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Sono ancora inseguito da donne che mi scrivono commenti assai fuori tema sul mio articolo ‘Sono andato a puttane’. A questo punto è chiaro, proprio non ce la potete fare a capire cosa sia il sesso ludico. E dire che sarebbe per tutte voi la salvezza da così tanti guai, e non scherzo affatto. Nella sua messa in pratica, come descritta in quelle mie righe, c’era uno strumento potente a vostra disposizione per sbarazzarvi di tante penose storture che ancora vi affliggono negli incontri fra sessi diversi. Ma no.
Ricapitolo brevemente gli ingredienti della torta sesso ludico: piacersi fisicamente; aver voglia di scopare; avere il coraggio di approcciarsi anche fuori dai soliti luoghi designati; le donne prendano l’iniziativa come gli uomini; essere realisti e non aspettarsi i canti degli angeli; darsi oltre che prendere; offrire anche una coccola se l’altro dimostra di volerla; e molta leggerezza, cioè voglia di divertirsi senza secondi fini. Sesso-aperitivo, sesso-pasticcino o passeggiata, e poi via. Unico divieto: metterci il cervello, guarda un po’, perché lì siamo tutti ammalati appestati, e sarebbe la rovina di ogni cosa.
Ma le donne hanno in maggioranza una patologia sessuale di default, e cioè usano la gnocca troppo spesso per motivi altri. E non si tratta solo dei 237 motivi per cui le donne fanno sesso svelati dallo studio americano di Meston e Buss (Univ. del Texas 2009), ahimè. Alle donne più che il piacere interessa il potere, e sanno che con la gnocca ne possono ottenere molto (troppo). Il potere è qui inteso come l’ottenere sempre qualcosa di altro rispetto al semplice piacere, e poi cosa questo ‘altro’ sia dipende da donna a donna, ma è sempre qualcosa da sfilare dalle ‘tasche’ del maschio, è sempre un qualcosa che orbita alla periferia del semplice e banale godimento fisico, maledizione. Ecco perché così tante donne la menano con sta storia del metterci il cervello, senza cui il sesso non avrebbe senso, secondo loro. Ecco perché ci sentiamo dire di continuo che certamente la chimica dei corpi ci deve essere, ma che deve poi “diventare anima”, se no…niente, vai a secco bimbo. La verità che si nasconde dietro a cotanta elevatezza è che senza quelle trappole voi femmine sapete bene che non otterreste la password per il nostro sistema operativo, e non ci potreste poi manipolare. Ma dico, arrivo a capire (al limite) questo stratagemma nell’ambito di un progetto per accaparrarsi il maschietto che vi piace tanto, cioè fare coppia, ma possibile che non ci sia un’alternativa? O così, o seghe ragazzo.
E poi ci sono quelle che, mio Dio, strepitano che tutto questo non è vero, che loro la danno esattamente come gli uomini, puro sesso, aggiornati Barnard. Sì, come no. Se la raccontano talmente bene che ci credono davvero e noi maschietti tonti ci caschiamo. Poi, una volta uno sopra e l’altra sotto (o viceversa), l’emancipata in questione estrae dal taschino le duecento postille, the fine print dicono gli americani, e sono cavoli amari, altro che scopata solo sesso. E quelle che protestano che “ci tocca di tirarvela dietro!!… siete voi che ve la tirate.”? Quelle lì. Non c’è abisso sul Pianeta che possa contenere la profondità del vostro auto-inganno. A voi sembra di “tirarcela dietro”, ma non avete la più pallida consapevolezza della quantità di rompicapo che ficcate di traverso fra il pensare di tirarcela dietro e il farlo davvero. Auto-inganno: una che mi scrive 10 mail protestando di essere fra quelle che ormai non sanno più a chi scodellarla, poi alla 11esima, distratta da ben altro dibattere, mi dice “… fosse solo per un orgasmo, potrei darla a uno diverso ogni sera, mai io… ecc. ecc.”, ops!
Darla, non darla. Neppure vi sfiora cosa significhi per un maschio contemplare questo meraviglioso arbitrio. Noi lo scrutiamo come l’uomo delle caverne scruterebbe un I-pod, stessa cosa. E che è? Che significa? Boh?! Ma voi, quanti nanosecondi della vostra esistenza avete dedicato a pensare cosa significhi trovarsi ogni santo giorno della propria vita sessuale dall’altra parte di quel meraviglioso arbitrio? Lo so, lo so, avete tante pene anche voi nel sesso, ma si può per una volta parlare delle nostre pene di maschi stralunati di fronte a quel potere magico del poterla dare o non dare? Dobbiamo per forza tutte le volte che parliamo di Comunismo elencare prima tutti i 97 milioni di torti del Capitalismo? Non vi si accende qualche lume al pensare che sono generazioni che sta storia ci avvelena? La battuta è di almeno 70 anni fa, la ricorda una mia anziana amica fin da piccola: “Una bimba scopre che il suo amichetto ha il pisello, e corre in lacrime dalla mamma, lei non ce l’ha. La mamma la rassicura: ‘Sappi piccola mia che con la tua, di quelli, un giorno ne potrai avere quanti ne vuoi”. La notte dei tempi, ed è lunga da passare stando sempre dall’altra parte di quel sublime arbitrio. Pensarci… mai, vero?
Quante storie che vi raccontate. E’ che a voi, dare l’immenso tesoro che avete in mezzo alle gambe per un fine così povero come il piacere puro e null’altro vi sta sull’anima da morire. Come detto sopra, volete altro, sempre o quasi. La vendete a prezzo caro. Salvo rarissime eccezioni. E qui iniziano i vostri guai, giustamente. Giustamente perché non avete un’idea di cosa ho visto accadere fra uomini e donne, e l’ho visto perché ho gli occhi che sanno vedere la vostra ipocrisia, quanta! Vedo il vostro lacrimoso modo di intendervi donne moderne, sempre lì a puntare il dito, mai davanti allo specchio a guardarvi per quello che (ci) fate. E quello che ci fate è, in sintesi, questo: volete il terzo millennio nei rapporti sociali, ma pretendete il medioevo quando di mezzo c’è il darla via. Voi non avete un’idea di quanto ci costi ciò, la fatica, la frustrazione che ci indurisce anno dopo anno, perennemente a correre dietro a sta carota appesa al bastone come ciuchi storditi; così dall’età di 14 anni, col testosterone che ci martella il cranio, e le principesse sulle mura del castello a guardar di sotto i nostri goffi inchini. “Gliela do o non gliela do“…
Non avete un’idea di come siete, dovete rinascere uomo per capirlo, ma non ve lo auguro… in questa sfera del vivere, intendo. Per ora posso solo dire: poveracci noi… nella medesima sfera del vivere, intendo.
Dovete compiere un atto di fede, rinunciate al potere fra le gambe, aiutateci a cambiare, ne avrete doni impensabili. Cordialmente, B.
p.s. circolava tempo fa una t-shirt con la scritta “Dalla… non è il cantante, è un consiglio”. A volte la saggezza si nasconde nei luoghi più impensabili.
548 Commenti
Bravo Paolo.
E’ di giorni fa la seguente affermazione di Simona Ventura: «A me far l’amore piace, amo la dedizione reciproca, ma se è solo il sesso per il sesso te lo puoi scordare» che è una microfoto di quel che tu dici.
Un contraddittorio coacervo di bugie con le quali le nostre femmine giungono sempre al punto dolente che fa …sospettare l’attesa di uno scambio.
Cosa sarebbe la dedizione reciproca? Se fosse sesso contro sesso, allora sarebbe sesso per il sesso in quanto tale. Sesso ludico.
Ma è appunto questo ciò che “ti puoi scordare”!
Se non è sesso per il sesso, sarà sesso per qualcos’altro. E ci risiamo.
Quanto al capitolo “cosa costi” per gli UU questo stato di cose è un capitolo che dovrà essere scritto. E mi riferisco soprattutto al costo interiore, di cui si parla raramente o mai, perché quello esterno lo si vede meglio.
In sintesi l’uomo si trova in una condizione umiliante.
Ne parleremo.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Pochi giorni fa, ad una ragazza di 21 anni, ho rivolto la seguente domanda:”Ascolta, se io te andassimo al cinema, ed io decidessi che il biglietto ognuno se lo paga per se’, come reagiresti?”
Risposta della laureanda in scienze ambientali:”Be’, non direi niente, ma dopo non combineresti nulla”…
Ora, quello che io mi chiedo da tempo e’ : ma alle femmine, quanto piacciono realmente gli uomini ?
Se veramente provassero la stessa attrazione, lo stesso desiderio che noi proviamo verso di loro, come potrebbero aggrapparsi a simili vaginate ?
Di certo c’e’ che piu’ tempo passa e meno le sopporto. Sono di una banalita’, di una poverta’ mentale paurosa.
STRIDER(Quota) (Replica)
beh, caro STRIDER, dal canto mio ti posso assicurare che gli uomini mi piacciono, che non disdegno una cena offerta, ma che non mi turba nemmeno dividere il conto a metà, e sicuramente non decido in base a questo come si concluderà la serata…
donne come quella con cui hai parlato tu sono state molto probabilmente viziate da altri uomini, perché fidati: anche noi abbiamo le nostre necessità, e se andassimo in bianco a ripetizione, dopo un po’ cominceremmo ad avere la vista annebbiata.
elisa(Quota) (Replica)
Rino:
“E mi riferisco soprattutto al costo interiore, di cui si parla raramente o mai, perché quello esterno lo si vede meglio.”
Sono d’accoro con te, Rino. Tuttavia credo che se di questo costo interiore (che io stesso conosco bene; come voi del resto) non se ne parla mai, la colpa non è solo delle donne ma anche e soprattutto degli uomini, che sono incapaci di essere solidali fra di loro (salvo eccezioni).
Cos’è che sostengono STRIDER e Silver?
“Gli uomini sono il problema numero uno degli uomini”.
E’ amaro doverlo constatare, ma è veramente così.
Questa realtà la riscontrai anche nelle mailing list di U3000 e di PDU, di cui feci parte per un anno e otto mesi, fra i quali solo un paio di iscritti erano in grado di trattare seriamente, e senza urlare, certi argomenti.
Fra i più banali c’era un selvatico di Torino, che oggi dovrebbe avere quasi 50 anni, che sapeva solo provocare e offendere.
Paolo:
“Ricapitolo brevemente gli ingredienti della torta sesso ludico: piacersi fisicamente; aver voglia di scopare; avere il coraggio di approcciarsi anche fuori dai soliti luoghi designati; le donne prendano l’iniziativa come gli uomini; essere realisti e non aspettarsi i canti degli angeli; darsi oltre che prendere; offrire anche una coccola se l’altro dimostra di volerla; e molta leggerezza, cioè voglia di divertirsi senza secondi fini. Sesso-aperitivo, sesso-pasticcino o passeggiata, e poi via.”
E’ quello che sarebbe piaciuto conoscere anche a me, soprattutto a 20 anni, quando il mio cervello non era ancora avvelenato e indurito dalla vita. Dico questo perché oggi, che di anni ne ho quasi 37 (li compirò il prossimo mese di marzo), non riuscirei a vivere bene nemmeno storie del genere. Il veleno e il disincanto che mi porto dentro me lo impediscono.
Paolo:
“Unico divieto: metterci il cervello, guarda un po’, perché lì siamo tutti ammalati appestati, e sarebbe la rovina di ogni cosa.”
E’ vero, il metterci il cervello rovina tutto. Spesso impedisce pure l’erezione o il mantenimento della stessa.
Fabio C.(Quota) (Replica)
Dici bene Fabio.
Il silenzio maschile riguarda tutta l’esperienza. Soprattutto quella interiore. Ne conosciamo le cause ma non abbiamo i rimedi. Il solo consiste nel cominciare a vuotare il sacco in pubblico. E infatti anche a questo servono forum e commenti ai post.
Già è emerso finalmente che il corteggiamento, anche se ancora vissuto da molti come attività gratificante in se stessa, è invece umiliante e forse degradante per un numero sempre maggiore di uomini.
Personalmente penso che anche chi la trova gratificante si racconta una storia deformata, come si fa quando non c’è alternativa: buon viso a cattivo gioco.
Già il dirlo apertamente squilibra il racconto dei media (gradito alle donne) secondo cui quell’attività sarebbe gratificante per entrambi. Che lo sia per le femmine …mi pare ovvio.
E’ ora di approfondire però anche la condizione maschile nella vita di coppia, condizione nella quale si vuol far credere che il sesso sia incluso come fatto naturale. Già il numero dei Paganti sulle tangenziali (ora reato) indica che nelle coppie di sesso ce n’è poco, con conseguenze sulla condizione maschile davvero pesanti.
Infatti, una volta finito ogni dovere femminile nella coppia (dovere ormai assimilato a stupro) è chiaro che al maschio non resta che praticare un corteggiamento permanente, sistematico. Cosa ovviamente impossibile da sostenere per più di alcuni anni.
Ma prima ancora, la fine di ogni dovere femminile trasforma immediatamente il maschio in un suddito, lo pone in condizioni psicologiche di inferiorità, perché il rapporto è strutturalmente sbilanciato. Checché i maschi stessi ne dicano.
Quanto ai desideri sessuali femminili, non si può negare che vi siano, ma è chiaro che non c’è paragone tra i due.
Nei fatti il desiderio (bisogno) femminile di sesso, per quanto sia grande è sempre subordinato a tutta una serie di fattori.
Come se io fossi bensì in pieno deserto da giorni senza acqua e perciò assetato a morte, però nel momento in cui mi viene offerta dell’acqua incominciassi a questionare: la borraccia ha un colore che non mi piace, ha una forma che non mi aggrada, mi viene offerta in malo modo etc. Perciò mi rifiuto di bere.
Ho una sete mortale, certo, … ma alla quale posso sopravvivere benissimo senza bere.
Di che sete stiamo dunque parlando?
Rino
P.S. Ci sono psicologi ed etologi i quali pensano che il corteggiamento sia fondamentale nella costruzione di rapporti duraturi tra F ed M. Forse hanno ragione.
Essi cmq si riferiscono ad un corteggiamento sostanziale ma a tempo determinato (CS), prima della stabilizzazione del rapporto e ad uno formale dopo, nel corso del rapporto (CF).
Non parlano mai di un corteggiamento infinito/eterno (CE) che è inconcepibile da ogni punto di vista ma che, pur essendo inconcepibile e impraticabile, è precisamente quello che oggi viene richiesto agli uomini anche dentro la coppia stabile.
Il fatto poi che il corteggiamento “sano” (CS + CF) possa essere necessario e inevitabile, non impedisce di qualificarlo cmq come degradante.
Anche la morte è inevitabile, non perciò gradita.
Rino(Quota) (Replica)
Caro rino, io credo che il corteggiamento sia la porta d’accesso ad un qualunque tipo di rapporto maschio-femmina. la natura lo dimostra: esiste anche tra gli animali…che poi tu voglia contestare che sia più un compito maschile che femminile è un altro paio di maniche. nel mio concetto strettamente personale l’uomo offre la galanteria e la donna diventa a sua volta un pò geisha… tu mi porti un mazzo di fiori ed io indosso un abito scollato per stuzzicare la tua fantasia. tu mi offri un week-end romantico ed io ricambio con una cena a casa mia a base di piatti afrodisiaci e dopocena con biancheria sexy. in questo contesto di scambio alla pari, anche il sesso sarà un gioco basato sul ” do ut des “, fatto di tenerezze, parole dolci e giochini…. solo così si può concepire un rapporto a due sia esso un matrimonio, una convivenza, una storia od una semplice frequentazione. tutto il resto rimane una sorta di sproloquio su schermaglie amorose spesso deludenti per entrambi perchè fustranti e cariche di eccessive aspettative! secondo me sono queste ultime a caricare di negatività un incontro…. la leggerezza è l’ingrediente indispensabile per la futuribilità di un primo approccio.
cristiana(Quota) (Replica)
Insomma, cara cristiana, le regole le dettate sempre voi.
Scusa se te lo faccio notare, ma non credo tu abbia compreso bene il concetto di “leggerezza”…
Riguardo alla questione del sesso x sesso, che di norma le donne non sanno neppure cosa sia, questo è quanto scrivevo nel luglio del 2003.
http://www.maschiselvatici.it/posta/luglio2003.htm
Le donne e il sesso
Sempre più spesso siamo costretti a leggere di donne che si lamentano della paura maschile, con conseguente fuga, di fronte alle loro dirette richieste di fare sesso soltanto per un’ora, col solo scopo di divertirsi.
Niente di nuovo sotto il sole: la presunzione delle donne di oggi è semplicemente “straordinaria”.
Faccio notare che se a rovescio fosse un uomo a parlare in quel modo, costui verrebbe immediatamente accusato (dalle femminucce ma pure da tanti maschietti) di “insensibilità e di superficialità”.
La realtà è che queste spocchiose nel momento in cui si trovano di fronte a un uomo che vuol fare solo ed esclusivamente sesso, fuggono e ti mandano a quel paese.
Il “sesso x sesso” non è “qualcosa”(con le dovute eccezioni, naturalmente) che appartiene al genere femminile.
Molto spesso, e nonostante le continue accuse ai maschi, le giovani donne di oggi sono tutto fumo e niente arrosto.
Ed è giunta l’ora che qualcuno glie lo dica.
Come una donna può “giudicare” se un uomo è o non è un buon amante,altrettanto può e DEVE FARE un uomo…
Il tempo della compiacenza è finito.
Fabio C(Quota) (Replica)
caro fabio c., è un errore madornale generalizzare, sempre. io ho fatto un grande lavoro su me stessa per smitizzare il luogo comune della donna che se la tira e l’uomo che suda 7 camicie per arrivare al tanto sospirato sesso….ma pur cambiando atteggiamento e rendendomi più “accessibile” ho visto gli uomini evaporare come d’incanto! che mi dici? se non la do’ vi stranite, ma se cerco di essere più audace vi inibite. dove stà la giusta misura, dunque???
cristiana(Quota) (Replica)
Fabio
“La realtà è che queste spocchiose nel momento in cui si trovano di fronte a un uomo che vuol fare solo ed esclusivamente sesso, fuggono e ti mandano a quel paese.
Il “sesso x sesso” non è “qualcosa”(con le dovute eccezioni, naturalmente) che appartiene al genere femminile.
Molto spesso, e nonostante le continue accuse ai maschi, le giovani donne di oggi sono tutto fumo e niente arrosto”.
E’ proprio così, caro Fabio.
C’è un altro particolare che credo sia giunta l’ora di evidenziare, ed è quello relativo alle paranoie, alle inibizioni femminili in materia di sesso.
“No quello no, perché non mi piace!”, “no, nel culo no perché mi fa male!”, “no, in bocca no, perché mi fa schifo!”, “non ci penso neppure a fare quella cosa lì!, ma che mi hai preso per una troia?”, etc etc.
Questo è un campionario di ciò che a me (e non solo a me) è capitato di ascoltare, in oltre 44 anni di vita, dalle appartenenti al sesso femminile con le quali ho avuto modo di relazionarmi.
Perché, vedete, il problema è solo quello del “se” le donne la danno oppure no, ma anche del “come” la danno…
Silver(Quota) (Replica)
Cara Cristiana, il tuo penultimo post mi sembra già un discreto aggiustamento di tiro…le generalizzazioni in genere non aiutano alla comprensione dei problemi….
In ogni caso la tua disponibilità a confrontarti con noi in questo luogo dimostra comunque la volontà da parte tua, di metterti in discussione, anche se solo parzialmente e con tante molle. Se mi permetti un pizzico di presunzione, in realtà, cara Cristiana, non so neanche quanto tu stessa sia convinta di quello che hai detto prima sui “decerebrati peter pan smidollati”. In realtà stai anche tu cercando qualcosa di diverso, un diverso percorso e un diverso approccio con l’altro genere. Come noi.
Proviamoci…Siamo qui anche per questo…
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Rispondo a fabrizio: il confronto e lo scambio possono solo arricchirci, quindi eccomi qui esposta al pubblico “ludibrio” come dici tu. sono pronta alla contestazione anche accesa, sempre che si rimanga nei ranghi, naturalmente… ora rispondo a fabio e silver: il sesso fine a se stesso può essere una scelta rispettabilissima, ma se diventa un atto meccanico e asettico, ve lo lascio a voi…. ci vuole comunque una sorta di scambio pure fosse per una sola notte. in quanto alle remore femminili su come darla, è vero che le donne spesso sono poco inclini a fare certe cose, ma con pazienza ed amorevolezza credo si possa ottenere tutto!!!!
cristiana(Quota) (Replica)
Rino
“Già è emerso finalmente che il corteggiamento, anche se ancora vissuto da molti come attività gratificante in se stessa, è invece umiliante e forse degradante per un numero sempre maggiore di uomini.
Personalmente penso che anche chi la trova gratificante si racconta una storia deformata, come si fa quando non c’è alternativa: buon viso a cattivo gioco”.
Caro Rino, anch’io sono dell’opinione che molti uomini se la raccontino, tentando altresì di raccontarla…
Silver(Quota) (Replica)
“Ci vuole comunque una sorta di scambio”, parole tue Cristiana. Come vedi, anche per te, come direbbe il nostro Barnard, darla per darla, o meglio, farlo per farlo (come dovrebbe invece essere), non è concepito, non rientra neanche nel tuo modo di essere. E infatti, siccome il linguaggio non è mai casuale, anche se spesso pensiamo che lo sia, la terminologia che anche tu usi è quella dello scambio (concettualmente) mercantile. Tu non dici “lo faccio con” ,ma “la do o non la do”. Pensaci a cosa c’è dietro a questo linguaggio che tu, come quasi tutte, utilizzi i modo automatico.
“Il sesso fine a se stesso scelta rispettabilissima” affermi, però subito dopo ribadisci “se però diventa un atto meccanico e asettico, lo lascio a voi…”.
E’ chiaro ed evidente che tu il sesso come gioco per il gioco non lo concepisci affatto. Perchè se lo concepissi un problema del genere neanche te lo porresti. Anzi, attribuisci a questo un significato negativo perchè di fatto dai per scontato che il gioco sessaule fine a se stesso sia comunque una cosa asettica (e anche fredda). E perchè mai dovrebbe essere tale?
Io amo giocare al calcio con gli amici, per il gusto fine a se stesso di farlo (non esiste cosa più bella al mondo, credimi, del gioco fine a se stesso, che ha un valore in sè proprio in quanto fine a se stesso…) e non lo trovo affatto asettico. Anzi, non puoi capire che gioia che è ogni volta, da anni e anni che si rinnova tutti i santi lunedì pure se diluvia. Eppure non abbiamo obiettivi da raggiungere, nessuno di noi finirà in serie A nè ci guadagna qualcosa a parte lussazioni, strappi muscolari e tendiniti. Eppure ogni volta da decenni ci accapigliamo in campo, sbraitiamo e ci divertiamo un mondo…E nessuno si interroga se sia asettico o meno. Asettico? Ma di cosa stiamo parlando? Tutto è quel gioco tranne che asettico: è l’esaltazione della creatività, della voglia di vivere, della gioia, della socialità, dell’amicizia. Pensa, per un attimo, se anche il sesso fosse vissuto in quel modo. Se foste capaci di fare questo avreste fatto una rivoluzione epocale che potrebbe cambiare il volto del pianeta…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
In merito alla questione del corteggiamento, qualche giorno fa stavo rileggendo un vecchio articolo, pubblicato nel settembre del 1982 su un settimanale ormai estinto e scritto da una donna, nel quale le considerazioni della suddetta erano la solite: ossia che chi deve sbattersi è sempre l’uomo.
Ne riporto una brevissima sintesi.
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L’intraprendenza paga? Paga più spesso di quanto si creda. Sì, perché non sempre alla donna piace una corte lunga, a volte noiosa; l’assiduità spesso toglie il sapore d’avventura ad un incontro e giocare sull’istinto materno di lei non sempre funziona, perciò sempre più spesso ai timidi tocca restare a bocca asciutta. E tanto peggio per loro. In fondo ad una donna piace anche essere presa con un po’ di forza, trovarsi davanti un invito così esplicito che diventi quasi impossibile rinunciarvi.
[…]
Silver(Quota) (Replica)
io per scambio intendo qualcosa che sia piacevole anche solo al momento. infatti asserisco che potrebbe essere per una sola notte. per sesso asettico intendo quello che è capitato a me di recente e di cui parlavo stamattina. lì, a mio parere, si entra in una sfera puramente di sfogo fisico, privo di quella comunicazione che si confà a due esseri umani che si relazionano. non pensi anche tu che comunque il bacio, la carezza o la parola giusta siano l’elisir che porta un incontro ad essere speciale seppure per poche ore e senza alcun seguito? Era questo che volevo dire!!!
cristiana(Quota) (Replica)
Cara Cristiana, per un uomo può esistere – ed esiste – anche il puro e semplice sfogo fisico.
Non c’è niente di strano in questo, perché maschi e femmine sono diversi.
Roberto(Quota) (Replica)
Cortese Cristiana,
c’è sempre la possibilità che ci si capisca male. E devo riconoscere che spesso, con l’uso disinvolto delle iperboli, sembra che io stesso lavori per essere frainteso.
Tieni presente che qui stiamo cercando di descrivere l’altra faccia della medaglia raccontando l’esperienza degli uomini, in questo momento limitatamente al tema corteggiamento (Ctg) , poi verrà il resto. Il punto di vista maschile e l’esperienza maschile oggi sono censurati, quando non vengono addirittura inventate dalle donne sui loro rotocalchi o sui media in genere, dove imperversa l’interpretazione femminista cui tutti si adeguano.
Il Ctg (di cui oggi tra l’altro viene denunciata la crisi) è sempre stato descritto come un’attività gratificante non solo per le DD ma anche per gli UU. Bene, qui stiamo dicendo che non è così. Non almeno nei termini sin qui propagandati. E’ vero che gli UU vi hanno trovato una qualche gratificazione (pur se soggetta a varie limitazioni). Io però vado oltre, ne faccio l’autopsia. Il Ctg è presente ovunque in natura, siamo d’accordo.
E’ un insieme di comportamenti maschili volti a conquistare una o più femmine. Comportamenti che richiedono tempo, energie, costi, rinunce e talvolta rischi. Un vero e proprio investimento, un onere che è sempre a carico dei maschi. Perché? Evidentemente perché il valore biologico femminile è superiore a quello maschile. Dunque non è sbagliato dire che i maschi – almeno in questo – sono letteralmente esseri inferiori, esseri di minor valore. Il Ctg dunque è manifestazione aperta del minor valore maschile. Ovviamente nessun maschio ama sentirselo dire e protesterà che a lui il corteggiare piace. Di fronte alla necessità della specie di riprodursi è ovvio che una qualche gratificazione – anche in corso d’opera – dovesse essere data al meschinello. Ma le condizioni e gli effetti odierni del Ctg sono radicalmente mutati, rispetto a quel che erano stati per secoli. Nell’ambito della coppia al lungo e costoso Ctg iniziale, nato il legame stabile, facevano seguito dei doveri femminili In primis il sesso. Cosa oggi inimmaginabile. Perciò il Ctg aveva una fine. Oggi invece non dovrebbe finire mai. Ogni volta che un marito/compagno ha delle velleità dovrebbe allestire delle serate fantastiche, altrimenti la donna si sente “usata” (cosa che può portare il malcapitato in prigione per stupro- farò nomi e cognomi). Cmq sia un Ctg senza fine è inconcepibile e impossibile. Quel che è cambiato rispetto al passato è che oggi la donna questo Ctg eterno se lo aspetta davvero. Sente di averne il diritto e lo pone come precondizione ad ogni avvicinamento.
Al di fuori della coppia la situazione è quella descritta qui da altri e denunciata da Barnard. Aggiungo solo che cmq sempre il Ctg presuppone risorse da investire le quali devono essere quantomeno un poco superiori a quelle della controparte. Un maschio che arrivi in discoteca con la Panda neanche si azzarda ad avvicinare quella che scende dal SUV. E’ così.
Dal punto di vista femminile però vi sarebbe quasi una corrispondenza, un equilibrio del reciproco approccio, almeno quando le cose vanno come tu stessa le descrivi. Non critico e non nego. Prendo atto. Affermo però al tempo stesso che dal punto di vista maschile non è così.
Quel che a te sembra un modo per ridurre lo squilibrio, per gli uomini lo aumenta. Infatti i comportamenti femminili che aumentano il desiderio maschile rendono gli uomini ancora più dipendenti. Lo squilibrio si accentua.
Vuol dire che il problema è insolubile? In parte sì. Un fondo di disimmetria ci sarà sempre ma altro è che essa sia superabile, altro è la presenza di un muro sempre più alto che a molti uomini ormai sembra invalicabile.
Rino
Rino(Quota) (Replica)
Dunque ricapitoliamo: roberto asserisce che donne ed uomini sono diversi nel sesso, rino dice che il corteggiamento è deleterio per gli uomini, ma indispensabile per le donne… due mondi che cozzano continuamente. ma allora, perchè ci si continua a cercare? e non ditemi che è per la riproduzione della specie, perchè siamo gli animali che figliano meno in natura…ci sarà mica un errore nel patrimonio genetico? forse il creatore si è lasciato sfuggire qualcosa? scusate il sarcasmo, ma siamo quasi all’esasperazione, ormai!!!!!
cristiana(Quota) (Replica)
Rino:
“Un maschio che arrivi in discoteca con la Panda neanche si azzarda ad avvicinare quella che scende dal SUV. E’ così.”
Sì, Rino, di solito è così. Tuttavia posso garantirti che ci sono anche degli uomini particolarmente belli e prestanti che osano avvicinarsi lo stesso alla tipa che viaggia in SUV, nonostante di mestiere facciano gli operai o i baristi ed al massimo abbiano frequentato le scuole professionali, senza neppure terminarle.
Naturalmente si tratta di casi molto rari, che però esistono. Personalmente ne ho conosciuti due di questi tipi: uno ha 35 anni e non è mai stato sposato, l’altro ne ha 40 ed è divorziato.
Con questo non sto certamente asserendo che le donne “gliela sbattano in faccia”, ma solo che per loro è molto più facile rimorchiare una donna, rispetto agli altri uomini.
Fabio(Quota) (Replica)
Silver:
“Perché, vedete, il problema non è solo quello del “se” le donne la danno oppure no, ma anche del “come” la danno…”
Silver, sono assolutamente d’accordo con te!
Fabio(Quota) (Replica)
Giorni fa avevo scritto un nuovo lungo post. Al momento dell’invio il PC ha fatto flop. Lo dico per segnalare che non snobbo chi mi chiama in causa.
Riscriverò.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
@Fabio: anche io ho un amico così. Lui è in cassa integrazione ma può andare in un locale IN e combinare qualcosa senza grandi problemi. Ci si nasce così. Sono uomini che piacciono a prescindere, sarà una questione ormonale.
Drachen(Quota) (Replica)
io non credo che le donne si aspettino il corteggiamento eterno. cioè sicuramente hanno delle pretese emotive esagerate, ma non le definirei corteggiamento, ma mancanza di accettazione delle differenze maschili unite alla mancanza di accettazione dell’individuo che ha di fronte (generale e particolare, dunque).
quello che manca e che stride è il rapporto della “caccia”.
il corteggiamento latita sempre di più perchè i risultati non valgono lo sforzo, ne vi sono garanzie successive a quello sforzo.
Drachen(Quota) (Replica)
E’ necessario a questo punto fare una doverosa precisazione: essere uomini beta non significa essere dei mediocri o degli “sfigati”, espressione peraltro orrenda e a sfondo razzista e classista che noi beta dobbiamo stigmatizzare ogniqualvolta venga pronunciata.
Essere uomini beta significa non appartenere alle elite degli uomini dominanti, che sono tali in virtù dei parametri stabiliti dal contesto sociale dominante. Per il sistema un professore di filosofia o di matematica in un liceo, è un beta, mentre un bamboccio imbecille e illetterato che fa il calciatore e che guadagna miliardi è un alpha.
Non mi meraviglia quindi che l’amico cassaintegrato, al quale diamo tutta la nostra solidarietà di classe e di genere (beta), sia uno che possa piacere alle donne perché attraente, brillante e/o disinvolto e per questo se ne vada in giro per le discoteche a rimorchiare (e fa benissimo se ne ha voglia).
Il quesito vero è: se quella stessa sera che lui è in discoteca, diciamo in provincia di Milano (è solo un esempio) si presenta un calciatore dell’Inter o del Milan, lui che fine fa? Continuerà ad essere l’oggetto dell’attenzione delle donne presenti? Ho i miei dubbi, anche se il calciatore in questione si chiamasse Gattuso, che non è proprio una bellezza…
E ancora, il nostro amico è un uomo piacente e attraente ma è un lavoratore cassintegrato. Bene. In quanto piacente e attraente è molto probabile che venga selezionato da una donna per passare una bella notte di sesso o per un avventura. Perché no (fermo rimanendo che comunque dovrà essere sempre lui a proporsi). Ma quella stessa donna, nel momento in cui dovesse scegliere di costruire una relazione “seria”, sceglierebbe di farlo con lui (carino, spigliato, accattivante ecc.) oppure con il primario di una clinica o il top manager di un’azienda? (ricordo che parliamo sempre per grandi numeri, mai per generalizzazioni assolute)
A voi la risposta (già la conosco… ). Spero di aver chiarito cosa sia un uomo alpha e cosa sia un uomo beta. Tornerò però sull’argomento perché mi sono reso conto in questi giorni che in molti e molte hanno equivocato il concetto.
Fabrizio Marchi
fabrizio(Quota) (Replica)
Aggiungo al precedente post che l’immagine che abbiamo scelto per simboleggiare gli Uomini Beta, cioè il grande Charlot dell’altrettanto grande Chaplin, non è casuale. Nulla di quanto scriviamo e pubblichiamo è casuale.
Sfido chiunque a ridurre il personaggio di Charlot al rango di “sfigato”. E’ in realtà il simbolo di una umanità, di una profondità e di una potenza incredibili, capace di trasmettere emozioni straordinarie. Una figura che simboleggia insieme dignità, creatività, coraggio, irriducibilità, libertà, solidarietà, indomabilità e chi più ne ha più ne metta.
Gli stracci che indossa e la sua buffa camminata sono la danza degli Uomini Beta.
W gli Uomini Beta (e anche le Donne Beta…)!
fabrizio(Quota) (Replica)
Drachen
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Ci si nasce così. Sono uomini che piacciono a prescindere, sarà una questione ormonale.
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Concordo. Tuttavia, come fa giustamente notare Fabrizio (e indirettamente pure Fabio), anche a questo genere di uomini tocca sempre proporsi.
Strider(Quota) (Replica)
Fabrizio
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Per il sistema un professore di filosofia o di matematica in un liceo, è un beta, mentre un bamboccio imbecille e illetterato che fa il calciatore e che guadagna miliardi è un alpha.
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Da figlio di due insegnanti, non posso che confermare…
Strider(Quota) (Replica)
Caro Fabrizio, sono stata or ora a vedere il video di lillo e greg che mi avevi suggerito. STREPITOSO….. sarà anche utopistico, ma lo trovo esilarante e neppure troppo volgare, dato il tema trattato. Vorrei fare inoltre, una riflessione su questa annosa questione uomo alfa uomo beta, ma un eventuele uomo gamma? come lo vedi??? Chiarisco per qualcuno che potrebbe non coglierlo, che è uno spunto nuovo e non una provocazione….
Cristiana(Quota) (Replica)
In uno dei miei ultimissimi post ho cercato, anche con esempi molto semplici, di spiegare qual’è la differenza tra uomini alpha e uomini beta, sempre dal nostro punto di vista naturalmente.
Qualcun altro nel passato recente, prima di te, aveva ipotizzato l’idea di definirci tali. Ma chi pensa questo non ha capito quale sia lo spirito che ci anima.
Comunque ho capito ciò che volevi dire. Ma credimi, non c’è necessità di definirsi “gamma” o in altro modo. Fare questo significherebbe fare un favore all’avversario. Sarebbe l’ammissione di una sorta di complesso di inferiorità. Al contrario, noi capovolgiamo completamente i parametri del sistema dominante e siamo fieri di ciò che siamo e del ruolo che ci compete al fine della trasformazione radicale di questo nostro mondo. Un mondo che appunto noi vogliamo rovesciare. Sottosopra. E come vedi, non facciamo mistero delle nostre idee.
Fabrizio Marchi
fabrizio(Quota) (Replica)
Fabrizio, non era mia intenzione “favorire l’avversario” come dici tu. Ho solo l’impressione che non sia semplice giungere a qualcosa di concreto. In questo senso volevo evidenziare che se a un uomo alfa corrisponde una donna alfa e ad uno beta, una beta, magari con un pò di buona volontà e buon senso, si può arrivare ad un’ umanità gamma… mi segui??? naturalmente è un “pour parler”, privo di qualsivoglia presunzione, sia chiaro!!!
Cristiana(Quota) (Replica)
Ti avevo già capito ma per me, e per noi, è ancora più importante ribadire con forza la nostra identità.
Perchè il nostro “ideale regolativo”, per dirla con Kant, se mi passi la citazione, cioè il fine verso cui tendere, è proprio il superamento di ogni diseguaglianza e discriminazione. Lavorare cioè per costruire un mondo (chissà se qualcuno lo vedrà mai) dove la distinzione fra alpha e beta non avrà più senso di essere e di esistere.
E’ una storia, cara Cristiana, che è cominciata tanto ma tanto tempo fa quando ancora inchiodavano la gente sulla croce e forse anche prima…e ancora continua, e chissà per quanto tempo ancora continuerà…
A noi non dovrebbero inchiodarci…per lo meno su questo dovremmo essere tranquilli…
Fabrizio Marchi
fabrizio(Quota) (Replica)
Anni fa avevo aperto questa discussione.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=12571862
Strider(Quota) (Replica)
Silver
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In merito alla questione del corteggiamento, qualche giorno fa stavo rileggendo un vecchio articolo, pubblicato nel settembre del 1982 su un settimanale ormai estinto e scritto da una donna, nel quale le considerazioni della suddetta erano la solite: ossia che chi deve sbattersi è sempre l’uomo.
Ne riporto una brevissima sintesi.
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L’intraprendenza paga? Paga più spesso di quanto si creda. Sì, perché non sempre alla donna piace una corte lunga, a volte noiosa; l’assiduità spesso toglie il sapore d’avventura ad un incontro e giocare sull’istinto materno di lei non sempre funziona, perciò sempre più spesso ai timidi tocca restare a bocca asciutta. E tanto peggio per loro. In fondo ad una donna piace anche essere presa con un po’ di forza, trovarsi davanti un invito così esplicito che diventi quasi impossibile rinunciarvi.
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Ma quanto mi dà sui nervi questo ergersi a giudici delle donne, questo pretendere continuamente delle “prove”.
Poco fa anche la conduttrice di una radio privata stava spiegando agli ascoltatori cosa dovrebbe fare un uomo per “conquistare” una donna…
Ecco l’elenco: bisogna “stupirle”, portarle a vedere i chiari di luna, scrivere loro una lettera ed al tempo stesso spedirle una rosa, ecc ecc.
Ha pure aggiunto:”Donne, se trovate un uomo che fa di queste cose, tenetevelo stretto, perché è rarissimo incontrarne uno”.
Ed io, ovviamente, mi sono incazzato ancora di più, perché non è possibile che ancora oggi, in piena era
post femminista, le donne pretendano dagli uomini un corteggiamento anni Cinquanta, dando per scontato di non dover dimostrare nulla alla controparte.
E’ proprio vero: vogliono il terzo millennio nel sociale, ma il medioevo nei rapporti sessuali/sentimentali.
Luca(Quota) (Replica)
“A questo punto è chiaro, proprio non ce la potete fare a capire cosa sia il sesso ludico. E dire che sarebbe per tutte voi la salvezza da così tanti guai, e non scherzo affatto. Nella sua messa in pratica, come descritta in quelle mie righe, c’era uno strumento potente a vostra disposizione per sbarazzarvi di tante penose storture che ancora vi affliggono negli incontri fra sessi diversi. Ma no.” (Paolo Barnard)
Mi sembra che qui si ricada nelle sabbie mobili di quel vecchio errore di prospettiva che affligge, in pari misura, tanto le donne (la loro maggioranza) quanto gli uomini (la nostra maggioranza).
Quando noi ci sentiamo dire da una donna che non siamo abbastanza empatici, romantici o emotivamente sensibili ci irritiamo – e ci irritiamo a buon diritto – perché è come sentirsi dire: tu non sei abbastanza femminile, tu non sei identico a me.
Lo credo bene che non sono abbastanza femminile, visto che sono un uomo ed ho la mia specifica biologia, la mia specifica psicologia e le mie specifiche aspettative rispetto al sesso, all’amore ed a tutto ciò che appartiene a questa sfera.
Ora la cosa si è fatta inversa e Barnard invoca il mondo femminile di “darla” come la darebbe un uomo e con le medesime aspettative “ludiche” che non appartengono alla biologia, alla psicologia ed alle specifiche aspettative femminili rispetto al sesso, all’amore ed a tutto ciò che appartiene a questa sfera.
Io credo che sino a quando non si comprenderà che è necessario rispettarsi nelle rispettive differenze – da parte di entrambe le parti – non si arriverà mai a quell’equilibrio di rapporti che rimane, a conti fatti, perennemente in bilico tra l’apprezzamento delle inevitabili ed irriducibili diversità sessuali e la loro negazione ideologica o banalmente pratica.
Questo, bene precisarlo, facendo salvo il discorso dell’utilizzo strumentale del sesso che molte donne attuano, senza censure sociali di qualche valore, in modo sistematico e ragionieristico; ma credo che questo sia un discorso completamente diverso rispetto al tema principale.
iulbrinner(Quota) (Replica)
Se veramente ci si riuscisse a riconoscere (e a rispettarsi) nelle rispettive diversità e peculiarità di genere, caro Iulbrinner, si riuscirebbe anche a trovare un punto di equilibrio. Anche perchè entrambi saremmo in grado a quel punto di fare un passo verso l’altro…e allora anche quegli ostacoli di natura ontologica dati dalle rispettive diversità, sarebbero molto ma molto più facilmente superabili (e forse in questo caso potrebbero anche costituire una ricchezza…).
Credo che il senso dell’articolo (mirabile a mio giudizio) di Paolo Barnard. sia questo.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ho seguito tutto il dibattito nato da questi due articoli verso la fine di agosto: come si dice, “io c’ero”. Ricordo la quasi universale denigrazione, l’ondata di guano che si è riversata su PB (l’espressione più gentile che gli è stata rivolta era “sfigato”). Come dire: se ti senti male e hai pure il coraggio di lamentarti non solo ti prendo a calci, ma ti piscio anche addosso. Comunque, a parte l’amarezza provata fra il veleno matriarcale puro (la risposta di Nicoletta Forcheri, con annesso elogio delle scimmie bonobo che ormai sono meglio loro delle civiltà egizia, greca e romana messe insieme), la disapprovazione un minimo più elegante e intelligente (Galatea) e la sentenza finale di Rachel Barnacle che davvero cancella il velo di Maya (“Barnard, la fica te la devi guadagnare”: leggetela bene e abbiate paura, abbiate molta paura), mi è parso che questi due sfoghi dolorosi e in cui credo si possa immedesimare con tristezza quasi qualsiasi uomo fossero un urlo nel vuoto, per un motivo molto semplice. E non mi riferisco alla teoria di RDV secondo cui il sesso per l’uomo è un fine e per la donna un mezzo (anche se naturalmente c’entra), ma a una semplice constatazione che viene dalla mie esperienza personale, se sbalio mi corigerete, come diceva qualcuno. La questione non riguarda solo le donne: è culturale. Vale a dire, ci viene insegnato da anni che fra amore e sesso il rapporto è necessariamente di proporzionalità inversa. Più uno, meno l’altro e viceversa. Fateci caso, quest’idea è dappertutto. Da questo atteggiamento nascono sia le posizioni maschili riportate altrove (“Ne avremmo disgusto”) sia quelle femminili (“Se è solo per il sesso te lo puoi scordare”). Se entrambe le parti in causa si dicessero finalmente che forse tra le due cose ci può essere un rapporto di proporzionalità diretta, forse il sogno (oggi come oggi è un puro sogno) di PB potrebbe realizzarsi.
MarcoP(Quota) (Replica)
La vedo esattamente nel modo opposto al tuo, Marco. Sono convinto che il sesso, invece di essere considerato per quello che dovrebbe essere, e cioè un gran bel gioco che la natura, Dio o chi per loro ci hanno regalato, da vivere liberamente e serenamente, secondo i dettami della natura, cioè della chimica sostanzialmente, sia stato sovraccaricato artificialmente da tutta una serie di sovrastrutture che nulla hanno a che vedere con il gioco. La bellezza del gioco è nel gioco in sé: è questa la potenza rivoluzionaria di questa grande risorsa umana che scompagina tutto il resto e fa piazza pulita di tutte le finzioni.
Mangiarsi un bel piatto di lasagne quando si ha fame, bersi un bicchiere d’acqua quando si ha sete, farsi un bel bagno nel mare quando si è accaldati, e così via, sono cose bellissime in sé. Non c’è alcuna necessità di attribuirgli altri significati perché il loro significato è intrinseco. Lo stesso dovrebbe valere per il sesso, che rappresenta il principio di piacere per eccellenza.
E invece, guarda caso, proprio questo è stato da sempre condizionato, incanalato, represso, colpevolizzato, soprattutto dalle false morali religiose di tutti i generi e di tutte le latitudini, mentre oggi, nell’era del dominio della ragione strumentale e utilitaristica, è finalizzato, cioè reso succedaneo ad altro.
Nei secoli dominati dalla morale religiosa il paradigma era: godere è tendenzialmente sbagliato perché sei un peccatore e devi soffrire. Ma se proprio vuoi godere puoi farlo solo entro determinati binari (il matrimonio, la famiglia ecc.). Poi naturalmente tutti andavano al bordello e tutti lo sapevano, comprese le gerarchie ecclesiastiche (che per prime si dilettavano) ma questa è l’altra faccia dell’ipocrisia che conosciamo benissimo. Il piacere fuori da questo schema era considerato peccato.
Oggi il paradigma è sostanzialmente cambiato: vuoi godere? Ti dice il sistema. Perché no. Ma devi pagare. Per la donna il concetto è solo rovesciato: devi farti pagare.
Naturalmente, siccome sono dei furboni, ed è per questo che dominano sulla massa della gente che ancora dorme, il gioco non è così palese, ma mascherato sotto montagne di finzioni ipocrite. E quindi quando una donna fa la ritrosa non ti dice che se la sta tirando secondo logiche (o meglio,meccanismi psicologici) dettati dalla ragione strumentale che lei ha ormai interiorizzato, ma ti dice che lei la dà solo quando c’è il sentimento, che il sesso per il sesso come se fosse ginnastica lei non lo fa (quante volte ciascuno di noi ha ascoltato questo ritornello?) ecc. ecc. E anche in questo caso, ritorna in ballo la vecchia alleanza tra potere spirituale (mi viene da ridere a chiamarlo così) e potere temporale, cioè tra Stato e Chiesa; ossia, per dirla un po’ più precisamente, tra l’ideologia della ragione strumentale capitalistica e la falsa morale cattolica. La seconda (che una volta era la prima), obtorto collo, si presta oggi a fare da ancella alla prima. D’altronde meglio fare i secondi che scomparire. Anche perché gli rende un bel servigio in quanto consente alla prima, che da sola sarebbe troppo fredda e asettica, di camuffarsi e di colorarsi.
Ecco quindi come si presenta agli occhi dei “dormienti” la questione: il sesso? Solo con l’amore. Figuriamoci…”Altrimenti sarebbe solo ginnastica e io la ginnastica la faccio in palestra” (altro ritornello che qualsiasi uomo normale ha ascoltato qualche migliaio di volte nella sua vita).
Naturalmente, siccome non siamo degli integralisti, in un senso o nell’altro, è ovvio che fra due persone che si attraggono sessualmente, possa anche scaturire col tempo un sentimento. E chi lo nega…Ma è altrettanto evidente che, come molto spesso accade, possa non scaturire nulla ma ci si “limiti” a scambiarsi del reciproco piacere. E allora? E’ reato? E’ una cosa disdicevole? Non mi pare. Quante volte ciascuno di voi ha fatto sesso senza “amore” o ha desiderato di fare sesso senza “amore”? Il 90% delle volte? All’incirca.
Ora, so perfettamente che ci sono diversità di natura ontologica fra uomini e donne, ma non è questo il punto. Il punto è disvelare un’ipocrisia. Un’ipocrisia che è strumentale solo a coloro che hanno interesse a tenere il sesso imbrigliato entro determinati meccanismi perché è ovvio, ed è alla base della nostra filosofia, che se il sesso fosse liberato completamente da ogni legaccio, questo nostro sistema entrerebbe in una crisi verticale. Ed è proprio questa l’asse centrale della nostra analisi. Ed è questa la responsabilità (grave) che hanno le donne che si sono prestate a questa operazione scegliendo di aderire al modello dominante. Un modello che certo ha potuto attecchire su un substrato di natura ontologica (la diversità sessuale femminile). Ma un conto è il riconoscimento reciproco delle rispettive diversità e un altro la finzione ipocrita e l’adesione strumentale ad un modello sociale.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Capisco perfettamente e credo che qualunque uomo, me compreso, abbraccerebbe con gioia un modo di vivere la cosa in questi termini. D’altronde io in palestra ci vado quattro volte la settimana e non è che la cosa sostituisca il desiderio di sesso, anzi, se mai rende ancora più consapevoli della propria fisicità e letteralmente smaniosi di aggiungere un grado ulteriore di completezza mentale/corporea come è il sesso. Quello che volevo evidenziare, ed evidentemente è rimasto nella mia testa e si chiarisce adesso leggendo la tua risposta, è che la questione del sesso (per me, ma credo per tutte le persone intelligenti e non aride) raramente è distinguibile da un bisogno profondo: quello della relazione. Per relazione intendo un progetto di vita a due (poi allargabile a figli/e) che si svolge sulla base di gesti piccoli e concreti alla cui base c’è la condivisione, perché siamo esseri umani e abbiamo bisogno di condividere (e anche perché siamo portati a concentrare l’attenzione da qualche parte per un desiderio altrettanto innato di costruire, non solo disperderci fra mille interessi senza approfondirne neanche uno). Parlare, guardare un quadro in due, camminare in mezzo a un bel paesaggio in due, leggere il giornale in due, essere “tu e io contro il mondo crudele”. Io credo che questo modo di intendere la relazione sia una delle poche cose positive messe in campo dal femminismo, nel senso che prima non c’era neppure la consapevolezza che una relazione potesse essere in quei termini. Che poi la cosa sia degenerata in uno scontro di potere viziato anche dalle logiche che hai descritto tu è altro discorso. Ma credo concorderai che questa pulsione alla ricerca di un/a compagno/a esclusivo/a di vita sia profonda e archetipale per tutti. E per esclusività non intendo chiusura, eliminazione degli altri; solo, un andare verso il mondo con la consapevolezza di avere un’ancora, una radice di sé in cui la forza va in entrambe le direzioni. Se fosse possibile includere in questo progetto anche una sessualità illimitata, ugualmente voluta e direttamente proporzionale nel senso di cui parlavo (e a quanto pare oggi non è possibile per tutte le ipocrisie di cui parli e che sono innegabili), credo che la questione del “sesso ludico” diventerebbe puramente accademica perché non solo gli uomini, ma l’umanità intera sarebbe finalmente felice.
MarcoP(Quota) (Replica)
Fabrizio
“Mangiarsi un bel piatto di lasagne quando si ha fame, bersi un bicchiere d’acqua quando si ha sete, farsi un bel bagno nel mare quando si è accaldati, e così via, sono cose bellissime in sé. Non c’è alcuna necessità di attribuirgli altri significati perché il loro significato è intrinseco. Lo stesso dovrebbe valere per il sesso, che rappresenta il principio di piacere per eccellenza”.
Concordo al 100%.
Fabrizio
“Un modello che certo ha potuto attecchire su un substrato di natura ontologica (la diversità sessuale femminile). Ma un conto è il riconoscimento reciproco delle rispettive diversità e un altro la finzione ipocrita e l’adesione strumentale ad un modello sociale”.
Anche in questo sono più che d’accordo con te.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=21436432
Silver(Quota) (Replica)
La liberazione del sesso non significa che non si possa aspirare a vivere una relazione profonda con un’altra persona. Al contrario. Nel mio libro “Le donne: una rivoluzione mai nata” (non voglio farmi pubblicità ma solo perchè lì spiego in modo più esauriente la mia posizione) affronto anche questo tema. Sono assolutamente convinto che in un ipotetico mondo dove la sessualità fosse vissuta in modo libero e sereno, e cioè nè più e nè meno che come bere quando si ha sete, le coppie che si formerebbero sarebbero molto più solide e autentiche. E questo proprio perchè alla base della loro unione ci sarebbe un sentimento profondo non condizionato da tanti altri fattori, come è invece oggi.
Gli uomini e le donne potrebbero incontrarsi al di fuori di qualsiasi altra considerazione, che non sia l’attrazione fisica, l’empatia, il comune sentire, la condivisione spirituale. Tutto ciò è possibile e realizzabile solo in un contesto di vera, autentica e piena libertà.
Il contrario di ciò che, per lo più, accade oggi, dove le coppie, non sono figlie della libertà ma di tutta quella serie di condizionamenti. E infatti mi pare che le cose non vadano per il meglio…Per la verità non andavano bene neanche prima solo che per tanti motivi che non sto ora qui a spiegare, sia le donne che gli uomini stavano al “patto”. Ora quel patto è saltato. Ma non è stata la “libertà” a farlo saltare, come molti ipocriti perbenisti sostengono, ma questo (molto) complesso sistema nel quale ci troviamo a vivere e che naturalmente vogliamo cambiare radicalmente.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Se veramente ci si riuscisse a riconoscere (e a rispettarsi) nelle rispettive diversità e peculiarità di genere, caro Iulbrinner, si riuscirebbe anche a trovare un punto di equilibrio.” (Fabrizio Marchi)
Il problema che io vedo qui, caro Fabrizio, è che non mi sembra proprio si vada verso quel “punto di equilibrio” asseritamente ricercato, aspettandosi ed invocando la mascolinizzazione sessuale della donna media; fenomeno, peraltro, già avviatosi, in qualche misura e con molta inautentica artificiosità da parte femminile, ma anche con grande disorientamento maschile come risultato tangibile.
A me, personalmente, le donne stanno bene così come sono nella loro autenticità più profonda, anche quando si esprime con quel coefficiente di emotività che a noi sembra tanto irrazionale e fuori luogo; non certo quando si pongono in posizione antagonistica e conflittuale con il maschile, spacciata per competizione sessuale.
Allo stesso tempo vorrei che anche io andassi bene così come sono, senza sentire le usuali litanie mediatiche intorno alla necessità di un cambiamento maschile che significa, in buona sostanza, una femminilizzazione generalizzata.
Insomma, io credo che sarebbe arrivato il momento di smetterla di pensare che il mondo, gli esseri umani e la vita di relazione possano essere trasformati a tavolino, oggetto di qualche ingegneria sociale, incanalati in una direzione piuttosto che un’altra, allo scopo di realizzare una società utopica che non esiste nella realtà e non potrebbe esistere senza manipolazioni gravi delle libertà e dell’autenticità personali. Io credo che gli individui vadano lasciati, invece, liberi di esprimere la propria autenticità più vera, secondo le caratteristiche proprie dei due sessi e non scimmiottandosi reciprocamente per andare oltre le differenze naturali.
Il “sesso ludico” non appartiene, a mio modo di vedere, alla natura femminile – questo il punto essenziale ed elementare che volevo mettere in evidenza – e come io non voglio che nessuno si permetta di stravolgere e calpestare la mia natura, cosa che avviene quotidianamente nella nostra cultura ufficiale, non posso, poi, mettermi a fare la stessa cosa a parti rovesciate.
Se non altro, per banale coerenza…..
iulbrinner(Quota) (Replica)
Caro Iulbrinner, che dirti…ho tentato ormai di spiegare in decine e decine di post , oltre che sul sito,( ti invito a rileggere l’articolo “Natura e cultura” nello spazio degli editoriali oltre ai miei ormai numerosissimi post sulla questione in oggetto) come la penso in tema. Evidentemente non riesco a spiegarmi bene. Oppure invece (cosa che credo più probabile) fra noi c’è una diversità radicale di vedute (nulla di male). Io non voglio imporre nessuna forzatura alla natura né degli uomini né delle donne. Non voglio femminilizzare gli uni né tanto meno mascolinizzare gli altri.
Per dirla molto francamente, ho passato anni con altri uomini di altre liste, a martellarmi le palle su questa annosa e irrisolvibile questione ontologica, o meglio del rapporto natura-cultura. Un nodo che, evidentemente per voi è di vitale importanza (e lo capisco, fa parte della vostra cultura) e che vi porta a dedicargli il 90% delle vostre energie e del vostro tempo. Io non la vedo così e ho deciso di cambiare strada. Con ciò non voglio AFFATTO dire che la questione non esista, o far finta che non esista. Dico semplicemente, e lo spiego in quell’articolo, che a mio parere NON E’ RISOLVIBILE. Ci hanno provato per quasi tremila anni i più autorevoli filosofi e pensatori e nonostante i loro sforzi non si è MAI giunti ad una “verità” condivisa. Né si sarebbe potuta raggiungere. Ora, se qualcuno di voi o altri movimenti maschili ritengono di aver sciolto il nodo, sono felice per voi e per loro.
Il sottoscritto parte da un altro presupposto e da un altro approccio interpretativo e metodologico. Parto cioè dalle mie/nostre (dei beta) condizioni reali di esistenza. E siccome (che sia la natura o che sia la cultura) a me (e credo a milioni di altri uomini beta) queste condizioni reali di esistenza non piacciono, le vogliamo TRASFORMARE . Con chi ci vuole stare e condivide le nostre ragioni. Siccome la realtà, caro Iulbrinner, è data dalla natura e dalla cultura che si mescolano insieme (perché gli umani sono esseri insieme naturali e culturali), trasformando la realtà, conseguentemente trasformiamo sia la natura che la cultura. Gli umani sono forse simili ai loro antenati della preistoria? Non mi pare. E questo cosa significa? Che la realtà, data dalla natura e dalla cultura insieme, è in costante divenire e non può essere considerata nella sua staticità (che non esiste).
Per cui, tornando a noi, noi vogliamo TRASFORMARE questa realtà perché NON CI PIACE e la vogliamo trasformare in qualcosa che ci piace di più. Ci riusciremo? Non lo so. In genere quando si fa una cosa ci si avvicina per difetto. Non si realizza mai quello che si voleva realizzare ma ci si avvicina un pochino. E così, in questo modo, a poco a poco, questo nostro mondo è passato dall’era preistorica in cui eravamo in balia delle fiere, al mondo antico, in cui invece (parlo sempre dei beta perché degli altri non me ne frega un cazzo) eravamo in balia dei faraoni, dei satrapi, dei patrizi. Poi siamo passati al Medio Evo con i feudatari, i vassalli, i papi, i re e le regine, poi al capitalismo, al fascismo, al nazismo, allo stalinismo e ora al Matrix planetario capitalista mondiale in cui siamo immersi.
Se un pochino la realtà è cambiata e possiamo stare qui (per ora) a raccontarci le nostre cose in libertà, lo dobbiamo a milioni e milioni di uomini beta che si sono fatti scannare per TRASFORMARE questo mondo. Un mondo un pochino più vivibile, nonostante io sia un ipercritico, lo vogliamo dire, rispetto a quando eravamo schiavi e trattati peggio delle bestie (e non metaforicamente)…
Io mi colloco in questo grande binario della storia. Quel binario che non ha considerato l’”ordine” (cioè la legge del più forte, non esiste legge più naturale di questa…) fra gli uomini come inamovibile perché ontologico. Se così fosse stato saremmo ancora all’uomo della clava o ai tempi dei faraoni. Invece molti uomini (con due palle come due maroni) si sono ribellati e hanno TRASFORMATO la realtà.
E di questa trasformazione, frutto dell’ opera e del sacrifico di milioni di beta (anche quando erano degli intellettuali, beta, come sapete ha un significato altro rispetto a quello che gli assegna il sistema, per questo lo abbiamo scelto come nome per il Movimento) che piaccia o no, ne hanno beneficiato anche tutti coloro che non hanno mosso un dito per trasformarla o addirittura, si sono schierati dalla parte opposta. A questi ultimi il mio pubblico disprezzo, senza se e senza ma, come si suol dire…I “negri bianchi” proprio non li ho mai sopportati…
In conclusione, questa è la nostra filosofia. Chi è d’accordo è il benvenuto, chi non è d’accordo è il benvenuto lo stesso però questa è la nostra rotta che non cambiamo come d’altronde, lo ripeto fino alla noia, altri movimenti maschili hanno la loro (e non hanno nessuna intenzione di cambiarla) che io non mi sogno neanche lontanamente di modificare.
Oggi, rispetto a ieri, gli uomini “risvegliati” hanno un opzione in più che prima non avevano: gli Uomini beta con la loro filosofia, i loro valori, il loro orizzonte ideale e soprattutto la loro prassi. Ciascuno faccia le sue scelte, fermo rimanendo ovviamente che la discussione è assolutamente libera.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Siccome la realtà, caro Iulbrinner, è data dalla natura e dalla cultura che si mescolano insieme (perché gli umani sono esseri insieme naturali e culturali), trasformando la realtà, conseguentemente trasformiamo sia la natura che la cultura. Gli umani sono forse simili ai loro antenati della preistoria? Non mi pare. E questo cosa significa? Che la realtà, data dalla natura e dalla cultura insieme, è in costante divenire e non può essere considerata nella sua staticità (che non esiste).” (Fabrizio Marchi)
E’ vero, la pensiamo diversamente e, per semplice amore di chiarezza teorica, ti dico qual’è – approfittando della libertà della discussione- la distanza più rilevante tra le nostre interpretazioni della storia e dell’evoluzione storico-sociale.
Tu sostieni che gli esseri umani sarebbero cambiati dalle epoche preistoriche ad oggi; io ritengo che questo sia un abbaglio. A ben guardare nulla è cambiato, realmente, nei bisogni umani, che sono sempre i medesimi di sempre. Ciò che è cambiato, anche radicalmente, è la possibilità di soddisfare quei bisogni e gli strumenti a disposizione per soddisfarli in modi, tempi e condizioni che i preistorici non potevano nemmeno sognare. Questo a molti sembra un mutamento antropologico ma, a ben guardare, non lo è affatto; per quanti sforzi possano farsi, la cultura non cambierà mai l’esigenza umana di nutrirsi, di ripararsi, di respirare, di proteggersi, di procreare, di bere, di accoppiarsi e di sfuggire i pericoli. Tutti fattori che motivano, in modo più o meno pressante a secondo delle epoche, il comportamento umano con la stessa inderogabile necessità.
In altre parole, mentre sono mutate le condizioni di vita materiale nei modi che sappiamo, la natura umana è la stessa di sempre.
Quindi, io non credo che sia esatto sostenere che gli essei umani “abbiano trasformato la natura”; noi possiamo trasformare soltanto la cultura e le altre sovrastrutture che della cultura sono il riflesso (organizzazione sociale, diritto, linguaggio, economia, costume etc.).
Ora, come mi oppongo alle pretese femministe di modificare la natura maschile secondo i propri desideri, allo stesso modo ritengo ingiustificato pensare che si possa o si debba modificare la natura femminile secondo i nostri.
Tutto qui.
Ti lascio questa riflessione personale come semplice spunto di riflessione, augurandomi che non venga interpretato come una sfida ideologica – intenzione che non mi appartiene, come già detto – ma come lettura alternativa della realtà sulla quale, a piacimento, interrogarsi o meno.
Ulteriore precisazione: non credo che il termine “ontologia” sia appropriato per definire l’essenza diversificante dei due sessi ma un termine molto più semplice ed immediato, ossia “natura”.
iulbrinner(Quota) (Replica)
Iulbrinner, ribadisco che io non ho mai sostenuto che bisogna imporre una trasformazione violenta sulla natura delle persone (uomini o donne). Vorrei che questo fosse chiaro e non frainteso.
Ho proposto un altro metodo. E mi sembra che tu voglia sorvolare su un aspetto che per noi è centrale e cioè la filosofia della prassi.
Ho detto nel mio precedente post che a noi queste condizioni reali di esistenza NON ci piacciono e che le vogliamo trasformare. Ora, detto in modo ancora più esplicito e spero definitivo (e non per chiudere la discussione che può anche durare all’infinito se ne avete voglia, ma solo per chiarezza), se queste condizioni siano date più dalla natura o dalla cultura, è un problema per me a questo punto relativamente secondario. Non perchè non esista in quanto tale ma perchè, al punto in cui stanno le cose, diventa un problema di ordine dialettico-accademico. Quindi un aspetto importante ma non determinante. Perchè per me determinante è MODIFICARE questo stato di cose. Mi sono spiegato? Non possiamo rimanere decenni a discutere su natura e cultura e rimanere immobili. Si rischia, come in effetti è stato finora, di restare impantanati in un dibattito senza fine. In ultima analisi c’è il rischio concreto di farsi le famose “pippe mentali”. Da quando sono entrato in contatto con le varie liste maschili non ho fatto altro che discutere di questa questione e non ho sentito altro che parlare di questo.
E poi ci interroghiamo pure sulle ragioni per le quali il movimento maschile non ha fatto un passo in avanti in dieci anni? Ma via…
Francamente mi sembra esagerato. Non possiamo aspettare di sciogliere questo nodo per poi passare all’azione. Cerchiamo di essere realisti. Per me teoria e prassi vanno di pari passo. Si fa teoria mentre si fa azione concreta. Non c’è un prima e un dopo.
Ripeto, se volete questo spazio è a vostra disposizione anche per discutere di questa questione senza nessun limite. Nessuno lo vieta, sia chiaro. Però ve la lascio tutta. Io mi chiamo fuori non per menefreghismo ma perchè quello che dovevo dire nel merito l’ho già detto. Rischierei di ripetermi e già mi sono ripetuto.
Magari scriverò un altro articolo più avanti su questo tema sperando di essere ancora più esaustivo.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
A me, personalmente, le donne stanno bene così come sono nella loro autenticità più profonda (iulbrinner)
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Anche a me le donne starebbero bene, così come sono, se fossero realmente autentiche…
Del resto nemmeno gli uomini sono realmente autentici…
L’ipocrisia regna sovrana.
Fabio C(Quota) (Replica)
Resta da svelare quale sarebbe questa autenticità profonda…Ammesso che esista un'”autenticità profonda a prescindere”. Sempre perchè siamo (donne e uomini) esseri naturali e culturali in continua trasformazione ed è impossibile ormai stabilire un prius ontologico. Oggi la loro “autenticità”, o meglio, il loro manifestarsi nel mondo, è quello che vediamo e che sperimentiamo giorno per giorno nella esperienza quotidina, hic et nunc. Ed è quella che determina l'”essere”, non una sorta di “purezza” ontologica che esisterebbe indipendentemente dalle dinamiche reali.
Insomma, se mi passate il riferimento filosofico, non è vero che l'”essere è”, come sosteneva Parmenide, ma è in continuo divenire, come sosteneva invece Eraclito, padre del conflitto e della dialettica, ben prima di Platone, Hegel e Marx…
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Accontonando momentaneamente l’appassionante quanto difficilmente risolvibile dilemma sul carattere ontologico dei generi sessuali, vorrei porre l’attenzione sulle forze sociali, se così possiamo definirle, che ostacolano l’approccio, soprattutto femminile, al “sesso ludico”. E farò riferimento alla situazione italiana perchè è quella che conosco meglio.Prima di tutto non si può non chiamare in causa la Chiesa cattolica, istituzione che ha sicuramenti dei meriti ma che in ambito sessuale ha complicato la vita di uomini e donne, trasformando il sesso da piacere a “dovere”. Il ruolo di guida che la Chiesa si è assunta in materia sopravvive anche nella società secolarizzata odierna, sia pure ridimensionato.
L’avvento del femminismo non ha inciso a sua volta in positivo su questo aspetto. La liberazione sessuale da esso sbandierata si è ridotta in fin dei conti in un più diffuso ricorso delle donne, rispetto all’epoca pre-femminista, al sesso mercenario o similia. Questo aspetto è un’altra conferma del suo sostanziale fallimento in ambiti che non siano quelli dei diritti delle donne in senso stretto.
Il capitalismo consumistico a sua volta, relegando tutto a un’immensa comprevendita, non è per sua natura l’habitat ideale in cui far crescere un diverso e più libero approccio di uomini e soprattutto donne alla sfera sessuale.
Allora che fare di fronte a una società che manifesta in maniera così evidente un carattere repressivo o non incline certamente al “sesso ludico”? Tenendo in considerazione che è difficilmente immaginabile che le “forze sociali” suddette possano esprimere un ripensamento in materia, ciò che occorre fare è interrogarsi individualmente sulla propria qualità della vita, anche in materia sessuale. Solo attraverso questo passaggio, e non certo ascoltando la “storia” raccontataci attraverso i media, può essere possibile un rinnovamento. Così come in passato ha pian piano preso piede l’idea che fosse un diritto di ciascuno un’esistenza dignitosa sotto l’aspetto materiale, è forse giunto il momento che si prenda consapevolezza che anche in quest’ambito è il momento di ricercare una dimensione più ricca e soddisfacente, soprattutto tra coloro che si trovano oggi in una condizione di maggiore insoddisfazione. Ma in quanti, uomini e donne, hanno il coraggio di ammettere la loro insoddisfazione e quindi in un certo senso la loro “sconfitta”? “Sconfitta” è oggi una parola che non pronunciamo più, perchè dobbiamo recitare sempre la parte dei vincenti, pena l’essere esclusi dai vari gruppi sociali in cui ci ritroviamo. Barnard è uno tra quelli che ha avuto il coraggio di pronunciarla attraverso il suo articolo, adesso devono essere gli altri a esprimersi.
Alessandro(Quota) (Replica)
Senza stare a teorizzare troppo, se è vero e lo è ,che nell’immaginario di molte donne, anche le più emancipate, esiste il maschio che usa una certa forza (alle volte anche molta), e se è vero e lo è, che l’immaginario maschile corrisponde a quello femminile, allora perchè non lasciarsi guidare (con intelligenza e misura, ovviamente) da questi istinti? Lasciarsi guidare ma avere anche la capacità, l’intelligenza e la forza di sottrarsi all’eterna duplicità femminile, ora più che mai esaltata dalle istanze razionali e consce che sono entrate in contraddizione stridente con l’inconscio e l’immaginario più profondo e istintuale.
Io credo che donne e uomini sarebbero alla fine molto più contenti e tranquilli di quando invece si conformano al dettato del politically correct. C’è da scommeterci.
armando
armando(Quota) (Replica)
Fabrizio
“Sono assolutamente convinto che in un ipotetico mondo dove la sessualità fosse vissuta in modo libero e sereno, e cioè nè più e nè meno che come bere quando si ha sete, le coppie che si formerebbero sarebbero molto più solide e autentiche”.
Ne sono straconvinto anch’io.
Silver(Quota) (Replica)
Sesso ludico? Io sono giunto a 35 anni e ormai non mi resta che dire che, tranne che per rare eccezioni, il sesso lo trovo di una noia così mortale.
Molto meglio un buon libro o una cena tra amici.
Peppe(Quota) (Replica)
Io però son perplesso: si discute di una presunta società in cui il sesso diventa un gioco per adulti ma mi domando che fine abbiano fatto i bambini. Quali responsabilità si assumerebbe una società del genere nei loro confronti? Mettersi a fantasticare sui se è facile, se vivessimo in un modno così o cosà, ma è con la concreta realtà dei fatti e del nostro essere con cui dobbiamo fare i conti.
Detto questo rabadisco che non mi viene da prendere in seria considerazione le chiacchiere su quella che oggi viene spacciata per sessualità “femminile” e “maschile”.
Prendaimo per esempio la stupidissima asserzione secondo cui i maschi sarebbero “poligami” se non addirittura “promiscui” e le femmine sarebbero “monogame”. Secondo tale frottola i maschi avrebbero interesse a fare sesso con quante più femmine possibile per fecondare il più possibile e avere quanti più figli possibile. Questo mentre le femmine avrebbero interesse a scegliersi un maschio che possa mantenere e allevare lei e i piccoli.
In realtà disperdere il proprio seme in più femmine è il miglior modo per avere quanto meno figli possibile in quanto “ingarrare” la femmina nella giusta fase del suo ciclo è cosa meno probabile di quanto si possa ritenere.
Allo stesso tempo il fatto che un uomo debba mantenere moglie e figli è cosa piuttosto recente nella nostra storia evolutiva. Per milioni di anni i nostri avi hanno vissuto in società tribali in cui non era il padre ad allevare i figli ma il clan materno.
Quindi bisogna andarci piano con certe chiacchiere naturalistiche di scienziati e scienziatoni vari che altro non son che un goffo tentativo di “scientificizzare” l’ignoranza e i luoghi comuni tanto radicati in noi con un bell’effeto “flinstone”.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe
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Mettersi a fantasticare sui se è facile, se vivessimo in un modno così o cosà, ma è con la concreta realtà dei fatti e del nostro essere con cui dobbiamo fare i conti.
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Non credo tu abbia compreso bene i pensieri di Fabrizio al riguardo.
Strider(Quota) (Replica)
Peppe
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Detto questo rabadisco che non mi viene da prendere in seria considerazione le chiacchiere su quella che oggi viene spacciata per sessualità “femminile” e “maschile”.
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Libero di non prenderla in considerazione, ma resta il fatto che se maschi e femmine vivessero il sesso nella medesima maniera, non staremmo qui a discuterne, perche’ certi problemi neppure si porrebbero e pertanto non esisterebbero.
Strider(Quota) (Replica)
Riguardo al fenomeno della prostituzione ed alle diverse esigenze sessuali di maschi e femmine, riporto uno scritto di “seiper1”, risalente al 2006.
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Il mio punto di vista.
Senza stare a scomodare complesse teorie antropologiche o endocrinologiche, il riconoscimento di una fondamentale diversità di atteggiamento nella sfera sessuale da parte dei due generi è intuitivamente desumibile (oltre cha dall’esperienza personale, soggettiva e, quindi, inattendibile su scala) da diversi fenomeni socio-culturali che già sono stati ricordati.
Il ricorso alla prostituzione da parte maschile, in ogni epoca storica ed in ogni luogo conosciuto, e, nell’attualità, il ricorso alla pornografia come rappresentazione succedanea di piaceri erotici difficilmente raggiungibili, che riguarda come sappiamo un pubblico quasi esclusivamente maschile.
Alla luce della più elementare etologia del comportamento umano, il fatto che non esistano analoghi fenomeni in chiave femminile (o, quanto meno, che abbiano proporzioni infinitamente più ridotte rispetto al corrispettivo maschile) già ci dice che esiste una profondissima diversità nella percezione e nel modo di vivere la sessualità tra uomo e donna. Di che tipo di diversità si tratti, è un argomento che meriterebbe un approfondimento specifico finalizzato a recuperare e restituire dignità alle esigenze sessuali maschili.
Ma ci dice molto di più: indipendentemente da ogni altra considerazione su questi fenomeni, tanto la prostituzione quanto la pornografia si fondano su un dato che mi sembra difficilmente contestabile – l’insoddisfazione sessuale degli uomini che vi fanno e vi hanno fatto ricorso.
O, se si preferisce, la ricerca di gratificazioni sessuali (specificamente al maschile) non corrisposte da un’analoga aspettativa femminile.
Non si comprenderebbero, infatti, i motivi per i quali tanti uomini si rivolgerebbero a metodi “surrogati” laddove vi fosse un’effettiva possibilità di trovare soddisfazione in ambiti ordinari.
Oltre a questo, ci dice che il valore maschile nella sfera della sessualità è di gran lunga inferiore a quello femminile; una disparità di valore erotico sul quale, da sempre, si fonda l’esercizio di un potere femminile finalizzato ad “amministrare” il rapporto con gli uomini attraverso un’oculata gestione delle “concessioni” e dei “rifiuti” da una posizione di forza, con conseguenti ben note strumentalizzazioni.
Non potrebbe esistere una posizione di forza femminile in questa sfera se la dipendenza dal corpo femminile degli uomini (fortunatamente, non dalla loro anima che, altrimenti, saremmo veramente perduti) fosse equilibrata da un’analoga (di pari intensità) dipendenza dal corpo maschile delle donne.
A partire da queste considerazioni, appena accennate sinteticamente per brevità, si fondano alcuni dei fenomeni etico – morali e giuridici che chiamiamo “questione maschile”, in quanto è fondamentalmente nella sfera del privato che si è svolta e si svolge l’espropriazione della dignità maschile, la sua colpevolizzazione, il suo pestaggio morale e la sua svalutazione, le cui conseguenze sul piano sociale sono interamente riassunte in una serie di istituti giuridici quali il diritto di famiglia e la disciplina della vita sessuale (molestie e violenza) sulle cui aberrazioni molto si è scritto su questo forum (ma ancora di più si dovrà scrivere).
Pertanto, immaginare che vi sia una simmetria tra desiderio sessuale maschile e femminile, senza individuare quelle diversità che definiscono innanzitutto una diversità di “potere” sessuale, significa, a mio giudizio, tagliare alla radice gli stessi elementi portanti della QM e ridurla a sterile reazione corporativa di fronte all’irruzione femminile nel sociale. Questo è il mio pensiero.
Strider(Quota) (Replica)
Anche questo e’ uno scritto di “seiper1”, risalente sempre al 2006.
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Provo a ricomporre, da questi frammenti, un quadro d’insieme secondo la mia prospettiva.
Sono del tutto convinto, cari Alexandros e Purusha, che, così come me, neanche voi avete alcuna intenzione di ergervi ad unità di misura delle cose maschili in ambito sessuale, bensì piuttosto di richiamare l’attenzione sulla generica varietà delle cose umane.
Se tutto questo è vero, come è sicuramente vero, è altrettanto vero, però, che se voi non avvertite, nella vostra percezione soggettiva, un “differenziale” di potere erotico – sessuale a vostro sfavore nei rapporti con l’altro sesso, questo non significa che questo differenziale non esista e sia, anzi, notevolmente rappresentato dal fenomeno della prostituzione, così come dal modo di vivere la sessualità di una quota assai consistente di uomini che vi fanno ricorso.
Soprattutto, direi, in un’epoca libertina e permissiva come la nostra, erede della “rivoluzione sessuale” femminista.
Non a caso, tra i vostri interventi, ricorre frequentemente la precisazione che siete sempre stati estranei all’idea di “andare a puttane”, non essendo minimamente interessati a questo genere di appagamento sessuale ma preferendone di altro tipo, senza stabilire gerarchie di importanza morale tra l’uno e l’altro come (a quanto si capisce) vorrebbe lo zoppo.
Ora, il punto è, alla luce delle dimensioni del fenomeno riassunte nelle cifre statistiche che sono state ricordate, che voi siete l’eccezione e non la regola della situazione; e che affrontare la questione in oggetto secondo una prospettiva personale e psicologica (invocando anche le testimonianze femminili in merito) è, di per sé, fuorviante ed incongruente, secondo me, rispetto ad un problema che dovrebbe essere visto nei suoi aspetti oggettivi, per trarne dei significati oggettivi.
Ho, infatti, più volte richiamato l’attenzione sul fatto che non sarà riportando le nostre visioni soggettive sulla questione che si caverà un ragno dal buco mentre, come ripeto (e formulo esplicitamente come proposta ai responsabili del forum), un 3d anche permanente sulla sessualità maschile, aperto alle esperienze personali e soggettive di ogni utente sarebbe, a mio parere, più che auspicabile (come mi sembra intuisca anche Purusha, che richiama l’attenzione sull’importanza della questione erotico – sessuale all’interno della QM).
Tutto ciò premesso, si tratta, a questo punto ed a mio avviso, di stabilire se nel fenomeno della prostituzione (che non è solo quella di strada e nei bordelli, ma anche quella delle carriere, dei favori e dei compensi in altre utilità materiali) possa leggersi il differenziale di potere erotico – sessuale tra i sessi o meno.
Per quanto mi riguarda, dovrebbe essere chiaro che io ne sono personalmente convinto; credo che poggi su basi di diversità biologica, pur essendo influenzato da fattori culturali aggiuntivi, e che abbia importanti conseguenze sull’esistenza di molti uomini.
Come ha opportunamente ricordato Quinzio, infatti, io vedo nella ricerca spasmodica di beni sociali rappresentativi di status (rolex, gipponi, abiti firmati e quant’altro) il tentativo di compensare un’assenza di potere sessuale da parte di molti uomini con altrettanto potere sociale.
Il concetto di “potere”, in ogni caso, mi sembra che sia centrale per un’adeguata comprensione del fenomeno.
Strider(Quota) (Replica)
Questa, invece, e’ roba postata nel 2007 da scienziato apocrifo.
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QUESTIONI DI SESSO E DI GENERE di G.V. Caprara
Gli psicologi evoluzionisti sembrano esserne convinti: c’è un’irresistibile forza del gene a riprodurre sè stesso. Ne deriva, come ovvia conseguenza, la tendenza del maschio ad inseminare più donne che può. Anche la donna ha il problema di riprodurre i propri geni. Per questo ha bisogno, sempre secondo gli psicologi evoluzionisti. di un partner fedele che la protegga durante la gravidanza e custodisca il più a lungo possibile la sua prole. Questa regressione all’infinito nell’eredità è suggestiva, fondamentalmente conservativa e in quanto tale rassicurante. Ma serve davvero appellarsi all’evoluzione per reclamare il diritto alla diversità quando si parla della personalità di maschi e femmine?
Libertà vs necessita
Il presidente Clinton è la delizia degli psicologi evoluzionisti. È infatti la testimonianza esemplare dell’irresistibile forza dei gene a riprodurre se stesso. La prova vivente dell’incontenibile tendenza del maschio a propagare i suoi geni e di conseguenza ad inseminare tutte le donne che può.
Secondo gli araldi della nuova dottrina è inevitabile che i grandi inseminatori abbiano avuto la meglio nel segnare la storia della specie e che il modo di risolvere i problemi riproduttivi abbia alla fine plasmato la personalità. Non sarebbe perciò sorprendente se l’interesse per il DNA del presidente Clinton andasse ben al di là dell’accanimento un po’ crudele col quale si è dibattuto di un contatto sessuale più o meno appropriato.
Se effettivamente l’inseminazione del maggior numero di femmine è ciò che assegna un vantaggio evolutivo al maschio, si dovrebbe provvedere a rifornire le banche del seme non con quello dei grandi scienziati, come ingenuamente qualcuno ha suggerito in passato, ma con quello dei grandi “scopatori”. La saggezza popolare, in fondo, si era già approssimata a quest’idea, quando recitava che «l’uomo porcello è tanto più bello».
Anche alle donne si è posto lo stesso problema di massimizzare le probabilità di riproduzione dei propri geni, ma la soluzione per loro è stata un’altra. Poiché la gravidanza è lunga e vulnerabile, alle donne è convenuto cercarsi compagni prestanti e fedeli, che prima assicurassero il buon esito del parto e poi evitassero di dissipare energie e risorse a vantaggio della prole altrui. Non so se sia vero quanto hanno riferito i giornali scandalistici ma, se lo fosse, il desiderio della signorina Lewinsky di avere una bambina dal presidente sarebbe del tutto naturale, non meno della gelosia della signora Clinton.
Gli argomenti degli psicologi evoluzionisti non sono da sottovalutare perché, al di là degli usi strumentali, quello delle differenze di sesso o di genere che essi ripropongono è un terreno su cui le mode teoriche vanno e vengono, ma i pregiudizi resistono, a dispetto delle battaglie e delle affermazioni di principio a favore della parità di dignità, opportunità, responsabilità di uomini e donne.
La regressione all’infinito nell’eredità è suggestiva, fondamentalmente conservativa e in quanto tale rassicurante. Vale perciò la pena di tentare di fare il punto della situazione, partendo dalle conoscenze che oggi abbiamo a disposizione, per approdare ad alcune lezioni di cautela che possiamo trarre dall’esperienza.
Maschi e femmine sono biologicamente diversi ed è inevitabile che anatomia e fisiologia influenzino la loro psicologia. La loro differenziazione biologica comincia al concepimento, continua con lo sviluppo del feto e si estende lungo tutto il corso della vita, in accordo con l’influenza decisiva che gli ormoni esercitano nello sviluppo delle strutture e nella regolazione delle funzioni che inequivocabilmente distìnguono gli organismi maschile e femminile.
Maschi e femmine hanno corpi diversi. Ancora menopausa e gravidanza sembrano essere prerogative femminili. Nelle nostre società le femmine sono generalmente meno vulnerabili alla nascita, anticipano il loro appuntamento con la pubertà, sono generalmente più longeve. Certo, non è solo la biologia a dettare il corso di questi eventi, ma sarebbe incauto sottovalutarne l’importanza, anche in un’epoca in cui la cultura estende pervasivamente la sua azione in ambiti che tradizionalmente erano il dominio della natura. È intuibile che le differenze tra maschi e femmine non possono essere solo fisiche, ma il corpo comunque reclama la sua parte.
Non è d’altro canto necessario appellarsi all’azione tanto lunga quanto difficilmente definibile dell’evoluzione della specie per reclamare il diritto alla diversità di maschi e femmine quando si affronta il discorso delle loro personalità. Nessuna tra le cause che stanno alla base delle differenze individuali è più ovvia e verosimilmente più pervasiva di quella legata al sesso, anche per tutto ciò che alle differenze sessuali si associa: pressioni sociali, attribuzioni di ruolo, rappresentazioni di sé. Il problema è, piuttosto, che quando dal corpo si passa alla personalità, dalle differenze fisiche a quelle psicologiche, nessuno sa rendere ancora pienamente conto di quelle diversità che tutti hanno la sensazione di intuire.
Di fatto, la natura lascia un’ampia discrezionalità alla cultura e agli individui stessi nel decidere che cosa fare del patrimonio di potenzialità che essa fornisce. I nessi tra morfologia e fisiologia, da un lato, e caratteristiche di personalità, dall’altro (abbracciando con questo termine il temperamento, il carattere e l’intelligenza), sono molteplici e, in condizioni di normalità, largamente flessibili. Vi sono infiniti modi di assecondare le richieste del proprio corpo e perciò di essere maschi e femmine, e tutti non indifferenti al contesto in cui si vive e alla storia di ciascuno. È stato perciò naturale che molti studiosi abbiano considerato con sempre maggiore attenzione i moventi e i meccanismi sociali che nel corso dello sviluppo orientano maschi e femmine ad adottare modi di pensare, sentire ed agire diversi, in conformità ai differenti ruoli assegnati a uomini e donne nei vari contesti ambientali.
Sesso e genere sono termini che il discorso scientifico impiega distintamente per riferirsi a differenze individuali che, in un caso, riflettono determinanti biologiche (cromosomi, gonadi, ormoni) e, nell’altro, determinanti psicologiche e sociali. Sempre più spesso si tratta di differenze sessuali quando ci si riferisce a proprietà e caratteristiche fisiche, mentre si tratta di differenze di genere quando ci si riferisce a proprietà e caratteristiche psicologiche. Si inquadrano dunque nell’ambito del discorso sulle differenze di genere gli sviluppi di quelle discussioni che in passato hanno affrontato il problema delle “differenze sessuali” nel caso dell’intelligenza e delle varie abilità cognitive, dei tratti di personalità e degli atteggiamenti sociali, della diversa vulnerabilità di maschi e femmine a varie forme di disadattamento sociale. Quello delle differenze tra maschi e femmine è un discorso che, nel corso degli anni, ha continuato a restare al centro dell’attenzione degli studiosi e ad accumulare straordinarie quantità di dati. È un discorso che ha oscillato tra opposte posizioni, acclamando indifferentemente il diritto alla diversità e alla similarità. È un discorso che ha però anche avuto il merito di denunciare tutta una varietà di false credenze, più o meno mascherate scientificamente, sulle ipotetiche inferiorità o superiorità dell’uno o dell’altro genere.
Ma è un discorso che tuttora può sembrare lontano, come prima accennavo, dal rendere ragione di ciò che tutti sembrano intuire. Quanto ci viene accordato dai test di intelligenza e di personalità, dagli esperimenti di laboratorio, dalle frequenze e dalle correlazioni dei vari indicatori di vulnerabilità può infatti apparire contradditorio.
Da un lato, l’assenza di sostanziali diversità in capacità e disposizioni attesta le pari potenzialità di maschi e femmine. Molteplici meta-analisi hanno sgombrato il campo dai vecchi pregiudizi sulla minore intelligenza delle femmine, sofisticati esperimenti hanno confermato la pari accessibilità di maschi e femmine ad una molteplicità di comportamenti e ruoli sociali che tradizionalmente erano ritenuti prerogativa degli uni o delle altre, mascolinità e femminilità si sono rivelati tratti di personalità il cui unico fondamento è culturale e ideologico. Dall’altro lato, sono stereotipi che ancora vengono avvalorati empiricamente quelli del maschio “più energico e aggressivo” e quello della femmina “più remissiva e sensibile”. Ma vi sono notevoli differenze da contesto a contesto, resta discutibile l’esistenza di fasi specifiche di tipizzazione sessuale e ancor più problematica risulta l’esistenza di modalità universali.
Le statistiche criminologiche attestano la maggiore propensione dei maschi alle condotte antisociali, come d’altro canto gli studi epidemiologici confermano la maggiore vulnerabilità delle femmine alla depressione. Ma anche in questi casi vi sono considerevoli differenze relative al modo in cui gli stessi fenomeni si palesano, vengono riconosciuti e trattati, all’interno dei diversi contesti sociali e culturali, nei maschi e nelle femmine.
Per la maggior parte delle differenze tra maschi e femmine il peso della natura sembra assai meno decisivo di quello della cultura. Per non scomodare la biologia può bastare un minimo d’intelligenza sociale: è sufficiente guardarsi attorno, nella scuola, nei posti di lavoro, oppure accendere quella straordinaria macchina di significati, mode e prescrizioni sociali che è la televisione. Anche limitandoci al contesto culturale che ci è più familiare, sono evidenti i diversi trattamenti ricevuti da maschi e femmine, le differenti rappresentazioni sociali del maschile e del femminile, i differenti percorsi professionali che si raccomandano e si rendono più facilmente accessibili.
Verosimilmente, l’intreccio di relazioni di cui maschi e femmine vengono a far parte, le aspettative che gli uni e le altre suscitano e debbono assecondare, i ruoli che trovano e possono negoziare, segnano la strada che dalle potenzialità porta alle capacità, fanno da sostegno alle concezioni di sé e significativamente improntano il corso che uomini e donne possono imprimere alla loro vita.
Come per altri temi, anche per quanto riguarda le differenze tra maschi e femmine il pendolo della discussione non ha cessato di oscillare tra natura e cultura appellandosi indifferentemente all’una e all’altra. Gli anni Settanta si sono conclusi sotto il segno dell’androginia con la quale si reclamava per entrambi i sessi il diritto a condividere quanto in passato era stato loro differentemente precluso e riservato. Si reclamavano per uomini e donne qualità che tradizionalmente erano state privilegio degli uni (l’assertività) o delle altre (la tenerezza), al servizio della loro piena realizzazione nella sfera degli affetti e del successo. Negli anni Ottanta il movimento femminista, opportunamente, ha posto in guardia verso un’omologazione tra maschi e femmine che poteva finire col penalizzare entrambi.
Negli anni Novanta la psicologia evoluzionista ha riaffermato con nuovo vigore la diversità tra maschi e femmine, traendo i propri argomenti dalla riflessione sull’evoluzione della specie. Maschi e femmine sono diversi, affermano gli psicologi evoluzionisti, perché i problemi che hanno dovuto affrontare per la loro sopravvivenza e per la riproduzione della specie sono stati diversi. I maschi hanno mirato ad inseminare il maggior numero di femmine e hanno coltivato le arti della guerra per avere e preservare l’accesso alla maggior quantità e varietà di risorse, tra cui ovviamente le donne. Queste, al contrario, in ragione dei limiti naturali posti all’estensione della loro figliolanza, dalla lunga gravidanza e dalla sterilità che sopravviene coll’avanzare dell’età, hanno mirato a catturare e preservare uomini ricchi e prestanti, che fossero in grado di assicurare il sostentamento e la crescita dei loro figli.
Dai diversi problemi che maschi e femmine hanno dovuto risolvere, sempre secondo gli psicologi evoluzionisti, sono derivate differenti strategie di adattamento alla realtà, che la selezione naturale ha poi ben radicato in differenze biologiche. Non sarebbe perciò la cultura, ma la natura, a rendere gli uomini più assertivi e aggressivi, più infedeli e più sensibili al fàscino della bellezza e della giovinezza. Sarebbe d’altro canto la natura a rendere le donne maggiormente inclini alla tutela e più portate ad apprezzare soprattutto la solidità finanziaria dei maschi. Sarebbe ancora la natura a rendere ragione delle diverse espressioni della gelosia in maschi e femmine. Mentre gli uomini sarebbero soprattutto disturbati dall’idea di dover mantenere i figli degli altri, le donne sarebbero soprattutto preoccupate che le risorse dei loro compagni vengano distratte a favore di figliolanze altrui, a danno delle proprie.
Si tratta, tutto sommato, di argomentazioni non nuove. Argomentazioni che, per molti aspetti, sembrano riportarci indietro al tempo degli istinti e ad un’interpretazione ingenua dell’evoluzione e dei suoi meccanismi. Ma stupiscono il clamore che esse suscitano in larga parte della comunità scientifica ed il favore che incontrano nel grande pubblico, soprattutto negli Stati Uniti.
Sembra però improbabile che i criteri secondo cui ha operato la selezione della specie nel corso di migliaia di anni possano essere decifrati secondo un ragionamento ed un calcolo di utilità che può valere, o esser valso, in situazioni contingenti e che, inequivocabilmente, pare influenzato dalle categorie conoscitive e dalle esperienze della nostra cultura.
Mentre vi sono culture che solo in epoca recente hanno compreso pienamente i meccanismi attraverso cui opera la procreazione, la tecnologia (le analisi del DNA) si fa garante oggi della paternità tradizionalmente ritenuta incerta. Ma non vi sono dubbi che, ancora una volta, può essere più rassicurante appellarsi ai disegni della natura.
A lungo si è vantata la superiorità del maschio sulla femmina, con vari argomenti, non raramente mascherati scientificamente. Poi si è reclamata l’uguaglianza. Infine, si è acclamata la diversità nella parità di diritti ed opportunità, confidando nelle illimitate potenzialità di maschi e femmine. Gli psicologi sono stati complici dì tutto questo: quando hanno accreditato la minore dotazione intellettuale delle donne, quando hanno cercato nella natura le cause di differenze che stavano invece nella cultura, quando infine hanno smascherato gli errori dei loro predecessori indicando, nelle interazioni di natura e cultura e nelle proprietà autonome di ciascuna persona di partecipare al proprio destino, i luoghi dove indagare per cogliere i meccanismi del divenire e del sentirsi femmina e maschio.
Per il passato è verosimile la tesi di quanti, come la Eagly (1987), hanno sostenuto la diversa propensione di femmine e maschi rispettivamente a preservare le relazioni (“communion”) e a perseguire le realizzazioni (“agency”) in corrispondenza a determinate condizioni di vita, forme di organizzazione del lavoro e pratiche di socializzazione che indirizzavano nell’una o nell’altra direzione. Il futuro forse aiuterà a chiarire quel che c’è di vero nelle tesi dì quanti, come la Chodorow (1978), sostengono la maggiore propensione al maternage e perciò agli affetti delle donne sulla base della loro prolungata identificazione con la madre.
Certo è che le cose sono destinate a cambiare rapidamente in concomitanza del massiccio ingresso delle donne nel mondo del lavoro e del graduale riequilibrio tra componente maschile e femminile nelle diverse professioni e nelle varie posizioni di responsabilità.
Sarebbe tuttavia riduttivo ritenere che tutto dipenda soltanto dalla cultura e dal sociale. Anche nelle condizioni più avverse del passato vi sono state donne che con successo hanno sfidato le barriere sociali del loro tempo. Anche in culture convintamente maschiliste vi sono stati uomini che sono stati capaci di amare teneramente, di coltivare i propri affetti e di fornire modelli di accudimento esemplari. Evidentemente, natura e cultura impongono importanti condizioni, ma non bastano ad esaurire ciò che ognuno può trarre dalla propria condizione di maschio o di femmina.
Le due metà del cielo sono ugualmente attrezzate a rendere conto della notte e del giorno. Verosimilmente, nessun altro ambito di indagine sembra più promettente di quello delle differenze tra maschi e femmine per capire come natura e cultura operano sottilmente e di concerto nel determinare ciò che è unico di ciascuna individualità. Forse nessun altro settore di ricerca sembra più illuminante per capire quali sono i gradi di libertà che a ciascuno sono accordati nel farsi artefice del proprio destino.
Riferimenti bibliografici
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Bonnes M. (1988), Mascolinità e femminilità. In G. V. Caprara (a cura di), Personalità e rappresentazione sociale, 190-217, Roma, La Nuova Italia Scientifica.
Buss D. M. (1995), Psychological sex differences: Origins through sexual selection, «American Psychologist», 50, 164-168.
Chodorow N. (1978), The reproduction of mothering: Psycho-analysis and the sociology of gender, Berkeley, University of
California Press. Eagly A. (1987), Sex differences in social behavior. A social role
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Gould S. J. (1987), An urchin in the storm, New York, Norton.
Lips H. (1988), Sex and Gender, Mountain View, ca., Mayfiles Publishing Compagny.
Gian Vittorio Caprara è Ordinario di Psicologia della personalità alla Facoltà di Psicologia dell’Università «La Sapienza» di Roma. È stato Presidente dell’European Association of Personality Psychology, membro del Council of International Society of Research on Aggression e dell’Academia Europaea Study Group on Youth and Social Change e Visiting Professor of Personality Psychology and Social Psychology in numerose università statunitensi, tra cui Universìty of California, la Stanford University e l’Univeisity of Michigan. È attualmente Direttore del Centro Interuniversitario per la ricerca sulla genesi e sullo sviluppo delle motivazioni prosociali e anasociali.
Strider(Quota) (Replica)
E questo e’ uno scritto di Silver, risalente al 2004.
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In bambini e bambine vi è il germe innato della differenza sessuale.
Ma l’idea che sia la disposizione genetica che spinge a selezionare gli stimoli dell’ambiente secondo il ruolo sessuale, contraddice la tesi molto popolare e in voga non solo fra le femministe, ma anche presso molti e stimati ambienti scientifici, secondo la quale la differenza sessuale è frutto esclusivamente dell’ambiente culturale, il prodotto di una secolare educazione agli stereotipi.
I dubbi intorno a questa concezione sociogenetica hanno cominciato ad addensarsi in seguito all’esperienza di asili alternativi sorti dopo il ’68.
All’epoca, molte giovani coppie di genitori decisero di rompere con i ruoli sessuali tradizionali impartendo ai figli un’educazione non repressiva e sessualmente neutra.
L’idea era che le differenze tra maschi e femmine sarebbero andate così via via scomparendo, anzi non sarebbero sorte affatto.
In Germania, tra le varie iniziative, vi fu l’organizzazione di asili autogestiti da cooperative di genitori, che furono battezzati “Tante-Emma-Laden”, le botteghe della zia Emma.
In questi Kinderladen o botteghe dell’infanzia, si cercò di praticare una cultura della non-violenza e di favorire l’affermarsi di comportamenti solidali e reciproci.
I promotori dei Kinderladen intendevano soprattutto mettere in discussione i tradizionali ruoli sociali, per cui, per esempio, le bambole erano tabù per le femmine.
Gli psicologi Horst Nickel e Ulrich Schmidt Denter, all’epoca ricercatori presso l’Università di Dusselfort, ed essi stessi simpatizzanti di un’educazione antiautoritaria, si prefissero di documentare il progetto dei Kinderladen dal punto di vista scientifico.
Misero quindi a confronto lo sviluppo di circa 400 bambini in età compresa fra i tre e i cinque anni provenienti in parte da scuole tradizionali e in parte da quelle alternative.
In un primo momento, i rilevamenti sembrarono confermare le aspettative: le attività di gioco nei Kinderladen palesavano una minore tendenza alla conflittualità.
Ma la ragione era che, in caso di contrasto, le bambine cedevano subito, senza colpo ferire.
Si scoprì così che le differenze comportamentali erano ancora più pronunciate nei bambini cresciuti nelle antiautoritarie “botteghe di zia Emma”, i quali si avvicinavano agli stereotipi sessuali più dei bambini educati tradizionalmente.
I maschi erano più aggressivi e inclini all’uso della forza e le femmine più paurose e portate a cedere ai maschi in situazioni di esasperata competizione.
Le femmine imparavano a “difendersi” solo verso i cinque anni.
La conclusione fu scoraggiante: gli stereotipi che gli studiosi si aspettavano di trovare negli asili tradizionali erano ancora più “ingombranti” nei Kinderladen alternativi.
Successive ricerche hanno avvalorato i dubbi sulla tesi sociogenetica della differenza sessuale.
L’educazione agli stereotipi maschio-femmina durante i primi anni di vita non è mai tanto sistematica da spiegare l’insorgere di comportamenti specifici solo attraverso la socializzazione.
Questo vale in maggior misura per le categorie “autoaffermazione e aggressività”, dove le differenze di comportamento vanno ben al di là di quanto possa incidere l’esempio trasmesso quotidianamente dai genitori.
Con buona pace delle femministe e relativi seguaci maschi.
Strider(Quota) (Replica)
Riferimenti bibliografici postati da Silver alcuni anni fa.
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RICH HARRIS, J.,
Non è colpa dei genitori,
Mondadori, 1999.
BLAFFER HRDY S.,
Mother Nature. A History
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Pantheon Books, New York, 1999.
GEARY D. C., Male,
Female: the Evolution of Human
Sex Differences, American
Psycological Association, 1998.
FAUSTO-STERLING A.,
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Politics and the Construction of
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HINES M., Brain Gender,
Oxford University Press, 2003.
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Non Basic Stock Line, 2003.
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Men and Women, Viking Press, 1997.
DOMURAT DREGER A.,
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LEHRKE R., Sex Linkage of Intelligence.
The X-Factor, Praeger, Westport, Connecticut, 1997.
Strider(Quota) (Replica)
Considerazioni in buona parte condivisibili. Il valore sessuale di una donna è, di solito, decisamente superiore a quello di un uomo ( fanno eccezione a questo proposito gli uomini alfa, che sono comunque una minoranza). Ne è testimonianza, infatti, nella vita di tutti i giorni la spasmodica ricerca del favore sessuale femminile da parte di una miriade di uomini sia nella dimensione “reale” che in quella “virtuale”. Assistiamo infatti a un continuo “pavoneggiarsi” da parte maschile di fronte all’altro sesso, al mettere in mostra qualsiasi tipo di attributo, fisico, materiale che possa indurre la donna ad accettare le avances ( anche la donna mette “in vetrina” il proprio essere, ma senza mai passare alle avances, o molto raramente). E’, a mio parere, assai interessante analizzare ciò che si verifica in ambito “virtuale”, proprio su internet, che è diventato, nell’odierna società della paura di massa, un “luogo d’incontri” sempre più deputato a sostituire la piazza, la discoteca, ecc., ma che ne conserva le caratteristiche. Infatti anche in quei siti che offrono un servizio di questo genere, a pagamento o non, un numero di donne inferiore a quello maschile, ma pur sempre consistente, dedica il suo tempo a “cestinare” messaggi provenienti da numerosissimi uomini, prendendone in considerazione un numero esiguo, perchè considerati più “appetibili” dal punto di vista fisico e materiale, con cui iniziare una “trattativa”. Dall’altra parte abbiamo numerosissimi uomini che non riceveranno mai uno straccio di messaggio dall’altro sesso se non prenderanno l’iniziativa, votata in buona parte comunque allo scacco. Ora la ragione di tutto ciò ci riporta all’annosa questione natura-cultura. Certamente la donna è, anche, biologicamente programmata per la maternità. A questo proposito si potrebbe pensare che l’amore che una donna destina a un uomo, che non sia il figlio, sia in buona parte “strumentale”, senza che ne sia pienamente consapevole, ossia nasconda il desiderio di assicurarsi per sè e per i propri figli una protezione e sicurezza adeguata alla sua “missione”. Visione molto nota questa, che lo stesso Fabrizio mette in discussione. E’ la “natura” che impone questo o è la “cultura”? Certo nel primo caso, il nostro desiderio di un approccio più libero, meno “strumentale” e utilitaristico alla sfera sessuale di uomini e donne, che noi caldeggiamo, sarebbe più complicato, più difficilmente raggiungibile. A sostegno della seconda ipotesi vi è il fatto che le donne non ovunque hanno il medesimo approccio al sesso, come ricordato da Fabrizio. L’intrecciarsi di entrambi i piani è forse a oggi l’ipotesi più plausibile, che lascia spazi di manovra e di rinnovamento. Rimane, a conti fatti, la difficoltà che sempre più l’uomo beta incontra in questo delicato aspetto dell’esistenza umana, pur non essendone perfettamente consapevole.
Alessandro(Quota) (Replica)
Faccio notare che la cosiddetta QM non nasce da problematiche sessuali come alcuni vogliono credere ma da problematiche di ordine politico e sociale.
In ogni caso io non escludo che la storia del gusto di “comprare” una donna possa essere in parte vera, ma ci sarebbero da vedere però alcune condizioni, come per esempio lo stato psicologico in cui agiscono entrambe le parti, il bisogno che sente un uomo di andare da una puttana (bisogno che può essere anche solo psicologico), il modo con cui la prostituta presta il suo servizio. Da vedere c’è anche a chi vanno i soldi, perché se i soldi vanno alla “merce” in persona, ossia alla prostituta, allora più che comprare una donna sarebbe più esatto dire che si compra un servizio.
Peppe(Quota) (Replica)
Comunque non credo che mi andrò a leggere le brodaglie “silveriane” ne ho già fatto abbondante indigestione.
Peppe(Quota) (Replica)
Anzi rettifico: intendevo dire le brodaglie dei “big” del vecchio forum di Uomini 3000…
Tutta roba che gira su se stessa.
Anzi, visto che qui ritrovo lo stesso minestrone di personaggi un po’ veri e un po’ falsi mi sa che vi saluto. Ne ho già avuto abbastanza in quel forum e non intendo certo risorbirmi la stessa roba.
Vado a finire il master del nuovo numero del giornale che è molto meglio.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe
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Ne ho già avuto abbastanza in quel forum e non intendo certo risorbirmi la stessa roba.
Vado a finire il master del nuovo numero del giornale che è molto meglio.
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Bene, allora mi auguro che tu sia di parola, caro “esperto” della QM.
Saluti.
Strider(Quota) (Replica)
Peppe
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:Faccio notare che la cosiddetta QM non nasce da problematiche sessuali come alcuni vogliono credere ma da problematiche di ordine politico e sociale.
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Ed io ti faccio notare che se Rino non avesse fondato U3000, tu non sapresti ancora nulla di certe tematiche.
Strider(Quota) (Replica)
Avanzo qualche altra osservazione prima di chiudere.
L’asserzione “Uomini e donne hanno modi diversi di vivere il sesso” e quella opposta “Uomini e donne hanno lo stesso modo di vivere il sesso” sono entrambe errrate.
Le persone hanno modi propri di vivere il sesso che dipende da diverse variabili. Certe esemplificazioni spicciole non mi hanno mai convinto.
Basti pensare agli stupratori che si eccitano nel vedere una donna che scalcia e si dimena.
A proposito: come ha fatto il tizio della storia di Cristina a farlo rizzare, come quello del film di Verdone: “Cara, dammi solo trenta secondi di tempo onde raggiungere un’idonea erezione”? Mah!
Il concetto di “valore sessuale” poi lo trovo a dir poco assurdo. E’ solo indice di quanto la mentalità da mercato sia compenetrata in noi che non sappiamo più ragionare senza usare terminologie da quotazioni di borsa.
Comunque, tornando all’argomento prostituzione faccio notare due cose: primo “elemosinare” vuol dire affidarsi alla carità altrui non pagare per avere qualcosa. Chi paga non elemosina. E si può scegliere di pagare qualcosa per vari motivi. Voler ricondurre il sesso a pagamento solo a una mera “subordinazione” sessuale di alcuni uomini verso le donne, non dico che sia falsa, ma è qualcosa di eccessivamente riduttivo.
Inoltre faccio altrsì notare che gli uomini non possono prostituirsi come le donne, mi sembra evidente. Ergo il mercato del sesso non credo sia uno specchio fedele di una vera o presunta differenza del desiderio sessuale tra i… “due sessi”. A proposito, ma com’è che si chiamano poi questi “due sessi”? Concetta e Pasquale, giusto? No perché a me pare che certi parlino di uomini e donne – insiemi di miliardi di individui – come fossero due persone…
A mio umile parere il voler fondare una “QM” su queste basi è un gravissimo errore tattico che spiega in buona parte perché ben pochi la prendono sul serio.
Passo e chiudo. Adesso sommergetemi pure di tutte le improperie che volete, se volete. Non me ne frega un tubo. Mi auguro solo che gli argomenti in questo blog non si riducano tutti al sesso come in atre sedi. La qualcosa mi parrebbe alquanto deprimente e inoltre legittimerebbe in buona parte alcune delle accuse più blasonate avanzate da femministe e maschi pentiti contro chi critica l’andazzo odierno…
Salutoni a tutti.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe, a me pare che tu non abbia compreso pienamente lo spirito che anima uominibeta. La tematica sessuale è solo una di quelle che ci interessa. Gli aspetti politici e sociali sono altrettanto importanti, perchè l’esistenza grama che talvolta si conduce è principlamente dovuta al non essere più rappresentati politicamente, vista la sinistra odierna, purtroppo un mix di Zapatero e partito democratico a stelle e strisce. Ciò non toglie che il cuore batte a sinistra, nonostante tutto. Gli ideali sono sempre quelli, e la critica all’odierno sistema socio-economico è un elemento IMPRESCINDIBILE. Ciò non toglie che anche una vita soddisfacente dal punto di vista sessuale abbia ricadute importanti e positive sugli individui. E’ proprio per questo che ci si sofferma su questi aspetti, che non sono di secondaria importanza.
Alessandro(Quota) (Replica)
Peppe
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Chi paga non elemosina
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Di certo alleggerisce il portafoglio.
Peppe
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Mi auguro solo che gli argomenti in questo blog non si riducano tutti al sesso come in atre sedi.
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Ho fatto parte del forum sulla QM dal settembre 2005 al novembre 2007, percio’ ricordo benissimo che uno dei tuoi argomenti preferiti era proprio quello relativo al sesso… Basta ipocrisie, per favore.
Salutoni.
Strider(Quota) (Replica)
Peppe, mi pare che Alessandro abbia ragione. Non credo proprio che si possa considerare questo come un luogo dove si affronta la QM solo dal punto di vista del sesso…E’ sufficiente leggere gli articoli, a mio parere, per capire che abbiamo una visione un po più ampia…
Come ho avuto modo di spiegare anche a Iulbrinner, la ricchezza di questo sito è data proprio dalla varietà e dalla eterogeneità delle voci, delle opinioni e dei linguaggi. Il mio invito, non formale ma sostanziale, è quindi quello di mettere da parte vecchie ruggini o piccole acredini e partecipare alla discussione. Sempre con il rispetto degli altri. Mi pare, e te lo dico sinceramente, che da parte tua, ci sia stato un piccolo scivolone quando hai parlato di “brodaglie silveriane” o di “minestrone dei vecchi big della lista di U3000”. Nulla di grave, sia chiaro, non hai insultato nessuno, ci mancherebbe, però forse è proprio in questo genere di atteggiamento che sta l’errore.
Ragazzi, è inevitabile che le discussioni a volte possano farsi un po’ acrimoniose. Io stesso ho polemizzato con Iulbrinner in questi giorni ma non ne faccio certo un dramma. Anzi. Spero che continui a partecipare alla discussione.
M;i pare che un certo tasso di conflittualità contribuisca anche ad alimentare il dibattito.
La cosa fondamentale, questo sì, è che anche dietro al conflitto dialettico, ci sia uno spirito costruttivo, perchè se invece la logica è quella del muro contro muro, della polemica per la polemica fine a se stessa, allora perdiamo solo tempo. E questo non serve a nessuno. Anche perchè la discussione è di fondamentale importanza ma non dobbiamo dimenticare che deve essere finalizzata al vero obiettivo strategico di questo sito: il coinvolgimento di altri uomini per costruire un vero e proprio movimento.
Questa è la strategia, per quanto mi riguarda, e la direzione di marcia. Il sito è “solo” un passaggio, necessario e fondamentale, ma un passaggio. Potrà durare per anni, non possiamo saperlo, ma il fine è quell’altro. Un vero e proprio movimento di massa, come lo era, dobbiamo riconoscerlo, quello femminista. Provate un po’ a pensarci. Certo, è un obiettivo incredibilmente difficile da realizzare. E che volete farci, vuol dire che ci piacciono le cose difficili. Una frase che ho sentito e che mi ha colpito molto e non ricordo chi l’ha detta, su per giù recitava:”, Per aspirare al possibile bisogna concepire l’impossibile”…o giù di lì…Ma sarà veramente così impossibile?
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Volevo dire una cosa ad Alessandro: guarda Ale che la fallocrazia non c’entra niente col sesso. Consisterebbe nel dare potere agli uomini sulla base dei loro attributi virili. E’ una cosa che non è del tutto falsa ma che va comunque sempre contestualizzata nello spazio e nel tempo sulla base delle varie situazioni sociali, storiche, culturali ed economiche che ci sono in un certo luogo.
Consiglio comunque di diffidare delle sbrodolate tremilariste e consimili. Come tutte le posizioni ideologiche sono vere solo in parte, non fanno altro che esaltare una piccola parte della verità ed erigerla a legge assoluta, destoricizzata e decontestualizzata.
Stessa cosa vale per le sbrodolate di “scienziati” apocrifi o non apocrifi che siano.
Ricordo sempre che la specie umana si è evoluta in contesti piuttosto diversi da quelli in cui viviamo oggi e il voler “modernizzare” il passato è un atteggiamento che va sulla stessa linea d’onda di tutte le ideologie.
Anche i casi di sesso a pagamento sono diversi e non tutti sono dovuti a uno “svantaggio sessuale” degli uomini nei riguardi delle donne, o a un “valore di mercato” più basso.
Anzi questa storia dello svantaggio sessuale è una cosa che si è diffusa piuttosto di recente, come la mercificazione delle donne, che comunque è un fenomeno di minoranza, seppure oggi riguarda una minoranza più allargata per via della “massificazione” di certi comportamenti.
Chi se la fa con massaggiatrici cubane e lap dencer è ovvio che le donne gli appariranno tutte scroccone, parassite e puttane. Lo fanno per mestiere. Ma chi ha avuto a che fare con donne più o meno normali, le donne del popolo che costituiscono la maggioranza, sa che le cose sono alquanto diverse.
Le donne del popolo pagano la loro parte quando si esce. Le donne del popolo se la fanno in genere coi loro pari e anche con chi ha una posizione sociale più “disagiata” della loro e non guardano la posizione sociale degli uomini con cui se la fanno. Certo hanno i loro difetti, parecchi, sono scassaballe e bloccate nel prendere iniziative, non del tutto mature e capricciose e non sempre molto intelligenti, ma non sono puttane.
Stessa cosa vale anche per molte ragazze di “buona famiglia”. Spesso non sono le donne a non scegliere uomini poveri, ma sono i familiari di queste a opporsi a far entrare morti di fame nelle loro “onorate” famiglie. Del resto uomini e donne appartengono a dei gruppi sociali quali le famgilie, non sono individui sparsi per la strada.
Non stiamo sempre a guardare le vleine e i calciatori, non è una cosa intelligente fare di ciò che riguarda si e no il 10-20% della popolazione odierna una legge valida per tutti.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe, lo dico a te ma lo dico a tutti.
Non siamo qui per fare polemiche da comari di paese. Siamo qui per confrontarci, discutere e dividerci anche appassionatamente ma su questioni di merito. Non su “comarate”, pettegolezzi o chiacchere da bar.
Cerchiamo di mantenere il livello della discussione alto, come peraltro è stato finora. Alto non significa con un linguaggio da “intellettuali”; si può anche essere sgrammaticati o fare errori di sintassi. Si possono esprimere concetti elevati anche con una linguaggio semplicissimo e sgrammaticato. Non è certo questo il punto e non ce ne può fregare di meno. Mi riferisco ovviamente ai contenuti e alla serietà della discussione.
Non siamo un branco di bulletti da bar, siamo Uomini Consapevoli che hanno intrapreso un percorso. Dobbiamo essere fieri di questo e non dobbiamo dimenticarlo MAI.
Sono qui per crescere insieme ad altri Uomini Evoluti e Consapevoli, e non per vestire i panni del moderatore di un blog.
Pensate che mi sarei pubblicamente esposto e avrei messo in piedi questa baracca solo per questo?
Non scherziamo.
Siamo qui per costruire un’avanguardia di Uomini capaci di portare avanti un progetto assolutamente UNICO e ORIGINALE.
Cerchiamo di essere e di comportarci all’altezza del compito che ci siamo scelti. Perchè nessuno ci ha obbligati e nessuno ce lo impone se non la nostra coscienza e forse la storia. So che è molto ambizioso ciò che dico ma è quello che penso.
Abbiamo bisogno di UOMINI, e non di caporali…o peggio ancora quaquaraquà…
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
In ogni caso l’edonismo e l’eudemonismo non portano a niente.
Peppe(Quota) (Replica)
Che palle la storia delle “ipocrisie”. Io voglio essere “ipocrita” quanto mi pare e piace e seppure per un periodo di tempo ho parlato di sesso non vuol dire niente. Di tanto in tanto mi interesso di un certo argomento e allora? Poi in seguito ho parlato di altro a differenza di altri che pensano solo a una cosa e ci fanno ricami pseudoscientifici sopra.
Perlomeno io non ho creato falsi perosnaggi, mi espongo per quello che sono e ci metto pure il mio vero nome a differenza di altri vigliacchi.
Peppe(Quota) (Replica)
Altra cosa: faccio notare che io ho conosciuto la QM osservando la realtà e non leggendo le seghe mentali di certi personaggi.
Quindi l’adorazione per i vostri idoli fatela presente ad altri non a me.
Inoltre non mi ritengo un “esperto” di QM e non ci tengo ad esserlo.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe
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:Altra cosa: faccio notare che io ho conosciuto la QM osservando la realtà e non leggendo le seghe mentali di certi personaggi.
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Ma non te ne eri andato? Ah, per tua informazione io mi chiamo Daniele; vivo in Umbria e lavoro in Toscana.
Se una volta passi da queste parti, fammelo sapere: sei invitato ad una sessione di guanti col sottoscritto, in palestra…
Saluti.
Strider(Quota) (Replica)
Fabrizio
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Non siamo qui per fare polemiche da comari di paese. Siamo qui per confrontarci, discutere e dividerci anche appassionatamente ma su questioni di merito. Non su “comarate”, pettegolezzi o chiacchere da bar.
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Caro Fabrizio, da Peppe aspettati solo polemiche e grane.
Per quanto mi riguarda la chiudo qui.
Strider(Quota) (Replica)
Strider, per favore, sei un uomo intelligente e riflessivo che da un grande contributo al sito, e ne sono felice. Mi aspetto che tu continui su questa linea e non ti lasci travolgere da atteggiamenti sbagliati e aggressivi anche se provocati. Se qualcun altro stupidamente lo fa, ignoralo. Non vedo perchè dovremmo trasformare questo luogo in una specie di saloon per rissaioli da quattro soldi. Tu questo dovresti saperlo meglio di altri proprio perchè pratichi la nobile arte (che ho praticato anche io)…Evitiamo cadute di stile, ricordati che “è sempre il grande che contiene il piccolo” e mai viceversa.
Pensiamo alle cose serie e non alle stupidaggini.
Fabrizio Marchi
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Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio
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Mi aspetto che tu continui su questa linea e non ti lasci travolgere da atteggiamenti sbagliati e aggressivi anche se provocati.
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Non accadra’, Fabrizio.
No problem.
Strider(Quota) (Replica)
Vabbé, si è capito che ci sono velleità provocatorie da parte di qualcuno. Mi sa che la cosa migliore è ignorare. Mai dar da “mangiare” ai troll…
In ogni caso ripeto – giusto per farmi consocere meglio non certo perché debba “giustificarmi” di fronte a qualche esaltato – che io ho il vezzo di interessarmi di vari argomenti e quindi mi documento in merito.
Un paio di anni fa mi interessai della deriva sessista che ha preso il femminismo. Ho avuto contatti con diversi personaggi in merito, tra cui un gruppo di Foggia con cui ebbi anche contatti di lavoro e per ricambiare alcuni favori pubblicai certi loro testi in vari forum e blog. Purtroppo questi testi parlavano quasi sempre di sesso – cosa che comunque ha la sua importanza ma quando si sfocia nell’ossessione poi diventa quasi banale. Scrissi anche io qualcosa al riguardo che invece riguardava cose più generali, la cultura, i media, la società e via dicendo.
Il movimento di Uomini 3000 è stato una delle tante cose che ho osservato in questi anni in merito a “certe tematiche” non di più. E devo dire che non lo trovo neanche molto brilante come alcuni vorrebbero fare intendere.
In particolare non condivido le asserzioni che trovo fondate su basi piuttosto ipotetiche, personali e parziali. E i pochi principi chiari di Uomini 3000 si fondano in buona parte su questo tipo di idee.
Inoltre è un movimento troppo torbido, contraddittorio e confusionario per i miei gusti.
Adesso lascio il “solito” a quanto avrà da ridire pure su queste mie affermazioni…
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe, avevo già scritto un altro post ma vedo che evidentemente non è stato recepito.
Sarò ancora più chiaro. Questo è un sito dove ci si può dividere, scontrare (dialetticamente), accalorarsi ma mai insultare o trascendere a livello personale.
Il fatto che io per primo detesti il “polticamente corretto” non significa che ci si debba insultare. Sono due cose completamente diverse che non devono essere confuse o fraintese.
La civiltà, l’educazione e il rispetto degli altri non hanno nulla a che vedere con la “cultura” del “politically correct”.
Qui ci si rispetta l’un l’altro come si fa in qualsiasi altro consesso civile.
Qui, come dicevo a Strider, vigono le regole della noble art: niente colpi sotto la cintola, niente insulti e rispetto assoluto dell’avversario (in questo caso non siamo in presenza di avversari ma ci siamo capiti…).
Per il resto la discussione è totalmente libera ma queste sono le regole.
Io non ho nessuna voglia di fare il censore, come potete ben immaginare, però se mi costringete, sarò costretto a farlo.
Mi appello all’intelligenza e al buon senso di tutti.
Non siamo dei ragazzini e abbiamo davanti a noi cose ben più importanti e gravose da fare che non metterci a litigare come dei ragazzini…
Se riteniamo che in questo luogo ci siano persone non degne della nostra stima o della nostra attenzione, nessuno ci obbliga a frequentarlo. Mi auguro ragionevolezza da parte di tutti.
Spero che sia l’ultima volta che debba intervenire per occuparmi di queste sciocche beghe.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ci tenevo a fare alcune precisazioni. Punto.
Peppe(Quota) (Replica)
Strider toglimi una curiosità: come mai nel vecchio forum di Uomini 3000 ti eri cancellato e Silver era rimasto mentre nel nuovo forum tu ti sei iscritto col nick di Harmonica e Silver non si è iscritto? Avete deciso di alternarvi nei forum? Nel prossimo forum quale dei due personaggi si iscriverà?
Peppe(Quota) (Replica)
Ma poi pure ammettendo che fossi venuto a conoscenza di certe tematiche tramite Uomini 3000 non è che questo vorrebbe dire chiccà cosa. A volte si viene a conoscenza di cose attraverso certi canali piuttosto strani…
Mah, io certe persone veramente non le capisco. E la cosa bella è che ho capito di non volerle manco capire. Non ci tengo più di tanto.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe
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Strider toglimi una curiosità: come mai nel vecchio forum di Uomini 3000 ti eri cancellato e Silver era rimasto
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Perche’ a differenza di Silver, che e’ piu’ calmo di me, non sopportavo piu’ le posizioni filoislamiche di parecchi utenti del forum sulla QM.
Peppe
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mentre nel nuovo forum tu ti sei iscritto col nick di Harmonica e Silver non si è iscritto?
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1) Perche’ “Harmonica” (sai chi era…?) rispecchia molto la mia personalita’.
2) Chiedilo a Silver.
Peppe
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Nel prossimo forum quale dei due personaggi si iscriverà?
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Ti faremo sapere…
Salutoni.
Strider(Quota) (Replica)
Anche secondo me si sta scivolando un pò troppo verso lo scontro fine a se stesso, invece di confrontarsi sulle questioni che dovrebbero starci a cuore. Per questo ritornerei su un terreno un pò più costruttivo, anche se forse un pò OT. Vorrei chiedere a Fabrizio questo: nell’ambito della sinistra italiana, al di fuori di quella parlamentare, la cui propensione capitalistico-femminista ci convince ben poco, si muovono numerosi movimenti, che esprimono chiaramente l’insoddisfazione per un certo modo di fare politica e opposizione: si va dal “movimento di Beppe Grillo”, al più recente “movimento viola”, ecc.. E’ vero che questi movimenti non si dichiarano esplicitamente di sinistra, tanto che vengono spesso tacciati di qualunquismo, ma molto di ciò che propongono, a mio parere, dovrebbe essere fatto proprio da una sinistra in grado di rappresentare per il Paese un rinnovamento che attendiamo oramai da decenni ( lo scenario politico degli ultimi 20-30 anni è stato davvero deprimente e pare che non ci sia fine al peggio visto ciò che abbiamo ancora oggi sotto gli occhi). Vorrei chiederti che cosa ne pensi di questi movimenti e se ritieni che il movimento uominibeta possa avere dei punti di contatto con essi oppure no. A me pare che anche nel rapporto tra i sessi questi movimenti siano “più avanti”, più “moderni”, rispetto alle rappresentanze politiche istituzionali, in primis quelle di sinistra, legate ancora a una visione femminista nel rapporto tra si sessi.
Ok, ti lascio la parola se riterrai opportuno affrontare l’argomento. Buona giornata.
Alessandro(Quota) (Replica)
C’hai ragione Strider, mi ero dimenticato di quell’altro personaggio: il grande Wolverine, che si era iscritto per “mettere in chairo le cose” e bacchettare tutti.
Pensa un po’: Scienziato Apocrifo era un paranoico, io ero infantile e dispettoso, Vero Mummio un presuntuoso… gli unici buoni lì dentro chi erano? Ma è ovvio: lui e Silver.
Meno male che ci sono questi supereroi che mantengono alti gli onori della QM.
Peppe(Quota) (Replica)
Ale hai ragione. Ma io quello che dicevo non era indirizzato ad attaccare nessuno in particolare ma esponevo semplicemente il fatto che certe “dissertazioni” date in risposta alle mie personali osservazioni (che non pretendono certo di essere delle verità assolute) poco mi convincono. Comunque probabilmente mi sono espresso male come mi ha fatto notare Fabrizio.
Però a me certi atteggiamenti da autonominanti “paladini della verità” e “smascheratori di ipocrisie” mi infastidiscono non poco. Sono i tipici atteggiamenti odiosi odierni che si notano in giro. E poi si tratta di un’assurda pretesa di saper leggere nel pensiero di chi espone certe sue opinioni.
Per esempio mi auguravo che questo sito non sfociasse nelle solite chiacchiere sul sesso, in particolare sulla ritrita questione del se-come-perché le donne la “danno” o non la “danno” che farebbe scadere di molto le argomentazioni del sito. Non volevo accusare nessuno di niente ed ecco che sarei un’ipocrita perché… tre anni fa avrei parlato anche io di questioni sessuali. Che poi alla fine seppure io fossi stato il tipo che parlava sempre di sesso mica vuol dire che debba augurarmi per forza che gli altri facciano questo stesso errore? Uno che si è drogato deve augurarsi che tutti si droghino? Uno che beve alcolici deve augurarsi che diventino tutti alcolizzati?
Inoltre io, quando mi interessavo un po’ più assiduamente della questione sessuale lo facevo in altra ottica, in particolare criticavo la cultura sessuale secondo la quale gli uomini dovrebbero fare di tutto per soddisfare le donne senza neanche essere ricambiati più di tanto, e non nel senso che le donne la “danno” o non la “danno” facilmente ad uomini eternamente allupati.
Peppe(Quota) (Replica)
Caro Alessandro, sono un po’ più pessimista di te. Credo che la sinistra, o meglio, ciò che rimane di essa, stia vivendo una crisi di identità profondissima. Siamo nelle tenebre e non si vede luce all’orizzonte. Una parte di essa non può neanche più, a mio parere, essere considerata tale; parlo del PD ovviamente.
Quel poco che rimane alla sua sinistra, se continua così, sarà completamente risucchiato da quel fenomeno populista, giustizialista, forcaiolo, impolitico e nella sostanza culturalmente “destrorso” e intimamente qualunquista, che è il “dipietrismo-travaglismo”. Pensa un po’ come siamo ridotti. Nulla di nuovo anche per quanto riguarda i cosiddetti “movimenti”. Il Movimento Viola è una delle tante iniziative che è nata e che morirà nell’arco di brevissimo tempo. E’ soltanto una creatura di Di Pietro e di Travaglio, altro che autoconvocazioni sulla rete e quant’altro…Una gran parte dell’elettorato di sinistra, in assoluta assenza di qualsiasi alternativa, gli va dietro per disperazione…
Ci vorrà ben altro che questa paccottiglia per provare a ricostruire una nuova progettualità politica con delle solide fondamenta, un pensiero “forte” alle spalle, una capacità critica dell’esistente e una sua autonomia.
Tornando a noi, non esistono purtroppo posizioni politiche organizzate che abbiano sviluppato una critica “da sinistra” al femminismo e più in generale si siano interrogate sull’effettivo ruolo delle donne nell’attuale contesto socioculturale. Se ce ne fossero state saremmo già un bel pezzo avanti e saremmo lì a dare il nostro contributo…
Così non è, come sai. E il nostro, speriamo futuro Movimento, nasce proprio per queste ragioni. Siamo soli insomma. Ma siamo consapevoli di avere alle spalle un potenziale “esercito” di uomini, anche se ancora dormienti (solo apparentemente). Si tratta di svegliarli e di aiutarli a riconquistare il coraggio perduto. Un lavoro lunghissimo e faticoso.
Significa (e lo dico senza enfasi, credimi) che la storia ha scelto noi per iniziare questa immane, difficilissima, dolorosa ma anche straordinaria ed entusiasmante impresa. Vorrei che di questo fossimo tutti coscienti. Non è un giochetto quello che abbiamo messo in piedi. E’ un progetto estremamente ambizioso che a qualcuno di noi, per lo meno a quelli pubblicamente esposti, costerà anche dei prezzi da pagare. Ne vale comunque la pena. Qualsiasi prezzo piuttosto che servire.
Mi consola e mi dà forza e convinzione il fatto che Mao Ze Dong fondò clandestinamente il PCC nel 1921 insieme ad un altra decina di uomini (erano tutti uomini, ma guarda un po’… ) su una barca di giunco camuffata da trasporto merci. Bè, al di là dei risultati (naturalmente discutibilissimi), un po’ di strada ne hanno fatta…e hanno dovuto superare qualche difficoltà in più delle nostre…
Certo io non sono Mao, e voi non siete gli altri uomini che erano con lui, però, è realistico ipotizzare che qualcosa di buono possiamo combinarla anche noi… sempre che non preferiamo perderci in gossip e in chiacchiericci da strapaese…
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Io invece ricordo che nel 1921 a Livorno Bordiga e Gramsci fondarono il Partito Comunista d’Italia.
Non credo esisterà più un partito come quello.
Peppe(Quota) (Replica)
Il PCI sbagliò a prendere le distanze dai movimenti studenteschi, giovanili degli anni 70, in particolare quello del ’77, e di perseguire quella politica della “Fermezza” che oltre a costare la vita ad Aldo Moro(in nome di un astratta e bigotta “Ragion di Stato”), contribuì a riverstirsi di quello spirito securitario di “ordine e legge” completamente estraneo alla cultura di sinistra.
Icarus.10(Quota) (Replica)
Bisogna distinguere tra il PCI sorto dopo la seconda guerra mondiale e il PCdI sorto nel 1921.
Quest’ulitmo era un partito più genuinamente operaio, mentre il primo non era altro che un organo del govoerno italiano. Dopo la caduta del fascismo lo stato italiano, come del resto tutti gli stati del mondo avevano già fatto o hanno poi fatto in seguito, riprese la stessa struttura dello stato fascista, per esempio sindacati che di fatto non erano altro che espressione della classe padronale, un parlamento che altro non era che espressione dei vari settori padronali e un governo che era l’esecutivo delle politiche capitalistiche scelte dalla classe padronale nel suo insieme.
L’unica variante è che invece di avere un solo partito e un solo sindacato ne aveva più di uno dando una parvenza di “democrazia”.
Tra l’altro i partiti, soprattutto quelli principali non erano altro, sul piano internazionale, che i quartieri generali dei due imperialismi vincitori della gurre: la DC era la quinta colonna degli Stati Uniti e il PCI dell’Unione Sovietica.
Inoltre PCI e CGIL (da distinguere a sua volta dalla vecchia CGL) si erano assunti il compito precipuo di drenare il malcontento operaio nell’ambito degli organi statali, evitando così di sfociare in moti più “fastidiosi al sistema.
Ora la questine posta da Icarus sui movimenti studenschi io vorrei dire una cosa: guarda Icarus che la questione non sta in chi appoggia i moti studenteschi ma su cosa si appoggiano questi moti studenteschi. Si tratta di movimenti piccolo borghesi che non fanno altro che andare dove spira il vento: quando c’era il colonialismo appoggiavano la politica coloniale dello stato, quando c’era il fascismo appoggiavano il fascismo, quando c’era il femminismo appoggiavano il femminismo e via dicendo.
Quindi a mio parere che il PCI appoggiasse o meno i moti studenteschi è del tutto irrivelante sia perché il PCI altro non era che un organo di potere come gli altri sia perché i moti studenteschi sono solo il fumo di un “incendio” che è già bello che divampato nel sistema ed è espressione del sistema stesso.
Peppe(Quota) (Replica)
In ogni caso la “cultura di sinistra”, in particolare quella di matrice più o meno marxista, ha il merito di guardare tutto nell’ottica del sistema e quindi di storicizzare e contestualizzare i fenomeni sociali e i comportamenti umani a differenza dei pensieri più o meno conservatori che destoricizzano e decontestualizzano tutto rifacendosi a una piuttosto artefatta “natura umana”.
Il difetto invece di questa cultura è di accentaure spesso un po’ troppo gli elementi di conflittualità all’interno del sistema, come per esempio la lotta di classe, ma non solo. Sono elementi importanti, però spesso seguendo il ragionamento “sinistroide” sembra che la storia sia mandata avanti da una presunta volontà di dominio di élite di potere e non da esisgenze reali e radicate nella maggior parte della gente.
Vabbé, lasciamo perdere poi le paranoiche teorizzazioni complottiste che sono più ridicole che costruttive.
Peppe(Quota) (Replica)
MarcoP
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Comunque, a parte l’amarezza provata fra il veleno matriarcale puro (la risposta di Nicoletta Forcheri, con annesso elogio delle scimmie bonobo che ormai sono meglio loro delle civiltà egizia, greca e romana messe
insieme), la disapprovazione un minimo più elegante e intelligente (Galatea) e la sentenza finale di Rachel Barnacle che davvero cancella il velo di Maya (“Barnard, la fica te la devi guadagnare”: leggetela bene e abbiate paura, abbiate molta paura), mi è parso che questi due sfoghi dolorosi e in cui credo si possa immedesimare con tristezza quasi qualsiasi uomo fossero un urlo nel vuoto, per un motivo molto semplice. E non mi riferisco alla teoria di RDV secondo cui il sesso per l’uomo è un fine e per la donna un mezzo (anche se naturalmente c’entra),
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Prendere atto del fatto che le élites femminili ci odiano, mentre la gran parte delle donne ci considera degli esseri inferiori, è una buona cosa. Libera dalle illusioni che avevamo verso il “gentil sesso” e fa comprendere che la misandria esiste (ancorché negata).
P.S.: “secondo cui il sesso per l’uomo è un fine e per la donna un mezzo”.
Marco, quella non è una teoria di RDV, ma di Alphonse Karr.
Marco(Quota) (Replica)
Vorrei fare un’altra piccola nota: la figura della donna-merce o donna-parassita, di quel porcellino messo a ingrassare solo per via della cosina che ha tra le gambe che interessa tanto agli uomini non ricambiato dalla presunta sessualità refrattaria femminile, è una figura piuttosto recente. In passato era circoscritta solo in alcuni ambiti, ma in genere le donne hanno sempre faticato con gli uomini. Non a caso quando una donna si sposava doveva portare una dote da dare al marito per essere appetibile e doveva (come in genere deve tuttora) contribuire alla gestione della casa e delle attività del marito. I maestri delle corporazioni cittadine urbane potevano sposarsi a una certa età quando avevano una certa posizione per ordinanza comunale (e non perché lo volevano le donne) e le donne non solo portavano la dote al marito ma dovevano contribuire a gestire il mestiere del marito, spesso sostituendolo in casi di malattia e di assenza di lui. Era impensabile che un uomo potesse gestire un’attività corporativa senza moglie.
Se una donna spesso sposava un uomo di una certa posizione era per volere dei suoi familiari e non perché lei fosse attratta da uomini di potere e menate del genere. Anzi le corna con giovanotti nullatenneti sono sempre state all’ordine del giorno.
Se adesso c’è una cospicua minoranza di donne (perché sempre di minoranza si tratta) che campano grazie alla loro “leggiadra” e “profumata” farfallina è per via dell’attuale sistema mercificatorio e massificatorio. Ma è un fatto comunque minoritario e recente e non è sempre stato così.
Ecco perché le cose vanno sempre CONTESTUALIZZATE.
Peppe(Quota) (Replica)
PS: è ovvio che in un contesto in cui i rapporti sessuali vengono in buona parte mercificati il sesso che si presta più a ricoprire la parte della merce è quello femminile. Ma questo non autorizza ad avanzare teorizzazioni piuttosto estreme e arbitrarie.
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe
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Sesso ludico? Io sono giunto a 35 anni e ormai non mi resta che dire che, tranne che per rare eccezioni, il sesso lo trovo di una noia così mortale.
Molto meglio un buon libro o una cena tra amici.
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Io il sesso lo trovo noioso solo se fatto con una donna che non si trova realmente attraente o che quando si arriva al dunque dimostra di essere una perfetta imbranata.
In quel caso sì, preferisco una cena tra amici o un giro in moto da solo. Altrimenti amo il sesso in ogni sua forma e lo ritengo assolutamente necessario e vitale per qualsiasi essere umano.
Una vita senza sesso e senza relazioni con l’altra/o, produce rabbia, paranoie, frustrazioni, complessi di inferiorità, sentimenti e comportamenti distruttivi ed autodistruttivi.
Marco(Quota) (Replica)
“Una vita senza sesso e senza relazioni con l’altra/o, produce rabbia, paranoie, frustrazioni, complessi di inferiorità, sentimenti e comportamenti distruttivi ed autodistrutti”
Straquoto. E’ tutto un fatto soggettivo. Vi sono persone come Peppe che ne potrebbero far benissimo a meno del sesso. E vi sono altre persone-la maggioranza- e io tra questi, che considerano il sesso un aspetto vitale, come il bere e il mangiare. L’ importante è non svuotarsi della propria dignità nella ricerca del sesso. Perchè a quel punto, meglio soli che zerbini.
Icarus.10(Quota) (Replica)
@ Marco: Vero, mi scuso per l’errore ma a volte per distrazione o per fretta sbaglio ad attribuire a un autore un pensiero altrui che egli stesso riporta. Quando sbaglio le correzioni sono sempre benvenute.
A parte questo, seguo queste pagine con molto interesse dopo lo sfogo di qualche giorno fa (che ho riletto e ho trovato sicuramente iroso e un po’ fuori controllo nella foga del momento, ma che secondo me poteva essere definito “sproloquio aberrante” solo da chi aveva una coda di paglia lunga così ed è rimasta letteralmente allibita all’idea che qualcuno potesse rispondere energicamente a una serie di lagne – sempre le stesse – ormai testate in laboratorio da anni come rimedio scientificamente provato per mettere a tacere qualunque obiezione, perlomeno in altre sedi), e dove più dove meno mi sembra che tutte le posizioni siano interessanti. Vista la quantità di idee espresse su queste pagine, anche su piani filosofico-culturali su cui non posso certo intervenire per mancanza di strumenti, vorrei solo appuntare qualche mia impressione generale, peraltro da newbie QM/MRM (che ho cominciato a indagare solo da poco in risposta a situazioni quotidiane di cui sto cominciando a scoprire le realtà sottostanti). Senz’altro voi avrete discusso tutto questo già anni fa, ma per me è aria nuova.
1. Sulle divisioni politiche: suppongo che dalla politica non si possa prescindere, ma solo nel senso che le differenze di ceto sociale e i problemi di natura civile esistono eccome e la loro gestione (dire risoluzione mi sembra un’utopia e neanche intelligente) è compito dall’azione politica. Mi sembra dimostrato che l’intera nostra classe politica (nessuno escluso) sia allo sfascio quasi totale e le ideologie del secolo scorso (nessuna esclusa) abbiano dimostrato che il progresso si paga con milioni e milioni di cadaveri, peraltro di uomini beta. (Io credo che le divisioni politiche dovrebbero essere superate almeno nel senso di superare concetti come “destra” e “sinistra” nelle loro forme storiche, ormai squalificate, in favore di un’azione certamente comune dove possibile, ma quantomeno individuale e quotidiana, per diffondere la consapevolezza della QM.)
2. Dove gli uomini beta non sono in guerra, come in Italia, pagano con il lavoro (a volte con la vita per il lavoro) e soprattutto con la sottomissione sessuale, ritenendo (i fessi!) che in cambio del sostegno e della protezione alla famiglia avrebbero quantomeno il diritto di poter avere sesso senza mettersi in ginocchio e senza essere umiliati. E non per dovere muliebre, ma perché il loro faticoso ruolo di ingranaggi del macchinario che produce ricchezza e sostenitori delle famiglie dovrebbe in qualche modo elevarli moralmente, renderli di per ciò stesso degni d’amore sincero. Poveri fessi. Il lavoro non nobilita in nulla.
3. La “liberazione sessuale” degli ultimi decenni non ha significato altro, in pratica, che un via libera esclusivamente femminile al perseguimento della propria gratificazione immediata e alla ricerca spasmodica degli uomini alfa (si chiamino Berlusconi, Briatore, Totti, Corona, Brunetta o Sarkozy poco importa), verità mistificata come “imposizione patriarcale-maschilista sul corpo delle donne”. La sessualità oggi non è affatto libera, ma oligarchica. Gli uomini beta ne sono esclusi; loro lavorino, a scopare ci penseranno gli alfa e ne avranno tanta da doverla cacciare indietro (ad altri alfa).
4. Per gli uomini beta, l’unica salvezza è un radicale ripensamento del rapporto con la sessualità e le donne. Fine dell’illusione. Fine della Cavalleria, perdita pressoché garantita anche di quel minimo di gratificazione sessuale frutto di questua ed elemosina, ricerca di una propria realizzazione che sarà soddisfacente sul piano morale, ma condannerà quasi inevitabilmente alla solitudine. Oppure la reinvenzione di sé tramite modelli come quello del “gaming”, cioè uomo beta che studia consapevolmente e mette in pratica i principi dell’uomo alfa. Cosa difficile e su cui allenarsi duramente per anni, un po’ come imparare una lingua o un’arte marziale, e che non garantisce affatto successo né soddisfazione morale.
5. La cultura attuale è fideistica, metafisica, basata sul “cuore”, sull'”anima”, sui “sogni” e su tutto ciò che si presta a diventare mistica purché non richieda nessuna azione concreta e nessuna assunzione di responsabilità. La Donna è Dea fin dalla nascita in quanto dotata della potenzialità biologica di partorire; diventa Dea quando partorisce. Ne consegue che *ogni donna* (non solo Maria madre di Dio) è esente da ogni peccato e da ogni critica, in quanto ciascun uomo è partorito da una donna. A questa assoluta legittimazione metafisica si aggiungerà molto presto l’assoluta legittimazione economica e giuridica, almeno sugli uomini beta (che in Italia c’è già, ovviamente, ma mi sembra non avere ancora raggiunto le vette degli USA, dove invece mi pare minore la legittimazione della singola donna in quanto dea). Non ci sarà più bisogno del femminismo perché ogni donna sarà onnipotente per nascita (sul piano metafisico) e avrà ogni diritto legale possibile (sul piano sociale). Questa vittoria, con la conseguente letterale riduzione in schiavitù degli uomini beta, sarà garantita dall’alleanza degli uomini alfa.
Vi sembra una descrizione plausibile dell’Italia odierna o sto vaneggiando?
MarcoP(Quota) (Replica)
Complimenti. Ti definisci un novizio ma mi pare che tu la sappia già lunga. Un quadro disegnato bene e dai contorni chiari. Sottoscrivo – in sostanza – tutto. Forse il solo punto di differenziazione è quello relativo a Dx e Sx.
Infatti se è in parte vero che le rispettive politiche attuali non si distinguono molto, non è stato così nel terribile passato e non è così neppure ora, se – invece che alle politiche praticate – si guarda ai fondamenti dell’una e dell’altra.
Scriverò in futuro un articolo apposito dove esprimerò la mia opinione al riguardo, cosa che sinora non ho mai fatto né qui né altrove. La tesi cmq è che Dx e Sx sono immortali, la loro opposizione è radicale perché hanno fondamenti filogenetici (fortemente sbilanciati a favore della Dx) ed epistemologici (mi si passi la parolona) di tendenze opposte.
Rino
Rino(Quota) (Replica)
Comunque è risaputo che le donne sono attratte dalle “qualità morali” di un uomo: due pettorali prorompenti = sei un tipi intelligente e sensibile, un culo sodo e muscoloso = sei un tipo simaptico.
E se un culo maschile è banale quanto quello femminile che importa, tanto si sa che le donne sono grandi esperte di fisognomica e riescono a capire le qualità morali di un uomo dai suoi attributi fisici…
Peppe(Quota) (Replica)
Peppe
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Comunque è risaputo che le donne sono attratte dalle “qualità morali” di un uomo: due pettorali prorompenti = sei un tipi intelligente e sensibile, un culo sodo e muscoloso = sei un tipo simaptico.
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Strider(Quota) (Replica)