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08 Giu 2010  |  52 Commenti

70 anni dopo: onore ai caduti, disonore ai mandanti

Settant’anni fa l’Italia entrava  in guerra  e dava il suo contributo alla più spaventosa carneficina della storia. La cosa ci riguarda da tutti i punti di vista. Non ultimo il fatto che quell’ecatombe  – al pari delle altre – è oggi imputata, per origine ed essenza,  alla presenza maschile nel mondo, intendendo che, un volta scomparsa la maschilità, le guerre finiranno per sempre. Nessuno stupore. Nel momento in cui le stesse creazioni maschili vengono ribaltate contro gli uomini e derubricate a misfatti, non c’è da sorprendersi se le guerre vengono assegnate ex abrupto all’ontologia del maschile.

In ricorrenze come questa veniamo – tra l’altro – chiamati a rendere onore ai caduti della nostra bandiera e, in un paradossale slancio ecumenico, persino a quelli delle altre. Come se, finito lo scontro, anche coloro che erano quasi l’incarnazione del male riacquisissero lo status di esseri umani, degni di rispetto, se morti, e di novella amicizia, se sopravvissuti.

Prendiamone atto: nessuno ha onorato i caduti della I Guerra quanto il Fascismo che, per averne altrettanti da “onorare”, portò l’Italia nella II.  Siamo onesti: chi meglio e di più onora i caduti di coloro che ne vogliono moltiplicare il numero?  E chi li oltraggia maggiormente di coloro che – quorum ego – non ne vogliono più vedere? 

Nella logica dell’onore – a guerre concluse – rientrano anche i nemici. Universalismo davvero  ambiguo e  più che sospetto. Quando veniamo invitati ad onorare i caduti di tutte le guerre e di tutte le parti, stiamo in campana: lo facevano anche i mandanti della II ecatombe.

In quella subdola ambiguità trova spiegazione il fatto, in sé sorprendente, che i meno propensi ad onorare i caduti siano proprio quelli che non ne vogliono vedere altri. Anzi, i più refrattari a lanciarsi in quell’omaggio appartengono a  quelle classi sociali che massimamente hanno pagato il prezzo di tutte le guerre e che – proprio per questo – dovrebbero essere i primi a promuoverlo, visto che, in quel modo, non farebbero altro che onorare se stessi.  Un malizioso (…un Nicce) sarebbe indotto a sospettare che l’onore ai caduti venga promosso soprattutto da coloro che …cadono di meno. Sarebbe ingenuo stupirsene.

Ad onta di ciò è giunta l’ora, anche per un milanista (da Don Milani…) come me, di rendere omaggio e onore ai caduti. Non solo agli italiani, ma anche a quelli che all’epoca vennero combattuti – e abbattuti – dai nostri.  Così – per un istante – mi si confonderà con coloro che invece mi appresto a denudare e a condannare. I mandanti.

Le guerre hanno i mandanti.  Non sarebbe degno di me – e di nessuno – rendere onore ai caduti senza scovare e denunciare chi li ha mandati a uccidere e morire. A devastare e distruggere.

Sappiamo adesso come sia tragicamente sbagliata l’idea secondo cui se non ci fossero gerarchie, classi sociali di rapina, caste e aristocrazie, colossali interessi privati, religioni e ideologie, le guerre non ci sarebbero.  Idea diabolicamente seducente quanto perniciosa. Nondimeno, è incontrovertibile che quei fattori sono all’origine di un gran numero di guerre e della peggior forma del loro manifestarsi. Come la II.

Certo non è difficile individuare – con nomi e cognomi – le bande criminali che hanno avviato e perpetrato quella massima carneficina. Quelli sono i primi mandanti contro la cui memoria deve essere emessa l’estrema e definitiva condanna. Senza appello. Ma sarebbe troppo facile e comodo fermarsi qui.

Mandanti sono anche coloro che in qualsiasi modo, forma e grado ne hanno favorito l’ascesa e condiviso gli scopi. Coloro che, per interesse reale o immaginato, li hanno appoggiati. E non meno colpevoli coloro che hanno creduto ai loro miraggi, ceduto al sentimento di gloria collettiva, alla tentazione della vendetta sociale. Coloro che li hanno visti vindici di torti veri o inventati, di rivalse e ritorsioni storiche, realizzatori delle opere sognate dal loro odio di razza o di  ideologia, dalla loro invidia, dalle loro paure e frustrazioni di ceto e di etnia. Dalla loro individuale volontà di potenza. La massa?

Questi sono i mandanti, perché – dice Machiavelli – al potere si può giungere con l’astuzia o con la forza, ma questa, da sola, non basta quasi mai. L’inganno, la seduzione sono necessari. Per conquistare il potere e per mantenerlo. Ma se vi è chi inganna dev’esserci chi si lascia ingannare, chi – letteralmente – chiede di venire ingannato. Come escludere costui dai mandanti?

Non c’è tirannia se manca il consenso e dopo millenni di demagoghi e delinquenti al potere, a pochi anni dalla precedente catastrofe, nessuno era più autorizzato a farsi adescare. Nessuno poteva più campare ingenuità o ignoranze. Nessun credulone assolvibile, allora. E oggi meno ancora.

Sono dunque molti i mandanti. Tra essi non mancano padri e madri di coloro che vogliamo onorare. E molti, troppi tra i caduti stessi. Perché le guerre non piovono dal cielo: hanno i mandanti.

Smascherati e condannati quelli, possiamo finalmente onorare i caduti. Affinché non ce ne siano altri.

Così  il loro sacrificio e le loro virtù potranno essere lealmente omaggiate. Senza secondi fini. Potremo ammirare capacità ed energie che oggi sembrano sovrumane. Sarà sincera la nostra domanda sul come abbiano potuto fare quel che han fatto gli uomini del Don e quelli del Col di Lana. A che specie appartenevano? Che fossero sintetici? Androidi? Cyborg?

Ad ogni pagina di “Centomila gavette”  e ad ogni passo sull’Ortigara ci si domanda senza fine: “Come hanno potuto? Come hanno potuto?”.  Non ci si sa spiegare da dove venisse quell’energia, quella straordinaria volontà di vivere  e capacità di soffrire e come abbiano potuto conservare bagliori di umanità negli abissi di quella barbarie.

Diviso il grano dal loglio, potremo raccontare quella e le altre  guerre senza usare le virtù degli uni per nascondere i crimini degli altri. Sapendo però che tra questi e quelli il confine è precario e che non possiamo cedere – proprio noi – alla tentazione di pensarci innocenti. Neanche retroattivamente.

Allora saremo titolati a scrutare le molteplici origini e le molte facce della guerra. Potremo capire e imparare. E in quel silenzio onorare i sacrificati.

RDV


52 Commenti

Marco 7:23 pm - 14th Giugno:

Rino, a tuo parere quali sono le responsabilità delle donne nelle guerre, mondiali e non?
Quanto i desiderata femminili hanno influito, ed influiscono in tal senso, nell’agire degli uomini?
Come si fa a stabilire ciò con certezza?

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armando 11:01 pm - 14th Giugno:

Marco, certezze misurate matematicamente non possono esistere, ma basta considerare l’idolatria femminile e il tributo estatico per i dittatori vari, da Mussolini a Hitler. E’ più che sufficiente per smentire la favola che la guerra è solo maschile. Solo maschili, invece, sono i soldati morti. E anche questo è un fatto
armando

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Damien 8:41 am - 15th Giugno:

RDV:””..(omissis)Questi sono i mandanti, perché – dice Machiavelli – al potere si può giungere con l’astuzia o con la forza, ma questa, da sola, non basta quasi mai. L’inganno, la seduzione sono necessari. Per conquistare il potere e per mantenerlo. Ma se vi è chi inganna dev’esserci chi si lascia ingannare, chi – letteralmente – chiede di venire ingannato. Come escludere costui dai mandanti?..(Omissis)”

In breve, la classe dominante (i regnanti, oggi la politica), gli esecutori di ordini (i vassalli, oggi la casta mediatica e tutto l’universo che gli gravita intorno), i promotori delle ideologie di potere (le religioni, i salotti buoni le donne aristocratiche, le donne emancipate della vulva odierne)..

come si vede cambiano le epoche, ma gli attori sono sempre gli stessi, come rimane lapalissiano chi sia colui che, nonostante non abbia voce in capitolo e, molto spesso, sia contrario a tali ideologie, versa il tributo di sangue e di vita per tali mandanti, che hanno vari fini, molti meno nobili di quanto manifestano nelle loro intenzioni ipocrite… inutile ricordarvelo chi sia la popolazione vittima da mandare al macello.. vero? (anche se, molti facendo lo scemo di guerra, si sono risparmiati a tale metodica inumana).

le donne erano la giustifica degli uomini beta che andavano al massacro, in esse molti vedevano i motivi per cui fare qualcosa che non volevano, la propria famiglia, laddove la famiglia era messa in pericolo dalle idee promosse dal potere, oggi quelle stesse donne vanno a braccetto col potere stesso, umiliando gli inutili sacrifici delle guerre, anzi, hanno imparato ad usarle per denigrare gli stessi uomini(beta) che sono caduti sopratutto per loro, giudicati male per il semplice fatto di essere fautori delle guerre stesse! che ipocrisia, che.. che schifo!

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Rino 12:04 pm - 22nd Giugno:

Come fonte di spunti per ulteriori ampie considerazioni linko qui la pag. dedicata agli esiti di una ricerca sui primati. A dir il vero la notizia non è nuova. L’esistenza di conflitti aperti e cruenti miranti alla conquista del territorio è nota da almeno 20 anni.

Qui cm q vi si trovano elementi che rendono chiari alcuni “insolubili” enigmi.
Ad es. chi siano gli attori di questo genere di guerre, perché vengano combattute e chi ne tragga beneficio.

RDV

http://www.repubblica.it/scienze/2010/06/22/news/battaglia_scimpanze-5047002/?ref=HRERO-1

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Fabrizio Marchi 8:05 am - 28th Aprile:

Caro Cesare, sottoscrivendo il tuo commento relativamente alla guerra in Libia (e ai suoi risvolti di genere…) mi limito a ripetere le parole del titolo dell’articolo di Rino (e non a caso ti rispondo in questo spazio):”Onore ai caduti, disonore ai mandanti, chiunque essi (o esse) siano”.
Fabrizio

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Rita 10:38 am - 28th Aprile:

Glory of Women (Onore delle Donne)

Voi ci amate quando noi siamo eroi, a casa, in licenza,
O feriti in qualche posto importante.
Voi amate le onorificenze, credete
Che la cavalleria redima dalla disgrazia della guerra.
Ci rendete bombe. Ascoltate con piacere,
Storie di sporcizia e pericolo teneramente emozionate,
Voi onorate i nostri lontani impeti mentre noi combattiamo,
E piangete le nostre memorie coronate d’alloro quando veniamo uccisi.
Non potete credere che le truppe britanniche “si ritirano”
Quando l’ultimo orrore infernale le spezza, e loro corrono,
calpestando i corpi terribili – accecati dal sangue.
O madre tedesca che stai sognando vicino al camino,
Mentre stai facendo le calze da mandare a tuo figlio
Il suo viso è calpestato più profondamente nel fango.

Siegfried Sassoon

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cesare 4:32 pm - 28th Aprile:

Stavo riflettendo sulla nota di Rino circa la domanda: “chi si avvantaggia della guerra” e circa la risposta costituita dalla cronaca della guerra di conquista degli scimpanzè (http://www.repubblica.it/scienze/2010/06/22/news/battaglia_scimpanze-5047002/?ref=HRERO-1
).
Risposta già evidente nel fatto che da sempre il maschio che non è “guerriero” viene rifiutato da ogni donna ed ogni maschio che desidera essere ammirato e apprezzato dalle donne deve essere “guerriero”. Per cui maschio e guerriero di fatto nella Storia sono diventati sinonimi.
La stupefacente novità oggi è che la riproposizione inderogabile e attualissima del femminile originario appalto della guerra ai maschi affinchè “i maschi facciano i maschi”, ovvero i “guerrieri” e in tale veste procurino risorse (petrolio, materie prime, piuttosto che nuovi spazi nella foresta), è tutta interna ad una superiore logica di guerra che è quella della guerra portata direttamente dalle donne ai maschi. Accade oggi infatti che mentre i maschi ci lasciano la pelle per procurare, come ab eterno fanno, risorse per le donne, scatta contestualmente sia il pestaggio morale femminile contro i maschi violenti-per-natura in quanto fanno la guerra, sia una miratissima azione di guerra femminile contro i maschi per acquistare un assoluto predominio nella società.
Capita così, come da recenti cronache, che, esempio fra gli innumerevoli, un alpino in armi in Afganistan abbia da combattere due guerre, di cui una sovradetermina l’altra : quella con i Talebani e quella con la moglie che gli toglie figli, casa e dignità con l’appoggio della Legge, dei Tribunali e dei Servizi Sociali dello Stato italiano, di fatto altrettanti presidi militari del femminismo sul territorio di casa. Quando non gli succeda di incontrare sulla via del ritorno dalla guerra n.1 la femmina che lo denuncia, guerra n.2, per sguardo da lei interpretato come molesto, e la polizia ferroviaria che per questo lo ferma, e il giudice che lo condanna (altro episodio di cronaca).
Guerriero pro donne in galera ad libitum feminarum.
Per tornare agli scimpanzè, non risulta che abbiano fatto progressi di civiltà tali da doversi guardare anche dalla guerra che in casa le scimpanzè femmine conducono loro contro.
Pertanto, guerrieri, in caso di guerra, fate subito la pace: vi difenderete meglio.

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Fabrizio Marchi 8:38 am - 25th Luglio:

Un altro militare italiano caduto in Afghanistan, mi pare sia il quarantunesimo (tutti rigorosamente maschi, ovviamente, le quote rosa al fronte non vengono applicate… ).
Un altro caduto di questa guerra neocolonialista e neoimperialista camuffata sotto le insegne del “politically correct”.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/07/25/visualizza_new.html_781546406.html
Fabrizio

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cesare 5:22 pm - 25th Luglio:

E Frattini, quello che Gino Strada nascondeva armi pro terroristi nel suo ospedale perchè gliel’aveva detto quel galantuomo di karzai, ad ogni soldato maschio morto compare in televisione a citare le donne (rigorosamente per prime) e gli uomini in armi: 41 soldati morti maschi su cui fare ogni volta su ogni ragazzo morto una bella citazione femdominista pro soldatesse.

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Fabrizio Marchi 10:29 am - 21st Febbraio:

Altri tre soldati italiani vittime di questa guerra imperialista (con l’Italia ridotta a scendiletto degli USA), finalizzata a mettere le mani sui gasdotti e sulle risorse naturali di quel territorio (ivi compreso soprattutto l’oppio) e al controllo militare e politico di quell’area, camuffata sotto la bandiera della democrazia e dei diritti. Ancora tre morti italiani dall’inizio dell’occupazione militare dell’Afghanistan (in tutto sono 49 i militari italiani che hanno perso la vita fino ad ora; tutti uomini , naturalmente…) per “liberare le donne afghane dal burqa”…
Anche in questo caso, le “liberate” spediscono i loro “oppressori” a liberare le oppresse…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/02/20/visualizza_new.html_101402264.html
Fabrizio

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Rita 1:42 pm - 26th Dicembre:

Auguri a tutti anche se in ritardo! Con l’augurio che ci si possa trovare nella terra di nessuno. Là dove fra ideologie non si possono trovare punti di incontro, c’è sempre la possibilità di incontrarsi fra umani. Anche fra uomini e donne di buona volontà

Immagina di volare su un territorio sconvolto dalla guerra sapendo di non poter mai guardare giù, devi guardare avanti o a casa non arriverai mai, può esistere una forma più alta di coraggio? (da War Horse)

http://www.lagrandeguerra.net/gglatreguadinatale.html
La notte di Natale 1914, nelle trincee del fronte occidentale (Francia e Belgio) ci fu una tregua. Si trattò di una eccezionale circostanza dettata dalla spontaneità di un sentimento di fratellanza universale, più forte persino del rombo dei cannoni. Non la ordinarono i comandi supremi che, di contro, fecero di tutto per condannarla ed accertarsi che mai più si ripetesse in futuro.

I soldati di entrambe le fazioni uscirono allo scoperto, si abbracciarono, fumarono, cantarono insieme, si scambiarono doni e organizzarono persino delle estemporanee partite di calcio. Gli Stati Maggiori coinvolti nel conflitto fecero di tutto anche per nascondere l’accaduto e cancellarne ogni traccia o memoria – recentemente però sono emerse dagli archivi militari di tutta Europa, lettere, diari e persino fotografie che sanciscono inequivocabilmente che la tregua, anche se non ufficiale, avvenne realmente e si protrasse addirittura per più giorni, nel periodo Natalizio del 1914.

Di recente sono apparsi anche alcuni saggi sull’argomento ed è stato anche realizzato un lugometraggio dal titolo “Joeux Noel” (“Merry Christmas” nella versione Internazionale), che ha vinto il Leone d’Oro al Festival del cinema di Berlino.

Una preziosa testimonianza di un soldato inglese
che ebbe modo di assistere di persona a questo evento.

“Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! “Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.

Babbo Natale in Trincea in un bozzeto del 1914Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d’artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle.

E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S’appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi…» «Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi.” “Tra noi c’è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni.

Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l’abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango.” “Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria.

Soldati che fraternizzano durante la tregua di Natale 1914Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo.” soldati che fraternizzano fuori dalle trincee “Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia». «Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio. Che cos’è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: ‘alberi di Natale!’. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini.” “E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ‘ stille nacht, heilige nacht…’. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l’ha tradotto: ‘notte silente, notte santa’.

Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: ‘the first nowell (1) the angel did say…’. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un’altra: ‘o tannenbaum, o tannenbaum…’. A cui noi abbiamo risposto: ‘o come all ye faithful…’. (2) E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: ‘adeste fideles…’». «Inglesi e tedeschi che s’intonano in coro attraverso la terra di nessuno!” “Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. ‘Inglesi, uscite fuori!’, li abbiamo sentiti gridare, ‘voi non spara, noi non spara!’.

Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: ‘venite fuori voi!’. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto.” “Uno di loro ha detto: ‘Manda ufficiale per parlamentare’. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l’hanno fatto – ma il capitano ha gridato ‘non sparate!’. Poi s’è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!” “Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.

Alcuni di noi sono usciti anch’essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima». «Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l’inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. ‘Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra’, ha risposto. ‘Prima di questo sono stato cameriere all’Hotel Cecil.” “Forse ho servito alla tua tavola!’ ‘Forse!’, ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: ‘non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla’. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station.

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Fabrizio Marchi 2:09 pm - 26th Dicembre:

Auguri anche a te!…
Ho visto un film molto bello proprio su quello storico evento, di cui purtroppo non ricordo il titolo.
Ricordo però che sul fronte orientale accadde qualcosa di ancor più importante: i soldati russi si ribellarono agli alti comandi dell’esercito zarista e rivolsero le loro armi contro quegli ufficiali che li spingevano a continuare quella orribile carneficina di poveri contro altri poveri.
Era la prima volta che si verificava una fatto del genere, per lo meno in quelle forme e in quelle dimensioni.
P.S. due film in tema, molto belli, sono “Uomini contro”, di Francesco Rosi, e “Orizzonti di gloria”, di Stanley Kubrik.
Consiglio a tutti la visione di entrambi.

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Fabrizio Marchi 2:16 pm - 26th Dicembre:

da vedere fino all’ultimo minuto…merita…

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armando 4:16 pm - 26th Dicembre:

Le trestimonianze su ciò che avveniva nelle trincee della Grande Guerra fra nemici sono innumerevoli ed estremamente commoventi. Quando ho tempo ne manderò qualcuna, perchè c’è una memorialistica di guerra enorme che dovremmo leggere con grande rispetto ed emozione. Uomini in trincea, per uccidere altri uomini. Mors tua, vita mea. E’ vero. Era così, ma nonostante questo spesso il senso di umanità non solo sopravviveva, ma aveva modo di manifestarsi nelle condizioni più difficili.
armando

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Rita 1:29 am - 27th Dicembre:

In “War Horse” da cui è stata tratta la frase “Immagina di volare su un territorio sconvolto dalla guerra sapendo di non poter mai guardare giù, devi guardare avanti o a casa non arriverai mai, può esistere una forma più alta di coraggio?” c’è una scena in cui il cavallo da guerra protagonista del film, che alla fine si ricongiungerà con il ragazzo che l’aveva domato da puledro, fugge impazzito nella “terra di nessuno” travolgendo cavalletti di filo spinato e finendo impigliato negli stessi. Dai due versanti opposti i soldati tedeschi e i soldati inglesi osservano quell’animale ancora vivo, immobilizzato nel filo spinato. Alla fine uno dei due (non mi ricordo quale, ma ha poca importanza) alza una timida bandiera bianca e si avvicina all’animale. Poco dopo anche un soldato avversario si avvicina e cominciano a ragionare su come liberare il cavallo. Il soldato inglese dice ad alta voce “e pensare che, come un cretino non ho nemmeno pensato a prendere un paio di cesoie”. Una decina di cesoie vengono lanciate da ambo le parti e i due soldati lavorano a tagliare il filo spinato, per poi tirare a sorte il cavallo .. che tornerà nel campo inglese. E’ un film molto holliwoodyano ma molto bello significativo anche del rispetto e della simbiosi che legava soldati ad animali (penso agli alpini coi loro muli per esempio) che condividevano con gli uomini l’oggettificazione di macchine da guerra (o come disse un reduce della prima guerra mondiale nel documentario “Scemo di guerra” di bulloni.. siamo come bulloni in un ingranaggio, se uno si arrugginisce viene buttato via e sostituito) in antitesi col presunto eco-femminismo-antispecismo che vede una responsabilità guerrafondaia negli uomini a danno anche degli animali e dell’eco-sistema. Discorso un po’ confuso .. ma è tardi smile

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Luigi Corvaglia 8:52 am - 4th Agosto:

L’anno prossimo correrà il centesimo anniversario dall’inizio della grande guerra. La prima.
Penso che questo La Grande guerra, i sentieri del sangue perduto. sia un bel modo per ricordare i “ragazzi del 1914“.

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Megapappagallus 1:45 pm - 4th Agosto:

Non vi nego che questa scena mi ha commosso.
Questa e`la vera essenza del maschile. Vista e sperimentata piu`volte nella vita.
Quella del film e`storia. Certe cose avvenivano e avvengono. Mentre le donne, tutte, stanno a casetta. O al limite nella calda e comoda retrovia.
Siate maledette, femministe, siate maledetti in eterno tutti voi che avete creato e propalato la storia del maschio padrone in quanto maschio.
Siate maledetti tutti voi e tutte voi che credete a certe interessate e luride panzane.
Vergognatevi e morite, femministe.
Vergognatevi e morite, voi complici ora e sempre di Generali e generalesse mandanti di ogni latitudine.
Siate estirpati tutti dalla storia come i tumori maligni che siete.
Siate maledette e maledetti. Vergogna.
Siate maledette e maledetti. Vergogna.
Siate maledette e maledetti. Vergogna.
SIATE MALEDETTE E MALEDETTI. VERGOGNA.

Fabrizio Marchi:
da vedere fino all’ultimo minuto…merita…

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Megapappagallus 2:27 pm - 4th Agosto:

Ultima e piccola riflessione: linkate qui.

http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2013/08/01/foto/le_foto_del_giorno_agosto_2013-1763663/4/?ref=fbng

Non e`un articolo scientifico, ma comunque…e` NG.
I maschi dei leoni campano massimo sui 12 anni.
Le femmine 19.
Notoriamente, anche sulle specie in cui il maschio e`piu`grosso quindi apparentemente dominante, la pressione selettiva sui maschi (dell`ambiente, ma soprattutto della specifica “societa`animale”) e`spietata.
Sulle femmine meno.
Il “patriarca” e`uno, ma appena invecchia va a ingrassare i vermi.
I maschi non patriarchi a trovare i vermi ci vanno anche prima. Soli, emarginati, mobbati come sono.
Chi campa di piu`, chi si propaga di piu`,ed esercita quindi dominanza reale?
Sarei curioso di vedere gli studi sul sesso dei leoni a, poniamo, 10 anni. Su 1000 animali, quanti maschi? Quante femmine?
Sara`che forse anche le scienze naturali andrebbero viste in una ottica diversa?
Il leone re della savana?
Nemmeno il leone maschio conta un cazzo, questa e`la mia impressione.

E nemmeno i gorilla silverback, i tori, gli stalloni e tutte quelle allegre bestie dove il maschio e`piu`grande e quindi spacciato per “dominante”.

Il leone conta come il due di coppe.
https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_whistle3.gifMa allora, perche`ce l`hanno sempre propagandato come modello di animale patriarca?

Eh, chissa`perche`.

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armando 3:01 pm - 4th Agosto:

Megapappagallus,

Cari amici, esiste una memorialistica di guerra, specie della Grande Guerra, incredibile. Racconti di episodi vissuti in prima persona, tragici e bellissimi, violenti e teneri, terribili e allegri. Racconti di Onore e di viltà, di coraggio e di paura. Andrebbero davvero valorizzati come essenza del maschile. E’ semplicemente un delitto imperdonabile svilire il maschile come si sta facendo adesso.
Perchè per l’anno prossimo non si tenta di organizzare qualcosa di pubblico per ricordare quegli uomini? Tutti quegli uomini, italiani o austriaci, soldati o quegli ufficiali che coi primi condividevano rischi disagi e pericoli. Oltre le ideologie, oltre la discussione sulla fellonaggine degli alti gradi dell’esercito, oltre la discussione sull’utilità o inutilità di quella e di altre guerre. Tutte cose già ampiamente sviscerate. A noi interessa far capire cosa vuol dire essere uomini, non altro. E si può essere uomini da comunisti o da fascisti, da soldati o da ufficiali, da operai e da studenti, bianchi o neri, atei o credenti, cattolici o musulmani.
Pensiamoci.
Armando

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armando 3:04 pm - 4th Agosto:

Aggiungo una cosa sola. Qualche anno orsono sono andato sull’Ortigara proprio con lo scopo specifico di visitare quei luoghi di guerra. Con me c’era anche Rino, che è di quelle parti, e vi assicuro che inducono emozioni forti.
armando

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Megapappagallus 4:31 pm - 4th Agosto:

armando,

Emozioni forti, certo. Per te, per me, per Rino: per gli uomini in generale.
Stai pur tranquillo che quasi ogni donna che sale sull`Ortigara guarda le trincee e pensa a quale smalto mettersi sui piedi.
Con certe cose le donne, mediamente, ci si sciacquano le vergogne.
Del resto le guerre sono figlie del maschio oppressore, quel maschio oppressore che si fa crivellare indossando una tunica di latta.
Per permettere a Lorsignore di pensare allo smalto.

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Megapappagallus 4:45 pm - 4th Agosto:

Ulteriore, maligna riflessione.
Oramai v`e` stato l`ingresso delle eroiche soldato Jane negli eserciti di tutto il mondo.
Fermo restando che a me piacerebbe un globo sovvertito dove in trincea e nell`altoforno ci va solo l`eroina in gonnella, a crepare mentre il maschio oppressore sta a casa a pulire il pupo: ma, secondo voi…
se dietro quella cazzo di mitragliatrice austriaca ci fossero state una mitragliera donna e una servente donna, secondo voi…
Si sarebbero sporte a dire ai soldati italiani maschi “tornate indietro, non fatevi ammazzare cosi`?”
Io azzardo una risposta: col cazzo.
Avrebbero falciato il falciabile. Per correre poi, magari, fra le braccia di qualche alto ufficiale. Perche` no? anche del generale italiano vigliacco e macellaio. Si sa, non esistono divise e confini quando c`e`da farsi pompare in culo da un vero, eroico maschio alfa. Come storia insegna. “Mmmh…micione…tu si`che sei un vero uomo, non come quegli sfigati di merda che abbiamo accoppato oggi! Come deve essere dura per te averli attorno, quegli zotici! Fortuna che oggi te li abbiamo tolti da questi tuoi bei coglioni fumanti!”
Ah, scusate. Una riflessione ulteriore. Immaginate un nido di mitragliatrice pieno di soldatesse, assalito da un plotone di soldatesse. Domandina: cosa accadra`? Spareranno? Io ho i miei dubbi…

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Alessandro 4:46 pm - 4th Agosto:

“Uomini contro” di Rosi, liberamente ispirato a “Un anno sull’altipiano” di Lussu, riesce davvero a rendere l’atmosfera di quegli incredibili giorni che seguirono la Strafexpedition con gli assurdi contrattacchi italiani che hanno reso loro malgrado molto conosciute alcune località dell’altopiano di Asiago, non solo l’Ortigara, ma anche Monte Zebio, Monte Fior, ecc.. Il film fu girato nell’ex Yugoslavia e il paesaggio non è proprio quello dell’altopiano, ma poco conta. Film, come giustamente scrive Fabrizio, imperdibile, a mio avviso superiore anche al pur ottimo e famosissimo “Orizzonti di gloria”.
Ma le testimonianze di prima mano sono ancora più coinvolgenti. Tre titoli su tutti:
Un anno sull’altipiano di Emilio Lussu
Trincee di Carlo Salsa
e per chi volesse ascoltare anche l’altra campana, quella nemica sempre sul fronte italo-austriaco:
Tappe della disfatta di Fritz Weber
Tre libri consigliatissimi per chi vuole davvero conoscere che cosa è stata la Grande Guerra per chi l’ha vissuta in trincea, un’esperienza che quasi si stenta a crederla reale tanta è stata la sofferenza che hanno dovuto sopportare tutti coloro che l’hanno vissuta davvero e non nelle retrovie.

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armando 8:20 pm - 4th Agosto:

Aggiungo Paolo Monelli, “Le scarpe al sole”, ma hanno scritto in tanti, anche Ardengo Soffici e Ungaretti che ha scritto una poesia. Sulla seconda guerra mondiale assolutamente da leggere è Il sergente sulla neve, di Rigoni Stern, che racconta la ritirata dell’Armir dalla Russia- Qualche tempo addietro avevo anche pensato di fare un’antologia con episodi tratti dai testi. Poi, come troppo spesso accade, quel progetto è rimasto un progetto. Eppure sarebbe bellissimo riuscire a trasformarlo in realtà.
armando

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Fabrizio Marchi 8:43 pm - 4th Agosto:

armando,

Capisco e apprezzo lo spirito che ti anima, Armando, a patto però di non decontestualizzare o destoricizzare le cose.
Il lavoro che proponi di fare è validissimo,per quanto mi riguarda (visitare o ricordare i luoghi della sofferenza e dell’eroismo maschile) , purchè contestualmente non si dimentichi cosa è stata da un punto di vista storico e politico quella carneficina e chi l’ha voluta e scatenata, cioè le classi dominanti europee e americane che hanno mandato al macello 9 milioni di maschi beta austriaci,tedeschi, italiani,inglesi,russi, americani, prussiani,ungheresi (più altre decine di milioni di mutilati e feriti), per difendere ed espandere i loro interessi economici e il loro dominio.
E’ vero, mentre questi aspetti (storico politici) sono stati indagati (sia pure da posizioni politiche diverse), nessuno ha mai affrontato la questione sotto il profilo che proponi tu, cioè di cosa ha rappresentato per il “maschile” (dal momento che quella guerra direttamente l’hanno vissuta solo i maschi) quella terribile esperienza. E io, come ripeto, sono d’accordo, a patto però che non venga omessa la verità storica su quella tragedia, sulle cause politiche e storiche e le responsabilità di chi l’ha determinata,cioè altri uomini.
Questo anche ai fini di quella compiutezza di analisi che,a mio modestissimo parere, a volte latita in ambito momas, appunto perché si tende privilegiare un aspetto piuttosto che un altro,senza capire che la realtà è fatta di un “tutto” (l’eterno ritorno della questione natura/cultura…) e che questo tutto non può essere separato, errore commesso sia a destra che a sinistra (questa volta si possono scrivere anche senza virgolette),anche se da approcci diversi.
E la verità storica ci mette di fronte, fra gli altri, ad un altro fatto che proprio noi non possiamo eludere,e cioè che alcuni uomini (dominanti) hanno mandato a morire altri uomini (dominati). E’ un fatto, che non può essere sottaciuto e sul quale non si può non riflettere, mettere la testa sotto la sabbia o fare gli struzzi. Ci dobbiamo assumere anche la responsabilità di indagare dal punto di vista antropologico questi aspetti, e le loro interconnessioni con quelli sociali, culturali storici e politici. Se non lo si fa si rischia di rovesciare come un guanto il femminismo e di fare l’apologia del maschile, e in qualche modo (anche non volendo, e nessuno di noi lo vuole) di diventare l’altra faccia della medaglia del femminismo stesso o essere percepiti come tali.
“E si può essere uomini da comunisti o da fascisti, da soldati o da ufficiali, da operai e da studenti, bianchi o neri, atei o credenti, cattolici o musulmani”. (Armando)
Anche in questo caso, Armando,vale lo stesso discorso di prima. Sono d’accordo ma solo in parte. Perché se qualcuno pensa (un fascista vero, ad esempio,se è coerente, lo pensa e lo pratica pure) di essere “superiore” ad un altro in virtù della sua appartenenza etnica, razziale o di sangue oppure pretende di dominare sugli altri perché la sola legge che egli riconosce è quella della sopraffazione e della volontà di potenza e tutto il resto sono chiacchiere ipocrite per “deboli” e “risentiti”, per me, uomo o donna che sia, e quindi indipendentemente dalla sua appartenenza sessuale, resta un nemico da combattere.
P.S a tal proposito invito a riflettere sul titolo che Rino ha dato al suo articolo:”Onore ai caduti (uomini beta) ,disonore ai mandanti (uomini e donne alpha).
Come dire, l’eterno ritorno del Titanic….

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Megapappagallus 10:21 pm - 4th Agosto:

Caro
Fabrizio Marchi,

hai assolutamente ragione e sai che condivido quasi tutto quello che esponi. Una cosina pero`vorrei puntualizzarla: secondo me occorre iniziare a vedere la storia in termini un po`piu` statistici, un po`come dicevo in un altro post parlando di leoni e scienze naturali (ah, il caro Engels…). Se e`vero come e`vero che chi mandava al macello il 99%dei maschi beta erano quei pochi milioni di maschi alfa privilegiati, e`pur vero anche altro. In qualche modo sai quel che voglio dire: estremizzo il tuo punto di vista a confronto di quello pur valido di Armando. E quell`”altro” e` che andando a fare una statistica da due lire vediamo che comunque da quegli orrori anche allora tutte le donne erano preservate. Purtroppo, e dico purtroppo, esistono gli stupri di guerra, i bombardamenti che colpiscono i civili, eccetera (e che comunque prendono anche i maschi, come e`ovvio che sia) ma cio`non toglie che chi soffre di piu`e muore di piu`in ogni guerra siano quel 99%di maschi che non nascono con la camicia. Certo, dirai tu: lo so bene. Lo diciamo sempre. Si`, pero`se andiamo a fare il conto della serva vediamo che anche mettendoci dentro l`1%di veri maschi padroni, comunque il carico di sofferenze e dolore e morte e`troppo, TROPPO spostato verso il gruppo maschile nella storia. Altro che morte di parto. E chi lo sposta, quell`asse, non e`tanto la massa dei maschi macellati, quanto la massa delle femmine NON macellate. Il che ne fa delle privilegiate storiche, ora e sempre, quindi fa di loro le vere padrone di sempre. Non hanno solo un peso specifico maggiore individualmente: hanno anche una colossale energia latente, un potenziale di massa immenso al punto tale che mi viene da pensare che, come le leonesse, le femmine umane, alfa, beta e omega che siano,nella storia contino molto, ma molto di piu`anche dei maschi alfa. Essere da millenni l`ago della bilancia e senza nemmeno avere il voto a disposizione conferma due cose: 1. Quanto dico sopra: gli uomini alfa o beta rispetto alle donne non contano nulla, quindi da secoli noi si vive nel matriarcato, non nel patriarcato, e sono quindi gli uomini nel loro complesso a doversi liberare del potere femminile. Per poi prendersela col Capitale, ovviamente. Oh, si, certo, qualunque donna mi legga pensera`che deliro, del che me ne rido. 2. Nel momento in cui un potere diventa sfacciato e sfacciatamente forte, in genere, e`perche`sta iniziando a diventare debole. Il che fa ben sperare, in fin dei conti.

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Fabrizio Marchi 9:37 am - 5th Agosto:

Megapappagallus,

Caro Megapappagallus, mi pare che siamo sostanzialmente d’accordo. Come ben sai, perché ne abbiamo anche parlato dal vivo,sono convinto che un passaggio fondamentale per il Momas e la QM sia la rivisitazione e la decostruzione della narrazione femminista,peraltro egregiamente operata da Rino nel suo libro. E’ ovvio che finchè l’immaginario collettivo sarà occupato da un racconto (divenuto ideologia dominante) che dice che fin dalla notte dei tempi le donne sono state oppresse, in catene e sottoposte ad ogni sorta di vessazione, mentre gli uomini,oppressori e privilegiati, se ne andavano a zonzo gozzovigliando e facendo bisboccia, non si potrà fare un passo in avanti che è uno perché a nulla varrà (è solo un esempio) denunciare la condizione dei padri separati o di coloro che crepano sul lavoro, perché le nostre avversarie e i nostri avversari avranno sempre buon gioco nel rispondere che tutto ciò è un’inezia,una goccia nel mare della sofferenza e del dolore che le donne hanno da sempre sopportato a causa degli uomini. Con tutto ciò che ovviamente ne consegue: colpevolizzazione del maschile, “fine pena mai”, colpa inestinguibile, “siamo solo all’inizio” (e purtroppo io tendo a pensare che sia così…)
Quindi sono d’accordissimo nella sostanza con la tua analisi. A mio parere il carico di sofferenza e di dolore (e di sfruttamento) che nella storia gli uomini complessivamente hanno dovuto sopportare è senz’altro più pesante di quello che hanno dovuto sopportare le donne. Su questo non ho dubbi. In termini assoluti è senz’altro così. In termini relativi invece la condizione di un maschio alpha è stata (ed in larga parte ancora è, anche se in misura estremamente ridotta rispetto al passato) senz’altro migliore di quella di una femmina beta (pensa nell’era antica o medioevale, la condizione un padrone e di una sua schiava oppure di un feudatario e di una serva della gleba, o anche nell’era moderna quella di un banchiere o un industriale e quella di un operaia).
A parità di condizioni sociali non c’è invece dubbio che gli uomini se la siano sempre passata peggio, e tutto sommato questo vale sia peri ceti subordinati che per quelli dominanti. Del resto il Titanic, fatto reale e metafora nello stesso tempo, con i suoi numeri e le sue percentuali, ci dice cose molto chiare in tal senso e soprattutto su come sono andate realmente le cose nella storia…
Naturalmente,sempre ragionando in termini di peso specifico, oggi, nell’era della Società Industriale Avanzata e del Capitalismo Assoluto la forbice che pure esisteva tra femmine beta e maschi alpha si sta assottigliando sempre di più mentre contestualmente è aumentata in modo parossistico ed è destinata ad aumentare ancora (in favore delle femmine,ovviamente) a dismisura quella fra maschi beta da una parte e femmine dall’altra, siano esse beta o alpha.
In parole povere, i maschi beta sono sempre stati quelli che se la sono passata peggio di tutti e di tutte e oggi ancor di più. La società industriale avanza,così come il capitalismo e la tecnica, ma la condizione dei maschi beta precipita sempre più in basso.
Paradosso della “postmodernità” capitalistica e femministizzata o inevitabile conseguenza di essa?
Sei in grado di intuire su quale delle due ipotesi mi attesti…

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Megapappagallus 2:42 pm - 5th Agosto:

Fabrizio Marchi,

“la decostruzione della narrazione femminista,peraltro egregiamente operata da Rino nel suo libro.”

Io alcuni stralci del libro li ho letti e sono d`accordo in toto. Non cosi`altre persone, che pure fanno QM.:

http://giubizza.blogspot.co.uk/2009/01/questa-meta-della-terra-di-rino-dalla.html

Ognuno giustamente ha la sua opinione, per carita`, ma il forum in questione ovviamente cade nel volontarismo e nella scissione coatta degli elementi, tipica di chi e`di destra, in fondo. E ovviamente il Quemmista piu`lucido che abbiamo nelle opinioni di questi finissimi pensatori finisce per essere uno che si buca:
“E’ un libro molto dopato, ci sono cose esagerate fino all’inverosimile. Per esempio tutta la parte inerente al sesso è così esageratamente distorta che mi fa venire il dubbio che l’autore faccia uso di droga…”.

Pane al pane e vino al vino? OK. Non ho idea certi geni che scrivono su certi forum dove cazzo vivano.
E nonostante io sia per l`unitarieta`non ho idea di dove finiremo con alleati cosi`. Ma magari mi sbaglio e il tizio e`un maschiopentito, allora il tutto avrebbe senso. Se non lo e`probabilmente lo era, uno di quelli che ancora credono a Babbo Natale e alle magnifiche sorti e progressive di un sistema che “se ti impegni ce la fai”. E pero`non si spiegano, accidenti, come mai proprio a loro che sono fichi e competitivi, capiti di finire al palo, magari disoccupati e spregiati da quelle donne che nei loro deliri dovrebbero sbavargli appresso…

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Megapappagallus 2:53 pm - 5th Agosto:

PS. Dimenticavo: quello che intendevo in un post sopra e`che certo, i maschi alfa se la sono sempre spassata, ma sono sempre stati cosi`pochi che in fin dei conti e su base statistica la storia non e`altro che un colossale matriarcato, sempre se ragioniamo sui grandi numeri. Insomma, la storia dice che (esempio) UN uomo su CENTO ha peso specifico MILLE UF (Unita`Figaggine), novantanove hanno peso specifico UNO, mentre su CENTO donne il peso specifico si aggira sempre, piu`o meno per ciascuna, da minimo VENTI a un massimo di Novecento/MILLEDUECENTO. Vai a fare le somme e ottieni, stante che le donne sono il 50% dell`umanita`, che nel complesso tutti i maschi umani hanno peso 1099, mentre le femminucce sotto il 2000 non calano mai…va beh, me la canto e me la suono, ma ci siamo capiti.

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Megapappagallus 2:57 pm - 5th Agosto:

UF… Unita`Figaggine, pero`. Mi daranno il Nobel per questo…https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gifhttps://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gifhttps://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif

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armando 5:56 pm - 5th Agosto:

Fabrizio Marchi,

Gli uomini sono capaci di bene e di male, come le donne. Non occorre, secondo me, premetterlo sempre, per allontanare la critica. Lo sappiamo, chi legge non può non saperlo, e tanto basta. Se poi esiste chi vuol distorcere questa elementare verità lo farà comunque. E chissenefrega!
Le classi etc: certo, le classi dirigenti hanno sempre privilegi, ma se degne dovrebbero assumersi anche i corrispondenti oneri e dovere. Altrimenti sono una banda di cialtroni oppressori come troppo spesso capita. Coloro che mandarono a crepare impreparati milioni di uomini nella Grande Guerra sono della seconda categoria. Però attenzione, se in Italia nel dopoguerra il fascismo attecchì presso molti ex combattenti non fu solo perchè si ritrovarono senza lavoro, ma anche perchè i partiti di sinistra non seppero intercettare quel malessere, e ciò a causa di distorsioni ideologiche. E’ successo un po’ anche nel dopo Vietnam, quando i reduci erano considerati semidelinquenti dai fighetti e dalle fighette pacifiste a buon mercato.
Il che non mi porta certo a dire che quella fosse una guerra giusta.
Fascisti, comunisti etc. Bisogna distinguere le ideologie dalle persone, perchè sono cose molto diverse. Anche fra i comunisti ci fu chi si sacrificò per un’idea e chi diventà un aguzzino, gulag insegni. Del resto basta ricordare le BR, che uccidevano persone normali perchè simboli del capitalismo etc. etc. Allora se applichiamo i principi dell’ideologia della prassi e non facciamo discendere i giudizi sulle persone dall’ideologia che professano, scopriremmo che gente di valore e gente dappoco o peggio esiste da ogni parte. Personalmente, io antifascista preferisco un fascista per bene di cui combatto le idee da un comunista, o un prete o chi si voglia per male di cui condivido le idee. Il fatto è che c’è sempre uno scarto, una contraddizione fra le ideologie e i soggetti che le applicano e le professano e quanto essi fanno nel quotidiano. Quando si parla di uomini come genere preferisco lasciar perdere le ideologie che sono altro e soggette ad altro tipo di analisi. Intenddiamoci, lasciar perdere non significa disinteresse o ritenere che siano ininfluenti sullo stesso sviluppo del maschile o del femminile, ma non è la stessa cosa, per cui occorre distinguere. Per me, naturalmente.
D’altronde, quando si commemorano i milioni di uomini crepati nel fango delle trincee, soldati, sottoffuciali, ufficiali, si commemorano atei e credenti, contadini, artigiani, operai, studenti, professionisti, insegnanti, socialisti o liberali. Si commemorano perchè morirono e perchè in quei frangenti dettero prove immense non solo di coraggio fisico, ma anche di solidarietà, di umanità e di pietà, anche verso il nemico (ci sono in tal senso episodi eccezionali), mai considerato alla stregua di una sottopersona da eliminare, ma di un uomo che solo le circostanze avevano messo in condizione di dare o ricevere una pallottola in testa.
armando

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Fabrizio Marchi 8:52 pm - 5th Agosto:

armando,

Caro Armando,ti assicuro che non è per presunzione che te lo dico,ma ero sicuro che mi avresti dato quel genere di risposta.
Mi spiego meglio. Non ho mai pensato (tranne a vent’anni, età in cui è lecito e doveroso credere nelle favole…) che un comunista o un socialista o un anarchico o comunque un uomo con idee di sinistra sia “buono,leale,onesto e coraggioso per definizione e,viceversa,un uomo di destra sia in quanto tale una schifezza. Ci mancherebbe altro. Un uomo può essere valido oppure un individuo abietto (con in mezzo tante varianti…) indipendentemente dalle idee che professa. Su questo non ci piove. Ma anche qui bisogna aprire una riflessione. Perché tutto ha un limite e perché se è vero che le idee marciano sulla gambe degli uomini è pur vero che alcuni uomini scelgono di professare determinate idee piuttosto che altre.
Io non posso stimare ed apprezzare un uomo (mi scuso per la rozzezza degli esempi ma così ci capiamo meglio) che professa ad esempio la sua presunta superiorità in base alla sua appartenenza razziale, e in virtù di questa ritiene che sia giusto sottomettere altri uomini solo perché appartengono ad altre razze o etnie che lui ritiene inferiori. Per me uno che ragiona in questo modo, caro Armando, è un pezzo di merda (nè più e nè meno di quelle che sostengono che in ogni uomo c’è un potenziale stupratore), anche se magari, a suo modo, ha pure un suo sistema di valori in cui crede anche sinceramente. Ma questo non toglie il fatto che io non potrò mai avere nulla a che fare con quell’uomo, perché il suo modo di pensare e di essere (perché, con tutta la buona volontà, è difficile trovare non solo ora ma nella storia un individuo con simili idee che risulti essere anche umano e simpatico…) è per me ripugnante. E non posso separare le sue idee dalla sua persona, specie se è in buona fede (il che forse è anche peggio).
Tanti “gentiluomini del sud” (degli USA), come erano definiti una volta, sono morti per difendere il loro diritto a tenere altri uomini in schiavitù. E molti lo facevano non solo per calcolo o per interesse ma perché ci credevano veramente. E per dimostrare la loro superiorità facevano pure degli studi sulla circonferenza cranica e la fisiologia dei “negri” (ci sono sempre stati dei “negri” nella storia dell’umanità…). Francamente non solo non sento la loro mancanza ma se me li fossi trovati di fronte non solo non li rispetterei in quanto uomini ma molto probabilmente, mutatis mutandis, dato il contesto, credo proprio che gli avrei sparato addosso senza neanche crearmi troppi scrupoli (per lo meno credo…poi, ovviamente bisogna ritrovarcisi nelle situazioni…ma ora quello che ci interessa è capirci nella sostanza…).
Per cambiare esempio e restando nel banale ma forse nell’efficace, un fascista “vero”, coerente con i suoi valori (per la verità questo vale ed è valso per tutti, non solo per i fascisti, ma anche ora ci capiamo…) è disposto a mettere in gioco la propria vita, che so, pur di difendere i propri camerati in un momento di difficoltà. Ma con la stessa determinazione e convinzione è disposto a bastonare un “negro”, un ebreo o un non appartenente alla razza italica o ariana, in base alle sue convinzioni ideologiche che finiscono, in moltissimi casi, come sappiamo, a definire e a costruire la sua stessa identità di persona e di uomo. Allora diventa estremamente difficile, per lo meno per me, operare una cesura. Mi piacerebbe anche poterla fare ma in molti casi, diventa difficile se non impossibile.
Il discorso che fai tu sul fatto che anche altri uomini che professano altre ideologie, a partire dai comunisti, hanno perpetrato crimini, orrori e vessazioni di ogni genere, non ha nulla a che vedere con quanto dicevo io. Con quel comunista o quel socialista (e anche con molti altri, sia chiaro…) posso avere dei punti di contatto, per lo meno in partenza. Il fatto poi che quel “comunista” (o chiunque altro…) si riveli alla prova dei fatti un criminale o un individuo abietto, è un altro discorso, che io misuro a posteriori o al limite, se sono dotato di un buon intuito, anche dai primi contatti che ho con lui. Ma questa è tutta un’altra storia. Le sue idee possono per me essere valide o in parte valide e possono contribuire a formare l’identità e la personalità di quell’individuo. Nello stesso tempo invece possono essere del tutto irrilevanti e potrei scoprire che quell’uomo ha scelto di aderire a quel determinato sistema ideologico o valoriale per opportunismo, ad esempio, o per brama di potere. Ma questo è un altro discorso ancora. Il fatto di aderire per qualsiasi ragione ad un sistema valoriale che io posso trovare più giusto rispetto ad altri (che poi magari finisce per tradursi in un nuovo sistema oppressivo…ma non è questo ora il punto…) non fa di per sé di quell’uomo un uomo migliore di altri. Ma quand’anche quell’uomo fosse invece in totale buona fede ma finisse per applicare le idee in cui crede in un modo spietato e brutale, fino a diventare un criminale, potrebbe e dovrebbe essere giudicato con quello stesso metro con cui io giudico quel fascista o quel “gentiluomo del sud”. Anche se io, ma questo è il mio sistema valoriale e non pretendo che sia anche di altri, opero un distinguo fra i diversi sistemi ideologici. E allora, come dicevo prima, con uno che mi dice a priori che per lui i “negri” sono buoni per lavorare nelle piantagioni, meglio se sotto i colpi della frusta, io chiudo ogni rapporto fin da subito. Mentre con altri, siano essi comunisti, liberali o cattolici o via discorrendo, lo posso chiudere a posteriori, in base al loro comportamento, a come vivono e applicano le loro idee, al loro essere coerenti con le loro idee, e naturalmente a tutte quelle doti “umane” (lealtà, coraggio, onestà) che ci portano a dire che quell’uomo è un uomo valido. Ma in questi casi non ho un pre-giudizio (nel senso letterale del termine e per questo l’ho scritto con il trattino) ideologico perché per quanto posso essere distante dalle loro idee, non lo sono a tal punto da impedirmi di allacciare una relazione con essi. Nei casi che ho descritto prima (leggasi il nazifascista convinto, il “gentiluomo del sud” o il boero sudafricano altrettanto convinti) mi è impossibile perché per quanto possano essere individualmente migliori di tanti altri che professano idee diverse e per me più condivisibili, è proprio la loro coerenza che mi rende impossibile frequentarli o rispettarli. Sarebbe molto meglio se fossero incoerenti, ma allora il discorso cambierebbe ancora. Spero di essermi spiegato…
Due parole soltanto sulla questione delle classi. Certo, è meglio essere governati (o dominati) da gruppi sociali avveduti, colti, preparati, relativamente evoluti e dotati di un sistema etico e valoriale valido, piuttosto che da una accozzaglia di squali, cinici profittatori, sfruttatori, grassatori e quant’altro. Ma non è questo il punto. Il punto è che la divisione in classi è strutturalmente sbagliata, per quanto mi riguarda, e lo sarebbe anche nel primo caso. Il potenziale superamento della divisione in classi resta per me tuttora un orizzonte da perseguire, un ideale regolativo che non può essere abbandonato. Poi si può essere d’accordo o meno ma io la vedo così. Il superamento della divisione in classi non è il fine, per quanto mi riguarda, ma addirittura la premessa per una società realmente diversa e umana (con questa premessa, pensate come stiamo combinati a tutt’oggi…https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yes.gif)…

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Mauro Recher 7:21 am - 6th Agosto:

Sono d’accordo con Fabrizio, forse sono OT ma ,secondo me , uomini beta è nato per storie come questa ….
si ma quante donne preferiscono quello bello anche se è uno stronzo. quante donne appena vedono uno brutto anche se gentile? io sono uno che lavora per dieci ore al giorno per 6 giorni, e prendo 90 euro a settimana. lo faccio perchè non solo perchè non ce lavoro, ma anche per aiutare mio padre visto che non vivo in una bella situazione economica. e certe volte devo sentire anche il mio principale che un giorno mi ha pure detto che io non ho rispetto per il lavoro. io mi sto zitto solo perchè non ce lavoro, se no l’ avrei mandato a quel paese in due secondi, e un altro giorno gli ho detto chiaramente che non mi sembra giusto che suo figlio se ne vada prima dal lavoro e che si schiacci un pisolino, e lui mi rispose che essendo suo figlio lo poteva fare, e se la cosa non mi andava bene me ne potevo pure andare. oppure ad uno che gli porta della merce, gli disse che io sono un incapace e che non so fare nulla. perchè non parla di suo figlio, che è da una vita che lavora con lui e ancora solo un quarto che sa fare lui è capace di fare , e lo fa pure male, nonostante abbia fatto anche la scuola alberghiero. ammettoche io non sono uno che abbia appreso bene il mestiere, pero io prima di tutto faccio avanti e indietro tra panificio e gastronomia, il figlio manco collabora, e infine che cosa pretende da uno che gli da 90 euro a settimana e pure in nero? io ho cercato altro lavoro, lasciando anche annunci, ma niente. non solo questo, da me c’è pure il fatto che mia sorella ha fatto un figlio con uuno che oltre ad essere deficinte, non ha alcuna voglia di lavorare, quindi le cose per il bambino le compra la mai famiglia. cerchiamo ogni giorno di non fargli mancare nulla al bimbo, ma quel cretino di mio cognato non si degna nemmeno di cercarsi un lavoro. se io ancoraq sto li, è solo per aiutare la mia famiglia, anche se quasi tutti i miei amici mi hanno detot di andarmene via da li. quello che tu definisic povero cretino, è uno che per pochi euro si rompe la sciena dalla mattina alla sera, per aiutare suo padre, questo povero cretino come tu lo chiami, nella suavita non si è mai concesso un capriccio, e si sta zitto per il bene della sua famiglia….
questa è la mia risposta
e poi si parla dell’uomo privilegiato ..se quelli che ha descritto xxxxxxxxxx sono privilegi.. Eh ,mi si dirà ,ma anche le donne vivono condizioni difficili. Infatti ,ma chi ha mai detto il contrario (io no di certo)? In fondo il caro Marx aveva ragione , le classi sociali sono quelle che ci fregano , ma qui è molto più facile dare la colpa alle etnie o al sesso ,”gli uomini stuprano e uccidono” ” I neri uccidono e rubano ” il maschio bianco eterosessuale è la rovina del pianeta ” ce ne sono per tutti i gusti …Letti e sentiti più volte …ma nessuno se non una manica di poveretti sfigati tenta di dire che bisogna lavorare sulla classe sociale e questo a scapito se si è uomini o donne o di etnie diverse…no ,molto più facile mettere una maglietta con scritto Ferma il bastardo ,o scrivere che ,questi uomini alla xxxxxxxxxx ,sono idioti ,per contro allora si dice che le donne sono tutte stupide ,e via di questo passo …A chi giova tutto questo ? Al capitalismo ..Ho già detto che la pubblicità è quasi totalmente destinata ad un pubblico femminile , quindi le donne spendono di più e vuoi che dopo questa “fatica” si mettano con lo sfigato ? Sicuramente no , dal canto suo l’uomo ,che sta a bocca asciutta ,cerca di migliorarsi e anche li si spendono soldi …ma al capitalismo va pur bene che restino single ..due case ,due televisori ,due computer al post di uno se fosse una famiglia ..in fondo l’incubo femminicidio si basa anche su questo

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Fabrizio Marchi 9:58 am - 6th Agosto:

Mauro Recher,
Non è affatto OT, Mauro, tranquillo…
Per noi la questione di classe, cioè la divisione in classi sociali e la necessità del suo superamento, è centrale, nè più e nè meno della QM, che alla prima è indissolubilmente legata. E’ ciò (e non solo) che contraddistingue il nostro movimento da altri movimenti maschili.
Naturalmente, come abbiamo detto molte altre volte, oggi il concetto di classe è radicalmente mutato in seguito alle profonde trasformazioni sociali avvenute. Questo è ovvio, ma la sostanza resta quella.
P.S. a tal proposito, dopo l’ultima nostra riunione nazionale, ragionando sulla nostra composizione sociale, ho riflettuto sul fatto che il nostro gruppo è proprio uno specchio fedele di quelle trasformazioni sociali avvenute. Fra noi ci sono giornalisti freelance (cioè precari) e piccolissimi imprenditori, ingegneri freelance (cioè precari),operai cassintegrati, impiegati, tecnici, informatici, insegnanti, veterinari free lance (cioè precari), artigiani. Insomma siamo una sorta di campione sociale, rappresentiamo quel rivolgimento sociale che vede ormai mescolarsi soggetti diversi, per lo più con un tasso di scolarizzazione eun livello culturale medioalto, con competenze tecniche e professionali medioalte, ma oggettivamente in una posizione e una collocazione socialmente subordinate.
Insomma, un gruppo sociale che potrebbe essere collocato a metà fra i vecchi Quarto e Terzo stato. Che sia proprio questo il nuovo soggetto sociale rivoluzionario del futuro?…
.

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ARMANDO 2:19 pm - 30th Giugno:

Sabato e domenica passati sono stato sul Lagazuoi, lungo i “sentieri degli alpini”. Un omaggio ai soldati caduti nella Grande Guerra, italiani ed austriaci. Resti di baracche, trincee, alloggiamenti, kilometri di gallerie scavate a suon di braccia nelle viscere della montagna per far saltare, con tonnellate di esplosivo, le posizioni nemiche. E ancora, ricordi di gesti di eccezionale solidarietà e aiuto fra “nemici”. 650.000 morti solo fra gli italiani, oltre 16.000.000 se non erro, fra tutti i combattenti, non è inutile dirlo, maschi.
Non è inutile perchè con l’occasione ho visitato un piccolo museo di guerra, ricavato in un ex forte austriaco presso il passo Valparola. In mezzo ad altre testimonianze, c’era anche quella di un ex ricercatore di cimeli e reperti, attività che per quelle genti ha costituito una buona fonte di reddito in periodi bui. Il ricercatore in questione si è fatto, lo scrive lui stesso, questa originalissima convinzione: “La prima vittima delle guerre è la verità, poi le donne e i bambini”. E gli uomini? Quelli non sono citati, e se non sono fra le vittime nonostante siano morti a milioni, allora o sono cose o sono solo oppressori che si scannavano vicendevolmente per decidere chi fosse il padrone più padrone, e quasi quasi è bene ne siano morti tanti. Non riesco a trovare nessun’altra spiegazione di quell’omissione.

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cesare 6:34 am - 1st Luglio:

Come oggi tra le migliaia di maschi morti sul lavoro non troviamo avvocati caduti dalla sedia, cosi tra le migliaia di morti in guerra troviamo in stragrande maggioranza proletari che non avevano nessuna voglia di morire. Piccolo particolare: se non si arruolavano e andavano sulle tradotte per raggiungere i luoghi di guerra venivano fucilati come disertori. Non c’è nulla di più rivoltante di questi pidocchi che succhiano la memoria dei morti per far soldi o acquisire privilegi. Non contenti si fanno femministi e si iscrivono alle gare di menzogna storica e di sputo contro il sacrificio di milioni di maschi. Ad una società che dimentica e irride al sacrificio di chi l’ha costruita, ovvero che dimentica se stressa per compiacere una ideologia sessista e folle, faccio i miei migliori auguri, perché ne ha davvero bisogno.

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Fabrizio Marchi 10:00 am - 1st Luglio:

cesare,

Sottoscrivo in toto.
https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_good.gif

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Mauro Recher 4:36 pm - 1st Luglio:

Sottoscrivo anch’io ,anche se non sono Fabrizio (dovrei essere laziale e non mi sento ancora pronto smile )credo che sia questo uno dei motivi ma anche lo spirito che ha fatto che nascesse uomini beta

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Fabrizio Marchi 5:11 pm - 1st Luglio:

Mauro Recher,

embè, mica si diventa laziali così, caro Mauro, come se niente fosse…https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_wink.gif c’è una selezione durissima…si verifica la provenienza geografica (essenziale), il tasso di romanità di generazione in generazione, l’albero genealogico…cose serie, sa, che te credi…quegli altri si acchiappano di tutto… https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_cool.gifhttps://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gif ti basti sapere che Pappagallus (che è l’idealtipo del tifoso della roma) è originario di un paesino in provincia di Teramo… *shock* (non faccio il nome per ragioni di decenza…). Non so è chiaro, non si riesce neanche a pronunciare tanto fa male alle orecchie…Teramo…va bè…andiamo avanti…facciamo finta di niente…https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gifTu poi sei pure veneto.. mejo me sento…https://www.uominibeta.org/wp-content/plugins/wp-monalisa/icons/wpml_yahoo.gifva bè, ma de che stamo a parlà, su per favore…

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Luigi Corvaglia 5:51 pm - 1st Luglio:

Ahia…. prevedo fulmini e tempeste …. *focus*

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Tarallo 10:34 pm - 1st Luglio:

Ad El Alamein nel 1943 mio nonno, che era stato arruolato come altre centinaia e centinaia di migliaia di uomini, venne catturato dagli inglesi e venne imprigionato in un terribile campo di concentramento inglese fino al 1947.
Sempre nella seconda guerra mondiale:
Il fratello di mia nonna che era sotto ufficiale della Regia Marina, perì nei flutti nella famosa battaglia di Capo Matapan, ovviamente il suo corpo, così come quelli di tutti gli altri commilitoni, non venne mai ritrovato.
L’altro fratello di mia nonna invece,che tra l’altro negli anni 30 era pure un militante fascista, invece venne catturato dai tedeschi nel settembre del 1943 in un’ operazione di rastrellamento dei giovani maschi(ripeto, solo maschi): non è più tornato, nè si è mai trovato il suo corpo.
Mentre il nonno di mia madre, fu arruolato nella prima guerra mondiale, e non riuscendo a sopportare le atrocità che vide, disertò fuggendo imbarcandosi abusivamente su una nave mercantile diretta negli usa, e l’ rimase per tutta la vita. Mi raccontava mia nonna che suo padre gli raccontava come ogni giorno durante la Guerra, venivano delle pattuglie dei carabinieri per controllare se era nascosto da qualche parte, in quanto ovviamente era stato condannato a morte in contumacia per diserzione secondo le leggi militari di guerra.
Durante la prima guerra mondiale 650mila uomini italiani arruolati contro la loro volontà morirono, e un altro milione di loro rimasero mutilati. Questo bisognerebbe farlo notare a chi dice(cioè quasi tutti) che nel passato le donne erano “discriminate” perchè tra le altre cose “non le era permesso arruolarsi nelle forze armate”. Capirai, che “privilegio” avevano gli uomini. Eppure la gente oggi ci crede davvero che questo sia stato un privilegio.

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ARMANDO 11:09 am - 2nd Luglio:

Tarallo,

In ogni caso io ho scritto al museo per sottolineare quanto ho scritto. Mi hanno risposto che avevo ragione, ma poi hanno proseguito sul generico, senza entrare nel merito.

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Tarallo 1:09 am - 3rd Luglio:

Scusami, Armando, non avevo notato il tuo commento precedente in cui sottolineavi ciò che poi ho sottolineato anche io, in quanto non comparendo più sulla home page mi era sfuggito.

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Ettore 8:29 am - 31st Luglio:

Come hanno potuto ti domandi?

Il ricatto emotivo in quel caso ha funzionato egregiamente: se non resti al tuo posto la tua famiglia morirà e se , per colpa di comandanti idioti, si veniva catturati c’era anche il disonore. La lettera di risposta al figlio prigioniero della prima guerra mondiale che chiedeva cibo fa capire il peso che veniva esercitato

“Tu mi chiedi il mangiare, ma a un vigliacco come te non mando nulla: se non ti fucilano quelle canaglie d’austriaci ti fucileranno in Italia. Tu sei un farabutto, un traditore; ti dovresti ammazzare da te.”

PS pochi lo sanno ma l’austria, specie dopo Caporetto, non aveva la forza di sfamare i prigionieri e chiese all’Italia di fornire il cibo, cosa che il paese non fece perchè voleva che i soldati avessero paura della prigionia. In circa centomila morirono di fame

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armando 10:25 pm - 31st Luglio:

Ettore,

La storia spesso tende a ripetersi in diverse forme. A leggere Solgenitsin (Arcipelago gulag), Stalin faceva lo stesso coi russi prigionieri dei tedeschi. Ogni prigioniero che tornava era guardato con sospetto, e spesso dai campi di concentramento tedeschi passava alle carceri sovietiche. Del resto tutti i reduci di guerra hanno sempre (quasi) rappresentato un problema. Anche i combattenti americani in Vietnam erano mal sopportati, e dopo aver visto o sopportato gli orrori della guerra, o anche di essi essere stati protagonisti in negativo (ma comandati), venivano rigettati come corpo estraneo dalla società civile e dalla politica, che erano stati a pontificare al calduccio e al sicuro. Anche questo fa parte del corredo dei maschi oppressori.

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Mauro Recher 1:03 pm - 1st Agosto:

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cesare 4:00 pm - 1st Agosto:

C’è sempre stato “chi si toglie i pantaloni per chiedere aiuto a chi invece li vuole”. Come si chiamavano questi tizi una volta?

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Animus 10:19 am - 2nd Agosto:

Agli intellettuali della QM: “Rivoluzione e ricerca”
http://anticristo.org/2014/08/02/rivoluzione-e-ricerca/

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Luigi Corvaglia 2:23 pm - 24th Maggio:

.

Cade oggi il centenario dell'entrata in guerra dell'Italia nella "grande" guerra. La prima guerra mondiale.Rendiamo…

Posted by Uomini Beta on Domenica 24 maggio 2015

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Rino DV 3:40 pm - 24th Maggio:

Quel che abbiamo detto della II vale anche per la I guerra, dove l’aggettivo “grande” , che giustamente Luigi pone tra virgolette, è carico di ambiguità, perché insinua l’idea che sia stata anche gloriosa.
No.
Immensa fu la strage, immense le sofferenze, radicale la nientificazione del valore delle masse, intollerabile l’umiliazione da esse subita, precedente e propedeutica alla preordinata cancellazione fisica. Un crimine immenso per il quale i responsabili non hanno pagato alcun fio.
Solo disonorando i mandanti acquistiamo titolo per onorare i caduti e restare legittimamente increduli di fronte alla loro capacità sovrumana di sopportare l’insopportabile.
Così possiamo dirlo: onore a quei caduti.

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Rino DV 12:06 pm - 16th Settembre:

Corbyn non canta l’inno.
Ha questo comportamento connessioni con la QM e con alcuni caratteri della sinistra perdente?
Sì, certamente. In futuro alcune osservazioni su questo doloroso argomento.

http://www.corriere.it/esteri/15_settembre_15/corbyn-non-canta-l-inno-nazionale-la-battaglia-d-inghilterra-93dbb102-5bc2-11e5-8007-cd149b0f5512.shtml

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armando 1:59 pm - 16th Settembre:

Rino DV,

certo che li ha, e molte. E che c’entra essere pacifisti e repubblicani col non cantare l’inno. Il pacifista Corbyn avrebbe preferito non opporsi con le armi ai nazi?
Preferirebbe una Repubblica hitleriana alla monarchia britannica?
Poi, che l’Inghilterra abbia enormi magagne in tutti i campi, che la guerra non sia stata quella dei “buoni” tutti da una parte e dei “cattivi” tutti dall’altra e via elencando. è vero ma è altro argomento. In quel momento che si doveva fare? dire accomodatevi come sembrano pensare alcuni pacifisti d’accatto?
La guerra è cattiva, violenta, maschilista, dicono molte donne, quindi fatevela. Ma senza quegli uomini che si sono sacrificati, sarebbero state meglio quelle ipocrite e quegli ipocriti di cui sopra?
Avrei voluto vedere cosa avrebbero detto!

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