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Fonte: Il Reietto
.. ma il rispetto non è un gioco. Con tutto il rispetto.
Il programma Gender, o meglio l’Ideologia Gender, si diffonde in Italia. Chiariamo subito che non si realizza per “apparizione divina” ma per preciso mandato del femminismo radicale, ormai a presidio stabile delle varie commissioni delle donne e delle pari opportunità, a livello Italiano, Europeo ed Internazionale (ONU).
L’iniziativa, l’ennesima dopo quella di Roma e Venezia (e altre che non ricordo), ha suscitato scalpore per i suoi supposti contenuti impropri; qualcuno vi ha intravisto travestimenti, qualcuno delle toccatine. Sicuramente non avverrà nulla di tutto ciò, ma che volete, probabilmente i timori sono nati dalla consapevolezza di cosa questi programmi hanno previsto in altri Paesi, quali la Svezia dove l’illuminata visione del femminismo scandinavo è arrivata a mettere in dubbio la necessità dei maschietti di fare la pipì in piedi (no, non è una bufala).
Stante l’accoglienza un po’ freddina da parte dell’opinione pubblica, il comune di Trieste si è premurato di fornire, tramite la sua Vicesindaca, un opportuno chiarimento, che riporto e commento di seguito:
Il Gioco del rispetto è un insieme di proposte di gioco per i bambini e le bambine delle scuole dell’infanzia, studiato per trasmettere loro il concetto dell’uguaglianza tra uomini e donne, così come sancito dalla Costituzione Italiana. Attraverso il gioco, i bambini e le bambine apprenderanno che possono e devono avere gli stessi diritti di scegliere in futuro la professione che li realizzerà, così come da piccoli scelgono i giochi da fare a casa.
Mi permettano un appunto, eminentissimi. La costituzione sancisce l’uguaglianza di tutte le persone di fronte alla legge, e non ha nulla a che vedere con l’uguaglianza tra le persone. Valore alto quest’ultimo che comunque va intesto come uguaglianza morale, giacché siamo tutti diversi, fisicamente intellettualmente, economicamente, eccetera. E’ così complicato da capire o l’intento era farsi scudo della Costituzione? Sono io maligno, o voi maldestri?
L’obiettivo del Gioco del rispetto è di trasmettere il valore delle pari opportunità di realizzazione dei loro sogni personali, sia che siano maschi, sia che siano femmine.
Il Gioco del rispetto lavora per l’abbattimento di tutti quegli stereotipi sociali che imprigionano maschi e femmine in ruoli che nulla hanno a che vedere con la loro natura.
Ah, gli stereotipi! Siamo alla caccia ai fantasmi. Capisco male o stiamo dicendo che dobbiamo combattere le opinioni che dei bambini non si sono ancora fatti? Capisco male o stiamo dicendo che esistono opinioni eticamente approvate ed altre che vanno combattute? Siamo in uno stato etico? E perché intervenire su dei bambini? Forse perché è meglio farlo prima che la famiglia faccia danni o semplicemente la natura faccia il suo corso?
Ad esempio, si mette in discussione lo stereotipo per cui i padri debbano essere dediti soltanto al lavoro e possano dedicare solo pochi minuti al giorno ai loro figli, così come le madri non siano in grado di ricoprire posizioni di responsabilità all’interno delle aziende.
Sicuri che esiste uno stereotipo secondo cui gli uomini non possono spendere tempo con i figli? Non sarà forse che i genitori si organizzano secondo necessità e possibilità naturali e necessità economiche? Esiste lo stereotipo per cui le donne non possono ricoprire responsabilità all’interno delle aziende? Forse nelle vostre teste. Semmai esiste lo stereotipo secondo cui una donna non può fare il muratore, il carpentiere, il minatore, il trattorista, il raccoglitore di angurie. Diciamocelo, più che di “uguaglianza” sembra che si parli di “empowerment” femminile. Dai su, siamo onesti!
L’obiettivo è quindi quello di riequilibrare quella disparità tra uomini e donne che tanti danni sta oggi creando alla nostra società, sia dal punto di vista culturale e sociale, sia dal punto di vista economico, fino a sfociare in episodi di violenza di vario tipo.
Di quali disparità stiamo parlando, si potrebbe essere più precisi? Forse del 95% di dominazione maschile nelle morti sul lavoro? O l’87% nei senza tetto. O stiamo parlando del sistema pensionistico? Oppure nel sistema sanitario? Oppure delle separazioni? E di quali danni parliamo? Ah, il famoso enorme divario salariale, l’ingiustificabile 5% in più. Ah, no, ecco, alla fine è chiaro, parliamo di violenza. Ma non starete mica dicendo che andate tra i bambini a fare opera di prevenzione della violenza? Ma sicuramente mi sbaglio nel pensare che andate nelle scuole per rieducare preventivamente i maschietti perché poi non compiano violenza sulle donne (perché è noto che la violenza è compiuta solo dai maschietti e soprattutto sulle donne, ed è una violenza sulle donne in quanto donne). Ma ovviamente questo è un pensiero mio, paranoico senza fondamento. Come farò a vederci questa interpretazione in questo innocentissimo comunicato? Mah!
Il Gioco del rispetto è un progetto frutto di mesi di lavoro che ha anche valenza scientifica, soprattutto per l’attenzione alla misurazione dei risultati.
Vabbé, insomma, i bambini sono cavie da laboratorio di psicologia.
Quanto sopra per quanto riguarda il “comunicato”. Insomma c’è da fidarsi, no? In ogni caso, per pura curiosità, ho dato una scorsa all’opuscolo informativo. Non che non mi fidi del comunicato, ma è che sono come San Tommaso.
Il primo capoverso dell’opuscolo informativo recita:
Il Comune di Trieste ha promosso la diffusione di alcune azioni previste dalla Convenzione di Istanbul in tema di formazione contro le discriminazioni e la violenza sulle donne,..
che strano eh? Ritorna la Violenza sulle Donne, e la bellissima Convenzione di Istanbul, quella che definisce la violenza di genere come la sola violenza da parte del maschio sulla femmina e che afferma che “gli uomini hanno storicamente usato la violenza per discriminare le donne e porle in una condizione di inferiorità sociale”.
Che strano, eppure mi pareva che nel comunicato si parlasse di innocentissimi stereotipi, che nuocciono tanto a lui quanto a lei, e di papà che non possono stare vicini ai propri bambini, gli stessi papà che nella Convenzione di Istanbul sono profilati come il seme della violenza domestica. Bah, mi sarò sbagliato…
E chiosa infine tale opuscolo:
i cui contenuti [del Kit di gioco] sono stati curati da uno staff scientifico composto da D. P., insegnante della scuola dell’infanzia, e L. B., psicologa. Entrambe si occupano da anni di progetti di ricerca e di formazione sul tema della violenza contro le donne.
Oh perbacco! Il team di ricerca è composto da due donne (eh, quando si dicono gli stereotipi) che si occupano di, guarda caso, di violenza contro le donne.
Si fa presto a dire stereotipi.
Vedete, l’idea che nella scuola, in cui la presenza docente maschile è irrisoria e nulla nella scuola dell’infanzia, si entri con programmi di evidente matrice femminista, orientati a plagiare le menti dei ragazzi, fuori del controllo dei genitori, con lo scopo di motivare al successo le bambine e ridurre le potenzialità violente dei bambini, a casa mia si chiama misandria.
Il fatto poi, che si cerchi di coprire il tutto col velo della manipolazione del linguaggio e dei termini, sempre a casa mia, si chiama presa per il c…. per i fondelli.
Cara Trieste, ci vuole rispetto, per i bambini sicuramente, ma anche per l’intelligenza umana.
8 Commenti
Spiegare ai bambini ciò che sesso non è – Corriere di Susanna Tamaro
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In questi ultimi giorni si è aperto a Trieste un acceso dibattito tra genitori e istituzioni per l’introduzione negli asili del «Gioco del Rispetto», un laboratorio didattico «volto all’abbattimento di quegli stereotipi sociali che imprigionano maschi e femmine in ruoli che nulla hanno a che vedere con la loro natura».
Abbiamo davvero bisogno, mi chiedo, di un programma che insegni ai bambini le gioie del travestimento e alle bambine che possano aspirare a fare mestieri da uomini, in tempi in cui Samantha Cristoforetti ci parla dallo spazio? Il tabù delle professioni solo maschili è caduto ormai da tempo nella nostra società. Ci sono donne nei pompieri, nelle forze dell’ordine, donne che guidano navi da guerra e che pilotano caccia.
continua …..
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ma infatti a me non fa paura di certo vedere un uomo che stira e una donna che ripara un auto ,mi fa più paura che si fa tutto questo per la violenza sulle donne ,indicando ovviamente nei bambini (maschi) i potenziali carnefici della situazione e ,in tutto questo ci vedo poco rispetto ,come succede sovente si insegna rispetto dove rispetto non c’è
mauro recher(Quota) (Replica)
1) Le “intenzioni” dichiarate da quelle agenti della misandria sono dello stesso ordine, omologhe – analoghe e svolgono la stessa funzione autoassolutrice di quelle di Kipling sul “fardello dell’uomo bianco” colonialista. La differenza consiste solo in questo, che alla vergognosa fandonia di Kipling gli invasi non credettero mentre alle menzogne femministe credono moltissimi UU.
2) Le DD possono fare tutto quello che fanno gli uomini. Certo, ma non lo fanno e non lo faranno. Il vero essenziale mestiere da UU, sotto infinite forme, è stato sempre il medesimo: provvedere alla donna e ai figli perinde ac cadaver. Le DD non sono morte e non moriranno mai per gli UU. Non sono uscite dalla cucina per morire per il nemico.
3) Più a fondo, la D è da sempre la musa ispiratrice dell’uomo, ciò che lo ha trascinato fuori dalla soggettività proiettandolo nell’oggettività, condizione fondamentale per la creazione in tutte le sue forme. La D non ha mai avuto e meno ancora avrà alcun “muso” ispiratore, perciò non farà mai nulla di paragonabile.
O si pensa che proprio il femminismo “costringerà” le donne a trasformare il nemico nella fonte della loro ispirazione?
Si crede questo? Non esiste un “al di fuori” per la D. Esiste solo ciò che ad essa giova. Solo questo ha valore e solo per questo vanno pagati dei prezzi: è l’uomo che li deve pagare. La D ha una sola musa: se stessa.
4) Uomini hanno passato decenni della loro vita (J. Kulik) a calcolare (carta e matita) milioni di numeri primi o a controllare (matita e carta) le macchie solari (H. Schwabe) e alcuni miliardi di maschi a sacrificare tempo, salute e vita, con rinunce e rischi fisici, economici, civili e penali, per fare cose “stupidamente inutili” per cercare soluzioni a problemi “palesemente ridicoli” per indagare misteri “infantilmente assurdi” aborrendo di chiedersi: a che serve?
La D non lo farà mai. Lei cerca l’utile per sé.
5) Le DD hanno fatto per gli UU nei millenni una gran quantità di cose essenziali. Ma non per pulsione interiore, non perché ispirate dall’uomo, solo ed esclusivamente perché vi furono costrette, come infatti giura lo stesso femminismo, che ha denominato quel bene “rapina maschile”, estorsione millenaria cui deve essere posto termine. E il giorno è arrivato.
Tutto ciò che sta fuori da quanto detto è menzogna per la celebrazione e l’assoluzione di se stesse e, nello stesso tempo, per la manipolazione degli UU.
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Rino DV(Quota) (Replica)
Penetrante come al solito, l’analisi di Rino. Mi sento di condividere quasi tutto. Vorrei fare solo due chiose, una del tutto soggettiva e opinabile, circa il fatto che le donne hanno fatto cose per gli uomini solo se “costrette”. Mi piace essere un po’ ingenuo, e pensare che se anche in certo senso costrette (ma non certo dall’uomo come recita il femminismo, bensì dalle condizioni oggettive dell’esistenza), alla fine qualche senso di gratitudine per ciò che faceva l’uomo per loro e al loro posto, un tempo l’avessero. Cosa che oggi non è più.
L’altra chiosa è, credo, più oggettiva. Oggi le donne potrebbero fare le stesse cose di un uomo perchè c’è la tecnologia maschile che sostituisce gli uni e le altre. Un tempo non era affatto così. E se un uomo avrebbe potuto comunque accudire la casa o la capanna o la caverna (e sai la fatica!), ad esempio, mai una donna avrebbe potuto procacciarsi il cibo con la caccia nelle condizioni di quei tempi. Ora potrebbero, ma giustamente osserva Rino, che non lo faranno mai, o meglio non lo faranno per certi mestieri, quelli ancora rischiosi, duri, sudici, e neanche praticheranno mai il “mestiere delle armi” (tranne pochissime eccezioni che confermano la regola), quando quel mestiere significa guardare il nemico negli occhi.
Questa semplicissima osservazione, del resto constatata anche dalla Tamaro, basta a smontare tutta la propaganda mistificatoria, compreso ciò che è sotteso logicamente nell’articolo della Tamaro stessa, ma che non evidenzia troppo pena la perdita di credibilità di tutte, proprio tutte, le tirate del femminismo di qualsiasi colore e tendenza, il suo compreso.
Se maschi e femmine sono lasciati liberi di scegliere, fin dalla più tenera età si differenziano nettamente (la Tamaro era la solita eccezione che conferma la regola). Così nei giochi, così nella vita. Quindi non è giusta nessuna quota rosa da nessuna parte. Ma se proprio si vuole imporle, che lo siano dappertutto, anche nei mestieri che le donne schifano ed anche le quote azzurre in quelli in cui i maschi sono minoranza. Così non sarà, e non solo per malafede, ma anche perchè il Logos è maschile, e chi non ci arriva non ci arriva.
armando(Quota) (Replica)
1- Certo, l’antica costrizione era inevitabile. Il femm.o non la assegna però alla necessità, ma alla volontà misogina maschile, come ben sappiamo e per i fini che sappiamo.
Per valutare da cosa dipendano gli antichi ruoli ci vuol poco: si faccia naufragare un transatlantico sulle spiagge di un’isola selvaggia. In quel posto, come per incanto, i ruoli “patriarcali” emergeranno istantaneamente. Gli uni in giro a cercar cibo, acqua e legna (a costo di cadere nei dirupi, affogare tra i marosi, farsi sbranare) e le altre attorno o dentro il primo rifugio – per quanto precario – ad accudire i piccoli e i vecchi e a bollire radici.
2- Si capisce che ora le DD possono fare quel che fanno gli UU, ma solamente se e in quanto lo possano fare al modo femminile, cioè senza rischi e questo in forza della tecnologia. Senza la quale saremmo da capo. Infatti le residuali attività gravide di rischi (professionali e non) sono neglette dalle DD oggi come un tempo.
3- Quanto allo spreco della vita in attività “inutili” do per scontato che si tratta di una inutilità apparente, perché nessuno può sapere prima cosa tornerà utile dopo. Ad esempio il caso di Kulik, nessuno poteva immaginare che 150 anni dopo i numeri primi sarebbero stati usati in internet per criptare i msg. I casi come questo sono infiniti. Vi è poi “l’inutilità” dell’arte. A cosa serve la Cappella Sistina? I dipinti di Cro Magnon ad Altamira?
A cosa serve la musica? Meglio non commentare.
4-Noto poi che quel progetto triestino di manipolazione infantile si presenta sotto la maschera inattaccabile della “azione contro la violenza sulle DD”. Lo scopo è evidente, castrare ogni possibile obiezione. Chi oserà opporsi? Solo chi è favorevole alla violenza sulle DD. Solo dei criminali.
La dinamica è sempre la stessa: chi si oppone non è un oppositore ma un agente del male. Chi obietta qualcosa è complice del male.
Chi non salta …stupratore è!
Rino DV(Quota) (Replica)
gli ho lasciato nella pagina facebook questo commento …
Anch’io concordo con la tesi di Angela Fortunato e ho i suoi stessi dubbi perchè il problema, almeno per me , non sono le tessere dove c’è raffigurato un uomo che stira o cucina o una donna che ripara un auto o che usa il trapano,anch’io ,in questo fine settimana ho fatto i lavori domestici e ,se mi permettete una battuta, non mi è caduto il pisello … il problema si pone sul rispetto che ,sembra da questo progetto ,non dev’essere reciproco .. vado a spiegarmi , L’admin ,nel spiegare il suo progetto dice questo ” Il rispetto sui cui vogliamo lavorare noi è quello tra uomo e donna, che quando manca, porta alla violenza e alla discriminazione nei confronti delle donne ” che fa poi a pugni con quello che scrive dopo ” Dove ha letto che i bambini vedono gli uomini come potenziali stupratori??? Ecco, questa per esempio è una falsità ” . Però si mira che il rispetto dev’essere solo univoco cioè dell ‘uomo sulla donna , quindi viene proprio il dubbio che si rappresenti l’uomo come il mostro di turno sempre e comunque , per la mia esperienza sia a livello lavorativo che personale posso portare un esempio .. sono metalmeccanico e lavoro con i cosiddetti extracomunitari ,vicino a me si sono avvicendati tre persone provenienti tutti e tre dal Ghana, queste persone erano completamente diverse tra di loro che va a sfatare il mito del razzismo dove vuole che una persona, proveniente dallo stesso posto , si comporti nella stessa maniera… (i rom rubano, gli extracomunitari violentano ecc ecc) allo stesso modo se prendiamo tre uomini e tre donne si comporteranno tra di loro in maniera differente , in questo gioco del rispetto ,che è univoco dalle intenzioni (lo si capisce chiaramente) sembra quasi che volete “raddrizzare” il maschio già da piccolo, molto nazista nel pensiero
mauro recher(Quota) (Replica)
Credo … non ne sono sicuro, credo dicevo di aver fatto fuori un commento finito nello spam.
Succede sempre quando controllando lo spam alla ricerca di commenti buoni finiti li dentro, mi distraggo.
Non è una cosa simpatica e lo capisco benissimo: stare li, magari un bel pò di tempo, a scrivere e poi puuff … sparisce il commento. Ce ne abbastanza da incazzarsi come una iena. *diablo*
I miei consigli quindi per toglierci tutti da questa situazione incresciosa:
– di fare sempre una copia in txt del commento;
– fare attenzione all’invio del commento: se questo è visibile, accompagnato dalla scritta “il tuo commento è in attesa di moderazione”, allora non è finito nello spam e, prima o poi, verrà approvato; se invece scompare, non lo vedete più, allora significa che è finito nello spam ed è bene che segnalate il problema mandando degli altri messaggi che, ovviamente non verranno pubblicati;
– in alternativa, se i vostri commenti finiscono sistematicamente nello spam, possiamo fare come facevo con Cesare; vi invio il mio numero di cellulare in maniera tale da potermi avvisare con un sms del commento finito nello spam.
Spero di essere stato utile.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ancora dalla pagina facebook de “Il gioco del rispetto” (faccio copia ed incolla per chi non ha ancora facebook)
Oggi, in Italia, fa più scandalo un gioco che propone immagini di uomini che stirano e donne che fanno le muratrici, che quelle che ogni giorno bambini e bambine di tutte le età vedono sui cartelloni pubblicitari. Ne abbiamo parlato ieri con Lorella Zanardo in un interessante incontro su Il corpo delle donne, ospiti del centro antiviolenza di Trieste. (questa l’introduzione)
Gli ho lasciato questo commento
Non mi scandalizzo mica vedere un uomo che stira o che lava per terra,o di una donna che tira su un muro ,mi scandalizza il messaggio subliminale che si vuole dare cioè che il rispetto dev’essere sempre dell’uomo verso la donna (e mai viceversa) ,la pagina antisessimo ha scovato questa chicca ,leggetevi i commenti ..https://www.facebook.com/Antisessismo/photos/a.658477794206687.1073741828.658473344207132/818546654866466/?type=1&theater forse dobbiamo rivedere chi deve rispettare chi, sul cartellone ,francamente è senza senso ,comunque meglio vedere un uomo con un tacco sulla testa ,quello si che diverte
Mauro, il rispetto deve esserci anche per gli uomini che fanno i casalinghi o che piangono e aggiungo anche per quelli che non lavorano e si fanno mantenere dalle mogli. Non sono sicura che attualmente in una certa Italia ci sia rispetto per questi uomini. (questa una risposta , c’è ne sono altre)
Il subliminale ci sembra assolutamente fuori luogo. E il Gioco del rispetto non parla assolutamente di rispetto a un senso solo. Tanto è vero che si lavora sulla consapevolezza e sulla libertà sia dei maschi sia delle femmine. Se poi vuole contestare la premessa, per cui in Italia la violenza sulle donne è a livelli drammatici, e ci porta a esempio la classica eccezione che conferma la regola, beh, la invitiamo a leggersi le migliaia di commenti rivolti a qualsiasi donna con un profilo pubblico o politico che abbia cercato di esprimere un’opinione personale su web.(questa è la risposta dell’admin)
Teresa infatti sono cose che ho passato anch’io ,cioè di essere senza lavoro e di fare le faccende di casa e, anche se un breve periodo di tempo , ho fatto anche come lavoro (intendo le pulizie) come ho detto, non mi danno fastidio le tessere , mi da fastidio, e qui rispondo all’admin , appunto la premessa … vero ,verissimo che nei profili femminili ci saranno le solite offese io ,non per passare da virtuoso ,non le ho mai usate nemmeno tra gli amici , ma che ,ancora una volta si usi la violenza sulle donne (che c’è intendiamoci) e non si calcoli quella sugli uomini ( che ,come gravità e numericamente, è poco inferiore ) mi sembra alquanto fuorviante , da questa premessa ,siccome non siamo nati ieri , si intende cambiare solo il cosiddetto maschio ,”aggiustarlo” forse è la parola più adatta
(la mia controrisposta)
Ma no, no…veramente, cerchiamo di uscire da questo circolo vizioso per cui se si cerca di combattere la violenza contro le donne, significa che si vogliono “aggiustare” tutti gli uomini. Usciamo dall’ottica della guerra tra sessi! La violenza si previene trattando bambine e bambini allo stesso modo, insegnando a entrambi a rispettarsi PUR NELLE LORO DIVERSITÀ. Il modello che invece non ci piace per niente è proprio quello attuale, in cui maschi e femmine sono relegati in schemi rigidi e in contrasto tra loro. Quando i bambini sono piccoli siamo tutti molto concentrati a distinguere maschi e femmine (maschi con le macchinine, femmine con le bambole, ecc.) e nessuno insegna invece il concetto di collaborazione. E nemmeno quello di rispetto.(la contro risposta dell admin)
mauro recher(Quota) (Replica)