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Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“Il ministro per il Sud Peppe Provenzano ritira la sua partecipazione a un convegno sul futuro del Paese in cui i relatori sono tutti maschi.”
Questa la notizia che apprendo, poco fa, da un giornale, Left, che, come si evince dal nome, si dice “di sinistra” (e appoggia la scelta del Ministro, presentandola come un passo avanti verso la “parità di genere”).
Mi sono allora chiesto : un Ministro della Repubblica partecipa o non partecipa ad un convegno in base al sesso dei relatori, o non dovrebbe forse scegliere in base al tema del convegno (nel caso, il futuro del nostro Paese), e alle competenze dei relatori?
Si sarà mai posto il dubbio, il Ministro, che se in quel convegno i relatori sono tutti maschi (bianchi? etero?…fosse questa la colpa?…), questo probabilmente non è dipeso da alcuna volontà discriminatoria (conscia o inconscia) nei confronti del genere femminile ma, molto più semplicemente, per un fatto del tutto casuale? Oppure perché sono state individuate delle persone, in questo caso tutti uomini, competenti, e non è stata data importanza al fattore di genere? Qualcuno, a parti invertite, avrebbe qualcosa da obiettare se in un qualsiasi convegno su qualsiasi tema i relatori fossero solo donne? Si griderebbe forse allo scandalo? E, soprattutto, un Ministro si rifiuterebbe di prendervi parte?
Personalmente, se mai per pura ipotesi, del tutto teorica, mi venisse proposto di partecipare ad un convegno (o a qualsiasi altra manifestazione) in cui i partecipanti fossero tutte donne non mi creerei nessun problema, anzi, ne sarei più che lieto.
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