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10 Lug 2018  |  0 Commenti

Stalkeraggio mediatico antimaschile

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 Scollinata la metà dell’anno, è partita puntuale la marcia di avvicinamento al 25 novembre, Giornata contro la Violenza sulle donne, con il quotidiano stalkeraggio mediatico che prevede la pubblicazione di inchieste, pareri ed approfondimenti sul tema.

Secondo l’ultimo report dell’associazione SoS Stalking pubblicato il 4 luglio da un’agenzia nazionale di informazione, i primi 6 mesi del 2018 si contano 44 femminicidi. Il bilancio è sempre accompagnato dall’analisi del fenomeno e relativa sentenza. In sintesi: le relazioni uomo-donna sono malate perché il maschio (bianco ed eterosessuale) è possessivo e violento.

Nello lo stesso range temporale sono stati oltre  90 i maschi/mariti/compagni/figli/anziani/minori che hanno perso la vita, sono stati feriti gravemente o hanno ricevuto violenze fisiche da donne violente. A tenere il  “conteggio infame” è l’attivissimo blogger Davide Stasi titolare del sito “Stalker sarai Tu”.

A documentare con numeri incontrovertibili i dati della violenza di genere che colpisce gli uomini era stata recentemente l’analisi elaborata dalla giornalista Barbara Benedettelli. “Secondo gli ultimi riscontri riportati dal Viminale nell’Italia del 2017 sono state uccise volontariamente 355 persone: di queste, ben 236 nelle Ris. Le donne sono 120, gli uomini 116 più 4 ammazzati all’estero dalle loro partner che non avevano accettato la fine della relazione, o per soldi”. Per chi non sapesse leggere i numeri, le donne hanno ucciso quanto gli uomini, ha piegato la giornalista, quindi a differenza di ciò che i media fanno credere, la violenza domestica è bidirezionale, e colleziona vittime sia femminili che maschili, quindi non solo femminili.
Il report delle vittime di genere maschile però non compare pubblicata nè su quotidiani nazionali né su agenzie nazionali. Oggi ad occuparsi di maschi discriminati, umiliati e annichiliti da una cultura violenta contro gli uomini (la cui appartenenza di genere è diventata marchiante) sono diversi blog e siti che raccolgono dati, contraddizioni, frustrazioni dell’altra metà del cielo.

Oltre al già citato “Stalker sarai tu” c’è il portale di Fabrizio Marchi, L’Interferenza, uno dei più datati. Marchi è anche il fondatore del Movimento degli Uomini Beta finalizzato a rendere consapevole gli uomini della condizione di oppressione umana, sociale e di genere in cui sono stati messi da decenni di pseudofemminismo.

Racconta Marchi: “la maggior parte degli uomini sono stati messi in una condizione di totale subalternità, discriminazione e oppressione nei confronti degli altri gruppi sociali. Completamente privi di ogni potere di contrattazione, senza alcun peso specifico a differenza della grande maggioranza delle donne, disarmati dal punto di vista culturale e psicologico, vengono colpevolizzati da decenni di pseudocultura  femminista che li ha criminalizzati, costantemente sottoposti ad un pestaggio morale portato avanti da una campagna mediatica senza precedenti”.

L’odio verso il genere maschile, sostengono invece i titolari del sito MRA (Men’s Right Activists), viene fatto passare per “discriminazione positiva” in nome di una presunta “parità” che non ha nulla a che vedere con la vera parità dei sessi, genera misandria e diffonde il pregiudizio che gli uomini siano “privilegiati”.

Non è così. Gli uomini sono la grandissima parte dei senza tetto, dei suicidi per mancanza di lavoro (e non solo), dei suicidi per crisi economica (imprenditori), di coloro che fanno i lavori più rischiosi e usuranti, dei morti e infortuni sul lavoro.
Gli uomini nonostante abbiano vita media minore di quella delle donne e nonostante facciano i lavori più duri, rischiosi e usuranti, vanno in pensione più tardi delle donne. Gli uomini sono sfavoriti anche nelle assunzioni nella Pubblica Amministrazione, dove una legge del 2000 favorisce esplicitamente le donne.
Gli uomini, a parità di reato, subiscono sanzioni penali, molto più pesanti di quelle comminate alle donne. Gli uomini vittime di violenza (fisica, psicologica, sessuale, economica, ecc) da parte di donne, non vengono presi in considerazione dalla società, dai Media e dalle Istituzioni, e non possono usufruire dei servi anti-violenza, mentre sulla violenza contro le donne ci sono large mobilitazioni sociali, mediatiche e istituzionali.
In fase di separazione e divorzio, gli uomini vengono palesemente discriminati, e in moltissimi i casi ridotti in stato di indigenza, non a caso i padri separati vengono definiti i “nuovi poveri”. Gli uomini vengono discriminati anche nei diritti riproduttivi, infatti mentre una donna può non riconoscere la sua maternità mediante l’aborto, gli uomini non possono mai farlo. E, inoltre, nonostante oltre il 20% dei figli siano frutto di relazioni adultere della moglie, gli uomini non hanno diritto al test gratuito di paternità.
Ripetutamente offesi, sminuiti e denigrati descritti come “oppressori”, di capacità intellettive e morali minori alle donne. Si potrebbe continuare ad elencare le ingiuste discriminazioni subite dagli uomini ciò nonostante,  vengono dipinti come “privilegiati” e considerati meritevoli di minori tutele rispetto alle donne, vengono cioè trattati come cittadini di serie B.
Tra cultura Gender ed esaltazione dell’omosessualismo, altro stratagemma mirato per disintegrare il concetto di virilità, varie persone coraggiose si sono messe al lavoro per rimettere insieme i cocci, riprendere familiarità con la propria autentica identità maschile e virile. Un lavoro che non potrà prescindere da un fatto determinante: per rompere le catene in cui hanno messo i maschi è necessaria la discesa in campo delle donne, quelle che amano gli uomini proprio perché tali. Nessuna guerra dei sessi prevarrà se le donne non si metteranno al fianco dei loro uomini per combattere una battaglia in difesa dei mariti, dei figli dei padri.

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Foto: La Repubblica (da Google)


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