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06 Set 2015  |  20 Commenti

Una “soluzione finale” per il maschio

Ho sempre avuto una sincera antipatia per il termine Nazifemminismo, perché tale termine rende suscettibile il merito della discussione alla tattica della derisione per delegittimare l’interlocutore. Il termine, però, è tutt’altro che inappropriato. I paralleli sono tanti, ma non mi dilungherò in tale dissertazione e mi limiterò ad enuclearne uno, la matrice identitaria.

Come il nazismo ha sviluppato la propria matrice identitaria attorno al profilo etnico di razza “ariana” al fine di poter legittimare il nemico da eliminare, così il femminismo ha sviluppato la propria vocazione identitaria attorno al profilo genetico di una razza femminile onde poter definire i contorni del suo naturale nemico, la razza maschile.

La storia ce lo insegna; l’identità di gruppo si sviluppa senza particolari artifici per via di meccanismi sociali naturali; l’embrione è sempre lo stesso: nuclei minoritari che fanno leva sul proprio status di vittima per evadere il giudizio morale, lo scrutinio intellettuale, e talvolta anche la legge. Nell’apatia di una maggioranza disaggregata, disinteressata e non contrapposta, questi gruppi crescono per cooptazione; è una crescita disorganica, in cui le istanze rivendicative cambiano per assecondare i nuovi gruppi cooptati, fino a quando la minoranza muta in una difforme e incoerente maggioranza. Un gruppo il cui unico collante è la presenza di un nemico da abbattere.

E’ un meccanismo sociale noto, e si basa sulla fomentazione continua della paura.

E’ così che il femminismo cambiava le sue pelli, muovendosi da istanze iniziali di autodeterminazione femminile, per poi teorizzare sovrastruture, fino a fagocitare al suo interno le istanze delle minoranze più disparate (omosessuali, trans, minoranze etniche), incurante delle contraddizioni che assorbiva ed alimentava. Tutto pur di poter profilare e rendere minoranza il suo nemico di sempre; il maschio, bianco ed eterosessuale. L’emblema, nella paranoica visione femminista della società, del potere.

Potere, potere, null’altro che potere. Al femminismo della donna non importa nulla; non è mai importato nulla.

Diana Russell coniava (o quantomeno sviluppava) il concetto di femminicidio, alcuni decenni fa; un concetto razzista, secondo cui le donne sono uccise dagli uomini in quanto donne. Un concetto osceno che ovviamente abbiamo preso ed adottato, grazie al meccanismo della “cooptazione in apatia”. La stessa Russell aveva le idee chiare da quel dì; il femminicidio non serviva a combattere la violenza sulle donne (lei stessa aveva osservato che i delitti sulle donne erano aumentati in concomitanza con lo sviluppo del femminismo). Per lei affermare il concetto di femminicdio era, ed è, uno strumento puramente politico per affermare il teorema dell’odio di genere: l’uomo esercita violenza sulla donna, in quanto donna; in sostanza l’uomo è il nemico naturale della donna.

Accettare l’anima misandrica, e sostanzialmente eugenetica, del femminismo è difficile ancora a molti, per il meccanismo suddetto della cooptazione graduale nell’apatia generale. Ma il quadro risulterà via via più chiaro a mano a mano che si faranno spazio negli ambiti educativi i concetti di violenza di genere (che risuona col concetto di violenza razziale, non vi pare?), di privilegio maschile, eccetera. Concetti per adesso mimetizzati in nebulose “iniziative di genere”.

Col tempo hanno dovuto prenderne atto illustrissime femministe d’oltreoceano, quali C. Hoffsommers, C. Paglia, J. Fiamengo. Un discernimento avvenuto tardi, non prima di aver adempiuto il loro servile compito. Servile senza accezioni dispregiative. Semplicemente i servi non hanno cognizione di causa. Ma gli ideologhi, sì.

Sono infatti le parole delle ideologhe del femminismo radicale che si fanno strada, attraverso media e accademia, fino a costruire la narrazione di iniziative istituzionali e di trattati internazionali quali la Convenzione di Istanbul.

Valerie Solanas è un nome che dirà poco a molti; a qualcuno ricorderà solo il tentativo di omicidio di Andy Warhol. Pochi la ricondurranno al manifesto SCUM (Society for Cutting Up Men), “società per fare fuori gli uomini”, manifesto che tutt’oggi fa proseliti.

E le affermazioni di Andrea Dworkin faranno alzare le sopracciglia con sufficienza e ironica accondiscendenza a molti; ma l’idea che “odiare il femminismo significa odiare le donne”, “che la differenza tra uomini e donne è che i primi commettono violenza e le seconde la subiscono”, “che la società non sarà libera finché non morirà la mascolinità”, eccetera, non sono esternazioni estemporanee; esse sono gli assi ideologici su cui si trasporta di generazione in generazione il femminismo.

Ideologhe che grazie agli “spazi sicuri” (“safe spaces”) quali gli Studi di Genere (Gender Studies), garantiti dallo status di vittima, continuano a fare nuovi proseliti della misandria.

Così Julie Bindel, femminista radicale e lesbica, colonnista del giornale inglese The Guardian (testata ricca di spazi riservati al femminismo radicale), ed opinionista della BBC (testata giornalistica largamente presidiata dal femminismo britannico) si esprimeva il 29 Agosto 2015 (link1, link2), in preparazione del Collettivo Femminista Radicale del 2015, in risposta alla domanda se “l’eterosessualità sopravviverà alla liberazione delle donne?“:

No, a meno che gli uomini non agiscano coerentemente, gli si tolga il potere e quindi inizino a comportarsi bene. Intendo dire che li vorrei mettere tutti in una specie di campo dove possono girare in moto, bicicletta o furgoni bianchi. Darei loro una scelta di veicoli da poter guidare, niente porno, senza possibilità di fare a botte (ci sarebbero guardie, ovviamente). E le donne che volessero fare visita ai loro figli maschi o i loro amanti, avrebbero la possibilità di farlo, prenderli in consegna come dei libri in una libreria, e poi portarli indietro.

Io spero che l’eterosessualità non sopravviva, in effetti. Vorrei vedere una tregua all’eterosessualità. Un’amnistia fino a quando noi non ci saremo liberate. Perché sotto il patriarcato è una merda.

E mi sono rotta di sentire donne che dicono che i loro uomini sono a posto. Quegli uomini sono stati tirati su con i privilegi del patriarcato e sono compiacenti, non stanno impedendo agli altri uomini di essere merda.

Vorrei vedere una liberazione che porti le donne ad abbandonare gli uomini dicendo loro: quando tornerete come esseri umani, allora ci potremo rivedere.

Questo il 29 Agosto 2015. Cosa dicevamo sul razzismo?

Questo è il femminismo nel 2015. Tale è sempre stato. E tale sarà.

Fonte: IL REIETTO


20 Commenti

Luigi Corvaglia 2:15 pm - 6th Settembre:

L’ultimo, caustico e dissacrante, articolo di Fabrizio Napoleoni.

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Antony81 5:11 pm - 6th Settembre:

Ma queste oltre che femministe sono matte semplicemente matte le loro visioni distopiche farebbero invidia a Orwell.

Ma come è possibile che si sia dato cosi tanto credito per cosi tanto tempo a simili svitate? Come è possibile che ancora oggi gli si dia spazio per diffondere i loro deliri?

Ringrazio Uomini Beta e gli altri siti simili per avermi dato le informazioni necessarie a rendermi conto di come il femminismo sia misandrico, distopico e folle.

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fabriziaccio 6:59 pm - 6th Settembre:

Antony81:
Ma come è possibile che si sia dato cosi tanto credito per cosi tanto tempo a simili svitate? Come è possibile che ancora oggi gli si dia spazio per diffondere i loro deliri?

Come è possibile? Apatia sociale e viltà maschile.

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Lorenzo 8:15 am - 7th Settembre:

Articolo davvero ottimo. Condivisibile fino alle virgole, scritto in modo perfetto. Ti faccio i miei complimenti.
Il Femminismo è davvero un’Ideologia maligna e ripugnante, totalmente irrecuperabile all’umanità, perché marcia ed avvelenata sin nelle sue radici.
Questo mostro ideologico, essendo basato nelle sue premesse solo su sesquipedali idiozie e falsità (insostenibili di fronte a qualsiasi argomentazione dotata di senso logico), per sopravvivere e proliferare si può solo nutrire di rancore, ed il suo obiettivo primario è sempre stato infatti stimolarlo ed alimentarlo, con qualsiasi mezzo, per meschino che fosse.

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Alessandro 9:18 am - 7th Settembre:

Articolo che in poche righe riesce a evidenziare aspetti fondamentali di questa lobby internazionale che è uno dei veri “poteri forti” dei nostri tempi. Alcuni passaggi sono illuminanti: “Nell’apatia di una maggioranza disaggregata, disinteressata e non contrapposta, questi gruppi crescono per cooptazione; è una crescita disorganica, in cui le istanze rivendicative cambiano per assecondare i nuovi gruppi cooptati, fino a quando la minoranza muta in una difforme e incoerente maggioranza.”Splendido passaggio. Aggiungo: per realizzare questa cooptazione da evidenziare il ruolo decisivo che internet ha rivestito e riveste, e prima ancora nel compattare il disgregato mondo delle “ideologhe” che diversamente con difficoltà sarebbero entrate in contatto tra loro.
“E’ così che il femminismo cambiava le sue pelli, muovendosi da istanze iniziali di autodeterminazione femminile, per poi teorizzare sovrastruture, fino a fagocitare al suo interno le istanze delle minoranze più disparate (omosessuali, trans, minoranze etniche), incurante delle contraddizioni che assorbiva ed alimentava.”
La capacità che ha il femminismo attuale di affiancarsi a quelle minoranze, finanche facendosi portavoce delle loro istanze, è uno dei segreti del suo successo. Può un tale movimento non essere “progressista”?
Mi fermo qui ma ci sono altri passaggi che andrebbero ancora messi in evidenza.
Sul fatto che il nemico sia l’uomo bianco eterosessuale, ho qualche dubbio. il nemico è l’uomo tout court,e se si pone l’accento sull’uomo bianco eterosessuale è perchè il politicamente corretto, di cui il femminismo è parte fondamentale, non consente che si scivoli nella discriminazione di quelle minoranze di cui sopra.
Continuo però a rimanere scettico sull’utilizzo del termine nazifemminismo, non perchè non ci sia quest’anima al suo interno, che l’articolo mette in chiara evidenza, ma perchè il femminismo è anche qualcosa di più fine, di più acuto, e per questo di assai più pericoloso perchè più difficile da decifrare nella sua veste sessista. Esiste un femminismo moderato che parla di quote rosa, che parla di dignità di soli corpi femminili, che diffonde “innocue” statistiche taroccate, che parla di istruzione per il bene di tutti, che parla di televisione per il bene di tutti, ecc., che si tiene alla larga dalle “ideologhe” di cui sopra, ma che è assai più subdolo e pericoloso. Il suo obiettivo non è, come queste “poverette”, l’eliminazione fisica del maschio, ma è la sua subordinazione, sociale, economica, sessuale.

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armando 12:55 pm - 7th Settembre:

Eccellente articolo. Quelle farneticazioni hanno ancora una loro presa perchè esiste una tecnica ben precisa per inoculare nella pubblica opinione idee che normalmente sono inaccettabili, ma che, poco a poco, grazie all’azione dei media infiltrate dalle lobby, diventano dapprima accetabili come oggetto di discussione, e poi, normalizzate, opinione comune. E’ la “finestra di Overton, teorizzata e applicata anche in altri campi.
Se, per esempio, chiedi alla gente cosa pensa dell’eugenetica, la maggioranza risponderà (ancora oggi) che è inaccettabile, perchè viene subito in mente il nazismo. Ma se poi si inizia a parlare con inistenza di “vita degna di essere vissuta” (naturalmente spostando sempre in avanti il concetto degno), se si inizia a parlare di persona umana solo in quanto in possesso delle facoltà razionali “normali”, se si fa balenare la possibilità di mettere al mondo, con qualsiasi tecnica, solo figli sani, belli, intelligenti, ecco che la tentazione della selezione della specie, ossia l’eugenetica, diventa un argomento di cui discettare, per poi entrare nella normalità della vita, magari sotto altro nome. Se poi ancora, vengono strillate statistiche sui costi sanitari e quindi sociali dei malati, dei dementi, di tutti i “non normali”, allora viene quasi “naturale” (non per tutti fortunatamente) pensare che sì, un bambino down o portatore di malattie genetiche è bene che non nasca, e se nasce, come “insegna” Peter Singer , sia legittimo sopprimerlo. Lo stesso per i vecchi “inutili” e costosi. Stando all’argomento dell’articolo, se i media rappresentano il maschile come un costo sociale (lasciamo stare che si tratta di una immensa bugia), come un soggetto violento e pericoloso per sè e gli altri, se per contro si rappresenta il femminile come suo opposto, ossia dotato in positivo di quei caratteri sviluppati in negativo dagli uomini, alla fine le donne si cinvinceranno di essere superiori e gli uomini inferiori. Ergo, o questi ultimi accederanno volontariamente ai programmi di rieducazione o saranno costretti a farlo per il bene loro e di tutti. Siamo già in uno stadio avanzato del progetto, senza che ci siano vere e proprie opposizioni a voce alta. Mugugni, scrollate di spalle, sorrisi silenziosi. Nulla di più, per ora!

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mauro recher 3:58 pm - 7th Settembre:

armando,

Questo è un argomento che mi tocca abbastanza da vicino, ho i reni policistici ,malattia genetica data da mia madre (non e che ,se fosse stato il padre sarebbe stato meno grave) ma ,in questo momento ho un costo sulla società dovuta a questa malattia , nel tempo nazista ,nel libro che ho letto, suggerito da Cesare” le furie di Hitler” tali persone con questi problemi venivano soppressi (Come ha scritto Armando anche per gli affetti dalla sindrome di down ) .. come non sarebbe carino sopprimere gli uomini anche se vengono indicati come violenti , allora si corre ai ripari con il gioco del rispetto che , se insegnasse ai bambini a lavare e a stirare non avrei niente in contrario ,ma il messaggio subliminale è che vogliono cambiare il genere maschile indicandolo appunto come pericoloso

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Rino DV 7:57 pm - 7th Settembre:

A Fabriziaccio: *hi*

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fabriziaccio 9:26 pm - 8th Settembre:

Grazie Rino.

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fabriziaccio 9:06 pm - 8th Settembre:

Alessandro,

Grazie Alessandro per l’apprezzamento.
Un paio di osservazioni che penso siano rilevanti.

La prima è relativa al concetto di nemico.Il “nemico” è qualcosa di diverso dall'”oggetto di odio”. Sono d’accordo con te nel ritenere che l’odio è rivolto all’uomo in quanto tale, a prescindere dal colore della pelle o dalla sessualità, e per questo faccio riferimento all’anima misandrica dell’ideologia. Ma si può essere “soci in affari” anche con qualcuno che odi purché sia utile alla causa. Il nemico è invece colui che detiene l’oggetto del desiderio, in questo caso il potere. La profilazione del nemico è puramente strumentale nella corsa al potere, in un’ottica di dividi et impera. Il nemico del mio nemico è mio amico.

La seconda considerazione è relativa al termine nazifemminismo. Quando ho scritto l’articolo, il punto di partenza è stato il finale, cioè le considerazioni di Julie Blindel, che non è un’oscura blogger del web, ma una “giornalista” con regolari apparizioni in primarie testate britanniche (The Guardian, BBC, SKY). Il riferimento al nazifemminismo prendeva spunto dal linguaggio della suddetta che faceva riferimento a campi di concentramento. Questo tipo di linguaggio è frequente nel femminismo radicale.

Sul fatto che esista un femminismo moderato dissento.

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fabriziaccio 9:26 pm - 8th Settembre:

armando,

Bravo Armando, in effetti il tema dell’eugenetica è centrale nella mia lettura del femminismo.
Non è poi così difficile constatare che la dialettica del femminismo è oggi riassumibile nel concetto “gli uomini devono cambiare se vogliono avere un posto nella società”. Che poi è appunto il cardine della teoria eugenetica. Le iniziative di “genere” si sono spinte verso il lavaggio del cervello di bambini delle elementari (implicita ammissione che l’oggetto del femminismo non è il cambio culturale ma la manipolazione della natura). Non mi sorprenderei di osservare, in un paio di generazioni, un salto di qualità…dalla manipolazione alla selezione.

Riguardo alla tua osservazione sull’autoconvincimento della propria inadeguatezza o inutilità (o pericolosità) hai pienamente ragione; pochi infatti sanno che i programmi eugenetici in voga ad inizio del secolo scorso erano intesi a plagiare le persone (tipicamente di colore, negli USA) per renderle compiacenti in merito alla propria sterilizzazione.

Chiudo con una piccola nota; il modo migliore per individuare l’anima eugenetica del femminismo è osservarlo nelle piccole cose, nelle manifestazioni, diciamo così. di colore.
Ad esempio il “MANSPREADING”, fenomeno per cui gli uomini sui mezzi pubblici occupano più spazio del dovuto (cioè delle donne) tenendo le gambe troppo larghe. Ebbene, se uno ci pensa attentamente, cosa ci sta dicendo il femminismo? Che il problema non sono i posti a sedere sui mezzi pubblici ad essere poco capienti per gli uomini, in virtù della fisiologia maschile. No, sono gli uomini ad essere inadeguati ad uno spazio che risulta conforme alle esigenze femminili. In altri termini, non sono i mezzi pubblici a dover cambiare per essere più adeguati alle esigenze dell’intero gruppo demografico, ma semmai è la demografia maschile ad essere inadatta agli spazi sociali.

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mauro recher 11:44 am - 9th Settembre:

Sul fatto che esista un femminismo moderato dissento.
(fabriziaccio)
Dissento anch’io, non l’ho mai letto ne sentito, e si che seguo abbastanza gruppi e blog femministi

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mauro recher 10:18 am - 12th Settembre:

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mauro recher 5:48 pm - 14th Settembre:

la mia risposta che non è passata inosservata “leggete i commenti”
https://femdominismo.wordpress.com/2015/09/12/la-misandria-non-esiste/

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romano 12:38 pm - 17th Settembre:

mauro recher,

ieri ho lasciato un commento, o forse 2 (non sono sicuro, ma se così fosse uno dei 2 puoi eliminarlo dato che sono identici), sotto il tuo post che è ancora in attesa di moderazione. Ho commentato con il nome “anonimo”.
Scusami per il disturbo, ma non sapevo in che altro modo contattarti.

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mauro recher 6:13 pm - 17th Settembre:

romano:
mauro recher,

ieri ho lasciato un commento, o forse 2 (non sono sicuro, ma se così fosse uno dei 2 puoi eliminarlo dato che sono identici), sotto il tuo post che è ancora in attesa di moderazione. Ho commentato con il nome “anonimo”.
Scusami per il disturbo, ma non sapevo in che altro modo contattarti.

Scusami te Romano ,molto probabilmente era finito nello spam ,ora controllo … visto che ci siamo ,ho avuto problemi sia con il PC (scheda video da cambiare) e sia con il telefonino ,tanto che mi sembra di aver visto un messaggio da parte di Rino ,mi scuso con tutti per i vari disagi ,sapete che non mi tiro indietro alla discussione smile

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Massimo 2:23 pm - 20th Settembre:

Himmler diceva: “Ci sono tedeschi che hanno il loro “bravo” ebreo da salvare: magari lo conoscono da una vita: è gentile, servizievole e lo vogliono salvare. Magari gli altri ebrei sono dei porci, ma quello no, quello è un ebreo di prim’ordine. Bisogna farla finita. SONO STUFO DI UDIRE DA TANTI TEDESCHI CHE I LORO EBREI SONO A POSTO”.
Ora, noi abbiamo la Bindel che altrettanto dice: “SONO STUFA DI SENTIRE DA TANTE DONNE CHE I LORO UOMINI SONO A POSTO”. E poi ci meravigliamo se si accosta il femminismo al nazismo? Qualcuno OSA davvero scandalizzarsi del termine NAZIFEMMINISMO?

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Animus 11:52 am - 23rd Settembre:
Stefano 2:53 pm - 26th Settembre:

ESATTO ! ….come gli ebrei nei campi di concentramento…. che erano lì segregati perché…. erano troppo bravi negli affari e nei commerci e “non dovevano esserlo” ! non doveva esprimere la loro abilità o le loro peculiarità, e questo dove ? …in un mercato “libero” che l’uomo occidentale “ariano” in primis aveva creato. Del resto è anche vero, che in una società consumistica dove il potere spinge al consumismo e al “non avere mai un centesimo in tasca” DA FASTIDIO che un gruppo sociale, o religioso o che si identifica in un certo modo, sia “formichina risparmiosa” e tenda nel corso della propria vita ad accumulare capitali di generazione in generazione, dando ad un certo punto ai propri discendenti un potere ed un vantaggio notevole, ma guadagnato.

Un Paese, una società che si dica liberale, democratica e che difende le libertà individuali e fondamentali del cittadino (le stesse sancite dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino) non può ovviamente operare manipolazioni e progetti a così lunga scadenza, o così totalitari, prendendosela con un genere, una etnia, una religione, come se fossero “il capro espiatorio di tutti i mali” quando si è a questo punto, vuol dire che dalla strada della democrazia si è usciti da un bel pezzo e se ne è presa un’altra, fanatica e delirante. Una società democratica non deve operare manipolazioni così mirate “ad personam” o “a genere”, ma dovrebbe un po’ “vivere alla giornata” proteggendo le libertà degli individui, giorno per giorno, di volta in volta, ove concretamente vengono calpestate, e farlo senza alcuna distinzione come asserisce il “principio di eguaglianza” cioè RISPETTANDO ANCHE le differenze implicite e culturali di ogni gruppo umano, siano religiose, etniche, culturali, senza dar peso anche alla differenza naturale che esiste, è genetica, è ontologica, è ancestrale ed evolutiva, (chi più ne ha più ne metta) ma esiste, e non è affatto “culturale” tra UOMINI e DONNE… tra MASCHI e FEMMINE; accettare anche questa differenza che sempre ci sarà, come accetta le differenze tra altri gruppi sociali e/o religiose SENZA CERCARE DI CORREGGERLA o RETTIFICARLA COME SE FOSSE UNA MALATTIA

Questo articolo, che ha postato Fabrizio, e che descrive il campo di concentramento per i maschi, ordito dalle neo-femministe del 2015, con “i furgoncini bianchi a sollazzo” (chissà poi perché? sono maschio ma ho sempre odiato i furgoni e i colori della carrozzeria bianchi o chiari, prediligendo quelli scuri) i cui membri dovrebbero essere dei “libri da biblioteca in prestito alle donne” è appunto tale e quale al lager nazista fatto per togliere gli ebrei (e le loro qualità affaristiche) dalla competizione con i “più pigri, cazzeggiatori e spreconi” ariani, così è eliminata alla fonte la concorrenza, ma con il risultato di un livellamento verso il basso, delle qualità nel futuro. Il fanatismo espresso dalle femministe qui, è esattamente lo stesso (anche molto basato su “spicci stereotipi generalizzanti dell’ultim’ora” molto più di quanto hanno mai fatto gli uomini con le donne: vedi appunto i furgoncini bianchi a sollazzo)…. il messaggio è: “il maschio è diverso dalla femmina, è vivace, ama più il rischio, vuole essere indipendente, si stanca di te (spesso anche perché rompi oltre ogni sopportazione umana) e ti lascia, e quindi il maschio va soppresso o “recintato in un lager, in un campo di concentramento” ma non perché le sue libertà (anno 2015) siano realmente opprimenti, ma solo perché LA VERITA’ è l’esatto contrario, ossia ad una donna totalmente beneficiaria di LIBERO ARBITRIO danno fastidio anche “le poche libertà residue degli uomini”. Di fatto in una società democratica basata sull’uguaglianza e sulla libertà fondamentale assicurata per tutti, le libertà di un individuo (maschio o femmina) dovrebbero finire dove cominciano quelle dell’altro, del vicino di casa (maschio o femmina).

Non sono un gran difensore degli ebrei e non simpatizzo per i sionisti, come per tutte le forme di fanatismo, di radicalismo, di “passaggio da un estremo all’altro” che allontanandosi dalla via del bene (la via di mezzo) fanno in pratica lo stesso identico male, che hanno subito poco prima; alla controparte, cambia quindi solo il target, l’etnia, un gruppo sociale ecc… ma non la cecità e il male proferito e diffuso.

E quindi faida contro faida non si risolve mai nulla, a delitto segue contro-delitto (come abbiamo visto in 50 anni e più tra Israeliani e Palestinesi)

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Rino DV 5:33 pm - 27th Settembre:

Stefano:
>>
accettare anche questa differenza che sempre ci sarà, come accetta le differenze tra altri gruppi sociali e/o religiose SENZA CERCARE DI CORREGGERLA o RETTIFICARLA COME SE FOSSE UNA MALATTIA
>>
Bingo: hai evidenziato una contraddizione al tempo stesso ovvia ma anche sottile e sfuggente. Clamorosamente significativa.

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