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E’ la giornata mondiale della donna e cominciano a fioccare ovunque i bollettini sulle ”drammatiche” condizioni in cui versano le donne anche nel nostro emancipato occidente.
Fra le tante lagnerie riprese e puntualmente copiate dagli anni scorsi senza troppo sforzo dai ”giornalisti” qualcosa di veramente nuovo e reale (e allarmante per davvero) ha attirato la mia attenzione, quando ho letto questa ricerca di bloomberg
What’s Killing White Women? – The mortality rate for white women in the U.S. has surged
In questo articolo si esprimeva preoccupazione per un nuovo trend sconosciuto che sta allarmando realmente gli epidemiologi statunitensi. Non si tratta della solita cagnara del femminicidio, che esiste più che altro nelle tv e nei giornali ma che più di tanto non può allarmare gli epidemiologici e la gente che si occupa seriamente di statistiche sulla mortalità, per la semplice ragione che aldilà del clamore mediatico dei fatti di cronaca non esiste nessun reale trend di incremento delle donne morte per omicidio. Anzi, come spiega l’articolo di Bloomberg, la mortalità per omicidio delle donne occidentali (la categoria oggetto dello studio) è semmai in calo.
Il trend in oggetto dell’analisi dell’articolo è un’insospettabile e inaspettato incremento della mortalità delle donne occidentali tra i 15 e i 54 anni. L’articolista cerca di enucleare una causa ma non ci riesce, e allora noi vogliamo aiutarlo, e vogliamo in questa giornata della donna, preoccuparci anche noi della sua salute, suggerendo all’articolista il fattore occulto che sfugge a ogni classificazione e sta uccidendo le donne in misura superiore a qualsiasi altro fattore precedente. Glielo vogliamo suggerire perché noi uomini lo conosciamo molto bene, dato che la nostra mortalità è molto più alta di quella femminile viviamo 6 anni in meno dell’altro sesso.
A torto cercata nei geni, la ragione di questa differenza risiede altrove; a darcene spiegazione è Marc Luy sociologo dell’università di Rostock, autodefinitosi ”ricercatore della mortalità”, che ha pensato bene di andare ad indagare le differenze di mortalità e di longevità nei conventi e nei monasteri, dove le condizioni di vita e gli stress a cui sono sottoposti uomini e donne sono più o meno gli stessi rendendosi conto con sua somma sorpresa, che qui il tasso di mortalità e la vita media di uomini e donne erano identici.
La mortalità delle donne è sempre stata secolarmente più bassa rispetto a quella maschile e anche l’introduzione degli antibiotici e della sterilità in sala operatoria non hanno fatto che allargare questo divario. Ma ora qualcosa sta cambiando, i tassi di mortalità di donne e uomini stanno convergendo, nel peggio ovviamente, perché sono le donne che stanno raggiungendo la mortalità maschile e non viceversa.
Perché, si chiederà il lettore, qual è questo fattore occulto che le uccide?
E noi gli rigiriamo la domanda, perché te lo chiedi solo adesso che stanno incominciando a morire le donne?
Hai avuto secoli di tempo per chiederti perchè la mortalità degli uomini fosse così alta rispetto a quella delle donne, e non te lo sei mai chiesto, hai sempre creduto che fosse la natura (il sesso ”veramente forte”dicevano le femministe), e non ti sei mai posto il problema, era normale che fosse così.
Hai sempre creduto che l’uomo fosse il genere privilegiato, e quindi una volta che il femminismo avesse diviso ”i privilegi”, le donne queste sarebbero state senz’altro meglio…
Ma forse non è andata proprio così, i tanto agognati ”lavoro e carriera” e tutti gli altri skill maschili di cui le donne erano impazienti di impossessarsi, forse non stanno sortendo gli effetti tanto desiderati, in primo luogo sulla loro salute…
E considerate pure che le femministe si sono guardate bene dal rivendicare tutti quei lavori maschili ad alta mortalità ”esplicita” come il muratore o il minatore, e nonostante questo si ritrovano a fronteggiare una mortalità ”implicita” che non avevano calcolato, anche facendo lavori senza un tasso di mortalità esplicita come l’avvocata o la dottoressa…
Ma che ci volete fare, il fattore occulto è proprio la fontana del ”privilegio” maschile” a cui avete voluto abbeverarvi, ed è questa fontana di eterna giovinezza che vi garantirà senz’altro una vita migliore e un’aspettativa di vita più lunga, o no?
D’altronde se si diventa dei privilegiati, non si può che migliorare.
Care donne, un buon 8 marzo, di riflessione, VERA, e non delle solite scempiaggini ripetute a disco rotto, non potrà che giovare alla vostra salute. Non necessariamente chi vi blandisce e vi lusinga, vi procurerà del bene.
P.S. il fatto che questa mortalità colpisca soprattutto le donne occidentali e non quelle di altre nazionalità è uno degli indizi fondamentali che mi hanno spinto a scrivere l’articolo. Sono soprattutto le donne occidentali, quelle più influenzate dal femminismo rispetto alle nere orientali o ispaniche, e in particolar modo QUELLE PIU’ E MEGLIO INTEGRATE NEL MONDO DEL LAVORO.
“Arbeit macht frei” diceva qualcuno, ma chi entrava in quel cancello sapeva di essere vittima di una parodia. Curioso che qualcuno a 60 anni di distanza entri nel lager ”’volontariamente” credendo di ”liberarsi” lavorando.
Ma si sa, la storia, prima ancora che tragedia è parodia.
24 Commenti
Aspettativa di vita in buona salute, calo di 10 anni per le donne in Italia
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ogni volta che parte il disco dell’oppressione patriarcale globale mi vengono in mente un paio di cose:
http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_tasso_di_suicidio
Come mai i carnefici e torturatori si suicidano molto più delle vittime che loro stessi opprimono? Forse sono troppo felici. Felici da morire.
A meno che non parliamo di São Tomé e Príncipe, l’unico stato (stando a Wikipedia che non è la bibbia) in cui il tasso femminile di suicidi supera quello maschile.
Una cosa che mi ha sempre incuriosito ma di cui non riesco a trovare fonti e dati è la seguente. Quante donne cambiano sesso per diventare uomo? E viceversa?
Si sente di uomini che vogliono cambiare sesso ma personalmente mai il contrario.
Se fosse confermato un “gap” sostanziale (come va di moda chiamare le discrepanze ora) sarebbe quantomeno curioso.
Riccardo C.(Quota) (Replica)
“Nè” uccide???
Daniele2(Quota) (Replica)
Daniele2,
.
Corretto.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Grazie della correzione. Scusate se sono apparso “grammar-nazi” ma capite che un articolo con un errore tanto macroscopico non si può condividere (“Questi non sanno manco l’italiano, figurati cosa possono capire”). Chi vuole sfondare un muro deve essere come la moglie di Cesare.
Daniele2(Quota) (Replica)
Daniele2,
Io neanche me ne ero accorto…sarà stata sicuramente una svista, un errore di battitura…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Salve a tutti,
questo è il mio primo commento. Raramente intervengo su blog, social network o siti di qualsiasi altro tipo, ma in questo caso ho ritenuto necessario lasciarvi una testimonianza.
Qualche mese fa, nella facoltà che attualmente frequento ebbe luogo un intervento seminariale (se così si può definire) tenuto una certa dottoressa, tra l’altro ignorante come una capra (ma in compenso, coniugata con un professore universitario… misteri del “patriarcato”), ma non è questo il punto. L’argomento verteva su alcuni culti tantrici indiani, alcuni dei quali localizzati in culture tribali (tra i quali quello, celebre, di Kali ; è bene sottolineare che si tratta di culti che contemplano pratiche cruente), enfatizzati in maniera del tutto spropositata e fuori luogo dalla suddetta, direi fino ad avallarli (della serie :tutto ciò che riguarda la Grande Dea è legittimo, basta che non vi sia di mezzo il patriarcato barbaro e violento ). A un certo punto, il capolavoro : mentre parlava di una certa popolazione semi-isolata che, a quanto pare, vivrebbe secondo tradizioni risalenti a una presunta epoca “matriarcale” (quindi, non solo matrilinearità, ma anche potere decisionale assoluto delle donne in ambito familiare) se ne esce con una battuta del genere, tra il serio e lo “scherzoso” : “Pare che in questa società vengano ammazzati i neonati maschi; se fosse vero, andrei ad abitare là, sarebbe un sogno”.
Io sono rimasto basito, non tanto dalla dichiarazione (del resto, perfettamente in linea con il personaggio), ma dalla reazione, nulla, del pubblico, anche della parte maschile : guardandomi intorno, in cerca di consolazione, non notai neanche una smorfia di disapprovazione. Anzi, qualche risatina di parte pubblico femminile.
Siamo arrivati a questo punto, che devono fare perché possiamo svegliarci?
Grazie per lo spazio, condividere questo ricordo era da me sentito come un dovere.
Friedrich83(Quota) (Replica)
____________________________________
E’ perchè mai … in fondo …. tu da che parte eri?
Non eri forse tra il pubblico?
Non eri … “la parte maschile”?
Hai forse reagito?
Hai sollevato un’obiezione?
Quello dovrebbe “farti specie”, è perché ti aspetti dagli altri, quello che nemmeno tu … hai fatto.
Animus(Quota) (Replica)
Per caso quella lezione è in qualche modo registrata? E’ possibile documentare l’affermazione della tipa in cattedra? (non la chiamo prof. o insegnante per rispetto alla categoria)
armando(Quota) (Replica)
Purtroppo no, ed è il motivo che mi impedisce di fare nome e cognome di questa persona. Ne registrai però un’altra, dove peraltro già emergeva un certo fanatismo (ma nulla di così sconcertante).
Preciso che si tratta di una semplice ricercatrice, non di un’insegnante.
Friedrich83(Quota) (Replica)
Animus,
La tua critica è sostanzialmente giustificata.
Friedrich83(Quota) (Replica)
Friedrich83,
In questo caso Animus ha ragione. Avresti dovuto alzare il dito e dire a quella ricercatrice:”Scusi, si rende conto che a parti invertite se un suo collega maschio avesse pronunciato simili parole avrebbe rischiato l’espulsione dall’università?”.
Sia chiaro, Friedrich83, il mio non vuole essere un rimprovero e capisco anche la difficoltà ad esporsi pubblicamente, però non c’è altra strada. Non basta più sfogarsi su un sito, lo stiamo facendo da tanti anni ormai. Ora si tratta di esporsi, di uscire allo scoperto, altrimenti la classifica non si muoverà mai. Sono convinto che se ti fossi alzato e le avessi mosso quell’obiezione (o un’altra simile…) altri avrebbero ascoltato e qualcuno fra questi avrebbe pensato:”Però, quello ha avuto il coraggio di alzarsi in piedi e di contestare quello che ha detto la prof. Questo c’ha le palle, e secondo me c’ha pure ragione”.
Ecco, se non cominciamo a fare questo è inutile stare qui a digitare.
Comunque benvenuto e continua a seguirci.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sì, Animus ha detto bene e Friedrich lo ha onestamente riconosciuto.
Ma sono rare le condizioni-situazioni in cui si può de facto intervenire spezzando l’incantesimo del silenzio imbarazzato degli uditori e creare una ondata di “panico”
Anche perché la parola non ti viene data, e perciò bisogna pendersela proditoriamente, il che già gioca a tuo sfavore.
Durante una conferenza interruppi la relatrice.
“Ma a lei nessuno ha dato la parola” disse il moderatore.
“Infatti non l’ho chiesta. E parlerò finché non mi verrà tolta”
“Gliela tolgo subito”.
E’ vero che a quel punto alcune donne (nessun uomo!) della platea chiesero che mi venisse consentito di proseguire e che la magra figura la fecero la relatrice ed il moderatore (che al caffè, si scusò!). Ma la cosa finì in quel modo.
Tutto gioca contro di noi.
Rino DV(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi,
Ti ringrazio e ricambio il saluto.
Indubbiamente, c’è da considerare l’atmosfera, sempre più pesante, che si respira, le condizioni ambientali e psicologiche… nella mia facoltà, ad esempio, dove gli studenti di sesso maschile non arriveranno neanche al 10% del totale, i corsi e i seminari influenzati dai cosiddetti “gender studies” sono piuttosto frequenti (e mi pare che lo siano sempre di più). In alcuni casi, vengono imposti dall’alto, come ho avuto modo di sapere dai diretti interessati.
È facile sentirsi soli contro tutti. Ma questo non deve piů essere una giustificazione, e qui non posso che darvi ragione
Friedrich83(Quota) (Replica)
Scusate gli errori di digitazione, sto con il cellulare ed è tutto più complicato
Friedrich83(Quota) (Replica)
Non voglio interpretare il racconto di Friedrich, a me pare che il suo stupore non consista tanto nel fatto che nessuno è intervenuto, ma che guardandosi intorno alla ricerca di disappunto, non ha trovato nemmeno quello, un po’ come raccontava Primo Levi ne “L’ultimo” di fronte al ribelle che aveva organizzato una rivolta nel campo di concentramento giustiziato di fronte agli Haftlinge ” (fatte le debite proporzioni)
“[…] L’uomo che morrà oggi davanti a noi ha preso parte in qualche modo alla rivolta.
[…] Quando finì il discorso del tedesco, che nessuno potè intendere, di nuovo si levò la prima voce rauca: – Habt ihr verstanden? – (Avete capito?)
[…] Chi rispose “Jawohl”? Tutti e nessuno: fu come se la nostra maledetta rassegnazione prendesse corpo di per sé, si facesse voce collettivamente al di sopra dei nostri capi. Ma tutti udirono il grido del morente, esso penetrò le grosse antiche barriere di inerzia e di remissione, percosse il centro vivo dell’uomo in ciascuno di noi: – Kameraden, ich bin der Letzte! – (Compagni, io sono l’ultimo!).
[…] Vorrei poter raccontare che fra di noi, gregge abietto, una voce si fosse levata, un mormorio, un segno di assenso. Ma nulla è avvenuto. Siamo rimasti in piedi, curvi e grigi, a capo chino, e non ci siamo scoperta la testa che quando il tedesco ce l’ha ordinato. La botola si è aperta, il corpo ha guizzato atroce; la banda ha ripreso a suonare, e noi, nuovamente ordinati in colonna, abbiamo sfilato davanti agli ultimi fremiti del morente.
Ai piedi della forca, le SS ci guardavano passare con occhi indifferenti: la loro opera è compiuta, e ben compiuta. I russi possono ormai venire: non vi sono più uomini forti fra noi, l’ultimo pende ora sopra i nostri capi, e per gli altri, pochi capestri sono bastati. Possono venire i russi: non troveranno che noi domati, noi spenti, degni ormai della morte inerme che ci attende.
Distruggere l’uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice.”
Forse Friedrich si aspettava di vedere almeno uno “sguardo giudice”. Ma, tempo al tempo, a me pare che qui siamo ben lontani dagli ultimi, forse questi uomini sono i primi di un lento risveglio. Auguri di Buona Pasqua!
Rita(Quota) (Replica)
È così Rita. Direi che, a furia di martellate verbali, è venuta a mancare la capacità di discernere tra aberrazione e normalità, e con essa ogni residuo istinto di conservazione.
Friedrich83(Quota) (Replica)
Magnifica citazione, Rita. Si adatta perfettamente a ciò che accade in taluni ambienti. Taluni, per fortuna, e non tutti, altrimenti non saremmo quì.
armando
armando(Quota) (Replica)
Suppongo che il clima nell’ambiente universitario si sia fatto piuttosto greve. Già vent’anni fa il fanatismo femminista era piuttosto diffuso, oggi credo che il lavaggio del cervello in salsa femminista non lasci tregua, vista l’accelerazione che il femminismo ha impresso alla sua propaganda con l’avvento di internet, che ha consentito la formazione di una vera e propria lobby internazionale in grado poi di imporre la sua agenda un po’ ovunque nel cosiddetto Occidente.
Il caso in questione mi sembra più che altro una battuta di pessimo gusto, ma la reazione passiva è sintomatica dello stato di subordinazione che si vive al cospetto del femminismo imperante.
Alessandro(Quota) (Replica)
“Sono dunque le donne a salvare l’Italia dalla pesantezza della Grande Crisi, nonostante le mille penalizzazione che subiscono. Con stipendi più bassi rispetto agli uomini e con pensioni ridotte del 30 per cento nei confronti di quelle che incassano i maschi. E sono le donne, come abbiamo visto in altre occasioni, che stanno esplorando nuove strade nell’occupazione e nel lavoro, a partire dal rilancio del settore agricolo e del comparto della produzione biologica. Mai come in questo momento è il caso di dirlo: viva le donne!”
http://www.nonsprecare.it/donne-mantengono-famiglia-lavoro-contro-crisi-economica?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter
romano(Quota) (Replica)
Lo stress cronico fa ammalare e accorcia la vita http://www.italiasalute.it/News.asp?ID=9266
LO STRESS DA LAVORO ACCORCIA LA VITA http://www.antiagingclub.it/Stile-di-vita/LO-STRESS-DA-LAVORO-ACCORCIA-LA-VITA.html?RwPag=true&pagina_ID=858
Lo stress sul posto di lavoro accorcia la vita delle donne http://www.lastampa.it/2014/10/15/scienza/benessere/lifestyle/lo-stress-sul-posto-di-lavoro-accorcia-la-vita-delle-donne-rP3LZPwjHA78kQTsQhmrLO/pagina.html
romano(Quota) (Replica)
Ci avevano sempre rotto i coglioni dicendo che le donne erano, per natura, più forti, resistenti, etc. etc, insomma che il vero sesso debole sarebbe quello maschile. (posso citare articoli al riguardo). Questo dimostra, se ce ne fosse stato bisogno) che si trattava di cretinerie interessate e in mala fede. Ed ancora non è niente, perchè vorrei vedere cosa accadrebbe se le donne facessero in pari misura agli uomini gli stessi lavori pericolosi e stressanti, e non limitarsi a fare le impiegate/segretarie etc. etc,.
Della vita femminile ci si preoccupa subito, di quella maschile se ne sono sempre fregati. Io non sono di quelli che vogliono omologare i sessi, tutt’altro, mi basterebbe che si riconoscesse la verità delle cose. Le donne si lamentano di non campare più degli uomini come un tempo perchè lavorano fuori casa? E se ne stiano a casa, allora. O si prendano in silenzio tutte le delizie del mondo dei “privilegiati”. Davvero non se ne può più.
armando(Quota) (Replica)
Per chi abita a Roma o nei pressi (ma anche per tutti gli altri, non si sa mai) segnalo questo convegno :
http://www.antichita.uniroma1.it/node/7321
Friedrich83(Quota) (Replica)
https://nonsparatesullemieelucubrazioni.wordpress.com/2015/11/13/il-femminicidio-uccide-la-parita-fra-i-sessi/
Cinzia(Quota) (Replica)