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23 Mag 2012  |  30 Commenti

Una rapina di genere…e di classe

In relazione alla vergognosa “protesta delle borsette”, invio queste riflessioni su una realtà forse poco nota ai più giovani la cui descrizione (non esaustiva) vale comunque come disvelamento del concetto di Giustizia e del “senso di giustizia” delle femdoministe. Tenuto conto che ci sono precisazioni da fare e alcuni dettagli da confermare (che però non avremo mai) questo è il quadro di una rapina colossale e senza fine ai danni dei maschibeta (e in parte anche delle betafemmine).

Sulla follia contabile e la rapina antimaschile ed antibeta delle babypensioni femminili.

1) Le babypensioni

Le babypensioni furono una “trovata” italiana dell’inizio degli anni ’70 (governi Rumor & C.) che procedette senza tregua fino alla prima riforma Amato del 1992, un salasso che non finirà finché le beneficiare vivranno.  Consistevano in  questo: i dipendenti pubblici potevano avere la pensione dopo 15 anni di contributi (F) o 20 anni (M) se dipendenti dello stato. Dopo 20 (F) o 25 (M) se dipendenti degli enti locali o di aziende pubbliche (comuni, ULSS, FF.SS. etc). Ciò non valeva per i dipendenti del privato, né per autonomi, professionisti etc. Era dunque un beneficio assegnato a delle categorie già garantite e per alcuni aspetti addirittura privilegiate, avendo il posto sicuro a vita, certezza che non apparteneva a nessun’altra categoria (salvo grossi imprenditori, grossi commercianti, riccastri, redditieri e …notai). A quel tempo la pensione di anzianità per tutti gli altri esigeva un minimo di 35 anni di contributi. Quelle di vecchiaia erano a 55 anni di età per le DD e a 60 per gli UU. Il risultato delle babypensioni fu questo, che si videro donne di 35 anni di età andare in pensione con 15 anni di lavoro (14 anni, 6 mesi e 1 giorno, per la precisione). Mediamente a 40 anni di età dopo circa 20 di lavoro, per una legittima attesa di vita di 90 anni e quindi di pensione per mezzo secolo: nientedimeno che 50 anni.

2) Delirio contabile

La prima considerazione (che non approfondisco qui) è di natura contabile: nessun sistema economico per quanto opulento può sostenere una simile follia per più di una generazione, ancorché il privilegio sia riservato ad una minoranza (cospicua, in qs caso,  ma pur sempre minoranza). Quando questo delirio venne approvato non ci fu cane che abbaiasse. Né tra i “puri e duri” della contabilità nazionale (es. i Repubblicani di La Malfa, che anzi approvarono), né ovviamente nell’opposizione di sinistra. Né ci furono allarmi da parte degli organi preposti alla vigilanza sui conti pubblici, quella Corte dei Conti che oggi “corrucciata e severa” predica “rigore”. Ovviamente questo regalo da paese nababbo venne finanziato con l’incremento del debito pubblico. Con BOT e CCT e BTP e altre cartelle fondate sul futuro (futuro che adesso è qui!) in un’epoca in cui gli italiani erano il popolo più risparmiatore del mondo (nessuno lo sa ma era così. Era…). Baldoria per una privilegiata cospicua minoranza del paese, a carico di tutti gli altri e soprattutto delle generazioni future (oggi presenti! …auguri…!).

3) A chi la cuccagna?

Alle femmine della classe medio alta, ovviamente. Ecco come e perché.

Benché  nessuna comunità economica possa sostenere una simile follia per più di una generazione, se proprio la si voleva attuare si poteva farlo a beneficio non dei dipendenti pubblici, ma di quelli privati e tra di essi: i manovali, i muratori, gli operai della chimica, quelli delle presse, delle verniciature, i naviganti, i pescatori, i braccianti agricoli etc.. Questa soluzione non solo non venne attuata, ma neanche proposta e ventilata come scelta contrappositiva dalla sinistra PCI e PSIUP e PDUP e DP etc. né prima, né durante …né dopo. Ciò sulla base del principio secondo cui non bisogna alimentare le guerre tra poveri, concetto questo che (come si vedrà in altra sede) deve essere radicalmente rivisto senza frapporre indugi. E’ necessario distinguere il grano dal loglio con urgenza assoluta (on en parlera).

4) Con la “i” o con la  “e”?

Così come sotto la voce “morti sul lavoro” ci stanno indifferentemente maschi e femmine ma poi si scopre che per il 97% sono maschi, a rovescio, sotto il termine “babypensionati” ci stanno tutti i privilegiati ma poi si scopre che per il 95% sono femmine. E che sono femmine della classe media, medio-alta e alta. Delle classi basse non ce ne sono. La ragione è semplice e intuitiva, basta rispondere alla domanda: chi poteva permettersi di andare in pensione con un assegno di poco superiore alla metà o comunque progressivamente inferiore alla pensione piena, (che cmq consisteva  nell’80% dell’ultimo stipendio: ho detto ultimo, non medio di carriera!): chi poteva? Lo potevano fare quelli (=quelle) che avevano una ulteriore, sicura e cospicua (o bastevole) diversa fonte di reddito garantita a vita. Precisamente le donne delle classi media, medio-alta e alta. La bidella moglie del muratore – eternamente precario – non poteva certo permetterselo. Potevano farlo invece le impiegate mogli dell’affermato libero professionista, del quadro pubblico e privato, del piccolo o medio industriale, del commerciante vincente.

Non esistono statistiche qui, ma ciascuno può guardarsi in giro e raccogliere le immancabili conferme. Le babypensionate che conosco io sono mogli di: un medico affermato, un grosso imprenditore del settore ecologico, un assicuratore, un commerciante all’ingrosso, un imprenditore del legno, un funzionario di polizia, un direttore didattico. Ci sono poi un paio di  mogli di impiegati pubblici di livello medio-basso, che però possedevano immobili più o meno redditizi (oltre la casa di abitazione).  Il babypensionamento presupponeva ovviamente d’avere le spalle coperte. Questo è mille volte ovvio. Precisamente ciò che i maschi beta non hanno (le femmine beta le hanno solo “semicoperte” e ciò ovviamente non bastava per permettersi quella scelta).

5) Quante sono le rapinatrici legali?

I  babypensionati (con la “i” …) sono 537.000 e dunque quelle con la “e” sono 500.000 circa.

(Si tratta ovviamente di quelle che furono babypensionate, che oggi sono ancora vive e che …tali resteranno fino a morte, come trascinamento del passato). Mezzo milione di mogli di benestanti che alle garanzie derivanti dalla classe e comunque dal genere, portano a casa mediamente da 20-30 anni un assegno che è superiore a quello che le nuove generazioni (M o F) possono sognare di avere dopo 50 anni di lavoro. Parassite legali da  25  anni ca. e ancora per i prossimi 25. (Faccio notare che in quanto tali esse non sono state nemmeno sfiorate dalle recenti draconiane politiche di bilancio. Il ministro del “rigore” ha calciato sulla traversa  …ancora una volta. Perdoniamolo, …sbagliava anche Pelé…).

6) Il costo della cuccagna.

Ma quanto ci costa quella cuccagna? In massa sono 9,1 miliardi di Eu ogni anno. Qui però bisogna sottrarre, dividere, comporre, mediare, separare, risommare e infine interpolare il tutto. In soldoni dovremmo essere sui 6/7 miliardi: ogni anno però! Ora, se anche fossero solo 5, moltiplicati per i 50 anni di beneficio medio, sommano a qualcosa come 250 miliardi. Ossia 500.000.000.000.000 = cinquecentomilamiliardi di lirotte.  Se si pensa che la “manovra” prevista da Tremonti è di 47 miliardi e la si paragona a quei 250 si ha una vaga idea della somma faraonica che le femmine delle classi favorite stanno rubando ai maschibeta (e in qualche misura alle betafemmine).

Cosa esse facciano poi di questo reddito è facile capire. Trattandosi di reddito aggiuntivo a quello del marito (o di altri fonti) questo ladrocinio non ha altro effetto che …ingrossare le discariche. Non può averne altri.  Quelle leggi di follia contabile e di  rapina sociale furono mascherate dal pretesto della “cura dei figli” come se li avessero (avuti) solo le dipendenti pubbliche.  Ma poiché alla rapina non può mancare la beffa ciò avveniva precisamente nel momento in cui iniziava il calo (che divenne crollo) della fecondità e ad avviarlo erano proprio le donne delle classi che venivano “premiate” con quell’invenzione criminal-demenziale. Era infatti l’epoca in cui le sole a far figli davvero erano le …disoccupate del Sud, mogli di eterni semioccupati e precari. Non ci fu cagnolino che abbaiasse, o che almeno guaisse. Mai nessuno.

Adesso, essendo stata portata la pensione delle dipendenti pubbliche a livello maschile, le “vittime del sistema maschilista ladro e rapinatore” esigono che sia restituito il “bottino”, pretendono che quei soldi vengano “restituiti alle donne” e che si ponga fine allo scippo. Nel nome della Giustizia e della Parità.

Intendiamoci: il babypensionamento è solo un elemento che si aggiunge alla nota sproporzione tra gli accantonamenti da una parte e i vitalizi dall’altra (se si considerano nel rapporto F/M). Questione tutta da valutare, ma poiché le paladine della Giustizia femdominista hanno spudoratamente aperto questo fronte, non possiamo più fare i tonti e i cavalieri  ingenui. Occhio per occhio e… pensione per pensione!

Spero di non aver annoiato e di aver espresso adeguatamente il concetto chiave. Degli annessi e connessi parleremo cmq prima o poi. Non c’è fretta.


30 Commenti

armando 10:06 pm - 4th Luglio:

annoiato? altro che! Grazie Rino,Ne riparleremo
armando

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Lorenzo 8:15 am - 5th Luglio:

Grande Rino, come sempre.
Al tema delle babypensioni, che hai così lucidamente messo in evidenza (non conoscevo i numeri, ma sospettavo da sempre che la dinamica fosse quella che segnali), mi piacerebbe prima o poi vedere approfondito in modo analogo quello delle pensioni di reversibilità, che nascondono secondo me un altrettanto macroscopico sperpero di denaro pubblico a tutto esclusivo vantaggio di un solo genere (quello femminile, ovviamente). Massimo Fini ne ha accennato spesso, anche di recente, nei suoi articoli, e l’evidenza del fenomeno è sotto gli occhi di tutti (basta solo avere gli occhi).
Infine, il Servizio Sanitario Nazionale: ogni volta (rara, per fortuna) che devo ricorrervi, noto una sproporzione enorme nel numero di donne ed uomini che incontro nelle strutture pubbliche (soprattutto in sede diagnostica). E’ vero che il numero di donne anziane è molto superiore a quello degli uomini anziani (gap di aspettativa di vita, che ben conosciamo), e da ciò ne discende fisiologicamente un maggior numero di “malanni” (veri o presunti) di cui la collettività si fa in buona parte carico, ma è altrettanto vero secondo me che esiste una nettamente diversa propensione dei due generi a “prendersi cura di sé”, che dovrebbe far riflettere su chi-paga-cosa in un moderno welfare. Ciao.

Lorenzo

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cesare 10:50 am - 5th Luglio:

Più ci si mette la testa sulla condizione femminile e più si scopre l’esproprio storico e programmatico femdominista. C’è da dire che questa lobby/movimento i conti li ha saputi fare, li sa fare e bene, e soprattutto li sa mistificare e giustificare. In realtà siamo di fronte a:
1) un gigantesco trasferimento di reddito sociale nelle tasche delle donne che tra l’altro sono già mantenute dal reddito privato del marito;
2) uno straordinario sistema di privilegi e di protezioni sociali e private;
3) un acritico sistematico accoglimento da parte maschile di tutte le più assurde pretese femminili in ambito giudiziario,e conomico e sociale. Arriveremo a ragionare, vergognosi di tutti i crimini di cui ci accusano (ma quanti soldi ci stanno tirando Fuori e progettano di tirarci fuori da questa fabbrica delle accuse antimaschili e antipaterne? rende più di una miniera d’oro!) sulla distribuzione della ricchezza nazionale fifty fifty senza gli oneri del debito pubblico da accollarsi al 50% maschile?

Sempre più stupefacente, misteriosa e inquietante, è la mancata adulta riconoscenza delle femdoministe verso il dono maschile. E la risposta è forse tale che nessun maschio la vuole e la può ammettere.
Ma altrettanto amaro e inqiuetante il comportamento di un maschile che si fa imporre, nel frastuono di offese, accuse assurde, pretese senza senso, questa farsesca sarabanda di privilegi femminili a danno della giustizia e della verità e del bene comune.

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cesare 4:37 pm - 5th Luglio:

Domanda: ma perché oltre al trasferimento di risorse economiche alle donne si è attuato anche un gigantesco trasferimento di credibilità e positività alle donne? e perché entrambe i processi, in sé positivi e auspicati, sono stati invece attuati contestualmente a un processo necessitato e inverso per i maschi ? ovvero si è attuato contestualmente ad un gigantesco depauperamento di risorse economiche maschili e un gigantesco trasferimento di discredito e negatività verso i maschi?
Domanda tanto più legittima in quanto si poteva fare il primo con un analogo ancorchè più equilibrato trasferimento di risorse economiche ad entrambi e soprattutto, costava nulla, fare il secondo, ovvero il trasferimento di credibilità e positività alle donne, e al tempo stesso implementare la credibilità e la positività maschile. Perché invece si è scelto la strada di santificare il genere femminile e fare letteralmente carne di porco del genere maschile?

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Alessandro 8:47 am - 6th Luglio:

Il settore pubblico è sempre stato considerato dal politico di turno, e non solo dal parlamentare, un ambito attraverso cui gestire il consenso. Mi porti voti? Allora ti concederò qualcosa. Questa mentalità paramafiosa, che domina lo scenario politico italiano, è ciò che determina, in fondo, la nostra arretratezza. L’interesse collettivo, il benessero collettivo, viene sacrificato sull’altare dell’interesse di pochi. Ne abbiamo avuto conferma anche ieri, quando è stata bocciata, in maniera bipartisan, l’abolizione delle province, un primo passo verso l’eliminazione di tutti quegli enti inutili che rappresentano oramai un peso insostenibile per la collettività. Se tutto si fa per salvare interi settori dalla sacrosanta “ristrutturazione”, su interi altri settori, invece, perchè considerati “avversari”, politicamente parlando, si abbatte la scura dei tagli e dei licenziamenti. Questa politica rischia di fare affondare ancor di più buona parte del Paese. Ciò che tranquiliizza i nostri cattivi governanti è che c’è sempre la scusa buona per pararsi il culo: ieri l’undici settembre, oggi la crisi internazionale, domani sicuramente si troverà qualcos’altro.

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cesare 4:08 pm - 6th Luglio:

C’è qualcosa comunque di specifico per uno dei due generi nella politica di concessione di prebende di Stato ai due generi a scopo elettorale (una costante della politica italiana): mai nessuna politica a favore del genere maschile è stata accompagnata da campagne forsennate di accuse al genere femminile. Invece non c’è misura di privilegio concesso dallo Stato al genere femminile a fini elettorali che non sia contestualmente giustificata e accompagnata con valanghe di accuse e falsità contro il genere maschile.
In sintesi: in Italia il malebashing è sempre contestuale alla concessione di privilegi alle femmine e la concessione di privilegi alle femmine è sempre accompagnato da campagne di malebashing. Basta pensare a tutte le recenti leggi profeminist precedute da valanghe di fango buttate dai media quotidianamente addosso ai cittadini italiani maschi per mesi.
Oltre al dubbio che il malebashing sia la forma di pubblicità comparativa scorretta che assume il marketing promozionale femdominista per vendere il prodotto “genere femminile” in cambio di ogni sorta di privilegi, nasce anche un altro dubbio.
Questa in fin dei conti può anche apparire come una propensione del potere a collocare senza soluzione di continuità i maschi di casa su uno sfondo di negatività abbastanza prossimo agli sfondi di negatività su cui si proiettano i maschi kattivi del Mondo. Ed è proprio quello che, non avendo una ragione plausibile, stupisce e fa pensare e molto.

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maub 6:56 pm - 6th Luglio:

Anche io se mi guardo intorno vedo che i babypensionati sono soprattutto donne (principalmente ex insegnanti) con le spalle decisamente coperte dal marito. E’ stato uno dei piu’ grossi deliri italiani degli ultimi anni.
Uno dei motivi che mi ha fatto dal punto di vista elettorale, allontanare dalla sinistra

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Fabrizio Marchi 8:19 pm - 6th Luglio:

“E’ stato uno dei piu’ grossi deliri italiani degli ultimi anni.
Uno dei motivi che mi ha fatto dal punto di vista elettorale, allontanare dalla sinistra”. (Maub)
Le baby pensioni, come spiega giustamente Rino, furono per la verità un’invenzione del vecchio sistema di potere democristiano assistenziale e clientelare. La sinistra però non fece nulla per opporvisi e quindi è colpevole anch’essa per questa ragione. Già quando ero un bambino, in piena era democristiana, ricordo perfettamente che molti si scandalizzavano, giustamente, per questo incomprensibile e anacronistico privilegio di cui godevano i dipendenti (e le dipendenti) della pubblica amministrazione.
A onor del vero, fu il socialista Amato (personaggio che a me non è simpatico ma questo non c’entra nulla), quindi uomo di “sinistra” (anche se già con molte virgolette, per lo meno dal mio punto di vista…), a riformare il sistema pensionistico e ad equiparare lavoratori pubblici e privati.
Fabrizio

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Rino 9:34 pm - 7th Luglio:

Se c’è un tasto che le femdoministe nostrane non dovevano toccare era quello delle pensioni. Eppure – “rapinate” dal neoparitarismo (forzato dai formalismi dell’ipocrisia europea ed in fieri dallo stato dei conti pubblici) l’hanno fatto. Spudorate.

E così siamo scesi in campo pure noi. Non che questa battaglia a colpi di miliardi sia molto dignitosa, ma quando il nemico usa l’iprite non resta che indossare la maschera.

Ovviamente quello delle babypensioni è solo un aspetto, marginale ( pur se colossale a sua volta) del rapporto dare/avere in termini puramente contabili. Le richiamate “reversibilità” e le “pensioni ai superstiti” formano la vera questione. Che gli UU non hanno mai posto, ma che, giunti ormai in questo basso inferno, siamo ben legittimati a porre. E lo faremo.

Adesso mi limito a due precisazioni.
1-La reversibilità a favore dei maschi non è sempre esistita, essa data (se la memoria non mi tradisce) da fine anni 80.
2-La babypensione prevedeva (e qui la memo non mi tradisce) che l’assegno andasse perso se l’interessato si procurava un altro reddito. E chi era che poteva pensare di andare in pensione per stare a casa senza procurarsi altro reddito? Se si fosse voluto che a beneficiarne fossero – di fatto – solo le DD delle classi medio-alte e non gli UUm una simile clausola sarebbe stata davvero necessaria. E sufficiente.
E infatti, come per incanto, come per miracolo, era là.
Caduta dal cielo.

Rino DV

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Damien 12:00 am - 8th Luglio:

Caro Rino, se mi consenti, vorrei far riposare la tua inestimabile memoria, riconducendola a riflessioni di quotidiana memoria:

1) ti ricordo che le donne possono anche farsi mantenere, l’uomo no!

2) ti ricordo che in tutta la loro vita, risparmiano enormi somme di denaro, grazie al solo fatto di esser possessori di una vulva esempio entrano gratis nei locali, l’uomo no!

3) ti ricordo che grazie alla sua vagina puo’ ambire a posti importanti, risparmiando un sacco di soldi evitando la normale trafila, l’uomo no!

4) ti ricordo che per il semplice fatto di esser donna, in caso di divorzio, puo’ risparmiarsi un sacco di soldi per avere una casa, l’uomo no!

5) ti ricordo che anche senza soldi, una donna puo’ passare una bella serata gratis ad un ristorante o ricevere piu’ di un drink! l’uomo no!

6) la donna vive mediamente 7 anni piu’ dell’uomo, andando in pensione PRIMA, con un notevole guadagno riflesso. L’uomo no!

qualcuno vuole continuare? io sono stomacato.. scusate..

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Rita 8:25 am - 8th Luglio:

La reversibilità a favore dei maschi non è sempre esistita, essa data (se la memoria non mi tradisce) da fine anni 80.

no, non tradisce smile

http://www.ambientediritto.it/dottrina/Dottrina_2006/prestazioni_previdenziali_superstiti_sgroi.htm

Con riguardo al coniuge superstite di sesso maschile si riconosceva il suo diritto alla pensione di reversibilità solo nel caso che esso fosse stato riconosciuto invalido al lavoro ( art. 13, 5° comma, Regio decreto legge 14.4.1939, n. 636, conv.to con modificazioni in legge 6.7.1939, n. 1272) e tale regola restava valida ed efficace nonostante il disposto dell’art. 11, primo comma, della legge 9.12.1977, n. 903, in forza del quale “Le prestazioni ai superstiti, erogate dall’assicurazione generale obbligatoria, per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, gestita dal Fondo pensioni per i lavoratori dipendenti, sono estese, alle stesse condizioni previste per la moglie dell’assicurato o del pensionato, al marito dell’assicurata o della pensionata deceduta posteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge.”
Il giudice delle leggi, con la sentenza del 30.1.1980, n. 6, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del citato comma quinto dell’art. 13, nella parte in cui stabilisce che se superstite è il marito la pensione è corrisposta solo nel caso che costui sia riconosciuto invalido al lavoro, e del primo comma dell’art. 11 legge ultima citata limitatamente all’espressione deceduta posteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge.

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Luigi Corvaglia 9:00 pm - 18th Agosto:

“Adesso, essendo stata portata la pensione delle dipendenti pubbliche a livello maschile, le “vittime del sistema maschilista ladro e rapinatore” esigono che sia restituito il “bottino”, pretendono che quei soldi vengano “restituiti alle donne” e che si ponga fine allo scippo. Nel nome della Giustizia e della Parità.” (Rino Della Vecchia)
__________________________________________
A tal proposito andate a leggervi questo link:
http://www.corriere.it/economia/11_agosto_17/comencini-manovra-al-femminile_4b40e120-c90d-11e0-a392-b95dcb34082b.shtml#.Tk1TsnKntJ0.facebook
del famigerato “Comitato Promotore SeNonOraQuando”.
Saggiamente al Corriere, visti i precedenti, hanno inibito i commenti. sad

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Alessandro 8:54 am - 19th Agosto:

Questa storia delle pensioni delle lavoratrici del settore privato è uno degli atti più ridicoli di questa tragicommedia che va in scena da circa un mese, i cui interpreti politici, nella maggior parte, andrebbero rispediti a casa velocemente. Un Paese sull’orlo della bancarotta può permettersi di far entrare a regime una riforma pensionistica di quel genere nel 2030? Ascoltando il capogruppo della Lega nord, quel differimento si rende necessario dal momento che le donne italiane si prendono cura degli anziani, dei disabili…insommma sarebbero il nostro “welfare”. Premesso che l’Italia è strapiena di badanti straniere e che i centri di ricovero per gli anziani fanno registrare il tutto esaurito, mi domando se questi politicanti debbano continuare a pensare quasi esclusivamente al proprio tornaconto elettorale anche in questo momento non adottando le misure necessarie per tranquillizzare le acque. Molto ci sarebbe da aggiungere.
Comunque la parte sicuramente più comica viene recitata in questo momento dai vari Crosetto, Martino, Pera e compagnia bella, i quali si sentono, poverini, discriminati perchè il ministro dell’economia ha pensato di prelevare qualche spicciolo in più dalle loro entrate. Io proporrei di solidarizzare con questi nuovi poveri manifestando in loro favore sotto Montecitorio. Altro che padri separati che vanno alla Caritas! Questa sì che è un’emergenza! Ovviamente la mia solidarietà va anche a quei calciatori che si vedono defraudati di una parte dei loro guadagni ottenuti con grande fatica, rischio e pericolo.
P.s.: dopo 20 anni i fedelissimi berlusconiani suddetti avanzano qualche critica al loro padrone e lo fanno, ma non c’era alcun dubbio conoscendoli, per i grandi ideali che nobilitano l’uomo!

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Sandro2 9:38 am - 19th Agosto:

Alessandro:
“Ascoltando il capogruppo della Lega nord, quel differimento si rende necessario dal momento che le donne italiane si prendono cura degli anziani, dei disabili…insommma sarebbero il nostro “welfare”. ”
_________________

Sì, infatti… quelli della Lega sono veramente “fantastici”.
Calcola che io non vedo più l’ombra di una badante italiana dal… neolitico.
Nonostante ciò il mitico Bossi ci rammenta che “le donne sono più importanti degli uomini”.
Anzi, dei “maschi”.
http://www.youtube.com/watch?v=Hm-7cfUa4Ow
Come ho già avuto modo di scrivere altrove e in più occasioni, mi auguro che le future generazioni maschili non debbano mai più conoscere simili inconsapevoli smidollati, perennemente genuflessi di fronte alle “dee” scese sul pianeta Terra.

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Luigi Corvaglia 12:57 pm - 19th Agosto:

Sull’argomento del mio precedente post, riporto in questa sede uno scambio d’opinioni con Fabrizio su facebook.
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Fabrizio Marchi
Il femminismo è un movimento dichiaratamente politicamente trasversale, come le stesse esponenti femministe ammettono anche con orgoglio. Cosa possa avere a che spartire con le ragioni storiche della Sinistra un’ideologia siffatta, profondamente “borghese” e interclassista, proprio non si capisce. Eppure questa ideologia è stata sposata in toto dall’attuale “sinistra (con tante virgolette e soprattutto con la s minuscola) in salsa rosa.
Volendo capovolgere le cose, al fine di capire l’assurdità se non la demenzialità di questa ideologia, è come se il leader della FIOM, Landini, andasse d’amore e d’accordo con Marchionne o Berlusconi, orgoglioso di fare una comune battaglia per la difesa della maschilità…
Naturalmente (e giustamente) tutti penserebbero che qualcuno di questi o tutti e tre insieme sono impazziti oppure stanno giocando…Di certo Landini verrebbe giustamente cacciato a calci nel culo…
E invece no. La cosa è “seria” (si fa per dire…), donne di destra e donne di sinistra, donne ricche e donne povere, lavoratrici e imprenditrici, puttane e collegiali, tutte allegramente unite nella lotta contro la spregevole oppressione maschile e maschilista…
Che bellezza! Che originalità! Che vette di pensiero! Fino ad oggi non ha capito proprio un bel nulla nessuno…Meno male che è arrivato il femminismo a spiegarci come stanno le cose…
15 ore fa · Mi piace · 1 persona

Luigi Corvaglia
D’accordo con te su tutto, vorrei aggiungere una mia riflessione.
A me sembra, complice la crisi, che con la sua crudezza fa vedere delle dinamiche altrimenti sapientemente nascoste, che Marx frettolosamente cacciato dalla porta (della storia) nell’89 stia rientrando dalla finestra.
Ed in questa dinamica io incasello anche il comportamento del “Comitato se non ora quando”. Mi spiego.
Al di là delle sigle, delle quali sappiamo oramai la debolezza e la caducità, ad ogni latitudine politica, cosa sono in realtà queste signore?
Io ci vedo solamente donne di potere (giornaliste, politiche, industrialesse, sindacaliste, magistrate, etc. etc. ….), quindi una casta, una classe, forse non propriamente marxiana, ma una classe vera e propria che sgomita per il famoso “posto al sole”.
Non mi vengano a dire, per carità, che le quote rosa nei CdA le hanno pensate per mia zia o per mia sorella (che non ho)!!!
Anche la ridicola pretesa da loro avanzata è strumentale. Sanno benissimo che, nelle condizioni date, è impossibile. Gli serve però per acquisire credito e potere di condizionamento in altre situazioni molto meno femministicamente universali.
Questo per dire che questi soggetti, usano lo stesso femminismo, strumento ora come ora nelle società occidentali potentissimo, da me ovviamente avversato, per le loro finalità. Ovviamente di classe. La loro.
Ovviamente, purtroppo, per noi uomini normali questa riflessione non cambia una cippa. Fregati eravamo, ancora più fregati corriamo il rischio di rimanere….
A volte però, indagare e scandagliare a fondo un problema è già un’inizio della sua risoluzione.
14 ore fa · Mi piace · 1 persona

Luigi Corvaglia
Quindi, per come la vedo io, è vero, il femminismo è un movimento politicamente trasversale ma le “se non ora quando” sono una “classe” compattissima. Ahh … se lo sono ….
13 ore fa · Mi piace · 2 persone

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mauro recher 2:58 pm - 19th Agosto:

@luigi è praticamente la stessa cosa che ho detto nel blog di un genere di comunicazione e che riporto (se qualcuna sta leggendo, sto riportando una cosa che ho scritto io stesso ). Questa parentesi è doverosa perchè ,chissa per quale motivo, copiare ed incollare i loro scritti ,sembra che gli dia fastidio ,sembra quasi di comportarsi come una P2 dove tutto deve rimanere segreto ,non so ,noi non abbiamo problemi di questo tipo smile
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non ho difficoltà ad ammettere che il 92 %sia formato da uomini nei cda ….
ma quel 92% da chi è formato ??
dall’operaio della foto ? da me ? dai colleghi e dal padre di faby ??
questo è fondamentale ,sembra quasi che il 74 posto del gender gap ,sia colpa mia e loro , che colpa ha un uomo che lavora e prende 1000 euro ??, in quelle condizioni di sicurezza poi …..
per questo parlo di classe
il femminismo (sempre a mio avviso ) ha portato l’attenzione sul genere (per questo nei video si parla di interclassista) ,dicendo che l’uomo è avvantaggiato ,la donna no ……
non prendendo in considerazioni le varie classi sociali …..
mi suona una presa per i fondelli dire a un muratore che è fortunato (in quanto uomo) ,rispetto a uno dei cda ,ma rispetto anche a quelle poche donne che nei cda ci sono …lo stesso dicasi che al mattino ,quando vado al lavoro ed entro in fabbrica ,e vedo i miei colleghi ,non oso pensare che la colpa sia loro,in quanto facente parte del genere maschile ,mi rifiuto di pensarla solo una cosa di genere ,vedo solo persone che lavorano come me …..
se poi siamo maschilisti perchè abbiamo appeso un calendario con alcune ragazze in topless(ora ce ne sono di meno ,vedete che siamo sulla retta via : ) ) allora è un altro discorso…

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Alessandro 3:49 pm - 19th Agosto:

L. Corvaglia: Al di là delle sigle, delle quali sappiamo oramai la debolezza e la caducità, ad ogni latitudine politica, cosa sono in realtà queste signore?
Io ci vedo solamente donne di potere (giornaliste, politiche, industrialesse, sindacaliste, magistrate, etc. etc. ….), quindi una casta, una classe, forse non propriamente marxiana, ma una classe vera e propria che sgomita per il famoso “posto al sole”.
Non mi vengano a dire, per carità, che le quote rosa nei CdA le hanno pensate per mia zia o per mia sorella (che non ho)!!!
Anche la ridicola pretesa da loro avanzata è strumentale. Sanno benissimo che, nelle condizioni date, è impossibile. Gli serve però per acquisire credito e potere di condizionamento in altre situazioni molto meno femministicamente universali.
Questo per dire che questi soggetti, usano lo stesso femminismo, strumento ora come ora nelle società occidentali potentissimo, da me ovviamente avversato, per le loro finalità. Ovviamente di classe. La loro.
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Tutto vero. Diciamo che il vittimismo femminista è, principalmente, lo strumento che utilizzano per ottenere, con scorciatoie varie, incarichi di prestigio e finanziamenti sostanziosi. Questo sta a dimostrare quanto potente sia quest’arma. Per le altre donne, quelle beta, c’è la luce riflessa: esse devono essere contente se altre donne, loro, riescono ad occupare posti di potere. Al di là dei buoni propositi, miglior welfare e niente dimissioni in bianco, su cui personalmente mi trovo d’accordo, l’accento insistente cade sempre sui posti di potere da sottrarre all’usurpatore. Ecco perchè le donne comuni dovrebbero voltare le spalle a queste privilegiate, dal momento che strumentalizzano le difficoltà che la donna comune incontra per trarne, esclusivamente loro, un beneficio. Ma si sa quanto le evocazioni, le chiamate alle armi facciano presa anche sulla base, che niente avrebbe da guadagnarci a seguire queste sirene.
Così come Berlusconi parla in nome degli italiani, così queste parlano in nome di tutto il genere femminile. Una scuola di pensiero collaudata, che porta sempre buoni frutti.
All’interno di questo movimento ci sono poi femministe dure e pure, altre per convenienza, ma il collante, ciò che le tiene unite, è quanto sopra esposto.

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Marco 11:10 am - 20th Agosto:

@ Alessandro –
Ecco perchè le donne comuni dovrebbero voltare le spalle a queste privilegiate,
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Sì, dovrebbero, ma nei fatti non lo fanno, sia perché in parte sono inconsapevoli di certe questioni sia perché le donne comuni – pur non dichiarandolo esplicitamente – sono realmente impegnate a portare avanti una guerra psicologica e verbale contro gli uomini. Ad esempio, ascolta in TV le donne che ogni tanto vengono intervistate per strada: ti risulta che ce ne sia una che si dissoci dal pensiero dominante? Ne senti mai una che non accusi gli uomini di ogni nefandezza e al tempo stesso non li giudichi, mammoni, immaturi, infantili, incapaci, eccetera, partendo dal presupposto che solo per il fatto di essere donne, esse siano infallibili? Ti capita mai di sentire una donna che fa autocritica, anche nel privato e nel quotidiano?
Io no, le uniche che ricordo (pochissime), sono donne anziane o decedute, mentre fra quelle più giovani è praticamente impossibile ascoltarne una.

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Marco 11:18 am - 20th Agosto:

@ mauro recher –
non ho difficoltà ad ammettere che il 92 %sia formato da uomini nei cda ….
ma quel 92% da chi è formato ??
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Ma poi, mi chiedo, quella è veramente libertà?
Ossia, avere tutte quelle responsabilità, rende veramente liberi? Personalmente non li invidio e soprattutto non invidio quelle poveracce tanto desiderose di arrivare “in alto”.
Anzi, mi fanno proprio pena, perché non hanno capito proprio niente della vita.

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Luigi Corvaglia 11:14 pm - 20th Agosto:

@ Marco
“Ad esempio, ascolta in TV le donne che ogni tanto vengono intervistate per strada: ti risulta che ce ne sia una che si dissoci dal pensiero dominante? Ne senti mai una che non accusi gli uomini di ogni nefandezza e al tempo stesso non li giudichi, mammoni, immaturi, infantili, incapaci, eccetera, partendo dal presupposto che solo per il fatto di essere donne, esse siano infallibili?”
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Per come la vedo io.
La TV è un mezzo potentissimo per la manipolazione delle coscienze. Su questo non ci piove. E non dovrebbe essere nelle mani di chi scientificamente si dedica a questo scopo. Ma tant’è …. Essa è capace di manipolare e distorcere quanto tocca a seconda dei fini di chi sta al di qua dello schermo, inducendo e alla fine facendo avverare, almeno in una certa misura, quegli stessi fini. Per cui non la sottovaluto. Tutt’altro.
Bisogna però imparare a metterla a fuoco per quello che è (e che forse è sempre stata): la recita di un copione già scritto da qualcuno e non la descrizione della realtà “vera”. E questo al di là della tipologia di programma.
In parole povere quello che voglio dire è questo.
Vedendo quel tipo di programmi con quel tipo d’interviste io mi meraviglierei del contrario. Perché se il/la giornalista, il/la regista, etc. .. insomma chi decide, sa già il piatto che vuole servire al telespettatore, non sarà mai cosi stupido/a da inserire ingredienti che glielo rovinino. Anzi, qualche volta lo fanno, ma in maniera tale (il più delle volte usando il registro del grottesco) che serva a rafforzare la loro tesi.
E d’altronde che garanzie ha lo spettatore, che le interviste siano tutte e non solo quelle gradite alla linea. La serietà e professionalità del/la giornalista? Si … buonanotte.
Attenzione, io non escludo che nella realtà, le donne la pensino in quella maniera, poche, molte o quasi tutte. Ma di certo non me ne convinco solo perché lo dice la TV.
Di questi meccanismi dovremmo essere ben consci e attenti a non farcene condizionare.
D’altro canto le femministe, consce della potenza del mezzo, tutto si può dire tranne che lo abbiano trascurato!!

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Marco 11:54 pm - 21st Agosto:

@ Luigi –
Attenzione, io non escludo che nella realtà, le donne la pensino in quella maniera, poche, molte o quasi tutte. Ma di certo non me ne convinco solo perché lo dice la TV.
@@@@@@
La TV è solo un esempio fra i tanti che si potrebbero portare. Per quanto mi riguarda, ti posso dire che la MIA esperienzia personale non fa che confermare certi “sospetti” ?? sul sesso femminile, che quando c’è da criticare gli uomini NON si risparmia mai.

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Marco 12:00 am - 22nd Agosto:

Segnalo questo articolo pubblicato sul Corriere della Sera.
@
http://www.corriere.it/economia/11_agosto_21/baby-pensionati-marro_1681f8f6-cbc5-11e0-b17c-f32c89c7e751.shtml
Quei 500 mila baby pensionati
Via dal lavoro prima dei 50 anni. Costano 9 miliardi e mezzo l’anno

ROMA – In Italia ci fu un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui si regalavano le pensioni. Era prima della grande crisi petrolifera. Erano gli anni del centrosinistra, quando ancora ci si cullava nell’illusione di una crescita senza fine e una classe politica miope arrivò al punto, nel 1973 (governo Rumor, con Dc, Psi, Psdi e Pri), di concedere alle impiegate pubbliche con figli di andare in pensione dopo 14 anni, sei mesi e un giorno, mentre era già possibile per gli statali lasciare il servizio dopo 19 anni e mezzo e per i lavoratori degli enti locali dopo 25 anni.

Come definire la pensione ai trentenni, se non un regalo? E se vi pare impossibile, basta riprendere gli articoli di Elisabetta Rosaspina e Gian Antonio Stella che sul Corriere della Sera , nel 1994 e nel 1997, raccontarono i casi delle signore Ermanna Cossio e Francesca Zarcone, che erano riuscite ad andare in pensione, rispettivamente, a 29 e a 32 anni, dopo aver lavorato come bidelle, con assegni quasi pari alla retribuzione. Insomma, mentre oggi non sono pochi quelli che a 30-35 anni non hanno ancora trovato un lavoro, fino al 1992 (riforma Amato), c’erano giovani che a questa stessa età andavano in pensione!
Se poi vogliamo avere un’idea della disastrosa eredità che quelle leggi ci hanno lasciato, basta elaborare i dati del Casellario centrale dei pensionati, aggiornati al primo gennaio 2001. Si scopre che ci trasciniamo ancora più di mezzo milione di pensioni baby, liquidate a lavoratori con meno di 50 anni d’età: 535.752 per la precisione, che costano allo Stato circa 9,5 miliardi di euro l’anno. Ancora oggi l’Inpdap, l’ente di previdenza del pubblico impiego, paga 428.802 pensioni concesse sotto i 50 anni: di queste più di 239 mila vanno a donne e quasi 185 mila a uomini, per una spesa nel 2010 di 7,4 miliardi. A queste pensioni si sommano 106.905 pensioni liquidate a persone con meno di 50 anni nel sistema Inps (regimi speciali e prepensionamenti) per un costo di altri 2 miliardi.

Proprio un baby pensionato, Franco Tomassini, ha fatto tornare d’attualità il tema scrivendo al Corriere una lettera pubblicata mercoledì, nella quale l’ex «dirigente di una grande azienda Iri», dopo aver raccontato di aver lasciato il lavoro a 50 anni, conclude: «Sento un po’ di rimorso per aver contribuito a defraudare le generazioni seguenti. Per questo, non avrei alcuna difficoltà a versare il 10% dei miei duemila euro mensili a un Fondo Giovani. La mia vita non cambierebbe, e mi sentirei più vicino alle nuove generazioni». Venerdì, nella pagina dei commenti, il Corriere ha rilanciato l’idea di Tomassini, chiedendosi se non sia il caso di studiare un contributo, qui davvero di solidarietà, per chi è andato in pensione con meno di 20 o 25 anni di contributi e prima dei 50 anni e che abbia un reddito familiare superiore a 25 mila euro, magari modulandolo per fasce di reddito (5% tra 25 e 50 mila euro, 10% sopra). La proposta ha ricevuto il sostegno di moltissimi lettori che hanno chiesto di tornare sull’argomento.

Sempre secondo i dati del Casellario centrale, l’età media di questo mezzo milione di pensionati baby sta tra 63,2 anni (per chi ha lasciato il lavoro nella fascia d’età 35-39 anni) e 67 (per chi ha lasciato a 45-49 anni). Questo significa che stanno prendendo l’assegno come minimo da 18-24 anni e che, considerando la speranza di vita, continueranno a prenderlo per un’altra quindicina d’anni. I baby pensionati ricevono in media una pensione lorda di circa 1.500 euro al mese. Importi generosi considerando che mediamente vengono pagati per più di 30 anni e che hanno alle spalle pochi contributi. Tanto che di solito un pensionato baby incassa minimo tre volte quanto ha versato. Se anche si volesse limitare il contributo a coloro che sono andati in pensione prima dei 45 anni, la platea sarebbe ampia: 240.063 assegni per un costo di 3,8 miliardi l’anno. Le pensioni concesse sotto i 50 anni sono concentrate al Nord (il 65% circa). Al primo posto c’è la Lombardia con 110.497 baby pensioni e una spesa di 1,7 miliardi. Seguono: Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.

Qualche lettore ha osservato che prima di tutto bisognerebbe colpire i parlamentari che, come ha documentato ieri Maria Antonietta Calabrò sul Corriere , prendono una buonuscita anche dopo solo 5 anni: 47 mila euro che diventano 140 mila dopo tre legislature. Privilegi assurdi. Ma forse non tutti sanno che per alcuni parlamentari questi si sommeranno a quelli già goduti da baby pensionati. Prendiamo per esempio il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, che, come scrive Mario Giordano nel libro Sanguisughe , è andato in pensione da magistrato a 44 anni (oggi ne ha 60) e incassa 2.644 euro lordi al mese. Difficile aspettarsi che possa farsi promotore di un contributo sulle baby pensioni. Così come è difficile che possa farlo Umberto Bossi, visto che la moglie Manuela Marrone, è andata in pensione a 39 anni dopo aver fatto l’insegnante e prende 766 euro al mese.

Enrico Marro
emarro@rcs.it
21 agosto 2011 11:01

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mauro recher 7:38 am - 22nd Agosto:

@luigi ..
Vero che la televisione è un mezzo molto potente ma ha perso molto del suo potere grazie all’intervento della rete ….guarda, ti faccio un esempio ….
Non so in che anno ,ma ricordo che c’erano le elezioni europee (forse il 1995), in quel periodo di propaganda alla televisione (almeno quello che ricordo ) sono passati solo che forza italia ,alleanza nazionale ,e la lista di emma bonino (i radicali) ,or bene questi 3 partiti ,soprattutto la lista di emma bonino ,hanno avuto risultati straordinari ,i radicali addirittura il 9,5%, risultato che poi non fu più riconfermato …mi ricordo che sono andato vicino a casa mia a conoscere due candidati di rifondazione comunista e oltre ad essere in 4 gatti ,si lamentavano che per loro era impossibile essere visibili e che uno spot in tv costava sui 300 milioni ……
in quel periodo ,la televisione era un mezzo veramente persuasivo
………………………………………………………………
Cosa è avvenuto invece con i referendum? Per quello che mi ricordo non furono passate nel tubo catodico queste gran propagande per il si o per il no, al contrario c’era un gran clamore sulla rete. Risultato? I si hanno vinto ,ma sopratutto si è raggiunto il quorum ,cosa che ,di solito ,in un periodo estivo era molto difficile ……
Ma lo stesso movimento “se non ora quando ” è nato dalla rete, e anche noi, nel nostro piccolo, che sicuramente non abbiamo il mezzo televisivo dalla nostra parte, è bastato mettere alcuni video in rete per avere più visibilità ……

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Luigi Corvaglia 2:23 pm - 30th Agosto:

A proposito di “…. rapina colossale e senza fine ai danni dei maschibeta (e in parte anche delle betafemmine)” (Rino).
Come altro chiamare la freschissima decisione del governo in merito al fatto che non potranno più essere conteggiati per calcolare l’età pensionabile gli anni di università e quelli del servizio militare (che ricordo, riguarda solo noi. Io tra l’altro mi sono sciroppato 18 mesi, non 12)?
Che ne dite?
Chiediamo una compensazione alla “senonoraquando”?

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Alessandro 9:55 pm - 30th Agosto:

Hanno barattato il “contributo di solidarietà” con questo provvedimento ( anche se adesso pare facciano marcia indietro). Sono sempre più autoreferenziali. Pensano quasi esclusivamente al loro tornaconto elettorale ed economico. E’ chiaro che il Paese con questa classe dirigente-politica non migliorerà mai.E’ già tanto se non affonda.

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Luigi Corvaglia 10:43 pm - 30th Agosto:

Un commento che mi ha colpito all’articolo del Corriere (Pensioni, tagli e lotta all’evasione
Ecco come cambia la manovra) http://www.corriere.it/dilatua/Primo_Piano/Politica/2011/08/30/9a4ce1fc-d2cb-11e0-874f-4dd2e67056a6_3/Pensioni-tagli-lotta-all-evasione-la-manovra-marro-digiacomo_full.shtml
…………………………………………………………………
Discriminazione sessuale
30.08|21:46 Grysogeno
Anche questo sono riusciti a fare. Discriminare sessualmente chi ha fatto la naja (servizio di leva obbligatorio per alcuni italiani maschi) levando i mesi dal computo pensionistico. Siamo solo noi… che abbiamo fatto 15 mesi ad obbedire a superiori idioti imposti dallo stato a 19 anni…eeeeehhhh Siamo solo noi….che abbiamo marciato e portato zaini in spalla per 13 ore in montagna in mezzo alla neve con i muli che ti scoreggiavano in faccia…ehhhhhhh. Siamo solo noi….. che per difendere la patria prendevamo di diaria giornaliera 150 lire che non bastavano nemmeno a comprare un pacchetto di Nazionali semplici ehhhhhhhh… Siamo solo noi… che intanto che servivamo la patria i furbi che della patria non gli frega un cazzo, si accaparravano le ragazze migliori…ehhhhhhhhh… Siamo solo noi… che adesso da vecchi dopo 38 anni di duro lavoro la prendiamo in saccoccia perchè abbiamo difeso la patria per 15 mesi cambiandoci le regole durante corsa, solo a noi maschi obbligati per legge al servizio militare…eeehhhhhhhh… Non saremo solo noi che……….. Lalla lalala là… Lalla lalala là… Lalla lalala là… Lalla lalala là…

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cesare 2:08 pm - 27th Giugno:

Gita a premio per le donne italiane, a Kigali, paradiso delle donne:
http://blog.panorama.it/politicamentescorretta/2012/06/25/il-ciclo-mestruale-delle-quote-rosa/

“L’ultimo rapporto che ci tocca riguarda la rappresentanza femminile in politica. Nella classifica capitanata dai Paesi Scandinavi l’Italia si colloca al 57imo posto. Sono esemplari di donna o, se volete, di femmina il 21,6% degli eletti alla Camera e il 18,6% al Senato. Che vergogna, che squallore. Ci facciamo surclassare da Paesi stimabilissimi come Cuba (donne ad un tasso del 42,5%) e Rwanda (56,3%). Mattacchioni come noi sono invece l’antidemocratica Gran Bretagna (il 22% dei parlamentari sono rosa) e l’incivile Francia (donne al 18,9%).

Ora, non vi chiedo se a vostra figlia augurereste di vivere a Kigali, L’Avana, Parigi o Londra. E’ notorio che alle donne parigine è frapposto ogni sorta di ostacolo quando si tratta di iscriversi ad un partito, organizzare un convegno o una manifestazione di piazza, esprimersi in pubblico o persino in televisione. Le donne inglesi poi sono segregate in casa. Quelle di Kigali invece prosperano tra le infinite libertà di un sistema che garantisce veramente le pari opportunità. Mica a chiacchiere.

In Italia, al pari del ciclo mestruale – non scomponetevi per la similitudine -, così, con cadenza più o meno mensile, si ripropone la questione delle quote rosa per aumentare le Finocchiaro e le Saltamartini. Se non si ripropone, come per il ciclo mestruale, ci preoccupiamo (fino ad una certa età, poi ce ne infischiamo). Ci preoccupiamo perché da sole le donne non ce la fanno, il potere (politico) è maschile, il sistema è fallocentrico, la cooptazione procede per sesso similare. Sicché, in fondo in fondo, tutti sappiamo che le cose non stanno così, che la vera rivoluzione sarebbe un sistema elettorale competitivo – basato su collegi maggioritari uninominali – per far emergere i migliori e non i più addomesticati, meglio affiliati e talvolta allettati. Invece ci teniamo questi bei listoni bloccati appannaggio esclusivo delle oligarchie partitiche specializzate nella selezione dei maschi e delle femmine da sottoporre agli elettori: prendere o lasciare.

Di “decisione storica” parlò l’allora Ministra Mara Carfagna quando le quote rosa nei cda delle società quotate in borsa divennero legge, più o meno un anno fa. Oggi la Carfagna è contraria a quello stesso meccanismo calato in politica, e le ragioni ci sono oscure. Chissà che anche lei non abbia letto la ricerca della Consob da cui emerge una relazione negativa tra la presenza delle donne nei cda e la qualità della governance. Se siede almeno una donna nel cda, il numero di riunioni e la presenza media ai consigli si abbassano. Vi chiedete perché? Dalla ricerca emerge che dei 173 posti di consigliere donne ben 94 (più della metà) sono occupati da donne che appartengono alla famiglia azionista di riferimento o di controllo della società. Più rosa non significa più merito, ma spesso, quando la selezione avviene non sui risultati, in modo naturale, ma per obbligo di legge, più rosa vuol dire più cooptazione. Benvenute a Kigali.

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mauro recher 8:41 pm - 2nd Dicembre:

non centra con le pensioni ,ma con il lavoro in generale
http://femdominismo.wordpress.com/2012/12/02/i-lavori-domestici/
adesso che vedo ci si può mettere anche le faccine :mrgreen:

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