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Questo titolo che leggete qui sopra, dopo un processo di selezione durato circa due mesi, è il nuovo nome che ora vedete apparire al posto di Uomini Beta. Movimento anti-misandrico e di classe per una critica del femminismo. Il suggerimento della modifica ed il rilancio del movimento e del sito web, è stato dato dal suo fondatore, Fabrizio Marchi. Da un po’ di tempo, infatti, Fabrizio si è dedicato prevalentemente alla sua creatura, L’Interferenza, che ha raggiunto una certa notorietà nell’ambito della critica del sistema neoliberale e delle sue derivazioni politiche e ideologiche, cosa che ha portato ad una relativa stasi dell’operatività del Movimento degli Uomini Beta. Per questo motivo ha deciso di cedere il timone a chi volesse dedicarsi più specificamente alla questione del rapporto tra la società neoliberale e il femminismo che nelle nostre analisi è un punto centrale, e che era l’idea sottesa al Movimento degli Uomini Beta.
Dopo il necessario dibattito il ruolo di presidente è stato affidato dall’assemblea degli iscritti al sottoscritto, su proposta dello stesso Fabrizio Marchi. Ho accettato questo incarico, non semplice, poiché come sappiamo tutti non è facile la critica da “sinistra” (uso le virgolette, chi vuole capire, capisce) al femminismo poiché come ben sappiamo esistono narrazioni fuorvianti che considerano il femminismo un prodotto della sinistra storica, ovvero dell’analisi marxista della realtà, come banale estensione della lotta di classe a quella tra i generi. Ma questa è una sostanziale falsificazione poiché trascura come le differenze di classe siano ancora dominanti mentre quelle di genere lo sono state in forme e modi completamente diversi e in qualche modo di compromesso col sistema di classe dominante.
Tornando a me, per circa un anno avevo lavorato per il gruppo Instagram MRA Italia, e quindi avevo molte idee che volevo portare avanti, alcune delle quali sono già state pubblicate sul sito di Uomini Beta al fine di rilanciarlo. Insieme agli altri, che si sono impegnati per scrivere articoli e fare ricerche per l’associazione, ci auguriamo che questo rilancio sia positivo e porti ad una maggiore diffusione delle nostre idee nel piatto e scontato mainstream politicamente corretto dominante.
La scelta del nome è passata, come dicevo sopra, attraverso un processo durato alcuni mesi. Molti nomi sono stati proposti, molti altri scartati, vi sono state anche persone contrarie alla modifica del vecchio nome, ma a maggioranza ha poi prevalso quello che leggete sopra. È da rimarcare come si siano voluti conservare alcuni concetti fondamentali, quello di “critica” e quello “di classe”, prima di tutto. Ma anche aprire a istanze più generali che possano essere condivise da tutti, e da entrambi i generi soprattutto, per cui si è preferito “antisessismo” al posto di “antimisandrico” perché ha una valenza più generale indipendentemente dal genere. Inoltre, è stato deciso di modificare il titolo in “uomini e donne” piuttosto che usare solo la parola “uomini”, proprio perché riteniamo che anche le donne debbano essere ovviamente coinvolte in questa battaglia critica nei confronti di una ideologia che rappresenta uno dei mattoni fondamentali dell’attuale sistema capitalista occidentale.
La questione del rapporto tra i sessi o tra i generi, ed anche quella che riguarda questi e la galassia Lgbtq+, è di grande complessità. È una sfida per chiunque – contro il primato del capitale e la sua invasività nelle nostre vite – voglia uscire dalla contrapposizione fra i sessi e dalle (ormai relativamente) nuove Grandi Narrazioni (in primis quella sul patriarcato, un cadavere tenuto in vita artificialmente pena l’estinzione del femminismo) che portano alla frantumazione della società ridotta a tante monadi isolate, individui “imprenditori di sé stessi”, in realtà schiavi del sistema. È una sfida che coinvolge anche la natura della famiglia, sia essa tradizionale o allargata, e le comunità come capacità di opporsi alla società liquida attuale, ma senza tornare a modelli reazionari, sbilanciati o impraticabili. Le forme nuove dovrebbero essere fondate sulla vera parità, parità che nel femminismo, di qualsiasi corrente, è in realtà solo retorica e falsa. Dobbiamo essere consci che stiamo trattando strutture di lunga durata, al confine tra culturale e biologico, il cui confine non è mai netto, del resto non esiste niente di artificiale che non sia naturale e viceversa. L’illusione di certa facile sociologia che tutto sia solo una questione culturale è perlomeno dubbia e quasi certamente falsa.
Ci sono molte cose di cui vorrei che il nuovo Uomini e Donne in Movimento parli, ma soprattutto spero riesca a comunicare a tante persone la critica serrata della stampella femminista del sistema, evolvendo verso una visione meno divisiva e più condivisa che potrebbe costituire le fondamenta per la rifondazione di un movimento autenticamente contrario alla brutale e totale mercificazione dell’attuale fase neoliberale.
PS. Ho rimesso in Homepage il testo “Il Movimento” che era stato scritto da Fabrizio Marchi in occasione della fondazione di Uomini Beta e che ritengo tutt’ora assai valido come base.
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