato, si è risolta in regimi autoritari e totalitari.
La realtà non si può sfuggire. Se questo mondo non ci piace (ed a me non piace), se i tentativi di cambiarlo con lo strumento che doveva essere quello principe (il marxismo) sono falliti e rimangono solo come un sogno di un futuro astrale, allora si impone un ripensamento complessivo. Non per accettare quel che c’è (alla fine, perdersi nell’immaginario è anch’esso un modo per accettare l’esistente), ma per trovare un punto, almeno uno solo, su cui far leva per ripartire.
armando
armando(Quota) (Replica)
E’ curioso sottolineare un aspetto: il femmnismo come si manifesta oggigiorno, cioè come ricerca di privilegi e tensione revanscista,si è sviluppato soprattutto nel mondo occidentale, ossia negli Stati a economia di tipo liberale-liberista, assai meno in tutti quei Paesi che hanno conosciuto una fase politico-economica di tipo comunista, pur con tutte le contraddizioni del caso. Lo testimoniano le stesse donne dell’est europa quando si lamentano di non essere tutelate come le donne occidentali, cioè, tradotto in soldoni, di non godere dei medesimi privilegi.
Questo dovrebbe far riflettere.
E’ altrettanto vero che il rapporto tra femmnismo e forze di sinistra occidentali è molto stretto, ma l’impressione è che all’interno di quest’area politica, al contrario di quanto è accaduto nel mondo ex-comunista, ci si è quasi lasciar trascinare dagli eventi, quasi che la parità non fosse sufficiente e occorresse riparare tutto in una volta ai torti, veri o presunti, subiti dall’altro sesso nel corso dei secoli. Insomma siamo di fronte a una sorta di politica di riparazione dei torti subiti, che ben poco ha a che vedere con la ricerca di una sacrosanta parità, e che viene scaricata sugli uomini beta in modo particolare, protagonisti loro malgrado di una sorta di nemesi storica, in cui le “colpe” dei padri ricadono sui figli.
Che cosa ci riserverà il futuro? Difficile prevederlo. Sicuramente il femminismo nostrano non si accontenterà di ciò che è stato raggiunto e, approfittando della confusione che aleggia nelle menti dei più e del senso di colpa diffuso da più parti, cercherà di “sfondare” ovunque è possibile. Personalmente prevedo un sempre più attento controllo dei mass media da parte della “lobby femminista”, puntando in modo particolare sul fenomeno della “mercificazione del corpo femmnile”, autentico grimaldello per entrare sempre più nelle stanze che contano. Sto vaneggiando? Non credo.
Rimane il fatto che gli uomini beta si troveranno sempre più stretti neella morsa da una parte della politica anti-sociale della destra e parte anche della sinistra, che scarica su di essi, nonchè anche sulle donne meno tutelate, i costi della crisi, dall’altra da una componente femminista o similfemmnista sempre più aggressiva e intenzionata a sfruttare il momento propizio.
Insomma davvero gli uomini beta sono destinati a diventare sempre più i veri “proletari” del futuro prossimo. Marx ritornerà presto attualissimo e in maniera soprprendente.
Spero che la situazione non debba per forza degenerare in questo modo, ma essere preparati al peggio aiuta.
Alessandro(Quota) (Replica)
Armando, intanto se andiamo avanti così non la finiamo più…lo capisci senza che debba essere io a spiegartelo…Come seconda cosa il fatto che abbia detto che per me Bersani e Veltroni non siano di sinistra non vuol dire affatto che io faccia riferimento a tutto il resto di ciò che si muove alla loro sinistra.
Ho ripetuto INFINITE VOLTE (sono stremato) che sto parlando di opzioni culturali e filosofiche e non delle loro pseudodeclinazioni politiche (mi verrebbe da ridere e mi viene da ridere se penso a ciò che si muove dalla Destra di Storace a Rifondazione…). Peraltro ho già spiegato nel mio articolo “Destra e sinistra” cosa ne penso dell’attuale sistema politico e sulle varie nomenclature politiche. Cerchiamo anche di non perdere tempo…
Detto ciò, caro Armando, io non capisco il perchè di tanto incaponimento da parte tua, di Iulbriner, di Ckkb, nel venire su un sito dichiaratamente di sinistra e voler tentare a tutti i costi cercare di farci cambiare idea. Scusa ma lo trovo un atteggiamento singolare. Qualcosa non mi quadra…Prova ad invertire le parti. Come se io andassi tutti i giorni su un sito dichiaratamente di destra a cercare di persuaderli su quanto non abbiano capito nulla nella vita (dal mio punto di vista, ovviamente).
Ma cosa devo dirti? Pensala e pensatela come vuoi e come volete ma abbandonate questo maldestro tentativo di cercare il pelo nell’uovo, di scovare la contraddizione e soprattutto di convincerci a tornare sulla retta via. E’ vero che siete cattolici però, insomma, la parte della pecorella smarrita proprio non mi si addice (e credo non si addica neanche a Rino). Ma ne avete a milioni di contraddizioni, e a questo proposito abbiamo appena scritto due post, sia io che Rino, in risposta rispettivamente a Cesare e a Iulbrinner.
E andiamo, su…pensate alle vostre di contraddizioni, che sono ENORMI, non guardate sempre la pagliuzza negli occhi dell’altro…
Un conto è la discussione sulla QM e un altro è l’incaponirsi su questioni di ordine filosofico-politico come state facendo. Scusa se faccio un altro esempio molto più banale del precedente ma forse così finalmente ci chiariremo.
Io sono un tifoso della Lazio e non passo le mie giornate sui siti dei tifosi della Roma cercando di convincerli a diventare della Lazio…tutt’al più posso andarci a parlare di calcio…certamente però, dopo mesi di questa solfa qualcuno mi direbbe di sicuro:”Aò, ce sei tanto simpatico però, che te dovemo dì, noi semo della Roma, tu sei della Lazio, è inutile che ce provi a spiegacce che la Lazio è mejo della Roma perché tanto nun cambiamo idea…potemo discute quanto te pare ma tu sempre della Lazio rimarrai e noi sempre della Roma rimarremo”
E andiamo, Armando, su, non vorrei apparirti scortese perchè sai che non lo sono. Oltre a tutto, e scusami la presunzione, sia il sottoscritto che Rino, abbiamo portato della argomentazioni, credo di un certo spessore, a quelle avanzate da Cesare e da Iulbrinner.
Almeno rispondeteci su quelle. Il tuo ultimo post, perdona l’estrema franchezza che mi contraddistingue sempre, è più una “infilzata” di slogan piuttosto che una risposta articolata a delle argomentazioni credo molto razionali e analitiche…E dai, su…
Rimproveri la “sinistra” di aver fallito su tutti i fronti? E invece la “destra”? Sai che spettacolo, diremmo noi a Roma…
Sei convinto che il cattolicesimo tradizionalista sia l’unico che porti avanti dei valori sani e comunque più vicini agli interessi maschili? Secondo me, come diceva Icarus, non è così, è una menzogna, c’è solo tanta ipocrisia dietro. La stessa che c’è dietro la sinistra quando difende a senso unico le ragioni delle donne e delle femministe…
Però, che dirvi, vacci, andateci, cosa devo dirti/vi! Se è questo che pensate fate bene a fare quello che fate. Però non tentate di volerci convincere a tutti i costi anche a noi sulle sorti magnifiche e progressive del cattolicesimo integralista o tradizionalista… Ma pensa se io facessi quotidianamente la stessa operazione che fate voi sul nostro sito su quello dei MS? Ma che senso avrebbe? Ma sai che palle, comincerebbero a chiedersi giustamente gli utenti di quel forum vedendo un “marxista” che tutti i santi giorni gli ripete che non hanno capito un cazzo nella vita (ci siamo capiti e non ci attacchiamo alla forma…).
E andiamo Armando, su…eh…per favore, discutiamo di QM, però cerchiamo di essere seri…e anche razionali.
La mia opinione, e già ve l’ho detta, e scusate sempre la presunzione ma è quello che penso e ve lo dico, è che vi siate resi conto di ciò che potrebbero rappresentare gli Uomini Beta, e per questo non mollate la presa. Questo in primis. In secundis, nel momento in cui un uomo è convinto delle proprie idee non ha bisogno spasmodicamente di cercare di convincere gli altri, soprattutto quelli che la pensano in modo diametralmente opposto. Altrimenti sembra quasi che lui stesso abbia necessità di convincersene.
Ti risulta che io abbia con voi lo stesso atteggiamento? Ma non vedi che sono sempre io a rispondere alle vostre argomentazioni e mai viceversa? E’ a senso unico questa cosa che sta avvenendo da mesi, da quando ho aperto il sito degli Uomini Beta. Pensi forse che sia così perché sono a corto di argomentazioni? Non credo neanche che tu o altri lo pensiate…E allora? Come motivi o motivate questo vostro incaponimento?
A voi la risposta. Riguarda voi, non me. E se dietro tutte queste vostre apparenti certezze sia proprio in voi stessi che scricchiola qualcosa? Francamente, in tutta onestà e forse presunzione, è ciò che penso.
Uomini di destra che vivono in un mondo di destra che però non condividono e che vorrebbero cambiare, però accusano noi di sinistra di aver fallito e scaricano su questa la responsabilità di quanto avvenuto e del fallimento del loro mondo (di destra, perché è di destra, non certo di sinistra). E allora lo vorrebbero cambiare per costruirne un altro (di destra) però diverso dalla destra attuale perché questo mondo (di destra) non gli piace…Ma un altro mondo non può essere di sinistra perché la sinistra è solo utopia destinata al fallimento e quindi deve essere di destra. Ma di quale destra state parlando? Quella attuale? Evidentemente no, perché quella attuale è quella che ha provocato questa situazione che anche a voi non piace. Una destra del passato? Bè, se l’utopia comunista è stata un fallimento, non mi pare che le esperienze storiche della destra siano state il sol dell’avvenir dell’umanità. Allora pensate ad una destra tutta di là da venire? Ma allora state messi come noi. Non siamo solo noi gli utopisti, lo siete anche voi… Ragazzi, fate pace col cervello…e invece di incaponirci in sterili discussioni cerchiamo di rispettarci e di portare avanti, ciascuno con le proprie idee, la causa degli uomini. Degli uomini beta per quanto ci riguarda, per voi non lo so; fate vobis. Però io personalmente ho altri obiettivi che non stremarci in queste diatribe ideologiche. Me ne sono andato dalla lista di U3000 per cambiare rotta e marcia non certo per ritrovarmi a discutere delle stesse cose sul sito da me fondato.
Scusate la forse eccessiva veemenza però, sempre come si dice a Roma, quando ce vò, ce vò (quando ci vuole, ci vuole)
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sottoscrivo ogni virgola del tuo ultimo post, caro Alessandro. E non aggiungo altro se non di prepararci a quel peggio…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Una curiosità: in Russia oggi si festeggia la giornata dell’uomo, a cui farà seguito la festa della donna, anche lì l’otto marzo. La Russia è oramai pienamente colonizzata dal consumismo, ma forse, in quanto a parità dei sessi, se la passa meglio di noi.
Alessandro(Quota) (Replica)
“Uomini di destra che vivono in un mondo di destra che però non condividono e che vorrebbero cambiare”
Caro Fabrizio, cambia destra con sinistra e trovi l’ immagine tua e di Uomini Beta. Il che, intendiamoci, io apprezzo molto perchè significa che le stesse inquietudini e le stesse riflessioni attraversano mondi diversi, quantunque con ipotesi di soluzione non convergenti.
Se poi ritieni che porre delle domande, che peraltro pongo anche in direzione opposta, sia “apostolato ” ideologico, non c’è problema. Mi asterrò rigorosamente dal farlo. Finisco con una faccenda molto concreta che interessa direttamente la QM.
Davvero il passato è contrassegnato dalle colpe maschili che avrebbero provocato la “politica di riparazione dei torti”, come scrive Alessandro e tu sottoscrivi, o la questione sta un po’ diversamente?
Ossia che non solo gli uomini del passato si erano assunti anche gli oneri pesantissimi dell’essere maschi insieme agli onori (ben pochi per i beta), ma che il rapporto maschi/femmine si era sviluppato in un certo modo per le condizioni concrete di quelle epoche? E che, in questo contesto, gli uomini, contrariamente alla vulgata corrente, hanno costruito i presupposti oggettivi anche per l’affrancamento femminile?
armando
armando(Quota) (Replica)
Premessa: uso anch’io (come tutti) i termini Dx/Sx, però lo faccio con gran fastidio perché li trovo impropri e fuorvianti sotto ogni aspetto. Tra l’altro oscurano l’esistenza del Centro, quello che poi nella storia ha svolto – spesso – il ruolo principale. Ma sin qui non si è trovato di meglio. Chiedo poi ancora una volta di non trarre conclusioni affrettate sulle mie opinioni profonde, perché ci potrebbero essere delle grosse sorprese. Al solo fine di renderla in qualche modo provvisoriamente collocabile e comprensibile (senza scriverci sopra chilometri di pagine), ribadisco che la mia è una posizione “milanista”. Sto dalla parte di don Lorenzo Milani con i suoi “Lettera a una professoressa” e “L’ubbidienza non è più una virtù”. Ed ecco subito la domanda: don Milani era di Sx?
Armando parla di una Sx totalitaria e fallimentare. E poiché una Sx totalitaria, fallimentare e perdente c’è effettivamente stata vuol dire che egli identifica ogni Sx con quella. Ossia con il comunismo storico (di origine/ispirazione marxista). Tutta la Sx sarebbe dunque totalitaria e fallimentare. Socialismo liberale, socialdemocrazia e movimenti democratici (laici e cattolici) sarebbero forme larvate di comunismo. Fallimentare vuol dire: che di fatto non ha realizzato i suoi obiettivi. Ciò è vero del comunismo (se non altro perché è morto), ma non certo degli altri movimenti. Infatti era obiettivo del movimento democratico il voto popolare. E quel voto c’è. Era obiettivo del socialismo l’assicurazione contro gli infortuni, la pensione sociale, la sanità universale, il diritto del lavoro. E questi ci sono. Era obiettivo di quei movimenti il libero accesso alle professioni per le donne. Etc. Contro questi obiettivi agirono forze sociali, poteri e interessi. Come li definiremo? Dobbiamo definirli di Dx. Dunque, la Sx non comunista non è stata perdente, anzi è stata abbastanza vincente.
Anzi ha vinto così tanto che oggi, nessuna Dx osa mettere in dubbio molte di quelle conquiste. Ad es. nessuna Dx oserebbe togliere il voto alle donne o ai neri. Etc. Questo è quel fenomeno che ha portato J. Petitfils a dire “Le Dx sono sempre vecchie Sx”. Perché si oppongono al mutamento, ma il mutamento procede senza sosta ed esse sono costrette, obtorto collo, a metabolizzarlo, cercando di sterilizzarlo o riconvertirlo, se possibile. Non sempre è possibile.
Se un nero è diventato presidente degli USA lo si deve alla Dx o alla Sx.? Pare che in quegli stessi mesi (autunno 2008) il Partito Repubblicano Usa abbia nominato come segretario-portavoce un nero. Non ho verificato la notizia ma non sarebbe per nulla sorprendente. Almeno non per J. Petitfils: “Le Dx sono sempre vecchie Sx.” che però aggiunge “Esclusa la Dx Tradizionalista”.
Ed è proprio nel quadro della Dx Trad. che va collocata la lettura di Armando. Si tratta di una critica e di una condanna dell’intera modernità che parte perciò dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione francese (se non addirittura dal Rinascimento). Ora, per la Dx Trad. lo stesso capitalismo (altro termine del tutto improprio, a mio parere) è denunciato come padre della modernità nella quale vede la progressiva rovina della Civiltà occidentale. La Sx dunque vi viene letta come alleata del capitalismo, tradotto talvolta con il termine “Tecnica”. La Dx Trad. è in perenne “rivolta contro il mondo moderno” (per citare Evola). Le simpatie per Pasolini nascono proprio dalla sua critica/condanna della modernità. Morto il comunismo, la sola Sx che rimane è quella attuale, la quale non si propone né il sovvertimento sociale, né la creazione dell’uomo nuovo, né la dittatura del proletariato. Nondimeno – e questo è singolare – essa viene accusata di essere totalitaria. Se ne ha ancora, ha obiettivi socialdemocratici. Nulla di più. Eppure, proprio ora il termine “comunista” viene usato come stigma contro gli oppositori politici. Liquida i pochissimi comunisti rimasti, i movimentisti eco-gay-femministi, i socialdemocratici del PD, i pacifisti (“falsi-buonisti”) etc. Don Milani oggi verrebbe liquidato come “catto-comunista” (e quindi, anch’io, pur non essendo né cattolico né comunista, finisco nella stessa discarica. Amen).
E la QM?
E’ ovvio che la QM è un frutto della modernità come è vero che il femminismo è un prodotto del capitalismo non del comunismo (lo diceva Schumpeter 70 anni fa) e come fa ben notare Alessandro, di origine angloamericana. Così la Sx Occidentale, assumendo in sé il movimento femminista e mettendo le donne al posto dei proletari, si è trasformata in battipista culturale del capitalismo, dell’anglosferizzazione e perciò della Tecnica e del consumismo alleandosi dunque (per quel che conta) con la Dx liberista, perché è questa che ha vinto e che domina il mondo a che vincerebbe a prescindere dai balbettii di una Sx femministizzata e cmq languente.
E’ vero, la Sx di fatto – (tasse a parte…) – lavora per il capitalismo. Anche la Dx tradizionalista lo fa. Perché non può fare altro. E’ un piccolo vasetto di terracotta di fronte ad una enorme giara di acciaio: il capitalismo liberista anglosferico.
Gli uomini di Sx vivono all’interno di una contraddizione stridente. L’iniziativa di Fabrizio punta su questa contraddizione – patita sulla pelle viva – per farli uscire allo scoperto.
A questi uomini non si può chiedere l’abiura delle conquiste democratiche, né la rinuncia alle sicurezze (già cmq declinanti) della socialdemocrazia liberale (qualche diritto …per i muratori). Sicurezze che l’aristocrazia (=Dx Trad.) trovava, un tempo, e la borghesia (intesa in senso proprio) (=Dx liberista) trova oggi nella struttura stessa della società. A questi uomini non si può chiedere l’autodafé. Né direttamente né indirettamente.
Hanno già espiato abbastanza, insieme ai Beta di Centro e a quelli di Dx, delle cui contraddizioni parleremo.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Non ho mai affermato, caro Armando, che “il passato è contrassegnato dalle colpe maschili che avrebbero provocato la “politica di riparazione dei torti”. Mai detto e mai pensato. Posso avere detto e l’ho detto senz’altro, che nella reinterpretazione femminista della storia ci sono anche delle verità, anche perchè altrimenti non sarebbe credibile se fosse del tutto falsa. Non cominciamo a metterci in bocca cose di questo genre o affermazioni non dette altrimenti non la finiamo più neanche qui.
Per il resto, che dirti, mi pare di capire che per te destra e sinistra sono intercambiabili, o meglio, fai di tutto e fate di tutto, ma questo già l’ho spiegato più volte, per confondere le acque e annacquare i concetti di destra e sinistra che per me, al di là delle forme che hanno preso e che prendereanno nella storia, rimangono intramontabili (e non lo dico certo per attaccamento ideologico). Ho già spiegato nell’articolo come la penso. Più di quello non saprei cosa dirvi.
Sul dibattito, io non voglio tarpare le ali a nessuno però ho già detto anche qui più e più volte come la penso. Rischia di diventare un dialogo tra sordi e secondo me, scusa sempre la presunzione, già lo è. Perchè non hai risposto neanche un po’, ma neanche un po, alle argomentazioni che sia io che Rino abbiamo posto in ben quattro commenti. Mi pare continui a ripetere i soliti concetti. Ma forse è inevitabile che sia così. E credo che questo valga anche per Cesare o per Iulbrinner (anche se avete posizioni diverse). Però è evidente che tutti e tre vi muovete in direzioni che sono culturalmente e filosoficamente diverse dalla nostra.
Non c’è nulla di cui scandalizzarci, però, dico io, una volta acclarate le nostre diversità (e mi pare un fatto evidente), perchè incaponirsi nel cercare di destrutturare (ammesso di riuscirci…) le posizioni dell’altro? Che senso ha? A che scopo? Sembra quasi una sorta di provocazione (in senso buono).
L’ho già detto una decina di volte ma lo dirò per l’undicesima. Questo genere di argomenti può essere discusso nei seminari. Se volete ci chiudiamo per tre giorni quando volete dove volete e discutiamo per ore ed ore ed ore. A me fa piacere, sia chiaro, ma nelle sedi opportune.
Qui ho altri obiettivi: costruire un Movimento reale di Uomini in carne ed ossa all’interno del quale quelli che la pensano come voi non potranno mai starci ma non perchè io non vi voglia ma perchè siamo distanti e diversi e per queste ragioni non potrete mai prendervi parte (così come io non potrò mai far parte dei MS, per capirci).
In ulltima analisi, ho pubblicato sulla homepage del sito in basso a sinistra i principi del Movimento e immediatamente sopra il suo Manifesto: sei d’accordo? No. Siete d’accordo? No. E allora?
Si può discutere, certo. Mi pare che lo abbiamo fatto. Ora, incaponirci mi sembra uno spreco di energie. Se poi ne avete voglia fatelo, non ne vedrei molto il senso, però…Credo che sia molto meglio attenerci a quello che ci siamo detti tempo fa e sul quale convergevamo sia io che Rino che Cesare e mi pare anche tu. E cioè il patto di unità di azione. Ma i patti di unità di azione non prevedono lo sfiancamento delle parti in interminabili discussioni. Sarebbe anche controproducente. I patti di unità di azione si fanno tra forze anche radicalmente differenti ma che, per qualche causa di forza maggiore, si trovano a stringere delle alleanze tattiche o a distanza per combattere contro un comune nemico, coscienti del fatto che, prima o poi, passata l’emergenza, si ritroveranno quasi certamente in campi contrapposti.
Questo noi siamo, che possa piacerci o meno, ma questo siamo. Ne dobbiamo prendere atto. Presumo comunque, purtroppo, che questo patto durerà molto, molto a lungo…e allora, invece di sfiancarci l’uno con l’altro, perchè non cerchiamo, ciascuno nei suoi rispettivi ambiti, di lavorare affinchè questo patto di azione duri il meno possibile?…Mi sono spiegato?
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Birra per tutti, offro io.
MarcoP(Quota) (Replica)
Nel suo intervento Armando fa riferimento anche a una mia affermazione, che però isolata dal contesto acquista un altro significato rispetto a quello che io le ho attribuito.
Io ho fatto rifermimento ai torti, veri o presunti, ossia anche infondati, che le donne avrebbero subito nel corso dei secoli.
D’altronde non ammettere che storicamente le donne, volenti o nolenti, abbiano rivestito un ruolo socialmente subordinato, quindi siano anche state oggetto di torti, in quanto si è cercato anche di limitarne la libertà di scelta, significa danneggiare inevitabilmente la propria, peraltro giustissima,causa. E’ chiaro che queste discriminazioni vanno estese anche agli uomini beta del tempo, perchè a morire sui fronti della Grande guerra, per fare un esempio fra i mille, non ci sono andate le donne. Insomma la storia è stata anche tutto questo e voi, da cui io imparo soprattutto, potete insegnarmelo.
Il problema è che oggi il passato viene strumentalizzato per instaurare gradualmente un privilegio di genere nel presente. Insomma si punta a rovesciare le parti. A questo io mi oppongo come autentico democratico.
Alessandro(Quota) (Replica)
Caro MarcoP, ti devo ancora una risposta ad un tuo post di alcuni giorni fa. Ti rispondo per punti e senza seguire un ordine cronologico dei concetti da te riportati:
1) Tu stesso ammetti che la diseguaglianza fra i singoli individui, dopo secoli e secoli di ideologie, è rimasta immutata. Vero. Aggiungi anche che questo debba essere imputato al caso (cioè nascere e vivere in Rwanda piuttosto che in Italia). Ecco, abbiamo già trovato un punto fondamentale che ci riporta inevitabilmente ai concetti di destra e sinistra. Siccome tu stesso hai detto che la diseguaglianza non è data da questioni razziali, genetiche o balle simili (parole tue che io condivido), è evidente che tale diseguaglianza debba essere pur determinata da qualche causa. E siccome peraltro i paesi più poveri del mondo sono spesso anche i paesi che detengono una gran quantità di materie prime, è evidente che non è neanche questo il problema. Il problema è che queste materi e prime non sono loro a gestirle ma noi. E quando dico noi non intendo dire io e te (pur se in minima parte anche io e te e tutti quelli come me e te che viviamo in questa parte di mondo e che usufruiamo di questa spoliazione planetaria), ma le classi dominanti del mondo occidentale (e ormai non solo occidentale) che fanno il bello e il cattivo tempo. Lo fanno da diversi secoli ormai, praticamente da sempre, spogliando a loro piacimento il mondo e sfruttando senza alcun limite le risorse e il lavoro umano. E’ un fatto, non me lo invento certo io. Quando qualcuno di questi popoli ha provato e prova a ribellarsi a questo ordine mondiale gli è stato risposto non con le chiacchiere ma con le cannonate. Non c’è bisogno di essere dei marxisti per arrivare a questa conclusione. E’ sufficiente leggersi con onestà intellettuale un po’ di storia. Punto. Naturalmente questo lavoro di spoliazione sistematica e di sfruttamento selvaggio viene perpetrato anche con l’ausilio delle classi dirigenti di quei paesi, è ovvio, che godono anche loro dei vantaggi e dei privilegi che gli derivano dall’essere alleati con i potenti della Terra.
Come vedi quindi non è il “caso” a creare la diseguaglianza ma un determinato ordine sociale, economico e anche di rapporti di forza. Ora, siccome tutta la discussione è su cosa significhi oggi essere di “destra” o di “sinistra” o che significato abbia collocarsi a destra o a sinistra, mi pare che abbiamo già individuato un punto di discrimine significativo. A mio parere (sempre considerando la destra e la sinistra come due grandi opzioni ) quei popoli e quei movimenti di liberazione che cercano di liberarsi dal giogo dei potenti della Terra e di conquistarsi la libertà di decidere del proprio destino e della propria vita e di non essere soltanto massa di manovra da sfruttare e da spogliare da parte di pochi, peraltro stranieri nel loro paese, sono la “sinistra”. Viceversa quei potenti della Terra, cioè le grandi potenze economiche e militari, le classi dominanti mondiali, in tutte le loro accezioni, sono la destra. Piaccia o no agli “oltrepassatori” dei concetti di destra e sinistra, questa è la realtà. La possono negare quanto gli pare ma questa negazione è e rimane un’operazione falsa e artificiosa.
2) Ora, l’esempio (un “esempione” a mio parere), che abbiamo fatto può essere applicato concettualmente un po’ a tutti i frangenti. Lasciamo perdere i Gundrisse, il Mein Kampf (senza volerli accostare, mi auguro), Malthus e chi più ne ha più ne metta (ne potremmo aggiungere migliaia a cominciare dal Nazareno…). Andiamo alla sostanza. Tu stesso hai detto che puoi osservare il dibattito “destra e sinistra” con un certo distacco perché appartieni ad un ceto sociale benestante che ti consente di poter assistere a questa diatriba, diciamo così, dall’alto del monte, un po’ alla Zarathustra. Naturalmente potresti scegliere anche tu di essere partigiano della tua classe sociale di appartenenza e di fare la lotta di classe dal tuo punto di vista (la lotta di classe non la fanno solo gli sfruttati ma anche gli sfruttatori, anzi, oggi soprattutto loro perché gli sfruttati non hanno coscienza della loro condizione) ma siccome sei un altro uomo, scegli di essere una sorta di osservatore. E’ una scelta personale comunque possibile, come tu stesso onestamente affermi, resa possibile proprio dalla tua condizione (con un pizzico di ironia, e chi lo dice è un appassionato di Nietzsche, anche quel Viandante poteva permettersi di osservare le cose dall’alto; molti questo lusso non se lo possono permettere). Se tu fossi, come tu stesso ametti, un lavoratore precario che sbarca il lunario passando di lavoretto in lavoretto, con tutte le ricadute nella tua vita, la vedresti (e soprattutto la vivresti sulla tua pelle) in modo completamente diverso. E forse questa questione destra-sinistra la vedresti meno come una gran sega ideologica, come è stata fatta diventare ad arte appunto dagli “oltrepassatori” (fasulli) dei concetti di destra-sinistra, ma come una cosa molto concreta. Perché il tuo schierarti, da una parte o dall’altra, non sarebbe di ordine teorico-ideologico ma estremamente pratico. Esempio più vicino a noi dei popoli del terzo mondo. L’impresa per la quale lavoravi ti sbatte fuori da un giorno all’altro (e può farlo perché il contratto è un pezzo di carta delle ormai decine di pseudo contratti apparentemente diversi che non garantiscono nulla se non la possibilità di essere sbattuti fuori su due piedi) e ti ritrovi con una mano davanti e una di dietro. Hai voglia a spiegargli che tu hai un affitto da pagare e magari pure un figlio da mantenere. Quelli ti rispondono che stanno sotto con i profitti, che l’azienda è in perdita e che non possono fare altrimenti. Salvo scoprire che il padrone di quell’azienda magari è formalmente una persona giuridica fittizia (perchè sono anche dei furboni) e che il proprietario, quello vero, s’è già portato i quattrini da un’altra parte, magari in Svizzera, e con un’altra parte dei profitti s’è aperto un’altra fabbrica in Ecuador (o in qualsiasi altro paese del terzo mondo) dove paga i lavoratori 2 euro al giorno e dove non ha certo tutte le “rogne” che ha qui dove ci sono i sindacati (ormai peraltro asserviti all’impresa ma lasciamo perdere), il fisco, lo Stato opprimente che gli chiede addirittura di pagare le tasse (che lui comunque non paga o paga in misura ridottissima…).
E poi da quelle parti, se proprio i lavoratori si mettono in testa di rompere i coglioni, ci pensa lo stato a farli tornare a più miti ragionamenti. E se non dovesse pensarci neanche lo stato c’è sempre la possibilità di assoldare squadroni di “bravi ragazzi” amanti della legge e dell’ordine in grado di rimettere le cose al loro posto.
Chi è di destra e chi di sinistra in questo secondo frangente? A me non risulta che la destra (o le destre, qualsiasi destra) abbia mai preso le difese di quella gente, di quella che sta in basso. La destra ha sempre preso le difese di chi sta in alto. Sempre. E’ un fatto. Poi che la sinistra abbia spesso e volentieri tradito la sua missione, questo è un altro fatto. Ma qui stiamo discutendo dal punto di vista concettuale. E concettualmente parlando, ma anche praticamente, è sempre stato così. Punto.
Questa dinamica, o dialettica, che dir si voglia, esiste dai tempi dei tempi. Ha preso nomi, sembianze, aspetti, forme e ideologie diverse e si è fatta anche religione talvolta, come ben sappiamo, e non dovrebbe competere a me ricordarlo; ma è quella. Non si scappa. E rimarrà quella fino a quando nel mondo esisteranno diseguaglianze, ingiustizie, oppressione e sfruttamento ad opera di uomini su altri uomini. Tutto ciò, con buona pace degli “oltrepassatori”. Se poi i termini “destra e sinistra” proprio non gli piacciono, per me li possiamo anche cambiare eh?, sia chiaro, sai quanto me ne frega. Ma la sostanza non cambia e non cambierà. Mai, forse, del tutto, purtroppo… Però, nonostante tutto, vale la pena provarci, non per ideologia, ma perché è meglio vivere lottando piuttosto che servire…
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mi sembra che Rino abbia riassunto abbastanza bene i termini della questione, con qualche importantissima, per me, precisazione. Non mi sento affatto estraneo alla questione sociale, tantomeno sono per il darwinismo sociale o contrario alle conquiste dei lavoratori, il merito delle quali va indiscutibilmente all’opera dei sindacati ed anche, non vi sembri strano in bocca mia, del movimento comunista. E non reputo neanche che Marx avesse sbagliato tutto. La sua analisi del funzionamento del capitalismo è preziosa e illuminante, e certi suoi concetti, in primo luogo quello di reificazione, validi oggi ancor più di ieri.
Neanche sono contrario per principio a tutto ciò che è “modernità”. Dico però, e questa è la differenza senz’altro profonda, che sia la questione sociale, sia la questione maschile, sia la questione della tecnica e del suo potere, non trovano soluzione soddisfacente assumendo i paradigmi culturali della modernità stessa, e con essi la divisione tradizionale dx e sx. Ritengo anzi che lo sviluppo della tecnica, in specie le questioni della genetica, propongano dilemmi antropologici mai vissuti fino ad ora e spostino il confronto delle idee su terreni molto più radicali di prima con , sempre a mio avviso, anche l’effetto di sparigliare le carte. Dirò di più. Se questa sx, restando intatte le sue istanze sociali tradizionali di difesa dei più deboli (nonostante gli errori fattuali comessi) si schierasse apertamente contro un “progresso” che spinge ineluttabilmente verso l’eugenetica, verso la manipolazione della vita umana, verso una concezione che dietro la maschera dei “desideri” individuali che automaticamente diventano diritti nasconde la subordinazione al potere manipolatorio delle multinazionali, non avrei difficoltà alcuna a ri-dirmi di sinistra. Constato che non accade, e ipotizzo il motivo per cui, secondo me, non accadrà.
Detto questo, non mi sembra il caso che intervenga più sull’argomento specifico. Se son rose, fioriranno, come suole dirsi.
armando
armando(Quota) (Replica)
E rimarrà quella fino a quando nel mondo esisteranno diseguaglianze, ingiustizie, oppressione e sfruttamento ad opera di uomini su altri uomini. (Fabrizio)
***********************
Caro Fabrizio, a mio parere le diseguaglianze sarà possibile ridurle, ma non credo affatto che un giorno scompariranno. Nondimeno sono d’accordo con te quando scrivi che “è meglio vivere lottando piuttosto che servire”.
Fabio(Quota) (Replica)
@Fabrizio Marchi: “…..io non capisco il perchè di tanto incaponimento da parte tua, di Iulbriner, di Ckkb, nel venire su un sito dichiaratamente di sinistra e voler tentare a tutti i costi cercare di farci cambiare idea”.
Rispondo, ovviamente, per me stesso.
Non so bene dove tu abbia avvertito, nei miei pochi ed occasionali interventi, la pericolosa e incombente minaccia di far cambiare idea a te o a chiunque altro.
Soprattutto in quest’ultimo caso, dove mi sono limitato a fornire il quadro concettuale d’insieme con il quale, ormai da decenni, si osservano e si qualificano politiche, culture ed ideologie, assegnandole all’una o all’altra fazione politica sui parametri concettuali della maggiore richiesta di “Stato” (poteri pubblici) o sul suo contrario (maggiore libertà privata).
Non lo dice iulbrinner in preda ad un eventuale delirio d’onnipotenza; lo dice la letteratura scientifica in materia alla quale, se permetti, una certa attenzione andrebbe rivolta, di tanto in tanto, trattandosi di tematiche di ordine storico, politico e sociale di una certa complessità.
Perché questa “fornitura” di concetti non richiesta?
Per una ragione molto semplice e meno dietrologica di quanto pensi.
Per chiudere il cerchio argomentativo avviato qualche tempo fa, su queste stesse pagine, con Rino e finalizzato ad evidenziare, stavolta in modo concludente, come la questione maschile sia avvitata intorno ad un’indeterminatezza concettuale tale, sia talmente priva di una linea d’indirizzo definita, sia talmente povera di un’elaborazione intellettuale di livello adeguato alle necessità, da condurre a ragionamenti nei quali il “capitalismo” sarebbe una sorta di spectre mondiale che avrebbe manipolato le coscienze femminili, facendone l’avanguardia inconsapevole del proprio ordine economico, finalizzato a mantenere i c.d. uominibeta nel gradino più basso.
Roba da fumetti adolescenziali nei quali far riecheggiare le sessantottine critiche “antisistema”.
Vorrei moderatamente ricordare, a coloro che non se ne fossero accorti, che il capitalismo (l’economia di mercato) è l’unico modello economicistico storicamente sperimentato che abbia sollevato miliardi di esseri umani dal flagello endemico della fame e della miseria, assicurando condizioni di vita dignitosa agli uomini alfa, beta e gamma e permettendo, attraverso la tecnologia, l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, premessa per il loro massiccio ingresso in una società dove non c’era più da spaccare pietre ma solo da spingere bottoni.
Vorrei altrettanto ricordare che tanto Geronimo, quanto Che Guevara, tanto Garibaldi quanto Napoleone, per non parlare di Totò Riina o di Provenzano, erano a tutti gli effetti c.d. uominialfa, in quanto erano le figure dominanti delle loro rispettive consorterie. L’alfismo (se mi passate questo orrendo neologismo) non è il frutto di un complotto planetario, ma la stabile condizione “etologica” dell’essere umano che suddivide, dalla notte dei tempi, gli uomini in capi e gregari, in capaci ed incapaci, in furbi e sciocchi, in intelligenti e stupidi, in coraggiosi e vili e via discorrendo.
E questo non è cercare di far cambiare idea a qualcuno ma semplicemente riportare le questioni al loro ineludibile quadro di realtà.
Quindi, dove voglio andare a parare?
Alla semplice considerazione che alla QM manca una testa pensante (un’elite dirigente) che sappia fornire questo quadro di realtà, in tutte le sue numerose e tutt’altro che amatoriali sfaccettature.
Che sappia ricordare come le coordinate dx/sx sono parametri di riferimento superati sì, ma non in un contesto che va sempre più sostituendo alle tradizionali categorie d’indagine economica – oramai mondialmente acclarate, all’interno della visione liberista corredata di welfare sociale – quelle meno visibili ma infinitamente più penetranti che definirò, con larga approssimazione ma per comodità di sintesi, come “culturalismo” versus “giusnaturalismo” (quest’ultimo termine da assumere in un senso ampio più che letterale).
E’ su quel versante, oramai, che si giocano le vere divisioni politiche e le partite della QM – come Rino dovrebbe sapere – ed è su quel versante che le lenti ideologiche hanno, ormai da diverso tempo, portato le deformazioni informative, cognitive e formative che definiscono la nostra epoca e la condizione maschile al suo interno.
In altre parole, si continua a parlare del nulla politico o, tutt’al più, ad immaginarsi tifosi (questo sì, appare con chiarezza) di un qualche sol dell’avvenire di qualunque colorazione – seppure inesistente alla prova dei fatti – che sappia dare un qualche sollievo agli svariati malesseri personali e personalmente rappresentati a cui assegnare l’etichetta di questione politica.
Naturalmente lascio queste personali riflessioni alle polemiche di maniera che mi interessano poco o punto, rimanendo comunque in attesa di conoscere, nella loro preannunciata completezza, le argomentazioni di merito che Rino mantiene all’interno di una strana, inespressa nebulosa, per tentare di cavare il ragno dal buco nel quale sembra precipitato.
Questione banale di curiosità personale.
Detto questo, che ognuno navighi nel mare che gli è più congeniale, senza però starsi a lamentare se l’inconcludenza della navigazione a vista non porta da nessuna parte.
Di nuovo e conclusivamente saluti
iulbrinner(Quota) (Replica)
…A questo punto, Iulbrinner, nella speranza che i saluti siano veramente conclusi… Anche perchè continuo a non capire il tuo ulteriore incaponimento a scrivere su questo sito dal momento che ci ritieni incapaci di una elaborazione teorica degna di questo nome. Cito testualmente le tue parole:”La questione maschile è…talmente povera di un’elaborazione intellettuale di livello adeguato alle necessità, da condurre a ragionamenti nei quali il “capitalismo” sarebbe una sorta di spectre mondiale che avrebbe manipolato le coscienze femminili, facendone l’avanguardia inconsapevole del proprio ordine economico, finalizzato a mantenere i c.d. uominibeta nel gradino più basso.
Roba da fumetti adolescenziali…”. Il riferimento alla nostra analisi è evidente.
Mi fermo e non vado avanti. Chiarisco solo che non ho MAI, e sottolineo MAI parlato di una inconsapevolezza femminile (vatti a leggere il mio libro ma ovviamente non lo farai).
Ritengo superfluo a questo punto risponderti.
La tua supponenza, la tua arroganza, la tua spocchia sono tali e tante che non meritano risposte. Ogni tua parola trasuda di “superomismo” da accatto.
Ribadisco che non capisco cosa ci stia a fare anche per un solo secondo un individuo della tua specie su questo sito.
D’altronde ti ritieni un maschio alpha (naturalmente non hai capito nulla, o fai finta di non capire, cosa intendiamo noi per maschi alpha e beta ma non importa), e allora, ragione di più per levare le tende a andartene con quelli come te che la vedono come te.
E’ ora di fare un po’ di pulizia su questo blog. Ho cominciato ieri con i cialtroni, proseguo oggi con gli spocchiosi classisti e arroganti come te. Non ce ne facciamo nulla di elementi come te.
Se vuoi parlare con Rino puoi farlo sul suo sito; non hai certo bisogno di farlo qui.
Crea il tuo laboratorio di intellettuali veri o presunti e lascia noi, poveri manovali dell’intelletto, nella nostra condizione di uomini beta, con la u e la b minuscola (per come la vedi tu, ovviamente).
Spero che tu abbia un minimo di amor proprio e che non ti faccia più vedere da queste parti. In ogni caso sarai censurato. A meno che tu non rivolga pubbliche scuse a tutti gli Uomini Beta (con le maiuscole) che animano questo sito. Lascerò a loro la decisione se accettare le tue scuse (che non saranno mai presentate) o rigettarle.
Adesso vai pure in giro a dire che i “Kommunisti” (tanto anche se entrassi nel merito per te questo rimarrei, o tutt’al più un farneticante nostalgico sessantottino) sono sempre i soliti e che non cambieranno mai.
Ti rispondo, in questo caso, con un sonoro “Me ne frego”. Guarda che sei riuscito a farmi dire…Per te mi sono anche tolto per un attimo il paraocchi, che onore che ti ho fatto…
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Detto questo, che ognuno navighi nel mare che gli è più congeniale, senza però starsi a lamentare se l’inconcludenza della navigazione a vista non porta da nessuna parte. (iulbrinner)
*******************************
Qualcuno in questo forum ha scritto che sei laureato in sociologia; pertanto sei sicuramente più preparato di me (e di altri) riguardo a certe questioni, visto che io sono un modesto diplomato in ragioneria. Condivido la tua osservazione riguardo al fatto che, pur con i suoi difetti (aggiungo io), il capitalismo è l’unico modello economicistico storicamente sperimentato che abbia sollevato miliardi di esseri umani dal flagello endemico della fame e della miseria,
Ma resta il fatto che l’impressione che mi dai (ripeto: l’impressione) è quella di un uomo un po’ snob, convinto di avere la verità in tasca. Magari mi sbaglio, dato che non ti conosco, ma questo è quello che penso. E mi spiace pure pensarlo, perché sono convinto che se fossi un po’ meno altezzoso e ti sforzassi di comprendere almeno un po’ le ragioni degli “inferiori uomini beta”, potresti dare un buon contributo alla questione maschile
Saluti dalle Marche.
Fabio(Quota) (Replica)
Iulbrinner dixit -Alla semplice considerazione che alla QM manca una testa pensante (un’elite dirigente) che sappia fornire questo quadro di realtà, in tutte le sue numerose e tutt’altro che amatoriali sfaccettature.
Che sappia ricordare come le coordinate dx/sx sono parametri di riferimento superati sì, ma non in un contesto che va sempre più sostituendo alle tradizionali categorie d’indagine economica – oramai mondialmente acclarate, all’interno della visione liberista corredata di welfare sociale – quelle meno visibili ma infinitamente più penetranti che definirò, con larga approssimazione ma per comodità di sintesi, come “culturalismo” versus “giusnaturalismo” (quest’ultimo termine da assumere in un senso ampio più che letterale).
Per quel che mi riguarda la mancanza di un quadro dirigente che promuova la questione maschile seguendo certi paradigmi culturali spero che continui a mancare.
Tra l’altro il Movimento Uomini Beta nasce proprio per bilanciare quel dualismo tra culturalismo (non nel senso dispregiativo con cui lo intendono intellettuali come Fini o Blondet) e certo rinascente giusnaturalismo neocon.
Fabrizio propone un dualismo tra due macro opzioni filosofiche e concettuali che in effetti sussistono da sempre.Vi porto un esempio tra due opzioni:
http://cronologia.leonardo.it/mondo23i.htm
(opzioni giusnaturaliste avvallate da fior di intellettuali)
e
http://www.marxismo.net/teoria/malcom_x.html
Voi chi mettereste a destra e chi a sinistra?
LukeCage(Quota) (Replica)
di un qualche sol dell’avvenire di qualunque colorazione – seppure inesistente alla prova dei fatti – che sappia dare un qualche sollievo agli svariati malesseri personali e personalmente rappresentati a cui assegnare l’etichetta di questione politica. (iulbrinner)
****************************************
iulbrinner, mi ero dimenticato di rivolgerti una domanda: tu, pur essendo un “maschio alpha”, non hai neppure un malessere personale? Mi perdoni se ti dico che non ci credo neppure un po’ ?
Fabio(Quota) (Replica)
Caro Fabrizio, non ti preoccupare, non mi dovevi proprio nulla, io metto solo sul tavolo il mio “vissuto” con la massima onestà possibile, poi se qualcuno vuole discutere ne parliamo, se no parliamo d’altro. Basta che si parli. Io mi pongo sempre così. La tua risposta mi fa venire in mente altri aspetti del problema, non mi sembra che la pensiamo troppo diversamente, secondo me guardiamo solo aspetti diversi di una questione che è la stessa. Intanto sulla causa delle diseguaglianze. Verissimo che in teoria il “terzo mondo” dovrebbe essere il più ricco. Pensa all’Africa, ha una riserva di materie prime gigantesca: se fosse solo quello il motore della supremazia economica dovremmo essere noi a emigrare in Rwanda in cerca di lavoro e finire sui marciapiedi a vendere borse false. Ma le materie prime non servono a niente se non c’è la capacità di amministrarle, intendo amministrarle per il miglior uso nel sistema economico vigente. Pensa al Coltan [http://en.wikipedia.org/wiki/Coltan], a cosa servirebbe se non in un’economia largamente globale e informatizzata come la nostra? Ma il punto non è questo. Il punto è che finita l’epoca della colonizzazione, l’Africa si è trovata largamente incapace di entrare nelle regole di un mondo ormai industrializzato: che l’industrializzazione sia stata un bene o un male è tutto da discutere, ma è un fatto che il processo dura ormai da 200 anni ed è connaturato a quella che noi chiamiamo “civilizzazione”, che a forza di massacri e orrori di ogni genere ha comunque prodotto un maggior benessere per un gran numero di persone (parlo della media delle persone, non fraintendermi. Lo so che ancora oggi c’è gente che vive in condizioni disumane, dico solo che ci sono più persone che vivono a un livello decente che nel passato). Con questo non intendo dire che la colonizzazione fosse buona, lungi da me, è stata solo uno dei centomila capitoli dell’umana stronzaggine. Ma – almeno nel caso dell’Africa – la fine della colonizzazione ha portato a un disorientamento generale sfociato in guerre civili/tribali spaventose o all’elezione “democratica” al governo di signori della guerra o al dominio di personaggi allucinanti come Idi Amin o altri dittatori e golpisti che per proprio guadagno personale non hanno esitato un secondo a svendere all’Occidente sfruttatore la loro riserva di materie prime e forza lavoro. In questo direi che la pensiamo allo stesso modo. Io però rimango dell’idea che sia comunque il “caso” la fonte delle disuguaglianze, nel senso che una volta stabilito che io, tu e tutti gli altri viviamo in un determinato stato di cose che ora come ora è configurato in questo modo, e non possiamo sfuggirgli, la nostra vita sarà determinata dal semplice fatto di nascere nell’uno o nell’altro punto di questo stato di cose. Non ci piove che è giusto e sacrosanto combattere per liberarsi dal giogo degli sfruttatori, ma allora sei anche qui d’accordo con me: la sinistra è il superamento dell’ordine sociale esistente.
In questo senso non vedo che valore possa avere la diatriba fra uomini beta di sx e uomini beta di dx. Mettiamola per assurdo (faccio volutamente delle iperboli, okay? Esagero per far capire cosa intendo). Gli UB di sx pensano che un nuovo socialismo “più umano, più vero” risolverà la generale insoddisfazione umana, porrà fine allo sfruttamento dei popoli e garantirà, in subordine, un miglior trattamento agli UB del mondo intero. Come diceva Gaber: “Chissà nel socialismo, che scopate”. Peccato che questo dovrà passare per forza per sommovimenti, rivoluzioni e spargimenti di sangue. Domanda: cosa cambia? La razza umana si scanna praticamente da quando esiste, e un motivo vale l’altro. Purché ci sia quella botta di adrenalina che ti fa sentire vivo.
Gli UB di dx pensano che il “ritorno all’antico” riporterà miracolosamente la razza umana a un’età migliore, dominata dai “valori”, dall’“onore”, dal “sangue” e, in subordine, al ruolo di “angelo del focolare” della donna. Peccato che questo dovrà passare per forza per spargimenti di sangue. Anzi, gli spargimenti di sangue sono lo stato naturale dell’umanità. Cosa cambia?
Cambia che per interpretare il presente le forme storiche di questa dicotomia non serviranno più a una beata cippa. Quello che intendevo nel mio intervento. Secondo me la rivoluzione non passerà né per la dx né per la sx “storiche”. Passerà per uomini soli che compieranno gesti clamorosi contro le autorità, come Joe Stack, avete presente il “pazzo mitomane” che si è schiantato contro un ufficio del Fisco americano? Il “folle suicida” ce l’aveva a morte con le politiche di “bailout”, cioè quello che stiamo vedendo anche qui in Italia: le banche (o la Enron, o la Parmalat) falliscono, il governo le salva riempiendole di soldi tolti di tasca al contribuente. Contribuente = Uomo Beta Cornuto & Mazziato. E i colpevoli che hanno tolto al pensionato di turno i risparmi di una vita sono liberi e felici. Non so voi, ma a me Joe Stack non sembra tanto un “folle mitomane” quanto un Uomo Beta così esasperato e deluso da non avere altra soluzione alla sua rabbia che un gesto disperato e autolesionista. Vi ricorda qualcuno? Non so, tipo i padri separati ridotti sul lastrico, emarginati e oltretutto coglionati perché “immaturi che non sanno organizzarsi la vita”?
La tua interpretazione del mio “distacco” mi sta bene, purché ci intendiamo: io non sono distaccato perché mi credo superiore in virtù della mia benestanza, assolutamente. Era quello che intendevo quando dicevo che so di essere un privilegiato. Il fatto è che se non ridefiniamo i termini della lotta di classe, io finisco per essere irriducibilmente alieno alla sx storicamente configurata: perché io sono figlio di industriali, per cui “borghese”. Per nascita. E tale mi sono sentito definire. (Nel 1978, quando avevo 12 anni, un compagno di scuola di seconda media mi chiamò “sfruttatore del proletariato”. A 12 anni, pensa un po’ tu. Io non sapevo cosa volesse dire, e secondo me non lo sapeva neanche lui). Per cui, per definizione, io non posso essere di sx, neanche se ne condivido certe idee. Se dici che osservo le cose dall’alto mi sta bene, ma non se pensi che io mi creda superiore. Non è così. Mi credo più fortunato, certamente, questo sì. Ma non sono calvinista: non mi ritengo più amato da Dio. Credo solo che la questione degli UB sia da affrontare con altri punti di vista. (Ripeto: Joe Stack).
La questione destra-sinistra non mi sembra affatto una sega ideologica. Mi sembra solo da ridefinire al di là delle sue forme storiche e da ricostruire profondamente alla luce di un mondo profondamente cambiato.
Curioso: il tuo esempio sull’impresa mi sembra calzantissimo, fatte le debite sostituzioni, per definire la condizione del matrimonio nella società attuale. Hai ragione: la destra sta in alto e non prende mai le difese del più debole. Quello è compito della sinistra. Finché non arriva in alto, e a quel punto si trasforma in destra. In questo senso sì, i termini si possono cambiare tranquillamente, non significano nulla.
Leggo altri commenti e così, di getto, mi sembra che ci sia un problema anche sulla presunta “leadership” del movimento, o sulla sua “capacità di elaborazione intellettuale”. Ecco, il problema della leadership mi sembra una di quelle categorie deteriori che prima o poi affiorano in qualsiasi dibattito minato dalle forme storiche della dx e della sx. Di nuovo la separazione fra avanguardie e retroguardie. Secondo me va superata. Vi prego, la filosofia è importante, non dico di no, ma pensiamo al concreto.
Smetto qui. Parlate voi.
MarcoP(Quota) (Replica)
Ottimo intervento, caro MarcoP, puntuale, analitico e intelligente, e soprattutto animato da un reale spirito costruttivo. Condivido una buona parte delle cose che hai detto e naturalmente ce ne sono altre sulle quali non sono d’accordo. Ma vedo che ci comprendiamo entrambi e non ci schermiamo dietro a posizioni ideologiche precostituite. Apprezzo molto la tua schiettezza e la tua onestà intellettuale ed è questo che fa sì che i nostri due linguaggi possano incontrarsi.
Ti risponderò nei prossimi giorni perchè hai toccato, come sempre, argomenti molto interessanti che meritano riflessioni più approfondite di quelle che posso fare in questo momento e con poco tempo.
Mi fa veramente molto piacere averti qui; diciamo un borghese per nascita (non è certo colpa tua… , ecco che rientra in ballo il “caso”) laico, consapevole, lucido e, sembrerebbe, illuminato…
Solo due cose in questo post. La prima è che il fatto di appartenere ad una determinata classe sociale, non significa necessariamente che si debba aderire (peggio se acriticamente) alle sue ragioni e ai suoi interessi.
Anche Engels era figlio di industriali, Mao era figlio di un piccolo mandarino (all’epoca in Cina significava essere dei superprivilegiati), Che Guevara era di estrazione medio borghese (date le condizioni dell’America Latina, vale per lui lo stesso discorso di Mao). Per non parlare dei cosiddetti socialisti utopisti che erano tutti industriali o, come te, figli di industriali. E se vuoi, anche Francesco d’Assisi e Don Milani, tanto caro, giustamente, al nostro amico Rino e non solo a lui, hanno avvertito, in forme in parte diverse, lo stesso richiamo. Ne potremmo citare molti altri.
Questo significa che è vero solo in parte che le condizioni di classe creano la coscienza e non viceversa, come diceva Marx. Esiste una chiamata (non sempre, ovviamente, e non per tutti) che ci fa fare delle scelte di campo, ci fa andare oltre le nostre condizioni individuali e sociali. Che cosa sia a generarla non lo so e forse nessuno lo sa. E’ come se ad un certo punto della propria vita un uomo sentisse che non può fare a meno di fare quella cosa che ormai da tempo pensa sia giusto fare. E lo fa. E’ valso anche per tanti altri e in qualche misura è valso anche per noi. Perdona se mi permetto di dirti questo, forse mi prendo delle eccessive libertà ma, anche se non ti conosco, mi pare di scorgere fra le righe, nelle tue parole, proprio quella “chiamata alle armi”, anche se a te, ovviamente, appare ancora come un’ipotesi assolutamente remota. Ci sta anche questo. Però, credimi, hai troppa consapevolezza della tua condizione per poterne parlare nel modo in cui ne parli. La tua lucidità nell’analizzare la realtà ci dice che questa è il frutto di un’astrazione concettuale e intellettuale (dalla tua condizione sociale) e forse (ho detto forse) anche di altra natura, più profonda ancora, più spirituale…Naturalmente questa tua stessa lucidità potrebbe portarti a rimanere nella tua condizione e a continuare ad osservare il mondo con la stessa lucidità e con una discreta dose di cinismo (che non vuol dire malvagità) in più. E’ inevitabile. Quando si è consapevoli ma non ci si muove dalle proprie posizioni, in qualche modo ci si deve schermare. A meno che questo processo interiore di consapevolezza non sia già ad uno stadio troppo avanzato, dal quale non può più esserci ritorno.
Nel tuo caso, mi dispiace per te, caro MarcoP, ma ho l’impressione che tu sia già a un buon punto di “cottura …Non lo sappiamo, ce lo dirà la realtà e la storia…Naturalmente da queste parti ne saremmo felici.
Detto ciò, tornando a noi, e spezzando una lancia nei confronti del vecchio Marx (dopo averlo sacrosantamente criticato, toccherà anche a lui ogni tanto, o no?… ) è solo la coscienza di classe che crea la classe. Oggi, ad esempio, esiste solamente la borghesia mentre non esiste il proletariato. Non certo perché questo non esista realmente, ma perché non ha coscienza di se stesso come classe. E infatti esiste solo la borghesia, che ha massacrato e liquefatto culturalmente le altre classi sociali alle quali non rimane che adeguarsi ai modelli sociali dominanti, come sosteneva anche Pasolini. E’ in questo modo, grazie a questa gigantesca offensiva culturale, che la borghesia ha vinto, prima ancora che con le ristrutturazioni industriali e la globalizzazione capitalista (che c’è sempre stata da quando esiste il capitalismo).
Il proletariato si definisce tale quando acquisisce coscienza di sé come classe. Viceversa abbiamo solo una massa di persone abbrutite e prive di una reale identità. E bada che questo va ad incidere anche sulle identità individuali. Io non sono uno di quelli che pone la coscienza di classe prima di quella individuale o che considera quest’ultima succedanea alla prima. Tutt’altro. Altrimenti non avrei potuto fare il discorso che ho fatto prima. Penso solo che le due cose marcino parallelamente. In fondo anche per te, rovesciando il paradigma, vale questo discorso. Tu sei ad un bivio, è evidente. Riconosci le ragioni degli altri (coscienza individuale) ma la tua condizione di classe (coscienza di classe) ti impedisce di aderirvi. Come andrà a finire il tuo “caso” individuale, come ripeto, ce lo dirà solo la storia (anche se tu, dentro di te, già lo sai, anche se credi di non saperlo…ti ci vorrà l’ostetrica socratica…).
A questo proposito ti segnalo un vecchio aforisma tibetano che ho scovato ormai parecchio tempo fa su un libro. Dice il vecchio saggio tibetano:”Quando sei di fronte ad un bivio, scegli sempre il sentiero più impervio; è quella la strada giusta”.
Chiudo, cambiando completamente discorso, con un’ultimissima e brevissima riflessione sulla questione della leadership che tu hai sollevato. E l’hai sollevata perché evidentemente qualcosa ha fatto vibrare le tue corde di uomo intelligente e avvertito.
Siamo pochi, sparsi e, come puoi vedere, inevitabilmente divisi per il fatto di avere idee completamente diverse. Eppure il germe del comando, della egemonia, della “leadership”, insomma della volontà di potenza, è già fra noi. Da una parte mi viene da ridere, data la situazione, dall’altra un po’ questa vicenda mi preoccupa. Perché rischia di non farci lavorare serenamente e crearci dei problemi. Non mi riferisco al nostro interno, sia chiaro, però forse la nascita non dico di un nuovo movimento, perché ancora non lo siamo, ma di un nuovo punto di vista organizzato sulla QM, potrebbe creare comunque dello scompiglio, diciamo così. Non ce l’ho con nessuno in particolare, voglio sottolinearlo, però posso garantirti che in un passato recente, prima ancora che decidessi di dar vita agli Uomini Beta, qualcosa del genere serpeggiava; voci, illazioni, dicerie su presunte velleità dirigiste del sottoscritto, ad esempio. Stronzate naturalmente, anche perché chi è cosciente della situazione sa perfettamente a quali conseguenze va incontro un uomo di sinistra, impegnato politicamente e professionalmente, nel momento in cui sceglie di esporsi pubblicamente sulla QM. Ma tant’è. E’ un germe antico, porta discordia e divisione. Io per parte mia, metterei non una, ma centomila firme, per avere con me decine e centinaia di uomini intelligenti e consapevoli capaci di metterci la faccia e in grado di portare avanti il nostro Movimento in una dimensione di totale direzione collegiale. Un Movimento che potrà crescere e svilupparsi solo e proprio se saprà fare questo. Solo e proprio se saprà andare, per capirci, nella direzione opposta a quella elitaria e leaderistica indicata da Iulbrinner nel suo ultimo post.
Questo è il mio obiettivo strategico e a questo lavoro.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Tantissime le questioni interessanti che sono state sollevate. Esprimo qualche considerazione sul Capitalismo come il migliore tra i sistemi socio-economici che abbiano visto la luce, in grado di sollevare la popolazione dalla miseria in cui si era dibattuta fino al suo avvento. Questo può essere parzialmente vero per il solo mondo occidentale, in quanto la sua applicazione in altre realtà geografiche ha comportato ben pochi benefici, ma ha anzi finito per destrutturare società che fino al suo avvento riuscivano, sia pure con difficoltà, a far fronte alle diverse esigenze del vivere quotidiano. Oggi queste società non solo non possiedono più quelle prerogative, ma non hanno conosciuto, o in minima parte, il progresso, concetto decisamente contraddittorio, che ha caratterizzato il mondo occidentale.
Arriviamo quindi a questo progresso. Innegabilmente il mondo occidentale come lo intendiamo abitualmente ha conosciuto un miglioramento generalizzato delle condizioni di vita di una parte molto consistente della sua popolazione, soprattutto nel corso della seconda metà del secolo scorso. Ma perchè questo è accaduto? Credo che nessuno possa affermare che è merito delle qualità intrinseche del sistema capitalistico. Il Capitalismo “puro” che non è sostanzialmente solo quello delle origini, ma che sopravvive fino ai primi decenni del secolo scorso, è ben poco in grado di migliorare in maniera generalizzata le condizioni di vita della popolazione. Esso non ha fatto altro che sostituire al dominio del patrizio-feudatario-aristocratico sul plebeo-servo della gleba-popolano quello del borghese sul proletario-salariato. Insomma abbiamo visto tutti immagini o letto racconti di che cosa voleva dire essere lavoratore in quell’epoca. Poi piano piano si fanno strada le forze sindacali e in generale di sinistra. Atraverso decenni di lotte, scioperi, scontri, ecc., queste forze riescono a dar vita a un “Capitalismo dal volto umano”, a una sorta di socialdemocrazia che rappresenta ancor oggi il risultato migliore raggiunto dal progresso materiale umano. E volutamente ho scritto “progresso materiale”, in quanto a un discorso più latamente “esistenziale” io non posso tacere che proprio nel miglior sistema socio-economico la depressione è galoppante, l’utilizzo di psicofarmaci oramai un business enorme, il tasso di suicidi impressionante, per non partlare dei tumori, malattie sulla cui spaventosa diffusione, secondo molti, proprio il “progresso” sarebbe responsabile.
La morale è insomma che ancora una volta misurare il benessere di una società in termini esclusivamente materiali è limitante.
Le stesse relazioni umane, e non solo fra i due sessi, paiono oggigiorno ancor più deboli che in passato. A questo proposito in tanti conosciamo Zygmunt Baumann e la sua teoria della “modernità liquida”
Il sistema attuale entra in crisi, dal punto di vista materiale, proprio quando queste forze di sinistra, non sono più in grado di controbilanciare la spinta “egoistica” che il Capitalismo esprime, se ne vengono allentate le redini.
L’idea del libero mercato che si autoregola a beneficio di tutti è ormai una teoria che fa sorridere. Il Capitalismo va “domato”, altrimenti inevitabilmente degenera.
Quindi un sistema capitalistico di stampo social- democratico è tutt’altro che una sventura. Esso d’altronde si è manifestato in maniera soddisfacente in poche realtà. Trascurando i Paesi scandinavi, favoriti dal numero esiguo di abitanti e dalla massiccia disponibilità di risorse naturali, mi viene da pensare alla Germania degli ultimi 50 anni.
Rimangono aperte le questioni “degenerate”relative al rapporto fra i sessi, al problema ambientale, alla gestione dei grandi mezzi di comunicazione, ecc.. tutte questioni da affrontare secondo me in chiave autenticamente democratica, in cui tutti si facciano carico di diritti e doveri.
Alessandro(Quota) (Replica)
>Questo può essere parzialmente vero per il solo >mondo occidentale, in quanto la sua applicazione in >altre realtà geografiche ha comportato ben pochi >benefici
Alessandro, io non sono un uomo di sinistra, perciò mi rendo conto che le mie idee possono non piacere in questa sede, però che il sistema capitalista occidentale, pur con tutti i suoi difetti, sia stato migliore di quello sovietico (tanto per portare un esempio) è un dato di fatto. Inoltre devi sapere che per far sì che una parte minoritaria della popolazione mondiale stia bene – o, cmq, meglio di altre – ci deve essere per forza di cose qualcuno che soffre. Questa è l’amara realtà del mondo e della razza umana. Tutto il resto è utopia. Le società perfette non potranno mai esistere.
Roberto(Quota) (Replica)
http://contemporanea.netsons.org/rivoluzione-comunista/perch%25C3%25A9-fallisce-il-comunismo-sovietico
Roberto(Quota) (Replica)
Però allora, caro Roberto, coerentemente con ciò che affermi, dovresti tenerti stretta questa situazione da te ritenuta immutabile e immodificabile e accettare lo status quo. Cioè accettare di essere un uomo qualsiasi, un beta, che non conta nulla, ma proprio nulla, subordinato e subalterno a tutto e a tutti ma soprattuto a tutte. Non negarlo perchè altrimenti non stavi qua.
Vi piace questo mondo? E allora tenetevelo!…Poi però non lamentatevi. C’è una contraddizione stridente in queste posizioni, grande come una casa, però vi ostinate a non volerlo ammettere.
Se il mondo non si può cambiare tanto meglio adeguarvisi. E allora perchè non vi adeguate al dominio del “femminile” sul “maschile”? Fate buon viso a cattivo gioco, tanto le cose non si potranno mai cambiare. A cosa servirebbe prendersela tanto? Meglio accucciarsi e ruspare qualche briciola…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Non c’è che dire, un bel Bignami sulla storia del “comunismo” sovietico e del suo fallimento…e va bè, le cose sono un “tantinello” più complicate…
In ogni caso, come ripeto, nessuno è obbligato a pensare che “un altro mondo è possibile”…
Se questo vi piace tenetevelo. Io non sto facendo quello che sto facendo per ideologia, sai quanto me ne frega…Lo sto facendo perchè, personalmente, considero questo mondo insopportabile. Se non la pensassi in questo modo mi godrei serenamente i benefici che questo mondo mi darebbe…Non vedo perchè tu non lo faccia (e quelli che la pensano come te). Invece che perdere tempo con quelli, come noi, a cui questo mondo non piace e vorrebbero trasformarlo. Ripeto, non per ideologia, ma perchè ci campano male…
Non vorrei sembrarti scortese, anzi, sono contento che tu sia qui. Però è bene che tu sappia che questo non è un sito “politicamente corretto” ed io, benchè ne sia l’ideatore nonchè il fondatore, non vesto i panni del moderatore, ma esprimo le mie opinioni proprio come tutti, con rispetto assoluto degli altri, ma senza mediazioni di alcun genere..
Qui siamo tutti uguali, non ci sono gerarchie, capi, capetti e sottopanza. Noi questa roba la buttiamo al macero. Qui conta solo il valore degli uomini che partecipano alla discussione. Punto.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Eh, eh, Fabrizio, benvenuto nel mondo dei “movimenti maschili”, bisogna provare per credere….
Ti assicuro che quando si conoscono bene gli uomini…. si torna a rivalutare le donne…;-))
Animus(Quota) (Replica)
Io, Roberto, ho conosciuto diversi russi. Nessuno di questi è un celebratore del regime sovietico, ma molti di essi, dopo aver vissuto a lungo nell’attuale società russa, che somiglia alla nostra, sono nostalgici di quel regime. E’ molto curioso questo, ma è così. Nei Paesi dell’ex URSS si è allargata la forbice tra gli uomini alfa e quelli beta, come sta accadendo da noi. E come accade da noi, gli uomini alfa, tra i quali vi sono, come sappiamo, anche coloro che detengono il potere politico, ben poco si occupano di ciò che attiene all’esistenza dei beta, categoria pur molto diversificata al suo interno.
Con ciò non sto difendendo il regime sovietico, che aveva limiti enormi. La storia però non è solo quella che troviamo nei libri di scuola o nei saggi di vario orientamento politico. La storia sono anche le testimonianze di chi un mondo lo ha vissuto e sperimentato sulla sua pelle.
Alessandro(Quota) (Replica)
La mia esperienza è che quando si conosce bene se stessi, la propria e altrui paternità, il valore degli uomini nella Storia, non si può che provare ammirazione e rispetto e riconoscenza. E in particolare quando si conoscono gli uomini che affrontano la drammatica consapevolezza della condizione dei maschi nel mondo attuale. Condizione attraverso la quale passa, da sempre, la condizione di tutti.
ckkb(Quota) (Replica)
Aggiungo che l’esperienza di ammirazione, rispetto e riconoscenza di cui sopra è legata ad un’altra esperienza di questi anni di discussione in lista: è di grande aiuto discutere sulla base di una conoscenza di persona delle persone con cui si discute. La conoscenza di persona è spesso in grado di costruire un sentimento di amicizia che consente di creare il senso e la consapevolezza di appartenere alla comunità di uomini che discutono su un tema così nuovo e, tra l’altro, dalle risonanze personali molto forti. Il che aiuta a mantenere la discussione e il confronto in un ambito più positivo e costruttivo. E questo a prescindere dalle diverse appartenenze culturali o politiche. In sintesi, a mio avviso, che conta è prima di tutto quanto più di tutto manca oggi (e infatti è quasi proibito: una riunione tra maschi è assimilata dal politycall correct alla “riunione sediziosa”): la capacità di amicizia e di confronto costruttivo tra uomini da vivere in ambiti, spazi e tempi (forme organizzative:anche una birra insieme) che rendano questo possibile. Pertanto mi sembra sensata la proposta, di una pizza con birra da qualche parte.
ckkb(Quota) (Replica)
Mai negatomi ad una birra con altri…io sono a Roma però…la vedo dura…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Non solo russi, caro Alessandro, ma anche rumeni e molti polacchi e, anche se può sembrarci incredibile, molti tedeschi della ex DDR…
Su 10 rumeni con cui ho parlato per vari motivi, uomini e donne, il’90% posso assicurarvi che rimpiangeva il vecchio regime di Ceaucescu…cosa per per me terrificante, ma tant’è…
Diversa però la situazione in Ungheria e nella Repubblica ceca, paesi più ricchi, decisamente mitteleuropei, che hanno vissuto con più violenza l’oppressione sovietica e dove c’era già un forte sentimento anticomunista.
Comunque ciò che dici è verissimo. E’ già passata in quella parte di mondo la “sbornia capitalista” e il sogno è già svanito…
Comunque un’altro aspetto che non si prende mai in considerazione quando si fanno questi discorsi, è che noi viviamo nel cuore del capitalismo, al centro dell’impero. Ma si dimentica che il capitalismo non c’è solo in Svizzera o nel Canton Ticino ma anche nelle Filippine, in America Latina, in Asia e ora anche in Russia (dove si calcola ci siano 100 milioni di poveri, praticamente la metà della popolazione). E si manifesta in forme molto più selvagge che interessano la grande maggioranza della popolazione del pianeta.
Insomma non tutti i sudditi sono “civis romanus sum” che godono del loro status privilegiato. Un conto era vivere a Roma ed essere cittadini romani e un conto vivere nella Gallia o nella Giudea, per non parlare degli schiavi…E anche l’impero romano era più evoluto rispetto alle altre culture ma ciò non toglie che si fondava sull’ingiustizia…e anche l’impero romano ha prodotto la sua negazione: il Cristianesimo. Ma la storia in pillole non mi è mai piaciuta e si rischia di banalizzare…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Quando visitai alcuni paesi dell’est, la Romania di Ceausescu e la sua gentile consorte, aveva una situazione ben peggiore dell’Ungheria o della Cecoslovacchia, bisognava pagare il permesso di soggiorno anche da turisti: 24 dollari 3 giorni, solo dollari e in maniera minore i marchi valevano, altrimenti con la loro moneta prendevi solo roba scadente.
La cosa comune per la gente di quei paesi era l’ammirazione per l’Italia e la mafia, beh gli sarà passata.
Ero vagamente di sinistra allora, ma l’Europa in generale mi piaceva per altre ragioni. La democrazia e alcune differenze sociali per me sono necessarie perché ci sia gente che abbia la spinta per creare liberamente ed intrapendere.
Leo(Quota) (Replica)
Verissimo Fabrizio. Il Comunismo, pur con tutti i suoi limiti, dalla scarsa libertà offerta alla manipolazione dei mezzi di comunicazione, ecc ( ovviamente sto facendo riferimento al Comunismo del disgelo, quello al tramonto, tralasciando la stagione staliniana che è orrenda) offriva anche quella modesta, ma comunque preziosa, sicurezza economica, che oggi in tanti di quei Paesi è venuta a mancare ed è rimpianta.
Se niente ti viene offerto nonostante tu sia un cittadino di uno Stato, è facile che nasca un senso di smarrimento, di angoscia.
Noi siamo oramai abituati a correre, correre, correre, senza fermarci mai, perchè altrimenti ci viene a mancare quel riconoscimento sociale senza il quale in questa società non sei nessuno.
Adesso anche loro lo stanno sperimentando. Non c’è più la “protezione” dello Stato, non si attendono più i “ritardatari”, occorre quanto prima scendere nell’arena e “battagliare” con i tanti che vogliono ritargliarsi un posto al sole, possibilmente tenendo sempre presente che la sfida è falsata in partenza, perchè le tue amicizie, conoscenze, le tue origini, le tue possibilità economiche saranno ciò che determinerà in buona parte il tuo successo o insuccesso e non certo i tuoi meriti.
Sarebbe stato interessante, parlo a livello personale, e so che può apparire strano a tanti, sperimentare un’esistenza, anche limitata a pochi anni nel caso del Comunismo, in entrambi questi sistemi socio-economici. Allora si sarebbe potuto veramente stilare un bilancio. Oggi possiamo informarci, immedesimarci, ma ci manca l’esperienza vissuta in uno di essi, che è sicuramente la più arricchente.
Alessandro(Quota) (Replica)
Oltre a quello che proponi tu; Alessandro, bisognerebbe fare un altro esperimento. Provare a vivere in uno dei tanti paesi a capitalismo selvaggio, che so, il Messico, il Brasile, la Thailandia, uno dei tanti. Diciamo il Messico và, paese che conosco abbastanza bene, di fatto una dependance degli USA.
Noi qui siamo alle prese ormai da un decennio con il problema della precarietà del lavoro, e ci sembra un dramma. Lì si metterebbero a ridere se gli raccontassimo i nostri problemi…La precarietà la vivono tutti i giorni DA SEMPRE dalla mattina alla sera, ma non la nostra, la loro…Essere precari per loro significa non sapere se la prossima settimana si mangerà o meno, se si avranno due pesos in tasca per cercare di portare tuo figlio dal medico che si è ammalato di chissà cosa, e via discorrendo…e naturalmente all’interno di rapporti sociali e di classe che vi lascio immaginare…
Badate che non sto parlando di un paesino sperduto del terzo mondo ma di un paese di cento milioni di abitanti, da sempre all’interno del mondo capitalista, e nella fattispecie del capitalismo doc, quello americano.
Sarebbe interessante catapultare in quella condizione i sostenitori del liberismo economico, del “tanto io me la cavo perchè ho le palle”, della competizione come motore della vita, i vari teorici delle diseguaglianze ontologiche fra gli uomini, ecc. ecc. e vedere a quel punto come se la cavano. Ma catapultarli da indigeni e da lavoratori salariati, non da occidentali medio borghesi che vanno a svernare e magari si comprano pure un pezzo di terra e ci fanno un resort. E soprattuto vedere come la penserebbero una volta riacchiappati per la collottola e fatti tornare ad una vita più decente, cioè qui dalle nostre parti, nel cuore dell’impero. Credo proprio che i loro entusiasmi si placherebbero e forse potrebbero cominciare anche ad apprezzare anche quella blanda socialdemocrazia che riduce gli uomini a pappemolli, bisognosi del’assistenza pubblica. Ma meglio pappemolli e assistiti dallo stato che fatti a brandelli e con una vita media di cinquant’anni e non più, all’incirca…Vaglielo a spiegare al tuo padrone messicano (o americano col cane da guardia messicano) che ti tratta peggio di una besta da soma che tu sei un presunto maschio alpha, un capo e non un gregario, uno che per sbaglio è finito in quelle condizioni e non sa spiegarsi il perchè. Eppure il Dna parla chiaro; lui è un maschio alpha ma i conti non gli tornano. Non c’è più papà che gli paga gli studi e e la specializzazione e a buon bisogno lo fa entrare da qualche parte. No. Adesso deve trottare insieme a tanti maschi beta, anche se lui è convinto di essere un alpha…
Ecco, a quel punto, ma solo a quel punto, si potrebbe fare un altro esperimento interessante. Spedirli per lo stesso periodo di tempo diciamo nella x DDR.
Non so se, dopo una simile fantascientifica e immaginaria esperienza, il socialismo reale continuerebbe ad incutergli tutto quel terrore …Credo che vedrebbero tutto da un’altra prospettiva e forse anche quella mezza specie di statalismo economico e assistenziale (oltre che illiberale) gli sembrerebbe non certo un giardino fiorito ma forse un tranquillo cortile, al confronto…
Ora mettiamoci bene in testa, perchè è così, che tolto il giardino fiorito (ma perchè è così fiorito?) dell’Europa, il resto del mondo, tranne rare eccezioni, è su per giù nelle condizioni del Messico; c’è di meglio ma c’è anche di molto peggio, quindi la media è quella…
Purtroppo è un esperimento che non si può fare. Ne vedremmo delle belle. E noi che abbiamo fatto un casino per l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori o per l’abolizione di alcuni punti dela scala mobile… Mi viene da ridere…
Molta gente non sa come si vive fuori dal nostro orticello. Dovrebbe andare a dare una sbirciatina, se può ma non da turista. Si renderebbe conto di persona di molte cose e, ne sono certo, rivedrebbe molte delle sue convinzioni…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Molta carne al fuoco. Prendo solo un tema.
Due parole sul “capitalismo”.
1 – Dicevo che uso a malincuore il termine “capitalismo” perché non si capisce mai di cosa si stia parlando (celebrando/condannando). Si parla della società industriale o della società industriale di mercato (diciamo “liberista”)? Fino al 1989 c’erano due società industriali. Una di libero mercato, una di pianificazione. La seconda, durata 80 anni, è morta. Resta solo la prima: per il momento o per sempre? Ma capitalismo e mercato sono esistiti da ben prima della nascita della società industriale (liberista o meno). Quanto è dunque corretta l’equazione capitalismo= soc. ind.le? Il fallimendo della soc. ind. pianificata indica che è possibile solo quella liberista?
2 – E’ stato detto che il capitalismo è quel sistema che ha sollevato masse immense dalla fame e dalla miseria. Indubitabile. Basti pensare che a inizi 800 la popolazione mondiale era di circa 1 miliardo, oggi siamo quasi a 7. Ma “capitalismo” in che senso? perché anche la soc. ind. pianificata fece moltissimo in tale senso. Ad es. la popolazione crebbe sia là che qua allo stesso modo. Anche qui dunque si attribuisce al “capitalismo” quel che è proprio della soc. ind.le. Anzi, per la soc. ind. pianificata si è parlato di “capitalismo di stato”. Allora vuol dire che per “capitalismo” si intende società industriale, a suo tempo in due versioni. Liberista/ pianificata. Marasma linguistico a parte (che cmq non è innocuo), se la quantità di umani vivi ne è una misura (e non si può negare che lo sia) l’opera della soc. ind. è stata colossale. Chi ne dubita?
3- Ecco un dubbio. La Cina maoista è passata in 30 anni (1950-80) da 600 a quasi 1200 milioni. La domanda è: quella Cina (che era comunista di nome e di fatto) era pianificata, certo, ma era una soc. industriale (come l’URSS)? Si può dirlo davvero?
E che dire dell’intera Africa (che certo non è industriale) e dove però la popolazione è cresciuta anche di più?
4- Quando si dice “un altro mondo è possibile” ci si riferisce anche all’abolizione della società industriale in qualsiasi forma, o solo di quella liberista? Visto il passato (e la fine) di quella pianificata, ci si deve chiedere: sostituita da cosa? E se non si trova una soluzione a questo dilemma (neppure sul piano del puro progetto ideale) che si fa?
Per risolvere la QM è necessario abolire la società industriale?
Per questi motivi aborro il termine “capitalismo”, ma mi tocca adattarmi, non posso proporre neologismi o sigle sostitutive a tutto quel che non mi piace. Però il marasma resta.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
In effetti, come afferma Rino, non è facile dare un significato preciso a termini che hanno secoli di storia. Si cerca di essere i meno approssimativi possibile.
Sono pienamente d’accordo con te Fabrizio.
Purtroppo molte persone parlano per sentito dire. Siccome i nostri mezzi di comunicazione sono sostanzialmente asserviti agli interessi del grande capitale, tranne eccezioni di poca rilevanza, ci propongono una vulgata che torna loro a giovamento, ma che in tanti scambiano per la “verità”.
Il tuo esperimento sarebbe davvero un momento di crescita morale e culturale per tanti.
Intanto anche il “centro dell’Impero” incomincia un pò a scricchiolare, sia pure in quelle sue parti più periferiche, vedasi Grecia.
Qualche uccello del malaugurio afferma che arriverà anche il nostro momento. Tocchiamo tutto quello che è possibile toccare e anche di più, ma so che, qualora ciò dovesse accadere, i nostri governanti, di destra certamente e ahinoi anche in parte di centrosinistra, hanno già pronta la ricetta su come uscire dalla crisi: scaricarla sui ceti medio-bassi e chiudere loro la bocca. E poi magari spacciare il declino per crescita con l’ausilio del bombardamento mediatico. E ancora una volta forse il popolo si troverà di fronte al piccolo schermo ad assentire.
Alessandro(Quota) (Replica)
Hai detto bene Rino, un bel marasma, una matassa tutta da sciogliere e nessuno, sottolineo nessuno, ha la soluzione in tasca. In realtà sembra che il crollo del comunismo abbia messo in difficoltà un po’ tutti, non solo i suoi orfani ma anche i suoi storici oppositori che si trovano oggi, paradossalmente più di ieri, nella necessità di offrire delle risposte agli esseri umani in un mondo che mantiene intatte e forse ancor più profonde, le sue contraddizioni. Prima c’era un’utopia che in molti ritenevano in qualche modo praticabile, anche se la sua applicazione concreta (ammesso che sia stato questo il cosiddetto socialismo reale, e io ho diversi dubbi in proposito…) è stata quella che è stata. Avevano dunque buon gioco, tutto sommato, gli ideologi delle borghesie e delle classi dominanti di tutto il mondo , finchè era in piedi quel sistema in qualche modo riconducibile o ricondotto a quella stessa utopia.
Non si trovavano infatti nella condizione di dover offrire delle risposte o delle soluzioni. Anzi, questa era l’incombenza degli altri, dei critici del capitalismo, di coloro che sostengono che “un altro mondo è possibile” e che in una qualche maniera devono dimostrare anche la possibilità di una sua concreta realizzazione . Era sufficiente contrastare quel sistema e tessere le lodi del proprio e il gioco era fatto. Paradossalmente (la storia è piena di paradossi) era proprio l’esistenza del blocco sovietico e/o capitalista di stato (ma ideologicamente identificato come comunismo) che, da un punto di vista ideologico, rafforzava il capitalismo liberista, quello tradizionale, diciamo così.
Oggi, quegli stessi ideologi del capitalismo liberista, ora dominante a livello planetario, sono un po’ nei pasticci, perché non avendo più un modello “alternativo”, scassato e sbilenco, con cui paragonarsi e competere per poi decantare le sorti magnifiche e progressive del proprio, si trovano a fare i conti con la realtà oggettiva che rischia di apparire, ad un numero sempre più crescente di persone, sempre meno progressiva e soprattutto sempre meno magnifica.
Da qui le difficoltà in cui si dibattono, in modo anche abbastanza evidente. D’altronde la “pars denstruens” è sempre la più facile, è la “pars construens” che è sempre più problematica; per tutti, non solo per gli utopisti o per quelli che credono che “un altro mondo è possibile”. E quindi per la prima volta, dopo secoli, si trovano nella condizione di dover dare delle risposte e di dover giustificare, anche da un punto di vista ideologico, le contraddizioni strutturali, checché se ne dica, del loro sistema. Prima del comunismo, questo problema non l’avevano. Ora lo hanno. Non possono eluderlo. Per lo meno in questo , il comunismo a qualcosa è servito. Nulla può essere cancellato nella storia, anche se i vincitori ci provano sempre. L’idea della possibilità della trasformazione della realtà non potrà mai più essere rimossa del tutto. Per la semplice ragione che è stata concepita e rimane nella memoria storica.
Staremo a vedere come se la caveranno. Non è affar nostro e non saremo certo noi a dargli una mano…
Ritorno ad alcuni dei temi da te sollevati e vado per punti senza naturalmente la pretesa di dare delle risposte ma solo di offrire degli spunti di riflessione, ricordando sempre a tutti che in questo luogo affrontiamo, in poche righe, argomenti di una enormità spaventosa e quindi è inevitabile che si semplifichi fino all’inverosimile.
a) Ribadisco che il concepire un “altro mondo possibile”, per quanto mi riguarda, non è il risultato di un’astrazione filosofica che possa condurci alla elaborazione di chissà quale modello o ideale da applicare o, meglio faremmo a dire, da imporre nella realtà quotidiana (una sorta di Repubblica platonica o di Città del Sole o di Utopia alla Campanella e alla Moro) . Il paradosso (uno dei tanti della storia) è che proprio la filosofia della prassi per eccellenza, il marxismo, è stata rovesciata come un guanto e trasformata nel suo esatto contrario, cioè in una sorta di ideologia messianica ed escatologica, quasi come una religione (direi senza il quasi). Altri invece, deformandone completamente la natura e l’approccio interpretativo, lo hanno concepito in modo meccanicistico e deterministico, sottraendo al marxismo la componente della soggettività che è assolutamente centrale e senza della quale quella stessa filosofia non potrebbe neanche darsi. Insomma, per dirla in parole poverissime, la realtà non si trasformerà da sola o in virtù di un processo meccanico e inevitabile, perché così sta scritto (nella versione messianica o in quella deterministica), ma perché qualcuno (la soggettività) la trasformerà. Senza di questa non si ha trasformazione. La soggettività è libertà, naturalmente. E’ possibilità.
E come si estrinseca questa libertà/possibilità? Nella trasformazione dello stato di cose presenti e quindi a partire dalle proprie condizioni reali di esistenza. E’ questo il cuore della filosofia marxista. E nel momento in cui questa soggettività viene a mancare il processo si ferma; la trasformazione non è possibile. Ed è esattamente quanto sta avvenendo oggi nel nostro mondo. Paradossalmente è quanto accaduto anche nel sistema sovietico che è rimasto immobile, stagnante, per decenni, senza una soggettività che intervenisse a modificarlo. Il quale sistema sovietico, è importante chiarirlo, non è crollato per l’ intervento di quella stessa “soggettività” di cui parliamo, ma per una anche abbastanza rapida (dati i tempi della storia) auto liquefazione, essendo quella variante del capitalismo (di stato) impossibilitata a reggere la competizione con l’altra, quella doc, il capitalismo liberista. E’ ovvio che una trasformazione c’è stata ma, dal mio punto di vista, non nella struttura delle categorie di dominio e di comando che anche in quel sistema, come nel sistema capitalistico doc, sono rimaste inalterate. Infatti, il proletariato e le classi subalterne, anche nell’URSS, erano completamente espropriati, non solo dei mezzi di produzione di proprietà di uno stato leviatano che stava “sopra” le masse, ma anche di qualsiasi forma da parte di queste ultime di poter esercitare una qualsivoglia forma di controllo e di comando nell’ambito della decisione politica. In parole sempre più povere, in quel sistema non c’erano né le libertà cosiddette” borghesi”, né le libertà cosiddette “comuniste”. A quel punto, una volta venuti meno, con la caduta dello stalinismo, l’ideologia (a quel punto ridotta a mera icona in cui nessuno credeva più) e il terrore di massa, era rimasta solo una scatola vuota, un sistema statalista dominato da oligarchie burocratiche e militari, altamente gerarchizzato (anche se in forme appunto diverse dalle nostre) e incapace di reggere il confronto economico con il suo alter ego, il capitalismo occidentale. Rimaneva, unica variante nonché il vero compromesso, il patto sociale su cui si reggeva quel sistema, e cioè uno stato sociale, anche se non certo di elevata qualità, che garantiva in tutti gli ambiti (occupazione, casa, sanità, istruzione) una certa sicurezza e stabilità per tutti. E infatti, una volta passata la sbornia capitalista-liberista, una gran parte delle popolazioni di alcuni di quei paesi (lo dicono i sondaggi non il sottoscritto) ha nostalgia del vecchio regime. Una nostalgia che arriva a dei livelli molto elevati (dal 60 al 70% nelle repubbliche della ex URSS, alla Russia stessa, alla Romania, alla Bulgaria e in parte (minore) anche in realtà più avanzate e legate in tutto e per tutto all’ Europa come la ex Germania Est.
b) Non so se la crescita esponenziale della popolazione su scala mondiale possa essere considerato il solo indice della validità di questo o quel sistema. Come giustamente tu sottolineavi, la Cina maoista e prevalentemente contadina ha conosciuto un boom demografico enorme. Lo stesso è accaduto anche nell’URSS che ha addirittura quasi triplicato la sua popolazione dai tempi della rivoluzione. Anzi, l’aumento è stato addirittura superiore a quello che c’è stato in occidente. Non c’è dubbio che, al di là dei fallimenti economici (e non solo economici) di quelle esperienze, è innegabile che i quei contesti sia stata comunque portata avanti una politica di reddito minimo per tutti. In un grande paese come la Cina ad esempio, dove prima della rivoluzione (cioè in un contesto feudale o semifeudale) un contadino viveva in condizioni quasi subumane e poteva essere venduto al mercato come una vacca dal suo proprietario, lo stato maoista era riuscito a garantire a quello stesso contadino un minimo livello di esistenza, sia pur modestissimo. Non è un caso che l’appoggio di massa a quel regime era dato proprio dalla grande massa dei contadini poveri che in qualche modo, grazie a quella rivoluzione, passarono da una condizione quasi animale ad un’altra leggermente più umana.
Detto ciò, ci sono vari fattori che hanno contribuito all’incremento demografico e non v’è dubbio che il processo di industrializzazione sia stato uno di quelli. Ma prima ancora di questo credo che la tecnica, la scienza e soprattutto la medicina siano quelle (in particolare quest’ultima) che hanno dato il contributo più importante. Nei secoli scorsi, prima della scoperta dei vaccini, degli antibiotici e in generale dei vari farmaci, l’umanità era squassata da terribili epidemie che falcidiavano fino talvolta a dimezzarla, la popolazione di interi continenti. Nella sola Europa, nei secoli che vanno dal 1400 al 1600 ci furono epidemie di peste e colera, più carestie varie che giunsero a dimezzare la popolazione.
Credo quindi che questo fenomeno non possa essere interpretato solo da un punto di vista sociologico né tanto meno “ideologico”, ma debba essere spiegato nella complessità di tanti fattori che lo hanno determinato.
La discussione è naturalmente aperta.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Posso provare a semplificare il discorso senza travalicare nel filosofico-ideologico? Possiamo provare a mettere in linea le tre cose che la destra e la sinistra SONO e le tre cose che NON SONO?
Azzardiamo.. relativamente al sistema di potere, al sistema di distribuzione della ricchezza, alle libertà individuali, al sistema della solidarietà sociale, al sistema competitivo tra individui e via dicendo.. fino ad arrivare al concetto di diritto di voto sia debba essere “una testa un voto” oppure “il voto pesa in base alla cultura ed alla capacità di chi lo esercita”.
Imagopoeta(Quota) (Replica)
Da Il Foglio di oggi, venerdì 2 aprile,un articolo a pag. 2, titolo : “Il governo dei padri o quello dei figli” a cura dello psicanalista Umberto Silva,
L’articolo è interessante, perchè, a parte lo specifico del giudizio politico che può essere discutibile, è chiaro esempio di un metodo di analisi politica che sposta il campo dove trovare le ragioni per cui una parte politica (nell’articolo la sinistra) perde ed oggi ha questo profilo negativo, dal consueto ambito delle categorie politiche otto/novecentesche alle dinamiche e strutture del profondo dei singoli individui. C’è una struttura del profondo, immutabile, fuori del tempo e dello spazio, se non interiore, che è componente determinante della individuazione riuscita o meno di ogni individuo e di conseguenza anche degli esiti del suo agire e del suo agire in politica. Struttura decisiva è la figura del padre e la capacità di elaborare un rapporto positivo con lui. Il Padre come nodo cruciale dunque anche dell’agire politico.
La tesi dell’articolo? il rifiuto del padre condanna la sinistra ad una eterna figliolanza caratterizzata dalla lagnosità e impotenza di chi non ha risolto l’edipo.
Ecco il brano inziale:
“Perchè nonostante tutti i buoni propositi la sinistra si sfalda mentre il Cavaliere procede imperturbabile? la sinistra è governata da insopportabili vecchi figlioletti disposti a tutto pur di restare tali, e un figlio che si ostina a non voler crescere – qui di tempo ne è passato, accidenti! – cade nell’infantilismo, diventando un professionista dell’indignazione, un essere quanto mai meschino che spreca le energie a difendere il proprio immobilismo paludandolo con proclami e accuse al padre. Parassitario, l’indignato si erige sull’altro, anzichè incontrare l’io, dell’altro attendendo l’errore e la caduta. Senza fede, il figlioletto edipico è fedele alla voluttà della perdita, ansioso di perdere l’occasione per poi rivendicare grottescamente, fino a chiedere a gran voce la morte del Padre. Sì perchè nonostante tutto, il capo, i capi, della destra, sono padri, a volte assai discutibili, ma padri, tipi audaci che non stanno a pensarci su troppo per gettarsi nella mischia, come ancora di recente il Cavaliere, che le mossette dei magistrati infuocano assai più delle grazie delle veline. Nessuna colpevolizzazione lo tocca, lo piega, lo umilia, anzi, gli è di ricostituente per nuovo vigore. Umiliati paiono invece i figlioletti feroci, umiliati dal bluff sentimentale che mettono in atto. Rivendicare infatti non è altro che vendicarsi dell’ amore che non si dà, dell’impegno cui ci si sottrae, preferendogli la pigrizia e l’avarizia, di cui farsi belli spacciandole per nobiltà. Alla sinistra la paternità risulta intollerabile. In questa rinuncia i padri vanno spiati nel loro fare per non interrogarsi sul proprio; vanno tenuti a bada, cercando di ridurli a fratellini. Che nessuno si muova, che nessuno alzi la testa, pena tagliargliela; che tutti tengano gli occhi bassi adorando quella mortificazione chiamata modestia. La Legge è uguale per tutti! urlano eterni fratelli, fraternitè, elaglitè! E la libertè?..,ecc. ecc.”
A parte ripeto il giudizio politico di Silva, che potrebbe essere anche rovesciato essendo i comportamenti da lui analizzati presenti in qualunque schieramento politico, il suo scritto mi sembra importante per una riflessione circa il ruolo delle strutture inconscie e delle scelte psicologiche e affettive a favore del padre e della paternità nel processo di fondazione di qualunque agire e, in particolare dell’agire maschile, nella direzione di una rinascita del maschile, rinascita tramite la quale attivare la rinascita di una politica capace di rinnovare la società tutta.
ckkb(Quota) (Replica)
F=Sx e M=Dx ?
E’ una formula sintetica che sembra descrivere in modo icastico (e provocatorio) se non la realtà, almeno l’apparenza di quel che accade
La femmina è intrinsecamente/ontologicamente di Sx e il maschio (simmetricamente) di Dx? …sembrerebbe, a prima vista…
Il Padre è inevitabilmente di Dx?
Articoli come quelli quotati da ckkb ripropongono il problema e bisogna prenderli sul serio (a prescindere ovviamente dal tono – dileggiante nei confronti del “nemico”- e dalle finalità di bassa politica demagogica del testo di Silva).
Ne parleremo, ovviamente. Si tratta di una tematica che non può mancare nella rivisitazione degli errori/falle fondamentali della Sx (cmq intesa) insieme ad altre, (quale ad es. quella dell’universo simbolico come necessità imprescindibile per la vita dei singoli e l’esistenza di legami sociali).
Si tratta di dunque di un nuovo nodo della critica/autocritica della Sx.
Ma ora mi chiedo: come mai non noto autocritiche a Dx in nessuna forma e su nessun tema? Come mai in 40 anni non ho potuto leggere una sola riga in cui la Dx facesse autocritica (e si autocondannasse) sulla questione paterna chiedendosi se per caso i padri di una volta non abbiano fornito almeno un addentellato, un piccolo pretesto alla rivolta antipaterna?
Come mai?
Nel 1969 un mio compagno di collegio, Fabio Romanin di Tolmezzo, UD – mi raccontava che a casa sua vigeva la regola paterna per cui i figli non potevano parlare a tavola (aprire bocca) fino al compimento del 14° anno di età.
Come mai nessuna autocritica?
Che gatti ci covi?
Ci cova una bruttissima gatta vecchia di almeno 7.000 anni. Da tempi di Catal Ujuk.
On en parlera.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Rino
>Ci cova una bruttissima gatta vecchia di almeno 7.000 anni. Da tempi di Catal Ujuk.
.
http://www.markville.ss.yrdsb.edu.on.ca/projects/classof2008/chong2/burton/Neo3.jpg
Animus(Quota) (Replica)
Caro Rino, in passato l’equazione D=M S=F non esisteva proprio. Oggi se ne discute, sia in sè vera o meno. Bisognerebbe esaminare il perchè di questo cambio di prospettiva.
Il padre è necessariamente di Dx?
Sul piano politico non è per niente detto, assolutamente. Sarebbe perfino ridicolo pensarlo. Sul piano delle strutture psichiche la risposta non può che rimandare alla mia domanda precedente.
Come mai nessuna autocritica a dx?
Ma è semplice. Perchè è una dx cialtrona che finge di litigare con una sx altrettanto cialtrona. Una dx che del simbolismo del padre non ha capito nulla, o meglio ha colpevolmente fatto sì che ne risaltasse solo la parte “autorità”, la quale però senza tutto il resto diventa facilmente autoritarismo.
A me, su questa faccenda dx / sx viene un po’ da sorridere, e molto da pensare. Mi pare che sul piano della politica, chi si dichiara di dx parli di una dx che non c’è, e chi si dichiara di sx parli altrettanto di una sx che anch’essa non c’è. Bella faccenda! Dunque sono d’accordo con Ckkb nel distinguere fra le strutture inconscie e la politica di dx o sx. Perchè quella struttura paterna inconscia che Silva rintraccia a dx, appunto perchè inconscia può essere “usata” anche per politiche concretamente antipaterne. Diventa cioè una questione di metodo e non più di contenuti.
Dunque, secondo me, il tema dovrebbe essere approcciato prescindendo dall’oggi e dal quì, inevitabilmente inquinati e non atti a far emergere l’essenza della questione.
armando
armando(Quota) (Replica)
Armando, non ci crederai, ma per una volta sono quasi d’accordo con te. Quasi…:-))
Ciao!
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
>Armando.
..
.
Sul piano politico sicuramente hai ragione, su quello psichico invece … destra e sinistra (come segno, no come concetto) hanno sicuramente polarità maschile e femminile.
Nella cabalà vediamo che “il maschile è a destra e il femminile è a sinistra”, e nello stesso Parmenide, nel poema della natura, vi si legge testualmente, “A destra i maschi, a sinistra le femmine…” (frammento 17).
“Alla destra del Padre” c’è Cristo, ed infatti, “Dio Pater Familias”, non lo si diceva di certo a sx..
Alla fine, i ns. simboli (psichici e archetipici) sono quelli, e la politica, se vogliamo sia anche da un punto di vista inconscio, a quelli si rifà.
Animus(Quota) (Replica)
La domanda che pochi si pongono perchè pochi accettano di guardare in faccia la realtà effettuale è questa a mio avviso: quale dx?, quale sx?, quale futuro?, quale maschile?, quale qm?, se non ci si accorge che ogni struttura dell’umano è stata spazzata via fino alle radici come superata e addirittura identificata con il negativo, affinchè nemmeno l’umano possa essere base irrinunciabile che consenta di stare in autonomia davanti al potere e resistergli? questo è all’origine dello sconfinato dolore maschile attuale. Pertanto o si ipotizza l’esistenza delle radici, come nella foresta dopo l’incendio, o nessuno può più pensare di muoversi e di dire nulla, per il semplice fatto che non c’è più nemmeno il punto di partenza. Per questo motivo chi è consapevole del punto cui è giunta la distruzione del maschile e dell’umano è alle radici delle radici che si rivolge a cercare la soluzione, la salvezza, la ricostruzione: nelle strutture immutabili del profondo, freudianamanete parlando, negli archetipi senza tempo, junghianamnete parlando, nelle narrazioni rivelate, religiosamente e cristianamante parlando, nei codici biologici necessitati, geneticamente parlando, ovunque cioè la maschilità e l’umano sono definiti fuori della attuale esito storico e situazione storica. In una dimensione dove si spera ci sia ancora la necessità creaturale o divina archetipica o genetica a salvarci dall’esito autodistruttivo che nel corso della recente Storia abbiamo fatto della nostra libertà. Chi cerca in queste dimensioni, trova se stesso e di conseguenza è a questo livello che si può dare radici di realtà anche alla politica. Invece, il terribile della narrazione femminista prevalente è che attribuisce a questo tragico esito della Storia recente una patente di superiore umanesimo, di superiore livello di coscienza, di definitiva conquista di civiltà: è l’apoteosi dell’inganno.
ckkb(Quota) (Replica)
Animus, con tutta la buona volontà, mi pare che stai sforando parecchio…dal punto di vista politico i concetti destra e sinistra non si sapeva neanche cosa fossero prima della seconda metà dell’ottocento. In Italia si cominciò a parlare di destra e sinistra, dal punto di vista politico, perchè nel primo Parlamento italiano, subito dopo l’unità d’Italia, i conservatori sedevano sui banchi alla destra dell’aula e i socialisti alla sinistra…
I bolscevichi si chiamarono tali, cioè “maggioritari”, per differenziarsi dai menscevichi, cioè “minoritari”, ma nessuno si è sognato di affibbiare alle categorie di maggioranza e minoranza quelle di sinistra o di destra….
Insomma il tuo parallelismo (che di fatto tu stesso adombri) tra politica e archetipo simbolico e addirittura religioso, destra-sinistra, mi pare francamente azzardato.
Non mi intendo di simbolismo, quindi può darsi pure che dica delle castronerie, però se l’obiettivo è sostenere che il “femminile” è di sinistra mentre il maschile è di “destra”, allora siamo veramente fuori con l’accuso…se arriviamo a sostenere questo allora penso che veramente tutto, ma proprio tutto, è sostenibile, anche che Gesù Cristo è morto di freddo…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
C’è una domanda che vorrei rivolgere ad animus: ma tu cosa sei, un filosofo? O uno psicanalista? Oppure, molto più semplicemente, ti limiti a leggere gli scritti altrui e poi li interpreti a modo tuo, facendoli magari passare per pensieri tuoi? Scusa, ma questa è l’impressione che dai.
Marco(Quota) (Replica)
Fabrizio
>Animus, con tutta la buona volontà, mi pare che stai sforando parecchio…dal punto di vista politico i concetti destra e sinistra non si sapeva neanche cosa fossero prima della seconda metà dell’ottocento.
.
Ed infatti perché ho scritto, “come segno, no come concetto”.
Fabrizio, è ovvio che nè Parmenide nè ad altri prima dell’ottocento si poteva applicare il concetto di destra/sinistra come categorie politiche, ed è per questo che parlo invece di segno.
E quì che non c’e’ proprio nulla da dimostrare, perchè, nella nostra tradizione, sinistra è sempre stato, un segno, associato al femminile, e destra, al maschile.
Animus(Quota) (Replica)
Fabrizio
>In Italia si cominciò a parlare di destra e sinistra, dal punto di vista politico, perchè nel primo Parlamento italiano, subito dopo l’unità d’Italia, i conservatori sedevano sui banchi alla destra dell’aula e i socialisti alla sinistra…
..
Appunto.
Chi era per Dio si sedeva alla destra (del Padre),e agli altri, non rimaneva che la sinistra (dalla parte di Satana).
Perchè i conservatori non si sedevano a sx?
Casuale?
Certo…………..
– Il cattivo ladrone stava alla sinistra di Cristo sul Golgota
– Cristo stava alla destra del Padre.
– “I salvati, durante il Giudizio Universale, saranno alla destra del Giudice di Giustizia Infinita, mentre i dannati verranno posti alla Sua sinistra.”
E’ incredibile come i rapporti simbolici svelino delle relazioni che una pur vera constatazione dei fatti (‘si chiama così perchè si erano seduti a sx) non riesce a cogliere.
Non trovi anche te …. Fabrizio?
Animus(Quota) (Replica)
Fabrì, hai fatto tanto casino col sottoscritto e guarda però che “perle” che scrivono su di te certuni: http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/aphorismen/msg13368/#msg13368
Eh, che ne dici?
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe, io non ho fatto “casino” con te per questioni di opinioni. Io ti ho (avevo) sospeso per alcuni atteggiamenti provocatori che avevi avuto. Come ben sai, ti avevo anche scritto per sollecitarti a rientrare nel blog, purchè nel rispetto delle regole della buona creanza e delle idee degli altri senza provocare nessuno in modo gratuito.
Mi fa piacere di vederti nuovamente qui certo che darai il tuo contributo alla discussione nell’ambito delle regole di cui sopra.
Ciò detto, Animus è liberissimo di dire ciò che vuole, anche perchè quelle cose le ha dette su un altro sito, quindi a me la questione non riguarda proprio.
Va benissimo così, se quella è la sua opinione, io non ho nulla da obiettare. Non ho mica messo in piedi questa “baracchetta” per polemizzare con lui o chicchessia. Sto cercando di costruire un Movimento, con grandissime difficoltà. Figuriamoci se posso preoccuparmi di ciò che Animus può pensare o dire di noi. Peraltro mi fa piacere che lui si esprima in quel modo perchè finalmente ha calato la maschera. E’ un uomo di destra, anche se non lo ha mai ammesso apertamente (per lo meno non com me). E’ un seguace del pensiero nicciano che segue e interpreta in modo molto ortodosso. Buon per lui. Noi siamo schiavi e lui/loro (gli uomini di destra) sono uomini liberi. Ma non si rende conto che anche la sua/loro reazione alla loro condizione di uomini oppressi e marginalizzati, secondo la stessa filosofia che persegue/ono, rientra a tutto tondo nella nicciana etica del risentimento di cui lo stesso Animus ha parlato nel suo post su Metro maschile. Sono vittime di una contraddizione spaventosa ma non vogliono o non possono prenderne atto, altrimenti cadrebbe tutta la loro impalcatura ideologica. L’uomo di destra in realtà non dovrebbe mai “lamentarsi”, o ribellarsi, o rivendicare dei diritti, perchè se lo fa ricade inevitabilmente nell’etica del risentimento (cioè l’invidia, il rancore dei deboli, degli schiavi ecc.). E’ una tautologia, tipica del pensiero nicciano e di quegli uomini che invece di prendere la parte migliore di quel pensatore, scelgono di seguire proprio la peggiore, quella più retriva e reazionaria, figlia, quella sì, di una frustrazione di classe (aristocratica) mai confessata. Che si fottano, gli Uomini Beta non se ne fanno nulla di questa paccottiglia.
Rino ha scritto, a proposito di contraddizioni della destra (oltre che della sinistra) un interessantissimo e puntualissimo articolo, pubblicato nello spazio “editoriali” dal titolo appunto “Destra, Sinistra e QM”.
Ti e vi consiglio di leggerlo con attenzione. Anzi, consiglio di leggerlo soprattutto agli uomini di destra (che sono la maggior parte) che si occupano di QM. Potrebbe aiutarli a scavare di più nelle loro contraddizioni interne. Un’operazione fin troppo in voga a sinistra ma praticamente inesistente a destra…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio: “Anzi, consiglio di leggerlo soprattutto agli uomini di destra (che sono la maggior parte) che si occupano di QM.”.
Ecco una questione da approfondire: perchè, secondo il tuo stesso parere, sono gli uomini di destra ad occuparsi in maggioranza di QM e non viceversa?
Vorrei dire, in questa sede perchè la discussione su Islam e immigrazione è stata (opportunamente visto la piega che aveva preso) chiusa, anche un’altra cosa.
Analogamente a quanto accadde ai tempi dell’accumulazione originaria del capitale ed a quanto accaduto in seguito, gli immigrati vengono usati dal capitale per abbassare i salari degli occupati autoctoni. E non è finita quì. Anche il lavoro salariato femminile è stato ed è usato per lo stesso scopo, abbassare i salari dei salariati maschi, secondo la classica legge dell’equilibrio della domanda e dell’offerta. Non do un giudizio, rilevo un fatto che tuttavia dovrebbe far riflettere su come sia l’immigrazione indiscriminata sia il lavoro femminile, quello che dovrebbe emancipare, sono usati per uno scopo del tutto lontano dalla questione dei diritti soggettivi, dell’umanitarismo e via discorrendo secondo i canoni del politicamente corretto. Non ho soluzioni da offrire, ma certo la faccenda fa pensare.
armando
armando(Quota) (Replica)
Armando, la QM è stata fino ad ora materia quasi esclusiva degli uomini di destra (comunque pochissimi) per i motivi che sappiamo tutti, e cioè che la sinistra ha sposato in toto le ragioni del femminismo. Punto. E’ evidente che per un uomo di sinistra è estremamente più difficile, sotto ogni profilo, alzare la schiena e avere il coraggio di far emergere la sua parte più profonda. Tu forse non hai idea delle difficoltà che ci sono. Comunque, ti assicuro che qualcosa, anche se molto lentamente, sta cambiando. Perché lo sto toccando con mano. E’ il lavoro che sto facendo che me lo dice(e che dovrebbero fare tutti, se mi passate la presunzione, e se lo facessimo tutti saremmo un bel pezzo avanti…). Quello di parlare con la gente, con gli uomini, direttamente, dal vivo, incalzarli, spronarli, e qualche risultato concreto lo sto vedendo. Anzi, più di quanto immaginassi…
Sulla seconda questione, non c’è dubbio che sia come tu dici. Ma non è certo una novità. Da sempre i meccanismi dell’economia capitalista (e non solo questa, anche prima della nascita del capitalismo c’erano meccanismi simili) sono stati questi. Si creano, spesso ad hoc (ma per lo più sono strutturali), delle categorie sociali più “deboli” , una volta erano prevalentemente i disoccupati e il sottoproletariato in generale, ora sono anche gli immigrati, che vengono utilizzati come deterrente, come arma di ricatto e di pressione nei confronti degli occupati stabili. E’ una legge elementare dell’economia e non c’è certo bisogno di studiare Marx, Ricardo o Keynes per conoscerla. Il problema è però di non individuare il “nemico” in quelle categorie. Casomai il “nemico” è il sistema che mette poveri contro poveri ma non certo gli altri poveri. La mia opinione è che questi debbano fare fronte comune contro chi li mantiene in uno stato di subordinazione e di perenne conflitto interno (sono dei furbacchioni, come sappiamo e la gente ci casca sempre…). Quindi la tua affermazione, caro Armando, non può rimanere asettica, indifferente, o semplicemente analitica. Non si può dire quindi, come fai tu “Io mi limito a registrare il fatto”… Eh no, bisogna prendere posizione. E per te che sei un vecchio marxista, molto più vetero ed ortodosso di me(che non lo sono mai stato in quel senso lì…come ben sai), certe considerazioni dovrebbero essere scontate, direi pane quotidiano. In ultima analisi, non posso certo colpevolizzare un disoccupato, o un immigrato che hanno tutto il diritto a lavorare e ad avere una vita dignitosa come me, perché rivendicano questi sacrosanti diritti. Ed è in malafede chi invece alimenta questa guerra intestina fra poveri, come ad esempio fanno oggi alcune forze politiche di destra che criminalizzano il lavoratore immigrato agli occhi del lavoratore italiano. Criminalizzazione peraltro ipocrita perché questa forza lavoro immigrata viene utilizzata a man basse da quegli stessi imprenditori che costituiscono il nerbo, l’humus, l’ossatura sociale di quelle stesse forze politiche che criminalizzano gli immigrati. Insomma il cane si morde la coda e i meno avveduti ci cascano, come tanti operai e lavoratori del nord e del nord est che, oramai completamente spappolati dal punto di vista culturale e politico, finiscono con lo sposare le tesi di quelle forze politiche di cui sopra…
Armando, queste cose tu le conosci benissimo, almeno su questo cerchiamo di non perdere il lume non dico della ragione ma del buon senso. Io accetto i cambiamenti, anche radicali, perché sono un laico e non un integralista, però queste sono leggi, direi verità elementari che una volta acquisite non possono essere disconosciute. Peraltro mi pare che autorevoli esponenti dei MS sulla questione immigrazione abbiano delle idee condivisibili. Mi pare, se non sono stato male informato…ma non credo…
Ho parlato di disoccupati e immigrati e non di donne, o di lavoro femminile, per due ragioni. La prima è perché considerando le donne eguali agli uomini non le colloco, in quanto genere, in una categoria disagiata o discriminata. La seconda è perché, credendo appunto nella parità dei diritti, non avrebbe senso parlare di “lavoro femminile” che va a gravare su quello maschile. Il lavoro è il lavoro, per tutti/e. ”Chi non lavora non mangia”, diceva una volta qualcuno che ben ricordi. E infatti (per lo meno in questo, qualcosa di buono era stato fatto) da quelle parti l’eguaglianza fra i generi c’era eccome, ma non era l’eguaglianza che piaceva alle femministe e in generale alle donne occidentali…. Tutti/e devono dare il loro contributo alla comunità. Il problema è darlo in egual misura e senza privilegi o discriminazioni, positive o negative che siano.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Stando a ciò che dici i veri uomini di destra sono gli asceti.
Peppe(Quota) (Replica)
Lungi da me criminalizzare gli immigrati. Ho già detto in altre mail che il problema principale non sono loro, ma siamo noi moderni che li temiamo perchè ci siamo culturalmente impoveriti e deidentificati. Ho scritto che non ho soluzioni da offrire perchè “proletari di tutti i paesi unitevi” la considero una parola d’ordine che nella realtà odierna non morde più. Sul perchè ci sarebbe da discutere. Secondo me perchè anche il concetto di classe come aggregato di interessi comuni ricade nella visione ultilitaristica, e comunque non riesce a fare davvero comunità di sentimenti, modi di vita, valori condivisi oltre il portafoglio. Nel lungo periodo non aggrega veramente, e quando la classe vacilla l’individualismo trionfa, inevitabilmente. Comunque il discorso ci porta lontano e mi fermo. In verità una soluzuione al problema immigrazione ci sarebbe. Quella di far si che quei popoli potessero vivere del loro sul loro territorio, magari con economie povere (rispetto alle ns), ma con le loro tradizioni, usi, costumi etc. etc. Allora la radice del problema sta nell’occidentalizzazione del mondo, nell’espansione che non è solo economica e di rapina di risorse, ma anche e contemporaneamente e soprattutto culturale, giuridica, sociale e tecnica. Di tale occidentalizzazione che deculturizza i paesi altri e li rende miserbaili da poveri che erano, è “responsabile” in quanto tale tutto l’occidente ed il suo concetto di Progresso, sposato nello stesso modo da dx e sx, da liberalismo e marxismo. Quì è il punto, secondo me, da cui non si esce e che meriterebbe di essere approfondito anche in relazione al tema del lavoro femminile come tu lo hai impostato nella mail precedente. Ed è per questo che ho scritto di non avere soluzioni. Posso solo sperare che la storia prenda altre direzioni dalle “magnifiche sorti e progressive” , cioè che l’impatto e i problemi che il Progresso suscita nei paesi terzi che vogliano comunque mantenere la propria identità e la propria cultura, stimolino nuova creatività che operi una sintesi fra la tecnica e le tradizioni, o che comunque consenta il loro mantenimento a lato dell’economia ufficiale, non come residuo, ma come parte ancora vitale del paese. Lo spero perchè la storia è sorprendente, e perchè credo che l’umanità abbia risorse per accorgersi del vicolo cieco in cui si è cacciata, prima o poi.
armando
armando(Quota) (Replica)
Nel tuo ultimo post, Armando, ci sono cose condivisibili e altre no, ovviamente dal mio punto di vista. Ma affrontare questo tema ci porterebbe veramente troppo lontani dalla QM e necessiterebbe di troppo tempo e spazio.
Apprezzo però l’approccio pacato e ragionato alla questione.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Corriere on line di oggi: “Il femminismo può essere di Dx?”
Altroché…!
Se mi lasciano intervenire lo faccio.
http://www.corriere.it/dilatua/Primo_Piano/Cronache/2010/07/17//agnese_femminismo_di_destra_full.shtml
Si noti il caos primordiale che turbina nella testa dei commentatori.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
ho letto l’articolo e alcuni commenti ,sono un operaio ,ne un filosofo ,o un conoscitore di massimi sistemi ,però mi danno fastidio le categorie ,e dire che i maschi sono di destra e le femmine di sinistra .come in una equazione ,mi sembra una cavolata ….ho sempre votato a sinistra ,anche quella estrema (forse solo quella estrema ) ,perchè dall’altra parte proprio non c’è la facevo … ma è chiaro che destra e sinistra in italia ,non hanno cambiato di una virgola la condizione del paese ,vuoi per 11 settembre ,vuoi per la crisi ,insomma ,ogni volta c’era sempre quel qualcosa che impediva il miglioramento della condizione generale …
ritornando al femminismo ,il post femminismo è più di destra di quanto si voglia far pensare ,loro credono di no , magari farsi fotografare con Vendola (persona che stimo tra l’altro) ,possa forviare ….. certi siti come femminismo a sud ,il quale si proclama ,anti-fascista (adirittura ) usa mezzi degni della gestapo ,soprattuto dall’equazione uomini = cattivi ,donne =buone , usando mezzi come la censura (hanno censurato due post miei ,che di maschilismo e femminismo non avevano nulla a che fare) finendo laconicamente che emanavo un brutto odore (di maschilista ,cosa che non sono ) ,l’articolo incriminato ,neanche a farlo apposta ,visto che si parla di politica ,parlava della lega nord e che il cosidetto nord abbia in media l’intelligenza del “trota” ,essendo io veneto ,ho fato notare che esistono asini e geni sia al nord che al sud ,risultato ?? censurato , anche la sinistra( o meglio il comunismo) in fatto di censura non ci andava leggera ,ma già dare la colpa ad un genere (che di solito sono i maschi beta ) , e censurare quanto scrive un uomo ,fuori che ovviamenter i loro compagni ,loro sono tanto carini e a modo (sono maschi alpha) sembra tanto da naziste evolute
mauro recher(Quota) (Replica)
mauro recher
censurare quanto scrive un uomo ,fuori che ovviamenter i loro compagni ,loro sono tanto carini e a modo (sono maschi alpha) sembra tanto da naziste evolute
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Non sembra da nazista, E’ da nazista…la cosa è diversa 😉
quel sito è noto come nazifemminismo a sud chiediti perchè…
Silent Hill(Quota) (Replica)
Scusate, ma io questi continui riferimenti ai nazisti ed ai fascisti, li trovo veramente fuori luogo. Ma che vuol dire “nazifemminismo”?? Forse le femministe hanno dei propri eserciti e girano armate fino ai denti, imponendo la loro legge con la forza?
Andrea(Quota) (Replica)
Si chiamano feminazi (e non trovo differenze con nazifemi) perché sostengono la superiorità per nascita – e quindi genetica – di una parte del mondo sull’altra.
Con tutte le implicazioni del caso. Tutte.
Che poi abbiano o meno i propri eserciti, lo si può chiedere a coloro che per aver guardato una donna su un treno, sono stati condannati.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
@ Andrea :
noi intendiamo per mentalità e per comportamenti . LA presunzione di colpevolezza dell’uomo è come l voler accusare tutti gli ebrei di essere il “male assoluto” come facevano i nazisti. Inoltre molte femministe esplicitamente dissero che gli uomini sono una razza inferiore . Da questi due aspetti ( e non solo ) il paragone col nazismo
Silent Hill(Quota) (Replica)
Che poi abbiano o meno i propri eserciti, lo si può chiedere a coloro che per aver guardato una donna su un treno, sono stati condannati. [ Rino ]
+++++++++++
Capisco la metafora, ma al tempo stesso ti chiedo: gli “eserciti” maschili dov’ erano…? Se non erro, Churchill reagì in ben altra maniera, guidando la Gran Bretagna alla vittoria contro le Potenze dell’Asse…
Andrea(Quota) (Replica)
Vediamo di non prenderci per i fondelli…è ovvio che nessuno qui ha mai sostenuto un equiparazione tra il nazismo vero e proprio e il femminismo,anche perchè è impossibile che un fenomeno storico si riproponga con modalità totalmente identiche..
Comunque caro Andrea ti consiglio la lettura dell’articolo “Un brusco risveglio” e i relativi commenti pubblicati su questo sito nonchè la lettura di quest’altro articolo:
http://www.minervariviste.com/esteri/280-se-un-giudice-parla-di-femminazismo
Luke Cage(Quota) (Replica)
Vediamo di non prenderci per i fondelli…è ovvio che nessuno qui ha mai sostenuto un equiparazione tra il nazismo vero e proprio e il femminismo, [ Luke Cage ]
+++++++++++++
Perdonami, ma non è affatto ovvio. Forse lo è per te o per altri, ma io non sono un membro del movimento maschile e neanche un vecchio utente, bensì un uomo che negli ultimi mesi ha scoperto per caso, su Google, sia Uomini Beta che altri forum e blog dedicati alle sopracitate tematiche. Pertanto, da profano, vi chiedo che senso abbia equiparare un movimento isterico come il femminismo al nazismo, che, di sicuro, era ben più pericoloso e devastante.
Non ci vedo nessuna presa per i fondelli, semmai i prodromi del fraintendimento, nonché della strumentalizzazione. Comunque sia leggerò attentamente il tutto.
Andrea(Quota) (Replica)
Andrea.
>>
Capisco la metafora, ma al tempo stesso ti chiedo: gli “eserciti” maschili dov’ erano…?
>>
Puoi facilmente immaginare che la domanda ce la siamo posta fin dal’inizio.
Erano e sono nello stesso luogo in cui ti trovavi tu fino a pochi mesi fa.
In uno stato onirico, nella distrazione perpertua, sotto l’effetto di sostanze psicotrope. Insomma in un altro mondo. Sonnambuli che galleggiano nel mare dei sogni.
Abbiamo a che fare con un conflitto il cui tratto più evidente è che da una parte c’è un esercito e dall’altra nessuno, salvo qualche microscopico drappello di combattenti. Ignorati e derisi.
Un conflitto (sostanzialmente) incruento: non camere a gas ma a psicogas.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
@ Andrea: sul fatto che il nazismo sia ben più pericoloso del femminismo, permettimi di nutrire qualche dubbio.
Infatti il Nazismo è stato, come è noto, sconfitto. Il femminismo, utilizza gli stessi processi psicologici del nazismo (teorizzare e cercare con la propaganda di dimostrare e inculcare nelle masse il concetto che vi è una parte di popolazione eletta, che deve godere di privilegi rispetto agli altri… do you remember??… – cosa che fa da sempre anche il femminismo, e qui e sui vari siti del Movimento Maschile ci sono fulgidi esempi in merito, poiché ricordiamoci che lo scopo dichiarato del femminismo è l’uguaglianza, quello tacito è il potere!). Il femminismo è peggiore del nazismo in quanto ha imparato molto bene la lezione: occorre essere subdoli. Non serve mandare carri armati. Non serve uccidere. Ottieni molto di più se agisci in modo subdolo, conquistando la società con le armi più potenti di tutte: il vittimismo e i media. Non tagliano gli alberi: avvelenano le radici, di modo che quando ci si accorge che il bosco sta morendo, è sempre troppo tardi e non puoi individuare il nemico.
Ebbene sì: teorizzare la superiorità è atteggiamento nazista. E il femminismo, questo lo fa. E sarà molto, ma molto, difficile da sconfiggere ed eviscerare. Per questo è peggiore.
Una precisazione: preferisco dire femminazista e non nazifemminista, in quanto con il primo termine utilizzo un gioco di parole che va a fondere in maniera mirabile due parole e due filosofie comuni. Il termine nazifemminismo mi paice poco, poiché sembra lasciar intendere che esistano tanti tipi di femminismo, tra cui quello “nazi”. Per dirla con una frase del film “L’esorcista”: E’ UNO SOLO!
PS: tu lo sapevi che le femministe teorizzano l’eliminazione fisica dell’essere umano di sesso maschile dalla faccia della Terra? E se non la teorizzano, la auspicano continuamente, buttandola lì, ogni tanto, come un’arma puntata per ricordarci, quando noi uomini (o come dicono loro”maschi” trattandoci alla stregua di animali) osiamo rialzare la testa, in quale mano in realtà stia il manico del coltello.
LesPaul(Quota) (Replica)
PS: tu lo sapevi che le femministe teorizzano l’eliminazione fisica dell’essere umano di sesso maschile dalla faccia della Terra? [ LesPaul ]
++++++++++++++
Ho letto recentemente qualcosa, ma devo dirti che mi viene veramente da ridere, perché senza la fattiva collaborazione maschile le femministe non potrebbero far nulla. Viceversa, il nazismo bastava a se stesso…
E credo che anche te lo sappia bene.
Mi spiace, ma su questo punto mi trovo totalmente in disaccordo con voi, benché comprenda bene quel che volete dire.
Andrea(Quota) (Replica)
@ Andrea: sul fatto che il nazismo sia ben più pericoloso del femminismo, permettimi di nutrire qualche dubbio. ( LesPaul ]
++++++++++++++++
Io non ho dubbi: molto peggio il nazismo.
http://www.youtube.com/watch?v=kVaCpVD_lFs
Scusa, ma credo che se alcuni di voi (te compreso) fanno simili associazioni – femminismo=nazismo – è solo perché hanno avuto la fortuna (come me, del resto) di non conoscere guerre, fame, sete, deportazioni di massa e fucilazioni sul posto. Insomma, il vero terrore.
Non mi risulta che le femministe facciano altrettanto.
Che poi siano subdole, ed agiscano nell’ombra, non discuto. Ma è comunque un qualcosa di molto diverso dal nazismo. Non scherziamo.
Andrea(Quota) (Replica)
ma credo sia abbastanza chiaro che l’associazione femminismo-nazismo sia riferita solo ed esclusivamente all’atteggiamento filosofico di partenza (teorizzazione di superiorità morale e quindi di maggiore diritto di esistenza di un’etnia-genere-gruppo considerato più vicino alla perfezione) e non già alle applicazioni pratiche, che appunto prendono strade completamente diverse.
Peraltro hai ragione, secondo me, Andrea, quando dici che il femminismo non avrebbe mai potuto attecchire senza la fattiva collaborazione maschile: ma questo, secondo me, non fa altro che indicare ancor di più come, il veleno dato alle radici (per rubare la metafora a LesPaul) sia stato, sul lungo termine, un’applicazione pratica meno dolorosa, ma ben più efficace di quella utilizzata dai teorici del nazismo.
Rita(Quota) (Replica)
andrea ,infatti io ho parlato di nazismo evoluto ,che non ha niente a che fare con carri armati ,fucili ,torture e tutte le amenità che il nazismo ha portato , pero non trovi un pochino incoerente che ,nel loro sito (uno degli tanti) mettono in evidenza che sono anti razziste ed anti sessiste e poi censurano i miei commenti ,che non centravano niente (e non erano affatto ne scurrili ,ne maleducati) con maschilismo e femminismo ,ma solo perchè scrivevo sia qui che in uomini3000 ???,e che non scriva più commenti da loro ?? ,non ci trovi delle concordanze ,in fondo anche i nazisti avevano iniziato a screditare gli erbrei ,prima di metterli nel campo di concentramento e nelle camere a gas……
mauro recher(Quota) (Replica)
ma credo sia abbastanza chiaro che l’associazione femminismo-nazismo sia riferita solo ed esclusivamente all’atteggiamento filosofico di partenza (teorizzazione di superiorità morale e quindi di maggiore diritto di esistenza di un’etnia-genere-gruppo considerato più vicino alla perfezione) [ Rita ]
++++++++++++++++
D’accordo, ma allora sarebbe molto più corretto parlare di razzismo/sessismo, non di nazi/femminismo.
C’è pure da dire che nell’Ottocento, numerosi intellettuali bianchi occidentali di sesso maschile, fra i quali Otto Jespersen, teorizzavano l’inferiorità intellettiva delle donne e di altri gruppi etnici. Usando il metro di cui sopra, dovrei dire che si trattava di nazisti ante litteram? Ovviamente no. Ecco, io credo sarebbe molto più saggio abbandonare i paragoni col nazismo e passare ad altro.
Andrea(Quota) (Replica)
Al di là di qualche affinità teorica, soprattutto in riferimento a quelle che viene definito “femminismo radicale”, anche a me sembra un accostamento piuttosto forzato e , credo, anche inefficace. La demonizzazione dell'”avversario” non porta quasi mai a buoni risultati. Al femminismo storico, quello degli anni Settanta-Ottanta, riconosco il merito, sia pure utilizzando strumenti verbali assai violernti, di aver contribuito all’emancipazione della donna nel mondo occidentale, un momento di grande valore democratico. Il contributo, non il merito assoluto, che furbescamente talune/i appartenenti a quell’area ideologica si attribuiscono, perchè a votare a favore di aborto e divorzio, grandi passi in avanti in quanto a crescita democratica, hanno contrubuito anche coloro che non si riconoscono in quella visione. Oggi però il re è nudo, per chi è in grado di osservare la realtà per ciò che è effettivamente, nel senso che, raggiunta la parità effettiva di opportunità, possibilità, ecc., limitatamente al mondo occidentale perchè da altre parti tanto dev’essere costruito, si continua a piangere miseria, al solo scopo di trarre agevolazioni, privilegi, benefici…dovuti per la sola appartenenza a un genere sessuale. Questo si chiama sessismo e credo che di questo si debba parlare principalmente.
Alessandro(Quota) (Replica)
no infatti: l’elemento che, secondo me, caratterizza la teoria nazista è che, oltre alla teorizzazione dell’inferiorità e dell’imperfezione della razza ebraica, se ne teorizzava e se ne auspicava l’eliminazione totale, cosa che non è mai stata teorizzata per il genere femminile, per i neri e nemmeno per gli animali.
C’è la differenza fra il considerare il male come “necessario” e come “inutile”.
Detto questo, effettivamente concordo (e questa discussione lo dimostra) che sia facilmente fraintendibile l’accostamento e quindi oggettivamente controproducente
Rita(Quota) (Replica)
D’accordo, ma allora sarebbe molto più corretto parlare di razzismo/sessismo, non di nazi/femminismo.
C’è pure da dire che nell’Ottocento, numerosi intellettuali bianchi occidentali di sesso maschile, fra i quali Otto Jespersen, teorizzavano l’inferiorità intellettiva delle donne e di altri gruppi etnici. Usando il metro di cui sopra, dovrei dire che si trattava di nazisti ante litteram? Ovviamente no. Ecco, io credo sarebbe molto più saggio abbandonare i paragoni col nazismo e passare ad altro.
—————————————————————————–
da condannare pure questo pensiero xenofobo , l’ho sempre detto ,anche nel corpo delle donne , esistono uomini e donne che sono persone ,con i loro pregi e con i loro difetti , non so se ne fai una questione di terminologia ,ma sia quello detto da te prima ,che quel pensiero del femmnismo ,ci va molto vicino ad una teologia nazista
mauro recher(Quota) (Replica)
non so se ne fai una questione di terminologia [ mauro recher ]
+++++++++++
Caro Mauro, la terminologia è importantissima.
Prova ad andare in tv e ad accostare il femminismo al nazismo, poi guarda cosa succede…
Se accettate un consiglio, da un uomo che in passato si è un po’ occupato di politica, modificate i termini e fatevi furbi…
Andrea(Quota) (Replica)
@ Andrea: parli della collaborazione maschile. E’ vero, hai ragione. Ma è proprio in questo che il femminismo è ben peggiore del nazismo. In questo è stato subdolo. Ha operato, sugli uomini, un autentico lavaggio del cervello (anche questa era una pratica nazista, tra le altre cose), utilizzando il vittimismo come mezzo. Una volta ottenuti i servigi di una parte della popolazione, il resto è stato facile ed è venuto di conseguenza, mettendo gli uomini nella condizione di combattersi tra loro (“devide et impera”, il vecchio refrain funziona sempre, aaaah se funziona). Del resto anche il nazismo si è servito dei Kapò, no??
Ha ragione Rita: qui non si parla di nazismo come istituzione, con un fuhrer e tutti i suoi gerarchi. Qui si parla del nazismo inteso come teoria folle di superiorità. Lascia perdere la seconda guerra mondiale e i carri armati. Non c’entrano nulla. Il nazismo non era solo “muovere guerra”. Il nazismo era anche e, lasciami dire, soprattutto, cercare di inculcare teorie folli nelle menti altrui. Se non avesse operato quel processo, non avrebbe mai e poi mai mosso i carri armati contro nessuno, poiché gli mancava quel substrato di consenso ottenuto con il lavaggio del cervello della popolazione tedesca. Siamo tutti d’accordo nel ritenere i tedeschi, oggi, persone intelligenti. Lo sono oggi, loerano allora e lo sono sempre stati, a meno che non intervenisse qualcuno che facesse loro credere nella follia. Lo hanno fatto i gerarchi nazisti giocando sui sentimenti della loro popolazione, facendo crescere in loro l’odio. Lo sta facendo il femminismo sulla popolazione facendo crescere in essa l’odio. Ecco la coincidenza. Femminismo e nazismo sono generatori di odio.
LesPaul(Quota) (Replica)
Non c’è da preoccuparsi Andrea. Nessuno andrà in tv a parlare di nazifem o simili. Se la formula, pur sconcertante e in parte provocatoria non viene capita qui, figuriamoci altrove.
>>
…modificate i termini e fatevi furbi…
>>
Parli come se la QM non ti riguardasse. Se sei miliardario in effetti potresti forse dire che non sono affari tuoi. Ma sbaglieresti pure in questo.
Chiedilo a Tiger Woods. (Anche con i soldini che gli restano dopo il salasso dei 1.100/1.200 miliardi di lirotte) non è cmq bello doversi scusare di …aver preso le sprangate in faccia per aver fatto ciò che ogni moglie depressa ha oggi il diritto morale e legale di fare. Qualche giro di valzer.
O lo puoi chiedere a chi, pur con tanti milioni, sta in galera perché la moglie aveva cambiato idea qualche anno dopo il coito.
Se ci vuoi credere.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Il tuo è un buon suggerimento Andrea,anche se rimane il fatto che l’accostamento del regime culturale che il femminismo ha contribuito a creare presenta significative analogie col nazismo, non fosse altro per la strage di uomini sul lavoro e in guerra che viene data per scontata in un ‘epoca che fà delle “pari opportunità” il proprio vessillo progressista..per non parlare della situazione carceraria e degli incentivi all’occupazione ed all’imprenditoria femminili in un contesto di crisi generalizzata come quello attuale (guardare gli annunci per farsi un idea..un posto di lavoro rivolto esplicitamente ad una donna non è discriminazione?Cercasi segretariA??CamerierA??..)
Luke Cage(Quota) (Replica)
p.s. Si faccia presente che nel parlato corrente l’uso del maschile per riferirsi ad una figura professionale sottintende il riferimento ad una persona a prescindere dal relativo sesso di appartenza,l’uso del femminile invece no…
Luke Cage(Quota) (Replica)
ops…”Si tenga presente”..sorry
Luke Cage(Quota) (Replica)
Chiedilo a Tiger Woods. (Anche con i soldini che gli restano dopo il salasso dei 1.100/1.200 miliardi di lirotte) non è cmq bello doversi scusare di …aver preso le sprangate in faccia per aver fatto ciò che ogni moglie depressa ha oggi il diritto morale e legale di fare. [ Rino ]
++++++++++++++++
C’è una domanda che vorrei rivolgerti: tu, al posto di Tiger, ti saresti scusato? Saresti rimasto fermo di fronte ad una moglie che ti prendeva a mazzate? Io no, nella maniera più assoluta. Questo a prescindere dal prezzo da pagare di fronte ad un tribunale, dall’ideologia femminista e da tutto ciò che può aver inculcato nelle menti altrui.
Andrea(Quota) (Replica)
Ma è proprio in questo che il femminismo è ben peggiore del nazismo. In questo è stato subdolo. Ha operato, sugli uomini, un autentico lavaggio del cervello (anche questa era una pratica nazista, tra le altre cose), utilizzando il vittimismo come mezzo. [ LesPaul ]
+++++++++++++++++++
Secondo me, nessuna ideologia, neppure quella femminista, ha avuto la medesima forza di persuasione di quella nazista.
http://www.youtube.com/watch?v=PrDzOhd_tKc&feature=fvw
Nondimeno, non escludo di potermi sbagliare e di poter rivedere, un giorno, le mie idee.
+++++++++++
Siamo tutti d’accordo nel ritenere i tedeschi, oggi, persone intelligenti. Lo sono oggi, lo erano allora e lo sono sempre stati, a meno che non intervenisse qualcuno che facesse loro credere nella follia. [LesPaul]
++++++++++++
LesPaul, ti assicuro che alcuni storici avrebbero molto da obiettare in merito…
Andrea(Quota) (Replica)
@ Andrea
Continuo a pensare che se il nazismo fosse stato forte come tu dici non sarebbe stato sconfitto. E’ evidente che qualcosa di debole lo aveva, se non è riuscito a far presa. IL femminismo, al contrario, si è diffuso ovunque, a ogni livello, inquinando le menti e sta ottenendo tutto ciò che vuole. Quanto manca all’apartheid per il genere maschile? Quanto manca allo sterminio del maschio? Basta poco ormai… ne stanno già parlando.
A testimoniarlo ci sono tutti i privilegi di cui godono già ora tutte le donne, con gli uomini che non hanno più il coraggio di alzare la testa.
Ha ragione Rino: spera di non averci mai a che fare. Sta a te credere o meno in questa cosa.
Un caro saluto.
LesPaul(Quota) (Replica)
Quanto manca all’apartheid per il genere maschile? Quanto manca allo sterminio del maschio? Basta poco ormai… ne stanno già parlando. [ LesPaul ]
+++++++++++++++
Mi spiace, ma su questo punto dissento totalmente.
Ma poi chi lo sterminerebbe questo maschio? Le femministe? Con quali armi? E dopo cosa farebbero da sole sulla Terra queste donne? Suvvia, cerchiamo di non esagerare, perché l’uomo può essere fisicamente annientato solo dall’uomo (maschio), non dalla donna. Personalmente temo molto di più il programma nucleare dell’Iran e le relative minacce di Israele di bombardare preventivamente quel Paese con armi atomiche…
Andrea(Quota) (Replica)
Non c’è alcun rischio di sterminio. Il femminismo utilizza l’arma del vittimismo per scopi revanscisti, di “rivincita”. E la “rivincita” si può ottenere solo se occupi i posti che contano, alte sfere della politica, ecco qui il bisogno di quote, e controllo dei Media, ecco qui gli “Osservatori” vari a grande richiesta. Esso vuole l’uomo “servo”, a disposizone, non annientato. lo vuole vedere vivo e vegeto ma ai suoi piedi, in senso metaforico ovviamente. Non siamo lontani da questo e per quanto riguarda gli uomini beta, l’obiettivo è ancor più vicino. Resistono ancora pochi “rompiscatole”, che hanno capito dove si va a parare, ma basta accusarli di essere maschilisti e il gioco è fatto. Poi se dovessere essere troppo testardi, bè…in quel caso magari una piccola schedatura da buttare in pasto al pubblico ludibrio non sarebbe poi una brutta idea. Questo è un “gioco” molto pericoloso e bisogna avere davvero le spalle robuste per affrontarlo.
Alessandro(Quota) (Replica)
Uno per tutti:
http://www.womynkind.org/scum.htm
(Society for Cutting Up Men)
Mai visti gli articoli sui quotidiani in cui si decanta l’inutilità maschile e del fatto che, a causa delle ricerche scientifiche che mirano all’autofecondazione femminile, fra qualche decennio gli uomini spariranno???
Mai sentito parlare dei vagoni della metropolitana riservati alle sole donne?
Mai visti questi cartelli fuori dai supermercati??
http://www.google.it/imgres?imgurl=http://i14.photobucket.com/albums/a303/shy_1965/Parcheggio.jpg&imgrefurl=http://ancatdubh.splinder.com/archive/2009-01&usg=__r78HdLrO9KY4mueNTQZ3BmjjzbM=&h=500&w=375&sz=50&hl=it&start=10&tbnid=ljMQSCRVhDsnFM:&tbnh=130&tbnw=98&prev=/images%3Fq%3Dsupermercato%2Bparcheggio%2Bdonne%26hl%3Dit%26biw%3D1680%26bih%3D856%26gbv%3D2%26tbs%3Disch:1&itbs=1
E bada bene: qui non si tratta di donne incinta… si tratta di donne tout court, con i parcheggi riservati nei luoghi più vicini alle entrate e alle uscite.
Facevano la stessa cosa in Sudafrica, ai tempi dell’apartheid.
LesPaul(Quota) (Replica)
Al di là dei confronti (meglio, peggio, più o meno pericoloso), una cosa si può dire. C’è una analoga abilità a sfruttare la potenza dei mezzi d’informazione di massa per convincere l’opinione pubblica. “Calunniate, calunniate, qualcosa resterà”, usava dire Goebbels. Analogamente sta accadendo per le menzogne sugli uomini, stando alle quali sembrerebbe di vivere in un paese dove la maggioranza dei maschi passa il giorno ad opprimere in vari modi le donne, prevaricandole, picchiandole, stuprandole, etc. etc.
Ed a forza di sentir ripetere ogni giorno la solita solfa, finisce che molti ci credono, contrariamente alla loro stessa esperienza personale. Basterebbe guardarsi intorno, osservare la normalità della vita quotidiana delle persone normali, per accorgersi delle bufale che ci vengono propinate in dosi massicce.
armando(Quota) (Replica)
Uno per tutti:
http://www.womynkind.org/scum.htm
(Society for Cutting Up Men) [ LesPaul ]
++++++++++++++
A mio parere quel manifesto fu scritto da un uomo, non da quella psicopatica della Solanas.
++++++++++
Mai visti gli articoli sui quotidiani in cui si decanta l’inutilità maschile e del fatto che, a causa delle ricerche scientifiche che mirano all’autofecondazione femminile, fra qualche decennio gli uomini spariranno??? [ LesPaul ]
+++++++++
Sì, ho letto qualcosa, ma anche in questo caso mi è venuto da ridere… Dovresti farlo pure te, perché sai bene che la “scomparsa degli uomini” è solo una sciocchezza, propagandata in primis da scienziati uomini, che lavorano per le multinazionali…
+++++++++++
Facevano la stessa cosa in Sudafrica, ai tempi dell’apartheid. [ LesPaul ]
Noto che ti piace esagerare…
Andrea(Quota) (Replica)
Per Andrea, mi ripeto.
Quella in via di sviluppo, che altrove ho definito V° Guerra Mondiale, non è una guerra come le altre. E’ un conflitto psicologico il cui obiettivo (conscio o inconscio, ciò è del tutto irrilevante) non consiste nell’eliminazione fisica dei maschi (questo è tanto ovvio da non doverlo dire). L’obiettivo è l’eliminazione della maschilità negli uomini da ottenersi attraverso l’inibizione e la repressione delle loro pulsioni: la grande castrazione.
Si tratta di ritagliare il modo di essere/sentire degli UU sulla sagoma di quello delle DD occidentali odierne, ossia di ciò che è (= a loro sembra essere) buono, bello, giusto, utile profittevole, così come sono state formate dai tempi di “Colazione da Tiffany”.
Questo programma è stato apertamente esplicitato: “Non importa cosa sia bene o male per gli UU ma solo cosa è bene per le DD.” (Che poi questo c.d. “bene” per le DD sia deforme, parziale, momentaneo, pieno di contraddizioni, alla lunga insostenibile, fonte di alienazione etc. è probabilmente vero ma …è un prezzo che le DD devono pagare per “liberarsi”).
E’ una psicoguerra che è diventata possibile ovviamente perché sono mutate le basi del rapporto M/F. Se non credi che si possa cambiare il corso della storia solo intervenendo nel campo immateriale e impalpabile della psiche puoi riflettere su questo: ci sono due modi per deviare un viaggiatore dal suo cammino. Vuole andare a Roma ma noi lo spediamo a Firenze, come facciamo? Gli si punta una pistola alla tempia (metodo cruento, visibile), oppure si alterano i cartelli stradali, gli si altera la conoscenza, e quindi il comportamento. Il risultato è lo stesso.
Quanto a quel che tu o io avremmo fatto al posto di Woods ciò non ha attinenza perché si passa dal generale al personale.
Ho citato Woods come caso esemplificativo di cedimento psicologico all’ondata che travolge tutto.
Io e te potremmo anche comportarci come degli scogli che individualmente resistono alla corrente, ma la corrente c’è e Woods – come un turacciolo – ne è trascinato via al pari di milioni di altri.
Possiamo stigmatizzare il turacciolo (“Io avrei fatto così, cosà…), ma allora non parliamo di QM. La QM si occupa della corrente.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Lo cercavo ieri, per farlo vedere ad Andrea, ma non ricordavo il link. Poi, grazie a Chez (utente del forum sulla Questione Maschile) l’ho recuperato.
Andrea, per spiegare ciò che voglio dire con “eliminazione del maschio”, datti una guardata a questa pagina:
http://razzismodemocratico.blogspot.com/
E’ chiaro che sarà un progetto irrealizzabile. Ma mi domando una cosa: perché nessuno alza la voce (a parte noi) contro certe follie? Ti immagini cosa accadrebbe al contrario? Questa non è “spirito nazista”? Queste persone sono naziste nell’anima. Ed è giusto farlo notare.
LesPaul(Quota) (Replica)