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http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9658
CAPITALISMO E SOLITUDINE
PERCHÉ LA PORNOGRAFIA È UN’INDUSTRIA MULTIMILIARDARIA
DI HARRIET FRAAD E TESS FRAAD WOLFF
Truthout
Enormi cambiamenti sociali della forza lavoro statunitense e del commercio hanno trasformato l’economia, nonché influito potentemente sulle relazioni personali. A partire dal 1970, siamo passati dallessere una società di persone connesse in gruppi di ogni genere a di persone che sono troppo spesso sconnesse, distaccate e alienate l’una dall’altra.
Il numero uno è il numero più solitario e nelle loro vite personali gli Americani sono sempre più soli.
Che cosa è successo?
Negli anni ’70 il sogno americano che durava da 150 anni si è bruscamente fermato. Dal 1820 al 1970 ogni generazione americana ha avuto più successo di quella che laveva preceduta. Negli anni ’70 i computer hanno iniziato a rimpiazzare milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti. I sistemi di comunicazione internazionale sono diventati così sofisticati che si sono potute spostare all’estero le fabbriche, permettendo che i mezzi di sostentamento di altri milioni di americani fossero subappaltati. I progressi dei movimenti per i diritti civili e femministi avevano dato alle donne e alle minoranze accesso a un impoverito mercato del lavoro. I movimenti sindacalisti della sinistra militante e i partiti politici non erano lì a protestare. Gli stipendi si sono appiattiti. I profitti sono aumentati con la produttività, mentre le quote distribuite ai vertici sono cresciute, piuttosto che essere distribuite negli stipendi. Le ricche banche hanno emesso carte di credito con alti tassi di interesse, che hanno loro consentito di arricchirsi ancora di più con fondi precedentemente pagati come stipendi.
Agli uomini non venivano più dati stipendi adeguati a una famiglia. Le famiglie hanno iniziato a soffrirne. Le donne si sono riversate nella forza lavoro per compensare i salari persi degli uomini. Fino a questo punto la gran parte del lavoro femminile era stato primariamente il lavoro all’interno della casa: creare ordine e pulizia domestici, dedicarsi alla cura dei figli e fornire servizi sociali ed emotivi alla famiglia. Dopo gli anni ’70 la maggior parte delle donne lavorava fuori e anche dentro casa. Ora, praticamente tutte le donne lavorano fuori casa, costituendo quasi la metà della forza lavoro.
Prima dei movimenti per la parità di razza e di genere, i migliori lavori erano riservati agli uomini bianchi, che erano la schiacciante maggioranza. All’interno della nostra forza lavoro razzista e sessista, gli uomini bianchi avevano ciò che in pratica costituiva due bonus lavorativi: uno per il fatto di essere bianchi e un altro in quanto uomini. Dall’inizio degli anni ’70 non è stato più necessario dare bonus finanziari agli uomini bianchi. Infatti non era più necessario pagare stipendi più elevati ad alcun lavoratore della forza lavoro statunitense. Gli stipendi dei lavoratori si sono appiattiti anche a fronte di un aumento della produttività. Ciò voleva dire che si aveva un profitto sempre maggiore da accumulare al vertice.
Gli americani bianchi hanno perso una buona parte dell’egemonia maschile che era associata a lavori e stipendi stabili che potessero sostenere una famiglia. Quando milioni di lavori nell’industria manifatturiera sono stati spostati all’estero, la nostra economia è diventata un’economia di servizi. Né la maggiore prestanza fisica, né i maggiori livelli di aggressività associati agli uomini sono particolarmente richiesti in un’economia di servizi. Le relazioni personali eterosessuali che si erano sviluppate sulla base di un reddito fornito dall’uomo non potevano reggere. Quei ruoli di genere erano sessisti e limitanti. Tuttavia, avrebbero potuto essere trasformati politicamente senza traumatizzare economicamente e psicologicamente il popolo americano.
Nuovi ruoli
Le donne americane si sono adattate ai nuovi ruoli nel mercato del lavoro. Sfortunatamente, gli uomini non hanno fatto cambiamenti equiparabili. Sono rimasti ancorati ai privilegi che erano associati ai ruoli dell’uomo lavoratore e del servizio delle donne a tempo pieno all’interno della casa. L’uomo disoccupato medio svolge attualmente meno lavori domestici della sua moglie impiegata a tempo pieno.
Molti uomini ora vogliono servizi extra-domestici, sessuali ed emotivi per compensare l’evirazione che subiscono quando perdono il lavoro e lo stipendio da capofamiglia. C’è conflitto nella famiglia a un livello del tutto nuovo. Il nostro tasso di divorzi è diventato il più elevato del mondo. Sfortunatamente, gli uomini e le donne non si sono mobilizzati per costringere il governo a fornire servizi, gratuiti o sovvenzionati per l’infanzia o per gli anziani, né altri servizi sociali assolutamente necessari per compensare il secondo “turno di lavoro” delle donne in casa.
Nel 2008 la recessione ha colpito duro, facendo sprofondare milioni di americani nel precariato e nella miseria. I posti di lavoro degli uomini sono stati i più colpiti. La maggioranza dei lavori persi erano in campi marcatamente associati a stereotipi maschili, come quelli nelledilizia, nellindustria pesante, nella finanza e nella vendita aggressiva di beni costosi. Il 75% degli oltre cinque milioni di posti di lavoro persi nella nostra recessione sono stati lavori tradizionalmente maschili.
Gli uomini sono rimasti indietro. I guadagni delle donne sono aumentati del 44% dal 1970 al 2007 in raffronto al 6% di crescita per quelli degli uomini . Le donne occupano ora quasi la metà dei posti di lavoro della nazione, più della metà dei posti manageriali e la maggior parte delle cattedre nell’istruzione superiore.
I ruoli tradizionali maschili, sia sul mercato del lavoro che all’interno della famiglia stanno diventando obsoleti. Solo due dei quindici lavori con maggior crescita negli USA sono solitamente lavori maschili: quelli di guardiano e di ingegnere informatico. Tutte le restanti aree di crescita lavorativa sono per lavori tradizionalmente femminili nei servizi sociali di ogni genere. I lavori di servizio sociale non possono essere subappaltati. Le qualità tradizionalmente associate alle donne, quali l’abilità di prendersi cura dell’altro, di cooperare e di connettersi socialmente, sono quelle più spesso richieste nella nuova economia di servizi dell’America.
Le donne hanno risposto all’incapacità finanziaria degli uomini e al loro rifiuto di partecipare ugualmente alle mansioni domestiche e alla cura dei figli. Le donne non possono più sopportare il lavoro extra di prendersi cura di uomini che non sanno né sostenerle [economicamente], né compensare i turni di lavoro quadrupli delle donne nel lavoro domestico, nel lavoro [di supporto] emotivo, nella cura dei figli e nei lavori fuori dalle mura domestiche. Le donne statunitensi si rifiutano sempre più di sposare uomini che non possono fornire un sostegno economico e che tuttavia vogliono ancora essere serviti in tutto e per tutto. Attualmente sono le donne a chiedere la maggior parte dei divorzi e che, sempre più spesso, si rifiutano di sposarsi in primis. Le donne oggi possono permettersi di vivere in casa da sole, e così fanno.
La maggioranza delle persone nel pieno dell’età per il matrimonio e la maternità/paternità (18-34 anni) rimangono non sposate e vivono sole.
Questi cambiamenti hanno alterato drasticamente lo schema delle relazioni intime. I mutamenti nei ruoli di genere e nel lavoro hanno chiesto alle donne di adattarsi, assumendosi la responsabilità di carriera e lavoro e vivendo sole, oppure sole con i figli. La maggioranza degli uomini non si è adattata. I loro vecchi ruoli di genere e nella forza lavoro hanno permesso agli uomini di abituarsi a dipendere dalle donne per le loro necessità emotive e di mantenimento della vita, donne che sono ora sempre meno disponibili.
Le donne americane hanno avuto un movimento femminista vitale per il loro sostegno. Gli uomini americani non hanno avuto e non hanno alcun movimento sociale, politico o sindacale per esplorare quello che si sono persi evitando i compiti di tutti i giorni e unintimità nelle relazioni personali che vada al di fuori del sesso. Le donne single continuano a mantenere strette relazioni emotive con le loro amiche e i loro figli.
Gli uomini sono diventati sempre più emozionalmente sconnessi e soli. Rispondono agli annunci pubblicitari capitalistici che vendono soluzioni basate sul mercato per la loro sentita perdita di virilità. Comprano creme al testosterone per aumentare il senso di virilità che le mutate condizioni sociali erodono. I prodotti al testosterone sono una delle maggiori aree di crescita dell’industria farmaceutica.
Gli uomini eterosessuali ora sono spaventati dalle relazioni amorose in cui le regole sono cambiate. Spesso, queste relazioni eterosessuali erano l’unica intimità emotiva che avevano gli uomini. Non sanno come funzionare come partner alla pari e spesso temono di imparare. Anche le donne eterosessuali potrebbero essere spaventate, perché neppure loro hanno una guida nel mantenere una relazione intima tra pari. Temono di perdere la propria autonomia.
La posizione degli uomini
Gli uomini persi e solitari potrebbero impegnarsi a trasformare la propria vita attraverso programmi in dodici fasi o con le terapie. Tuttavia, l’avere bisogno di aiuto e il chiederlo è stato tradizionalmente associato alla femminilità, non alla virilità. Ci sono rimasti quattro rifugi per gli uomini che rimangono attaccati all’egemonia maschile e agli stereotipi di virilità. Sono: la National Rifle Association (NRA, l’associazione dei produttori di armi) e la cultura del fucile; l’esercito; la destra cristiana e la pornografia. Di questi quattro rifugi misogini, la pornografia è il più prevalente, vantaggioso e in espansione. L’industria pornografica eterosessuale su Internet ha sfruttato la solitudine degli uomini eterosessuali e ha contribuito a cambiare l’aspetto delle relazioni più intime.
Le possibilità di esistenza di relazioni personali eterosessuali serie e paritarie ora sembrano scarse. La delusione femminile per gli uomini e la sempre maggiore ritirata degli uomini dalla comunicazione e dalle relazioni autentiche sono ora riflesse nella cultura popolare. Film di tendenza come “Knocked Up” hanno dato alla luce un nuovo genere. Nel film “Knocked Up“, la protagonista femminile ha un buon lavoro. È attraente e con un look professionale, mentre il protagonista vive con un gruppetto di coinquilini sciatti e disoccupati che passano la maggior parte del tempo giocando con i videogame, fumandosi canne e guardando pornografia in un appartamento sporco coperto da scatole vuote di pizza e nell’inerzia generale. La loro più grande aspirazione, che deve ancora essere realizzata, è quella di lanciare un sito pornografico.
Un articolo del New York Times che descrive due moderne sitcom è intitolato “Downsized and Downtrodden, Men are the New Women on TV” (“Rimpiccioliti e calpestati, gli uomini sono le nuove donne della TV”).
Immagini di donne molto competenti e di uomini adolescenti e demotivati sono emerse anche in uno studio condotto da uno dei co-autori di questo articolo, Tess Fraad Wolff. Fraad-Wolff ha intervistato 48 donne eterosessuali di quattro diverse razze e gruppi socioeconomici, di età compresa tra i 22 e i 44 anni. Sono state rivolte domande che riguardavano le esperienze sessuali ed emotive delle donne durante la fase di corteggiamento. Una maggioranza schiacciante, 46 delle 48 donne intervistate, ha descritto i problemi riportati qui sotto:
1. Gli uomini si rifiutano spesso di pianificare il futuro e accettano solo impegni a breve.
2. Gli uomini mostrano la paura dell’impegno dopo il primo appuntamento non fissandone un secondo o non presentandosi a un secondo appuntamento. Spostano gli appuntamenti e li cancellano frequentemente.
3. Troppi uomini non portano abbastanza soldi per almeno condividere il costo di possibili attività durante le uscite.
4. Gli uomini introducono istantaneamente il sesso e materiale inerente al sesso nelle conversazioni, ma molti non riescono a metterlo in pratica.
L’ultimo problema lamentato, circa l’inserimento di materiale sessuale nelle conversazioni più iniziali, potrebbe riferirsi a una questione che ha un potente impatto sulle relazioni e illustra una connessione profonda tra il capitalismo e la solitudine. È la diffusione della pornografia eterosessuale.
L’impatto della pornografia
La pornografia è antecedente al capitalismo. Tuttavia, i capitalisti hanno ora sfruttato la pornografia a un livello del tutto nuovo. La pornografia adesso è diventata un passatempo per miliardi di uomini e una dipendenza per milioni di essi. Quaranta milioni di adulti negli Stati Uniti visita regolarmente i siti pornografici. Di questi 40 milioni, l’87 per cento sono uomini.
Il capitalismo e la pornografia
L’esplosione della pornografia eterosessuale su Internet all’inizio degli anni ’90 ha dato enormi profitti. La pornografia è una macchina da sogno capitalista. Questo settore ha redditi superiori a quelli della Microsoft, Google, Amazon, eBay, Yahoo, Apple e Netflix messi insieme. Nel 2006, i redditi della pornografia in tutto il mondo sono aumentati fino a 97,06 miliardi di dollari.
Data l’estrema redditività della pornografia, i produttori competono per catturare una maggiore quota del mercato. Producono pornografia più violenta con donne sempre più giovani e atti più degradanti e aggressivi. Per il capitalismo il profitto viene prima di tutto il resto, quindi viene data minore priorità a fattori quali luguaglianza dei diritti, la moralità o il danno per le relazioni personali.
Come influiscono la diffusione della pornografia e il crescente numero di utenti e dei dipendenti sulle relazioni?
La connessione sessuale può motivare gli individui a cercare e mantenere le relazioni.
La pornografia eterosessuale su Internet ha drammaticamente alterato le immagini della sessualità. Gli uomini eterosessuali americani stanno incontrando sempre maggiori difficoltà a compiere l’atto sessuale, dal mantenimento dell’erezione al focalizzare l’attenzione sulla partner durante il sesso, fino al mancato raggiungimento dell’orgasmo.
Molti uomini sono così abituati al ritmo a rotta di collo con cui la pornografia offre centinaia di immagini che non riescono più a mantenere l’eccitazione o la concentrazione durante il processo interattivo comparativamente lento del sesso reale. In aggiunta, molti utenti hanno inconsciamente associato l’anonimità con l’eccitazione, e come risultato non riescono a raggiungere o ad apprezzare l’intimità che spesso accompagna il sesso reale. Numeri da record di uomini riferiscono di non essere in grado di completare atti sessuali che coinvolgono un’altra persona in carne e ossa. Un recente studio della Università del Kansas ha riportato che il 25 per cento di giovani uomini ha detto che fingeva di avere orgasmi con le donne perché non riusciva ad avere orgasmi senza pornografia.
Perché la pornografia provoca dipendenza?
L’atto di guardare la pornografia implica un legame tra cervello, immagini e la pornografia mostrata. Questo processo di legame neurale induce l’immediata imitazione mentale che ha luogo quando le persone guardano rappresentazioni di qualsiasi comportamento, particolarmente un comportamento che ha qualità eccitanti. Le sostanze chimiche prodotte dall’azione dei neurotrasmettitori creano sensazioni piacevoli. Chi guarda vuole avere una sensazione sempre maggiore. Tutte le persone che guardano [la pornografia] sono potenzialmente dipendenti, perché non solo riescono a raggiungere l’orgasmo grazie alla pornografia, ma possono potenzialmente sviluppare un attaccamento neurologico ad essa. Spesso non si rendono conto dei modi in cui le loro relazioni con la pornografia hanno iniziato a rimpiazzare quelle con altre persone.
Molti uomini rifiutano il sesso reale, preferendone la versione sintetica persino quando hanno delle partner con cui sono presenti opportunità per il sesso. Spengono la connessione e l’intimità che il sesso reale può offrire. Si ritirano nella pornografia per sfuggire alla sfida di relazioni mutate e più impegnative con le donne. Molti evitano persino di instaurare una relazione in favore di un legame apparentemente sicuro, isolato e anonimo con immagini artificiali sullo schermo del computer. Sebbene la frazione di donne che guardano la pornografia e sono dipendenti da essa non esprimano in genere la diminuzione del desiderio di avere un reale rapporto sessuale con un partner, condividono [con gli uomini] l’inabilità di masturbarsi o di raggiungere l’orgasmo senza la pornografia o immagini pornografiche. Inizialmente, maggiori numeri di donne hanno riferito di sentirsi perpetuamente turbate e sessualmente rifiutate dai loro partner maschili. Anche gli uomini sono ora disturbati dalla loro crescente disfunzione sessuale e dipendenza dalla pornografia.
L’immersione nella pornografia è sia la causa che il risultato della cupa solitudine nel tentativo di relazionarsi con gli altri in un’America guidata dal profitto con una alterata prospettiva di genere. La pornografia fornisce un mercato lucrativo che vende i suoi prodotti per mascherare la paura degli uomini eterosessuali delle mutate aspettative di genere. Il modo in cui il capitalismo e la solitudine si alimentano l’un l’altro è una realtà, mentre crescenti numeri di uomini e donne rinunciano innumerevoli opportunità di intimità in favore dell’esperienza di stare da soli di fronte a immagini prefabbricate e guidate dal profitto, che spesso contengono messaggi polarizzanti e divisivi circa le relazioni di genere e la sessualità. Scelgono esperienze solitarie, acquisite, piuttosto che quelle reciproche – persino negli atti sessuali che sono, per loro stessa natura e descrizione, atti di unione, fisicamente, psicologicamente, simbolicamente e forse spiritualmente.
La posizione egemonica degli uomini eterosessuali è stata distrutta mentre l’incessante ricerca capitalista del profitto ha eliminato e spostato all’estero i lavori e abbassato gli stipendi. Uomini e donne potrebbero aver raggiunto l’uguaglianza e il desiderato reciproco senza la distruzione capitalista, guidata dal profitto, delle nostre vite economiche e personali. Ci sono modi non capitalistici, come unirsi insieme per costringere il governo degli Stati Uniti a fornire servizi che consentano alle donne e agli uomini di lavorare insieme come pari fuori e dentro le mura domestiche. La distruzione dell’economia degli Stati Uniti ha lasciato le donne con il fardello di fare tutto da sé e ha reso gli uomini apatici, spodestati, disfunzionali e solitari. Il mercato della pornografia ha offerto un rifugio dal relitto che il capitalismo ha contribuito a creare.
Adesso dobbiamo affrontare lo strano trionfo del profitto sull’esperienza condivisa. Il capitalismo ha inquinato l’esperienza della connessione reciproca nei nostri stessi letti e nel nostro stesso corpo. Il fallimento del capitalismo nel fornire sufficienti posti di lavoro, possibilità di prosperità, stipendi decenti e servizi sociali ha portato le masse ad aggrapparsi a pseudosoluzioni solitarie che peggiorano infine la qualità di vita. La pornografia è una di queste.
Emergere dal capitalismo e dalla solitudine
Come possiamo emergere da questa epidemia di isolamento personale e di solitudine? Come possiamo metterci in relazione da pari per cambiare queste cose? La speranza di raggiungerci a vicenda sta iniziando a mobilizzare il 99 per cento degli americani spodestati e precedentemente isolati nell’America capitalista. Uomini e donne lesbiche, gay, bisessuali, trans ed eterosessuali di tutte le razze ed etnicità stanno iniziando ad affermare che apparteniamo al 99 per cento e che possiamo incominciare a costruire un movimento insieme come pari. Sta succedendo. Movimenti di occupazione si stanno diffondendo in tutta l’America e stanno prosperando nonostante la brutalità e la repressione della polizia.
Il movimento del 99 per cento è caratterizzato da decisioni prese democraticamente, dal rispetto, dalla trasparenza e dall’uguaglianza di razza e genere. Insieme, le persone si sforzano di porre fine alla dominanza dell’1 per cento dei profittatori che per loro interesse hanno trascinato l’America nella povertà economica e affettiva. I movimenti di occupazione forniscono possibilità di vita migliore con opportunità e connessione per tutti. Sono la nostra speranza.
21 Commenti
Dopo la caduta dell’Urss (si noti il “dopo”) venne di moda per un breve periodo un gioco del tipo “Monòpoli” che si chiamava “Lotta di classe”.
Tra le altre similarità con il Monòpoli vi erano delle cartelle tipo “Imprevisti” da pescare se si cadeva su certe caselle. Una di quelle cartelle diceva: “Si espande la pornografia: classe operaia -3!”
Mi pare che basti e avanzi.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Anzi, non posso non aggiungerci la previsione di Cioran.
“Davanti all’uomo e alla donna si aprono due strade, la crudeltá e l’indifferenza. Tutto lascia supporre che prenderanno la seconda, che tra loro non vi sará nè spiegazione nè rottura ma che continueranno ad allontanarsi l’uno dall’altra; che la pederastia e l’onanismo, proposti dalle scuole e dai templi, conquisteranno le folle; che tornerá in auge una massa di vizi aboliti e che una prassi scientifica supplirá al rendimento dello spasimo ed alla maledizione della coppia.”
E.M. Cioran 1952
***
Internet: una delle “scuole” e grande Tempio dei nostri giorni. Poi si dice che la preveggenza non esiste…
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Mi interessa la conclusione:
Il movimento 99% è forse la
più grande speranza dei nostri
tempi.
Saturno(Quota) (Replica)
se i vincoli monogamici vengono meno allora uomini e donne si dissoceranno sempre di piu: le donne andranno con i pochi maschi alfa e la grande massa dei beta si rifugerà nel porno.
del resto in natura le cose funzionano così e l’idea che il sesso sia democratico è un fraintendimento/invenzione umana.
l’unica speranza è che riescano a inventare un tipo di realtà virtuale veramente performante (come quella di Matrix per intenderci) che sostituisca l’esperienza reale, così riusciremo a soddisfare le nostre richieste di sesso.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Sì, ma in definitiva è sempre colpa degli uomini (di TUTTI gli uomini), e le donne sono TUTTE delle povere criste innocenti, vittime sempre di qualcosa o di qualcuno.
Ma che palle…
Marco(Quota) (Replica)
“se i vincoli monogamici vengono meno allora uomini e donne si dissoceranno sempre di piu: le donne andranno con i pochi maschi alfa e la grande massa dei beta si rifugerà nel porno”. (Fulvioterzapi)
In quello che dici, da un certo punto di vista, c’è del vero, nell’ottica però, è bene specificarlo, di una profonda interiorizzazione della propria condizione di subordinazione e quindi della sconfitta. In questo modo non si farà mai un passo in avanti. Fondamentalmente tu ripercorri la strada di sempre (e da sempre percorsa da una gran parte di uomini del Momas) e cioè: predominio dello stato di natura nell’ambito della relazione fra i sessi (di fatto concepito come del tutto separato dai processi culturali) e impossibilità di poterlo modificare.
Se restassimo fermi a questo assioma non avrebbe neanche senso star qui a discutere. E’ infatti ciò che ho ripetuto più volte agli altri “amici” del Momas da cui ho preso le distanze ormai alcuni anni fa per fondare Uomini Beta.
Ed è anche all’origine della oggettiva e strutturale paralisi di una gran parte del Momas stesso e della QM. Né potrebbe essere altrimenti. Se infatti l’attuale situazione della relazione fra i generi è il risultato inevitabile di una condizione naturale immodificabile (senza possibilità alcuna di intervenire da parte nostra), l’unica cosa che resta da fare è accettare passivamente e coerentemente tale condizione. Se questa è la precondizione, che determina a sua volta la condizione, lasciamo perdere tutto, ragazzi, e dedichiamoci ad altro. Questa è la contraddizione ENORME nella quale si trova tutta la corrente di “destra” del momas, a tutt’oggi maggioritaria anche se sempre più in un vicolo cieco (e vorrei ben vedere…). Si può tentare di negarlo, arrampicandosi vistosamente sugli specchi, ma più ci si arrampica e più si scivola sempre più in basso. Con la logica non si gioca. Chiunque si ponga nell’ottica di una trasformazione della realtà e di un superamento dello stato delle cose si pone automaticamente fuori dallo schema di cui sopra. Capisco che è difficile mettere in discussione le proprie convinzioni ideologiche ma da questo punto in poi, se non ci si vuol prendere in giro da soli, è bene prendere atto delle cose. Ed è per questo che rimando alla lettura del’articolo di Rino dal titolo “La QM non può essere di destra”. E, aggiungo io, se non è di destra, se non altro per logica e forse anche per una legge fisica, non può che essere di “sinistra” (sempre nell’accezione filosofica del termine e non nella sua declinazione politica).A meno che non si sostenga la tesi del superamento dei concetti di “destra” e “sinistra”, non solo dal punto di vista politico (sarei d’accordissimo nell’attuale fase storica) ma dal punto di vista concettuale. Il che, secondo me è impossibile (ed è ad esempio uno dei punti su cui dissento dal filosofo Preve, che pure stimo moltissimo). E proprio quello che abbiamo fatto è un esempio concreto dell’impossibilità di tale superamento, e visto che siamo in una fase in cui ci si interroga su quali siano le differenza fra Destra e Sinistra (e come vedi ho usato in questo caso le maiuscole) credo che non poteva esserci occasione migliore. La Destra non può avere nel suo orizzonte la trasformazione dello stato delle cose per la semplice ragione che in base al suo paradigma, tale trasformazione è semplicemente impossibile. Gli uomini, giovani, anziani, padri, sposati, separati, singles, ritengono di avere dei diritti negati, di subire delle ingiustizie, di essere in una condizione di subordinazione? Che si fottano, dovrebbero rispondere gli uomini di Destra, coerentemente. E invece non solo non se ne fottono ma gridano all’ingiustizia. All’ingiustizia???!!! Ma come. Gli uomini di Destra che gridano all’ingiustizia?!…E il cane torna regolarmente a mordersi la coda…
Tornando al tuo discorso il percorso da fare è secondo me esattamente il contrario. La monogamia (il discorso sarebbe ovviamente lunghissimo, come al solito, mi limito a poche parole per ovvie ragioni…) è stata il “contentino” che le classi dominanti (maschili e femminili, che se la sono sempre spassata, anche e soprattutto da questo punto di vista) hanno concesso (attraverso la cultura, le religioni, una determinata concezione della famiglia, dell’organizzazione sociale ecc. ecc. ecc. ) alla grande maggioranza degli uomini beta. Proprio la concezione tradizionalista (che fa da alter ego a quella femminista, sotto questo profilo) ha spacciato tutto ciò come una conquista per i maschi di terza e quarta classe. Al contrario, e nello stesso tempo, il femminismo ha definito questo come un processo di sottomissione delle donne (il marito-padrone, ridicola riduzione della dialettica hegeliano-marxiana, finalizzata a deformare la realtà della relazione fra i sessi, come abbiamo pìù volte spiegato).
Ma sono evidenti le ragioni per le quali il femminismo ha fatto ciò. Si doveva criminalizzare l’intero genere maschile per vittimizzare quello femminile tout court, fino ad arrivare a farci credere che la monogamia (se c’è una cosa contro natura per i maschi, questa è la monogamia…) è un affare per i maschi e una schiavitù per le donne. Il che è ridicolo, per lo meno agli occhi di uomini “risvegliati” come noi, dovrebbe esserlo.
La strada è quindi tutt’altra ed è quella che abbiamo indicato in tanti articoli. La situazione di subordinazione del genere maschile è innanzitutto data dallo squilibrio esistente fra domanda e offerta di sesso, dalla asimmetria di bisogni (rispetto alla quale, anche la “cultura” dice la sua).
Ora, il problema (perché conosco già l’inevitabile obiezione) non è quello di lavorare per improbabili operazioni di ingegneria socio-culturale-genetica per cambiare la testa alle donne oppure di fargli delle iniezioni di testosterone fin da quando sono bambine.
Il problema è lavorare per una nuova consapevolezza maschile diffusa (se non diffusissima e magari assoluta) che sia in grado di riequilibrare la relazione fra i sessi nel suo complesso e quindi rendere automaticamente e inevitabilmente anche più facile, ludico, libero e giocoso (e soprattutto fuori dalle aberranti logiche strumentali che ben sappiamo) l’incontro sessuale (nei limiti dati dalle rispettive diversità).
Ed per questo che la QM è INNANZI TUTTO una QUESTIONE POLITICA (intesa nel senso più ampio del termine, è evidente). Non si tratta quindi di convincere l’universo femminile delle nostre ragioni (non avrebbe senso e sarebbe uno sforzo del tutto inutile, non hanno oggettivamente interesse a cambiare, per lo meno data la situazione) ma di far crescere una nuova coscienza maschile capace di costruire nuovi rapporti di forza tra i generi (torna prepotentemente la politica…).
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Molte femministe parlano di evoluzione per cui loro sono di qua, di là, trallallerollerollà, bibidibobidibù…
Con una presa di coscienza maschile potrebbe esserci un evoluzione vera. La scienza comunque va avanti: lo dimostra il fatto che sto scrivendo in un computer, su una rete, su un sito che può essere visualizzato in tutta Italia e credo in alcuni paesi esteri.
Il matematico schizofrenico John Nash, dalla cui vita è stato tratto il film A beautifull mind, dove viene rapprestata la sua “teoria dei giochi” da questo esempio con le donne:
http://www.youtube.com/watch?v=9yy20-NT8Qc&feature=related
L’economia è migliorata adaottando questo criterio e lui ha vinto il nobel (ed è pure guarito dalla sua malattia, cosa in parte omessa nel film)
Tra laltro il film finisce con la tipica propaganda femminista-sentimentale americana, dove sua moglie è stata l’unica cosa importante nella sua vita…
Leonardo(Quota) (Replica)
Cioè: se tutti gli italiani sognano le veline, come accade, solo qualche uomo alfa le avrà, e gli altri si masturberanno. E se ad un uomo piaciono i piedi femminili ed ad un altro le donne brutte, non potranno avere la loro soddisfazione in un mondo dove le donne dovranno somigliare alle veline ed avere i piedi profumati. Quindi bisogna togliere di mezzo le veline ed avere donne per tutti i gusti e per tutti i ceti, cosi tutti avranno la loro soddisfazione.
Leonardo(Quota) (Replica)
Nell’analisi proposta nel brano “Capitalismo e solitudine” mi sembra che siano state utilizzate le due tradizionali categorie di sovrastruttura e struttura, RP e FP, in modo poi da declinare le RP secondo la chiave di genere: le FP capitalistiche determinano una deformazione sovrastrutturale e quindi anche coscienziale della maschilità sotto tutti i profili, mentre determinano un glorioso sviluppo sovrastrutturale e quindi anche coscienziale del femminile. Analisi in parte condivisibile (non vedo per esempio emergere condizioni particolrmente premianti per il genere femminile, anzi). Tuttavia mi sembra ci sia del veleno, (e che veleno!), nella coda di questa analisi: i temi del pestaggio morale antimaschile femminista sono tutti riproposti e validati, assolutamente nessuno escluso, con una inevitabile stringente conclusione: hanno ragione le donne oggi a dire che i maschi di cui fanno esperienza sono in sostanza caratterizzati da una totale negatività per cui è opportuno che si “trasformino” (alias si rieduchino) seguendo in sostanza quanto è emerso dalla critica femminista. Il pestaggio morale antimaschile acquista una validazione “scientifica” (o “filosofica” che dir si voglia) molto più sofisticata che quella “naturalistica” del tipo “il maschio è il male per sua natura”. Sbaglio?
cesare(Quota) (Replica)
>>
Di questi quattro rifugi misogini, la pornografia è il più prevalente, vantaggioso e in espansione. L’industria pornografica eterosessuale su Internet ha sfruttato la solitudine degli uomini eterosessuali e ha contribuito a cambiare l’aspetto delle relazioni più intime.
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La pornografia sarebbe misogina? Ma che vaginata è?
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La delusione femminile per gli uomini e la sempre maggiore ritirata degli uomini dalla comunicazione e dalle relazioni autentiche sono ora riflesse nella cultura popolare
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Ma l’ipotesi che i più delusi siano gli uomini, che magari preferiscono la pornografia alle femmine reali, la si prende in considerazione?
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Quaranta milioni di adulti negli Stati Uniti visita regolarmente i siti pornografici. Di questi 40 milioni, l’87 per cento sono uomini.
>>
Non mi pare una novità il fatto che la pornografia interessi molto di più gli uomini che le donne.
Io stesso, da ragazzo, sono stato un “pornografo” (la prima volta che mi capitò fra le mani una rivista porno, risale al 1974, cioè a quando avevo nove anni) e nelle videoteche era quasi impossibile trovare una femmina. Non solo a causa di una certa mentalità bacchettona ancora diffusa nel nostro Paese – specie nelle piccole città -, ma anche e soprattutto perché alla grandissima maggioranza delle femmine non frega assolutamente niente della pornografia.
______________
>>
Un recente studio della Università del Kansas ha riportato che il 25 per cento di giovani uomini ha detto che fingeva di avere orgasmi con le donne perché non riusciva ad avere orgasmi senza pornografia.
>>
Cioè? Cosa significa per un uomo “fingere di avere un orgasmo” ? Come può un uomo fingere un’eiaculazione? Ma di che stiamo parlando?
Diverso è il discorso se ci si riferisce ad una “accentuazione” voluta, ossia al fingere più piacere di quello che si è realmente provato (questo l’ho fatto anch’io)
E che vuol dire che non riuscivano ad avere orgasmi senza la pornografia? Casomai, proprio perché assuefatti dalla pornografia, avrebbero avuto bisogno di un certo genere di femmina, che nella vita di tutti i giorni è quasi impossibile trovare, nonché di un “sesso diverso” ed estremo (non specifico a cosa mi riferisco, perché questo non è un blog pornografico).
____________
P.S. Al riguardo aprii questa discussione.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=14393238
Sandro2(Quota) (Replica)
A me l’articolo sembra quanto meno contraddittorio da diversi punti di vista. Mischia alcune cose vere con altre false e tira conclusioni discutibili. Vediamo in ordine cronologico.
Per prima cosa il titolo: Capitalismo e solitudine.
Nel contenuto si parla degli ultimi 50 anni, ma il c. è molto più antico. Allora se ne deduce che non è il C. in quanto tale ma la sua versione attuale a produrre solitudine. Se ne deduce ad esempio, che il medioevo era un’epoca aurea. O è così o il titolo è sbagliato. Ma poichè dal proseguio non si deduce affatto che il passato era l’oro, allora quel titolo non centra il punto.
Si equiparano i movimenti antirazzisti e quelli femministi, e simmetricamente si dice che il maschio bianco avrebbe avuto due bonus, in quanto bianco e in quanto maschio. Se la prima cosa è senza dubbio vera, la seconda non lo è affatto. Ma quale bonus? Il maschio lavorava fuori casa e portava lo stipendio in famiglia, la donna lavorava in famiglia e spendeva/gestiva lo stipendio del marito, o quanto meno contribuiva a farlo in maniera paritaria. Dove sta il sessismo, se non in quella particolare e falsa accezione del termine secondo cui esiste sessismo ogniqualvolta esiste una qualsiasi forma di divisione del lavoro, nella società e nella famiglia?
Ma questa è una concezione dichiaratamente femminista (dell’uguaglianza) il cui presupposto ideologico è che non esistano differenze in natura fra maschi e femmine e che qualsiasi diversità (di interesse, di predisposizione, di passione, di ruolo e di funzione) sia costruita artificialmente dai maschi contro le donne, e quindi da smantellare. In tal senso, allora, il capitalismo moderno sarebbe benemerito, perchè proprio questo ha fatto e sta facendo.
Si dice che lo sviluppo C. ha abbassato i salari maschili e favorito l’ingresso del lavoro delle donne senza che i sindacati dicessero nulla. Questo è del tutto vero, ma non affatto è un progresso antisessista. Neanche in quella particolare accezione del termine che dicevo. In quel caso, semmai, si sarebbe dovuto puntare a un rialzo dei salari femminili, non all’abbassamento di quelli maschili che è una falsa equiparazione al ribasso di cui nessuno può gioire. A meno che il suo scopo non sia quello di elevare qualcuno, ma di vendicarsi degli altri punendoli sadicamente.
“Le donne americane si sono adattate ai nuovi ruoli nel mercato del lavoro. Sfortunatamente, gli uomini non hanno fatto cambiamenti equiparabili. Sono rimasti ancorati ai privilegi che erano associati ai ruoli dell’uomo lavoratore e del servizio delle donne a tempo pieno all’interno della casa.”
Il maschio sarebbe stato dunque un privilegiato, proprio come sostiene il femminismo. Ovvio che al privilegiato si deve chiedere, giustamente, di rinunciare ai privilegi, leggasi “rieducazione” femminista del maschio. Altrettanto giusto, si deduce, che quando non lo fa debba essere “punito”, magari col divorzio e cazzi suoi se perde tutto. Il fatto vero, invece, è che la disperazione e il disorientamento del maschio americano, e di conseguenze alcune sue strategie di difesa sbagliate e controproducenti, sono dovute al fatto che il maschio lavoratore e sostentatore della famiglia non si percepiva affatto come un privilegiato nei confronti della moglie.Viveva questa sua condizione come suo dovere di uomo, e come il suo modo di stare al mondo in quanto uomo e il suo modo di voler bene alla moglie e alla famiglia.
Si dice poi che la crisi e la trasformazione del capitalismo da industriale a finanziario e di servizi, fa si che i lavori da sempre maschili perdano importanza e soldi, in favore di quelli femminili. Verissimo anche questo, ma cosa si vorrebbe facessero gli uomini? Adattarsi, semplicemente. Deporre le armi (i così detti privilegi), e mettersi a fare i casalinghi a tempo parziale quando la moglie lavora o a tempo pieno quando lui è disoccupato (situazione in crescita) e lei occupata, accettando serenamente quel che è. Esattamente, anche questo, quello che dicono le femministe, salvo naturalmente contraddirsi in modo clamoroso nel momento in cui i divorzi in caso di perdita del lavoro di lui sono pressocchè automatici non perchè il marito non fa volentieri il casalingo ma perchè la donna non riesce a stimare un uomo che non porta a casa gli sghei, anche quando diventa un perfetto “uomo di casa”. Cosa che, d’altra parte, non è per niente giusta per il semplice ma complicato ostacolo che il maschio ha un rapporto col proprio lavoro molto diverso da quello della donna. Lui lavora per dovere, lei per realizzarsi meglio. Lui (ma è anche la percezione di lei), quando non riesce a guadagnare, ossia adempiere a ciò che ha interiorizzato come dovere, perde la sua identità e sa anche che perde la stima della moglie. Così va in depressione è può fare le peggiori follie. Lei no. Se non lavora fuori casa, ha sempre due certezze. Che potrà fare la casalinga senza nessun specifico disprezzo del marito e della società, e che se il marito lavora potrà contare sui soldi di lui senza sentirsi particolarmente in colpa per non dare il suo contributo.
Insomma, la pretesa di adattarsi, ossia di cambiare una psiche formatasi in millenni di storia, è pretesa onnipotente, ideologica, punitiva e impossibile, dunque foriera di sventura e infelicità per tutti, anche per le stesse donne qualsiasi falsa coscienza e false idee si siano costruite. La riprova sta nel fatto che in Usa crescono movimenti femminili che auspicano un passo indietro, un ritorno a rapporti familiari con ruoli specifici di maschi e femmine senza che ciò voglia dire privilegio e oppressione o la favola del sessismo, un mito messo in piedi per fottere tutti ed in cui donne e uomini, per motivi diversi, sono caduti in pieno. E’ la realtà di solitudine che ricordava l’articolo a dimostrarlo. Solitudine che non nasce dalla scarsa adattabilità maschile, ma dal complesso dell’evoluzione sociale ed economica che, secondo me, ha preso una direzione folle e sbagliata.
Tralascio tutte le altre falsità antimaschili come la rappresentazione mediatica dei maschi o altre bagattelle in quanto risentono tutte di un vizio d’origine. Anche quando sono parzialmente vere, si dimentica che ciò non è avvenuto per ignavia o incapacità maschile, ma perchè i maschi sono stati bastonati e castrati in ogni possibile modo, ed è ipocrita oltre che inutile lamentarsi che sia avvenuto ciò che si voleva accadesse. E dunque ripeto che la soluzione non sta affatto nella rieducazione maschile secondo i canoni femministi e neo capitalisti (che coincidono), ma semmai nella riappropriazione maschile del proprio ruolo psichico, o comunque nella percezione da parte dei maschi della assoluta sua necessità per ricostituire l’equilibrio perduto. Nessuna terapia adattativa, nessuna rieducazione può trasformare il maschio attuale in quella figura astratta e impossibile che si vorrebbe. Quella di un uomo cui è stata strappata la sua virilità (e non parlo del sesso che è solo una conseguenza, ma di psiche) e che si vorrebe fosse uomo in condizioni, ripeto volute, che non gli permettono di sentirsi, di essere tale e di essere percepito esternamente come tale. Che poi ciò possa avvenire nel sistema capitalistico o in un altro sistema, che ciò possa favorire anche la trasformazione del capitalismo stesso, o un ritorno all’indietro o altro ancora, che possa avvenire da dx o da sx, è un problema a cui non so rispondere e che forse è anche inutile porsi oggi. Perchè ritengo che qualsiasi trasformazione autentica debba partire dalle persone, e prima ancora che da progetti teorici di società futuribili, dalla prassi, e dalla prassi prima di tutto individuale che si proponga non di aderire a modelli teorici, ma intesa appunto come azione del soggetto che si ponga l’obbiettivo di vivere in sintonia con se stesso e con quello che sente giusto. “Solo” a questo sono chiamati i maschi, non a rieducarsi o adattarsi.
armando
armando(Quota) (Replica)
Un Armando in grande “spolvero”! …
Sottoscrivo l’intervento.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La questione della monogamia è piuttosto complicata, perchè attiene all’impulso sessuale, alle sue ricadute sociali, ed a come si manifesta negli uomini e nelle donne. Non voglio dare soluzioni, ma mettere a fuoco alcuni problemi.
Mi pare che su questo blog ci sia un certo accordo sul fatto che la sessualità si esprime, fra i due sessi, in modi diversi e con diverso grado di intensità. Il che pone già, di per sè, il problema di ottenere un equilibrio possibile e che sia sostenibile. Diciamo che esistono due posizioni “estreme”. Un sesso libero, giocoso e spontaneo da parte di entrambi i generi, e al lato opposto una sessualità costretta entro rigide regole monogamiche e prescrittive. Mi sembra che la prima soluzione, certamente auspicabile, sia difficile da ottenere integralmente proprio per quella differenza fra uomini e donne nell’espressione della sessualità che, non dimentichiamolo, non è mai del tutto separabile da altri aspetti (per esempio il fatto che una donna può veramente arrivare a provare uno stimolo erotico più intenso per un maschio “di successo” piuttosto che per uno “normale”). Oggi che culturalmente il sesso è stato sdoganato e che i precetti religiosi non vengono seguiti se non da una parte molto minoritaria della popolazione in tutto l’Occidente, tuttavia non per questo ci si è avvicinati di molto a quella situazione “ideale”, segno che ci sono molte interferenze e influenze diverse dalla sessuofobia di cui è imputata la religione cristiana. L’attuale, e credo ci sia concordia su ciò, è una situazione in cui solo in apparenza esiste tutta quella libertà di cui si parla. In realtà accade che quella disimmetria di desiderio e di espressione della sessualità di cui si scrive spesso, combinata appunto con lo sdoganamento apparente e con la colpevolizzazione della sessualità maschile, è stata utilizzata per conferire alle donne un “potere” notevole e simmetricamente per mettere il maschio in situazione di dipendenza (tralascio il perchè si è voluto ciò).
D’altra parte anche una monogamia rigida e prescrittiva, finisce per penalizzare la sessualità maschile più polimorfa di quella femminile. Tanto che nei regimi “monogamici” è sempre stata tollerata o anche incoraggiata l’esistenza della prostituzione come “valvola di sfogo”, e quindi come “rimedio” parziale e attenuazione della prescrizione. Cioè un adattamento.
Una situazione apparentemente favorevole agli uomini sembrerebbe essere quella della poligamia (sogno di ogni uomo) ma nei fatti non così. Non solo coloro che possono permettersi più femmine sono sempre e solo i maschi “Alfa”, ma ciò avviene a spese degli altri uomini. Gli eunuchi a guardia dell’harem esprimono simbolicamente molto bene questo fatto, ma si sa bene che la castrazione non è solo quella fisica.
Come dicevo non ho soluzioni, ed anche quello che scrive Fabrizio non è convincente fino in fondo.
“Il problema è lavorare per una nuova consapevolezza maschile diffusa (se non diffusissima e magari assoluta) che sia in grado di riequilibrare la relazione fra i sessi nel suo complesso e quindi rendere automaticamente e inevitabilmente anche più facile, ludico, libero e giocoso (e soprattutto fuori dalle aberranti logiche strumentali che ben sappiamo) l’incontro sessuale (nei limiti dati dalle rispettive diversità).”
Ciò che non mi convince non è il fine e non è certo la conasapevolezza maschile che giudico ovviamente indispensabile qualsiasi sia la soluzione possibile. E’ invece quel “automaticamente e inevitabilmente”, e proprio perchè ciò presuppone o che cambi “la testa delle donne”, che Fabrizio stesso dice non essere lo scopo, o che tutta la questione si giochi puramente sui “nuovi rapporti di forza”. Certamente auspicabili vista la situazione odierna, ma che, in quanto rapporti di forza, non disegnano una situazione di concordia e condivisione fra i sessi. Credo quindi che la riflessione debba essere ancora approfondita.
armando
armando(Quota) (Replica)
Armando, come ben sai, io non pretendo affatto di arrivare ad una soluzione finale, o ad una sorta di concordia e armonia universale tra i sessi, per il semplice motivo che ciò è oggettivamente impossibile, perché il maschile e il femminile sono due polarità dialetticamente e strutturalmente conflittuali, in quanto tali. Come sai bene, sono un fervente sostenitore della dialettica e del conflitto. Ma non è neanche esatto dire questo. Diciamo che mi limito a prendere atto di questa conflittualità (e del processo dialettico che la sottintende) e, lungi dal volerla sopprimere (perché sarebbe impossibile, e qualsiasi tentativo in tal senso, oltre ad essere di natura fondamentalmente totalitaria, sarebbe destinato a naufragare), scelgo di schierarmi all’interno di questo conflitto (oggettivo, strutturale, che nel nostro caso affonda le sue radici anche nell’ontologia dei sessi), con l’obiettivo di rafforzare quella che ritengo essere la mia parte (lo è oggettivamente, essendo io un uomo e non pentito di esserlo) e in tal modo riequilibrare la relazione. E’ ovvio che il potenziale e auspicabile riequilibrio, è contenuto nel concetto stesso, non potrà che portare a dei cambiamenti positivi per la mia parte. Se così non fosse, vorrebbe dire che il riequilibrio stesso non è avvenuto.
Tradotto in parole ancora più povere, per arrivare al punto che non ti convinceva e non ti convince. E’ ovvio che un maschile massacrato, spappolato, castrato, colpevolizzato, umiliato, subordinato, non potrà avere nessun potere contrattuale all’interno della relazione con il femminile. E questo comporta un’ inevitabile ricaduta anche e soprattutto dal punto di vista sessuale. Credo che sia abbastanza evidente ciò che voglio dire, non credo che ci sia neanche bisogno di fare degli esempi. Una donna consapevole di avere pieno potere sugli uomini, è evidente che se li giostrerà a suo piacimento, anche e soprattutto dal punto di vista sessuale, come di fatto avviene oggi nella grande maggioranza dei casi. Es:“Te la do quando lo dico io, se te lo dirò, se te la darò, mettiti in fila, zitto e a cuccia come tutti gli altri, anzi fai il bravo e comportati bene se vuoi avere delle speranze che te la dia, e se non ti sta bene puoi anche alzare i tacchi e levarti dalle palle perché tanto di coglioni come te che mi scodinzolano dietro ne ho a migliaia e non so a chi dare i resti…Anzi, prima di te e meglio di te ne ho svariati (poi sul concetto di “migliore” potremmo dissertare a lungo, ma credo che ci siamo capiti chi sia il “migliore” nel nostro contesto…).
Prova a pensare, caro Armando, se la grande maggioranza degli uomini, invece di essere tanti poveri coglioni che scodinzolano come cagnolini (facendo finta di non farlo, questo è il dramma…) fossero invece degli uomini consapevoli ed evoluti che non ci pensano un nano secondo a mandare a quel paese la tizia di turno al primissimo (sottolineo, al primissimo) accenno di atteggiamento non consono e non adeguato a tale livello di evoluzione (non entro nel merito perché è evidente ciò che voglio significare…)
Io sono ASSOLUTAMENTE CERTO che in un simile auspicabile contesto la tizia in oggetto non se la tirerebbe più (o comunque molto meno), la smollerebbe molto, ma molto più facilmente, farebbe molte più telefonate di quante ne riceve, si sbatterebbe un pochino di più anche lei, sarebbe molto meno pretenziosa, e forse con il tempo potrebbe anche diventare un po’ più umana e potrebbe, audite, audite, cominciare a prendere in considerazione l’ipotesi di considerare la sua fica non uno strumento di dominio sugli uomini ma una cosa che serve a godere e a far godere (in reciprocità e spontaneità), a fare la pipì e a fare i figli. Nulla più e nulla meno (se vi pare poco…).
Insomma potrebbe addirittura scendere dai suoi tacchi e da quel suo metaforico (ma neanche tanto) piedistallo in cui i maschietti l’hanno collocata (tutti i maschietti, Armando, ivi compresi quelli di una volta…).
Questo non significa naturalmente la fine delle diversità fra i generi e dell’asimmetria sessuale (nessuno lo pensa e nessuno lo ha mai pensato, come sai…anche perché è impossibile, come abbiamo ripetuto fino all’inverosimile). Significa semplicemente quello che avevo già detto e che ho ribadito. E cioè che un riequilibrio nei rapporti di forza fra i sessi condurrebbe INEVITABILMENTE anche ad un cambiamento nell’ambito della relazione sessuale. Il punto di equilibrio fra due parti in strutturale conflittualità (qualsiasi esse siano) è sempre dato dai rapporti di forza che intercorrono fra queste. Oggi questo punto di equilibrio non esiste, come sappiamo. Ed è (anche) per questo che siamo qui ad occuparci di QM, altrimenti, come ho detto tante altre volte, saremmo molto probabilmente se non sicuramente indaffarati in altro…Oggi questo “altro” costa troppo, sotto tutti i punti di vista, in primis quello psicologico. Dobbiamo creare quelle condizioni necessarie per poter abbassare i prezzi, caro Armando, metaforicamente parlando (ma anche praticamente). Alla fine torna prepotente l’economia politica (e soprattutto la critica dell’economia politica…).
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@Fabrizio Marchi: anch’io sono favorevole a un’educazione sessuale che tenda ad appianare il dislivello nei rapporti di forza tra uomini e donne.
però questo scenario si potrà realizzare quando diventerà economicamente vantaggioso e al momento non mi sembra che lo sia. è più comodo che legioni di uomini spendano in bisogni indotti che altro non sono che un surrogato del sesso.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Fabrizio:
“Prova a pensare, caro Armando, se la grande maggioranza degli uomini, invece di essere tanti poveri coglioni che scodinzolano come cagnolini (facendo finta di non farlo, questo è il dramma…) fossero invece degli uomini consapevoli ed evoluti che non ci pensano un nano secondo a mandare a quel paese la tizia di turno al primissimo (sottolineo, al primissimo) accenno di atteggiamento non consono e non adeguato a tale livello di evoluzione (non entro nel merito perché è evidente ciò che voglio significare…)
Io sono ASSOLUTAMENTE CERTO che in un simile auspicabile contesto la tizia in oggetto non se la tirerebbe più (o comunque molto meno), la smollerebbe molto, ma molto più facilmente, farebbe molte più telefonate di quante ne riceve, si sbatterebbe un pochino di più anche lei, sarebbe molto meno pretenziosa, e forse con il tempo potrebbe anche diventare un po’ più umana”
_________________
E’ quello che sostengo anch’io da molto tempo.
Infatti, al di là delle intrinseche differenze esistenti fra i due sessi, certi altezzosi, spocchiosi, arroganti comportamenti femminili, sono anche e soprattutto la conseguenza del leccaculismo maschile.
Sandro2(Quota) (Replica)
oltre che quotare gli interventi di Fabrizio e sandro2,vorrei fare una considerazione ….forse andava fatta su “un brusco risveglio” ma ,credo ,vada bene pure in questa sezione …..
nei vari siti femministi ,ormai non si parla d’altro che di femminicidi (ne hanno sempre parlato ,a dire il vero ,ma ora con più insistenza) … come creare un clima di terrore ,verso il genere maschile ,e allora io mi chiedo ,ma in questo clima di tensione ,di terrore che le femministe creano ,come possiamo chiedere reciprocità e spontaneità ,già era difficile prima ,figurarsi se si crea un mostro ,sempre pronto a farti fuori..che ,d’altronde ,se ci fosse una situazione ,come descritta da Fabrizio ,parere mio ,questi femminicidi quasi sparirebbero …
mauro recher(Quota) (Replica)
non mi risulta proprio che i femminicidi o la violenza verso le donne siano aumentate, piuttosto c’è piu sensibilizzazione sull’argomento. ho il sospetto che queste campagne mediatiche finalizzate a dare preminenza al ruolo della donna nella società abbiano lo scopo recondito di fare entrare a pieno titolo le masse femminili nel Quinto Stato, vale a dire la categoria dei consumatori. come dire: le donne non consumano abbastanza, devono consumare di più in modo che la produzione industriale venga assorbita pienamente. potrebbe essere anche l’anticamera di un cambiamento culturale nel modo di concepire il sesso da parte del segmento femminile della società: le donne devono avere un interesse verso il sesso piu simile a quello degli uomini in modo da spendere e spandere in abbondanza e/o in modo da non creare tensioni sociali nella la controparte maschile che ormai ha esaurito la pazienza e non ha piu intenzione di prodigarsi nel ruolo di zerbino/cicisbeo.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
http://www.medicitalia.it/minforma/Psicologia/1137/Deficit-erettile-e-mancanza-del-desiderio-quanto-e-dannosa-la-pornografia-online
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
This is some great info and was well worth the read. I hope to read more stuff from you in the future that is as well written as this post
Trad. (google)
Si tratta di alcune informazioni è stata grande e merita la lettura. Spero di leggere più cose da voi in futuro che pure è scritto come questo post
Lillia Jimison(Quota) (Replica)
Non ho letto tutto l’articolo e nemmeno i post ma voglio inserire qui il testo di un’analisi delle ORIGINI DEL CONSUMISMO Lezione tenuta dal Prof. PIETRO LOMBARDO (su RadioMaria in gennaio ’93 da una rubrica Educhiamo i nostri figli in cui si parlava di ambiti psicologici, sociali e (ovviamente) religiosi…
qualcuno forse potrà storcere il naso ma vi posso garantire che l’excursus storico è descritto passo per passo e consente di avere, senza ricorrere a complottismi o conclusioni accelerate, un quadro organico di quanto è stato fatto (mi riferisco al danno);
la lezione si inoltra infine nella pornografia, era rivolta ai giovani, e se si pensa che gli uomini prima erano giovani, e che si deve badare a ciò che ha costruito l’identità non si può fare a meno di tutte le suggestioni e le manipolazioni dei mezzi massmediali, un tempo (ora poco e sempre meno, visto internet) c’erano riviste, giornali, dedicati o meno, non necessariamente pornografic: non sono stati altro che i precursori del danno che si è solo -ammodernato-.
Rende conto anche della leva, sulla base dell’interesse consumistico, che si è affidata alla “donna”… separata da visioni giudicate troppo antiche e “fuori tempo” visto che ci si doveva modernizzare tutti, togliendo molto valore di relazione!
E’ un pò lungo questo testo, trascritto da me da una registrazione della lezione radiofonica del Prof. Pietro Lombardo, che ha a Verona un centro – http://www.cs-evolution.com/ – mi ha dato qualche anno fa il via libera per pubblicarlo nel senso di post.
E’ la trascrizione fedele, e forse potrete anche sentirci il tono in base agli spazi e alle intercalature, da una audiocassetta che ancora custodisco (insieme ad altre lezioni del Prof.Lombardo)
Ecco, segue:
………………………………………………………………….
ORIGINI DEL CONSUMISMO Lezione tenuta dal Prof. PIETRO LOMBARDO
(su RadioMaria in gennaio ’93)
“Dalla fine del ‘700, cioè con l’inizio della rivoluzione industriale in Inghilterra,
ha avuto inizio la produzione cosiddetta industriale che ha cambiato il problema della scarsità,
questo è importante da aver bene in mente perché, fino a quel periodo le persone vivevano nella cosiddetta povertà
(ma povertà non spirituale parliamo in questo caso proprio di povertà materiale)…
ma dove sono avvenuti i cambiamenti più importanti?
Sicuramente sono avvenuti in Occidente, negli Stati Uniti ed in Occidente dopo la 2a^ guerra mondiale;
allora… pensate che… negli anni ’50, in America i cittadini avevano un potere d’acquisto 5 volte superiore
a quello di dieci anni precedenti, e c’era un grossissimo problema,
perchè il 50% dei beni di consumo non aveva uno smercio immediato;
da qui allora si fa luce un’idea, ed è quella di far ricorso alla psicologia per indurre a comprare le cose superflue… :
– “La macchina è quasi nuova?”
– “Creiamo un invecchiamento psicologico”;
allora c’è, per dire, un piccolo esempio, di una famosa casa automobilistica
che aveva fatto una classica indagine dopo che aveva ridotto il volume della vendita delle sue automobili,
bene, nel giro di 2 anni, questa casa che doveva incrementare le vendite,
addirittura diminuisce della metà le vendite del proprio prodotto,
a questo punto, una ricerca psicologica più approfondita che cosa va a rilevare?
Rileva che il cliente compra non in _base_ a motivi razionali, come si poteva pensare,
ma, in _base_ a motivi irrazionali, cioé, si scopre che, bisogna offrire dei motivi irrazionali ma efficaci di scelta,
toccando attraverso l’immagine una corda nascosta; ecco che ora arriviamo ad una prima conclusione
che poi ci servirà come aggancio successivo:
c’è un’ampia documentazione, che dà ragione ai pubblicitari, in cui si dice che la gente compra immagini,
(ed ora ci ricolleghiamo al tema sessualità e amore nella società delle immagini),
e cerca cioè in queste immagini una proiezione di sé, una contemplazione, un modello narcisistico tanto per intenderci,
dove lui-lei si vede più bello, più forte, più desiderabile, dove crede, comprando quel prodotto,
di poter ottenere determinati requisiti, allora, i manipolatori introducono delle qualità, all’interno dei vari prodotti,
che il compratore ama e riconosce o vorrebbe riconoscere, cioé, l’immagine ideale che lui-lei vorrebbe avere di sé;
c’è però un osso duro per i pubblicitari: il senso di colpa per i lussi proibiti e le comodità,
che era dovuto, siamo sempre negli anni ’50 in America,
a che cosa?
-Alla tradizione puritana-,
per cui,
-più la gente-,
arrivano gli psicologi a questa conclusione,
-si stacca dalla tradizionale convinzione religiosa, più aumenta il potere di vendita dei cosiddetti prodotti-
questo è un punto fondamentale, perchè fa capire che c’è un disegno ben preciso,
allora a questo punto per i pubblicitari si impone l’obbligo di sradicare, negli Americani, la morale di origine religiosa…
Bisogna cioè tranquillizzare, in un certo senso, la coscienza del consumatore,
quando spende in maniera insensata, ecco che allora si afferma, per la prima volta,
una pubblicità senza etica, senza saldi principi (criteri) morali.
Il problema, però, da qui incomincia ad assumere proporzioni più vaste,
in quanto,
la spinta al consumo, non si limitava ad imporre prodotti inutili e non essenziali, ma
a fornire un’immagine costruita dell’uomo, attraverso un insieme di prodotti che costituiscono,
cioé uno stile di vita; pensiamo ai giovani d’oggi, …,
i quali si ritengono quasi orfani, quasi incompiuti se non hanno determinati oggetti, quando i giovani,
oggi, se non hanno il motorino o la cosa firmata o il videoregistratore…, etc., [’93]
si sentono non appartenenti al mondo dei giovani,
ecco che allora la radio, la TV, i giornali, incominciano ad entrare in questo meccanismo,
a favore del progresso consumistico…:
la morale religiosa viene abbandonata e viene sostituita…
con che cosa?
Con le “immagini” dei mass-media che indicano nuove linee di condotta,
ma soprattutto indicano nuovi valori di vita.
Questo è ancora più pericoloso,
e allora il mercato arriva a proporre una combinazione di immagini in continua evoluzione,
dando l’impressione di una crescita, cioé di una storia della propria persona,
ma la persona in realtà è scomparsa,
l’uomo perde le proprie caratteristiche;
voglio dire: gli oggetti non hanno più un significato per l’uso che se ne fa,
ma è “soggetto” chi vive al ritmo degli oggetti,
per cui arriviamo al punto che gli strumenti prendono il sopravvento sulla creatività e libertà dell’uomo.
Questo rovesciamento è la prima metà del consumismo,
cioè togliere l’interesse per le persone, una chiusura in un mondo immaginario:
la pornografia è un mondo immaginario, che non è il mondo reale dei rapporti umani e crea per cui il concetto di solitudine:
l’uomo diventa sempre più solo, sempre più staccato dagli altri;
la seconda metà… del consumismo è la cosiddetta perdita della realtà;
nella logica del consumismo, l’uomo non deve avere un contatto profondo con il mondo,
ma deve nutrirsi solo della sua immagine.
Per cui il consumismo tende ad annientare la persona e la realtà in cui vive,
perchè allora stupirsi se molti non vengono scossi da immani disgrazie se per una commozione del momento?
Ma perchè le notizie e la pubblicità vengono mosse sullo stesso piano: cosa vuol dire?
Che le notizie e la pubblicità forniscono lo spettacolo,
cioé chiedono il consumo non l’intervento:
lo spettacolo serve per essere consumato;
allora il mezzo di comunicazione attira a sé,
ma non spinge alla realtà di cui propone l’immagine,
può sembrare un controsenso, ma più uno quasi vede il dramma,
quasi in quell’ emozione di quel momento… si sente come partecipe,
è come se avesse fatto una scarica del proprio impegno personale,
ma più di tanto non fa e diventa uno spettacolo;
lo abbiamo visto … con la guerra Irak-USA di 2 anni [siamo nel ’93] fa che era diventata una guerra spettacolo…
anche la guerra è stata spettacolarizzata,
allora… su cosa si basa il consumismo?
Il consumismo non sta nel fatto di consumare nel benessere e nell’abbondanza,
che sono comunque traguardi positivi da un punto di vista storico per l’uomo,
perchè la povertà apporta e lo vediamo oggi nel terzo mondo,
a tutta una serie di situazioni che addirittura possono delle volte purtroppo limitare la stessa sopravvivenza dell’uomo.
Il consumismo si basa su un senso psicologico di scarsità,
cioé su un bisogno alimentato ad arte; il bisogno di continuare a consumare…
come spezzare questo circolo vizioso?
Primo punto su cui vorrei dire,
è che come famiglie dovremmo recuperare proprio quelle realtà che col consumismo ci vengono sottratte,
e che sono la realtà del rapporto personale, con noi stessi, del rapporto sociale,
per cui l’apertura al prossimo, al mondo e al rapporto soprattutto ovviamente al rapporto con Dio.
Per cui è importante essere con gli altri, non possederli.
Allora, qui adesso entriamo, più sul discorso della sessualità, perchè che cosa si scopre?
Si scopre che un’arma per poter vendere è proprio la sessualità;
e si incominciava sull’arte della seduzione,
per cui si usa la seduzione, nel proporre al pubblico femminile i cosiddetti oggetti di lusso,
esempio: i profumi che garantiscono un successo sessuale;
comprando quel profumo… c’era quella pubblicità qualche tempo fa che…,
gli uomini correvano dietro queste donne che si mettevano questo profumo;
però… ! cosa succede?
succede che, a un certo punto, l’elemento sessuale,
nella pubblicità,
si stacca solo dal discorso di seduzione,
ma incomincia a diventare determinante in tutte le offerte,
cioé in tutti prodotti, non solo sul profumo… allora la psicologia, incomincia ad indicare ai pubblicitari,
come far leva sulla sfera sessuale dei compratori,
perchè si scopre che la sfera sessuale,
e noi questo lo sappiamo, nella vita di una persona, ha un’importanza fondamentale,
ecco che allora deriva il discorso del nudo, il millimetro dopo millimetro,
per cui succede che questo nudo prende sempre più spazio,
in esecuzione di un preciso programma di annientamento della morale tradizionale,
principale ostacolo al consumismo, allora, il puritano
cosa comprava?
Comprava solo le cose indispensabili,
mentre il consumista tutto ciò che gli dà piacere, tutto ciò che esalta la sua persona,
ecco che allora arrivano contro la morale tradizionale,
addirittura, negli anni ’50, delle statistiche di Alfred Kingsey…,
-un famoso professore di zoologia, di cui molti avranno sentito parlare-,
il quale incomincia, in maniera fredda, ad analizzare le abitudini sessuali degli americani,
a questo punto, vengono pubblicati tutti questi rapporti, tutte queste statistiche…
e per la prima volta in America diventa lecito parlare della sessualità,
considerata, una parte, fino a quel tempo, della vita di cui non bisognava parlare,
perché c’era da vergognarsi,
ma come se ne parlava?
questo è importante..:
si parlava dell’attività sessuale in termini numerici,
cioé prescindendo dall’aspetto valoriale, cioé, prescindendo da che cosa entrava in campo,
per cui, quando veniva pubblicato che il 90% dei giovani praticava l’autoerotismo,
si era arrivati alla conclusione:
“siccome il 90% dei giovani pratica l’autoerotismo, questo è uno sfogo…
positivo, sano ed accettabile” e per cui si incominciava ad introdurre il concetto che
“tutto sommato, la pratica dell’ autoerotismo è una pratica normale, che fa parte dello sviluppo”…
non considerando le implicazioni da un punto di vista di crescita psicologia che sull’individuo,
poteva avere questo.
Allora, per fare le statistiche
si eliminano i valori che entrano in campo (il campo della statistica):
ecco che, l’abbandono dell’idea di peccato, diventa ancora più indispensabile,
quando arriviamo ad uno dei più grandi business della storia del consumismo,
che è quello della pillola.
Infatti questo è stato ed è uno dei più grandi affari,
in quanto con questo anticoncezionale che interrompeva l’evoluzione, …
dopo 10 anni della messa sul mercato, ben sei milioni di donne incominciano ad usarla.
Ma cosa vuol dire questo?
Vuol dire che, tramite l’uso della pillola, si risolve un problema,
che era il problema della coppia, il problema cioè del rapporto intimo,
che andava discusso, che apriva il dialogo, che apriva i timori,
che apriva cioé la possibilità di porsi un interrogativo sulla propria sessualità,
a questo punto le donne diventano, come dire…, proprietarie della loro sessualità,
gli uomini diventano gli antagonisti o devono diventare coloro che devono arrivare a conquistare
questa sessualità della donna,
per cui… qual è la considerazione finale?
Che dopo la pillola è molto più facile separare il sesso dalla persona;
perchè uno dei punti fondamentali su cui si basa la pornografia,
e si basa la civiltà delle immagini, nel senso della sessualità,
è proprio di separare il sesso dalla persona,
cioè i comportamenti sessuali a questo punto possono diventare oggetto di consumo,
possono per ciò entrare nel meccanismo della società delle immagini,
perchè ci possono essere… dei modelli,
ecco che inizia il consumismo sessuale, che doveva superare ancora l’ostacolo,
di un cosiddetto diffuso senso del pudore e qui vediamo che questo consumismo sessuale,
oggi come oggi noi lo vediamo a livello televisivo, a livello pubblicitario, a livello cinematografico,
ma anche a livello discografico, perchè teniamo presente che c’è tutto un mercato discografico,
e noi sappiamo benissimo delle recenti polemiche di una certa cantante che è venuta in Italia
a proporre il suo film da un titolo abbastanza chiaro “Erotika” (la cantante Madonna) [’93]
e per cui ha praticamente proposto questo tipo di problematica,
allora che cosa succede a questo punto?
Succede che bisogna cercare di eliminare il senso del pudore,
Ma il gesto di coprirsi cosa è che dice?
Il gesto coprire la propria nudità ha un messaggio profondo,
perché dice: “guarda dentro di me!
Non fermarti a ciò che tu puoi vedere o che puoi toccare,
perchè io sono oltre quel corpo, per cui il pudore ha un senso profondo:
cioé coprire il corpo significa voler vivere la sessualità in modo profondo.
L’ esibizione, pubblica, del corpo, che cosa dice?:
“la mia persona coincide in ciò che vedi”.
Allora, nella Bibbia, noi troviamo che Adamo ed Eva si coprono dopo il peccato e
qui si svela il carattere, duplice, della sessualità,
infatti il pudore è stato:
da una parte un’ammissione di debolezza, cioè la vergogna che l’uomo prova,
perché non sa più dominare perfettamente il proprio corpo, per cui chiede aiuto al pudore;
ma è anche, il pudore, il custode dell’essere, della parte più profonda di noi;
questo pudore, di cui parliamo,
è estraneo alla vergogna ossesiva,
che è la parte negativa o all’esibizione consumistica ed esprime il concetto di libertà e responsabilità della persona;
ma prigioniero di queste immagini, il sesso , che viene separato dalla persona,
si basa sul bisogno alimentato ad arte, non c’è più l’incontro con l’altro e il giovane nemmeno sospetta,
in questa civiltà, e può sospettare dove sia la soddisfazione reale,
perchè al giovane viene data un’immagine della sessualità che è soltanto finalizzata alla soddisfazione dell’istinto,
per cui il giovane non può nemmeno sospettare che la vera sessualità,
quella che dà l’autentico piacere,
perché non è che nella morale religiosa cristiana è negato il valore e la funzione del piacere,
perchè se Dio ci ha donato il piacere, vuole dire che ha una sua funzione, in positivo,
ma è una relazione amorosa dove le persone si donano totalmente.
In conclusione, il consumismo, in questi ultimi decenni… che cosa ha fatto?
Si è sbarazzato della morale tradizionale di ispirazione cristiana,
per cui tutto ciò che viene detto da parte della Chiesa,
viene chiamato bigottismo o diciamo, vecchio tradizionalismo e ci si ride sopra.
Addirittura il consumismo ha rivestito i panni di una liberazione sessuale e di una emancipazione,
che non gli spettano assolutamente… Perchè il consumismo in realtà non ha liberato, ma ha imprigionato…;
ma ovviamente dobbiamo anche dire,
che c’è chi dice che il cristianesimo in certo senso deve fare autocritica,
perchè ha fatto provocare nel passato dei sentimenti di paura nei confronti del corpo,
per cui una reazione che era di fronte al problema del paganesimo, in origine.
Il rigorismo sessuale del passato, cioè, ha causato delle conseguenze negative,
dobbiamo riconoscerlo, per onestà.
Ha causato delle conseguenze negative sotto 3 aspetti:
1- sotto l’aspetto dell’igiene sessuale;
2- della morale sessuale;
3- dello sviluppo della persona.
La psicologia ha fatto capire in questo caso che per orientare il comportamento in positivo,
un comportamento morale positivo, bisogna evitare di agire sull’angoscia,
sul senso di colpa, sulla minaccia, perchè questo non aiuta il giovane e non aiuta a crescere nella sua sessualità,
e non ha mai aiutato nessuno.
Dedichiamoci ora ad introdurre il tema della pornografia.
L’80% dei ragazzi, oggi, [’93] secondo le statistiche, entra in contatto con materiale pornografico,
il che vuol dire che 8 ragazzi su 10, che non è una percentuale trascurabile,
entra in contatto con materiale pornografico,
pensate che in America ci sono riviste pornografiche per ragazzi di 12, 13, 14 anni
e l’ultima statistica dice che ci sono ben 250 riviste per ragazzini, non per ragazzi, persone adulte,
ma parlo di ragazzini: l’adolescenza, noi lo sappiamo, è l’età del risveglio della sessualità,
è un’età dove c’è un’aggressività naturale, questa aggressività può essere diretta o verso la positività,
per cui nel creare legami, amicizia, cioè può avere uno sbocco positivo,
o può diventare un aspetto brutale, nell’imporsi contro l’altro e sull’altro,
allora una cosa: velocemente, per far capire, perchè la pornografia è negativa,
la pornografia non è negativa così…, ci sono delle precise risposte a livello pedagogico,
innanzitutto perché nel pornofumetto e nella pornografia, la violenza è il motore del mondo,
cioé la pornografia è sempre collegata alla violenza,
e il mondo noi sappiamo, non può andare avanti se non ci sono ideali,
l’uomo ha bisogno di idealità e il giovane ha bisogno di idealità, per trovare il suo sviluppo;
poi la pornografia trattiene l’attenzione sugli oggetti sessuali proibiti, ad esempio come i genitori…,
forse ovviamente chi non lo sa o non va a preoccuparsi di queste cose,
non sa che addirittura si creano delle situazioni in cui il rapporto sessuale viene presentato
tra un adolescente e una donna che è la figura della madre
e siccome nel periodo dell’adolescenza molti giovani possono avvertire un’attrattiva
per l’immagine femminile materna,
ecco che il giovane non viene aiutato a crescere,
perchè sviluppa un complesso e sviluppa una cosiddetta morbosità, non solo,
pensiamo agli effetti dannosi che ha la pornografia sul tipo psicologico del timido,
il ragazzo timido, il quale si gratifica con le immagini della pornografia
e per cui difficilmente saprà aprirsi agli altri,
diciamo che il tipo psicologico del timido con la pornografia ha gli amanti di carta,
e pensiamo ai danni, a questa continua chiusura;
non solo, la pornografia insiste sugli istinti disordinati,
perchè la sessualità viene presentata in maniera molto disordinata e non solo,
la pornografia cosa fa di estremamente pericoloso?
Come d’altronde anche l’autoerotismo: crea un luogo nascosto dove il disordine può sfogarsi,
dove non c’è la mediazione dell’adulto e questo, voi capite, è una cosa estremamente grave,
perché dove non c’è la mediazione dell’adulto,
il giovane può sviluppare un tipo di comportamento sessuale deviante,
non solo è stato accertato che la pornografia è uno dei fattori scatenanti del crimine violento,
allora c’è il processo della cosiddetta desensibilizzazione: chi assiste a ripetute scene di sesso e di violenza,
non dà più valore a queste scene, le considera normali, incominciano a diventare un valore di vita,
la violenza e il sesso presentato in un certo modo.
E non dimentichiamo a livello pedagogico il problema del modelling,
cioè il fatto che c’è da parte dei giovani, un’imitazione di un modello,
ma un’imitazione di un modello nel bene come nel male,
per cui il giovane che non ha ancora sviluppato la sua personalità imita un modello.
Allora la pornografia cosa fa: distrugge il sesso.
Perchè lo distrugge?
Perchè crea un forte senso di bisogno per l’osceno,
cioè dà un’idea distorta, sbagliata dei rapporti sessuali… ”
/da continuare…
Sebastiano(Quota) (Replica)