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Alla Castleview Primary School di Edimburgo l’inclusione passa per l’omologazione dei generi: alunni e professori sono invitati ad utilizzare la gonna per educare ed autoeducarsi all’uguaglianza dei generi. L’uguaglianza è intesa come distruzione delle differenze e appiattimento sul modello femminile debitamente manipolato dal mercato e dal serbatoio dei pensatori neoliberisti. Avanza l’odio iconoclasta contro il genere maschile, al punto che l’unico maschio tollerato dev’essere con la gonna, copia sbiadita e sgraziata delle donne. Ogni tratto che rammenta la differenza dev’essere trasceso in nome dell’omologazione tirannica. Uguaglianza e omologazione sono due concetti diversi: la prima persegue il rispetto delle differenze, riconosce la loro pari dignità e l’universalità della persona che si declina in modo plurale, l’omologazione, invece, è la perversione dell’uguaglianza. Essa persegue l’odio verso le differenze, le vuole cancellare in nome di un laicismo nichilistico che prescrive che tutto sia “nulla” e le persone siano “niente”. L’omologazione esige che le donne assimilino il peggio del maschilismo carrierista ed atomistico del neoliberismo, mentre gli uomini sono relegati ad una condizione di sudditanza psicologica, poiché ritenuti pericolosi per il sistema. Le rivoluzioni hanno visto gli uomini come protagonisti con la partecipazione, a volte, delle donne. Queste ultime incluse nel sistema intendono il riscatto sociale come sostituzione degli uomini e come la possibilità di essere libere quanto e più degli uomini. L’inclusione con cui è presentata la gonna indossata dagli uomini, è “sottilmente razzista”, perché si chiede agli uomini di rinunciare alla loro identità in nome di una sessualità-genere fluida. Si destabilizza la psiche degli uomini per renderli oggetto della società dello spettacolo che li usa come “la donna barbuta” per fare spettacolo e nel contempo per abbattere il pericolo delle differenze. Il capitalismo neoliberista omologa ed include, perché ha terrore delle diversità, dove esse sono in sana relazione con i poli opposti vi è pensiero e politica. Il pensiero ha la sua genetica nel polemos, nella tensione dialettica tra prospettive proficuamente antagoniste. La scomparsa dei generi e la riduzione delle identità a lampi quotidiani senza forma e futuro non possono che comportare un’ulteriore regressione ad uno stadio di immaturità psicologica. L’infantilismo organizzato ha l’obiettivo di rendere gli esseri umani dominabili e manipolabili. Un uomo senza identità, ridicolizzato nella sua fisicità, in quanto la gonna indossata da un uomo è inadeguata alla sua anatomia ha l’effetto di ridicolizzare gli uomini in nome dell’inclusione. Si usano parole buone per fare cose turpi. Umiliare gli uomini con il consenso degli stessi è il grande successo del nichilismo liberista che impera a livello globale. Si giunge a tale risultato dopo decenni di controstoria femminista che ha rappresentato gli uomini come mostri e le donne come vittime perenni. Ogni manicheismo è sempre bugiardo e parziale, perché esemplifica e rinuncia alla complessità. L’odio inoculato negli uomini contro se stessi ha un lungo percorso carsico che conduce fino a detestare la propria fisicità e a negarla. Inutile ribadire gli effetti devastanti che questo potrebbe avere in adolescenti e bambini in formazione. In ultimo vi è da sospettare che simili iniziative amplificate dal circo mediatico hanno lo scopo di distrarre dai massacri allo stato sociale per far apparire l’Occidente come la patria del rispetto delle differenze, purché non abbiano identità e progetti politici.
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