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Nell’articolo “Preti contro” (Il Foglio giovedì 29 novembre 2012) Francesco Agnoli scrive : “Non è facile come cattolico, vivere in una sorta di Babele in cui ogni giorno si accavallano messaggi discordi, idee incompatibili tra loro, rottamazioni di dogmi e principi millenari. Ogni giorno un povero fedele è costretto a sentirne una nuova. Non fuori, ma dentro ( la Chiesa, ndr)”.
Non sono dunque il solo a fare ogni giorno e da anni l’esperienza secondo la quale: tot preti, tot fidei sententiae. Ma, mi sono sempre detto, si tratta di preti, non di magistero della Chiesa. Dunque c’è ancora certezza e speranza. Finchè non è apparso l’articolo “Lui incapace di accettare l’emancipazione” nientedimeno che sull’ Osservatore Romano del 25 novembre 2012.
L’ articolo, giustamente riporta e condanna con fermezza, crudeli episodi di cronaca nera, ma li seleziona, commenta e interpreta, tramite l’armamentario concettuale e linguistico proprio della concezione femminista del bene e del male a cui, questa ideologia, da sempre, fornisce una soluzione semplicistica costituita da un manicheismo sessista.
Secondo l’ideologia femminista, diffusa ormai da ogni media, e con assoluta sorpresa, nei fatti, adombrata anche dall’ l’Osservatore Romano, la violenza è esercitata da un solo genere quello maschile che, sulla base di prevalenti tendenze genetiche/naturali da cui è determinato, la legittima anche sul piano culturale a fini di dominio dell’intero genere femminile; questa violenza maschile è subita da una sola parte, il genere femminile, che ne è la vittima ed è innocente, sostanzialmente per una attitudine naturale/genetica a non commettere alcun atto di violenza. Là dove compaiono atti di violenza commessi da donne è dovuto al fatto che hanno imparato dai maschi o si tratta di atti di violenza liberatoria ispirati da santa e legittima rabbia.
Si scrive nell’articolo che “Una società civile è in grado di dare un nome ai carnefici” che, formulato in questo modo, ovvero escludendo i nomi e i cognomi degli omicidi, già peraltro in mano a giudici e media, e quindi escludendo il carattere personale della responsabilità, non possono essere identificati in altro se non i maschi, che, si lascia intendere, sono tutti gli appartenenti al genere maschile; e, sono i maschi, perché “incapaci di accettare nella quotidianità concreta l’emancipazione femminile”. Affinchè non ci siano dubbi che la chiamata di correo per la violenza riguarda non alcuni maschi ma l’intero genere maschile viene precisato che: “Siamo imbevuti tutti di violenza sin da bambini, i colpevoli (pertanto i maschi ndr) e le vittime (le donne ndr)”.
Chi utilizzasse il medesimo canone interpretativo e per esempio dicesse, di più episodi di sexcrime di cui fossero responsabile cittadini di pelle nera, che “una società civile deve dare un nome agli stupratori”, lasciando intendere i neri, perché “incapaci di accettare il modello di donna occidentale emancipata” richiamerebbe e avallerebbe le tesi del razzismo bianco e, a seguire, le soluzioni legislative come quelle ispirate alla concezione del diritto del colonnello Lynch che teorizzò e legittimò per i neri il linciaggio a furor di popolo al posto del processo. Per carità fraterna è opportuno lasciar stare le implicazioni per il genere femminile, quando si mettessero a tema, con le medesime argomentazioni, i sei milioni di concepiti, eliminati nel ventre delle loro madri ( e nelle aree più ricche, più informate, più assistite e colte d’Italia).
A ben vedere l’argomentazione che regge questa tesi (queste tesi) è tipica del carattere propagandistico che sostanzia ogni espressione del pensiero femminista, la cui unica effettiva finalità è la trasformazione in diritto e in legge di tutto ciò che piace alle femministe (“s’ei piace ei lice”). Si tratta dunque di un sofisma finalizzato non alla verità ma a convincere: si rileva dalla cronaca nera una serie di episodi criminali, li si accomuna ad un’unica arbitraria e non verificata causa, si individua la causa in una volontà lucida e consapevole, si attribuisce questa volontà non alla responsabilità del singolo ma la si estende alla responsabilità di un gruppo, si attribuisce la responsabilità del gruppo ad una dato culturale associato ad una connotazione sociologica comunque poggiante su una base genetica che lo caratterizzerebbe. Sofisma violento e criminogeno che ricompare sempre nella Storia in ogni pogrom per motivi religiosi, in ogni linciaggio per motivi razziali, in ogni massacro per appartenenze di classe o di nazione. Adesso siamo alla criminalizzazione per motivi di genere. Il sofisma ha il suo fulcro in questa induzione errata ma nascosta: non si condanna il comportamento ma si strumentalizza il comportamento ispirato al male per attribuire il male alla natura dell’Altro, così che possa essere indicato come la personificazione del male; Altro che viene identificato in un gruppo umano più o meno esteso. Vecchia attitudine, anche in casa cattolica, quella di proiettare il male addosso agli altri, attitudine che tuttavia si sperava non ritrovasse una sua rinnovata e ammodernata versione in chiave sessista. Sembra invece, che il delirio accusatorio sia rinato in chiave cattofemminista e venga esteso, al di là di ogni precedente storico, fino alla metà del genere umano, quello di sesso maschile. Così masse sconfinate di maschi diseredati, perseguitati, affamati, sfruttati, con un articolo scritto a nome della Chiesa cattolica, vengono falsamente accusati e associati alla categoria degli oppressori e di carnefici brutali. Non c’è che dire: qui non c’è traccia della evangelica Buona Novella, al contrario c’è solo il suo contrario, una pessima e feroce novella che se mai fosse possibile renderà ancora più lunga e dura la schiavitù e la sofferenza dei miseri della Terra.
Da queste evidenze non può non nascere la domanda: in ambito cattolico e ai massimi livelli si è maturata la volontà di associarsi, buoni ultimi, al mainstream che da decenni porta avanti e gestisce il pestaggio morale del genere maschile e il progetto della sua criminalizzazione come genere che incarna la presenza della violenza nella Storia? Metà umanità è ascritta alla categoria dei carnefici? Moralmente legittima anzi doverose le nuove crociate, alias le guerre neoimperialiste, contro cotali e cotanti criminali oppressori? E infine: è questa la strada che si intende percorrere per la nuova evangelizzazione?
Tanto più assurda l’ adesione a questa visione del mondo perché si tratta di teorie anticristiane e antiumanistiche, contro tutta la tradizione, quella di cui essere orgogliosi, dell’Occidente: una regressione barbara verso un pensiero primitivo e feroce; mostri della ragione che hanno generato orrori che, tra l’ altro, in casa femminista, storicamente hanno già fatto ignobile e vergognosa comparsa fin dagli inizi, dall’Ottocento alla prima metà del Novecento fino ad oggi, con l’imponente produzione teorica e il serrato diuturno impegno militante del movimento femminista sia in Germania che nei paesi scandinavi in favore delle teorie eugenetiche e di leggi che prevedono pratiche di sterilizzazione di massa dei “difettati” (naturalmente in assoluta prevalenza poveri o malati).
Chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire non può non concludere che il femminismo come ha dato contributi ideologici e si è mobilitato per legislazioni eugenetiche, anche oggi presta il suo supporto propagandistico, ed offre la sua capacità di mobilitazione lobbistica, la sua egemonia culturale/mediatica e l’influenza politica a favore di tutto ciò che è anticristiano e antiumanistico: la guerra alla famiglia e ai diritti dei figli ad avere sia un ascendenza conosciuta, sia un padre e una madre, alla vita al suo sorgere e al suo termine, alla paternità, all’intero insieme delle verità di fede nell’ambito della tradizione teologica cristiano cattolica. Per non parlare della teorizzazione e imposizione nella legislazione del diritto ad eliminare il concepito perché non persona umana ma “grumo di cellule”, teorizzazione che legittima e rafforza le attuali pratiche di eugenetica strisciante la cui tremenda efficace azione selezionatrice degli “inadatti” ha portato nel Nord Europa del femminismo vincente alla eliminazione di tutti i concepiti affetti dalla sindrome di down. E non sappiamo di quali e quanti altri concepiti dichiarati “malati” dalla diagnosi prenatale.
Inutile ribadire, a questo punto, che un credente si aspetta che l’Osservatore Romano sul tema del male, a maggior ragione nella sua comparsa nella forma specifica dell’omicidio, e dell’omicidio di una donna, usi un linguaggio e canoni interpretativi coerenti con la fede cristiana e con la tradizione bimillenaria della Chiesa. Si attende parole che sorgono dalla straordinaria profondità della saggezza rivelata della propria religione. Non si attende di certo che le parole antiche e nuovissime della tradizione e della Rivelazione siano spazzate via in un sol colpo con l’adesione al canone e al linguaggio del femminismo.
Domanda: .aprire alla visione del mondo femminista, al suo linguaggio, alla sua storia e alle sue alleanze, è forse questa una delle strade individuate da proporre ai fedeli e su cui i fedeli devono avviarsi per diventare credenti adulti nella fede? Mi auguro di no, altrimenti non posso che concludere che allora è vero quanto da più parti si dice: lo spirito dei tempi sembra da tempo essere identificato con il soffio dello Spirito Santo e mi vengono in mente, come profetiche, le parole del grandissimo papa Paolo VI, sul “fumo di Satana diffusosi anche nella Chiesa”.
In ogni caso mi risulta evidente che se certamente è vero: “Non prevalebunt” tuttavia a non lasciare pietra su pietra, se non interviene Pietro in persona, già ci pensano e si sono messi all’opera alcuni importanti inquilini.
E aggiungo che questo titolo e questo articolo, comparsi e avallati sul più autorevole media della Chiesa Cattolica, l’Osservatore Romano, mi ha profondamente e conclusivamente turbato; quel tipo di turbamento profondo e radicale che si accompagna allo scandalo. Scandalo che riconosco come tale dai suoi effetti: mina la mia fede.
Di seguito riprendo e ripeto, in dettaglio alcuni di questi elementi ideologici che a mio avviso traducono una visione dell’uomo incompatibile con il cristianesimo.
1.Scandalo vs Fede
La sostanza dello scandalo in che cosa consiste alla fine? Nello strumentalizzare il male commesso per far diventare chi lo commette la personificazione del male. Ovvero esattamente l’antitesi del Cristianesimo che guarda a colui che commette il male come destinatario privilegiato della redenzione dal male per grazia dell’amore salvifico di Cristo. Antitesi del Cristianesimo cui si giunge come conseguenza necessaria dell’adesione ai miti femministi, alle forme espressive della narrazione femminista, alla propaganda delle lobby femministe, in una parola alla falsa coscienza che l’ideologia femminista ha imposto alla coscienza di massa e dei singoli. Ma c’è di più. Questa concezione è alimentata da ben altro: in questo usare il male per accusare chi lo commette di essere il male c’è l’antico sogno luciferino agito da chi si attribuisce il titolo di giusto, di buono e di perfetto, e si arroga pertanto il potere e il diritto di giudicare la Creazione come male e di sostituirsi al Creatore per costruire un uomo “nuovo”, finalmente “non difettato”.
Un progetto che la Storia ha svelato essere nutrito di un sistematico odio per la natura umana così com’è data ed esiste nella realtà e nella conseguente affermazione di una virtù assoluta che si trasforma nel suo contrario: in ferocia immorale perché indisponibile a considerare che se il male è una realtà da combattere è pur sempre da combattere a partire dalla elaborazione del lutto che si tratta, qui sulla Terra, di una inestirpabile presenza; e che senza il rinvio ad una sapienza rivelata dalla Croce di Cristo, che indichi e illumini la via, anche il più fermo e generoso rifiuto del male finisce nel suo esatto contrario. Così succede che questo articolo si allinea nei contenuti e nei modi espressivi, alla visione del mondo che sostiene la criminalizzazione di un intero genere, quello maschile, da cui la mobilitazione alla guerra contro di esso conseguente all’approccio sessista, la tesi che esistono uccisioni di persone meno gravi di altre, la divisione delle sconfinate masse dei diseredati, dei perseguitati, degli affamati in due campi, quello degli oppressi, le donne, e quello degli oppressori, i maschi. Una teoria folle e violenta da cui deriva una pedagogia altrettanto violenta e falsa che giunge ai vertici dei media cattolici per essere legittimata al massimo livello dopo essere stata a lungo coltivata e praticata dalle istanze di base, nelle scuole di Stato e non, dove le giovani donne sono state educate ad una concezione della propria emancipazione basata su falsificazioni di ogni tipo e fatta coincidere in un falso senso di superiorità morale di genere costruito sul disprezzo morale verso il genere maschile. E dove i giovani maschi minorenni sono stati violentati psicologicamente nella loro identità perché educati nel disprezzo di sé e dei padri. Inutile poi far cenno qui alle devastanti antinomie che questa ideologia implica verso una fede che crede in Dio Padre e in Cristo Suo figlio.
Mi sembra calzante e Illuminante una terribile coincidenza ancorchè casuale: il 25 novembre è uscito l’articolo in questione e cinque giorni dopo, a Brescia, un branco di ragazze assale, pesta a sangue, mandandolo all’ospedale, un 47 enne che si era prodigato nel soccorso di una di esse che stava male. Finalmente un atto liberatorio e coerente con questi presupposti educativi e con questa predicazione contro l’oppressore omicida, contro il maschio carnefice? O esito di una pedagogia rovinosa e anticristiana, delle campagne ossessive di criminalizzazione maschile nella quale vengono cresciuti giovani donne e giovani maschi? Avallate oggi persino dall’ Osservatore Romano.
2.Menzogna vs verità
IL titolo: “Lui incapace di accettare l’emancipazione” nello sviluppo dell’articolo diventa di fatto “I maschi uccidono le donne perché non ne sopportano l’emancipazione”. Affermazione e accusa gravissima: il genere maschile è portato alla oppressione della donna fino ad utilizzare come mezzo per perpetuare l’oppressione l’omicidio. Se fosse vero, dato l’enorme accumulo di saperi, di tecniche, di consapevolezze e, in ultima analisi, di potenza dovuto all’attività e alla creatività maschile, nessuna donna avrebbe potuto nel tempo compiere un solo passo sulla strada della propria emancipazione. IL formidabile cambiamento nella condizione femminile è, per chi ha occhi per vedere, retta ragione e cuore capace di verità, testimonianza quotidiana ed evidentissima dell’amore dei maschi verso la donna, e dell’impegno di ogni loro risorsa e capacità per migliorare la sua condizione. Questo giudizio infondato e consapevolmente falso è diretta conseguenza dell’adesione alla ideologia femminista secondo la quale la storia è storia dell’oppressione maschile delle donne. L’articolo condanna l’omicidio delle donne ( c’è qualcuno forse sano di mente che approva l’omicidio?) ma questa condanna in realtà, così formulata, legittima un’orizzonte ideologico che ha per fine la condanna dell’intero genere maschile. Quale superbia impazzita, quale calcolo, opportunistico, può autorizzare a giudicare l’intera presenza e azione dei maschi nella Storia come azione contro la donna e azione omicida? e proprio nella casa del Dio della Verità?
3.Ideologia vs Rivelazione
La tragedia umana dell’omicidio, è spiegata secondo la fede cattolica dalla dottrina del Peccato Originale causato dal tradimento che Adamo ed Eva fecero della relazione di amore in Dio, volgendosi a Satana. Ne conseguì quel disordine nel cuore e nella mente umani da cui deriva ogni male. Visione potente ma vera della profondità del male, cui corrisponde per i credenti la infinita potenza dell’intervento salvifico del libero sacrificio del Cristo. E chiama ciascuno alla responsabilità personale del bene e del male. Nella Storia in ogni modo si cercarono spiegazioni alternative al mistero del male nell’uomo, cui corrisposero salvezze alternative. Tutte all’insegna della ricerca della responsabilità del male esterna al cuore di ciascuno. Ne nacquero ideologie che furono fonte di una manifestazione del male di una intensità mai prima apparsa nella Storia . Ebbene, il titolo e l’articolo utilizzano una strumentazione interpretativa del male che è propria di una concezione del male elaborata nell’ambito dell’ideologia femminista prevalente, per la quale il male nella Storia, è identificato con la violenza e la violenza a sua volta interpretata come male esclusivamente maschile. Una interpretazione del male per cui è il sesso maschile portatore intrinseco e specifico del male mentre le donne innocenti per natura sarebbero le uniche portatrici della salvezza. Questa concezione non è forse del tutto estranea alla concezione cristiana ma addirittura blasfema, perché nega la Rivelazione circa il male nel mondo e la salvezza del mondo proprio nella casa del Dio della Salvezza?
4.Propaganda vs comprensione
I maschi, si dice nell’articolo, in Italia uccidono le donne, anzi una donna ogni tot giorni. Ma con la medesima formulazione risulta che le donne uccidono donne una ogni tot giorni, e uccidono i maschi uno ogni tot giorni, e i concepiti sono uccisi uno ogni tot secondi, e i lavoratori morti sul lavoro uno ogni tot ore. La forma della comunicazione è sostanza, e questa forma della scansione temporale dell’evento criminale o luttuoso, è la forma che viene adottata quando si fanno campagne di propaganda perché risulta essere la più efficace. Questo modo di presentare l’omicidio in generale e in particolare quello di donne è dunque finalizzato non alla comprensione del fenomeno ma alla propaganda. E si tratta della propaganda di una parte che tra l’altro porta avanti, su tutte le questioni antropologiche, scelte opposte a quelle della chiesa e che di questa forma propagandistica ne fece per prima uso efficacissimo e vincente nella campagna per far approvare la legge 194 che rese lecito l’aborto. Perché fare su questo tema propaganda e non verità? La domanda nasce a maggior ragione da queste evidenze fattuali: a. l’omicidio di donne da parte di maschi, è in Italia, secondo tutte le statistiche inferiore ad ogni altro paese al mondo, persino ai dati provenienti dalle nazioni dove il femminismo ha vinto, Norvegia e Svezia (vedi link n.1). B. la violenza femminile è secondo tutti gli studi altrettanto grave di quella maschile (vedi link n.2), verso i minori molto più grave. Ha pertanto senso nella casa della sapienza antropologica rivelata, parlare del male, quale l’omicidio di donne da parte maschile, utilizzando i canoni della propaganda che ne distorcono radicalmente la verità?
5.Sessismo vs cristianesimo
E’ ogni omicidio una tragedia del male dai tratti assolutamente unici perché riconducibile sempre alla responsabilità personale, oppure è da ricondurre alla specificità dell’appartenenza di sesso, di razza, sociale di chi lo commette? Perché in questo secondo caso, usando il medesimo criterio, dovremmo trovare una spiegazione altrettanto ideologica quanto estranea alla responsabilità personale, agli omicidi per mano femminile dei maschi, alle morti sul lavoro che diverrebbero omicidi di classe attribuibili ai “borghesi”, ai milioni di morti per aborto come manifestazione imponente della natura omicida delle donne. E’ assennato questo approccio che attribuisce il singolo personale episodio di male ad una caratteristica generale attribuita ad una categoria di persone? O è follia con esiti criminali? Abbiamo già visto i pogrom, i linciaggi, gli stermini contro il male attribuito alla “razza”, le deportazioni e i massacri per il male attribuito alla “appartenenza di classe”, le persecuzioni e i roghi per contro il male attribuito “a deviazioni dalla corretta adesione all’opinione prevalente”. Adesso ci stiamo attrezzando ideologicamente, persino in casa cattolica, per consentire alla guerra e all’odio, contro il male dovuto alla “propensione del genere maschile alla violenza omicida contro le donne a fini di oppressione”? Questa interpretazione e presentazione degli omicidi maschili di donne è adesione, propaganda e mobilitazione in nome di una concezione antropologica sessista, si o no? un impressionante cedimento alle semplificazioni regressive e violente di una cultura sessista sì o no? Ma come è possibile che sia formulata nella casa che da millenni con lacrime e sangue dei suoi testimoni tiene fermo sulla appartenenza di ognuno alla personale libertà e responsabilità di fronte al bene e al male propria di chi eredita la condizione di figli di Dio? Come è possibile l’adesione acritica dell’Osservatore Romano a quella pratica di pestaggio morale antimaschile, l’ormai famosissimo malebashing, che è il fulcro poi dell’azione e della propaganda finalizzati a ben altri attacchi, come alla paternità, alla famiglia, alla vita, al matrimonio, alla stessa fede cristiana cattolica? Come non accorgersi che si parla la lingua e si usano i concetti e imiti e le falsità del pensiero che più radicalmente è incompatibile con la visione del mondo cristiana?
Link n. 1: “Femminicidio” e violenza di “genere”: tutto da rivedere.
Link n. 2: La violenza femminile. Cos’è, come se ne parla – Dr. Eugenio Pelizzari.
185 Commenti
Pubblichiamo questo interessante e ricco contributo di Cesare che riprende l’editoriale di Rino dal titolo “La caduta del tempio” e che testimonia della lacerazione che anche il mondo cattolico sta vivendo rispetto alle tematiche di genere e soprattutto a quello che sembrerebbe essere una sorta di cedimento se non una vera e propria adesione da parte della Chiesa cattolica alla narrazione femminista.
Quell’articolo pubblicato sull’ Osservatore Romano è passato (quasi) inosservato (non a noi…) e invece a mio parere è un segnale anche molto evidente di un processo interno alla Chiesa, di enormi e drammatiche (per i cattolici e i credenti) proporzioni.
L’argomento, per la sua importanza, merita un’attenzione particolare. Pur non essendo materia di mia competenza, approfondirò la questione in un video.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Buon Natale fratelli miei e sorelle mie, che avete buonsenso e siete uomini e donne di buona volontà e non utilizzate il dolore e le tragedie umane nè per farci carriere e affari nè per calcoli opportunisti. E conoscete la fatica e la durezza e il dolore del vivere quotidiano.
Buon Natale e mettiamoci il cuore in pace: i maestri laici o religiosi che siano purtroppo hanno perso il gusto della verità e non hanno niente da dirci; anzi, spesso si lasciano andare alla tentazione di ingannarci pro domo loro.
cesare(Quota) (Replica)
Buon Natale, buone feste, amici.
Rino
Rino DV(Quota) (Replica)
Buon Natale e Buone Feste a tutti gli amici e a tutte le amiche di UB anche da parte mia!
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Per Cesare: sbagli penso a interpretare così l’articolo dell’Osservatore Romano (io sono anticlericale, ma pane al pane).
Non ci si scappa: il problema della violenza hic et nunc è degli uomini. E’ quasi un ruolo sociale a cui siamo costretti. Quello che possiamo fare è prenderci le nostre responsabilità di genere e ognuno le nostre individuali per superarle; le responsabilità dell’altro (degli altri generi, ce ne sono diversi) se le curerà l’altro.
E’ fuori di dubbio che le donne come genere devono fare la stessa cosa, è auspicabile lo facciano, perchè anche loro sono irrigimentate nel loro ruolo di vittime, ma non sta a noi dire di non guardare la pagliuzza nel nostro occhio.
Credo, lo so che esistono molte donne già consapevoli di questo è a loro e con loro che dobbiamo unirci in questa battaglia.
L’ora è adesso…
Pandoro(Quota) (Replica)
Pandoro:
“Non ci si scappa: il problema della violenza hic et nunc è degli uomini.”
Padre perdona coloro che non sanno ciò che dicono. Perdona la loro ingenua presunzione, il loro abbandonarsi alle apparenze, la loro disarmante semplicità d’animo. Perdonali Padre. Ascolta questa accalorata invocazione che sale a Te – ultima speranza – dal cuore di un ateo. Salva i “buoni” dalla perdizione e il mondo dalla loro “bontà”.
Libera nos a bono!
Amen.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
“Prenderci le nostre responsabilità di genere”? Ma stai scherzando? La responsabilità delle violenze è individuale. “Non ci si scappa”? Sì che ci si scappa, basta essere persone civili. Già un uomo deve vivere sapendo che in qualsiasi momento può subire violenza e tutti se ne sbatteranno altamente le palle, tanto è solo un uomo, mica una Donna o un Bambino. E adesso bisogna pure “prendersi le nostre responsabilità di genere”? Ma prendi in giro?
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Tra l’altro quando c’è da difendere l’integrità delle femminucce, soprattutto contro altri uomini, la violenza maschile fa comodo eccome.
Ethans(Quota) (Replica)
@ tutti: Buon Natale
@Marchi
Rispondi te a Pandoro, se rispondo io mi banni.. garantito!
@tutti:
Nostra krande Vagina avere oggi altro krande potere! kuello di zittire koscienza maschile klericale di pikkoli maskietten di kiesa che osa sbattere in faccia notro krande regno di konquista di gloriosa Vaginen! ah ah!
@don Piero Corsi
SANTO SUBITO!
Damien(Quota) (Replica)
Pandoro
perché sei cosi maschilista e misogino?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
BUONE FESTE a tutti… sopratutto a quanti che per ragioni di “discriminazioni positive” tentano di trascorrere con approssimativa normalità queste feste natalizie.
Diego(Quota) (Replica)
AH ah AH ah! nostra Krande forza di Vagina ha kolpito! pikkolo prete kieriketten kostretten a retromarcien ah ah! krazie a Kameraten presidenten di Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli.. eine telefono rosen più potente di qualsiasi altre krande potere ja??
Krande Vagina! voi tutti dare saluto a nostra imperatrice Vagina vulva X! Shnell!!
HEIL VAGINA!
Damien(Quota) (Replica)
E invece, Damien, sono proprio quelli come quel Don Piero Corsi che fanno dei danni enormi alla causa del movimento maschile. Quale risultato ha ottenuto scrivendo quelle cose se non quello di dare fiato alle solite trombe neofemministe (a cui non sembra vero di ricevere questi regali…)? La Chiesa stessa, come era ampiamente prevedibile, lo ha richiamato all’”ordine”. E ora, dopo avere pubblicamente abiurato, come gli hanno ordinato di fare, se ne sta zitto e accucciato nella sagrestia senza neanche rispondere al telefono, in attesa di essere trasferito, fra non molto tempo secondo me, in qualche chiesetta sperduta di montagna a recitar messa a qualche vecchietta e a qualche capra…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Bah, come volete, ma tutta sta sequela di omicidi a voi non fa rabbrividire? Pensate che basti dire che le donne muoiono più di tumore per assolvere la nostra coscienza di maschi? A me no, non basta.
Non credo di essere rimbambito dalla cultura dominante, non ancora, solo che cerco di mantenermi moderatamente distaccato e criticare sia la cultura del dominante che quella del dominato, facce della stessa medaglia. il problema è SEMPRE la relazione di dominio. In quanto relazione coinvolge il dominante e il dominato.
C’è del vero in quello che viene detto negli articoli di questo sito e cioè che certo femminismo è stato sussunto dal Sistema (anche se preferisco chiamarlo Capitale) che lo usa per meglio gestire la propria egemonia sui viventi; ma non dobbiamo fare come loro e cioè reclamare il potere, dobbiamo piuttosto costruire momenti di contropotere dal basso e possiamo farlo solo con intelligenza, non con la rabbia che ci appanna.
Il modo principale credo sia sempre e solo quello di combattere qualsiasi forma di potere nelle relazioni umane, sia interpersonali, che sociali ed economiche, oltrechè politiche.
Esempi:
Nelle relazioni interpersonali: relazionamoci con donne davvero indipendenti e cioè che non hanno bisogno della nostra protezione (donne cioè che ci chiederebbero di usare il nostro ruolo di maschi-alpha). Questo vale sia socialmente (difesa personale) che economicamente (mantenimento).
Socialmente: evitiamo di relazionarci con le persone che fanno parte del nostro gruppo di lavoro. Il lavoro è parte integrante del sistema di potere, relazionarci con essi anche fuori dal mondo di lavoro riproduce gli stessi schemi di potere anche nella vita privata. Questo vale a meno che non abbiamo già realizzato il punto successivo, se non lo abbiamo già fatto relazionarci con persone con cui possiamo incominciare.
Economicamente: uscire da logiche economiche di tipo liberista. Il liberismo è l’altro caposaldo del potere, combatterlo significa rifiutare logiche di accumulazione (guadagnare sempre di più per permettersi sempre di più cose), rifiutare logiche di sfruttamento del lavoro altrui, realizzare pratiche collettive di gestione della quotidianità (non necessariamente di vita comunitaria) come ad esempio piccoli gruppi che si autogestiscono le risorse economiche, fanno legna assieme, autogestiscono piccoli terreni da coltivare (si può fare anche in città: a Londra e altre metropoli molti orti sono stati occupati e gestiti collettivamente. Sarebbe bello farlo ad esempio fra padri separati).
Banale, fantasioso e utopico direte: niente di tutto ciò. Proviamo a farlo è vedremo che è possibile, gratificante e moooolto realistico!
Ciao belli e state calmi che sono molto sensibile alle offese..
Pandoro(Quota) (Replica)
@Marchi
ahi ahi ahi! anche tu sei caduto nel tranello femminista, quello non è un articolo suo, è un articolo pubblicato da Pontifex Roma, a firma di Bruno Volpe!
Inoltre, se leggi bene l’articolo di Bruno Volpe – e i successivi nel sito linkato – noterai come si vuole sensibilizzare l’opinione pubblica per evidenziare quanto le donne siano responsabili coi loro atteggiamento delle situazioni sociali dalle quali scaturiscono tali spiacevole conseguenze.
In parole povere, gli autori degli stupri vanno condannati, ma le donne che coi loro modi incitano tali comportamenti non sono da meno. 🙄
Damien(Quota) (Replica)
Damien, non sono caduto in nessun tranello. Non è importante chi abbia scritto quello o quell’altro articolo. Quello che è importante è il messaggio che si lancia, e fino a quando apparirà o sarà fatto scientemente apparire che chi si oppone al neofemminismo dominante è un accolita di maschilisti retrogradi reazionari nostalgici, benpensanti e integralisti, il movimento maschile e la QM non solo non faranno passi in avanti ma li faranno all’indietro.
E’ necessario invertire la rotta. E fortunatamente non siamo più soli, ci sono altri movimenti antifemministi come ad esempio il Movimento Femminile per la Parità Genitoriale (di cui fanno parte anche tanti uomini), che portano avanti battaglie assolutamente condivisibili e molto concrete sui temi della bigenitorialità (in accordo e sintonia con le associazioni dei padri separati), e sono guidati da persone, uomini e donne, di sicura fede democratica e laica (e spesso di sinistra), diciamo così.
Fra questi segnalo l’ avvocato Marcello Adriano Mazzola che, come forse qualcuno di voi sa, ha pubblicato numerosi articoli molto critici nei confronti del femminismo ( in particolare segnalo quello sul “femminicidio” per il quale è stato ufficialmente “scomunicato”…) sul Fatto Quotidiano.
Come ricorderete ci chiedevamo tempo fa come fosse possibile che un giornale come Il Fatto ospitasse articoli come quelli di Mazzola. L’arcano è stato svelato. Mazzola è uno dei sostenitori della nuova lista “arancione” guidata dal magistrato Ingroia, dove all’interno c’è un po’ di tutto: magistrati, antiberlusconiani (loro sono anche anti-Monti, per la verità), ex “girotondini”, l’ex area del movimento “viola”, più Travaglio (che personalmente non sopporto), Flores D’Arcais, direttore di Micromega, il solito Di Pietro ecc. E, come sappiamo, Il Fatto Quotidiano è l’organo, anche se non ufficiale, di quest’area politica.
Lo dico non certo per fargli pubblicità elettorale (non voterò per quello schieramento politico né tanto meno per altri e per una precisa scelta politica, non certo per qualunquismo) ma solo per spiegare le cose.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ragazzi, io ora non ho tempo (lo farò forse tra stasera e domani) ma gli interventi di Pandoro, specie l’ultimo, meritano risposte articolate e pacate, certamente critiche, al limitei anche ironiche (chi lo volesse) ma pacate. Perchè non siamo qui per cacciare quelle persone che si pongono in una posizione dialogica.
Dobbiamo impararare ad essere molto pazienti, specie dove c’è uno spiraglio. Mi pare che con Pandoro possano esserci gli elementi per un sereno confronto.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mia solidarietà a don Piero Corsi e a Pontifex.
Franco(Quota) (Replica)
Per come intendo io la QM
La qm dovrebbe intervenire in quei campi dove c’è una discriminazione tra i generi ,mi spiego meglio
Viene proposta una legge sul femminicidio ,dando più valore alla vita di una donna,rispetto a quella di un uomo ?
La QM allora dovrebbe intervenire e dire che quella è una legge sessista
Viene sempre detto che gli uomini sono fortunati a nascere uomini perchè la società maschilista li aiuta (non so in che modo) ?
La QM dovrebbe intervenire facendo presente che ,a scapito di una società maschilista,a morire sul lavoro sono la stra grande maggioranza uomini e ,in quanto detto c’è un grande controsenso
Ma gli esempi possono essere molti dove la QM dovrebbe intervenire
In questo caso invece suggerisco un bell’articolo letto pochi minuti fa http://abbattoimuri.wordpress.com/2012/12/27/la-slut-walk-delle-parrocchiane/
Spiega benissimo che un certo maschilismo e il nazifemminismo (lei lo chiama femminismo autoritario ,ma è la stessa cosa) sono speculari ..
Per rispondere invece uso le parole di un Grouncho che ha scritto sul fatto quotidiano a proposito degli stupri (Luigi se lo ricorderà)
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Forse vogliono sentirmi dire “sì, confesso, sono uno Stupratore Mannaro, con la Luna Piena mi trasformo e non c’è autocontrollo che tenga, sento una forza irresistibile che mi acceca e mi trascina in cerca di carne sempre più fresca (o calda? bòh)… e la sete non si placa mai!!”… ecco forse è questo che un certo immaginario femminile vorrebbe sentirsi raccontare, per sentirsi come CappuccettoRosso di fronte al LupoNero… se lo conosci lo eviti… Solo che a quanto pare uno dei più forti istinti aggressivi negli stupri è proprio il clima di giustificazione dato dall’immagine della Bestia Cieca dagli Impulsi incontrollabili
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Il parroco in questione ci ha descritti allo stesso modo ,come farebbe una normale nazifemminista.
Poi ha parlato di case e piatti sporchi ,al parroco gl ido una notizia ,una scopa la so maneggiare anch’io
mauro recher(Quota) (Replica)
“Mia solidarietà a don Piero Corsi e a Pontifex”. (Franco)
Perfetto. A patto che queste cose tu le vada a dire anche all’esterno, esponendoti personalmente e pubblicamente così come facciamo noi. Così facendo avresti tutte le carte in regola per portare avanti le idee di Don Piero Corsi (che sembrerebbero essere le tue), non solo sulla rete ma soprattutto fuori, nella realtà vera.
Ti auguro di ottenere grandi risultati. Basta che poi non fai la pubblica ammenda pure tu (o ti costringono a farla).
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Personalmente, non approvo le tesi di Don Piero.
Mi trovo perfettamente d’accordo invece con l’le idee di Mauro Recher.
Ho scritto un post su questa notizia:
http://lospaziodellacapa.blogspot.it/2012/12/ci-mancava-solo-questa.html
Caparexa (o Capa se preferite)(Quota) (Replica)
Don Corsi?
Anatema!
Affermazioni deliranti dal micidiale effetto-bomba contro gli uomini. La spirale nera.
Ha dato la colpa alle DD di una realtà che non esiste ma così appunto ne ha accreditato pienamente l’esistenza. Un maschilista vero, un vecchio archibugio emerso dall’800 oggi ha suggellato l’esistenza certa del “femminicidio”.
Don Corsi? Quinta colonna del regime.
I danni prodotti alla QM da quelli come lui sono incalcolabili.
Superiori a quelli provocati ad es. dal Patriarca di Venezia che nello stesso giorno proclamava “la salvezza viene dalla Donna”.
Quando si dice “Ormai soltanto un Dio ci può salvare” non ci si riferisce certo ai preti e ai prelati…
Dies irae et amara valde!
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Possiamo puntare il dito contro le donne se gli uomini crepano nei lavori pesanti, visto che non vanno con i fannulloni squattrinati. Sopratutto nei secoli passati l’uomo è sempre stato oppresso dalle donne che lo hanno spinto in lavori pesanti e in guerre…
C’e un maschilicidio continuo, purtroppo è voluto sopratutto anche da uomini.
Leonardo(Quota) (Replica)
Il solito Michele Serra si è superato con i suoi deliri femministi, per piacere comentate questa foto, mi rivolgo soprattutto a Mauro Recher ed altri di UB:
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=578727288810355&set=a.296488100367610.92740.174064149276673&type=1&theater
Galippo(Quota) (Replica)
Ha ragione Rino… ha dato la colpa alle donne di una realtà che non esiste: il femminicidio. Sembra però che il Corsi sia diventato il nuovo eroe di una larga parte di appartenenti al Momas. Nonchè il capro espiatorio che dà fondamento e giustifica i cecchini al soldo del femminismo. Non aspettavano altro.
Ethans(Quota) (Replica)
Pandoro, iniziamo col capirci.
Dici di non essere rimbambito dalla cultura dominante. Di fatto, però ne accetti diversi presupposti. A meno che non pensi che il femminismo, nella massima parte delle espressioni in cui si traduce (anche nelle articolazioni di potere ed istituzionali?), non faccia parte del Sistema o del Capitale. Cosa un pò difficile da sostenere, visto l’arrembaggio in corso.
Affermazioni, con il retroterra teorico che contengono, fatte proprie dal Potere. E sinceramente la cosa a me personalmente puzza un pò. Comunque non è importante chi lo dice ma il fatto se siano vere o meno.
La violenza quindi. Questo sito, questo movimento, nello spazio degli editoriali, quindi (come si legge nell’avviso ai naviganti presente in alto a destra, ed in rosso, in ogni pagina) direttamente riconducibile alla linea dello stesso ha pubblicato un articolo L’Ombra e Piero che se non l’hai già fatto ti consiglio di leggere. Mentre se l’hai già letto dovresti aver capito che le nostre responsabilità ce le prendiamo e ci piacerebbe che anche altre, una volta entrate nell’agorà pubblico, facessero altrettanto. Guarda di tutto possiamo discutere ma, quello che personalmente non potrò mai accettare è la manichea suddivisione tra sesso buono e sesso cattivo, tra sesso angelico e sesso demoniaco e via dicendo ….. Tra l’altro ho scritto sesso invece di genere non a caso. Per me i sessi sono sempre e solo due. Sono solo i modi di vivere la propria sessualità, dove nessuno dovrebbe metterci il naso ne tanto meno reprimere o condizionare, ad essere tanti. E tutti legittimi.
Se mi trovo d’accordo con te quando parli di sfuggire alla logica del potere, non posso accettare che, nel campo delle relazioni tra i sessi, sotto intesa o meno, tale logica più che un’equazione sia in realtà una disequazione che vedrebbe sempre le donne soccombenti.
Quello che possiamo fare è prenderci le nostre responsabilità di genere e ognuno le nostre individuali per superarle; le responsabilità dell’altro (degli altri generi, ce ne sono diversi) se le curerà l’altro.
A mio avviso questa è un impostazione del tutto ideologica, giacché la responsabilità è sempre individuale, ma foss’anche che per un attimo la condividessi appaiono evidenti due discrasie rispetto alla tua interpretazione. La prima è che la maggiore responsabilità dovrei prenderla nei confronti del mio stesso genere, da sempre il miglior bersaglio di se medesimo. La seconda è (e non so se non te ne rendi conto o lo fai condividendo un impostazione anche qui ideologica) che per come sono poste le cose allo stato dell’arte abbiamo un genere (ovviamente mi riferisco a chi ritene di poterlo rappresentare, pur senza alcun mandato) che, giustamente, invoca la sua auto-determinazione ed auto-rappresentazione, glissando però sulle responsabilità e nello stesso tempo traccia la strada in cui deve muoversi l’altro. Capisci bene allora che non è come la presenti tu, che per me sarebbe anche accettabile. Qui invece (in quell’impostazione) c’è un sesso che di curarsi le proprie responsabilità non si intravede segno ma che contemporaneamente vuole dettare l’agenda dell’altro. Io non prevarico nessuno, uomo, donna, nero bianco o giallo ma se permetti non voglio essere prevaricato da nessuno.
Bah, come volete, ma tutta sta sequela di omicidi a voi non fa rabbrividire? Pensate che basti dire che le donne muoiono più di tumore per assolvere la nostra coscienza di maschi? A me no, non basta.
Guarda prima ti ho dato, provocatoriamente, del maschilista (ovviamente misogino, altrimenti che maschilista saresti ) perché questa come qualche frase precedente lascia intravedere un diverso giudizio di valore (un volerle rinchiudere, mutatis mutandis, in una metaforica gabbia per proteggerle dal brutto e malvagio mondo esterno), se sbaglio me scuso in anticipo, in base al sesso. Certo, io quando succede che una vita viene spezzata e spenta, rabbrividisco. Sempre. E non è che la mia coscienza di uomo si rattristi di più o di meno in base al sesso, o al genere, se preferisci. O dovrebbe essere cosi? Non capisco.
Sull’argomento “femminicidio” comunque se ne è parlato in diversi post. Te ne segnalo alcuni:
“Femminicidio” e violenza di “genere”: tutto da rivedere.
Il femminicidio finlandese
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
@ Galippo
In verità, per quanto mi riguarda, non è che ci sia tanto da commentare. Il Serra, come ogni buon sessantottardo che si rispetti, su questo argomento non dispone di autonomia alcuna. Sentir parlare lui o una qualsiasi femminista è lo stesso.
Certo fa impressione il frasario e l’armamentario ideologico, anni ’60-’70 e dintorni, che usa (ma anche questo condiviso con la max parte delle femministe). Immutato da allora. Non è successo questo per altre idee del nostro, o dei nostri tanti Serra presenti nella sinistra italiana, nel frattempo persesi per strada. Le idee, intendo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
condivido quanto detto da rino quella specie di parroco ha dato un’immagine dell’uomo delirante, come una specie di bestia pronta a saltare addosso alle donne in preda a voglie animalesche.
Ivan(Quota) (Replica)
Il mio commento su FB relativamente a quell’articolo di Michele Serra che ci è stato segnalato da Gallippo:
“Michele Serra è un servo del peggior femminismo, e secondo me ne è anche consapevole. Per rendere accettabile quel sia pur miserabile (concettualmente parlando) articolo sarebbe stato sufficiente scrivere “Quegli uomini che uccidono le donne…ecc.”. Invece lui ha scritto “Gli uomini uccidono le donne…”.
Non è la stessa cosa. Il linguaggio è come la matematica, non si sfugge, e Michele Serra, che è un servo ma non uno stupido, ben lo sa.
Ciò detto, quelli come quel Don Piero Corsi son i migliori alleati del femminismo, sono proprio questi vecchi ruderi del più becero, patetico e anacronistico maschilismo che lo alimentano.
Fanno molti più danni alla causa del movimento maschile questi personaggi rispetto a tutte quelle di “Se non ora quando” messe insieme.
Prima ci liberiamo di questi imbecilli e meglio è per tutti”
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“come una specie di bestia pronta a saltare addosso alle donne in preda a voglie animalesche.”(Ivan)
Non mi pare che abbia detto questo, non a caso ha definito esplicitamente e testualmente “mascalzone” chi stupra(giudizio molto severo, chi stupra è invece solo un malato mentale, e basta). Ha solo detto che un certo generalizzato esibizionismo sessuale femminile e femminista a base di pornografia, adulterio, vestiario succinto e provocante, e sesso ostentato e idolatrato, può scatenare gli impulsi incontrollabili in persone malate e squilibrate. E’ la verità. Non tutte le persone sono normali. Che poi va detto anche che questa tipologia di stupri sono pochissimi(quanti sono gli stupri avvenuti in luoghi pubblici, come parchi, bagni pubblici, palestre, etc?), ma questo è ancora un altro discorso.
Più che sugli stupri, però, si è soffermato su quelli che le femministe e i media definiscono “femminicidi”, facendo notare l’assurdità che questo termine-e il relativo concetto connesso-trasferisce e implica, invitando quindi a valutare caso per caso le cause che possono ingenerare un omicidio- pur senza sminuire la sua gravità- cause che nella gran parte dei casi non hanno nulla a che vedere con la tesi femminista dell’ uccisione o dello stupro di una donna “in quanto donna”, cioè di un fantomatico tentativo di ostacolare sua “autodeterminazione” e “emancipazione”.
Era ciò che voleva dire, certamente l’ha fatto con toni irruenti e con parole e concetti improvvisati e assolutamente poco opportuni, ma il concetto di fondo che voleva evidenziare è fondato e sacrosanto.
@Rino ed Ethans: Pontifex, da cui questo prete ha attinto questo articolo che ha affisso sulla chiesa, non ha affatto accreditato l’esistenza del “femminicidio”, non a caso ha definito questo concetto e questo termine “un’ invenzione giornalistica” .
Certamente Pontifex e questo prete avrebbero potuto e dovuto trovare altri modi e termini per affermare e descrivere il concetto- per me condivisibile-che volevano trasferire, al fine di non incorrere nella strumentalizzazione e linciaggio del circo mediatico femminista, come purtroppo invece è successo, ma non mi sembra nemmeno il caso di stroncare questa iniziativa di Pontifex che per quanto possa essere stata dettata da una linea politica e filosofica(cioè tradizionalismo cattolico) completamente diversa dal MUB, certamente rappresenta un barlume di luce critico in una società e in un sistema mediatico che sono così completamente assoggettati e indottrinati al pensiero unico femminista( e cioè uomo oppressore vs donna oppressa), al punto che anche gran parte ambienti cattolici ed ecclesiastici sono caduti nel tranello femminista, e ‘il recente e ripugnante articolo femminista sull’ Osservatore Romano testimonia. E allora se ci sono persone, siano essi laici o cattolici, purchè non razzisti e non intolleranti.che hanno il coraggio di andare contro questo dittatoriale, paralizzante e dominante pensiero unico femminista e dominante, per me andrebbe solo apprezzato.
Se poi si vuole contestare il modo con cui è stata svolta questa loro iniziativa, per me va anche bene visto anche il polverone mediatico che è stato scatenato con grave nocumento alle tematiche della QM, però di qui a stroncarli e bollarli come una sorta di utili idioti e imbecilli nonchè “maschilisti”(ma che vuol dire questo termine?), ce ne vuole.
Franco(Quota) (Replica)
Qui invece (in quell’impostazione) c’è un sesso che di curarsi le proprie responsabilità non si intravede segno ma che contemporaneamente vuole dettare l’agenda dell’altro.
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Cade proprio a fagiolo, come si suol dire:
Anno 2013, l´educazione del maschio – NATALIA ASPESI
Dagli assassini al sacerdote che fustiga le ragazze: serve un´agenda per un uomo migliore
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e nel frattempo dell’uomo (maschio) si possono dire impunemente castronerie come questa: “D’altra parte ci sono più geni in comune tra un uomo e una scimmia che tra un uomo e una donna. Possiamo notare delle similitudini tra i tipi d’uomo e le razze di scimmie.“
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Caro Pandoro, quello che trovo francamente sconcertante è il fatto che tu, dopo aver letto quell’articolo (“La grande menzogna”), invece di esprimere non dico indignazione ma quanto meno stupore per l’abnormità di tale gigantesca manipolazione della realtà e sulle ragioni che hanno spinto il sistema politico-mediatico dominante a costruirla ad arte, ti sia limitato a commentare “che non basta dire che le donne muoiono più di tumore per assolvere la nostra coscienza di maschi”.
Ma come? Sono anni che continuano sistematicamente a bombardarci con questa clamorosa e spudorata menzogna, nonostante sia stata ufficialmente smentita (addirittura da Amnesty International), e questo è tutto quello che tu hai da dire?
Bè, perdonami, ma è un po’ pochino, specialmente da parte di un uomo che , a giudicare da quanto scrive successivamente, dovrebbe essere provvisto di una certa dose di criticità e autonomia intellettuale. Pare però, come molto spesso accade (soprattutto nelle “migliori” famiglie…), che questa criticità si fermi ad una soglia, quella che non può e non deve essere oltrepassata.
Altro che “non essere rimbambito dalla cultura dominante” (parole tue), a mio parere tu sei una vera e propria spugna della suddetta cultura che, specialmente su uomini come te (appunto provvisti di una formazione e di una capacità critica), ha agito e agisce in modo molto intelligente e subdolo.
Qual è la strategia? Il “sistema”, che oggi è molto astuto oltre che complesso e articolato, ti concede un margine di criticità anche abbastanza ampio, quello socialmente accettabile, diciamo così, se non addirittura funzionale al sistema stesso (che ha necessità di quel margine di dissenso per essere ancora più credibile e potente), entro certi limiti. Ti impediscono però di portare questa criticità fino alle estreme conseguenze. In fondo, se ci pensi bene, metaforicamente parlando, è un po’ come la famosa leggenda della mela nel paradiso terrestre. Puoi spaziare fin dove vuoi, ma c’è un punto, quel punto, che non puoi oltrepassare, e guai a te se solo ti azzardi a farlo.
Il vecchio Karl Marx, pensatore anti ideologico per definizione, e proprio per questo trasformato nel suo esatto contrario (ma possono fregare chi non ne sa nulla, non coloro che, sia pur molto modestamente, hanno letto qualche sua pagina) sosteneva , nell’ “Ideologia tedesca”, (abbandonata alla “critica roditrice dei topi”, ma tuttora attualissima, a mio parere) che “una ideologia è tanto più potente e pervasiva quanto più è invisibile” e per questo – aggiungo io – capace di penetrare in profondità nella psiche degli individui.
Perché solo una potente e pervasiva ideologia può trasformare un dato (purtroppo) assolutamente fisiologico come l’assassinio di circa 120/30 donne ogni anno (a fronte di 400/500 uomini assassinati nello stesso arco di tempo) su una popolazione di più di 60 milioni di persone, in un “femminicidio”.
E solo una ideologia altrettanto potente e pervasiva è in grado di convincere uomini come te e come tanti altri, sia pur dotati di una notevole capacità critica, dell’esistenza di un simile fenomeno e di tali proporzioni (prova a riflettere sull’etimologia della parola…).
E solo un’ideologia ancor più potente e pervasiva è capace di instillare in quegli stessi uomini un concetto tanto aberrante quanto profondamente sessista e razzista che “la violenza è maschile” e che, come dici tu stesso, con questo dato evidente “la nostra coscienza di maschi deve fare i conti”…
Salvo poi scoprire che la violenza femminile esiste eccome, ma questo è un altro discorso… (si fa per dire…).
Mi fermo, e ti invito ad una riflessione e ad un approfondimento. A tal proposito, oltre a quelli che ti ha segnalato Luigi, ti suggerisco di leggere i seguenti altri articoli (pubblicati nel sito):
https://www.uominibeta.org/2012/11/13/prima-indagine-sulla-violenza-delle-donne-sugli-uomini-in-italia/
https://www.uominibeta.org/2012/05/07/violenza-di-genere-violenza-maschile/
https://www.uominibeta.org/2012/05/06/autogol/
https://www.uominibeta.org/2012/02/23/violenza-di-genere/
https://www.uominibeta.org/2011/05/12/spagna-350-false-accuse-ogni-giorno-contro-mariti-e-padri/
https://www.uominibeta.org/2012/05/10/stalking-e-sondaggi/
https://www.uominibeta.org/2012/05/06/ho-subito-violenza-ma-listat-non-lo-sa/
https://www.uominibeta.org/2011/09/08/due-pesi-e-due-misure/
https://www.uominibeta.org/2011/01/28/assange-un-regalo-imprevisto/
https://www.uominibeta.org/2012/04/10/la-strada-degli-errori/
https://www.uominibeta.org/2011/03/15/giustizia-di-classe-e-di-genere/
https://www.uominibeta.org/2010/01/28/violenza-domestica/
https://www.uominibeta.org/2012/10/27/uccide-lex-marito-con-12-coltellate-assolta/
https://www.uominibeta.org/2011/04/02/solo-maschi-nelle-mense-per-poveri/
https://www.uominibeta.org/2012/05/09/video-discriminazioni-violenze-e-abusi-subite-dagli-uomini-e-padri-separati/
Questi sono solo degli “assaggi”, naturalmente, la questione della violenza subita dagli uomini è molto più vasta. In questo caso mi sono limitato a segnalare quegli articoli in cui si parla della violenza palese, esplicita, subita dagli uomini, dai bambini e dagli anziani, da parte delle donne.
Quando vuoi, sono a tua disposizione per un ulteriore approfondimento. Ti chiedo però di leggere bene non solo gli articoli che ti ho segnalato ma anche gli altri, quelli cioè che riguardano la filosofia del nostro movimento. Per non perdere tempo ed energie inutilmente, non per altro. Ti ringrazio fin d’ora.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mi accorgo solo ora che il video con il servizio di Giovanna Botteri, andato in onda un paio di anni fa su Rai 3 Notte, che spiegava che negli USA più del 50% degli abusi sessuali e delle violenze subite dai minori è perpetrato da donne e da madri, è stato oscurato (ma guarda un pò…), comunque è stato tolto da you tube…chissà se sarebbe accaduto lo stesso ad un video che parlava della violenza maschile sulle donne e i minori…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sono in buona parte d’accordo con Franco e in merito vorrei fare notare a Rino e Fabrizio che se quel prete è stato un imbecille nel rilasciare certe dichiarazioni, altrettanto imbecille lo è chi parla di nazifemminismo (anziché di femminismo misandrico) o di stupri contro gli uomini (invece che di violenze contro gli uomini).
Come è da autolesionisti parlare in pubblico di “donne che se la cercano”, è altrettanto autolesionistico parlare di uomini stuprati (ben sapendo che tale affermazione sarà equivocata) o di nazifemminismo, considerando che chiunque vi ricorderà ciò che è stato il nazismo.
Le parole sono importanti per chiunque: sia per i preti sia per chi si occupa di questione maschile.
Giorgio C.(Quota) (Replica)
Sono completamente d’accordo con te, Giorgio, infatti sbaglia chi utilizza un determinato linguaggio che, per quanto mi/ci riguarda, non troverai mai in nessun articolo pubblicato sul sito, né tanto meno in una video-intervista o in una pubblica dichiarazione, non solo mia ma anche di altri amici aderenti o militanti di questo movimento. Altro è l’utilizzo da parte di alcuni utenti e simpatizzanti del blog (lo spazio dei commenti è volutamente libero, come ricordiamo) di un determinato linguaggio. Paragonare le due cose è quindi assolutamente improprio. Farlo equivale a rimproverare un esponente politico perché un militante del suo partito durante un comizio ha inveito con battute pesanti e insulti nei confronti di un esponente avversario. Non scherziamo…
Ciò detto, tre considerazioni. La prima. Come ho già detto, non è possibile paragonare le due cose, perché un conto è il commento di un utente su un blog e un altro è il manifesto appeso fuori da una chiesa da un prete già famoso alle cronache per altre vicende simili (in quelle occasioni si era scagliato contro gli immigrati ecc.).
La seconda. Dire, come ha detto lui, che la violenza maschile sulle donne è in qualche modo giustificata (questo è il messaggio che è passato e che comunque anche i sassi sapevano che sarebbe stato fatto passare in seguito alla sua iniziativa) dagli atteggiamenti e dal modo di porsi delle donne stesse, è un’affermazione suicida, destinata a trasformarsi in un boomerang.
Terzo. Sul concetto di “nazifemminismo”. E’ evidente che si tratta di una esagerazione, anche abnorme, se volete, di un modo di esprimersi provocatorio che non può essere certamente utilizzato in circostanze pubbliche o ufficiali. Tuttavia non c’è dubbio che il concetto ormai diventato immaginario comune, in base al quale “la violenza è maschile”, abbia venature dichiaratamente e profondamente sessiste e razziste. E se c’è una ideologia razzista per eccellenza, questa è il nazismo. Da qui il concetto di “nazifemminismo” che comunque, come ripeto, viene normalmente utilizzato (da chi lo utilizza) come una boutade, come una provocazione.
Se lo avessimo scritto o lo scrivessimo sulla homepage del sito (così come Don Corsi ha fatto con quel manifesto appeso sull’uscio della “sua” chiesa) allora avresti ragione tu.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Vero Giorgio ,le parole sono importanti ,tanto che ,sono di quelli “imbecilli” (mai avuto la presunzione di essere intelligente,figurarsi, sotto la vocina del Marchi “E’ della riomma ,quindi tanto intelligente non è ) ma non divaghiamo ,ti voglio mostrare questa immagine
[IMG]http://imageshack.us/a/img829/8808/image113modificato1.jpg[/IMG]
Se si visualizza sono dei soldati tedeschi che fanno propaganda contro gli ebrei ,praticamente se la vita del tedesco di allora era una merda ,devi dare la colpa agli ebrei ..
Non ci vedo, oppure non ci arrivo, questa grande differenza anche con il link postato da Luigi ,un paio di post sopra, come il paragone con le scimmie, ma gli esempi, fino alla corteccia celebrale non sviluppata negli uomini, possono essere molteplici,per me ci sono molte similitudine anche con il leghismo nostrano,(non molto differente dal nazismo ,sotto tanti punti di vista ), a dire il vero non ci trovo niente di autolesionistico ,diverso il discorso (e li ti do ragione ) sugli uomini stuprati,li è più facile essere fraintesi ,sarebbe meglio parlare di violenza sugli uomini..
Cambia poco comunque, perchè se lo fai notare ti liquidano con “OH POVERINI”
mauro recher(Quota) (Replica)
Don Corsi ha parlato da parroco a cui è caro il sacramento del matrimonio e la famiglia, non poteva dire altro, forse lo poteva dire meglio, ma non di certo di disertare il matrimonio; ha solo espresso il vecchi concetti: è un prete.
La vicenda di don Corsi ha mostrato comunque il polverone che si alza quando un organo ufficiale critica le donne, ed ha mostrato pure il potere dei media…
Leonardo(Quota) (Replica)
“Mi accorgo solo ora che il video con il servizio di Giovanna Botteri, andato in onda un paio di anni fa su Rai 3 Notte, ……. ” (F. Marchi)
Tutto a posto Fabrizio, ho provveduto a ripristinare quel video (se non erro di Antifeminist, ma potrei ricordare male).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ok, qui si fa dura e lo capisco. Però ragazzi tacciare di dominantculturalismo gli altri è troppo facile, potrei farlo anch’io con la maggior parte degli interventi di questo sito: tu dici questo perchè altri ti hanno infarcito la testa….
E’ un pò dare all’altro dell’idiota che non sa pensare con la propria testa e nascondere il fatto che anche chi muove l’accusa è in realtà mosso da proprie esperienze, processi culturali, idee che non sempre (direi mai) sorgono spontanee. Accettiamo il fatto che ognuno è frutto della propria storia e, facciamo finta, che il pensiero di ognuno è unico e con quello ci si deve confrontare. Punto e fine premessa.
La mia posizione deriva da esperienza personale: separato da un anno, decisione di lei calata dall’alto, io che casco dalle nuvole e che me ne vado di casa. Una figlia piccola che non posso gioco-forza vedere come prima, anche se, devo ammetterlo, la mia ex non solo non mi mette nessun ostacolo, anzi agevola le visite. Tutto bene quindi? No, sto male, perchè mi manca e mi mancano; non faccio scenate, ma vorrei farle e sapete cos’è? Non riesco ad accettare che lei non mi ami più.
Purtroppo mi rendo conto che non sono il solo. Oggi son quasi sempre le donne a fare questo tipo di scelta, a ragione o no, ma sono loro. Noi uomini (almeno io come uomo, ma mi sento in buona compagnia…) non siamo preparati ad affrontare la cosa. Non lo sono nemmeno le donne, ma non è un mio problema, non voglio psicanalizzare gli o le altre, mi basta farlo per me.
Detto questo penso che se le donne, o una parte di esse, sostengono da posizioni di potere il dominio di alcuni/e su altri/e vanno combattute tanto quanto i maschi; ma penso che non possiamo non accorgerci, uomini e donne beta,che abbiamo bisogno di lottare contro qualsiasi, qualsiasi forma di potere (di dx o di sx che sia) e che noi uomini dobbiamo dotarci di strumenti che ora non abbiamo per gestire il presente e le donne devono fare lo stesso: meglio se lo facciamo assieme.
Il problema non è solo il femminicidio, il problema è che sempre più spesso, succubi di una cultura mercantilistica, delle farfalline nello stomaco, del consumismo fine a sè stesso (l’ansia della novità, un qualsiasi oggetto che si rompe non viene più riparato, conviene buttarlo via, così come l’amore) non siamo in grado (uomini e donne) di relazionarci con l’altro. Il problema non è nemmeno se gli omicidi di donne sono 120 o 120.000, l’importante è che sembrano essere davvero il segnale di qualcosa che si è rotto nella nostra capacità di analisi, non basta dire che son molti di meno dei morti sul lavoro (uomini). Sappiamo già che queste morti sul lavoro, 500 o 500.000 che siano, sono un segnale della crisi del capitalismo.
Nel mio ultimo post infine parlavo anche di cose concrete, non solo di teoria della dominazione. Nessuno mi ha risposto. Son cazzate? Forse, ma non vi siete fatti scrupolo di darmi dell’idiota (nel senso in cui dicevo all’inizio) finora, almeno fatelo su cose concrete.
Anche la classe operaia ha avuto bisogno di qualcuno, di un’avanguardia che gli fornisse strumenti adeguati ad agire nel presente (e dio sa quanto bisogno ne avrebbe ancora), così noi. Non sarebbe bastata solo la critica alla società dominante, son serviti i Grundrisse e il Manifesto.
Uomini e donne beta di tutto il mondo unitevi!
Lettura consigliata: L’Arte di Amare di Erich Fromm.
Pandoro(Quota) (Replica)
Franco: Pontifex, da cui questo prete ha attinto questo articolo che ha affisso sulla chiesa, non ha affatto accreditato l’esistenza del “femminicidio”, non a caso ha definito questo concetto e questo termine “un’ invenzione giornalistica”.
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Il titolo sull’home page di Pontifex recita: LE DONNE E IL FEMMINICIDIO, FACCIANO SANA AUTOCRITICA. QUANTE VOLTE PROVOCANO?
Non so dove tu abbia letto all’interno di tale articolo che Pontifex avrebbe precisato che il femminicidio sarebbe “un’invenzione giornalistica”.
Ethans(Quota) (Replica)
“Il titolo sull’home page di Pontifex recita: LE DONNE E IL FEMMINICIDIO, FACCIANO SANA AUTOCRITICA. QUANTE VOLTE PROVOCANO?
Non so dove tu abbia letto all’interno di tale articolo che Pontifex avrebbe precisato che il femminicidio sarebbe “un’invenzione giornalistica”.”(Ethans)
Carisismo Ethans, non fai proprio una bella figura se ti basi solo dal titolo per giudicare il contenuto di un articolo. Quando dice che bisogna valutare ogni omicidio caso per caso, già di fatto sta smentendo la balla femminista del movente di “genere”. Inoltre se leggi tutti gli altri articolo di questi giorni su Pontifex, vedrai che sta scritto a chiare lettere che il termine e il concetto di “femminicidio” è un’ invenzione giornalistica. Vai a leggere lì, piuttosto di sputare sentenze, moralista da quattro soldi!
@Fabrizio: mi dici dove in quella lettera affissa da quel prete viene giustificata la violenza contro le donne?Ha detto semplicemente che talune violenze subite da alcune donne sono conseguenza di un loro comportamento sbagliato, come ad esempio divorziare e prendersi figli, soldi e casa riducendolo alla disperazione morale, psicoloigca e sentimentale(non è una violenza questa? non sai che la violenza chiama altra violenza?)) oppure che tutta questo esibizionismo sessuale di questa società e tutta questa pornografia(il femminismo appoggia la pornografia se non lo sapete) può portare alcune persone malate sole e senza vita sentimentale e sessuale non per loro colpa(basti pensare i “brutti” come sono emarginati e derisi dalle donne e femministe)a coltivare pensieri insani quindi agire di conseguenza. Cosa ha detto di sbagliato? Nulla! Certo, bisognava farlo in altri modi, con altri termini, e soprattutto in altri luoghi, ma quello che è scritto in quella lettera è VERO.
Vi state dando la zappa sui piedi nel condannare Pontifex, l’ unico settore di questa società, all’ infuori del minuscolo mondo della QM, a parlare contro il femminismo. Se poi volete acquisire una patente di correttezza morale, sappiate che vi sbagliate, perchè per questa società e questa media, siete e siamo dei “fascisti misogini”.
Franco(Quota) (Replica)
@Franco: secondo te passa il titolone a carattere cubitali messo in bella vista sotto il naso di tutti o il messaggio abbastanza criptico che si può estrarre dal contenuto dell’articolo? Ammesso e non concesso che chi legge certi siti abbia la capacità interpretativa necessaria per capirne il contenuto.
TUTTI GLI ALTRI ARTICOLI come tu dici, non contanto, si sta parlando di un solo articolo, che è quello che è finito sotto il fuoco incrociato delle femministe e chi per loro e che io considero un concentrato di maschilismo becero con leggere venature sessuofobiche e bigotte, da cui ovviamente ne prendo assolutamente le distanze. Per non parlare delle interviste che il Don Corsi ha rilasciato ai giornalisti, da mettersi le mani nei capelli e correre a nascondersi per l’imbarazzo. Proprio non ci voleva.
Ethans(Quota) (Replica)
Franco, sposto la questione su un altro piano, altrettanto scabroso, così forse ci capiamo.
Se qualcuno (che fortunatamente non c’è stato, neanche nelle frange più radicali del sindacalismo e dell’estrema sinistra) avesse detto o dicesse che ciò che ha portato agli omicidi di Marco Biagi e di Sergio D’Antona da parte delle ultime schegge delle BR, è stata una politica che ha precarizzato selvaggiamente il lavoro, creando quindi sacche di sofferenza sociale enormi, e che in qualche modo i due “se la sono andata a cercare” , in quanto tecnici che materialmente hanno dato vita e corpo alla nuova legislazione del lavoro, secondo te quali sarebbero le reazioni?
E soprattutto, quali vantaggi porterebbe alla causa e al movimento dei lavoratori l’assunzione di una simile (scellerata) posizione?
Devo dare io la risposta o te la dai da solo?…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
P.S. ribadisco ciò che ho già detto in un precedente post e cioè che, se si vuole essere coerenti, come è giusto che sia, e noi lo siamo (anche se ancora non mi hanno chiesto l’abiura pena il bere la cicuta), è bene che determinate posizioni siano assunte pubblicamente, con tanto di nome e cognome, e non riparandosi dietro ad un nick in questo o in quel blog.
Alcuni di noi, in questa sede, si assumono la responsabilità di quanto scrivono e affermano pubblicamente. E’ bene che comincino a farlo tutti. Perché se non lo si fa, è inutile venir qui a scrivere che Don Corsi ha ragione. Ebbene, se ha veramente ragione, si abbia allora il coraggio di ammetterlo pubblicamente, esponendosi in prima persona, assumendosi la responsabilità per ciò che si dice e/o si scrive.
Noi lo facciamo, perché non lo fanno anche i sostenitori delle posizioni più estremiste/oltranziste nell’ambito della QM e del Momas?
Forse perché sono troppo pesanti da sostenere? Se è così vuol dire che sono politicamente sbagliate, proprio perché insostenibili.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Tra l’altro mi par di capire dall’articolo di Pontifex che si cerca di attribuire alle cause del cosidetto femminicidio una equa distribuzione di responsabilità, il chè è fuori da ogni logica. Sarebbe come giustificare l’omicidio in quanto chi l’ha commesso è stato vittima di un’ingiustizia.
Ethans(Quota) (Replica)
P.S. 2 per chi non l’avesse ancora capito, ci stiamo muovendo su un terreno politico, non stiamo qui per dar fiato alle trombe e alla pancia. Qualcuno, in incognita, dietro ad un nick, può farlo, sparacchiando qua e là su questo o quel blog. Ma questo è un lusso che alcuni di noi, quelli pubblicamente esposti, quelli cioè che rispondono per tutto ciò che affermano e scrivono, non possono permettersi di avere.
A cosa serva lo sparacchiare, non so dirlo. Secondo me a poco, se non a dare un po’ di sollievo ad alcuni. Di certo non serve alla causa.
Se teniamo bene a mente questo fondamentale concetto, risparmiamo tutti un sacco di fatica…Quella fatica che ci tocca fare per recuperare credibilità ogniqualvolta un Don Corsi qualsiasi se ne esce con certi discorsi…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
P.S. 3 ci sono delle ragioni per cui si studia la politica come fosse una scienza. Chiunque voglia cimentarsi, in tal senso, deve necessariamente partire dal “Principe” di Machiavelli, lettura imprescindibile per chiunque abbia intenzione di darsi alla politica o anche solo di svolgere delle attività che con essa abbiano a che fare (vale quindi anche per noi).
Dal Machiavelli pensiero al molto più modesto, e in questo caso, demenziale (ma forse utile alla comprensione), Marchi pensiero.
Esempio: se io, tifoso laziale, vado allo stadio a vedere il derby Roma Lazio con altri dieci amici laziali , e da un autobus un paio di tifosi romanisti ci fanno delle pernacchie e ci prendono a parolacce, volendo, nulla osta che seguiamo il bus con le nostre moto e quando questo si ferma tiriamo giù quei due con le buone o con le cattive e li obblighiamo a trascorrere dei minuti molto lunghi e dolorosi in nostra compagnia, al termine dei quali la partita la vedranno forse al televisore del pronto soccorso dell’ospedale più vicino se non hanno riportato dei danni rilevanti.
Viceversa, se io, tifoso laziale, vado a vedere il derby da solo o con un amico, e una torma di tifosi della Roma ci circonda e ci prende a male parole, io faccio buon viso, anzi mi ci metto pure a scherzare, cercando di sdrammatizzare (“che volete che sia, è solo una partita di calcio, in fondo siamo tutti romani…Come dicevi? Sono un figlio di”buona” madre? ”eehhh, che sarà mai…), anche se il mio desiderio profondo è in realtà quello di dargli fuoco con un lanciafiamme.
Naturalmente sto scherzando (lo dico a tutti ma soprattutto a Mauro…), è solo un esempio banalissimo, stupidissimo e demenziale (uno dei miei) per cercare di spiegare come funziona la logica politica dal mio modestissimo pulpito (il grande Machiavelli portava ben altri esempi:stati, eserciti e sovrani che si fronteggiavano o si contendevano il potere politico ecc.).
Quest’ultima ci insegna che non dobbiamo MAI perdere di vista quelli che sono i rapporti di forza in campo. Paradossalmente una gran parte degli uomini che orbitano in ambito Momas, forse perché privi di una formazione politica e fondamentalmente spinti dalla “pancia”(e anche perché restano nell’anonimato…), si comportano senza tenere minimamente in considerazione quello che è il contesto e quelli che sono gli oggettivi rapporti di forza.
Ogni tanto esplode un caso “Don Corsi” (un altro, ben peggiore, è quel Salvatore Marino, simpatizzante di Forza Nuova) e in tanti (sempre sulla rete e in anonimato, sia chiaro…) cominciano a inneggiare (“finalmente, qualcuno che dice le cose come stanno! Finalmente uno con le palle!…).
Succede un casino, e chi resta col culo scoperto e con il cerino in mano (e anche un bel cetriolo dove immaginate) sono quelli che ci mettono faccia, nome, cognome e reputazione (anche se ormai compromessa)…
“Nun se po’ fa”, si dice a Roma…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mi si indichi una presa di posizione, uno slogan, una battuta, un’affermazione che sia più autolesionista, più gravemente e crudamente suicida di quella vomitata da don Corsi. Poteva non saperlo? Impossibile.
Nonostante l’abbagliante evidenza, la banale ovvietà delle sicure, inevitabili micidiali conseguenze, quello sciagurato non è riuscito a tenere la bocca chiusa (e il PC spento).
Ma non è il solo. Anche Massimo Fini (che pure non è un babbeo) c’è caduto più di una volta. Al punto che poi se n’è dovuto scusare ed in tal modo sul tema si è bruciato.
Ma dove vivono questi sventurati? Cos’hanno nella testa?
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E’ come se esistesse una maledizione contro di noi: abbiamo le quinte colonne del nemico che ci pugnalano alle spalle.
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Dio abbia pietà di don Corsi e dei corsiani: io non ne ho.
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Rino DV
Per Franco: non menare il can per l’aia, fingendo di non sapere che SOLO QUEL TITOLO CONTA. Quello, solo quello. Sotto quel titolo poteva esserci una pagina di Harry Potter o del Trattato sui cirripedi di Darwin o la ricetta degli spaghetti alla carbonara o le previsioni del tempo: irrilevanza assoluta. Lo sai o non lo sai? Lo capisci o non lo capisci? Hai la testa di don Corsi o sei un po’ più intelligente di lui?
Rino DV(Quota) (Replica)
Per Mauro Recher.
A prescindere dalle varie opinioni in merito, ti sconsiglio di parlare in pubblico di nazifemminismo.
Casomai parla di femminismo misandrico.
Chiamala pure strategia.
Giorgio C.(Quota) (Replica)
@franco: in realtà all’interno del femminismo ci sono molte voci contrarie alla pornografia. un nome su tutti: Andrea Dworkin.
fulvio terzapi(Quota) (Replica)
In effetti anche a me il termine nazifemminismo piace poco, non è facilmente sdoganabile all’interno del mainstream e enfatizza esageratamente le problematiche legate alla QM, Se non viene usato con parsimonia (io non lo userei proprio) c’è il rischio di scivolare nel grottesco col risultato di una perdita di credibilità. Femminismo misandrico è una terminologia già più leggibile, più facile da digerire, più pragmatica ai fini della strategia.
Ethans(Quota) (Replica)
scusate il fuori tema. Mi scappa di dire una cosa. Sì ok Don Corsi è uno sconsiderato e son d’accordo però
http://27esimaora.corriere.it/articolo/smettiamola-di-direche-le-donne-odiano-gli-uomini/
nulla si può contro un anonimo Varasc
Assolutamente niente.
E’ il dio. Osannato dalle donne.
Rita(Quota) (Replica)
1- Mauro:
>>
mai avuto la presunzione di essere intelligente, figurarsi..
>>
Dissento. Sono in grado di provare che la tua intelligenza è ben superiore alla media.
Molto superiore.
Tu non concorderai, ma è così.
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2- Feminazismo: è ovvia l’opportunità di non usare qs termine in sedi ufficiali (a parte don Corsi, lo capiscono tutti). Ma lo può ben fare chiunque individualmente perché è del tutto centrato: ideologia della superiorità genetica di qualcuno su qualcun altro, ideologia dell’odio senza nome: misandria. Non ci aspettano camere a gas, è sicuro: siamo già da tempo nelle camere a psicogas. Questa è una guerra psichica.
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3 – Lotta senza quartiere contro Corsi e i corsiani: pestilenza della QM.
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Rino D V
Rino DV(Quota) (Replica)
“- Mauro:
>>
mai avuto la presunzione di essere intelligente, figurarsi..
>>
Dissento. Sono in grado di provare che la tua intelligenza è ben superiore alla media.
Molto superiore.
Tu non concorderai, ma è così”. (Rino)
Io invece concordo, anche perchè ho avuto modo di conoscere Mauro personalmente e ho potuto verificare le sue qualità intellettuali.
E non ho neanche bisogno della prova di Rino…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Pandoro, ora che ti sei spiegato meglio e con raziocinio credo che nessuno ti darà dell’idiota, ma abbi pazienza, anche tu te le vai a cercare. Se esordisci qui parlando di “responsabilità di genere” da assumersi, stai tranquillo che un paio di nomi te li becchi, perché il concetto di “responsabilità di genere” è un concetto idiota. Se poi vuoi parlare di coscienze da assolvere, non esiste la “nostra coscienza di maschi”: c’è la tua, la mia, quella del tuo idraulico, ma non la “nostra di maschi”.
Chiarito come la vedi, con in più la grande querelle su Corsi, mi sembra di notare qualcosa che non riguarda solo te ma la natura stessa di quello che sta succedendo ora, anche la questione “femminicidio”. Io sono un borghese capitalista, critico finché vuoi ma so’ borghese capitalista così (Fabrizio Marchi lo sa benissimo), ma la tua posizione, diciamo così, anticapitalista, non è quella che mi interessa particolarmente. Trovo condivisibili e non particolarmente utopistiche le tue idee sull’autogestione, nel senso che c’è già chi ci prova con più o meno successo. Solo che il grossissimo guaio del liberismo e del capitalismo è che portano ANCHE benessere e uno stile di vita obiettivamente più desiderabile dell’autogestione, che da un certo angolo si può chiamare anche “sussistenza”. Vedi, il discorso del “guadagnare sempre di più per permettersi più cose” è molto facile se parliamo di tutto quel superfluo che noi ormai consideriamo moralmente ignobile, tipo il decimo iPhone o il sesto televisore al plasma; ma per molti altri al mondo, “guadagnare sempre di più per permettersi più cose” può anche voler dire permettersi l’acqua corrente in casa o un pasto al giorno. Come dice Uriel Fanelli (con cui non sempre sono d’accordo ma che rispetto), c’è sempre qualcuno che grida morte al porco ricco sfruttatore e tu pensi che stia parlando di Montezemolo, ma in realtà sta parlando di TE. Ma lasciamo perdere se no facciamo altro che notte.
Tu parti dalla tua esperienza personale e fai benissimo. Ci spieghi della tua separazione. Non ci scherzo sopra, immagino che angoscia sia. Ma da questo tuo racconto io intuisco anche il motivo per cui hai detto certe cose, per cui ti senti di doverti “assumere delle responsabilità di genere”, ed è lo stesso motivo per cui altri uomini “si vergognano di essere maschi”, NONCHE’ allo stesso tempo la leva su cui si sta basando la criminalizzazione strisciante (ma anche no) di tutti quanti gli uomini a opera di alcune fanatiche e delle loro Guardie Rosse (le quali, va precisato, sono composte da uomini).
Il senso di colpa. E l’immedesimazione che da questo deriva.
Tu pensi alla tua separazione e al dolore che ti ha provocato e ancora ti provoca. Ti mancano da impazzire tua moglie e tua figlia. E’ normale e umano. Non capisci perché sia successo (dici “calata dall’alto”). Suppongo che tua moglie ti abbia detto qualcosa di generico del tipo “l’amore può anche finire senza grandi tragedie” oppure “ti voglio bene ma non ti amo più”. E tu non ti capaciti, perché pensi: “Cazzo, ma questa E’ LA MIA VITA!” Ma non c’è niente da fare. Te ne vai di casa, sei addirittura grato a tua moglie che ti lascia ancora vedere la bambina (figlia anche tua). Perché ad altri è andata molto peggio. Però ti mancano. E’ giusto e umano. E allora pensi che forse è stata colpa tua, forse hai mancato in qualcosa. Non ci dormi la notte, a chiederti in cosa hai sbagliato. A pensare che forse se avessi detto o non detto, fatto o non fatto la cosa X, non sarebbe successo. E “non riesci ad accettare che lei non ti ami più”. Poi senti parlare di questi squilibrati che uccidono le mogli “in quanto donne” e “perché non accettano la loro libertà”, e ti viene un dubbio legittimo: “C’è qualcosa in comune fra me e quegli assassini?” Sì che c’è: se ascolti i notiziari, anche loro “non riuscivano ad accettare che la moglie non li amasse più”. E allora, siccome una persona intelligente si pone delle questioni, dici: “Ma non è che ANCH’IO sarei capace di fare una cosa simile?”
Sai qual è il tuo guaio, Pandoro? Che tu ti rispondi DI SI’.
E allora è evidente che provi una “responsabilità di genere”, e vuoi assumertela, ma quella “responsabilità” non è per qualcosa che hai fatto; solo per qualcosa che CREDI di poter fare. E’ semplicemente il tuo SENSO DI COLPA. Io ti consiglio di liberartene. Per un motivo molto semplice. Perché quando una moglie o una fidanzata ti lascia, LO HA DECISO DA UN PEZZO. Una volta che lo ha deciso, non puoi farle cambiare idea. Perché se ti lascia, è proprio perché non ti ama più. Il grande malinteso, quello che provoca anche le tragedie, è l’illusione che si possa “tornare indietro”. Non si può. E’ finita. E’ finita PRIMA.
Naturalmente, quando ci sono di mezzo i figli, tutto si aggrava. Ma di questo non parlo. Mi limito a dire che se la moglie/fidanzata decide che è finita, E’ FINITA. Prima un uomo lo capisce, meglio è per lui.
Ma dall’altra parte della barricata, questo senso di colpa provato da uomini come Pandoro – direi comprensibilmente, è un senso di colpa, per così dire, “da gentiluomo” – viene strumentalizzato senza scrupoli per affermare il diritto incondizionato di sciogliere il patto matrimoniale e portare via a un padre i figli (e il patrimonio, che non è mai troppo piccolo: sono sempre ricchi premi e cotillons). Ci possono essere delle ragioni per farlo, non si discute; ma lo ammettono anche le matrimonialiste che gli abusi ci sono, e sono tanti. Ma questi sono dettagli. Il messaggio che si vuole far passare è questo: gli uomini uccidono le donne (come scrive il putrefatto Michele Serra) perché non riescono ad accettare di essere lasciati. Proprio come sta succedendo a Pandoro, che PER QUESTO E’ COLPEVOLE. Quindi assumiti le tue responsabilità di genere, Pandoro. E’ un gesto che ti fa onore, ma è come accusarsi di un crimine non commesso. Però la galera te la farai tutta, senza sconti, proprio come se l’avessi commesso.
Su Corsi dico solo che non è pensabile, non è concepibile, parlare di “case sporche, vestiti sudici e piatti da fast food” come “provocazioni su cui le donne devono fare autocritica” e insinuare (non dicendo ma collegando) che siano cause sufficienti per l’omicidio. Non c’è nostalgia del matrimonio tradizionale che tenga. Fatevene una ragione. Poi a Franco dico: tranquillo che qui nessuno vuole la patente di legittimità dal nemico. Misogini e fascisti ce lo diranno sempre. Lo sappiamo benissimo. Giusto un mese fa, sulla pagina Facebook di maschileplurale, venivamo definiti “i più retrivi sul mercato”. Quindi figurati.
Ora ciao, che esco a rubare le caramelle ai bambini perché li odio in quanto bambini.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Individuare in un delitto una possibile causa, non significa giustificare. Se Tizio, nero o rom, offende e denigra e deride Caio, bianco o biondo, perchè è gobbo o per altra invalidità varia , e questi reagisce con un cazzotto facendogli cadere i denti da bocca,,questo non non è successo perchè Tizio è negro o zingaro, ma perchè ha gravemente ferito i sentimenti di una persona sofferente. E dire questo non significa giustificare il cazzotto, ma semplicemente prenderne atto che la violenza in questo caso è stata originata dalla condotta gravemente lesiva moralmente e psicologicamente di Tizio.. La violenza chiama altra violenza. La componente razziale, in questo caso, non c’entrerebbe nulla. Lo stesso ragionamento si può applicare nel rapporto uomo-donna.
Che che ci siano donne che rovinano moralmente o materialmente i loro fidanzati o mariti, portando qualcuno di essi, esasperato e disperato, a reagire con la violenza,è un dato di fatto. I Media invece attribuiscono questi delitti all’ ideologia di “Genere”, cioè che le donne vengono ammazzate dai loro mariti o fidanzati sempre e solo “perchè donne”, e mai perchè con il loro comportamento abbiano potuto sbagliare,come se una donna si può permettere di fare ogni male e angheria nei confronti di un uomo, perchè per questo oggi si intende l’ “emancipazione” delle donne: la donna può far tutto ciò che vuole, senza limiti etici o morali di sorta.L’ uomo deve solo incassare e senza battere ciglio. Era questo ciò che voleva dire Pontifex, cose assolutamente vere da sempre dette e ribadite in ambito QM, ma che invece ora per un puro e folle, e assolutamente vano, tentativo di acquisire una “patente” di “correttezza” davanti ai benpensanti che si sono accaniti su quel prete e quindi sugli uomini in generale, state incredibilmente attaccando quei pochi all’ infuori del minuscolo e virtuale ambiente della QM , che stanno sposando le nostre posizioni.. Qui non si tratta di difendere Pontifex(che non conosco e di cui non mi frega nulla), ma di non lasciarsi far scappare quei pochissimi che potenzialmente potrebbero stare dalla nostra parte. Già siamo in 4 gatti, poi “scomunicate” pure quei pochi che potrebbero stare dalla nostra parte! Questo si chiama cannibalismo, autolesionismo.
Franco(Quota) (Replica)
“so’ borghese capitalista così” (Marco Pensante)
Marco Pensante alter ego in versione “borghese” di Mario Brega…Fantastico…ma come ti vengono in mente, Marco… 😆
Per la cronaca questo è il mitico Mario Brega “mutuato” da Marco, con la celebre esclamazione nei confronti della figlia dei fiori anni ’70:
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“ma che invece ora per un puro e folle, e assolutamente vano, tentativo di acquisire una “patente” di “correttezza” davanti ai benpensanti che si sono accaniti su quel prete e quindi sugli uomini in generale, state incredibilmente attaccando quei pochi all’ infuori del minuscolo e virtuale ambiente della QM , che stanno sposando le nostre posizioni..” (Franco)
A Frà, ma che te stai a inventà?…E su, per favore…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“ma non vi siete fatti scrupolo di darmi dell’idiota…” (Pandoro)
Pandoro, a parte il fatto che ti hanno già egregiamente risposto sia Luigi che Marco Pensante, mi devi dire chi, dove, come e quando ti avrebbe dato dell’idiota.
Per quanto mi riguarda, e lo ribadisco, ho detto che sei vittima del condizionamento politico-culturale-mediatico in corso da decenni. D’altronde ne sono vittime milioni e milioni di uomini, la maggioranza direi, ma ciò non significa affatto che siano degli idioti. Qualcuno di noi lo ha mai sostenuto? Se è per questo, ci sono anche tanti intellettuali e uomini di pensiero fra questi. Anzi, direi proprio che tutto il cosiddetto ceto intellettuale è allineato e coperto sulle posizioni femministe. Trovamene uno che non lo sia, a parte il solito e già citato (e ormai pure un po’ bollito oltre che messo a tacere) Massimo Fini.
Sono tutti degli idioti? Manco per niente, al più degli opportunisti. Peggio ancora, molto peggio…
Tu, fortunatamente, non sei né l’uno né l’altro. Sei solo uno che, dal mio punto di vista, s’intende, ha interiorizzato la narrazione neofemminista dominante. In parole ancora più povere, sei “uno che ci crede”, perché solo “uno che ci crede” può sostenere che “dobbiamo assumerci la responsabilità come maschi per quanto starebbe avvenendo” (il presunto “femminicidio” in corso”).
E qui c’è un punto che va chiarito perché è vero che ciò che conta è il concetto ma anche i numeri hanno la loro importanza. Sbagli, e di grosso, quando scrivi “Il problema non è nemmeno se gli omicidi di donne sono 120 o 120.000, l’importante è che sembrano essere davvero il segnale di qualcosa che si è rotto nella nostra capacità di analisi…”.
Sbagli, perché se fossero 120.000 saremmo effettivamente di fronte ad un genocidio (“femminicidio”) e lo saremmo anche se fossero 1.200.
E invece sono 120, di cui solo la metà o poco più, uccise dal proprio partner. Come abbiamo già spiegato, un numero assolutamente fisiologico in relazione al numero degli abitanti e al numero degli uomini assassinati (tra il quadruplo e il quintuplo rispetto a quello delle donne). Ora, tu capisci meglio di me che per arrivare a formulare un concetto, un’idea, come quella del “femminicidio”, ci vogliono anche dei dati certi(i numeri) e soprattutto credibili. Viceversa, si fa solo dell’ideologia. Ma la funzione delle ideologie, come ben sappiamo, non è quella di cercare la verità, bensì di occultarla, deformarla, manipolarla, di certo non a beneficio dei “dominati”, per utilizzare il tuo stesso linguaggio (che è anche il mio). Questo è poco ma è sicuro.
Ciò detto, mi pare che ci siano molte contraddizioni nei tuoi interventi e bene ha fatto Marco P. a metterne in risalto alcune, quelle che riguardano il tuo vissuto personale (nulla di male, sia chiaro, è perfettamente e umanamente comprensibile) e che, a mio parere, condizionano anche il tuo modo di vedere le cose, il tuo orizzonte interpretativo,che peraltro, per quanto mi riguarda, è in parte (la critica al liberismo e al capitalismo) anche condivisibile, in linea di massima. Solo per questo, non certo perché penso che tu abbia detto delle “cazzate”, non ti ho risposto nel merito.
Insisto però sul fatto che in te ci sono spinte e controspinte che denotano una riflessione ancora in corso, la presenza di contraddizioni ancora irrisolte. Ad esempio, sei molto lucido nell’analizzare le dinamiche del sistema capitalistico e soprattutto la relazione fra “dominanti” e “dominati”, però è come se volessi mantenerti neutrale all’interno di questa, come se non volessi assumerti la responsabilità di prendere una posizione all’interno di quella che è una dialettica oggettiva, che tu in parte riconosci ma che al contempo cerchi di rifiutare (soprattutto dal punto di vista psicologico) . Qui c’è a mio parere una trasposizione sul piano generale, cioè sociale e politico, della tua relazione con la tua ex moglie in particolare e con il femminile in generale. In altre parole hai paura che l’assunzione di una posizione dialetticamente (e in quanto tale, sanamente) conflittuale, rimettendo per un attimo da parte il generale e tornando al particolare, possa portarti a recidere i legami con una parte della tua vita, con il tuo passato, con la tua ex moglie, con il mondo femminile, e ancor più con tua figlia. La qual cosa ti pone in uno stato di angoscia. E posso capirlo. Tuttavia, ti invito a riflettere sul fatto che stai vivendo in una condizione di costante ricatto psicologico, di cui sei sostanzialmente consapevole, ma che non vuoi, non puoi, forse non riesci ad ammettere in modo chiaro. Peraltro, è’ la stessa condizione in cui si trova oggi la maggior parte degli uomini.
Mi pare che questo sia un pò il busillis della vicenda, il nodo da sciogliere.
Naturalmente il discorso sarebbe come al solito lunghissimo. Considera comunque che più o meno tutti noi, cioè tutti coloro che hanno abbracciato la QM (i “risvegliati”, come usiamo definirci, anche un po’ ironicamente) siamo passati attraverso questa strettoia. Purtroppo non ci sono altre strade. E quando ti ritrovi bloccato e non riesci ad andare avanti né a tornare indietro, è dura. Noi, se vuoi, ti tiriamo per un braccio. Il resto lo devi fare tu…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Che meraviglia. I poteri danno il via alla conflittualità dell’istinto primitivo sessuale e la gente entusiasta si scanna. Un branco di servi e di serve. Pandoro, il fatto che la donna sia quella che più di frequente rompe il rapporto di coppia, in genere dopo aver avuto uno o più figli, non ti fa pensare niente? Voglio dire, i poteri da che parte remano? Il diritto di famiglia sbilanciato sulla donna non può essere interpretato come un invito dei poteri a rompere i legami familiari, rivolto alle donne? Il mito dell’indipendenza femminile sposato dal soft-power internazionale, si è trasformato in una ottima occasione per distruggere un’antropologia. Se poi vogliamo parlare di indipendenza psico-emotiva maschile, che favorirebbe epiloghi meno conflittuali nelle relazioni, allora devo rilevare che lo stesso sistema di potere che ci parla ogni giorno di indipendenza femminile, col maschile fa l’esatto contrario, favorendo così il conflitto e il delitto. I poteri cercano la conflittualità e l’errore soprattutto degli uomini, per poi poterli ancora di più accusare in una spirale di odio sociale senza fine. Alcune cose che dici le trovo valide sul piano soggettivo, ma su quello politico serve secondo me la capacità di additare i responsabili.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Per Marco Pensante: sì hai ragione a dire che come ogni uomo la tendenza in caso di separazione è quella di addossarsi le colpe ed è successo anche a me. Razionalmente so che non è così, ma la mia cultura (purtroppo anche qui hai ragione, ne sono pervaso, ma cerco di vedere dove sta il dominio della cultura e dove sta la giustizia) mi impone di farlo, perchè ci dicono che è l’uomo che deve essere un buon padre non solo per i figli, ma anche per la sua donna. Deve procurare il cibo, la sicurezza materiale, l’affetto. E’ sbagliato, l’ho sempre saputo (la considero una cosa da veri maschilisti) ciò non di meno la mia cultura a volte sprizza fuori da angoli impensati.
Sul discorso anticapitalista invece sei tu ad essere pervaso dalla cultura dominante (a mio parere): il benessere? Ma di che benessere parli? Quello di alcuni a scapito di altri? Non ti rendi conto che proprio il liberismo è quel sistema che ti dice che tu, sì proprio tu, devi prevalere sul tuo concorrente? Così tu potrai essere benestante e magari permetterti la sua donna (fra le altre cose). Pensi che Dolce e Gabbana, non essendo interessati alle donne, non siano in realtà sottoposti alle stesse dinamiche di merda?
Non c’è uguaglianza nel liberismo in quanto ci può esssere ricchezza solo se qualcun’altro non lo è; tu sarai sempre più ricco nella misura in cui un altro sarà sempre più povero e questo è un meccanismo implicito, perchè non ti puoi fermare: se ti fermi e non cresci ulteriormente avvi la decrescita e la decrescita fa fallire il sistema, rimescola le carte (come sta avvenendo in questa crisi) e correresti il rischio di trovarti dall’altra parte della barricata, cioè povero.
Rispetto le tue idee, ma penso che prima o poi dovrai rendertene conto, tutti ce ne dovremo rendere conto, molti lo stanno facendo.
Il problema del potere venne risolto anche dal marxismo con la teoria della dittatura del proletariato (cioè la presa del potere). Storicamente avevano ragione, ma abbiamo visto come è finito, pur avendo garantito anche lì per decenni il benessere vero (non raccontiamoci cazzate come fa la vulgata antibolscevica): per la prima volta un popolo che non aveva nulla (i servi della gleba) ha potuto mangiare, avere una casa, assistenza medica, istruzione, progresso tecnologico. Il fallimento è stato nell’incapacità di dare corso ad una vera distruzione dei meccanismi di potere intrinseci i quali mirano solo alla propria sopravvivenza, per mano dell’oligarchia. Avrebbero potuto forse raggiungerlo continuando la rivoluzione (rendendola permanente) attraverso i Soviet, ma non l’hanno fatto, ha vinto il Comitato Centrale, ha vinto Stalin. L’unico che in quel campo comprese ciò, più tardi, fu Mao (con il suo “Attacco al Quartier Generale”, con la Rivoluzione Culturale, ma non gliela fecero fare).
Sono cose che non ti interessano dici, ma guarda bene: sono le stesse cose (liberazione, rapporti di potere) di cui si parla qui, anche da chi è a destra.
Io cerco solo di mettere in guardia su un punto: se non facciamo tesoro di quell’esperienza e cerchiamo semplicemente di ribaltare la questione del potere (cioè di prenderlo) ci troveremo come l’Unione Sovietica ad un certo punto. L’unica cosa che possiamo fare è agire ora per un cambiamento che deve essere anche nostro, personale; anche se crediamo di essere liberati non lo saremo mai totalmente. Essere liberi è un processo, non ci si arriva mai completamente, la libertà sta nel processo.
Per questo penso che dovremmo trovare metodi pratici per farlo.
Per Fabrizio Marchi: una precisazione riguardo i termini. Femminicidio non significa distruzione sistematica del genere femminile, significa uccisione di una donna. Genocidio significa uccisione di una genìa, pertanto implica il concetto di distruzione sistematica di una razza.
Lo dico perchè sennò non ci capiamo: uso femminicidio quando voglio mettere in risalto che si tratta dell’uccisione di una donna (per mano di chiunque). Punto.
Sul fatto che tendo a mantenermi equidistante: non è assolutamente vero. Semplicemente dico che come la mia critica al capitalismo non implica che voglio ammazzare i capitalisti, la mia critica ai fascisti non implica che voglia ammazzare i fascisti, la mia critica al femminismo non implica che io voglia ammazzare delle donne. Nessuno di noi vuole farlo, spero. Ma non voglio nemmeno che la mia critica diventi la ricerca di un nuovo assetto suprematista. La conclusione della battaglia dovrebbe essere: “Questa è secondo noi la vera rivoluzione e questa è la sfida che lanciamo e per la quale ci batteremo con tutte le nostre forze. In quanto Uomini Beta, consapevoli della nostra condizione, sappiamo di non avere nulla da perdere se non le nostre catene. Ma anche un mondo da guadagnare”.
Infine non mi piace l’atteggiamento da “Risvegliati”, penso che tutti abbiamo appena cominciato a riaprire gli occhi, da qui a risvegliarci non ci basterà tutta la vita. Ricorda Fabrizio che la conoscenza non è mai data una volta per tutte, anch’essa è un processo:
Pandoro(Quota) (Replica)
@pandoro: la competizione esaltata dal sistema capitalistico è quella che ha permesso i progressi tecnologici di cui oggi beneficiamo. alcuni possono essere marginali e frutto di bisogni indotti come la telefonia mobile e la tecnologia digitale, altri come il progresso della scienza medica sono decisamente piu sostanziali. in un sistema economico a pianificazione centrale come quelli del socialismo reale, viene meno lo stress della competizione ma conseguentemente viene meno anche il progresso materiale e tecnologico. tu puoi anche pensare che tale progresso comporti un regresso morale e che quindi non valga il prezzo che richiede ai cittadini. si rimane comunque una situazione di trade off tra queste due variabili.
fulvio terzapi(Quota) (Replica)
Scusa Fulvio, ma non è vero.
L’Unione Sovietica nelle medicina, nella fisica, nelle scienze umane ha prodotto molti più passi avanti in 70 anni che gli Usa in 300. La Cina pure.
Per quanto questo discorso non dimostri in sè che un sistema sia migliore dell’altro, dato che qualsiasi scoperta scientifica è globale e non appartiene a nessun inventore in particolare. Siamo noi che ex post identifichiamo l’avvento delle nuove teorie astronomiche in Copernico e Galileo oppure a Newton le teorie sulla gravitazione.
Ma detto questo ribadisco che non è vero che il liberismo garantisca progresso. Garantisce solamente che gli effetti benefici del progresso vengano gestiti da un’elite più o meno ristretta.
E’ l’essenza del profitto, i bisogni indotti sono solamente un modo per crearlo.
Trade off non so che significa…
Pandoro(Quota) (Replica)
Pandoro, la mia è una cultura borghese e non me ne vanto ma neanche me ne vergogno. Non sputo nel piatto in cui ho mangiato. Tu hai le tue ragioni anticapitaliste e le trovo valide, non discuto, ma sostanzialmente la vedo come Fulvio al riguardo. Certo, il problema del capitalismo predatorio esiste, non sono mica fesso. Posso solo dire che vorrei non esistesse, ma nello stesso modo in cui vorrei che al mondo non esistessero l’omicidio, lo schiavismo o la povertà. Non ho risposte né soluzioni, e tutte quelle fornite in passato da gente più intelligente o con più mezzi di te o di me hanno prodotto disastri, ognuna a suo modo. Le tue proposte mi sembrano condivisibili e il massimo che posso fare è metterle in pratica per quanto possibile, a livello individuale. Ma anche le tue sono imperfette (soprattutto la tua idea di relazionarsi con persone “veramente indipendenti”, lì ci sarebbe da discutere fino all’anno prossimo).
In merito alla tua idea di matrimonio, posso dirti che è (anzi, era) anche la mia. Ma non solo la mia: è quella, in buona sostanza, di tutti gli uomini del mondo. (Uomini nella media, intendiamoci, io parlo sempre della media delle persone). Pensaci un attimo e ne converrai anche tu. Cosa significa questo? Che NON E’ QUESTIONE DI CULTURA. E’ qui che ti sbagli: su questo particolare la tua cultura, o la mia, non c’entrano niente.
Il matrimonio è (era) un patto di reciproco scambio e mutuo soccorso, in qualsiasi cultura della storia. Oggi, invece (e il tuo caso personale lo dimostra ampiamente) il matrimonio è diventato una tipologia singolarissima di contratto. Un contratto in cui una delle due parti si assume dei doveri e l’altra nessuno. Una delle due parti è tenuta a fornire certe prestazioni, la controparte non ha alcun dovere di ricambiarle. Una delle due parti è responsabile legalmente verso l’altra, con obblighi coercibili in forza di legge. La controparte può rescindere il contratto per motivi giustificati, ma anche per nessun motivo o per un motivo assolutamente arbitrario (“E’ finito l’amore”). E quella che rescinde il contratto senza giustificazione ha comunque diritto a ricevere un pagamento (una penale) dall’altra che invece ha rispettato i termini del contratto.
Per quanto ne so, una tipologia simile di contratto non esiste in nessun altro caso, e in qualsiasi altro contesto tranne il matrimonio verrebbe considerato assurdo. Invece ci si continua a sposare. Perché? Boh. Non ci si salva con la solita obiezione che “bisogna saper scegliere la persona giusta”. Il punto è che se fra cinque o dieci anni la “persona giusta” cambia idea, può toglierti tutto e TU NON HAI DIFESE.
Sei un venditore, quindi dimmi: se tu proponessi a un potenziale cliente un contratto del genere, con un rischio del genere, secondo te cosa ti risponderebbe il cliente?
P.S. Cambia nome, che “Pandoro” è loffio. O magari mettici il tuo nome vero, che non ti succede mica niente. Almeno non da parte nostra.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Pandoro:
>>
L’Unione Sovietica nelle medicina, nella fisica, nelle scienze umane ha prodotto molti più passi avanti in 70 anni che gli Usa in 300. La Cina pure.
>>
Abbi pazienza. Non è per rompere o farti faticare molto per così poco, ma potresti indicarmi qualcuna di quelle invenzioni, scoperte, acquisizioni?
Te lo chiedo perché se all’URSS e alla Cina (fin quando era comunista) si posso attribuire dei meriti, quelli a cui fai riferimento tu mi sfuggono del tutto.
Che io sappia il contributo di quei paesi nel senso detto è con fatica paragonabile a quello dell’Italia: limitatissimo e marginale.
Perciò chiedo lumi.
Rino DV
Rino DV(Quota) (Replica)
bè non ha tutti i torti pandoro. Nella matematica e fisica la russia sovietica non è certo stata inferiore a nessuno e i grandi fisici che lavoravano in america fino agli anni 50 venivano tutti dall’ungheria. Consumismo non significa progresso scientifico
Ivan(Quota) (Replica)
nomi che mi vengono in mente così ma ce ne sono moltissimi: Shakarov, Kolmogorov, Sobolev ,Landau
Ivan(Quota) (Replica)
“Per Marco Pensante: sì hai ragione a dire che come ogni uomo la tendenza in caso di separazione è quella di addossarsi le colpe ed è successo anche a me. Razionalmente so che non è così, ma la mia cultura (purtroppo anche qui hai ragione, ne sono pervaso, ma cerco di vedere dove sta il dominio della cultura e dove sta la giustizia) mi impone di farlo, perchè ci dicono che è l’uomo che deve essere un buon padre non solo per i figli, ma anche per la sua donna. Deve procurare il cibo, la sicurezza materiale, l’affetto. E’ sbagliato, l’ho sempre saputo (la considero una cosa da veri maschilisti) ciò non di meno la mia cultura a volte sprizza fuori da angoli impensati.” (Pandoro)
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La libertà individuale è anche quella di un uomo lavoratore che mantiene la compagna casalinga con cui condivide l’idea di fare molta prole. E’ una scelta che fa riferimento alla cosiddetta famiglia naturale. Secondo me la gente dovrebbe essere lasciata libera di scegliere senza massacrarla con propagande mirate a ingegnerie sociali tecnocratiche. Non è maschilismo, non è alcun -ismo. E’ una semplice libera scelta. C’è in te e in ogni uomo, come in ogni donna, una naturale tendenza verso questa organizzazione, dove *naturale* non equivale ovviamente ad alcuna legge dello stato per cui ognuno dev’essere altrettanto libero di fare scelte diverse, inclusa quella dell’amore omosessuale.
L’essere di sinistra secondo me va slegato da questa dimensione. E’ in sintesi quello che io intendo per “risvegliato”. Cioè un uomo libero di interpretare il proprio sesso e le proprie pulsioni secondo una vera autodeterminazione sessuale, che non criminalizzi il maschile e le sue attitudini come portatrici di male sociale.
Esiste secondo me un modo per essere sostegno alla compagna casalinga che non è prevaricante e violento come vogliono farci credere i poteri tecnocratici che mirano alla distruzione antropologica. La vera rivoluzione è dal basso, ma questa dei sessi, che per come è diventata tradisce gran parte degli stessi sentimenti sessantottini, pare una rivoluzione eterodiretta e imposta.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
L’uomo padre che trova il proprio senso nel procurare cibo alla compagna e ai figli è fondamentalmente un uomo onesto. La propaganda che vuole trasformarlo in carnefice è una propaganda criminale contro i veri interessi del popolo.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Pandoro
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L’Unione Sovietica nelle medicina, nella fisica, nelle scienze umane ha prodotto molti più passi avanti in 70 anni che gli Usa in 300. La Cina pure.
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Scherzi, vero?
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Pandoro
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Infine non mi piace l’atteggiamento da “Risvegliati”, penso che tutti abbiamo appena cominciato a riaprire gli occhi, da qui a risvegliarci non ci basterà tutta la vita. Ricorda Fabrizio che la conoscenza non è mai data una volta per tutte, anch’essa è un processo:
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No, non tutti, c’è anche chi “addormentato” non è mai stato, perciò non ha avuto nessun bisogno di “risvegliarsi”. Inoltre, per quanto riguarda il rapporto uomo-donna, non è affatto vero che non basta una vita per comprendere ciò: se si ha un cervello funzionante e non incrostato da ideologie fuorvianti bastano pochi anni.
Daniele(Quota) (Replica)
In questo nostro mondo fatto di sedicente rispetto dell’altro, di diritto e di dignità, ben pochi si interrogano sulle banche del seme. Posti dove la missione umana e paterna maschile diventa un record informatico con scritto il colore degli occhi, l’altezza e il titolo di studio.
Il tuo compito, uomo moderno, finisce lì. Sei un prostituto e il mondo in cui vivi ti fa credere che la tua prostituzione, che la rinuncia al tuo diritto di educare e di tramandare ai figli ciò che hai imparato dalla vita, sia una *donazione*.
Appare evidente che del portato culturale non interessi niente ai poteri. Quando ci dicono che le differenze tra i sessi sono solo pregiudizi culturali, ci stanno mentendo, non ci credono nemmeno loro. Altrimenti a tutti quei donatori andrebbero a chiedere come avrebbero educato i loro figli, invece chiedono loro solo di depositare sperma.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Dunque…
Come prima cosa vorrei sottolineare quanto il dialogo, senza alcuna retorica, direi “socraticamente” inteso, possa essere importante al fine della reciproca comprensione. Per quanto mi riguarda, è evidente che Pandoro ed io siamo in larghissima parte accomunati dalla medesima visione del mondo (mettiamo da parte per un momento la QM) e probabilmente abbiamo anche avuto una formazione e delle esperienze in parte comuni o simili. Il fatto che un uomo con la sua (che è la mia stessa) formazione politica e culturale si trovi in un luogo come questo a discutere e a confrontarsi è un fatto positivo di per sé. Appena pochi anni fa non sarebbe accaduto. Questo significa che, sia pur molto faticosamente, qualcosa si sta mettendo in movimento, e molto probabilmente ciò è dovuto proprio agli eventi, alla esperienza concreta, alle condizioni “materiali” (in senso lato) dell’esistenza le quali, specie quando irrompono nella vita di un uomo, possono incrinare convinzioni “ideologiche” e formare una nuova (e non falsa) coscienza (che magari fatica a farsi largo, ma insomma, le cose non sono mai facili…). Del resto, è accaduto a tutti noi, in primis al sottoscritto.
Fatta questa premessa, dire che in pochissimi commenti è stata messa tanta, forse troppa, carne al fuoco, è dir poco…
Va benissimo così, sia chiaro, il problema per me è che non sono in grado di affrontare così vasti e complessi argomenti né in uno né in dieci commenti, come sanno fare alcuni di voi. Tanto meno la sintesi, come ben sapete, è il mio forte. Vi invidio. Per fare una sorta di glossario del capitalismo o del comunismo in trenta righe, come fate voi, ci vuole del talento, che io evidentemente non ho.
Entro quindi appena nel merito, cercando di essere quanto più possibile sintetico. Tra l’altro, se mi permettete per una volta un pizzico di presunzione, sul socialismo reale o comunismo storico novecentesco, ritengo di poter essere in grado di scrivere addirittura un libro (se servisse a qualcosa), dal momento che ho studiato relativamente a fondo la materia. A tutt’oggi l’analisi di quei sistemi è oggetto di studio da parte di numerosi analisti. Quella di Pandoro è solo una (credibile) delle interpretazioni circa la natura di quel sistema, il suo processo degenerativo e il suo crollo finale.
Stessa identica complessità (e forse più) comporta un’attenta analisi del capitalismo, quello doc, diciamo così….
Ci tengo però a dire che l’approccio di Pandoro non è sbagliato. Fondamentale è un’osservazione quanto più possibile lucida e non ideologica della realtà e della storia. Per me ad esempio, il capitalismo ha certamente significato sfruttamento, alienazione, guerra imperialista, colonialismo, spoliazione di risorse, genocidi di massa e tante altre brutture e orrori. Non c’è però altrettanto dubbio che con il crescere e lo svilupparsi delle società capitalistiche, sia cresciuta anche la cultura dei diritti e delle libertà individuali, più che in qualsiasi altro contesto storico-sociale (a meno di tornare alla Grecia classica), insieme ad una capacità di crescita economica, di sviluppo della tecnica e di produzione di ricchezza straordinarie, sia pur con tutte le diseguaglianze e le contraddizioni strutturali vecchie e nuove che ha prodotto e che continua a produrre questo sistema. E tuttavia un’analisi lucida ci dice anche questo.
Con lo stesso metodo di indagine, se facciamo un analisi intellettualmente onesta, per quanto mi riguarda non si può non dare ragione a Pandoro quando afferma che l’URSS o la Cina hanno raggiunto dei risultati straordinari in un lasso di tempo brevissimo proprio durante l’era comunista. Oggi il comunismo è per ovvie ragioni considerato come il male assoluto, come una delle tragedie dell’umanità (la storia da sempre la scrivono i vincitori), e in larga parte è anche vero, se parliamo del comunismo fattosi stato. Tuttavia è storicamente innegabile, da qualsiasi punto di vista (ideologico o politico) lo si osservi, che la Russia ha storicamente conosciuto il suo apogeo e la sua massima espansione economica, industriale, sociale, tecnologica, militare e anche imperiale, proprio con il comunismo (o con l’era sovietica). Ed è altrettanto vero che le condizioni di vita di un operaio medio sovietico negli anni ’30 o ’40 non erano affatto peggiori rispetto a quelle di un qualsiasi operaio di un paese occidentale; tutt’altro, godeva di un sistema di garanzie e di protezione sociale molto più robusto rispetto a quello occidentale che allora era semplicemente inesistente. Le condizioni materiali di vita di un operaio sovietico, nell’arco di un trentennio, da prima della rivoluzione fino alla metà degli anni ’30 erano migliorate in misura esponenziale, anche rispetto a quelle di un operaio occidentale. Il tracollo è iniziato nel dopoguerra, quando il sistema sovietico non è riuscito a tenere il passo con quello occidentale e con quello americano. Ma qui mi fermo perché dovrei scrivere per mesi senza smettere…
Per non parlare della Cina che prima della rivoluzione era un paese in condizioni semifeudali, di fatto ridotto ad una colonia, ora degli occidentali, ora dei giapponesi, che hanno fatto per secoli il bello e il cattivo tempo sfruttando e opprimendo il popolo cinese e pisciandogli in testa nel senso letterale del termine. Un paese dove prima della rivoluzione un contadino poteva essere venduto al mercato dal suo “mandarino” come una vacca o scambiato con un asino. La rivoluzione comunista ha cacciato gli stranieri dalla Cina e riconquistato l’indipendenza nazionale, unificato il paese, costruito una struttura statale solida, e soprattutto ha liberato nel senso vero della parola 800 milioni di contadini, dando a tutti un pezzo di terra, una ciotola di riso e soprattutto, una dignità che prima non avevano e non sapevano neanche cosa fosse. Scusate se è poco, date le condizioni storiche in cui tutto ciò avveniva. Chi nega questo è in malafede e sa di esserlo…E se oggi la Cina è la seconda superpotenza turbo capitalista del mondo destinata forse a diventare la prima, paradossalmente lo deve proprio a quella rivoluzione che ha gettato le basi per lo sviluppo dell’attuale Cina. Certo, non è proprio quello che avevano in mente Mao e Ciu En Lai, anzi, per nulla, ma, come sappiamo, la storia è di per sé un paradosso.
Tutto questo, è bene ricordarlo, è accaduto durante l’arco di 70 anni in URSS e di 27 anni in Cina, cioè nulla, un batter di ciglio, storicamente parlando.
Da questo punto di vista, quindi, se ragioniamo fuori degli steccati, Pandoro ha completamente ragione.
Naturalmente, per quanto mi riguarda, tutto ciò non giustifica e non compensa certamente gli orrori che quel sistema ha compiuto: privazione della libertà, repressione sistematica e violenta di qualsiasi forma di dissenso, deportazioni di massa, lavori forzati, eliminazione fisica di centinaia di migliaia di oppositori, di cui in grande maggioranza (per quanto riguarda l’URSS) anarchici, trotzschisti, buchariniani (quindi comunisti), socialisti, socialdemocratici e addirittura tantissimi comunisti doc che semplicemente non erano in linea con il partito (ha ammazzato più comunisti Stalin rispetto a qualsiasi altro dittatore di destra, sono sempre i famosi paradossi della storia).
Del resto, le libertà democratiche di cui indubbiamente godiamo noi che viviamo nel cuore della “metropoli” capitalista mondiale giustificano forse cinque secoli di saccheggio, centinaia di guerre imperialiste, carneficine di massa, secoli di schiavitù nera, interi continenti tenuti sotto il tallone di terribili dittature, sventramento e distruzione di intere etnie, il ricorso all’occorrenza ai vari regimi fascisti e nazisti , occupazioni coloniali, Hiroshima e Nagasaki e quant’altro?
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Roberto Micarelli >>> “La libertà individuale è anche quella di un uomo lavoratore che mantiene la compagna casalinga con cui condivide l’idea di fare molta prole. E’ una scelta …”
Sì se è veramente una scelta, ma qui mi sembra stiamo discutendo di come il sistema di potere psico/economico (non mi viene in mente altra definizione) te lo impone e questo non va bene a mio parere. Preferisco una società di liberi e uguali: se l’uomo ha delle difficoltà verrà sostenuto dalla sua donna o dalla sua comunità e viceversa. Invece spesso accade che l’uomo che viene licenziato, che ha un tracollo economico, una malattia perde la stima della sua donna e della sua comunità, nessuno lo aiuta e come leggevo ieri sul Mattino di Padova un gruppo di padri separati vive in macchina sotto il cavalcavia dell’autostrada. Questa è la realtà amara.
Marco Pensante>>>> “se tu proponessi a un potenziale cliente un contratto del genere, con un rischio del genere, secondo te cosa ti risponderebbe il cliente?”
Sono completamente d’accordo con te. Il matrimonio è una merda, la legge che lo gestisce è ingiusta. Bene, basta non sposarsi. Non lo faccio più giuro, ma non risolve anche i problemi legati al potere.
“In merito alla tua idea di matrimonio, posso dirti che è (anzi, era) anche la mia. Ma non solo la mia: è quella, in buona sostanza, di tutti gli uomini del mondo. (Uomini nella media, intendiamoci, io parlo sempre della media delle persone). Pensaci un attimo e ne converrai anche tu. Cosa significa questo? Che NON E’ QUESTIONE DI CULTURA. E’ qui che ti sbagli: su questo particolare la tua cultura, o la mia, non c’entrano niente.” Sì invece, e sta nel fatto che la cultura di cui parli è egemonica a livello globale, non solo per me e per te. Almeno nel campo occidentale, ma credo valga anche per altre culture ormai.
“Cambia nome, che “Pandoro” è loffio. O magari mettici il tuo nome vero, che non ti succede mica niente. Almeno non da parte nostra” Ti assicuro che come Pandoro sono molto riconoscibile (penso lo conosca anche la Digos, chiedi a loro), è il mio nome di battaglia e non ci rinuncio. 😉
Daniele >>>>> “c’è anche chi “addormentato” non è mai stato, perciò non ha avuto nessun bisogno di “risvegliarsi”” Mi riferivo solamente alla teoria della conoscenza (beh sì, marxiana): prassi-teoria-prassi. In breve nulla è mai dato per sempre. Che il risveglio sia un processo infinito non significa capire mai un cazzo, ma essere coscienti che quello che oggi abbiamo conosciuto domani deve essere verificato nell’azione, pronti a modificarlo quando serve. Il “risveglio” come lo definisci te è qualcosa di mistico e calato dall’alto: a me non piace.
Pandoro(Quota) (Replica)
Pandoro
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Il “risveglio” come lo definisci te è qualcosa di mistico e calato dall’alto: a me non piace.
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No, guarda, il termine “risvegliati” non è mio ma di Rino.
Io non sono un “risvegliato” e non lo sono neanche altri uomini di mia conoscenza.
Peraltro il termine risvegliati non piace neanche a me.
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Fabrizio Marchi
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Del resto, le libertà democratiche di cui indubbiamente godiamo noi che viviamo nel cuore della “metropoli” capitalista mondiale giustificano forse cinque secoli di saccheggio, centinaia di guerre imperialiste, carneficine di massa, secoli di schiavitù nera, interi continenti tenuti sotto il tallone di terribili dittature, sventramento e distruzione di intere etnie, il ricorso all’occorrenza ai vari regimi fascisti e nazisti , occupazioni coloniali, Hiroshima e Nagasaki e quant’altro?
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Non mi pare che in questa sede siano mai state giustificate da nessuno.
Il fatto è che la specie umana è questa, ossia basata sulla legge del più forte; sostanzialmente siamo una razza maledetta che non sarebbe mai dovuta esistere.
Il mondo pacifico, buono e giusto non esisterà mai.
Al massimo potrà esistere un mondo migliore, se mai esisterà.
Daniele(Quota) (Replica)
Anni fa aprii questa discussione
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=14568826
che a mio parere c’entra molto con gli odierni guai degli uomini, nonché con quelli passati e futuri.
Daniele(Quota) (Replica)
1- Creatività dei sistemi comunisti.
E’ vero che matematica e fisica sono i due campi nei quali l’URSS ha dato i suoi contributi. Ci potremmo aggiungere anche la linguistica e forse altro. Che però essi siano superiori a quelli ottenuti nei paesi capitalisti nello stesso arco di tempo (o addirittura nel corso di alcuni secoli) mi pare davvero un’affermazioni infondata. Ma poi c’è tutto il resto: la quasi totalità dei prodotti, dei processi, dei dispositivi, dei beni e dei servizi, delle conoscenze, delle espressioni artistiche etc. di cui beneficiamo (e al tempo stesso …maleficiamo) sono di origine americana, tedesca, giapponese, creati nel XX secolo. Con contributi inglesi, francesi, italiani, svizzeri etc.. Ciò sia nel bene che nel male, appunto.
Questo apre la questione generale della capacità creativa dei sistemi non capitalistici. Tema di vastità tale che appena annunciato va subito congelato.
Non so dove e quando mai avremo modo di parlarne.
2- Questo si riallaccia alla questione della natura del capitalismo di cui parla Diego Fusaro (sulla linea di Preve) e su cui ho in testa da tempo alcune considerazioni che volevo postare qui nel blog.
C’era qui un thread apposito (con link ad un video di Fusaro) che però non riesco a trovare. Me lo indicate?
3- Matrimonio-contratto.
Perfetta la descrizione fattane da M. Pensante. Ci aggiungo questo, giacché non tutti sono tenuti a saperlo. Per il diritto italiano il matrimonio NON è un contratto. Se uno studente si azzarda a sostenerlo ad un esame, viene cacciato con infamia.
Perciò ai miei alunni, ho insegnato questo: che il matrimonio è un contratto (con obbligazioni di una sola parte) ma che questa verità non deve essere affermata all’esame. Se non vogliono essere “segati” dai miei colleghi succubi propagandisti dei formalismi e delle finzioni giuridiche.
Puah!
Rino DV
Rino DV(Quota) (Replica)
C’era qui un thread apposito (con link ad un video di Fusaro) che però non riesco a trovare. Me lo indicate? (Rino DV)
……………………………………
Penso siano questi:
https://www.uominibeta.org/2012/05/26/lemergere-storico-della-qm/#comment-22185
https://www.uominibeta.org/2012/11/02/femminismo-separatistico-e-maschilismo-mimeticocomplementari-e-organici-al-capitalismo/#comment-31667
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Quanto dici è sicuramente vero, Rino, però sappiamo anche che è impossibile dedurre le categorie interpretative a priori (o in maniera astratta), comunque non sempre (Kant lo ha fatto e si è beccato le critiche di Hegel e di Marx e non solo, la discussione è comunque aperta…), e soprattutto non nei casi in cui abbiamo a che fare con contesti sociali, storicamente e politicamente determinatisi.
E questo è uno di quelli. Anzi, uno di quelli doc, come si suol dire.
A mio parere corriamo il rischio di commettere un errore metodologico strutturale a monte, perché paragonare la società sovietica (o ancor più quella russa pre-rivoluzione e quella cinese pre-rivoluzione) con quella capitalistica occidentale, come se fossero due cavalli da corsa, allevati e cresciuti nella stessa scuderia e posti nelle stesse condizioni di partenza, non ha nessun senso, sotto tutti i punti di vista. Non dico che tu stia sostenendo questo, sia chiaro, però il rischio che il dibattito prenda questa piega c’è.
Dirò di più, e cioè che se facessimo questa operazione (completamente priva di senso), il sistema sovietico e quello maoista, relativamente parlando e contestualizzando il tutto, ne uscirebbero non bene ma forse benissimo, dal momento che quei due paesi hanno conosciuto un’accelerazione complessiva, forse senza precedenti nella Storia (specie in relazione allo spazio, al luogo e al tempo in cui tutto ciò è avvenuto), proprio in considerazione di quelle che erano le loro condizioni di partenza, rispetto a quelle del mondo occidentale. Non c’è ovviamente necessità che spieghi quali fossero queste (differenti) condizioni…
Per cui, ribadisco, non ha nessun senso mettersi a fare una discussione con il bilancino in mano circa il numero delle scoperte o delle invenzioni avvenute in URSS (cioè un paese feudale con un popolo di mugik trasformato in neanche trent’anni in una potenza industriale con una classe operaia di fabbrica fra le più numerose del mondo) o in Cina (qui poi non ne parliamo neanche…) rispetto a quelle avvenute in Inghilterra o negli USA. E’ un discorso che non può reggere. Storicamente parlando, le classi, gli stati e gli imperi dominanti sono sempre stati più avanzati (culturalmente, tecnologicamente, economicamente ecc.) rispetto alle classi, ai popoli e agli stati dominati ed è anche normale che sia così. Anche in questo caso non c’è necessità di portare degli esempi.
Un nota a margine. L’URSS (cioè quel paese che fino a quarant’anni prima era una steppa erbosa popolata da 100 milioni di contadini poveri che viveva in condizioni di regime semifeudale) nel 1958 mandò il primo uomo nello spazio, battendo sul tempo gli USA, cioè la potenza mondiale capitalistica per eccellenza, con alle spalle secoli e secoli di sviluppo culturale, tecnologico, economico, filosofico e quant’altro.
Chi legge potrebbe pensare che il sottoscritto sia un sostenitore del sistema sovietico. Tutt’altro, come qui molti sanno, la mia analisi su quell’esperienza storica diverge radicalmente anche da quella di Pandoro (che sostanzialmente è quella trozschista o luxembourghiana o affini) che riconduce il fallimento e la degenerazione dell’esperienza sovietica ad una sorta di tradimento e/o di involuzione burocratica.
La mia analisi (non sono il solo per la verità) è che quello sovietico, nella sostanza, al di là dell’iconografia, della simbologia e dell’ideologia ufficiale (del resto, a dimostrazione di ciò, è sufficiente osservare la Cina odierna), lungi dall’essere stato un tentativo di costruzione di una società comunista, sia stato in realtà una gigantesco e acceleratissimo processo di accumulazione capitalistica, sia pure di stato, che ha quindi di fatto instaurato rapporti di produzione in parte capitalistici, anche se non in senso ortodosso (non c’era accumulazione di plusvalore da parte della burocrazia al potere) ma certamente non comunisti.
La società sovietica era una miscela particolare, all’interno della quale convivevano tanti elementi diversi. Potremmo definirla forse una moderna società industriale di casta, e non di classe (perché, appunto, come dicevo, non c’era accumulazione diretta di plusvalore da parte della classe dominante, cioè la nomenclatura del partito-stato), dove convivevano elementi di socialismo (statalizzazione ma non socializzazione dei mezzi di produzione, cosa ben diversa) con una concezione industrialista classica, mutuata cioè dall’economia politica classica (quella stessa che Marx ha sottoposto alla sua critica), insieme addirittura alla riesumazione della vecchia tradizione zarista prerivoluzionaria.
La vecchia “Grande Madre Russia”, non solo sopravvive ma tocca il suo apogeo proprio con Stalin (“Il piccolo padre di tutte le Russie”, il linguaggio non è casuale, come sappiamo…) e non è un caso che un ampio schieramento di forze ultratradizionaliste e ultranazionaliste , a cominciare dalla Chiesa Ortodossa Russa e dalle sue gerarchie (ma non solo), abbiano appoggiato apertamente il potere staliniano che le ricompensava da una parte ufficializzando quella ortodossa come la religione ufficiale (o quasi) russa, e dall’altra facendo fuori, insieme a tutti gli altri oppositori, anche la gran parte del clero cattolico presente in Russia…E questa è storia,ragazzi, anzi, Storia, ovviamente ampiamente documentabile…
Quindi sulla reale natura del potere sovietico e della società sovietica ci sarebbe da discutere per mesi…(argomento interessantissimo, per quanto mi riguarda…)
Ma mi rendo conto che sto sintetizzando troppo (e quindi banalizzando) e la cosa mi disturba pure. Ci vorrebbe troppo tempo, e non ne ho, a parte il fatto che siamo anche ampiamente fuori della QM…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
ritornando in tema alla vicenda ormai nota, ho letto questo articolo che lo condivido
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IL PARROCO DI LERICI MEGAFONO DEL FEMMINISMO MODERNO? FORSE. Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani, torna sulla vicenda del volantino di Don Piero Corsi per sottolineare come la “rimozione del volantino” non risolve il problema, perché il problema continua ad essere la “rimozione del problema”.
“Don Piero Corsi ha torto marcio, ma è il segno di una cultura diffusa che percepisce la subalternità della donna come centrale ed essenziale per la società, che la vuole controllata e che nell’esibizione del corpo femminile vede la legittimazione dell’istinto sessuale del cacciatore. Affermare che quel volantino “incita al femmicidio”, come ha detto la presidentessa di Telefono Rosa è fuorviante e controproducente, perché sembra confermare che esista davvero un nesso logico tra la violenza e la percezione della presunta provocazione. Per combattere le tesi di Don Piero & C non basta nascondere il volantino, ma bisogna lottare contro ogni forma di censura del corpo femminile e della sessualità femminile, che sono aspetti essenziali della emancipazione della donna nella società.
La presidentessa di Telefono Rosa non può eludere che la pillola, l’aborto, il divorzio, ma anche la minigonna e il capo scoperto, hanno costituito pietre miliari nelle relazioni fra i sessi, che non impongono obblighi, ma permettono scelte. Per potere affermare, senza esitazioni, che non è la minigonna che “incita” allo stupro, come non è il comportamento della donna che “incita” il femmicidio, bisogna evitare di contraddirsi sostenendo, in altra veste, che l’uso dell’erotismo del corpo femminile nella pubblicità, nella vita, in TV e nel film “inciti” alla violenza. Purtroppo l’ho sentito ripetere troppe volte da donne della politica, per convinzione o per compiacenza, senza rendersi conto di sostenere in fondo le stesse tesi di Don Piero.
Dal sostenere che l’esposizione erotica del corpo femminile nella pubblicità o in TV sia un male, quello maschile quasi mai, a pensare che lo sia anche per strada, al lavoro o in casa il passo è breve. Non sono la censura o la finta morale che possono combattere il problema, ma la responsabilità, il rispetto e la negazione del valore ineluttabile dell’istinto. Ora che il volantino è stato nascosto, resta il problema. Si potrebbe nascondere anche Don Mario, la sua macista castità da prete, ma resterebbe il problema, quel luogo comune molto diffuso e molto bene introiettato che non concede alla donna quello che permette all’uomo. Spesso le crociate servono a individuare un nemico, ma non la soluzione.”
mauro recher(Quota) (Replica)
<<… Si potrebbe nascondere anche Don Mario, la sua macista castità da prete, ma resterebbe il problema, …>> (cit. Silvio Viale)
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Secondo me questa affermazione è la più rivelatrice di tutte: la castità è macista. Senza volerlo ci racconta una verità inconfessabile: la necessità del sistema consumistico di un essere maschile cedevole e sottomesso alla legge dei propri ormoni, tale per cui la forza di chi vuole, anche se solo a parole e in maniera simbolica, rimanere casto, viene connotata in maniera negativa.
Questo è l’altro lato della medaglia: la libertà seduttiva femminile che vuole, da questa confessione, mantenere l’uomo in una condizione psico-emotiva di privazione e ricatto, tanto che chi si dichiara indifferente viene aggredito. Una volta ti davano del gay, ma oggi non potendolo più fare, ti danno del macista. Paradossale eppure reale: questo radicale avrebbe voluto dare del gay al prete ma non lo fa perché verrebbe messo alla gogna, non perché crede veramente che essere gay sia un diritto. Dal punto di vista dell’esercizio di potere della donna sull’uomo, un casto è scarsamente manovrabile, troppo libero, sostanzialmente inaccettabile. Un cane sciolto da imbrigliare. Tu uomo devi desiderare e appena sbagli, essere condannato in modo esemplare.
Hai voglia a dichiararti di sinistra, questa mezza messa degli intellettuali organici al capitalismo globale, che si rigirano ogni cosa pur di accusare il sesso maschile, è puro doppiogiochismo politico.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Che fregnata!!!!! Come si fanno a condividere queste affermazioni così stupide e lontane dalla realtà? Dove e chi, in Italia, percepisce la donna come “subalterna”, quando invece questa ha la licenza morale di mandare un il marito in mezzo alla strada e alla mensa dei poveri oppure di ucciderlo premeditatamente a colpi d’ascia o con 12 coltellate e rimanere pure assolta con tanto di premio? Mentre un uomo solo se fa una lieve toccatina di culo ad una donna da sopra i pantaloni viene condannato a 2 anni di reclusione,(figuriamoci quindi se l’ammazza)???
Trovo incredibile che in ambito QM mentre si condannino le parole giuste e sacrosante-pur sbagliate nel metodo-di Pontifex sul “femminicidio” riprese da quel prete, e poi si condividono le idiozie dei Radicali, che invece sono i diffusori del Femminismo in Italia a partire dagli anni ’70 con le loro demenziali battaglie sul divorzio(che Togliatti stesso definiva “innaturale”, quando la Sinistra era vera!) a favore della pornografia e con le loro pornostar in parlamento come Cicciolina e altre abominazioni femministe varie!! (per giunta, i Radicali non sono nemmeno di sinistra visto che appoggiano il neoliberismo, e in politica estera sono filo-Usa e filo-Israele!!!
Sono basito!
Franco(Quota) (Replica)
Per Rino: “E’ vero che matematica e fisica sono i due campi nei quali l’URSS ha dato i suoi contributi. Ci potremmo aggiungere anche la linguistica e forse altro. Che però essi siano superiori a quelli ottenuti nei paesi capitalisti nello stesso arco di tempo (o addirittura nel corso di alcuni secoli) mi pare davvero un’affermazioni infondata.”
Mai detto che l’URSS fu superiore, di certo non si possono nascondere grandi scoperte scientifiche, artistiche, letterarie, la musica (alla faccia della tecnocrazia, ma anche le scienze umanistiche ebbero larghi riconoscimenti mondiali).
La polemica è stucchevole se fatta nei termini del cavallo da corsa che corre di più (come scrive Fabrizio), ma diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Per Daniele: “Il mondo pacifico, buono e giusto non esisterà mai.
Al massimo potrà esistere un mondo migliore, se mai esisterà”
Se pensi che io sia convinto che possa esistere un mondo in assoluto buono e giusto significa che mi son spiegato male. Ripeto: sicuramente può esistere un altro mondo possibile, ma questo sarà solo un mondo dinamico, in rivoluzione permanente (non preoccupatevi del termine, il liberismo già lo fa, solo che lo fa per replicare la logica del dominio del più forte), mai un sistema dato una volta per tutte a priori, non si tratta di architettura sociale.
Per Fabrizio Marchi>>>> “la mia analisi su quell’esperienza storica diverge radicalmente anche da quella di Pandoro (che sostanzialmente è quella trozschista o luxembourghiana o affini) che riconduce il fallimento e la degenerazione dell’esperienza sovietica ad una sorta di tradimento e/o di involuzione burocratica.”
No Fabrizio, non è questa la mia posizione. Penso che il sistema sovietico si sia involuto perchè non ha affrontato la questione del Potere. L’ha fatto solo Mao (senza risolverlo).
pandoro(Quota) (Replica)
Incredibile ma vero: lo smutandamento mediatico-planetario è uno strumento di potere femminile e allo stesso tempo un capo d’imputazione maschile. Dipende dal contesto. L’uomo che non guarda è un macista e quello che guarda è un porco. Deve desiderare la donna e quando lo fa allora tratta la donna come un oggetto. Il solo elemento di coerenza in tutto ciò è oltre la questione specifica, e consiste nella volontà di un sistema valoriale fondato sullo sciovinismo femminile di accusare moralmente l’uomo sempre e comunque. Una campagna di aggressione morale senza quartiere, fondata sull’ipocrisia e la manipolazione delle coscienze, con l’abile regia dei poteri mondialisti.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
“(per giunta, i Radicali non sono nemmeno di sinistra visto che appoggiano il neoliberismo, e in politica estera sono filo-Usa e filo-Israele!!!” (Franco)
Su questo non ci piove. Ciò non toglie che abbiano portato avanti anche delle giuste battaglie.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Vero ,mi sembra che volevano anche togliere l’articolo18 dello statuto dei lavoratori ,tanto tempo fa (adesso, vado a memoria, mi potrei sbagliare), ma l’articolo di cosa tratta ? Di politica estera ,di politica interna o tratta di un specifico argomento?
Perchè la solita mania di giudicare chi scrive e non le idee di chi scrive.
Esempio banale, sono d’accordo con le idee di Fabrizio, ma siccome lui e Laziale,allora mando tutto a catafascio perchè i laziali mi stanno sulle scatole, all’ inverso una femminista scrive peste e corna sul gnere maschile ,ma siccome è Romanista allora va tutto bene,scusate per la banalità dell’esempio, mi ripeto ,se parlasse di politica estera e sarebbe filo USA e Israeliana , potrei certamente dissentire, come dissento se facessero politiche contro il lavoro, ma io giudico quello che è scritto ed sono d’accordo, che vogliamo fare?
mauro recher(Quota) (Replica)
il limite dei Radicali è stato quello, a mio parere, di aver esteso, estremizzandola, la propria concezione liberale anche in campo economico, approdando a una forma di liberismo scevra da qualsiasi regolamentazione che non siano le leggi della domanda e dell’offerta e guardando, di conseguenza, agli USA e alle sue propaggini come a un modello da imitare-celebrare. In questo la loro proposta è debole, decisamente inferiore a quella autenticamente socialdemocratica. Per il resto, i Radicali rimangono una forza progressista, sotto certi aspetti preferibile a una sinistra troppo ideologizzata. Il diritto al divorzio, sia pure oggi mal regolamentato,all’aborto sono conquiste importanti, ma anche le loro battaglie per l’abrogazione della leva obbligatoria, per la legalizzazione della prostituzione, ecc., fino ad arrivare al Pannella attuale, teatrale fin che si vuole, ma certamente non in torto nella sua richiesta di condizioni di vita più dignitose per i detenuti. E non dimentichiamo la loro critica a uno dei cavalli di battaglia del neofemminismo, le quote rosa. Perfino l’articolo postato poco sopra evidenzia la propensione, totalmente sconosciuta a sinistra purtroppo, ad avanzare qualche critica nei confronti del moralismo femminista del tutto speculare, come giustamente evidenziato, a quello clericale. Se i radicali hanno legato il loro nome, e su questo non vi è dubbio, al femminismo anni Settanta, lo hanno fatto aderendo a un femminismo libertario migliaia di volte da preferire a quello cupo, ipocrita, falso oggi predominante.
Buon anno a tutti.
Alessandro(Quota) (Replica)
Qui non parliamo più di aborto, divorzio, e di battaglie sulle quali si può essere o meno d’accordo in funzione del proprio credo o delle proprie convinzioni politiche. Qui stiamo nell’ultra-mondo, a un sistema stato, supportato da un’ampia intellighentsia organica, che promuove il razzismo anti-uomo sfacciatamente, con la sistematica soppressione del contraddittorio, la disinformazione di massa, l’istigazione all’odio e alla vendetta di genere. Poco sopra ho incautamente accomunato radicali e sinistra, ben sapendo che sono cose distinte, ma non su questi temi, che costituiscono un pensiero unico trasversale. Il femminismo è come il sistema economico dominante, qualcosa che nessuno mette in discussione. I poteri non devono nemmeno dichiararsi femministi, lo sono in maniera implicita. Qualsiasi partito governerà stiamo sicuri che lo farà nel rispetto dell’ortodossia mondialista.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
E te pareva che avrebbero raggirato la questione che avevo posto: perchè elogiare una articolo in cui c’è tanta spazzatura femminista, come ad esempio che in questa società le donne sono “subalterne”, mentre invece si condannano le parole pubblicate sulla sua chiesa da quel prete che per quanto imprudenti sono veritiere nella sostanza??? Il fatto che i Radicali non sono di sinistra su certe cose, non c’entra nulla con la questione, era solo una mia irrilevante relativamente al tema posto.
Franco(Quota) (Replica)
Volevo intervenire sui tanti spunti forniti dagli interventi precedenti ….. ma il server non è stato d’accordo …. 😈
Ed allora non mi rimane che augurare a tutti ed a tutte buon …
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Franco, nessuno ha aggirato nulla. Ti abbiamo risposto in tanti e ripetutamente (io personalmente almeno tre o quattro volte, un paio di volte Rino, una volta Marco P., un’altra Mauro Recher, un’altra ancora Ethans e non ricordo chi altri) su questa questione di Don Corsi, ma tu (che peraltro non hai risposto alle nostre obiezioni e vai avanti come un caterpillar…) insisti. Abbiamo capito che per te il messaggio lanciato da Don Corsi è comunque valido a prescindere.
Tutto chiaro, messaggio recepito . Noi non siamo d’accordo. Chiusa la questione, andiamo avanti.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
anche se un pochino (tanto) raffreddato,,,auguri a tutti/e
mauro recher(Quota) (Replica)
Auguri anche a te Mauro, e a tutti gli altri amici e amiche…oggi abbiamo avuto i soliti problemini con il server, accade un pò troppo spesso negli ultimi tempi, speriamo che si risolvano.
Di nuovo Buon Anno a tutti!
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
P.S. sottoscrivo le ultime osservazioni di Roberto Micarelli che mi sembrano molto puntuali e interessanti…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
1) Luigi: grazie del link. Ci posterò un commento alle tesi di Fusaro.
2) Pandoro: tranquillo, non è una gara a chi tra me e te o tra Ovest e URSS ..fa/fece pipì più lontano. Considero la questione della creatività (+ di qua – di là) uno dei fattori che hanno determinato la fine del comunismo.
3) Franco: su don Corsi tu ribadisci la tua opinione, pur riconoscendo almeno che il metodo era sbagliato. Io ribadisco la mia: il metodo è ben peggio che sbagliato è gravissimamente autolesionista: da infiltrato del nemico. Ma c’è dell’altro. Su cui tornerò.
4) Concordo con Rob Micarelli (bentornato) e invece dissento sulla tesi di Viale secondo cui le DD devono avere il diritto di andare in giro s-vestite come se gli uomini non esistessero. C’è una contraddizione smaccata ma del utto apparente e ingannevole tra la mia condanna senza appello a don Corsi e la negazione di quel diritto. Le DD avranno il diritto di comportarsi come se gli UU non esistessero il giorno in cui …non esisteremo più.
Il diritto allo smutandamento, letto giustamente da Rob come sciovinismo femminile (che è una realtà effettuale) va combattuto per i danni che provoca sugli UU. Ma adombrare l’ipotesi che molestie (quelle vere) e aggressioni sessuali derivino dal nudismo è assolutamente inconcepibile (oltre ad essere, appunto, strategicamente suicida).
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Auguri di Buon Anno a tutti.
Secondo me è indubbio che l’articolo di Pontifex sia mal posto, mal scritto. Non credo che tutto faccia brodo e sono d’accordo sull’ultima frase di Rino. Dunque, il diritto allo smutandamento mi par di capire, (correggetemi se ho capito male) va combattuto non perchè potrebbe provocare sofferenza nelle donne (che è poi il principio sostenuto da Don Corsi “se la sono cercata perchè non hanno valutato le conseguenze”) ma perchè provoca sofferenza negli uomini. O meglio, frustrazione.
Due cose veloci però. E magari un po’ confuse perchè il pensiero non è ancora dipanato e sta solo nella mia testa. Spero quindi di non fare gli stessi danni di Don Corsi per incapacità di espressione corretta. Esiste un “potere” femminile che normalmente si definisce “ficapower” che appartiene alle donne belle e giovani ovviamente (o a quelle che appaioni e fanno di tutto per sembrare il più possibile belle e giovani) ma di contro esiste un potere maschile che non mi pare molto nominato che è il potere dello sguardo. C’è, a mio avviso, una grandissima confusione del femminismo che confonde sensualità con sessualità. La liberazione è stata della sensualità e non della sessualità. E c’è differenza. Quali e quante sono da definire ma direi che c’è una bella differenza.
Innanzitutto la sensualità senza spettatori non ha alcun senso. Senza platee è destinata a morire. Non è un problema di facile soluzione, mi rendo conto. Mi chiedo se però lo “sganciamento emotivo” di cui tanto si è parlato (che non è così semplice da capire oltre che da attuare eh…) non sia legato alla gestione del “vostro” sguardo e dove dirigerlo. La castità dei preti non è macista quando distoglie lo sguardo e si allontana dalle immagini di nudo senza predicare limitazioni di libertà. Purtroppo la cosa complicata è la passività della femmina e l’attività del maschio. Per cui una donna che gira con scollatura in bella vista e shorts, se crea un danno lo crea da “passiva” non so se mi spiego, quindi da un punto di vista morale, sociale e giuridico è difficile “provare” la volontà di dolo o il dolo stesso. Un uomo che invada lo spazio privato di quella stessa donna mettendole le mani addosso compie un’azione “attiva” e quindi è più facile provarne il dolo (la volontà no, secondo me, perchè non “sa” il gradimento dell’azione non essendo un’azione violenta). Non so mica se mi sono capita eh..
Rita(Quota) (Replica)
Auguri a tutti,
@Rita, ciò che dici è vero, in buona sostanza non si può semplicemente discutere di sensualità e sessualità senza, a mio parere, andare alla radice del problema: il comportamento civico.
Dimenticandosi dell’educazione civica, ci si dimentica del rispetto, che ogni essere umano e animale ha diritto di vedersi riconosciuto in toto, ergo seppur Rita ciavesse due boccie cosi, di certo col dialogo civile capirei se 1) gli piaccio 2) è una persona interessante 3)se l’attizzo e cosi via..
Il problema, sempre a mio avviso, oggi, è la mancanza di dialogo civile, del rispetto, della sfrontatezza di un egoismo misto ad esibizionismo che nega sia i propri che i diritti altrui, se al tutto ci mettiamo la mancanza di dialogo attivo e passivo, in maniera civile, il gioco è fatto! abbiamo negazione di diritti, fraintendimenti, uomini che non si fanno sotto, donne che agiscono sfrontatamente sfoggiando un potere malgestito e cosi via.
Detto questo, sottoscrivo il diritto delle donne di vestirsi come più le aggrada, a patto che non ledano con modi, usi costumi e comportamenti la sfera maschile, facendo ciò, diventano egoiste, dimostrano che il maschile non esiste, e questo è un grave errore, al pari di voler cassare la loro libertà.
Esempio lampante, se un uomo ti appraccia, con modi garbati e civili, cosa ti costa a scambiarci due chiacchere? poi sempre civilmente si fa capire di aver apprezzato pur dimostrando cortesemente di non essere interessate – in sunto – invece oggi non solo c’è inciviltà e falsità nei rapporti, ma addirittura lo sberleffio di fronte e/o alle spalle di chi ha semplicemente voluto abbordare sua Maestà Vulva X, che dimentica, dall’alto del suo trono, che seppur meravigliosa creatura di maschile interesse, non ha nessun diritto di violare l’essenza umana di chiunque voglia semplicemente conoscerla, esito positivo/negativo a prescindere, ma basterebbe esser donne – aahh la famosa empatia femminile – e con garbo e civile lessico rispettare ed accogliere o diniego il maschile interesse.
E’ troppo? vedendo la maggioranza delle donne pare di si.. tutto gli è dovuto.. ergo veniamoci incontro oppure facciamoci la guerra, chi offeso nel suo onore rancore riserba, ed il nazifemminismo ce lo insegna ogni giorno, vorreste stupirvi della medesima reazione maschile di diniego? di disinteresse? è da folli e superficiali, oltre che da cafone ed egoiste.
Damien(Quota) (Replica)
Ben sessantadue anni orsono, lo studioso di comunicazioni Marshall McLuhan, aveva già una visione lucida dei problemi. Nel saggio “The Mechanical Bride. Folklore of industrial Man” , scriveva a proposito della pubblicità americana e della sua influenza su stili di vita e atteggiamenti degli americani, alcune righe che val la pena riportare per intero.
“Per la ragazza moderna, le gambe, come il busto, sono punti di potere che ha imparato a sagomare come parte del corredo necessario al successo, piuttosto che in senso erotico e sensuale. [……] Come tali le sue gambe non sono intimamente legate al suo gusto o al suo io unico e irripetibile, ma sono semplicemente oggetti da mettere in mostra come le cromature di una vettura. Esse sono le leve del potere adesca-appuntamento per manipolare il pubblico maschile.[……] Quando il sesso diventa poi una realtà personale, il modello femminile della sessualità istituita come strumento di potere, in un contesto industriale e consumistico, diventa un handicap. Il passaggio dall’esibizionismo competitivo agli affetti personali non è facile per la ragazza. Il suo passato da manichino costituisce un ostacolo. Sul maschio, questa esibizione di potere, a cui si pensa comunemente egli debba rispondere con automobili e appuntamenti galanti, ha gli effetti più svariati. L’esibizione dell’attuale potere sessuale femminile da parte della donna sembra richiedere a molti maschi un’impossibile affermazione di virilità. […..] Gli uomini sono facilmente sopraffatti da tale grazia e astuzia, ma quando sono circondati da gambe su piedistalli non si sentono conquistati, bensì schiaffeggiati”.
Nella visione di McLuhan, vi sono dunque alcuni concetti da evidenziare, assolutamente estranei alle discussioni a cui è dato assistere oggi sui nostri media.
1) Il sesso mercificato in funzione consumistica si serve del potere erotico femminile stimolato in tutti i modi possibili.
2) Tale potere erotico pone le donne in posizione ambigua. Da un lato se ne servono ampiamente per manipolare gli uomini ed ottenere vantaggi e successo, ma dall’altro le aliena da se stesse in quanto persone con gravi danni sul piano affettivo, e quindi sulla possibilità di instaurare relazioni sane cogli uomini.
3) Il maschio medio si trova nell’impossibilità di rispondere al potere erotico delle donne, scoprendosi di fatto frustrato e paralizzato col risultato di perdere l’autostima, da cui la necessità di recuperarla in qualsiasi modo, posto che essa, l’autostima, è essenziale per ciascuno essere umano.
E’ evidente che questa lettura, realistica e constatabile pragmaticamente ogni giorno, pone la questione in modo serio, coinvolge necessariamente entrambi i sessi e consente di discutere veramente i meccanismi di funzionamento di questa società, dove alla fine tutti siamo più alienati.
Quando le donne pongono il problema del corpo femminile sezionato etc. etc. non hanno dunque torto ma, a) tralasciano gli effetti sui maschi, tutt’altro che positivi, b)non prendono mai in considerazione che le donne vi si prestano volentieri per il potente stimolo narcisistico. c) tralasciano, nei loro lamenti, di evidenziare quanto l’esposizione dei corpi femminili trionfasnti sia contraddittoria con la proclamata libertà di autogestirsi come fattore di emanicpazione femminile e infine d) Non si accorgono che quell’esibizione significa esercizio di fortissimo potere erotico.
Quindi la critica perde ogni valenza positiva.Quando si afferma che una donna dovrebbe essere libera di vestirsi come vuole senza per questo correre il pericolo di essere stuprata o uccisa, si dice una cosa del tutto ovvia sul piano astratto. Il problema nasce quando dal piano astratto e teorico si passa a quello della vita concreta perchè ci si dimentica degli effetti sugli altri. Se analizzassimo con attenzione la frase “se la sono andata a cercare” ci accorgeremmo che non è solo antifemminile, come quasi tutti media proclamano scandalizzati, ma anche profondamente antimaschile. Se il femminile è visto come seduzione demoniaca, il maschile è visto come incapacità di disciplinare i propri impulsi violenti di possesso e potere. Da un lato, dunque, Eva consapevolmente tentatrice, quindi perfida, e dall’altro un Adamo privo di ragione e di volontà, una quasi bestia.
Non credo che sia una rappresentazione veritiera del femminile e del maschile in sé, perchè donne e uomini sanno essere anche ben altro. Però è vero anche che quegli impulsi negativi esistono in natura dentro ognuno di noi. Credere che non sia così, che l’essere umano sia in sè buono e che sia corrotto solo dalla società è il peggior errore antropologico perchè porta dritti dritti a credere di poter migliorare l’essere umano con progetti di ingegneria sociale (forzata) per farne “l’uomo nuovo” che tante tragedie ha provocato anche nel secolo scorso.
Ora, il punto è, a mio parere, che viviamo in un’epoca in cui certi caratteri degli esseri umani vengono scientemente esasperati. Quando si proclama la libertà assoluta dell’individuo, la legittimità di realizzazione di ogni desiderio individuale (“L’unica legge è il desiderio”, era scritto qualche anno orsono su un manifesto delle donne di Rifondazione), si finisce per considerare l’altro un mezzo per i propri fini o per la conferma del proprio narcisismo o della propria “potenza”. Si vive perciò in un clima culturale in cui si è portati a non tener conto dell’altro, ma semplicemente a servirsene. E questo vale per maschi e femmine, sebbene con modalità diverse. Il maschio si sente in diritto di non accettare il diniego della femmina, la femmina di trovare soddisfazione (e spesso utilità) nel suo potere seduttivo ed erotico fregandosene degli effetti sugli uomini. Inutile aggiungere che se esistono donne costrette a subire la “volontà di potenza” maschile, esistono schiere immense di uomini beta (in tal senso accetto la definizione di Fabrizio), costretti a subire il potere erotico attribuito alle donne perchè funzionale alla mercificazione del sesso, come ben sanno gli Uomini Beta.
Occorre quindi svelare la mistificazione culturale nascosta dietro al concetto moderno di “libertà” e l’uso deviato che ne fa, ad ogni livello, la società mercificante. Eppure su un argomento simile si potrebbe anche costruire una alleanza che , senza ricorrere a leggi impositive peraltro impossibili, parta dalla necessità di una vera educazione sentimentale, cosa del tutto diversa dall’educazione sessuale.
Educazione sentimentale che dovrebbe includere il concetto base che uomini e donne sono diversi (non migliori o peggiori, ma diversi) e che nella relazione reciproca questa diversità deve essere rispettata, nel senso di astenersi da parole o gesti che mettano l’altro in difficoltà, anche quando soddisfano noi stessi. In altri termini recuperare quell’antico sapere maschile e femminile che sapeva interpretare finemente gesti e toni, e sapeva captare anche il non detto. Qualcuno diceva che era ipocrisia, ma io credo fosse una necessità.
Le parole di Don Corsi sono semplicistiche, rozze e inopportune, è vero. Ma se fossimo capaci di non strumentalizzarle a bassi fini, ci accorgeremmo che a modo loro pongono un problema che non può essere ignorato. E meno ancora può essere ignorato da chi si proclama fiero oppositore di questo sistema.
armando
armando(Quota) (Replica)
“Le parole di Don Corsi sono semplicistiche, rozze e inopportune, è vero. Ma se fossimo capaci di non strumentalizzarle a bassi fini, ci accorgeremmo che a modo loro pongono un problema che non può essere ignorato. E meno ancora può essere ignorato da chi si proclama fiero oppositore di questo sistema”. (Armando)
Non siamo di certo noi, Armando, che le strumentalizziamo, tanto meno neghiamo o ignoriamo il problema (eufemismo per dire che non solo ce ne occupiamo ma riteniamo che sia uno dei nodi cruciali dell’intera vicenda).
Sono altri/e che strumentalizzano quelle parole e che negano o ignorano il problema.
Ed è (anche e soprattutto) per questa ragione che Don Corsi ha sbagliato. Se in buona o in malafede, purtroppo, non conta assolutamente nulla, come mi insegni. Contano solo gli effetti concreti di un’azione. E i suoi sono semplicemente devastanti per la QM e per il Momas. L’arresto di qualcuno di noi per istigazione all’odio di genere farebbe molti meno danni della sua iniziativa. Anzi…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Dopo di che, lo dico senza nessuno spirito polemico (e vi prego di credermi), siccome sento, ascolto, annuso, anche parlando con amici al di fuori dell’ambito momas, che l’iniziativa di Don Corsi ha toccato le corde di molti (positivamente, intendo), ribadisco che sarebbe opportuno e utile che questi ultimi si esponessero pubblicamente per sostenere la suddetta iniziativa.
Perché non lo fanno? Per una ragione semplicissima, e cioè perché non hanno la forza per sopportarne le conseguenze. E hanno ragione, perché non esistono le condizioni oggettive per poter sostenere quella posizione e con quelle modalità.
Ergo, non foss’altro per questo motivo, l’iniziativa di Don Corsi è sbagliata. Perché la ragion politica ci insegna che ci si può e ci si deve spingere solo fin dove è realisticamente e politicamente possibile spingersi. Non si può tirare la corda oltre un certo limite (e già noi la tiriamo parecchio…)
Oltre quello c’è solo il suicidio (politico) o la pubblica ritrattazione, come peraltro, manco a dirlo, è puntualmente avvenuto.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Don Corsi, poveraccio, da prete vecchio modello ha detto, con tutte le buone intenzioni del mondo, una cavolata da bar autolesionista, e si è fatto massacrare. Notare il fatto assai grave che i suoi superiori, vigliacchissimi, lo hanno buttato in pasto alle fiere. Don Corsi, purtroppo non siamo più ai tempi di don Camillo: urge farsi furbi.
Poi sul resto, è “l’estensione del dominio della lotta”, come dice Houllebecq, cioè l’estensione del modello della competizione fra imprese alla sfera dei rapporti intimi.
Quando il matrimonio si modella sul contratto, poichè oggi tutte le relazioni tendono a modellarsi sul contratto, alle attuali condizioni un uomo se si sposa è scemo, perchè se la donna scioglie il contratto gli porta via praticamente tutto, se lo scioglie lui si porta via praticamente zero. In realtà, alla luce dell’attuale trasformazione del matrimonio, per essere logici tutti i matrimoni andrebbero dichiarati nulli in quanto patti leonini.
Roberto Buffagni(Quota) (Replica)