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I sommersi e i salvati
Sul Titanic c’erano 1316 passeggeri. Bambini a parte, si salvò il 74% delle femmine e il 18% dei maschi. Il 97% delle femmine della 1° classe e il 16 dei maschi della 3°. Nel complesso (adulti F+M e bambini) il 62% della prima e il 25% della 3°.
Niente di nuovo rispetto a quel che si sa da sempre: i maschi (volenti o nolenti) muoiono al posto delle femmine e per salvare le femmine. Gli inferiori (volenti o nolenti) muoiono al posto e per la salvezza di chi sta sopra.
Delle due verità solo la seconda è stata proclamata per circa un secolo. La prima, per cavalleria o per pudore, per rispetto o per orgoglio, non è mai stata rivelata. Che i maschi muoiano per le femmine è cosa sin qui mai emersa alla coscienza verbale maschile, mai insegnata né alle medie né in Accademia. Mai.
Di recente però anche gli annunciatori della seconda si sono fatti silenti. Nessuno vuol passare per “testa calda” o “sovversivo”. Come del resto nessuno vuol passare per “maschilista”.
E’ vero però che di recente i maschi Risvegliati, quei pochi che ci sono, hanno messo gli occhi sulla prima. Si sono accorti che le femmine si salvano e i maschi vanno sotto, ed hanno osato vederlo e dichiararlo. Nello stesso tempo hanno quasi dimenticato la seconda, che i Ciandala (per dirla con Nietzsche) muoiono al posto dei Signori.
Ora, i numeri del Titanic sono quelli là. Incontestabili i primi quanto i secondi. Sovversivi ed eversivi i secondi quanto i primi.
La prima verità: i maschi affondano
Nell’ambito del movimento maschile le statistiche dei sommersi e delle salvate del Titanic vengono citate come espressione eclatante, persino abbagliante, della natura della relazione tra i sessi. Esempio luminoso, avvenimento rivelatore di verità sempre sapute ma mai esplicitate. Per pudore. Emblema dell’estremo sacrificio maschile e del beneficio che da esso traggono le femmine: la sopravvivenza, la vita. Icona intangibile e sacra.
Ma proprio per questo, un ingombro, un macigno sulla via trionfale della “Donna Liberata”. Icona tanto sacra e intangibile che qualcuna ha pensato bene di lordarla e dissacrarla trasformandone l’ordine esplicito e l’imperativo morale implicito (che i maschi muoiano per salvare le femmine) in motivo di scherno e di dileggio. Rovesciandone il senso e trasformandolo in un insulto antifemminile, generato (ça va sans dire) dal paternalismo misogino. E’ così che il “Prima le donne e i bambini!” è diventato la maledizione con la quale la “Liberata” dà il suo ultimo beffardo saluto ai sommersi.
Che ora però riemergono, perché, alla luce del Titanic, i Risvegliati parlano dei milioni di maschi morti sul lavoro e per il lavoro, sopra la terra, sottoterra e nel mare. Per le femmine e al posto delle femmine. Parlano dei milioni di maschi finiti nei guai rispettando la legge o infrangendola, non fa differenza, per le femmine e al posto delle femmine. Dei milioni di invalidi, carcerati, barboni e suicidi che hanno bruciato la vita, affondando, mentre le rispettive – le loro “schiave” “relegate al ruolo domestico” “fuori dalla vita pubblica”- si salvavano. Dei milioni che hanno consumato la vita in un’impresa, un’idea, una ricerca, uno studio, creando la cornucopia di beni di cui tutti, femmine per prime, hanno goduto e beneficiano. Dalla poesia al telefonino.
Perché non c’è pericolo, non c’è rischio per la salute e per la vita che non veda il maschio prevenire, anticipare, sostituire la femmina. Sotto tutte le latitudini. Avete mai visto una falegnama? No, perché si incomincia con dieci dita e si va in pensione con sei. Non ci sono rischi fisici, sociali, civili, commerciali e legali che non vedano i maschi in prima fila. In basso come in alto. Madoff è dentro per sempre, la cobeneficiaria delle malefatte è fuori. Per sempre. Alla Thyssen ci sono stati i morti (in basso) e gli inguaiati (in alto). Non ci sono né morte né inguaiate. Salve tutte e tutte con vitalizi garantiti. Grassi o magri che siano. Agli uni il rischio, la morte, la prigione, la rovina. Alle altre la vita e la libertà. Chi affonda e chi galleggia.
Son cose dure da ricordare, ma divenuti finalmente ingenerosi, i Risvegliati richiamano oggi in vita i morti, i falliti, i mutilati, i caduti, i suicidi, i dannati, evocando l’anima dei sommersi per gettarla – impietosi ormai e senza pudore – sull’altro piatto della bilancia.
Seconda verità: i subalterni affondano
Come è vero che i maschi muoiono per le femmine e al posto di esse, così è vero che i subalterni muoiono per i Signori e al posto di essi. Segreto di Pulcinella che oggi si è tentati di fingere di non conoscere. Si denunciano i morti sul lavoro, perché finalmente si vede che sono maschi, ma non si osa ricordare che sono anche subalterni. Sarebbe demodé. Chi vuol passare per bolscevico?
Eppure, come nessuna femmina è mai affogata nella pesca del merluzzo, così nessun notaio è mai precipitato dalla scrivania. Non si sono visti redditieri mutilati né aristocratici invalidi professionali. E’ acida, è cinica, minaccia di essere quasi sovversiva, ma è la seconda verità.
La Storia è storia dei modi con cui la piramide sociale si è mantenuta dai tempi degli Ziggurat. Realtà e simbolo della realtà. Quelli che stanno in alto si salvano e quelli che stanno in basso affondano. E quelle che stanno in basso si salvano con facilità minore di quelle che stanno in alto. Come se la società fosse una piramide e gli apicali galleggiassero sui subalterni.
E infatti Essi ed Esse galleggiano.
Verità composita: affondano i maschi subalterni
Il Titanic parla chiaro: affondano i maschi di 3° classe. Il prodotto delle due verità è solare, abbagliante. Annunciate insieme, quelle due antiche verità sono la novella del XXI Secolo.
Quei numeri sono un trattato su due dei conflitti che, latenti o conclamati, segnano la storia umana. Quello tra i sessi e quello tra le classi, che si intersecano e si sommano. Ci si salva quando si è in alto e quando si è femmina. Si muore, volenti o nolenti, quando si è in basso e si è maschi. Appunto, ma lo si fa volenti o nolenti? E’ dono o è rapina? Ci si sacrifica o si viene sacrificati? Questo è il dilemma.
Domande birichine, perché suggeriscono bensì che la Questione Maschile riguarda tutti gli uomini, in alto come in basso, giacché li colpisce tutti, ma non li colpisce tutti nello stesso modo.
Ciò accade perché la società femminista che avanza sta separando in modo sempre più profondo gli apicali e i subalterni. Sta aprendo un abisso tra i primi e i secondi, esito della combinazione di un diverso ma convergente interesse di fonte darwiniana: quello della élite maschile e quello della massa femminile.
La saldatura è avvenuta
Che i maschi guardino all’estetica femminile e le femmine alla posizione sociale maschile è una verità da tutti sentita e sperimentata, benché imbarazzante e perciò dissimulata, giacché confligge con quella ufficiale, poetica e romantica, del reciproco “interesse disinteressato”. I maschi cercano la bella gnocca; il “buon partito” (non solo economico) lo cercano le femmine.
Così, quando possono procurarsi da sole quel che prima ottenevano dai maschi il valore di questi si erode, declina e infine precipita. Tanto meno un maschio può dare e tanto meno suscita interesse. Tanto meno scalda il cuore. Quando infine non può più dare nulla non vale più niente e il cuore raggela.
Progressivamente, fette sempre più grandi di uomini sono scesi al di sotto della soglia del valore minimo che raggiungono quando lei, in qualsiasi modo, può procurasi da sola quel che un uomo si prepara ad offrirle. Quando una donna, che potrebbe viaggiare su una Fiat, gira invece sull’Alfa o il Bmw, parla chiaro: “Chi non è sopra questo livello, stia alla larga!”. E il numero di quelli che “stanno alla larga” cresce al crescere delle cilindrate femminili. I maschi mirano al macchinone per rimorchiare. Le femmine per selezionare, per tagliar fuori quelli che non sono all’altezza. Quelli per averne di più. Queste per averne di meno.
Il numero di quelli che “non sono all’altezza” cresce indefinitamente e abbraccia ormai una massa crescente dalla quale il cuore delle donne si sta allontanando perché rivolto in altra direzione: verso l’Alto, verso l’Elite.
Verso l’Alto è rivolto il cuore delle donne occidentali, cosa che non può certo infastidire gli uomini d’élite, se è vero che l’accesso alle femmine è il primo movente delle lotte maschili tra infinite specie. Quelli che stanno in alto si riservano l’accesso alle risorse a scapito e a danno degli altri. Si capisce: è per questo che si corre verso l’alto, dove giunti, si apre la guerra ai subalterni. Che stiano alla larga. Dalle femmine, in primis.
Nel corteggiamento i ruoli si invertono quando si passa dal rango di subalterni a quello di apicali. Chiedeva Magic Johnson: “Cosa fareste voi se ogni sera ne trovaste tre sulla porta della suite?”. Il corteggiamento non è roba da maschi: è solo da maschi subalterni.
Così lo scenario si apre e si vedono verità che non campeggiano sulle bandiere femministe. Insensibilmente ma progressivamente si manifesta l’unità di interessi della massa femminile e dell’élite maschile. E’ all’opera la legge gravitazionale di Darwin che convoglia i due interessi: tenere alla larga quelli di 3° classe.
Privi di fascino perché privi di potere, con redditi pari o minori, con istruzione inferiore, ingenui per natura e sempre pressati dall’energia dei loro lombi, annaspano penosi nel tentativo, sempre più patetico, di “mantenersi all’altezza”. Massa smarrita che si chiede confusa cosa stia accadendo. Non ha più nulla di interessante da mettere sull’altro piatto della bilancia, ecco cosa sta accadendo.
Un barbone dal marciapiede sbircia la strafiga c he passa col Suv. Creature di diverse galassie – mi dico – nulla mai le potrà avvicinare. Cosmologiche distanze – filosofeggio– qualsiasi cosa accada sono separati per sempre. Li divide un abisso.
Poi, non richiesta, flash, l’illuminazione: “Se la figona va a sbattere e il Suv prende fuoco quel miserando correrà di certo qualche rischio per tirarla fuori. Se invece gli crolla il porticato addosso… no, lei non danneggerà le unghie per fare altrettanto. Mano al cellulare, chiamerà i soccorsi. E qualcuno verrà. Qualche maschio verrà”.
Così trova acre risposta la domanda birbona: cosa darà la femmina che sta in alto al maschio che sta in basso e in cambio di che? Nulla. In cambio della vita, non darà nulla. Quel che da sempre l’élite regala ai subalterni, quel che l’aristocrazia ha sempre “dato” alla plebe. E’ la legge del Titanic.
Numeri che raggelano. Verità che corrodono.
Rino Della Vecchia
303 Commenti
Rino DV,
>Questo odio contro l’errore
Contro l’errare, Rino.
Contro l’errare…
Animus(Quota) (Replica)
Di solito pagano il prezzo i più poveri che, diciamolo, della superbia maschile potrebbe anche farne a meno, non so se fosse superbia maschile andare a lavorare in fabbrica nei campi o in miniera o per necessità …
Ha ragione Rino, si auspica un mondo senza uomini ,tanti solo i libri e i saggi sulla inutilità del maschio (fino a questo momento non ho mai letto il contrario)
Ma siamo superbi che è come dire “Se la sono cercata”
mauro recher(Quota) (Replica)