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23 Feb 2012  |  425 Commenti

Violenza (di genere)

In questa video intervista affrontiamo la questione della cosiddetta “violenza di genere”, con la quale si intende comunemente la violenza agita dagli uomini nei confronti delle donne.

“La violenza è maschile”. Questo concetto è uno degli assi centrali dell’ideologia femminista divenuta ormai da tempo cultura dominante. Si parte infatti dal presupposto che le donne non solo non siano in grado di agire in maniera violenta, ma non siano neanche in grado di concepirla, perché non farebbe parte della loro “specificità di genere”. Qualora delle donne, direttamente o indirettamente, secondo questo modo di interpretare le cose, si rendessero protagoniste di atti di violenza, ciò sarebbe dovuto al fatto che hanno interiorizzato i comportamenti maschili da cui sono condizionate.

Siamo di fronte ad una menzogna di proporzioni macroscopiche, come è evidente a qualsiasi persona dotata di un briciolo di buon senso, che però ha trovato sostenitori autorevoli addirittura nel mondo accademico, oltre che in quello politico e mediatico, fino a diventare, come dicevamo, l’interpretazione corrente e largamente dominante.

Il tema è estremamente complesso e non può di certo essere esaurito con un video.

Torneremo sull’argomento.


425 Commenti

Fabrizio Marchi 3:08 pm - 23rd Febbraio:

Segnalo questa nuova video intervista che abbiamo realizzato sul tema della violenza (di genere).
E’ in effetti troppo lunga ma l’argomento è troppo vasto e complesso per essere esaurito in un solo video (e ci siamo limitati ad affrontare solo pochi punti).
Ci torneremo, naturalmente.
Fabrizio

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mauro recher 6:57 pm - 23rd Febbraio:

scrivo qui ,oltre per farti i complimenti al video, una piccola curiosità che mi è capitata proprio oggi
http://femdominismo.wordpress.com/2012/02/23/forum-il-programma-si-rifa-il-trucco/

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Damien 11:57 pm - 23rd Febbraio:

A proposito di violenza di genere..

Scrivo mentre sto guardando LE IENE, su italia uno (ore 23:38).

Il programma illustra una delle cose piu’ disgustose e spregevoli.. la pedofilia.

Per 150 euro, un pedofilo compra la disgrazia e la vita di una bambina.

Il programma verte su un punto centrale, su come opera, agisce e sul comportamento di un tipico pedofilo che, fortunatamente, viene assicurato alla Giustizia.

Non voglio spendere molte parole su quanto ho su esposto, ma voglio fare riflettere su un fatto che, a mio avviso, è di ESTREMA IMPORTANZA.

Se è pur vero che tale pedofilo sia reo di uno dei più schifosi, inumani atti che si possano compiere sui bambini, tanto da sottoporre, contestualmente, il filmato a dei psicologi per capirne le meccaniche, gli atteggiamenti e porre riflessioni in merito, NULLA TRAPELA su un fatto a mio avviso gravissimo:

COME PUO’, visto che questi fatti purtroppo avvengono, UNA MADRE permettere che cio’ accada?

in altre parole, tutto il servizio non ha UNA SOLA VOLTA posto la domanda sulla evidente COLPA GRAVISSIMA della madre! il servizio, purtroppo, ha posto in evidenza come MOLTE MADRI in stato di bisogno economico, tramite chat, letteralmente vendano le figlie per denaro.

Fossi donna, ma meglio farmi una marchetta che vendermi la figlia su una chat ad uno schifoso pedofilo, ed invece questo accade..

Quindi, oltre al pedofilo, io manderei in galera anche queste madri.. ma queste.. vengono solo “capite”.. poverine..

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Rino 12:46 pm - 24th Febbraio:

A mio parere le osservazioni di Damien toccano un tasto profondissimo e terribile, che riguarda letteralmente i fondamenti del femminile, qui nell’epifenomenologia del “materno”.
In tutti qss anni lo abbiamo solo sfiorato. Il più acuto è cmq sempre stato Cesare, che però non ne ha scritto molto, ma ne ha parlato in varie circostanze.
L’analisi di questo aspetto del femminile, coniugato con il tema della Innocenza non solo storica-contingente (quale è rivendicata dal femm.smo) ma – in ipotesi – ontologica, appartiene ad un ambito che forse non entra direttamente nella QM ma in quella psicofilosofia dei sessi di cui solo i primi capitoli sono stati sin qui scritti. Terreno da dissodare per noi e le generazioni maschili future.
Ogni cosa a suo tempo e luogo.

RDV

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armando 7:20 pm - 24th Febbraio:

La pedofilia in rosa è agita sia nel modo indicato da Damien, come assenza di reazione o consenso, ma anche direttamente come viene benissimo documentato in un recente libro scritto da due donne. Ora non l’ho con me, per cui non ricordo esattamente le autrici e il titolo. Se serve, però, ve lo faccio avere.
armando

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cesare 10:06 am - 27th Febbraio:

Rino credo si riferisce alle madri che vivono il figlio maschio come marito e lo contrappongono al marito e al padre.
Due brevi riflessioni in merito: queste madri chiamano il figlio a relazionarsi con loro al livello profondo e non manifesto dell’inconscio, secondo l’affettività tipica della relazione sessuata e pertanto pongono nella relazione col figlio la dimensione del sesso, sia proprio sia del figlio.Questo chiamare il figlio inconsciamente al ruolo di marito è molto diffuso soprattutto nelle madri separate ed è di fatto l’imposizione tramite seduzione e violenza al figlio di una relazione che ancorchè non passi attraverso il sesso in termini anatomici, è a tutti gli effetti sessuata perchè il figlio viene obbligato dalla madre in una relazione affettiva appunto sessualmente connotata. Il che è ancora peggio.
Di questa pedofilia materno/femminile non c’è traccia nè di consapevolezza nè di denucia. Anzi la cultura grandematerna attuale invece di denunciarne la violenza pedofila e i danni devastanti nella psiche del giovane maschio, ci costruisce sopra le storie commoventi delle povere madri che “tirano su i figli da sole aiutate dal povero, ma bravissimo, figlio maschio” di turno, pronto a lanciare sul proprio padre la male-dizione che invece la madre ha posto sul suo capo. Della rovina emotiva, psichica e sessuale che entra per sempre nella vita dei giovani maschi e ne condizione ogni comportamento a seguito di questa relazione incestuosa della madre, nessuno parla. Anzi se ne compiacciono tutti come segno di nuove conquiste di nuove più estese libertà.

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Rino 11:01 am - 27th Febbraio:

Proprio di questo si tratta, del carattere incestuoso della relazione madre-figlio: quanto è diffuso nella massa in termini di % e quanto profondamente? Vero: nessuno ne parla e men che mai ne parleranno i colpiti.

Quali i rimedi? Non certo legislativi.
La rigenerazione della forza psicologica (e quindi anche del prestigio sociale) del padre il quale, nella relazione madre-figlio deve avere l’ultima parola, giacché è suo obbligo intromettersi.

Altrimenti è la rovina.

Oggi mentre l’abuso parentale sulle FF si chiama violenza, come è, quello materno sui figli si chiama amore.

E così anche qui si vede perché la “violenza” sia solo maschile.

RDV

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doctor doctor 12:17 pm - 27th Febbraio:

Il video tocca la violenza di genere tracciandone la genesi, se ricordo bene, sul fatto che la maggioranza delle violenze è commessa da uomini.
Credo che sia incompleta, nel senso che viene trascurata proprio la variabile di genere intesa come motivo, ossia che la donna viene picchiata in quanto donna.
Forse bisognerebbe riflettere su questo.
Credo che le campagne di sensibilizzazione e le trasmissioni odierne pongano molto questo aspetto, come ad esempio lo speciale Tg andato in onda su rai 1 ieri sera

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Leonardo 2:50 pm - 27th Febbraio:

doctor doctor:
Credo che sia incompleta, nel senso che viene trascurata proprio la variabile di genere intesa come motivo, ossia che la donna viene picchiata in quanto donna.
——————————————————–
Vero, ma non si mettono mai in rilievo i comportamenti femminili che portano ai comportamenti sbagliati maschili. Sbagliati perché fare lo stalkin o scenate di gelosia rafforzano la donna (e la cultura di massa).
Credo che l’uomo che uccide la sua compagna, lo faccia perché umiliato nella sua “virilità” come lo fa un disoccupato che non prende neanche in considerazione il fatto che lui non deve niente a sua moglie (semmai ai figli).
Sappiamo tutti: belli e brutti, che per avere una donna, una compagna, un amante, bisogna attivarsi, e le donne sono ambigue nel mostrare desiderio e disprezzo all’uomo, c’è sempre quella sensazione di possibilità, che è la carta vincente femminile e che fa si che lei abbia molti corteggiatori per sentirsi importante e scroccare i money.
C’è quell’indifferenza assoluta della femmina dopo che si ha avuto la sensazione che provava affetto per noi, cambiano come la notte al giorno e l’uomo che viene isolato deve in qualche modo farsi di nuovo avanti, spesso sempre con la stessa che a volte lo maltratta, la questione è complessa, ma da questo credo dipenda lo stalkin quello vero, perseguitare la donna che ci ha umiliato e lasciato (cornuto e mazziato).

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armando 3:11 pm - 27th Febbraio:

Due amici litigano per una donna. Finiscono alle mani. Quello che perde ha subito violenza in quanto maschio, per forza di cose. In una coppia lesbica che litiga e viene alle mani, chi subisce violenza lo fa in quanto donna. O no?
Quindi non ha nessun senso dire che la donna viene picchiata in quanto donna. Non spiega nulla sui motivi, nulla su chi la violenza la infligge, nulla sul fatto che alla vittima della violenza poco importa il sesso del picchiatore. E’ un fatto, d’altra parte, che la maggior parte dei morti di morte violenta sono maschi. Vengono forse uccisi in quanto maschi?
armando

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cesare 5:07 pm - 27th Febbraio:

Da Chiambretti ieri sera erano ospiti le militanti di “Femen” al solito nude contro gli abusi sulle donne; così a Bogotà, donne nude in strada per lo stesso motivo (*).
Ritengo che da parte di militanti femminili e delle donne in generale, imporre ai maschi per la strada o nei media, una esibizione e sollecitazione sessuale non richiesta, esponendo seni e genitali nudi, sia una violazione gravissima della libertà maschile e un grave abuso della sessualità maschile. Ritengo ingiusto che l’abuso sia combattuto con l’abuso; ritengo inoltre ingiusto che la straordinaria capacità di fascinazione che hanno le nudità del corpo femminile sulla sessualità maschile, debba essere utilizzata e messa in campo fuori di luoghi e tempi dedicati specificamente a ciò e in tal senso dichiarati. Altrimenti è abuso. Pertanto alle donne faccio una semplice richiesta di rispetto verso i maschi e di autodisciplina: per cortesia comunicate le vostre battaglie con la parola e non tirandovi giù le mutande. E nel caso l’ impulso ad esibire il proprio corpo nudo a fini seduttivi fosse davvero incontenibile, per rispetto alla libertà altrui, dedicate a tale esibizione luoghi e tempi ad hoc così che all’appuntamento preannunciato ci si vada consapevoli e liberi della propria scelta.

(http://www.repubblica.it/esteri/2012/02/26/foto/bogot_il_topless_contro_le_discriminazioni-30537917/1/?ref=HRESS-26.

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Roberto Micarelli 5:46 pm - 27th Febbraio:

Salve a tutti. Interessante la discussione che state portando avanti. Aggiungo che recentemente il c.d. femminicidio l’avevo posto in termini di “attribuzione pregiudiziale di movente”. Quindi come dite, la spiegazione aprioristica delle ragioni per cui la donna è stata uccisa dall’uomo, cioè solo perché donna, in barba a quella che invece dorebbe essere una disciplina investigativa di caso in caso. Quindi sì, ci troviamo di fronte a strategie propagandistiche che vanno contrastate in quanto tali, e si dovrebbe secondo me anche fare luce su questo aspetto, oltre che sul dato sociale oggettivo. L’argomento è troppo vasto per un solo video.
C’è poi tutto il campo della violenza di genere sull’uomo, che spezza la logica della “violenza a sesso unico”, violenza sull’uomo da intendersi sia come privata che di stato. Ho letto che dal 2000 a oggi nelle carceri italiane si sono verificati 700 suicidi. Uno a settimana … C’è chi suggerisce l’adozione del termine maschicidio, per il suo portato polemico, da contrapporre alla vulgata filo-femminista del femminicidio.
Un’altra analisi che ho trovato interessante è quella dove si sostiene che in realtà i dati sulle violenze di genere rivelano una verità paradossale: di fronte a una matrice semplificata dove ogni anno vengono uccisi da mano maschile 400 uomini e 100 donne, emerge che essere donne, in presenza degli stessi moventi, è un fattore altamente protettivo.

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Damien 6:19 pm - 27th Febbraio:

@Cesare

(ironia ON)
Sei uno sporco maschilista! il corpo è mio e lo GESTISCO io..

Si chiama emancipazione sessuale! porco! noi ci denudiamo perchè siamo vittime di un mondo maschilista! Taci e paga maschietto!

(ironia OFF)

In un mondo dove il CORPO FEMMINLE ha assunto un valore commerciale, ci si puo’ ancora meravigliare di quanto vediamo? non credo proprio.. anzi..

Verrà il tempo che le donne andranno in giro nude, diceva un vecchio del mio paese, e l’uomo non potrà neanche vederle!

Aspita! manco 10 anni e siamo arrivati ben oltre! ci tocca PAGARLE (direttamente e/o indirettamente) le “diversamente professioniste”, non penserete mica che le TROIEM (altro che femen) siano andate li senza esser pagate! come dite? non era la rai? ahahah

Avete presente la pubblicità al Chiambretti? ecco.. quella pubblicità era parte del loro compenso, e magari adesso che uscite e mettete nel carrello della spesa i biscotti del panaio marrone, sapete che qualche centesimo è servito per la MARKETTA alle diversamente professioniste troiem!

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doctor doctor 7:08 pm - 27th Febbraio:

Leonardo
“Vero, ma non si mettono mai in rilievo i comportamenti femminili che portano ai comportamenti sbagliati maschili. Sbagliati perché fare lo stalkin o scenate di gelosia rafforzano la donna (e la cultura di massa).
Credo che l’uomo che uccide la sua compagna, lo faccia perché umiliato nella sua “virilità” come lo fa un disoccupato che non prende neanche in considerazione il fatto che lui non deve niente a sua moglie (semmai ai figli)”.

Sul fatto che l’uomo uccida perché umiliato nella sua virilità lo trovo debole perché di solito uccidono, stando a quanto riportano i giornali, nel momento in cui irrompe un abbandono, reale o percepito che sia, da parte della partner.
Sembra dunque che questi uomini, così come quelli che picchiano le donne in modo grave, abbiano più problemi di intimità che di virilità, e spesso è un problema che nasce non sul momento, ma è il risultato di un percorso con dei precisi fattori psicologici e sociali che poco hanno a che vedere con patriarcati o matriarcati.
Il fatto che si insista tanto sulla violenza di genere mi sembra abbia a che fare con una visione ginocentrica non solo della violenza, ma anche degli uomini.
Le nostre esperte e le/i femministe/i propongono l’immagine di un uomo il cui universo di valori, simboli e aspirazioni ruota perennemente intorno alle donne; la conseguenza di questa visione è che se gli uomini picchiano le donne è perché le odiano e se le odiano è perché il loro universo ruota tutto intorno all’odio e alla repulsione verso le donne.
A nessuna femminista o esperta viene da pensare neanche lontanamente che spesso gli uomini violenti hanno problemi e bisogni che nulla hanno a che vedere con le donne.
Dato che spesso le femministe dicono che “quello che succede ad una donna succede a tutte” non ci si deve poi sorprendere se le violenze perpetrate esclusivamente verso la partner vengono interpretate come misoginia. Invece questi uomini hanno probelmi con quella determinata donna e quando entrano con lei in un determinato tipo di relazione, e lo stesso lo si può vedere nelle relazioni omosessuali, dove le condotte e le motivazioni che portano alla violenza sono le medesime. Ma se si fanno questi confronti allora bisogna mettere in dubbio la misoginia quale male e causa unica della violenza e allora c’è il rischio che le donne possano percepire di perdere di importanza agli occhi degli uomini e del mondo perché non sono più il centro del universo maschile.

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Leonardo 7:49 pm - 27th Febbraio:

doctor doctor
Sembra dunque che questi uomini, così come quelli che picchiano le donne in modo grave, abbiano più problemi di intimità che di virilità, e spesso è un problema che nasce non sul momento
—————————————————–
Non trovo un articolo postato qualche giorno fa dove uno racconta che sua moglie, credo, gli ha tirato un orologio in fronte…
Può succedere che uno reagisca!
Una che tira gli orologi in fronte agli uomini deve essere di carattere violento, quindi viverci insieme è terribile.
Se uno reagisce o arriva al limite della sopportazione e uccide la gentile consorte, al TG dicono: uccide la moglie, ma non sappiamo come è successo.
Poi ci sono vari casi e personalità differenti…

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Rino 8:16 pm - 27th Febbraio:

Preannunciata con il titolo “UU che odiano le DD” (..bravo e grazie Larsson….!) è andata in onda ieri sera una trasmissione su Rai 1 “…contro la violenza alle DD”.
Pare di capire che uno psicologo-psichiatra là presente non si sia fatto sottomettere.
Chi è? Qualcuno ne sa qc.sa?

RDV

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Rita 8:23 pm - 27th Febbraio:

è più facile che si salvi una donna in quanto donna che non si uccida una donna in quanto donna

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mauro recher 8:25 pm - 27th Febbraio:

intanto sull’argomento ieri notte (verso mezzanotte) è andato in onda uno speciale sul tg1 titolo ,manco a dirlo , “uomini che odiano le donne” ,già dal titolo in se si vede che c’è qualcosa di sbagliato ,ci sono ALCUNI uomini che odiano le donne e che fanno violenza .io mi chiedo sempre a chi giova questa criminalizzazione del genere maschile …
forse sono paranoico io (il che può essere smile ) ,ma ho visto un video dei punkreas “cuore nero” http://www.youtube.com/watch?v=-QIYCQsqa_0
praticamente parla della loggia massonica P2 ,e nel video c’è questo punto ..manipolare tv e giornali per indottrinare il consenso popolare … mi sembra la stessa tecnica usata dal femdominismo

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Fabrizio Marchi 8:58 pm - 27th Febbraio:

“Se uno reagisce o arriva al limite della sopportazione e uccide la gentile consorte, al TG dicono: uccide la moglie, ma non sappiamo come è successo”. (Leonardo)
Il che, naturalmente, qualsiasi possano essere le motivazioni, non giustifica comunque l’omicidio…
Fabrizio

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doctor doctor 8:51 am - 28th Febbraio:

Leonardo “Può succedere che uno reagisca!
Una che tira gli orologi in fronte agli uomini deve essere di carattere violento, quindi viverci insieme è terribile.”

Vero, però occorre distinguere i contesti: un conto è un singolo episodio, un altro è una serie reiterata di condotte violente che, spiace dirlo, riflette due situazioni e soprattutto due persone molto diverse tra loro.
Per quanto riguarda la trasmissione che ho seguito quasi per intero posso dire che lo psichiatra è stato molto bravo: ha spiegato il suo punto di vista sulla violenza e le donne presenti (ospite e conduttrice) erano così in difficoltà che cercavano di farsi forza l’una con l’altra cercando il sostegno e il conforto reciproco.
Memorabile quando è intervenuta un membro della Casa delle Donne che ha cercato di controbattere la tesi del funzionamento patologico degli uomini violenti sostenuta dallo psichiatra. La signora in questione sosteneva che etichettare le persone come patologiche altro non era che un espediente per scusarli e sottrarli dalle loro responsabilità. Lo psichiatra ha detto che si sbagliava e che patologia mentale e infemrità mentale non sono la stessa cosa (e la signora non è riuscita ad emettere una singola parola), ribadendo ancora una volta le difficoltà psicologiche e relazionali della coppia.
La conduttrice ha inoltre mandato in onda un documantario realizzato intervistando gli uomini autori di violenze sulle partner (i famosi uomini che odiano le donne), nella speranza di mostrare la misoginia e i comportamenti violenti che nascerebbero dalla paura della “donna nuova” (altro esempio di ginocentrismo, almeno secondo me).
Ebbene, tutte le loro tesi (della conduttrice e dell’ospite) sono state smontate proprio da quegli uomini violenti che hanno mostrato ben altri aspetti e ben altre cause.
Secondo il mio parere è stato il trionfo del racconto e del vissuto maschile, tanto è vero che le donne, ogni volta che emergevano le testimonanze, finivano col cambiare discorso.

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cesare 10:25 am - 28th Febbraio:

Anch’io ho visto verso mezzanotte su un canale RAI una intervista ricostruzione (nell’ambito credo della trasmissione titoltata all’incirca “L’amore che uccide”) del vissuto di un omicida. Che “non uccidere” sia un comandamento invalicabile in tutti i tempi e in tutti i luoghi, è certo. Resta il fatto che l’omicidio esiste ed ha sempre una causa o più cause e fra queste la perdita di equilibrio della persona. Il fatto che si parli di cause dell’omicidio non significa che per “cause” si intenda “giustificazioni”.
E tutti sanno quando nel rapporto con un altro lo si sta conducendo a quell’accesso incontrollato di disperazione e di risentimento che in particolari condizioni e soggetti si scatena poi nella perdita temporanea della ragione (monetanea incapacità di intendere e divolere) e si traduce nella violenza omicida. Devo dire che nel vissuto dell’uomo e della donna della trasmissione di cui sopra, questa dinamica era assolutamente evidente: lui innamorato perso e roso dalla gelosia attende lei fino a tarda notte; lei quando rientra racconta il suo tradimento con l’amico, esalta il piacere provato a letto con lui, denigra il marito, se ne fa beffe, e lo annienta in una sequenza interminabile di umiliazioni verbali e gestuali. Il marito perde la testa, si arma e spara. Poi davanti al corpo insanguinato della moglia si sveglia dal furore e si rende conto di essere diventato un assassino.

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Rita 11:08 am - 28th Febbraio:

Infatti Cesare: la dicitura “delitto passionale” è quella più contestata dal femminismo,perchè fornisce un movente ben definito.
Movente che puo’ essere usato anche dalle donne vs gli uomini. Ricordate il film (tratto da una storia vera)
http://it.wikipedia.org/wiki/Ti_amer%C3%B2…_fino_ad_ammazzarti ?
Qua accade il contrario: è la donna ad essere in un certo qual modo “umiliata” dai continui tradimenti del marito. Progetta l’omicidio (e reitera nel caso di fallimento). E alla fine lui la perdona e diventa “fedele” perchè vede tutti quei tentati omicidi come un eccesso di amore.
C’è anche un elemento peggiorativo (la premeditazione del fatto.. anzi dei “fatti”) rispetto a quanto accade in genere negli omicidi delle partner femminili (reazione violenta immediata non premeditata in genere) eppure la visione che se ne ha è quella di simpatiche giustificazioni più che di moventi. A nessuno e nessuna verrebbe in mente di catalogare questo omicidio come quello di una donna che odia gli uomini. O che è spaventata dall’esuberante sessualità degli uomini e punisce il compagno che incarna quella sessualità.

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cesare 12:40 pm - 28th Febbraio:

La mia esperienza mi porta ad una visione drastica per cui condivido il racconto del Genesi nella definizione di coppia, racconto da cui traggo il significato che la parola amore assume in questa relazione: la coppia nasce quando l’Adamo di turno riconosce nell’Eva di turno che proprio lei è “carne della sua carne”, espressione stupenda a significare la profondità “biochimica” e psichica dell’appartenenza reciproca, e l’Eva riconosce nell’Adamo che lui è carne della di lei carne in quanto lei è carne della di lui carne. Questa è la coppia che si costituisce per davvero e allora c’è poco da fare: è per la vita, anche se la vita può accadere che ti porti all’illusione di potertene separare. Detto questo è detto tutto: o ti costituisci in simil-coppia politically correct e allora ne puoi costituire quante ne vuoi e andrai su Donna Moderna a raccontare quanto è importante emanciparti e costruire tante rassicuranti relazioni col nulla, oppure è opportuno sapere che a rompere questo tipo di legame si paga caro e si paga tutto. Per questo Amore diventa così prossimo a Morte. Ed è opportuno che maschi e femmine se lo ricordino l’un l’altro, perchè privi di questa consapevolezza antica quanto il cuore umano, è meglio che dall’amore di coppia se ne stiano, “femministicamente”, alla larga perchè persino gli appartenenti alla Benemerita ne vengono travolti.

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Leonardo 1:35 pm - 28th Febbraio:

“Se uno reagisce o arriva al limite della sopportazione e uccide la gentile consorte, al TG dicono: uccide la moglie, ma non sappiamo come è successo”. (Leonardo)
Il che, naturalmente, qualsiasi possano essere le motivazioni, non giustifica comunque l’omicidio…
Fabrizio
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Resta il fatto che l’omicidio esiste ed ha sempre una causa o più cause e fra queste la perdita di equilibrio della persona. Il fatto che si parli di cause dell’omicidio non significa che per “cause” si intenda “giustificazioni”.
cesare
__________________
Quoto la risposta di cesare.
Aggiungo che mi riferivo alla televisione, al popolo forcaiolo e alla legge che spesso è portata a giustificare le donne, ad attenuare i delitti femminili, tra cui uno dei più comuni e antichi: il figlicidio, delitto odioso e che fa apparire mostruoso il ruolo materno.
Il popolo vuole in sangue, più si commette violenza e più si grida alla vendetta cruenta…

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Lucrezia 1:21 pm - 9th Marzo:

Intervengo velocemente, e mi riservo di leggere bene il vostro manifesto prima di esprimermi ulteriormente, ma vorrei sottolineare un dato che non mi sembra considerato, almeno in questo forum parlando di violenza.
E’ tanto falso porre la questione della violenza nella nostra società sulla base delle differenze sessuali, quanto parlare di guerra tra i sessi. Infatti è risaputo che la violenza nasce sempre da un disagio affettivo vissuto nei momenti cruciali della formazione dell’individuo, che sia esso maschio o femmina.
In realtà il fatto che la maggior parte delle violenze contro la donna vengono perpetrate nel suo ambiente familiare o comunque dal partner scelto da lei stessa, la dice lunga sulle cause di questo tipo di violenza che porta alla ribalta questo fenomeno paradossale della donna in pratica vittima di sè stessa e che proviene, appunto, dal disagio affettivo che tocca addirittura più le donne degli uomini, in quanto la donna è molto più oppressa nel confronto con la propria madre di quanto non lo sia il figlio maschio.
Si collega a questa constatazione la falsità insita nel fatto di definire la società attuale come “patriarcale”, individuando nel ruolo maschile l’artefice principale dell’autoritarismo della società in cui viviamo, sottovalutando la rilevanza del ruolo materno, in virtù del primato del parto, nella costituzione del singolo essere e quindi della società, mentre, al contrario, ciò che è stato designato troppo superficialmente come autoritario e patriarcale ha, all’esame della fisiologia affettiva, sostanziale natura matriarcale.
Scusate se ho messo troppa carne a cuocere, ma credo che sia un modo per continuare il dibattito e magari aprire un tema che bnon so se altrove avete trattato, appunto quella della struttura della nostra società e di alcune istituzioni che ne condizionano lo sviluppo, come la chiesa.

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mauro recher 6:40 pm - 9th Marzo:

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Fabrizio Marchi 9:38 am - 10th Marzo:

è strano che il Maestro Sergio Leone non sia stato accusato di maschilismo sciovinista per questa scena…forse perchè di fronte a tanta grandezza anche i/le più impertinenti diventano impotenti?…
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DtO2C-9-5pXM%26feature%3Dshare&h=gAQEKiUiJAQE_-M-BjIi0-edHJI31t1EOC0_v8xrYOmmjSQ
Fabrizio

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Rino 11:59 am - 10th Marzo:

Lucrezia:
>>
E’ tanto falso porre la questione della violenza nella nostra società sulla base delle differenze sessuali, quanto parlare di guerra tra i sessi…
>>
Colgo l’occasione per ricordare i due diversi modi con cui ci si pone di fronte a qualsiasi problema e alla ricerca della verità, ovunque si trovi.
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C’è la posizione strumentale e c’è quella veritativa.
La prima ha un obiettivo (cosciente o meno, dichiarato o meno) del quale ogni verità (come ogni bugia) diventa ancella e strumento. Qui hanno spazio solo le “verità utili”. Quelle inutili o, peggio, dannose vengono tralasciate, dimenticate, negate.
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La seconda prescinde dall’utilità giacché ha per scopo il rinvenimento delle cause e degli effetti in quanto tali (di ogni avvenimento).
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La prima ha per scopo la lotta, la seconda ha per fine la comprensione. Benché non sia facile distinguere sempre tra i due obiettivi, c’è un segnale che ci permette di capire cosa stiamo facendo. Se ci accade di imbatterci in qualche verità che ci urta, di disturba, ci disorienta, ciò significa che siamo nel secondo caso. Se invece incontriamo solo verità utili… gatta ci cova.
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Le osservazioni di Lucrezia appartengono alla seconda prospettiva e perciò contribuiscono al dibattito vertente sulla ricerca delle vere cause degli avvenimenti di cui si occupa (violenze in famiglia). Psicologia delle dinamiche famigliari, dove si può o meno concordare, ma questo è inevitabile. Siamo cmq al di fuori del conflitto tra i sessi, e quindi fuori dal regno delle verità utili.
Bene.
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Ma il conflitto dei sessi esiste ed è all’interno di questo che si sviluppano le attuali analisi delle dinamiche famigliari che sono perciò necessariamente strumento di quella lotta. Analisi che – nel discorso pubblico – sono monopolizzate dalla visione femminista e quindi dai suoi obiettivi. Analisi che – come origine della violenza – trova sempre le cause utili alla …causa.
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In questa situazione è del tutto fuori luogo contrapporre alle verità femministe le possibili verità della psicologia famigliare, perché di queste il femminismo si fa beffe. Eppure è ciò che spesso accade, talvolta anche in Tv, dove lo psicologo tenta di contrapporre al racconto consueto e obbligato (la causa è la misoginia) diverse acquisizioni (magari pur opinabili) della scienza psicologica, fingendo, obtorto collo, che l’obiettivo comune sia la ricerca della verità.
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Quello che va fatto a priori consiste nella presa d’atto dell’esistenza del conflitto e nella denuncia aperta della strumentalità radicale del racconto femminista (e perciò di ciascuna delle sue parti).
Solo al di fuori del conflitto si può ragionare, dibattere, dialogare. All’interno di esso si combatte. Non si può fare altro.
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In occasione della recente strage famigliare di Brescia, ho sentito alla radio nazionale quanto segue.
“Uomini che odiano le donne. A Brescia nuova strage della violenza di genere. Un uomo ha assassinato la ex moglie e la figlia, e poi anche altre due persone”. ‘Persone’?
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Se si dice che gli altri due erano maschi, non si può più parlare di violenza di genere, di misoginia, di colpi di coda del patriarcato etc. Si è costretti ad uscire dal conflitto dei sessi e a passare all’analisi veritativa delle cause. Col rischio di scoprire – apriti cielo! – che quei gesti non derivano dall’onnipotenza del maschio padrone, ma viceversa dall’annichilimento esistenziale e dalla disperazione.

RDV

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Sandro2 12:46 pm - 10th Marzo:

Fabrizio:
“è strano che il Maestro Sergio Leone non sia stato accusato di maschilismo sciovinista per questa scena…forse perchè di fronte a tanta grandezza anche i/le più impertinenti diventano impotenti?…”
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Qualcuno lo accusò di essere di destra, quasi un fascista, ma nessuno/A si sognò mai di bollarlo come uno “sporco maschilista misogino”. (*)
Al riguardo, aggiungiamo pure che LE deboli si espandono solo quando di fronte a loro non percepiscono più la FORZA.
Perché il punto è proprio questo: le femmine devono percepire la forza (e non mi riferisco solo a quella fisica), altrimenti non c’è verso di “domarle”; piaccia o meno.
Non a caso io sostengo da molto tempo che non è certamente il femminismo il problema n.1 degli uomini, dato che il problema n.1 sono proprio i medesimi.
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P.S. Neanche per questa scena è mai stato accusato di maschilismo…

http://www.youtube.com/watch?v=PDsFymSozRM&feature=related
Tra l’altro, in questa epoca ci toccherebbe assistere ad una scena… contraria, dove la lei di turno stende a calci e pugni un uomo che magari è alto 1 metro e 90 e pesa 110 kg…
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(*) Calcola che una volta mi è capitato pure di leggere degli apprezzamenti nei confronti dei film di Leone, da parte di una delle giornaliste “ultra femministe” della 27ora…

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Leonardo 2:28 pm - 10th Marzo:

@Fabrizio Marchi
La violenza sulle donne nei film forse alle femministe gli fa comodo, oggi però una scena come quella e altre di molti film passati non passerebbero inosservate.
Ma forse è talmente inverosimile per le donne che gli uomini in generale possano arrivare a tanto che se ne fregano.
Leone in Italia è molto osannato, altri registi italiani acclamati all’estero no, e spesso nei film di Leone mancano le donne, quindi il problema non si pone; invece Prendi Django del 1966 di Sergio Corbucci: film che all’estero è un simbolo del western italiano, da noi è noto solo agli appassionati; quello di Django viene anche chiamato Western crepuscolare o gotico, per le atmosfere e la violenza che sfocia nell’horror:
http://www.youtube.com/watch?v=J8kwP3sGrko
Altra scena forte di un regista italiano molto apprezzato all’estero:
http://www.youtube.com/watch?v=C_u89CLzHYk

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Leonardo 3:49 pm - 10th Marzo:

Spesso capita che il regista quando viene intervistato ha idee molto diverse da quello che ci si aspetterebbe vedendo i suoi film. Certo le trame dei film di solito sono degli sceneggiatori che scrivono quello che poi il regista andrà a girare, ma credo che l’incoscio abbia molta voce in capitolo: Lucio Fulci che ha fatto tra gli anni 70 e i primissimi 80 dei bei thriller-horror molto violenti è stato sempre definito misogino, ma in un intervista ha dichiarato che le donne sono più intelligenti.
Werner Herzog che è un autore del cinema considerato di più alto livello, a volte sentendo le sue interviste mi riesce strano credere che abbia potuto fare alcuni film che mi piaciono: Aguirre furore di dio e nosferatu sembrano dei film anarchici e anticristiani, mentre il regista ha dichiarato di essersi convertito al cattolicesimo.
Siamo esseri inaffidabili in un mondo che ci inganna.

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Lucrezia 3:54 pm - 10th Marzo:

@ Rino: Non è inutile, anzi bisogna approfondire e comprendere sino a fondo le dinamiche psicologiche conflittuali all’interno della famiglia tra genitori, in particolare tra le madri, e i figli.
Esse sono la principale causa del disagio affettivo di tutti gli esseri umani, uomini e donne, in quanto figli e figlie, della violenza nei rapporti umani e dei conseguenti rapporti di forza all’interno della società. Chi parla della violenza di genere, almeno chi ne parla in buona fede, ha sempre un’esperienza familiare che gli permette di comprendere questi conflitti, se ha voglia di arrivare alla verità.
L’attenzione va spostata sul giusto binario, quello del conflitto generazionale

A questo scopo, vi riporto, qui di seguito, uno scritto dello psicologo Sergio Martella:

“Solo gli idioti credono che la violenza sessuale ed affettiva abbia una valenza maschile. La propensione a fare del male, all’aggressivita’ o all’autolesionismo e’ proporzione esatta del disagio sperimentato dal soggetto nella sua formazione, senza che vi sia stata possibilita’ di elaborarlo o di farsene una ragione. Da questo punto di vista il grado di disagio che e’ insito nelle donne anche a livello strutturale e formativo e’ infinitamente piu’ alto di quello maschile.

La violenza visibile, quella eclatante e’ solo l’effetto di un disagio ben piu’ profondo che risiede nelle motivazioni dello stato d’animo e dei rapporti umani. La violenza visibile ha sempre una motivazione profonda nelle cause affettive che la determinano. Possiamo dire che la sofferenza affettiva sia la violenza in se come origine, motivo e spinta all’effettuarsi della violenza.

Le statistiche piu’ obiettive rilevano come in famiglia, cioe’ nel mondo del privato affettivo, la maggior parte delle violenze sia ad opera delle donne: sui figli, nel conflitti coniugali, nelle separazioni. La prevalenza maschile e’ netta solo nel caso di abusi sessuali sui minori. Ma anche in questo caso non e’ stata mai rilevata la compresenza costante, visiva, consapevole della donna per la durata, spesso di anni, delle violenze sui figli. Molto spesso e’ il nuovo convivente della donna ad operare abusi sui figli. La natura motivante della donna non e’ mai rilevata: essa e’ sempre e solo la vittima dell’uomo e del suo fallo.

Nessuno ha mai pensato che la moglie di Pacciani, per esempio, fosse responsabile quanto e forse piu’ dello stesso mostro di Firenze, quando questi abusava delle figlie fino all’eta’ di 17 anni. Non era una donna succube. Lo testimoniano i giornalisti ed i fotografi aggrediti senza tanti riguardi dalla furia della personalita’ della donna. Non era una semplice osservatrice, altrimenti avrebbe denunciato il marito. Allora era la CAUSA efficiente di quanto avveniva nel suo regno domestico!!!

E’ tanto difficile da capire? Che dire poi della madre del mostro Stevanin, lo squartatore veneto che sul modello di Psycho adescava ed uccideva giovani ragazze per seppellirle nel giardino di casa dove conviveva con la madre. Da dove deriva tanta perversione spesso agita dai maschi?

Cosa pensate di una donna che esce a cena con un uomo dalla personalita’ potenzialmente assassina? Pensate che la naturale sintonia dell’inconscio affettivo non registri immediatamente la natura violenta riposta in una persona? Perche’ allora si crede alla giustificazione “prima non era cosi’, lo e’ diventato dopo sposato”, che le donne danno quando scoprono di stare con un mostro. Vi fidanzereste con uno psicopatico, lo sposereste, ci fareste dei figli, ci vivreste per degli anni esponendo i vostri figli egli effetti di questa situazione? Portereste i vostri figli a giocare con una tigre sanguinaria se non foste voi stesse delle persone perverse che usano la violenza di un soggetto per sfogare i vostri istinti crudeli e perversi?

Allora perche’ le statistiche di Telefono Rosa denunciano che il 90% delle violenze dichiarate dalle donne e’ ad opera di marito, convivente, amico e figlio, cioe’ le uniche persone sulle quali la scelta della donna ed il suo arbitrio sono assoluti, arbitrari ed effettivi?

E’ ora di finirla con questo sessismo razzista che vuole fomentare una assurda guerra tra i sessi. Questo accade solo perche’ non si vuole prendere in esame la vera natura del difetto di emancipazione dell’umanita’. La componente femminile e’ schiacciata in modo strutturale nel naturale processo di formazione e di individuazione. Questo non avviene per colpa del maschio. Non si tratta di un conflitto tra generi: ma tra generazioni!

La donna e’ molto piu’ oppressa nel confronto con la propria madre di quanto non lo sia il maschio. Da Eva maledetta da dio-madre, a Maria castrata e immacolata per non entrare in concorrenza con la madre spirito santo cristiana, alle infinite figliastre che subiscono le angherie delle streghe e matrigne. Dai tempi di Demetra invidiosa del nuovo regno coniugale conseguito dalla figlia Core al punto da pretendere una assurda restituzione della figlia al suo esclusivo pos-sesso, da sempre la figlia si vede insultare e deprimere ogni sviluppo della sua autostima e del suo scarso narcisismo ad opera di sua madre. E’ spossessata del sesso, infibulata dalle vecchie del clan dominante, confusa nel burka con le vecchie a scapito del suo oggettivo potere di attraenza sul modo maschile. In ogni epoca la violenza sulla donna e’ la conseguenza diretta o indiretta della totale mancanza di generosita’ della madre contro la figlia!

Ecco la causa dell’innato masochismo e del sadismo che invade di disagio l’esistenza della donna: sempre perseguitata da un persecutore, una bestia, un drago, un King Kong peloso (ambivalente e materno), la giovane donna non ha ancora decifrato la natura domestica della violenza che la condanna all’infelicita’. E’ troppo comodo prendersela con il maschio!

Le religioni monoteiste confermano e fanno apologia di questa estrema violenza sessuale della donna sulla donna. Esse sono la causa di ogni violenza nell’individuo e nella storia. La Grande Madre sanguinaria imperversa impunita e crudele fin dai tempi della Matri-Arca di Noe’ che punisce nel diluvio atomico la disubbidienza e la pretesa di autonomia dei figli creati. Questa pretesa delle madri monoteiste di confondere la prerogativa di partorire identificandosi con dio e’ la cosa piu’ schifosa che l’umanita’ abbia mai prodotto. E’ ora di finirla con le religioni. Con quelle monoteiste piu’ che mai. Hanno operato troppi MA-SACRI rimanendo impunite nella storia e confidando nel parricidio e nel figlicidio come scarico dell’aggressivita’ accumulata dalla loro perversione. Sarebbe ora di bruciare le chiese, colpendo in questo modo almeno la parte organizzata socialmente dell’apologia del dominio e della distruzione umana.”

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armando 3:55 pm - 10th Marzo:

Molto acuta l’osservazione di Lucrezia sulla sostanta matriarcale di istituti ed usi definiti invece patriarcali. Ne abbbiamo già discusso in parte in un altro articolo (non ricordo piuù quale). La mafia è un tipico esempio di quanto dice Lucrezia, alla quale suggerisco (se non lo conosce già) il libro di Silvia di Lorenzo “La Grande Madre Mafia” (introvabile in libreria ma presente nelle biblioteche). Da sottolineare che matriarcato e machismo non sempre si escludono vicendevolmente, anzi convivono spesso tranquillamente, come appunto nella mafia. Se ne deduce che non solo patriarcato e machismo non sono la stessa cosa, ma che anzi sono opposti e, aggiungo, incompatibili.
E questo un aspetto che non dovremmo mai stancarci di approfondire, per fare chiarezza sugli aspetti antropologici ed anche sociologici dei fenomeni che i media non capiscono a fondo (tutti presi dal politicamente corretto profeminist) e di cui rivesciano sistematicamente il vero senso. Un’opera di vera e propria disinformazione voluta allo scopo di celare le verità più scomode e meno appariscenti delle cose.
Mi si lasci dire, infine, che è un sollievo poter discutere così con una donna, visto che è così difficile trovare un minimo comune denominatore. Anche se non è detto si sia d’accordo su tutto. Ad esempio il suo accenno alla chiesa non mi è chiaro nel significato che Lucrezia le attribuisce, e potrebbe essere che abbiamo una visione diversa. Ma non importa, è ovvio che ci siano visioni non convergenti su alcune cose.
armando

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Fabio C. 4:00 pm - 10th Marzo:

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Al riguardo, aggiungiamo pure che LE deboli si espandono solo quando di fronte a loro non percepiscono più la FORZA.

Perché il punto è proprio questo: le femmine devono percepire la forza (e non mi riferisco solo a quella fisica), altrimenti non c’è verso di “domarle”; piaccia o meno.
Non a caso io sostengo da molto tempo che non è certamente il femminismo il problema n.1 degli uomini, dato che il problema n.1 sono proprio i medesimi.
(Sandro2)

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Straquoto ogni parola.

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Lucrezia 4:02 pm - 10th Marzo:

@ Rino: la posizione “veritativa” , poiché è l’unico modo per cercare la verità, è insieme anche l’unico modo per lottare contro i nostri “nemici”…. “la verità è sempre rivoluzionaria!

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Lucrezia 4:08 pm - 10th Marzo:

@ Damien:

“COME PUO’, visto che questi fatti purtroppo avvengono, UNA MADRE permettere che cio’ accada”

questa domanda, che riguarda il ruolo materno nella produzione del disagio affettivo e quindi della violenza è alla base della questione, come viene meglio detto nello scritto su citato di Martella.

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Damien 8:26 pm - 10th Marzo:

@Lucrezia:

Ho trovato l’unica risposta possibile a tutto quello che discutiamo qui ed altrove:

Non sposarsi, evitare di avere figli, usare le donne per quello che servono con tutte le precauzioni del caso.

Sono convinto che ce ne siano degne di essere portate all’altare, ma la loro percentuale risulta talmente esigua da non farmi cambiare idea, se poi vedo quanto quotidianamente accade, ai padri separati, alle infanzie negate, quando penso alle leggi pro vulva, mi passa completamente ogni minima volontà di rischio!

Mi dispiace, in cuor mio cuor mio so bene che sarei un ottimo padre, ma visto che, contrariamente alla maternità, essere padre è una scelta, in una società che punta alla distruzione della figura dell’uomo, del padre, sposarsi oggi non ha ragione di essere se non per qualche eroe sentimentalista o ignorante (da ignorare.. le conseguenze di un divorzio).

Gli anni passeranno, e magari chissà, le donne comincieranno a vedere sempre meno uomini disponibili intorno a loro, ma sarà troppo tardi, perchè il nemico comune di uomini e donne avrà negato loro una famiglia, dei figli, e la gioia di essere nonni… il tempo!

..ecco.. forse allora le donne ormai raggrinzite e rinsavite dalla loro stupida mentalità femminista, diranno alle giovani donne di rispettare l’uomo e vivere serenamente questa effimera esistenza su questo mondo di merda.

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Rino 9:40 pm - 10th Marzo:

“Solo gli idioti credono che la violenza sessuale ed affettiva…”

“E’ ora di finirla con questo sessismo razzista che vuole fomentare una assurda guerra tra i sessi.”

Martella indaga forme ed origini delle diverse violenze. Propone una lettura sulla quale si può concordare o dissentire con delle conclusioni “operative” sulle religioni monoteistiche (indicazioni sulle quali ad es. io – pur ateo – dissento). Ma ne parlerò altra volta.
Qui sottolineo il fatto che l’attribuzione della violenza al maschile non dipende dalla idiozia delle femministe, ma dal fatto che esse sono le promotrici della guerra dei sessi.
Nessuna delle varie Schelotto, Graziottin, Melandri & C. ignora la complessità delle dinamiche famigliari. Fingono di ignorarle perché è utile alla loro battaglia.
Letteralmente: preferiscono passare per babbee, prive delle conoscenze minime di psicologia, pur di lanciare granate contro gli uomini.
Non è dunque con argomentazioni motivate, fondate, magari scientifiche (per quanto si possa parlare di scienza in questo ambito) che si può demolire il racconto antimaschile. E’ invece attraverso la denuncia della strumentalità radicale e totale del racconto stesso.
.
Non c’è stupidità vera, c’è stupidità simulata, calcolata a fini di conquista.

RDV

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Fabrizio Marchi 1:19 am - 11th Marzo:

Cara Lucrezia, per prima cosa, benvenuta e grazie per il tuo prezioso contributo.
Per formazione politica e culturale, esperienza empirica, indole, carattere e convinzione personale, non ho mai nutrito particolari simpatie per le religioni organizzate (attenzione, possono esserlo e quasi sempre lo diventano anche le ideologie…), specialmente quando si fanno “stato”. Non ho quindi alcuna difficoltà nel dichiarare di considerarle strategicamente e sul lungo periodo degli avversari.
Tuttavia, proprio perché faccio mio il motto , (“la verità è rivoluzionaria”), che tu stessa hai riportato (e me ne compiaccio) di quel grande rivoluzionario che fu Lenin, uomo, non dimentichiamolo, dotato di un grandissimo intuito e realismo politico (forse la sua più grande dote), credo che affermare, come sostiene quello psicologo (che non conosco) che “tutte le chiese, e in particolare quelle facenti riferimento alle religioni monoteiste, andrebbero bruciate”, mi sembra, in questa fase storica, discretamente azzardato e forse anche un po’ scentrato, soprattutto in relazione al contesto e alla situazione contingente, caratterizzata da quella che ormai deve di fatto essere considerata la più potente fra le “religioni” organizzate: la ragione strumentale capitalistica dominante, oggi del tutto autofondata e conseguentemente priva di qualsiasi collegamento o legaccio (a seconda dei punti di vista), siano essi di ordine politico, etico o religioso. Per dirla con una battuta, oggi il“megastore” attira più clienti di quanti non ne attiri la “santa messa”, e non so quanto ci sia da rallegrarsene, anche per quelli come il sottoscritto, che in chiesa ci entrano solo per partecipare ai matrimoni e purtroppo anche ai funerali…(forse il purtroppo, data l’attuale situazione, dovrei utilizzarlo anche per i matrimoni…). Insomma il Capitale non ha più bisogno della Politica, non ha più bisogno dell’Etica e non ha più bisogno della Religione. Anzi, tutte e tre queste istanze rappresentano un ostacolo alla sua potenzialmente illimitata capacità di espansione (anche per questo si definisce Capitalismo Assoluto), anche da un punto di vista ideologico e non solo materiale.
Ed è con questa realtà che oggi ci troviamo a fare i conti. Con questo non voglio assolutamente sottovalutare né tanto meno disconoscere il ruolo nefasto che le religioni organizzate hanno svolto nella Storia (complicità, giustificazione e copertura “morale” del dominio di classe) , anche in relazione ai temi che tu stessa hai posto all’attenzione.
Tuttavia, anche da un punto di vista metodologico (ma il metodo è anche sostanza perché i due aspetti non possono essere separati, e tutte le volte che è stato fatto, cioè quasi sempre, le cose sono finite in tragedia), pur condividendo molti dei punti da te (e dallo psicologo) affrontati, individuare in un solo aspetto (in questo caso le religioni) il “male assoluto”, mi sembra un modo di procedere errato. Credo che, fra le altre cose, se l’esperienza e la Storia ci hanno insegnato qualcosa, è proprio ad approcciare alle cose e alla realtà con uno spirito più laico, aperto e possibilista. E qui ti rimando, senza aggiungere né togliere nulla, a quanto già detto da Rino sul concetto di ricerca della Verità (utile/strumentale oppure veritativa).
L’analisi dello psicologo, pur se lucida e largamente condivisibile, a mio parere rischia di inciampare proprio nella chiusura, dove emerge, anche con un tono eccessivamente enfatico , un afflato antireligioso a sparo alzo zero che rischia paradossalmente di capovolgersi nel suo contrario e quindi di trasformarsi a sua volta in un approccio di natura altrettanto ideologica-religiosa. A mio modesto avviso, questo è un errore procedurale, metodologico e inevitabilmente (magari solo parzialmente) anche contenutistico .
Ciò detto (ciascuno è ovviamente libero di leggere la realtà a suo modo, sia chiaro), saluto con grandissimo compiacimento il fatto che emergano posizioni dissonanti (anche radicalmente) rispetto alla vulgata femminista e post femminista dominante, specie in relazione ad un tema tanto complesso e delicato come quello della violenza (e del ruolo giocato dal “materno”, di fatto un tabù inviolabile), vero e proprio “Grosse Bertha” dell’artiglieria pesante avversaria. Quando poi a portare avanti simili posizioni è una donna intelligente e attenta come te, la cosa assume un significato ancora più rilevante.
Fabrizio

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Rino 9:45 am - 11th Marzo:

Dal blog di Icarus.
http://ilvolodidedalo.blogspot.com/

Otto marzo e camere a psicogas.

***
Anonimo:
Ho trovato per caso questo blog facendo una ricerca su google sull’ ingiustizia della celebrazione della festa dell’ 8 marzo. Per oggi la nostra prof ci aveva assegnato un tema a soli noi maschi in cui dovevamo celebrare la donna, mentre alle ragazze è stato assegnato un tema in cui dovevano esprimere la loro opinione su come devono porsi i maschi con le donne,e non vi dico quanta cattiveria e scherno hanno espresso contro i maschi nei loro temi. Oggi ci ha fatto leggere i nostri temi, e devo confessare che per me è stata un umiliazione. Sono stato costretto a scrivere cose che non penso perchè ho paura di essere bocciato. E non posso protestare con nessuno perchè ho paura che la mia prof si può vendicare. E inoltre ho visto che nessuno dei miei compagni ha protestato conto questo fatto.
Un caro saluto a tutti voi. Grazie a voi ora non mi sento più solo.
***
RDV

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Lorenzo 10:35 am - 11th Marzo:

@Rino:
“L’8 mrz mi ha scritto (via ex U3) il direttore della rivista on line Lucidamente (Rino Tripodi). C’è stato uno scambio di email con questo mio sorprendente omonimo. Come mai c’era sfuggito?”
Caro Rino, potrei sbagliarmi, ma ricordo che un tuo omonimo fu iscritto (per solo poche settimane) alla ML di U3000. Ricordo anche che si occupava professionalmente di editoria. Si cancellò – a suo dire – solo perché non riusciva a gestire la quantità di email che gli arrivavano quotidianamente, che lo avevano spiazzato. Dicendo però che avrebbe continuato a seguirci da “esterno”.
Se fosse lui? Di certo questo RT ti/ci ha seguito con attenzione per anni.
Magari potresti controllare tra i tanti nomi transitati nel corso del tempo per la ML di U3000.
In ogni caso, sì, davvero sorprendente e positivo.
Solo dieci anni fa questo non sarebbe stato possibile, per mille e una ragioni.
Ciao.

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mauro recher 10:49 am - 11th Marzo:

nei forum intanto ,visto la cassa mediatica ,è un argomento molto in voga
http://forum.amando.it/quando-uomo-male-88980/
io sono recher70

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Leonardo 1:44 pm - 11th Marzo:

Per concludere il discorso sul cinema, non è la violenza del maschio sulla donna che scandalizza, ma quando si mostra la violenza femminile sul maschio, e dipende pure come viene mostrata: se fa intendere una rivalsa della donna sull’uomo allora non infastidisce. Ha centrato il bersaglio il regista Lars Von Trier, infatti il suo “Antichrist” ha suscitato molte polemiche al festival di Cannes ed è un film apertamente “misogino”
http://www.youtube.com/watch?v=lZj8t1mPGIs

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armando 4:59 pm - 11th Marzo:

– Sergio Martella considera le religioni , specie quelle monoteistiche, “la causa di ogni violenza nell’individuo e nella storia”.
E, attenzione, sembra consirerare ogni religione come matriarcale: “La Grande Madre sanguinaria imperversa impunita e crudele fin dai tempi della Matri-Arca di Noe’”. Il suo schema è questo. L’oppressione femminile nasce dal rapporto madre/figlia e non è causata dal maschio. Ma il rapporto perverso madre/figlia origina nelle religioni tutte, specie le monoteiste. Le quali, noto, sono d’altronde state fondate tutte da maschi.
– Il femminismo invece, attribuisce “solo” alle religioni patriarcali, e tutte quelle monoteistiche lo sarebbero, la responsablità dell’oppressione subita dalle donne. In tal senso le figure femminili che le costellano avrebbero semplicemente fatto propri i canoni patriarcali. In tal senso rivaluta fortemente, seppure strumentalmente, le arcaiche figure femminili come Lilith, e le religioni matriarcali altrettanto arcaiche della Grande Madre, che Martella giustamente definisce “sanguinaria”, mentre il femminismo la adora come portatrice di libertà e nonviolenza.
A me pare che vedere le religioni monoteistiche come, in ultima analisi, matriarcali, sia del tutto inverosimile anche sul piano storico, dal momento che le arcaiche dee matriarcali erano già state superate da tempo già nella Grecia classica.
Rimane la domanda se quel superamento e sostituzioni delle religioni matriarcali con quelle patriarcali sia stato positivo o no. Può rispondere un autorevolissimo psicologo analista junghiano, Erich Neumann che, in “Storia delle origini della coscienza”, afferma essere stato quel superamento una tappa dell’affrancamento dell’uomo dall’indistinzione col cosmo/natura, ossia della coscienza di sè come entità distinta dal cosmo seppure in esso e di esso partecipe. O ancora, sul piano del diritto, dell’affermazione della legge del padre, la norma valida “erga omnes”, come istanza universale che supera il diritto di sangue di origine matriarcale.
Entrambe le posizioni, quelle di Martella e del femminismo, ci ricaccerebbero, se accettate, agli albori della civiltà umana. Il femminismo annullerebbe millenni e millenni di civiltà, mentre Martella, con l’apparenza di voler fare tabula rasa di ogni credenza religiosa come fossero tutte frutto di superstizione e di credenze magiche, vorrebbe un “ritorno” ad uno stato di natura incontaminato e solo supposto, una specie di nuovo e vagheggiato “paradiso terrestre” sgombrato da oppressioni e superstizioni che non si capisce, d’altronde, come sarebbero nate se allora si stava così bene. Credibile? Non credo, anche perchè non è la prima volta che viene proposta questa “soluzione”. E tutte le volte che è stato tentato di applicarla, ne sono nati regimi totalitari e superoppressivi. Per me entrambe quelle posizioni, per quanto non sovrapponibili interamente, nascono dall’idea illusoria che l’essere umano sia in sè buono, ma che per un motivo o per l’altro sia stato contaminato. Perchè, come e da chi non è dato sapere.
Armando

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armando 5:38 pm - 11th Marzo:

“L’8 mrz mi ha scritto (via ex U3) il direttore della rivista on line Lucidamente (Rino Tripodi”..
Capperi, non è detto si debba essere d’accordo su tutto, ma quegli articoli sono notevolissimi. Non potrebbe essere fatto un duplice e reciproco link in modo da diffondere il più possibile tutti gli articoli?
armando

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Fabrizio Marchi 6:48 pm - 11th Marzo:

“…Non credo, anche perchè non è la prima volta che viene proposta questa “soluzione”. E tutte le volte che è stato tentato di applicarla, ne sono nati regimi totalitari e superoppressivi”. (Armando)
La “morte di Dio”, da qualsiasi parte sia stata annunciata, ha indubbiamente portato a quello che dici tu, Armando. A parti invertite, però, è accaduto esattamente la stessa cosa, e anche per periodi molto più lunghi, addirittura intere epoche storiche. Si è massacrato, torturato, invaso, sottomesso e conquistato, proclamando il suo regno o decretandone la morte.
E’ la Storia che ce lo dice. E non può essere casuale. Arrogarsi il diritto e la presunzione (oserei dire, paradossalmente, blasfema) di agire in nome e per conto oppure contro Dio, non può che portare necessariamente al medesimo risultato.
Fatta questa doverosa (per quanto mi riguarda) premessa, condivido in linea di massima il tuo intervento, anche se ammetto che si parla di argomenti che conosco in realtà assai poco. Entrambe le posizioni mi sembrano viziate, per le ragioni che tu stesso spiegavi. Nondimeno, visto che siamo in “guerra” (non per nostra volontà), non sono d’accordo nel chiudere le porte nei confronti di una posizione (come quella dello psicologo Martella) che comunque ha il merito di essere radicalmente alternativa a quella del femminismo. Già questo merita attenzione e rispetto, per quanto mi riguarda, se non altro per il coraggio dimostrato.
E siccome dobbiamo costruire massa critica o se preferite egemonia, benvenuto sia anche Sergio Martella.
Fabrizio

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Lucrezia 1:54 pm - 12th Marzo:

Mi fa piacere non trovare una chiusura totale sul tema della religione anche perché, come comprende giustamente Fabrizio, la teoria della struttura matriarcale della chiesa cattolica è parte integrante della visione generale della nostra società di cui è strumentale e alle cui dinamiche più abiette, quelle dell’ingiustizia e dello sfruttamento, è saldamente legata. Se non si comprende questo non si comprende neanche come questa società è detta erroneamente patriarcale, ma in realtà matriarcale.
Secondo Martella è proprio questo il limite anche del saggio di Neumann (che, in “Storia delle origini della coscienza”, nella sua esegesi analitica del mito, ben vede la forza emancipatrice dei miti greci, in particolare quello dell’eroe che lotta e si emancipa contro il possesso dei genitori), quello di non vedere questa reale natura matriarcale del cristianesimo che pone, invece, il figlio in condizione di perenne sconfitta e subordinazione.
Ed è questo il danno, la regressione dello sviluppo e nell’emancipazione dell’umanità che ha provocato il cristianesimo, interprete e custode dell’immaturità affettiva alla radice di ogni disumanità dell’Occidente, rispetto proprio alla civiltà greca classica.

Martella:
“Il colmo della cristianità si raggiunge con l’esaltazione della sofferenza e della malattia quale valore necessario e pianificato. Sola regola: il divieto alla felicità e all’emancipazione. La figura del Cristo, sfigurato, affetto da stimmate di sangue (la ferita nel costato, da cui è nata Eva) finisce con il rappresentare la sofferenza della stessa madre (la condanna all’alienazione, all’ingiustizia e la ferita sessuale). Il martirio sadico del figlio diviene allora l’oggettivazione necessaria per dare corpo e voce all’immaturità affettiva della donna! ”

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Sandro2 2:29 pm - 12th Marzo:

http://www.youtube.com/watch?v=7DGuu4KVYdM&feature=player_embedded

(…)
>>>
Vi lascio immaginare cosa avrei fatto io, sia nei confronti della cerebrolesa che del coglione che riprendeva e rideva.

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Rino 5:55 pm - 12th Marzo:

Il tema è interessantissimo e vasto.
Mentre si allarga il dibattito …cresce il mio dissenso.
Che ovviamente andrà motivato.

Non conosco Martella, cmq non riesco ad immaginare attraverso quali passaggi giunga a sostenere (con tanta veemenza…) la natura matriarcale delle religioni monoteiste, o quantomeno del X.mo.

Lucrezia.
>>
Ed è questo il danno, la regressione dello sviluppo e nell’emancipazione dell’umanità che ha provocato il cristianesimo,
>>

Al contrario: l’ipotesi, l’idea, la prospettiva stessa di sviluppo, avanzamento, emancipazione, salvezza etc (riferiti a qualsiasi ambito e a prescindere dal giudizio che se ne dà), sono di origine x.na.
Nicce – nemico del X.mo – se n’era accorto e infatti all’Avvenire (testata della CEI) contrappose l’Eterno Ritorno.

Mi spingo fino a dire questo: le civiltà (tecnologizzate) extraterrestri sono rarissime (o inesistenti) ANCHE per questo motivo. Bisogna che su di un pianeta cada il seme del X.mo (o di un suo equivalente psicologico) perché si spezzi il ciclo del tempo circolare e si passi a quello lineare. Da cui…

(Affermazioni da prendere come spunti e da motivare).

Ora non ho energie per dilungarmi.

RDV

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armando 11:41 pm - 12th Marzo:

Lungi da me chiudere porte, Fabrizio. Le idee di Martella meritano di essere rappresentate e, ovviamente, discusse al pari delle altre. Chiarito questo onde non vi siano equivoci, continuo a dissentire da quelle idee. Il cristianesimo come regressione dello sviluppo e dell’emancipazione dell’umanità? Ma se è per merito del cristianesimo che è nata l’idea dell’uguaglianza degli uomini, cosa inaudita per tutte le società antiche castali e schiavistiche. Parlo dell’idea naturalmente, del concetto, non della sua applicazione concreta nè di ciò che ha fatto la Chiesa nelle contingenze storiche. Lo stesso Aristotele, grandissimo filosofo, considerava naturale la schiavitù. Sostenere che il cristianesimo sarebbe stato una rematriarcalizzazione della società patriarcale della grecia classica, mi sembra quanto meno un azzardo che rischia perfino , ad onta della volontà dichiarata, di far apparire egualitarie e liberatorie le idee femministe sulla natura irriducibilmente oppressiva e aggressiva del maschio. La verità è che ogni religione, da quelle pagane al cristianesimo e agli altri monoteismi, sono fenomeni complessi, articolati ed anche da collocare storicamente. Semplificarli come sembra fare Martella, e reciprocamente anche se da sponda opposta il femminismo, mi sembra un errore che non aiuta a comprendere. Che dire del fatto innegabile che il cristianesimo è la religione del Dio Padre e del Figlio, che cioè la salvezza dell’umanità è affidata alla linea di discendenza al maschile, dove naturalmente anche alla donna/madre è affidato un compito essenziale in una articolazione di senso e di funzioni precisa?
Ma oltre a tutto questo c’è una frase su cui riflettere, quella secondo cui l’essenza del cristianesimo sarebbe “il divieto alla felicità e all’emancipazione. “. E’ una frase chiave, secondo me, per capire a cosa portano quelle concezioni.
Il padre, tanto quello divino che quello terreno, rappresentano la norma, il limite, il divieto ed anche la ferita che egli imprime al figlio per staccarlo dal soffocante abbraccio materno, dal prolungamento post nascita dello stato di felicità e di fusionalità intrauterina che madre e figlio tendono a riprodurre naturalmente. E’ esattamente questa la felicità (ingannevole) che il padre, quando c’è e funziona, impedisce,ed è questa la vera emancipazione, il vero accesso alla vita adulta ed anche la chiave per ottenere non la impossibile e regressiva felicità fusionale feto/madre, ma una felicità consapevole che comprende anche la capacità di sopportare il dolore e le ferite che la vita immancabilmente propone, e la capacità di elaborare il lutto. Questa è la salvezza. Ogni altra concezione di felicità e emancipazione ci riporta all’eden, o per dirla con Neumann, all’uroboro primigenio di matrice materna. Nelle concezioni matriarcali il padre non è previsto o è in posizione subordinata, e lo stesso Re è tale ed agisce su delega della Dea Madre. Comunque la si pensi, da questo passaggio non si scappa. La libertà e l’emancipazione del figlio (e della figlia), dipendono dal padre che spezza, certo dolorosamente, la simbiosi con la madre. Questa è la condizione necessaria (anche se non necessaria e sufficiente) per la possibilità che il figlio possa poi “ribellarsi” alla legge del padre, e trovare quindi una sua autonoma strada. Credere di poter saltare questo passaggio è esiziale per l’idea stessa di emancipazione, perchè implica un ritorno regressivo al kaos originario governato dalla spietata legge matriarcale del sangue.
Quando dicevo che i tentativi di costruire i nuovi paradisi in terra, le società integralmente felici e liberate dall’oppressione, si sono risolti in regimi oppressivi, facevo, è vero, riferimento a certe ideologie, ma prima ancora di queste era il loro substrato psicologico che mi interessava. Perchè il passo dall’illusione che la libertà consista nel totale autogoverno in assenza di leggi esterne all’uomo ai regimi totalitari è meno difficile di quel che sembra all’apparenza. Non per caso fior di anarco/sindacalisti divennero fautori del fascismo.
Mi fermo quì, per ora, anche se l’argomento, come dice Rino, è cruciale e ad esso dovrebbe essere dedicato ben altro tempo e altro spazio da quello possibile in un blog.
Armando

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Lucrezia 3:07 pm - 13th Marzo:

certo, è fondamentale l’ analisi di Neumann nella sua “Storia delle origini della coscienza”.

Condivido, quindi, quanto Armando dice di seguito:

*”La libertà e l’emancipazione del figlio (e della figlia), dipendono dal padre che spezza, certo dolorosamente, la simbiosi con la madre. Questa è la condizione necessaria (anche se non necessaria e sufficiente) per la possibilità che il figlio possa poi “ribellarsi” alla legge del padre, e trovare quindi una sua autonoma strada”*.

Invece non sono d’accordo quando Armando afferma:
*”Che dire del fatto innegabile che il cristianesimo è la religione del Dio Padre e del Figlio, che cioè la salvezza dell’umanità è affidata alla linea di discendenza al maschile, dove naturalmente anche alla donna/madre è affidato un compito essenziale in una articolazione di senso e di funzioni precisa?”*

Non sono d’accordo e spiego perché IL Creatore (MADRE), e in particolare la trinità cristiana che ingloba padre e figlio, ha natura matriarcale, :

Chiaramente riprendo uno scritto di Sergio Martella:

*”L’attitudine al possesso (pos-sesso) è la modalità di dominio esercitata dalla generazione che detiene il potere attuale. Il potere ha, infatti, una origine sessuale: c’è un paradosso intrinseco alla natura sessuale dell’umanità che evidenzia come solo la figlia, in quanto femmina, può divenire più grande e potente del suo creatore, che è la madre. Unicamente lei, non il maschio vezzeggiato, può procreare e mettere in mora il ruolo di potere generazionale della madre! Solo alla luce di questa premessa si possono comprendere i legami di senso che uniscono riti crudeli contro la giovane donna, che non è ancora madre, come l’infibulazione (rito di ingresso della giovane nel clan delle donne adulte), la cacciata con maledizione e colpa della figlia Eva dalla gratuità domestica per partorire con dolo e dolore, e, peggiore di tutte, lo spossessamento del corpo e della sessualità della figlia Maria da parte della madre spirito-santo, trinità matriarcale che già incorpora, nel sistema monadico, il padre e il figlio.
:
Alcuni lessici del linguaggio comune rivelano la natura matriarcale e androgina della chiesa: “Don” è contrazione di “donna”, è anche il suono del batacchio sotto la gonna-campana, iconologia della madre che in sé trattiene il figlio-fallo, nella fattispecie il prete; “duomo” è, infatti, la fusione fonetica di donna-uomo; i frati recano il cordone ombellicale ancora non reciso alla vita, le suore il velo placentale segno di possesso della madre. Il divieto all’uso della sessualità sottolinea la centralità e l’obbedienza all’unico sesso della madre. Nel caso del racconto dei vangeli, la giovane donna semplicemente viene privata del diritto di succedere alla madre nel potere di una autonoma procreazione. Non bastano i cento anni di coma letargico della giovane, dal momento del menarca (la prima goccia di sangue) fino al risveglio, per placare l’ira della madre-strega. Il veleno della mela, la maledizione biblica e la cacciata dal mondo domestico non placano la sete di invidia e di rancore nella matrigna; né la sterilità della terra ripaga Demetra dell’insana gelosa nei confronti della figlia Core che assurge al ruolo di sposa in un altro regno. Né Psiche ha ancora finito di pagare alle altre donne (sorelle, madre e suocera) il tributo a causa della sua bellezza e del suo amore per Eros. La figlia é la vittima prediletta dalla brama del rispecchiamento di ogni madre. L’infelicità che ne consegue si riverbera nel rapporto con l’uomo, nel masochismo congenito che la lega al persecutore, nella depressione post partum che sfocia nel figlicidio o nella sterilità.”*

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Lucrezia 3:24 pm - 13th Marzo:

Stiamo divagando un po’ ma il tema è attinente, essendo la chiesa cattolica un grosso centro di potere e avendo molta influenza sulle coscienze, non si può sperare in una crescita civile e nell’emancipazione umana con una presenza così pesante e violenta.

S.M.: “Il credo monoteista sta ad indicare la centralità del ruolo sessuale della madre (anche se incarna corpi maschili) nel costruire la dinamica degli avvenimenti della realtà. Perfino la storia recente dimostra che la religione è più efficace della politica nel determinare gli eventi, per questo è importante che si voglia sapere dei reali contenuti trasmessi. Di per sé la religiosità sarebbe un fattore umano compatibile con la civiltà, a patto che si sia consapevoli delle istanze che si veicolano nel racconto di fede che poi diviene prescrizione e istanza morale.

Sarebbe altresì necessario che le rappresentazioni religiose e rituali rimanessero tali, ossia distinte dall’imposizione di un credo che confonde il simbolico con il reale. Per esempio, il fatto di celebrare la festa della nascita a dicembre con il rito dei doni da parte di Babbo Natale non deve imporre la necessità dell’inganno sulla reale esistenza di un personaggio della fantasia come se fosse reale! Una cosa è la naturale progressione che i bambini attuano nel distinguere la fantasia dalla realtà, altra cosa è la pelosa e deleteria attitudine degli adulti di vedere realizzate le proprie istanze di insoddisfazione infantile facendo credere per forza l’esistenza del falso. Forse che non si può giocare o godere di un rito gioioso sapendo che è un rito in quanto tale?
:
Le religioni monoteiste non sono uguali negli effetti delle istanze da esse inoculate fin dalla più tenera età. Non sempre è facile riconoscere, nel confronto, il grado di pericolosità; infatti, concorrono altri fattori nelle società a influenzare gli effetti del credo. In Occidente la cultura laica e razionalista ha attenuato enormemente gli effetti già deleteri del cristianesimo (oltre alla secolare reclusione e sterminio degli Ebrei, si pensi all’analogo scempio attuato nelle Americhe: la crudeltà è un vizio congenito al cristianesimo!). Nel paesi arabi l’islamismo non si giova di una analoga progressione sociale. L’ebraismo ha invece individuato le corrette radici del problema proponendosi in termini di patto (akedà) tra generazioni. Sempre la madre si pone nel ruolo di dio (l’appartenenza ebraica è matrilineare), ma conferisce il potere della legge terrena (Dio verso Mosè) al ruolo paterno. L’esatto opposto della regressione cristiana, che rimanda il padre nella vacuità dei cieli o nel pleonasmo di un vecchio e sterile sposo. Nell’ebraismo la madre ideale è colei che è disposta a separarsi dal figlio purché egli viva (il giudizio di Salomone). Nel cristianesimo la madre è entità globale, indistinta, inglobante e distruttiva, come la grande madre del clan o gregge pre-sociale. È la menade crudele e folle che smembra il figlio Penteo e poi lo piange, come fa Maria sul corpo di Cristo ancora avvolto nella placenta sindonica
:
Ogni religione rimane comunque una opzione implicita della coscienza su temi che invece sono alla portata della comprensione umana. Meglio sarebbe una civiltà fondata sulla capacità di rappresentare, senza obbligo di fede, tutte le istanze dell’animo umano. La tradizione dei Greci in questo è maestra.”

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mauro recher 6:44 pm - 14th Marzo:

http://femdominismo.wordpress.com/2012/03/14/la-violenza-usata-come-propaganda/

un pochino ricalca quello detto da Cesare in 8 marzo camera da psicogas

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Rino DV 10:58 pm - 15th Marzo:

Lorenzo, grande memoria.
Ho controllato.
Rino Tripodi è stato in lista U3.
Per poche settimane 8 anni fa.
Chapeau!

(Infatti si sente in lui una certa …aria di casa).

RDV

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armando 5:26 pm - 16th Marzo:

Mah! Non è questa la sede, ma dissento profondamente dall’impostazione di Lucrezia sulle religioni monoteiste, sia in linea teorica sia per l’esperienza storica cui hanno dato luogo. Forse è proprio da questa che bisognerebbe partire, e dal suo totale rifiuto da parte della modernità razionalista, per capire dove siamo oggi e perchè.
Armando

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Rino 7:07 pm - 16th Marzo:

Martella:
>>
Per esempio, il fatto di celebrare la festa della nascita a dicembre con il rito dei doni da parte di Babbo Natale non deve imporre la necessità dell’inganno sulla reale esistenza di un personaggio della fantasia come se fosse reale! …. altra cosa è la pelosa e deleteria attitudine degli adulti di vedere realizzate le proprie istanze di insoddisfazione infantile facendo credere per forza l’esistenza del falso. Forse che non si può giocare o godere di un rito gioioso sapendo che è un rito in quanto tale?
>>

Incollo qui integralmente (non ho tempo per modifiche) un mio post (nov 2011) ad un blog in cui lo stesso tema veniva trattato nello stesso modo:
***
Salve.
Questa vorrebbe essere una critica limitata alle opinioni espresse da Ivo Silvestro, ma poiché ad esse ha correlato un comportamento, essa diventa inevitabilmente una critica anche alla
persona e ciò può ferire. La propongo egualmente perché penso che sia preferibile difendere i piccoli che non i grandi, che possono farlo da soli..
Egli ha dunque spiattellato davanti a qualche bambino la cruda verità: Babbo Natale non esiste. Non potendo essere suo scopo quello di nuocere, l’ha fatto forse immaginando che la verità in sé non nuoccia, che anche ai bambini debba comunque essere svelata in quanto, alla fine, è preferibile alla bugia. D’altra parte esiste un versante dell’esistenza (e dell’Esistente) in cui la questione “verità” non si pone. Ad es. in psicoterapia non ci si cura della verità del racconto che tessiamo insieme al paziente a fini di ristrutturarne la costellazione psicoemotiva: conta solo l’efficacia. Nient’altro. Là non ci sono verità o menzogne: c’è un racconto che deve risanare e rivitalizzare, se ci riesce. Che sia vero o falso è irrilevante. .Ora, poiché Babbo Natale (pur se in cento versioni e forme) è presente in moltissime culture, è lecito almeno sospettare che la sua esistenza si debba ad un intuizione degli adulti che in tal modo hanno dato risposta ad una richiesta-bisogno forse universale dell’età infantile.
Risposta mitica ad esigenze di integrazione, maturazione, rassicurazione o chissà di quale altro genere, presenti in età evolutiva. Insomma una sorta di psicoterapia preventiva a fini di svezzamento psicologico.In questo senso, stabilire se BN esista o meno è come questionare sull’esistenza “vera” di tutti i personaggi e le entità del Mito. Mito che accompagna l’umanità adulta da sempre, con cento finalità. Perché non dovrebbe farlo anche con l’umanità bambina?
La resistenza che i piccoli oppongono alla lacerazione dell’incantesimo è fortissima. Di fatto (e lo capiamo benissimo) ogni loro richiesta sul tema è una domanda retorica: vogliono, esigono di venir rassicurati sull’esistenza di BN (o dei suoi omologhi). Non raramente, di fronte alla verità scoppiano in pianto. E’ una verità cruda …o crudele? Cosa guadagna un bambino da quella verità e cosa invece perde? Si sa che BN porta i doni solo ai bambini buoni.
Li porta a lui, a loro, a te …ma anche a me! Anch’io dunque sono buono! Il che vuol dire ( e questo è ovvio): il mondo mi giudica buono, dunque mi valuta, dunque mi accetta per quello che sono. Il mondo mi accoglie comunque. Questo non è importante? La genitorializzazione di BN viene in ogni caso a suo tempo, da sola, come esito (e concausa) del processo di maturazione.
Il danno dello smascheramento precoce non è forse così grave. Tuttavia l’azione rimanda e si riallaccia – absit injuria verbis – all’insolente tracotanza, all’altezzosa superbia con la quale i civilizzati umiliarono e distrussero l’universo totemico e i Miti delle comunità tradizionali esercitando una violenza psichica che forse poté più di quella fisica. Ciò nella presunzione di aver superato l’età del Mito e di esserne …al di là. E’ troppo qualificare questa hybris come ideologia della verità scientifica, Mito fondante della società
occidentale, Vitello d’oro del materialismo scientifico, e financo totem del realismo ingenuo?
Non basta. Dire che BN non esiste vuol forse comportare che esista solamente ciò che si può toccare con le mani, percepire con i sensi? Ciò che si può misurare e pesare? Chiedo: i sogni esistono? Il denaro esiste? Qual è l’odore della gelosia? Quanto pesa un metrocubo di futuro? I progetti, le rimembranze, gli incubi, le immagini della mente esistono? Cosa significa “esistere” per il e nel mondo della psiche? C’è in essa qualcosa di più solido di Babbo Natale, qualcosa che “materialmente” lo distingua da questo fantasma?
Le devastazioni operate sull’intero pianeta dall’Occidente sono senza numero e forse ormai senza rimedio. E’ bene essere prudenti e circospetti almeno davanti alle nuove creature qui presenti, che beneficino dell’incantesimo di cui hanno bisogno, finché può durare. Il disinganno li attende, immancabile. Non c’è ragione di anticiparne l’avvento. Il lascito della beatitudine infantile può riscaldare una vita.
Basta devastazioni.

Rino Della Vecchia
****
A questo post nessuno rispose.
Ora io no voglio essere duro con Martella, ma su quelle basi, se io fossi il suo prof di psicologia, l’esame non lo passa. Questo è certo.

RDV

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fulvioterzapi 9:02 pm - 16th Marzo:

ma parlando di violenza carnale, in termini oggettivi quanto è doloroso uno stupro? perché al di là della violenza in sé ho sempre avuto idea che tale atto venga caricato di significati simbolici paradossalmente sessisti, come se fosse un modo per oggettificare la donna rendendola parte di un patrimonio da preservare gelosamente contro i possibili attacchi di gruppi rivali. in pratica lo stupro viene sublimato come male assoluto per prevenirne potenziali occorrenze.
Poi un’altra considerazione: quando De Andrè venne liberato dai suoi rapitori, si espresse con magnanimità e comprensione nei loro confronti dal momento che secondo lui era comprensibile che dei rudi pastori vedendo attorno a loro opulenza e benessere si sentissero ingiustamente estromessi reagendo in quel modo.
proviamo a pensare se qualcuno giustificasse uno stupro commesso da immigrati non europei perché provenienti da paesi dove le donne non le vedono neppure in faccia e all’improvviso si trovano circondati da tentazioni sessuali a ogni dove. sentendosi emarginati dal banchetto della lussuria collettiva, questi immigrati reagiscono attraverso atti di violenza carnale ma in fondo bisogna capirli, poveracci!.
non riuscirei proprio a immaginarmi nessuno arrivare a fare dichiarazioni simili. si tratta di un macroscopico caso di double standard.

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armando 12:06 am - 17th Marzo:

Carissimo Rino, fratello! Riesci ad essere poetico e scientifico insieme. Ti abbraccio (e anch’io, per quel che vale, boccio Martella).
Armando

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mauro recher 6:57 pm - 19th Marzo:

intanto ,la propaganda continua
http://femdominismo.wordpress.com/2012/03/19/la-sinistra-che-verra/
(sembra non centrare con il post in questione ,ma non è cosi)

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Lucrezia 5:41 pm - 20th Marzo:

Continuando la discussione di prima, mi dispiace notare che anche voi alimentate la c.d. guerra dei sessi, se non capite come le donne si portino dietro un problema di emancipazione che proviene dalle madri e si riversa nel rapporto con l’uomo. Il resto, il discorso sulle religioni monoteiste viene di conseguenza, come strumento di mantenimento dello status quo attraverso la struttura di potere matriarcale. Per quanto riguarda il paragone con la favola o il mito, nel discorso di Rino, il punto non è rivelarne o meno la falsità, (anzi martella dice proprio che non è necessario rivelarne la falsità), ma la forte negatività del messaggio, nel caso specifico del cristianesimo.
Capisco che abbiate già un carico molto grosso nella battaglia contro gli effetti devastanti di certo femminismo e che siate restii a farvi carico di un’altra ancora più difficile, come quella contro certa religione, ma cercate la lucidità nel porvi degli obiettivi. Rino, sei un fervente cattolico forse? Altrimenti non avresti avuto la tentazione di sviare il discorso così come hai fatto….

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armando 6:02 pm - 20th Marzo:

“se non capite come le donne si portino dietro un problema di emancipazione che proviene dalle madri e si riversa nel rapporto con l’uomo”.
Fin quì il discorso fila, nel senso che per rompere la simbiosi con la madre castrante (che coinvolge maschi e femmine), è infatti necessario l’intervento del padre che pone un paletto, che “strappa” i figli dall’abbraccio mortifero materno e, mentre li libera libera al tempo stesso quell’abbraccio dalla componente soffocante rendendolo abbraccio d’amore.
Ma poi? Mi spieghi Lucrezia perchè le religioni monoteiste sarebbero matriarcali nel momento in cui sono centrate sul Dio Padre?
armando

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Lucrezia 6:09 pm - 20th Marzo:

Vi invito a legegre come il messaggio cristiano sia connesso con la negazione del ruolo femminile operato dalle madri nei confronti delle figlie.

http://www.arte-e-psiche.com/Pubblicazioni/pinocchio/Pinocchio.htm

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doctor doctor 9:39 am - 21st Marzo:

Lucrezia 5:41 pm – 20th marzo:

“Continuando la discussione di prima, mi dispiace notare che anche voi alimentate la c.d. guerra dei sessi, se non capite come le donne si portino dietro un problema di emancipazione che proviene dalle madri e si riversa nel rapporto con l’uomo. Il resto, il discorso sulle religioni monoteiste viene di conseguenza, come strumento di mantenimento dello status quo attraverso la struttura di potere matriarcale.”

Non ho capito bene in che modo, secondo te, le madri impedirebbero alle figlie di emanciparsi e come questa mancata emancipazione si riverserebbe nel rapporto delle figlie con gli uomini. Sei sicura che a questa generazione di filgie viene impedito loro di emanciparsi? In più, sei sicura che il critstianesimo abbia tutto questo potere, nel 2012, nonostante il crollo delle vocazioni e delle presenze (piazze piene e chiese vuote)?

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WM 5:42 pm - 21st Marzo:

Lucrezia scrive:
“Alcuni lessici del linguaggio comune rivelano la natura matriarcale e androgina della chiesa: “Don” è contrazione di “donna”, è anche il suono del batacchio sotto la gonna-campana, iconologia della madre che in sé trattiene il figlio-fallo, nella fattispecie il prete; “duomo” è, infatti, la fusione fonetica di donna-uomo”

Ho letto alcuni scritti dell’autore che lei ha citato, ma lo trovo molto confusionario. Pretende di ricavare dei paradigmi universali solo attraverso l’analisi di miti di alcune culture che non trovano riscontro con altre.
La citazione, che non penso sia sua, contiene degli errori molto grossolani: “Don” non deriva da “donna”, ma da “dominus”, “signore, padrone”, non ha nulla a che vedere con “donna”; ugualmente, “donna” deriva sempre dal latino “domina”, “signora, padrona.”
Per quel che riguarda “duomo”, l’etimo è “domus”, “casa”, non “donna.”

Bastano questi elementari errori a considerare come poco serio l’intervento. La sua è una concezione puramente ginocentrica che non trova alcun riscontro. Nel migliore dei casi le sue possono solo essere delle analogie e ipotesi.

Non sorprende che nei suoi interventi citi solo autori molto datati (Engels!!!!!) che sono stati pesantemente contestati e gettati in discredito.

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armando 10:09 pm - 21st Marzo:

Aggiungo che 1) Engels in L’origine della famiglia etc, è dichiaratamente antipatriarcale, e rivaluta il matriarcato originario come sistema sociale in cui non esisteva la proprietà privata (maschil/patriarcale) fonte di tutti i mali.
2) Le teorie di Bachofen sui sistemi sociali matriarcali antichi soppiantati da quelli più aggressivi e competitivi patriarcali non hanno retto di fronte alle ricerche storico/antropologiche. Il che non significa che non sia mai esistito un matriarcato psichico, sia chiaro, ma che anche nei sistemi matrilineari la posizione sociale della donna non era quella che sembrava a Bachofen. Ed in ogni caso lo stesso Bachofen considera il superamento del matriarcato (come lo vedeva lui) una necessità storica.

Per Martella i monoteismi sono matriarcali, per il femminismo sono patriarcali, ma entrambi vorrebbero abbatterli. E se nel femminismo c’è posto solo per la madre che soppianti il padre, per Martella non c’è posto nè per l’uno nè per l’altra, il che non è semplicemente possibile a meno di pensare ad una società che si riproduce in modo integralmente artificiale e che affida i suoi figli ad enti e istituzioni statali, o al genitore collettivo” delle Comuni sessantottine che infatti hanno fatto fallimento completo.
Quanto ai giochi linguistici mi viene in mente una lettura di quando ero bambino nella quale un immigrato in America è impressionato dal fatto che in quel paese le donne si chiamerebbero uomini (women).
armando

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Fabrizio Marchi 12:36 am - 22nd Marzo:

“La sua è una concezione puramente ginocentrica che non trova alcun riscontro. Nel migliore dei casi le sue possono solo essere delle analogie e ipotesi.
Non sorprende che nei suoi interventi citi solo autori molto datati (Engels!!!!!) che sono stati pesantemente contestati e gettati in discredito”. (WM)
Non volevo intervenire in questo specifico dibattito aperto da Lucrezia sulla questione dell’origine patriarcale o matriarcale delle religioni monoteiste e di quella cristiana e cattolica in particolare, per la semplice ragione che non sono un esperto (neanche un po’) in storia e filosofia delle religioni. Quel poco che so è per sentito dire e per qualche lettura che solo marginalmente trattava l’argomento.
Non sarei quindi oggettivamente in grado di stabilire se il Cristianesimo sia di natura patriarcale o matriarcale. Quel che so è che da sempre il Cristianesimo è sottoposto al fuoco costante delle artiglierie femministe, con l’accusa di essere una religione fondamentalmente maschilista, principale artefice e responsabile morale (e quindi ideologico) della condizione di oppressione del genere femminile nella Storia.
Ora, da quel che sembra, Lucrezia e soprattutto il Martella , rovesciano come un guanto questa tradizionale (e anche abbastanza scontata, a mio parere, anche se, come ripeto, non sono un esperto) interpretazione femminista, sostenendo addirittura che sia una menzogna e che il Cristianesimo, fin dalle sue origini, fosse in realtà di natura fondamentalmente “femminina” e pervaso da una cultura matriarcale. Tradotto in parole ancora più povere, il femminismo affonderebbe le sue radici nel Cristianesimo. Ora, sia Lucrezia che il Martella sono due anticristiani (e anticattolici) viscerali e quindi, in quanto tali, per sillogismo, anche antifemministi (non ne fanno mistero).
E’ una interpretazione, la loro, molto, molto sui generis (a noi però non dispiacciono quelli che vanno controcorrente…), sulla quale naturalmente la discussione può essere, volendo, apertissima (fate vobis, io non ho gli strumenti per entrarci). Resta il fatto che la loro posizione è radicalmente critica nei confronti del femminismo, sia pur partendo da presupposti ovviamente del tutto diversi rispetto a quelli da cui può partire un attivista del movimento maschile di area cattolica.
Lucrezia non può essere al corrente del fatto che qui, nello spazio dei commenti, che è libero e aperto al contributo di tutti (purchè nel rispetto delle regole e dei principi che ci siamo dati) scrivono anche amici cattolici per i quali, naturalmente, una simile concezione non può essere condivisibile.
Resta il fatto, non da poco (visto ciò di cui ci occupiamo in modo specifico in questa sede) che entrambe le posizioni arrivano in qualche modo a convergere, sia pur, come ripeto, da presupposti e con finalità completamente diverse, su un giudizio radicalmente critico nei confronti del femminismo.
Per quanto mi riguarda, specificatamente, una donna di “sinistra” (anzi, da quel che ho capito, se non mi sbaglio, addirittura dichiaratamente marxista, per lo meno se devo prendere per buono ciò che ha detto a proposito di Vendola) che si esprime in modo radicalmente critico nei confronti del femminismo, è manna dal cielo (visto che siamo in ambito…), nel vero senso della parola. E tanto mi basta.
Naturalmente io non sono un cattolico e non sono neanche molto interessato allo scioglimento di questo nodo (ammesso che lo sia) perché, come sapete, la mia lettura della QM è di tutt’altro genere. Di conseguenza leggo solo l’opportunità politica che potrebbe aprire una riflessione di questo genere , oggettivamente dirompente né più e né meno di un Movimento come Uomini Beta, dichiaratamente di sinistra e altrettanto dichiaratamente antifemminista.
E allora, perché no? Il Cristianesimo e il Cattolicesimo sono forse privi di aporie e contraddizioni? Sono forse “sistemi” perfetti?…
Per quanto riguarda Engels, caro WM, sarei un pochino più cauto. Oggi va molto di moda (anche se in questa fase la crisi strutturale in cui versa il sistema-pianeta sta facendo tornare e ha già fatto tornare sui loro passi molti cantori del liberismo capitalista e in particolare il nuovo clero accademico-mediatico secolarizzato) sputacchiare sui classici, dai Greci fino a Marx, passando naturalmente per Hegel (è il loro sport preferito), e lo fanno con una irriverenza e un disprezzo a mio parere molto sospetti.
Dal mio modestissimo punto di vista, Engels ( ma anche Kautsky e Plechanov e in generale tutti i pensatori che facevano riferimento alla Seconda Internazionale e ancor più alla Terza, con forse le sole grandi eccezioni di Lukacs e in parte di Gramsci), è colui che più di altri ha interpretato il marxismo in chiave economicistico-deterministica, declinandolo cioè in una versione “progressistica”, “necessitaristica” e anche teleologica della Storia, che ha finito a sua volta per sovrapporsi completamente all’interpretazione positivistica (all’epoca culturalmente egemone) della realtà e della Storia stessa. E’ in quel contesto (e con questa miscela di ingredienti) che nasce e prende corpo il cosiddetto “marxismo scientifico”, cioè una interpretazione della Storia basta su presunte fondamenta di tipo scientifico (a mio parere, una forzatura operata dai positivisti o da una parte di essi sulla dialettica hegelo-marxiana). Questa è stata, come ripeto, una forzatura enorme della filosofia marxista stessa, molto probabilmente se non certamente necessitata dalle urgenze storicamente e politicamente contingenti (teniamo conto che i “committenti” erano i partiti socialisti e socialdemocratici dell’epoca che necessitavano di una “scienza” storica, sociale, economica che fondasse appunto su presupposti scientifici l’idea dell’inevitabilità del superamento dello stato di cose presente).
Questa interpretazione trae origine solo in parte nel Marx-pensiero (aspetto quest’ultimo condizionato con ogni probabilità dalla lettura dialettica della Storia da parte dello stesso Marx che ha ipotizzato il superamento del capitalismo sulla base dell’esperienza storica precedente), e si è rivelata completamente errata perché affondava le sue radici appunto in una sorta di concezione paradossalmente scientifica e messianica (nello stesso tempo) della teoria dello sviluppo delle forze produttive e che questo processo non poteva che condurre al superamento del capitalismo e al successivo passaggio al comunismo.
Chiudo questo ultra minibignamino decisamente insufficiente e maldestro, data l’entità e la complessità dell’argomento, solo per suggerire a tutti di andarci piano, con la dovuta umiltà e con estrema cautela quando si approcciano i classici. Che Engels, come ho maldestramente cercato di sintetizzare fino all’inverosimile, abbia commesso degli errori interpretativi (e non solo, anche e soprattutto di declinazione in chiave politica e filosofico-politica del marxismo) strutturali, non c’è dubbio, a mio modestissimo parere. Da questo però a definirlo come uno “gettato in discredito” ce ne corre, e mi sembra che in questa affermazione ci sia un certo qual livore ideologico. Anche perché se “si getta discredito” su Engels, ragazzi miei, in troppi debbono tapparsi la bocca, a cominciare da noi stessi, se non altro per pudore…
Occupiamoci delle nostre cose e se dobbiamo proprio tirare in ballo i classici, facciamolo con la dovuta modestia (e rigorosamente con cognizione di causa) e senza straparlare. Un esempio potrebbe essere:” Il Tizio (con la maiuscola) ha detto questo, io (con la minuscola) la vedo diversamente perché secondo me…ecc. ecc. “. Questo è un modo saggio ed equilibrato di procedere.
Il resto è solo chiacchiera, presuntuosa, e livore ideologico.
Fabrizio

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Rita 9:59 am - 22nd Marzo:

La mia idea è che qualsiasi filosofia/religione/ideologia che si è affermata nel corso della storia umana per brevi o lunghi periodi che siano, presenta aspetti o lati che si possono leggere come elementi di privilegio o di dominio per uno o l’altro sesso, per la semplice ragione che essendo i due sessi contrapposti ma interdipendenti, ciascuno tirerà la corda verso di sé. Il punto di equilibrio sarà continuamente spostato ed è praticamente impossibile mantenerlo nel suo perfetto centro. A me pare che oggettivamente persino le forme che definiamo “patriarcato” o “matriarcato” abbiano lati negativi e positivi per entrambi i sessi. Mi pare che il patriarcato stesso si possa definire come una forma di predominanza e responsabilità maschile verso l’esterno, la società civile nel suo complesso e il matriarcato una sorta di predominanza e responsabilità femminile verso l’interno. Sostenere che una qualsiasi forma di pensiero che si è tradotta in usi /costumi/credenze/religioni e quant’altro sia il covo del patriarcato o il covo del matriarcato, mi sembra fuorviante, diventa come rovesciare la narrazione femminista del mondo fatto a misura d’uomo e comandato dagli uomini, con la logica consequenziale patente di inettitudine per il sesso femminile. Allo stesso modo, la visione di un matriarcato dominante da millenni e accettato passivamente dal sesso maschile. Mi sembra molto più probabile la via di mezzo.. sarà che sono tendenzialmente centrista  anche se qualcuno direbbe cerchiobottista.
“in un universo in cui le due parti contrapposte sono interdipendenti, nel senso che l’una esiste se esiste anche l’altra, l’unico modo per svalutare l’avversario è quello di svalutare se stesso -Norberto Bobbio”.
Questa frase di Bobbio mi è sempre piaciuta perché trovo che spieghi bene molti dei meccanismi e delle dinamiche della cosiddetta “guerra dei sessi”. Nel momento in cui c’è un’interdipendenza così stretta, la fase della contrapposizione non puo’ che passare anche dalla svalutazione di sé stessi. Così le donne contrapponendosi agli uomini hanno finito per perdere sé stesse e la loro identità, rimodellandola su un’identità maschile deformata dalla loro visione, e lo stesso probabilmente stanno facendo gli uomini nel tentativo di adeguarsi. Perdono se stessi e la loro identità.

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Fabrizio Marchi 12:19 pm - 22nd Marzo:

Sottoscrivo nella sostanza il tuo intervento, Rita, e non credo affatto che tu sia “centrista”, tant’è che hai giustamente citato Bobbio, che “centrista” sicuramente non è mai stato…
Non bisogna confondere la consapevolezza della complessità della realtà che tu stessa giustamente sottolinei, con una sorta di atteggiamento “democristiano” o “cerchiobottista”. Sono aspetti completamente diversi. Sono gli estremisti che tendono a separare, radicadizzandole, le cose, ma questo è un altro discorso. Si può assumere una parzialità (come è nel nostro caso), anche in modo radicale, senza per questo essere degli estremisti, e mantenendo una visione ampia e articolata della realtà e appunto della sua complessità.
Fabrizio

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Luigi Corvaglia 4:36 pm - 24th Marzo:

Sul blog del Corriere è uscito il seguente post
http://27esimaora.corriere.it/articolo/ninna-nanna-ninna-oh-questo-bimboa-chi-lo-do-i-luoghi-oscuri-del-materno/
Penso proprio sia il primo di questo genere.
Cosa mi ha colpito?
Ad oras, l’assoluta mancanza di commenti.
Perché questo? Di cosa si tratta? E’ il femminismo che ha ottuso la percezione della propria ombra (femminile) o si tratta qualcosa di più profondo?
Per dirla sinteticamente, ho proprio l’impressione, almeno nella nostra cultura occidentale (l’unica da me conosciuta e volente o nolente assorbita, sulle altre non mi pronuncio), che la violenza, da sempre, sia un fardello che l’uomo si è autocaricato sulle sue spalle, andando persino oltre quello che era il suo ambito ed esentandone la donna. Che cosi può essere rappresentata (quello che facevano gli uomini fino ad un secolo fa) e rappresentarsi (quello che fa il femminismo ora) come la parte migliore del tutto.
Generalizzando, è ovvio, ho il vago sospetto che le donne non è che neghino il loro lato oscuro, violento, ma non ne abbiano proprio percezione. Non lo vedano cioè come qualcosa di necessariamente negativo.
Se cosi fosse, cari uomini, chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
p.s. Mi sa che per dedurre tutto questo dalla mancanza di commenti ad un post di un blog femminista, non devo stare tanto bene. 8)

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Luigi Corvaglia 4:23 pm - 27th Marzo:

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Luigi Corvaglia 4:54 pm - 27th Marzo:

Non mi piace fare dietrologia, ma non posso fare a meno di notare che più peggiorano le nostre condizioni (economiche, sociali e quant’altro) e più si intensifica la crociata anti maschile.
E’ un caso? Mah …. è una coincidenza quantomeno sospetta. Il risultato, voluto o meno, è però indubbio. La paralisi di ogni tentativo di diverso pensare ed agire. E mani libere per poterci ridurre al silenzio ed inquadrare nel nuovo ordine mondiale che ci stanno preparando. Con le sacre sacerdotesse del loro genere ad officiare.
Che coglione sono stato ….
Su Sofri non mi pronuncio. Mi bannerebbe persino Fabrizio….

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cesare 4:54 pm - 27th Marzo:

Ormai lo si è imparato: il quotidiano crescendo della violentissima campagna sulla violenza sulle donne, tipo campagna sulle armi chimiche in Iraq, prepara il terreno alla azione politica per una forzatura eversiva del diritto tramite l’introduzione nell’ordinamento di leggi speciali sessiste e ad aggressioni contro i minori maschi nelle scuole spacciate per percorsi educativi.
Il carattere strumentale e violento di queste campagne è documentato dal carattere pervasivo in ogni media, dalla mancanza assoluta di ogni contraddittorio, dalla ingiustificata richiesta di una modifica di misure di legge ed educative già ampiamente in essere e più che adeguate, e dal silenzio criminale sui numeri della violenza femminile in famiglia e a scuola contro i familiari, contro i minori e i figli concepiti.
Questa strumentalità e questa parzialità nel trattare il tema della violenza tra i generi costituisce una comunicazione platealmente menzognera e come tale si configura come una forma di violenza intellettuale, psicologica ed emotiva istituzionalizzata immessa nel sistema delle relazioni tra i generi.
E’ illusorio pensare che chi esperimenta nel quotidiano, ovvero tutti, che la violenza è anche femminile e pertanto non ha sesso, possa ritenere credibile questa comunicazione e che la violenza istituzionalizzata di questa comunicazione possa ridurre la violenza. Probabilmente l’effetto è opposto
Come spiegare allora questa azione cieca e assurda e probabilmente controproducente rispetto ai fini che si propone? Se fosse il tema della violenza la questione che davvero interessa, chiunque è intellettualmente onesto, sa che non può trattarne in modo parziale perchè la violenza è del genere umano non di un genere: basta leggere gli studi USA della violenza in famiglia, studi ormai a disposizione di tutti. Allora che cosa davvero interessa? Sembra aver fondamento l’ipotesi che per politici ormai in crisi di consenso e di proposta politica e forse anche terrorizzati di quello che intravedono nel futuro (e devono nascondere alla gente), oggi “la violenza del genere maschile” è il nuovo nemico di turno cui aggrapparsi per sviare l’attenzione e il crescente risentimento di massa dal gigantesco fallimento della propria leadership e per sperare di governare quanto ormai appare ingovernabile. E allora “incendiano il Reichstag”. E’ pur vero che dopo ogni incendio del Reichstag si è ottenuto forzosamente il consenso delle masse ad aprire campi di concentramento per i “nemici”, ma alla lunga non ha mai costituito una soluzione. Anzi. Ma forse per costoro oggi non c’è alternativa a fare gli incendiari e a seguire i deliri della lobby femdominista doppiamente utile come ultimo supporto di consenso e come comoda fornitrice di “casus belli” a fini di una folle guerra tra i generi.

http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/12/03/27/ddl-contro-femminicidio-campagna-scuole.html

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armando 9:30 pm - 27th Marzo:

Quoto l’analisi di Cesare ed a Luigi dico che ad essere stati coglioni siamo in molti, anche se mal comune non è mezzo gaudio, ma male doppio.
Armando

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cesare 7:58 am - 28th Marzo:

Una tenue luce di consapevolezza femminile (benvenuta!) nel buio della stolida cecità di chi scatena e promuove pro domo sua la folle guerra femdominista contro il genere maschile:

Su “Il Foglio” di oggi, 28 marzo, Barbara Palombelli, in seconda pagina, sotto il titolo: “L’osservatrice romana” scrive fra l’altro:

(….) Dunque, al di là della cronaca e delle relative omelie sulle femmine preda del “maschio cattivo”, solleciterei una bella riflessione su quanto noi (donne) siamo diventate insopportabili, insostenibili, nemiche, avversarie. Portare l’altro all’esasperazione –confessiamolo – è un’arte, una capacità, una maledizione tutta rosa. Il gioco delle violenze non è a senso unico. Finchè non ammetteremo questa grande verità non ne usciremo vive.

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cesare 11:47 am - 28th Marzo:

Nell’ apprezzare Barbara Palombelli per aver ribadito l’elementare verità che “il gioco delle violenze (tra i generi) non è a senso unico”, aggiungo, come contributo alla riflessione, la seguente nota: è opportuno che le donne si rendano anche conto che aver dato via libera a costruire una legislazione, una giurisprudenza, un sistema mediatico, una cultura, un clima, per cui basta una loro parola a togliere a un uomo i figli, ( e ogni affetto), la pubblica rispettabilità, (e ogni dignità), il lavoro, (e ogni mezzo di sostentamento) la casa, (e ogni riparo), le loro risorse economiche (e ogni mezzo per ricostruire una vita), persino la libertà personale, è peggio che togliere loro la vita. E disporre di una parola che ha questo potere mostruoso apparentemente è avere acquisito forza e sicurezza, ma in realtà è porsi nella posizione debolissima e molto rischiosa di chi si rapporta agli altri per il tramite di una precostituita e pregiudiziale terribile minaccia. Chiunque può rendersi conto che alzare il livello di pericolosità e intimidazione della minaccia significa esporsi al rischio del simmetrico innalzamento della intimidazione e pericolosità della risposta. Nei rapporti personali intimi poi che implicano amore e passione, disporre di questo potere aggiunge minaccia a minaccia, paura a paura, pericolo a pericolo, squilibrio a squilibrio.

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armando 2:50 pm - 28th Marzo:

E aggiungo che oltre “al rischio del simmetrico innalzamento della intimidazione e pericolosità della risposta”, che si situa ancora sul piano personale, questa terribile ed ingiusta costruzione culturale e legislativa antimaschile prima o poi produrrà una risposta sul piano collettivo altrettanto terribile ed ingiusta in quanto sarà intrisa di rancore e rivalsa. Già se ne vedono i segnali nelle generazioni più giovani.
armando

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mauro recher 5:06 pm - 28th Marzo:

intanto segnalo questa iniziativa …
http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2012/03/28/un-calcio-al-femminicidio/#comments_list
posso dire che ,questa iniziativa ,potrebbe andare in porto abbastanza facilmente , e non sarebbe un male per carità ,si parlerebbe ,per l’ennesima volta che gli uomini sono violenti ,abbiamo fatto 30 facciamo 31,ma potrebbe avere anche un effetto boomberang ,primo perchè si inizia a parlarne ,secondo ,si spera che ,molti uomini ,non ci stanno a prendere colpe solo perchè “nati uomini” e potrebbero avere un risveglio ,non tutti ovviamente (non perchè siano stupidi ci mancherebbe ,ma il potere della vagina ,è molto forte),ma forse in qualcuno questo cosiddetto risveglio c’è …
Voglio adesso fare una considerazione ,si una il calcio per questa iniziativa ,strano ,veramente strano ,perchè ,quando io o altri uomini interveniamo su questi blog ,mi si dice sovente “andate a parlare di calcio” ,questa manifestazione maschilista (neanche tanto ,perchè tante ragazze e donne,seguono il calcio) tanto disprezzata ,adesso viene osannata ,non so il perchè ,ma mi ricorda un detto latino ..”pecunia not olez”

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cesare 5:08 pm - 28th Marzo:

E temo che i cinici e feroci sponsor del Palazzo e della casta nonchè lodatori interessati e di professione del genere femminile, dopo averle mandate allo sbaraglio in ruoli e prospettive inadeguati e assecondate nella guerra culturale contro padri, famiglia e maternità, fra qualche decennio, in una Italia a maggioranza di ultra sessantenni, finiranno per dare bruscamente il contrordine e chiederanno, ma solo ed esclusivamente alle donne, conto del numero dei milioni di cittadini mancanti, o meglio dicesi, di consumatori e produttori mancanti a fare andare avanti il sistema.

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Massimo 6:22 pm - 28th Marzo:

X Cesare.
Io ci andrei cauto nel fare degli apprezzamenti a quella serpe velenosa della Palombelli, che definire falsa come giuda è un complimento. Secondo me, le parole di queste donnicciole da quattro soldi, vanno sempre prese con le pinze, perché non si sa mai cosa nascondono e dove vanno a parare. Meglio essere diffidenti; molto diffidenti.

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armando 9:44 pm - 28th Marzo:

Direi, Massimo, che intanto occorre registrare quelle parole, simili a quanto diciamo da anni. Registrarle e osservare se ci sono sviluppi. Senza esaltazioni fuori luogo ma anche senza pregiudizi. Se son rose fioriranno, come suol dirsi. Non si può escludere a priori che quelle verità che da anni ripetiamo abbiano scheggiato il muro di cemento che ci viene opposto.
armando

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cesare 8:37 am - 23rd Aprile:

Marine Le Pen, al 19% ai ballottaggi alle elezioni presidenziali francesi 2012, è la donna che guida oggi l’estrema destra francese: un passaggio politico decisivo per spazzar via ogni interpretazione dei comportamenti politici su base sessista e demolire la mistica femminista del sesso femminile naturalmente tollerante, accogliente, simpatetico, pacifico e non violento.

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Fabrizio Marchi 9:38 am - 23rd Aprile:

Esattamente, Cesare, anche se questo non servirà certo, come dici tu, a “demolire la mistica femminista del sesso femminile naturalmente tollerante, accogliente, simpatetico, pacifico e non violento”.
“E’ evidente che si tratta di una donna che ha interiorizzato il modo di essere, di pensare e di agire degli uomini, di fatto un maschio anche se con sembianze femminili”. Sarei pronto a scommettere che questa sarebbe la risposta femminista.
“In fondo, anche se lei non ne è consapevole, è anch’ella una vittima del sistema maschilista”. Questo l’assunto. Con questo “giochetto” ogni aspetto positivo viene ascritto al femminile, e tutto ciò che vi è di negativo, al maschile.
Con questo modo di procedere non c’è logica che tenga. Anche Galilei, Newton o Einstein sarebbero impotenti di fronte a tanto. Anche di questo abbiamo parlato nella nostra riunione di sabato.
Il confronto con questa gente è obiettivamente impossibile e non porterebbe a nulla. La strada è un’altra ed è quella di parlare agli uomini, di arrivare alla loro psiche e di aiutarli a far emergere ciò che già essi sanno ma che nascondono a loro stessi.
Fabrizio

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cesare 11:29 am - 24th Aprile:

Grembiulini unisex. Come da tempo accade la violenza ideologica femminista non risparmia soprattutto i minori e la scuola diventa il canale preferito dalle “sfasciamaschio” e “sfasciafemmina” di turno per imporre unilateralmente le loro idee bislacche e violente. Il femminismo si sta rivelando una delle ideologie che nella Storia si sono dimostrate più capaci di pervadere di istanze di violenza radicale ogni ambito della vita sociale e individuale. Adesso i bimbetti e le bimbette delle scuole elementari, consigliati/obbligati nel vestire unisex, sono costretti di fatto a pre-giudicare la loro identità e diversità sessuale come una “cosa brutta” perchè la diversità sessuale sarebbe a fondamento della disuguaglianza e della ingiustizia nel rapporto tra i generi.
http://www.scienzaevita.org/rassegne/17fd78d3a0504f9c6c7305978bbf6c86.PDF

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Fabio C. 12:41 pm - 24th Aprile:

Come da tempo accade la violenza ideologica femminista non risparmia soprattutto i minori e la scuola diventa il canale preferito dalle “sfasciamaschio” e “sfasciafemmina” di turno per imporre unilateralmente le loro idee bislacche e violente. Il femminismo si sta rivelando una delle ideologie che nella Storia si sono dimostrate più capaci di pervadere di istanze di violenza radicale ogni ambito della vita sociale e individuale
[Cesare]
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Concordo, tuttavia siamo sempre lì; ovvero, gli uomini dove sono? Dov’è la voce maschile?
Nondimeno, sono dell’opinione che queste ossessioni femminil-femministe non facciano che confermare le tesi di alcuni vecchi della QM, ossia che le femministe (ma anche la stragrande maggioranza delle donne) siano veramente complessate. Sono loro a soffrire di una fortissima ed evidentissima invidia nei confronti degli uomini.

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Marco Pensante 6:36 pm - 28th Aprile:

Luigi, sto tenendo d’occhio l’articolo e la prima stronza che fa dello spirito di patate la sollevo da terra.

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Rita 7:24 pm - 28th Aprile:

l’unico commento che già c’è non mi pare esattamente improntato alla serietà.. che significa “hanno ucciso così anche mata hari?”

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Fabrizio Marchi 12:05 pm - 1st Maggio:

Femminicidio: quando a togliere la vita ad un uomo (e alla propria figlia) è una donna, come deve essere definito?
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/05/01/Duplice-omicidio-calabria-confessa-ho-ucciso-mio-marito-mia-figlia_6799112.html

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Marco Pensante 3:56 pm - 1st Maggio:

Ma che domande: deve essere definito oppressione maschile, violenza maschile, dominio maschile. Basta leggere: “Domenica Ruggiano non voleva, questa la sua spiegazione, che la ragazza, legandosi ad un uomo, subisse le stesse sofferenze che aveva patito lei.”

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Fabrizio Marchi 7:17 am - 2nd Maggio:

Libera la donna che ha ucciso marito e figlia:
http://affaritaliani.libero.it/cronache/donna-killer010512.html
Due pesi e due misure, anche se ormai ci siamo abituati. In questo caso (una donna rea confessa di un duplice omicidio) non vengono applicate le previste misure cautelari. Può darsi che i giudici le abbiano legittimamente ritenute non necessarie. Bene, nulla da dire, per quanto mi riguarda. Non è affatto detto, infatti, che un soggetto possa o debba reiterare lo stesso tipo di crimine o commetterne altri solo perchè reo confesso del delitto per il quale è in attesa di giudizio.
Questo criterio dovrebbe però valere per tutti e per tutti i reati. Così non è, invece, perchè si invoca (e spesso si applica) la carcerazione preventiva per gli indagati per violenza sessuale, anche quando questi ultimi sono dei minorenni.
La contraddizione è davanti agli occhi di tutti. E’ evidente che oggi lo stupro è considerato un reato più grave dell’ omicidio.
E’ il segno dei tempi in cui viviamo.
Fabrizio
p.s. la donna, rea confessa del duplice omicidio, ha dichiarato di aver ucciso la figlia perchè non voleva che, sposandosi, “subisse le stesse sofferenze che aveva patito lei”.
Mi sbaglierò ma la campagna “giustificazionista” (dei due pesi e delle due misure) è pronta per partire…

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Luigi Corvaglia 5:46 pm - 2nd Maggio:

Violenza di genere ….. femminile ….. segue:
http://www.repubblica.it/cronaca/2012/05/02/news/spedizione_punitiva_di_un_gruppo_di_rom_pregiudicato_di_24_anni_ucciso_a_pescara-34301811/?ref=HREC1-6
Vi starete chiedendo: cosa c’azzecca il link con la premessa.
Rispondo subito: niente. Mi è capitato però, mentre ero in bar di sentire (e vedere) una di quelle presentatrici/giornaliste di programmi pomeridiani che volano sulla cronaca nera come le mosche sulla merda, che affermava: “ma la cosa divertente è che sembra che i rom si siano sbagliati ed hanno ucciso il fratello gemello.”
Si avete capito bene, la morte di un uomo, per la tipa è divertente.
Purtroppo andavo di fretta e non ho focalizzato ne la stronza, ne il programma, ma posso giurarvelo su mia madre: lo ha detto.

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Luigi Corvaglia 10:48 pm - 3rd Maggio:

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/05/02/Ragazza-accoltella-onore-presunta-amante-padre-_6806778.html
Mi chiedo ….
In questo caso non è un tentato (da loro definito, a me riesce anche difficile scriverlo) femminicidio?
Perché tutto può essere messo in dubbio, tutto, a parte che l’accoltellata e quasi morta donzella si trova in tale stato solo ed esclusivamente per il fatto di essere donna.
Cosa diranno in questo caso le nostre giuriste da un tanto al chilo? Ho quasi paura di saperlo. Probabilmente parleranno di (fortunatamente) tentato femminicidio indotto e con triplo salto carpiato troveranno anche il “vero” colpevole. Chi? Ovviamente Lui. Il fedifrago maschilista.

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Fabrizio Marchi 3:22 pm - 5th Maggio:

Il Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri (a latere, quella con il reddito più alto di tutta la compagine governativa), aderisce all’appello di “Se non ora quando”
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/05/05/Uccide-ex-fidanzata-arrestato_6819706.html

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mauro recher 5:50 pm - 10th Maggio:

Cesare ,parlava di statistica ISTAT ,come un somaro ,allora per non occorrere nell’errore ,mi sono fatto una statistica da solo ,o meglio è una mia sensazione …
Sono andato a vedere questo blog
http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/
sono riportati ,con tanto di numero ,i cosiddetti femminicidi
Ricordiamo che loro li chiamano cosi perchè si uccide “in quanto donna ”
Or bene la mia statistica e che tra questi femminicidi ,sono tutti fatti da persone di medio-basso livello economico ,chi l’operaio ,chi il pensionato ecc ecc ,ma nessuna donna è stata uccisa in ambienti sociali economicamente elevati (almeno non in quest’anno) ,questo mi fa venire in mente alcune considerazioni
1- Non è vero che si uccide “in quanto donna” perchè altrimenti ,oltre ad essere un numero più alto ,si ucciderebbero anche le donne dei ricchi ,cosa che non avviene ,vero ,come dice la Ferilli nazionale che i poveri sono di più ,ma qualche volta dovrebbe “toccare” anche quella fascia …
2- Non è che ,in caso di divorzio e separazione ,gli uomini facoltosi hanno altre alternative ,per capirsi non è che Totti (uso il capitano cosi Fabrizio è contento smile ) se si separa dalla Blasy ,si strappa le vesti ,potrà restarci male ,ma di certo (o meglio è molto ma molto difficile) che possa macchiarsi di un “femminicidio” visto che morto un papa se ne fa un altro e senza tanta fatica
3- Fatte queste due considerazioni è lampante che NON E’ un problema di genere ,come abbiamo detto altre volte è un problema RELAZIONALE ,mi sembra abbastanza lampante
Questi “femminicidi” sarebbero di meno (secondo me ,prossimi allo zero) se ci fosse Reciprocità e Spontaneità

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mauro recher 7:29 pm - 10th Maggio:

Ho letto solo ora ,forse si potrebbe fraintendere che ,a scanso di equivoci non è Cesare il somaro ma le statistiche ISTAT smile
Chiedo scusa

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Rita 7:51 pm - 10th Maggio:

Leggo dal link postato da Luigi:

“il piano nazionale varato l’anno scorso contro la violenza è rimasto vago su cose che andrebbero corrette subito: non c’è un osservatorio nazionale su violenza e femmicidi, non ci sono dati…”

ehhhh?? ma allora i numeri dei femminicidi (54, 56, no una sessantina, adesso stiamo cercando di non contare quelle morte per altre cause tipo rapina o questioni ereditarie etc. etc.) sono sparati a caso? no fatemi capire.. c’è un’emergenza nazionale, l’ONU che ci pressa perchè dobbiamo fare di più ma scopriamo che mancano i dati. In pratica servono soldi per costituire un’osservatorio nazionale per contare i femminicidi..certo sono meno di 60 e si potrebbe perdere il conto. Ussignur mi cadono le braccia…

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