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Circa quattro anni fa decisi di frequentare un corso universitario che doveva
affrontare, come tematica principale, le difficoltà che i giovani incontrano
ad accedere al mondo del lavoro e su come farvi fronte.
Per raggiungere la sede del corso mi spostavo abitualmente in treno, insieme a una simpatica ragazza
che avevo conosciuto frequentandolo.
Le ultime due ore dell’ultimo giorno del corso erano dedicate alle differenze di genere nel
mondo del lavoro. La trattazione dell’argomento era stata affidata a una
professoressa il cui orientamento ideologico fu palese sin dall’inizio. Ella
iniziò sciorinando una serie di dati “scientifici” che secondo lei
dimostravano quanto le donne italiane fossero discriminate in tutto, a 360 gradi. E qual era la
conclusione a cui giungeva questa studiosa? Era evidente, per lei,
che la responsabilità ricadeva inevitabilmente sugli uomini, colpevoli di ordire una sorta di
nuovo “complotto ebraico” ai danni delle donne, private della loro possibilità di affermarsi e di essere felici.
Come reagiva la platea di giovani a questa delirante predicazione? La
componente femminile annuiva convinta e qualcuna si lasciava andare a
qualche ottimistica previsione su una possibile “rivincita” futura del sesso
femminile, con l’evidente compiacimento della “studiosa” ( ne aveva ben donde, stava
facendo proseliti! ), mentre quella maschile si sentiva in parte concorde e
in parte non in grado di contrapporre nulla a cotanto studio “scientifico”. Da
parte mia, trascorsa un’ora dall’inizio di questo triste dibattito, infarcito
di pregiudizi e sciocco spirito di rivalsa, avevo già deciso di riprendere la
strada di casa. Giunto alla stazione attesi il ritorno della mia compagna di viaggio che invece si era sorbita tutto il degradante spettacolo. Non vedendola arrivare andai a cercarla e
salutandola mi accorsi subito della sua freddezza, in evidente contrasto con
quanto mi aveva fino ad allora dimostrato. La freddezza si trasformò in
ostilità palese, in aperto sarcasmo qualsiasi argomento si affrontasse.
Quando rimasi solo cercai di riflettere sulle motivazioni di questa “metamorfosi”.
Poi capii: dopo due ore di lavaggio del cervello di stampo femminista ella non
vedeva più in me un ragazzo desideroso solo di scambiare qualche opinione su
un qualsiasi argomento, ma il maschio che complottava o lo avrebbe fatto ai suoi danni, per privare lei, donna, del suo sacrosanto diritto all’affermazione sociale e alla felicità.
4 Commenti
Un episodio come tanti che però evidenzia le ricadute negative che la predicazione femminista può avere nel rapporto tra i sessi. Il volto oscuro del femminismo, che mai si mette in evidenza, uno degli ultimi tabù della nostra società.
Alessandro(Quota) (Replica)
Alessandro
“Il volto oscuro del femminismo, che mai si mette in evidenza, uno degli ultimi tabù della nostra società”.
Un giorno, quando questo letame non sarà più un tabù, nelle Università verranno date anche delle tesi, per approfondire, per meglio comprendere, come fu possibile concepire simili bestialità. Tempo al tempo. Niente è eterno.
(Anche il Sole, fra circa cinque miliardi di anni, si trasformerà in una nana bianca…)
Silver(Quota) (Replica)
Questo post di Sasha rivela la vera natura della situazione che la nostra generazione sta vivendo.
Non si tratta più oramai di una militanza femminista come la possiamo intendere se ci riferiamo al passato,ma dell’eredità negativa che delle anche giuste rivendicazioni del passato hanno oggi,a distanza di decenni,in un mondo e una società che ha visto radicali cambiamenti.
Siamo in una fase in cui il potere sta mettendo a punto la ridefinizione delle coscienze delle masse,qualcuno oggi accusa il ’68 di essere stato una delle tappe di questo processo di distruzione/ridefinizione (io non la penso così) e oggi,nell’era del pensiero unico,valgono solo le istanze di chi ha la visibilità o il vantaggio anche psicologico di sostenerle.
Può sembrare complicato,ma qui si ritorna nel campo dell’Etosfera teorizzata da Rino Barnart ( http://metromaschile.it/altrosenso/qs-meta-della-terra/ )
Personalmente credo che di questa Etosfera si siano accorti anche “in alto”,perchè altrimenti non si spiegherebbe la solerzia con cui i mezzi d’informazione enfatizzano i soprusi sulle donne o non smettano di decantare il trionfo delle donne moderne in tutti i campi,tra la complicità dei cortigiani e il silenzio di chi soggiace a complesse ragnatele di ricatti emotivi o altro.
Le donne dal canto loro finiscono per rendersi conto dei nuovi poteri e dei nuovi strumenti che gli si stanno consegnando,ignare delle finalità a lungo termine ma ancora più vulnerabili a certe forme di “corruzione” proprio perchè tengono conto del vantaggio immediato/riscontrabile ma non delle finalità manipolatorie di chi si serve del loro giusto diritto di affermarsi nelle società contando sulle proprie forze.
Insomma.
Che lo vogliamo o no,la questione maschile è anche una questione SOCIALE e non solo ontologica o di recupero/riscoperta di valori prettamente maschili.
Dividi et impera.
Sempre molto efficace come strategia.
LukeCage(Quota) (Replica)
Dal racconto sembra, dopo l’uscita di Sasha, che la “professoressa”? abbia preso di mira proprio lui come modello maschile da demolire.
Io al liceo avevo una professoressa di storia dell’arte perfida ma da quello che ricordo era maschilista e appassionata di Freud, tant’ è che un giorno gli risposi parecchio male e da quel momento i miei voti cominciarono a salire.
L’Arte è un valore maschile, e l’intelletto in generale.
Guardando i cambiamenti dell’ umanità dalla storia dell’arte, si vede come gli uomini e le donne in ogni epoca e paese hanno avuto cambiamenti sostanziali:
http://xoomer.virgilio.it/bxpoma/egypt/hathorseti.jpg
Qui si vedono due donne dipinte in bianco e un uomo in scuro affrontare un toro nella tauromachia;
http://www.parodos.it/im4/Tminoica3A.jpg
http://quadrifamosi.net/files/2009/11/durer-con-guanti.jpg
http://www.sentierorosso.com/Immagini/Varie/133mr.jpg
Leo(Quota) (Replica)