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Bighellonando sulla rete mi sono casualmente imbattuto in questo faccia a faccia tra Luisa Muraro, considerata una delle massime ideologhe del femminismo italiano e Ida Dominijanni, giornalista e anch’essa esponente di punta del femminismo più militante. Insomma il gotha del pensiero femminista. Il tutto durante una trasmissione radiofonica condotta dalla stessa Dominijanni su Radio 3, “Faccia a faccia”, esattamente il 9 luglio 2009.
In linea di massima non è corretto estrapolare degli stralci da un intervista o da uno scritto perché si rischia, soprattutto se chi lo fa è in malafede, di deformare il significato di quelle parole, però non posso fare altrimenti perché è veramente troppo lunga. Vi garantisco sul mio onore che le parti che riporto e sottopongo alla vostra attenzione non vanno a modificare in alcun modo il contenuto complessivo del loro colloquio.
Dominijanni:”Lei ha scritto un articolo quando Veronica Lario annunciò la sua intenzione di divorziare, in cui parlava di una nuova figura di libertà femminile, non etichettabile nei termini a cui eravamo abituati anni fa, anche ai tempi del primo femminismo”.
Muraro:”Sì, perché quello che vediamo sulla scena internazionale sono leader, quasi tutti uomini,, accompagnati da first lady. Il posto di Veronica Lario sarebbe stato quello lì, ma lei non ha fatto questa parte. Perché in definitiva la figura della first lady è subordinata ad un protagonismo maschile. La accettiamo ma è una vecchia figura. Fuori da questo c’era la femminista, che invece non accettava ruoli subordinati, in funzione del protagonismo maschile. La Lario non è nè l’una né l’altra cosa. Non è first lady e non è femminista. E’ – può sembrare paradossale, essendo la moglie di un uomo ricchissimo, dunque ricchissima lei stessa – una donna comune. E ha parlato in effetti con accenti di una donna comune, più di una volta”.
Dominijanni:”Cosa pensa invece delle altre figure femminili che sono emerse in questa vicenda? Anche quelle più controverse, la giovane Noemi, Letizia, la escort di Bari, Patrizia D’Addario, che tra l’altro sta rilasciando una serie di interviste di un certo interesse, oppure le amiche della D’Addario, queste giovani ragazze che contrattano, diciamo, le loro prestazioni, anche quando non sono prestazioni sessuali ma semplici prestazioni di accompagnamento…
Muraro:”Non è la prima volta che queste figure che vengono messe al servizio della sessualità maschile, poi si ribellino. Lo fanno con i mezzi che hanno, però si ribellano a vivere in funzione unicamente di questo. Hanno una loro contrattualità e se l’altra parte non sta al contratto tacito o esplicito sono pronte a rivoltarsi. L’unica cosa che mi dispiace di loro è che danno questa immagine di donne che vivono in funzione di. Che il loro desiderio, il loro piacere, la loro gioia di vivere è tutta ingabbiata dentro a quello che è …
Dominijanni:”Lo sguardo maschile”.
Muraro:”E il potere maschile”.
Dominijanni:”Un’ascoltatrice di Roma scrive”Perché le donne italiane non si ribellano più e accettano che l’immagine di veline senza cervello diventi la nostra bandiera?
Muraro:”Disapprovo che si usino espressioni come “veline senza cervello”: sono giovani donne che in un mercato del lavoro che è piuttosto scarso scelgono quella strada lì. Io non so se questa strada le porterà dove desiderano ma vanno rispettate nella misura stessa in cui loro si comportano con correttezza professionale, come fa la più parte di loro”.
Dominijanni:”Sì, certo. E’ un problema che è emerso attraverso questi scandali che c’è un mercato del lavoro che offre poco alle giovani donne, e spesso offre una strada di realizzazione che passa soltanto per l’industria dell’immagine. Questo è un problema che io penso vada preso in considerazione, proprio per la vastità e l’ovvietà ormai di questo canale”.
Muraro:”Sì, sì”.
Il colloquio prosegue toccando altri argomenti e poi si torna alla vicenda Lario…
Muraro:”Ho visto i commenti di certi commentatori e politologi sulle parole di Veronica Lario: erano tutti sballati, completamente fuori tiro, non capivano che lei stava facendo un intervento di alto valore politico, stava dicendo dal suo punto di vista di moglie, vicinissima al potere ma distaccata dal potere, quello che capitava. Questa incarnazione del potere politico che stava andando fuori dei binari, lei lo ha detto con parole semplici…L’intervento di Veronica Lario ha scombussolato un assetto profondo. Mi riferisco al rapporto con il potere. Questi che l’hanno ascoltata avevano a loro volta la coda di paglia. Lei ha detto”E’ indecente che il potere politico serva a fini sessuali (invece il potere sessuale utilizzato per fini di potere è altamente educativo – aggiungo io (Fabrizio Marchi) – scusate ma non ce la faccio a non commentare…), in questione non c’è solo il capo del governo. Certo lui lo fa in maniera plateale…ma comunque lei è andata a mettere il dito sulla piaga di un certo uso del potere politico”.
Dominijanni:”Un’ascoltatrice, Luciana, scrive ”Cosa abbiamo sbagliato noi, ora che abbiamo sessant’anni, che dai venti in poi abbiamo lottato per la dignità delle donne, mentre le nostre figlie si realizzano solo seguendo lo sguardo maschile?”
Muraro:”Cara Luciana, il suo sguardo vuole la perfezione. E’ naturale, vuole che arriviamo a una dignità e libertà di donne senza problemi e senza intoppi, completa, esauriente. No. Anche le giovani donne devono lottare e farsi strada. Non è che le nostre figlie adesso vivono sotto lo sguardo degli uomini, io insegno all’università e le assicuro che non è così. Solo che non tocca a noi misurare il modo con cui loro si conquistano la libertà. Ma ripeto e le assicuro che sono giovani donne che hanno un’idea molto chiara della propria realizzazione e hanno un’aspirazione a fare bene e a contare nella società di oggi”.
Ora, nessuno da queste parti, è uso distinguere le donne in sante e puttane. Al contrario, riteniamo che questa sia una suddivisione artificiosa e moralistica tipica di una società ipocrita come la nostra, fondata da un lato sull’esaltazione sistematica della mercificazione sessuale a tutti i livelli, e dall’altra dalla sua altrettanto ipocrita condanna. Non v’è dubbio quindi che, sotto questo profilo, esistano comportamenti ben più gravi di quelli di una prostituta d’alto bordo, di una escort o di un’”accompagnatrice”. Anzi, queste hanno per lo meno il merito di non fare mistero della loro professione e di vivere alla luce del sole la loro scelta di vita. Si mercificano ma lo fanno consapevolmente , senza ipocrisie.
Da questo però a considerarle, non dico una sorta di eroine della rivoluzione femminile e femminista, ma di donne che si sono ribellate al sistema perché al momento del pagamento post prestazione, la parcella concordata (tacita o esplicita, parole della Muraro) non è stata loro del tutto corrisposta come da accordi convenuti, mi sembra quanto meno esagerato, per usare un eufemismo. Naturalmente la mercificazione viene, neanche a dirlo, interpretata a senso unico. E’ sempre e solo l’uomo che mercifica e la donna che subisce passivamente. Superfluo sottolineare (sempre perché gli avvoltoi stanno costantemente in agguato) che non stiamo parlando di “schiave del sesso”, cioè extracomunitarie sfruttate e in numerosi casi sbattute con la forza sulla strada dai racket criminali, ma di professioniste del sesso che consapevolmente scelgono di intraprendere il “mestiere”. Donne che “guadagnano”, anzi che fatturano in nero mediamente dai 20 ai 30mila euro mensili (cioè quello che un lavoratore o una lavoratrice dipendente in molti casi guadagnano in due anni di lavoro) e alle quali, se non siamo ipocriti, non gli passa neanche per la testa di fare un lavoro “normale” come milioni di altre donne e uomini.
E invece (ancora più grave, deresponsabilizzante, giustificazionista e assolutorio il commento delle due “leader maxime” del femminismo) questa scelta sarebbe motivata dal fatto che il mercato del lavoro sarebbe talmente scarso (cosa vera ma questo è un altro discorso…) da obbligare queste donne a questi percorsi che, se potessero, eviterebbero volentieri. Come a dire che se qualcuno proponesse un posto di lavoro fisso in un’ azienda come operaia o impiegata alla D’Addario o anche a qualsiasi aspirante velina, showgirl, attrice e via discorrendo, queste farebbero i salti di gioia e getterebbero alle ortiche la “professione” (nel caso della D’Addario e di quelle come lei) e i sogni di successo e di gloria nel caso delle seconde.
Il discorso diventa ancora più grottesco quando si passa ad analizzare la vicenda della Lario. Una ex attricetta di quart’ordine (questo era, se qualcuno ricorda dei film di Kubrik o di Scorsese da lei interpretati, lo dicesse) che ad un certo punto della sua vita si rende ben conto che non diventerà Marlene Dietrich e che a quel punto si fa due calcoli, si sposa l’uomo ricco e di successo (altrimenti non se lo sposava) dal quale ora decide di divorziare e dal quale si farà mantenere, vita natural durante, con un assegno di qualche milione di euro al mese.
Questa donna (insieme alle altre di cui sopra), sempre secondo l’interpretazione della Muraro e della Dominijanni, diventa l’esempio di una nuova ribellione al potere maschile. Non l’altra faccia della medaglia, cioè di quel potere di alcuni maschi (alpha), ma una nuova figura della libertà, della specificità e del protagonismo femminile.
Di fronte a tutto ciò, devo essere onesto, e ripeto, stiamo parlando del sancta sanctorum del pensiero femminile e femminista, alzo le braccia. A questo punto tutto è possibile, tutto e il contrario di tutto può essere vero e non vero. Quando si arriva a tali interpretazioni, tutto può essere affermato e negato e la difesa del genere, comunque sia, purchessia, assume dei contorni, per quanto mi riguarda, assolutamente inquietanti. Non solo, un simile atteggiamento conduce alla degenerazione del concetto di parzialità (di cui pure sono fiero sostenitore) che, se assunto al 100% in modo totalmente acritico e aprioristico, è destinato inevitabilmente a degenerare nel dogmatismo e nel totalitarismo.
Il mistero da svelare, per lo meno per chi la vede come il sottoscritto, è come una interpretazione fondamentalmente sessista, interclassista, di fatto razzista (perché una forma di pensiero che individua in un solo genere la ragione prima di tutti i mali, non saprei come altro definirla), abbia potuto fare breccia in quella che una volta si chiamava sinistra. Ciò che a tutti/e oggi sembra normale, a me non lo sembra affatto. Al contrario, ritengo che sia stata una usurpazione, una gigantesca operazione mistificatoria, alla luce dei fatti e della storia. Per il semplice fatto che a me, ma credo a nessun uomo (ma neanche a nessuna donna) ragionevole, verrebbe mai in mente di assumere la difesa di uno dei due generi aprioristicamente, sempre e comunque. Se lo facessimo noi uomini, saremmo inevitabilmente tacciati di maschilismo, sessismo, razzismo e anche di ottusità (e sarebbe giusto, laddove lo facessimo).
Fabrizio Marchi
302 Commenti
La maternità penso sia il potere maggiore per le donne; una volta provavo compassione per loro solo per questo motivo, oggi ho cambiato idea: mi ricordo un giorno due donne si lamentavano che una giovane in gravidanza alla posta era passata avanti a tutti, dicevano: oltre che si è divertita passa pure avanti, io facevo tutto quando ero incinta! Esempi banalissimi, ma questa e realtà. Quando nacque mia nipote una mia zia urtò piano e per sbaglio una neomamma che per poco se la mangia: mi hanno messo i punti… me fai rompe tutto!! e cosi via…
Certo il figlio cresce nel corpo della donna, ma non si può dare sempre l’ultima parola per legge alla donna.
Per avere ragione in queste cose, contro le donne è dura.
Non è un mio problema, ma penso per la QM sia uno dei tanti.
Leo(Quota) (Replica)
Fabrizio
>Il concetto fondamentale, a mio parere, è che nessuno/a può imporre nulla a nessun altro/a.
La differenza però è che mentre oggi un uomo, giustamente a mio avviso, non può imporre la propria volontà di paternità ad una donna, viceversa la donna può imporre la sua volontà di maternità ad un uomo.
E non solo.
Mentre l’uomo non puo’ imporre la paternità a se stesso, la donna puo’ autoimporsi la maternità.
Piccolo lapsus che dice molto….
Vista le casistica quanto siamo dunque….4 a 0?
Lei
1 – Io ti impongo la paternità
2 – Io ti nego la paternità.
3 – Io ti impongo la maternità (o mi impongo l’automaternità, “fai da te”).
4 – Io nego la maternità.
Lui
– ….
Il monopolio appunto.
Secondo me la cosa è molto semplice, cruda e sgradevole quanto estremamente elementrare…
Siamo giunti ad un punto della Storia in cui ci si trova dinanzi ad un bivio, quello si separare i vivi dai morti.
I vivi, coloro che hanno volontà di vita, vivranno…
I morti …. verranno sepolti.
Animus
Animus(Quota) (Replica)
F – M : 4 – 0
Piu’ chiaro di cosi’
ilamrmocchio(Quota) (Replica)
Mi viene quasi da ridere… e pensare che ogni giorno, in tv e sui giornali, non si fa altro che parlare del “potere maschile” e delle orribili discriminazioni di cui sarebbero vittime le esponenti dell’ex gentil sesso. Spesso, girando per la mia città, osservo attentamente le donne e poi mi chiedo:”Fabio, ma tu quale cazzo di potere eserciti sulle donne?”.
Sì, qualora mi facessero girare gli zebedei, potrei pure prenderne a calci qualcuna (venendo poi arrestato dopo cinque minuti…e vabbè…), ma per il resto quale potere esercito su di loro? Quale potere esercita l’uomo comune sulla donna? Non si sa. Mistero.
Sapete, a volte mi sembra di vivere in un sogno.
Fabio(Quota) (Replica)
Questa mi è piaciuta molto. Elisabeth Badinter propone un nuovo paradigma del femminismo. Aspettatevi di sentirne parlare dalle nostre parti da un giorno all’altro, così vi stupirete ancora meno: Il nuovo oppressore della donna non è più l’uomo, ma il figlio.
(via The Spearhead
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Dalla discussione emerge con chiarezza che la stragrande maggioranza degli intervenuti considera aborto e QM come cose diverse, con punti di contatto, ma diverse nella loro essenza.
Vorrei provare a motivare il mio diverso punto di vista a partire dal’ultimo post di Rino, dove si riconduce, mi pare, il senso ultimo dell’aborto alla misandria.
Io credo che la misandria c’entri eccome, ma non come obbiettivo o componente primaria, bensì come riflesso inevitabile di un’altra cosa, ossia l’onnipotenza di chi pensa di possedere non tanto la facoltà di dare la vita (quello di dare la morte è di tutti), quanto la trasformazione della facoltà in diritto “naturale” di vita, e quindi anche di morte. Per me la risposta di Rino, ““Non importa cosa sia bene o male per me, importa solo cosa è male per lui.”, è invece la seguente “Non importa cosa sia bene o male per lui, importa solo cosa è bene per me”, da leggersi come il diritto incondizionato a disporre della vita e della morte come il fondamento più potente di ogni potere, ben più potente di qualsiasi potere sociale.
Se il diritto d’aborto si legge in questa ottica, la misandria ne è un riflesso immediato nel senso che non si vuole concedere ad altri (il maschio/padre) ciò che si considera esclusivamente proprio. Come in ogni altra “discriminazione positiva” c’è sempre anche una discriminazione negativa: “se solo io si, tu no”.
L’aborto maschile come rifiuto della paternità, sebbene per me sia molto discutibile come sapete, si situa comunque su un altro piano, questo si dell’autodeterminazione di sè e non anche dell’altro (il figlio) come nell’aborto. Mi sembra differenza non da poco. Se anche i maschi rivendicassero il diritto di decidere la vita o la morte di un figlio, pensiamo ad una legge che obblighi la donna ad abortire se il padre così decidesse, o peggio che consentisse all’uomo l’eliminazione del bambino appena nato, risalterebbe in tutta la sua aberrazione di rivendicazione del diritto di onnipotenza, che nel caso femminile è mascherato in quanto confuso con quello all’autodeterminazione.
Sempre leggendo la questione nell’ottica che dicevo, allora, l’aborto è QM nella sua parte più profonda.
Cerco di spiegarmi. Se la questione è, come penso, considerarsi depositari del diritto di vita e di morte, la questione non è tanto l’impossibile simmetria maschile in questo “diritto”, quanto piuttosto se è giusto trasformare una facoltà (in questo caso femminile) in diritto. Se si, la disimmetria a livello simbolico/culturale è segnata per sempre, e nessuna rivendicazione maschile la potrà colmare. Ma se la risposta è che nessuno può rivendicare la trasformazione di una facoltà in diritto (sarebbe giusto, ad esempio, che in quanto maschio avente la facoltà di stuprare fisicamente una donna, la rivendicassi come diritto?), allora aborto e QM diventano la prima di ogni questione, indipendentemente da ogni legge che tenti, sempre imperfettamente sebbene meritoriamente, di regolare la faccenda. Diventano sul piano simbolico, che è ciò che primariamente deve interessarci essendo gli altri piani ad esso sottordinati e di esso largamente conseguenza, la stessa cosa.
E’ certamente vero che lo Stato ha rivendicato a se il diritto di morte (esecuzioni capitali), ma
1) In origine lo ha fatto come punizione per l’offesa arrecata dal singolo alla legge suprema, che Foucault equipara alla violazione del “corpo sacro” del re (da notare l’ inquietante ma non cervellotica similitudine fra sacralità dei corpi del re e della donna, quantunque quest’ultimo si possa sentire violato in base a percezioni del tutto soggettive, sganciate da ogni parametro oggettivo e indipendentemente dall’altrui (del feto) volontà di nuocere.
2) La lunga battaglia per il riconoscimento dell’ingiustizia (almeno in condizioni di normalità) del diritto di morte che lo Stato si è attribuito, ha ottenuto molti successi. Sarebbe grave tornare indietro.
Spero di aver spiegato il mio punto di vista, non per il gusto di ribattere colpo su colpo o per un accademico gusto per la polemica, ma perché, credetemi, sono convinto che si tratti di una questione da scavare in tutte le sue sfaccettature, e che sia tale perché inevitabilmente inquieta la coscienza di ciascuno di noi.
armando
armando(Quota) (Replica)
Armando
>da leggersi come il diritto incondizionato a disporre della vita e della morte come il fondamento più potente di ogni potere, ben più potente di qualsiasi potere sociale
Condivido ovviamente in toto il post di Armando che è l’esposizione “in chiaro”, ed espansa, del concetto previo espresso “loro c’hanno il monopolio sulla vita, e dunque sulla morale, e dunque su tutte le sovrastrutture sociali.”
Ci aggiungo che ogni iniziativa maschile, singola o collettiva, che miri ad affarmare “un diritto” senza pero’ inquadrarlo nel suo insieme, cioè con gli altri punti che ho sinteticamente messo nella tabellina, è destinata soltanto ad accrescere il già grande squilibrio oggi esistente tra maschile e femminile.
Voglio dire ad es., che la negazione della paternità, che parrebbe una vittoria del maschile, se ottenuta da sola, non ha altro effetto che accrescere la spinta all’automaternità.
E’ una vittoria di Pirro insoma, anzi…veri da Pirla.
Animus(Quota) (Replica)
Armando: tu trovi una identificazione QM-Aborto, tirando in ballo la concezione di un certo femminismo a sostegno dell’aborto. E’ vero come dici che questa concezione trasuda o comunque ingenera misandria, ma è anche vero che quando si parla di aborto(o cmq di di qualunque altra cosa) non ci si può fermare solamente sulle argomentazioni della parte avversa da combattere(in questo caso delle femminismo), ma anche su altre. Ad esempio, vi sono molti esponenti abortisti del movimento maschile che a sostegno dell’aborto usano argomentazioni tutt’altro che misandriche e femministe.
Icarus.10(Quota) (Replica)
A proposito dei frutti avariati del femminismo, leggete qua.
http://www.corriere.it/esteri/10_marzo_25/australia-nave-guerra-scandalo-sesso-marinai_094c0818-37e5-11df-821f-00144f02aabe.shtml
Se anziché mischiare maschi e femmine, si creasse un esercito al femminile – visto che le femministe desiderano così tanto “la parità in ogni ambito della vita” – certi problemi non si porrebbero neppure.
Che c’entra, se fosse per me non esisterebbero nemmeno gli eserciti maschili, ma siccome so bene che questa è solo un’utopia, allora molto meglio separare i due sessi.
Fabio(Quota) (Replica)
Riporto anche questo interessante articolo pubblicato su antifemenist.
http://antifeminist.altervista.org/risorse/femmine_esercito_us.htm
Fabio(Quota) (Replica)
Rino
“Il corpo femminile è sacro e su di esso la femmina ha (e deve avere) il dominio assoluto. Quello maschile è uno strumento al servizio della volontà femminile. Se lei decide di importi la paternità tu devi mantenere lei e il figlio almeno per un quarto di secolo (non per 9 mesi). E lo fai usando il tuo corpo, la tua mente e la tua anima (magari senza neanche poterlo vedere, quel figlio) a prescindere dalle nausee, dai vomiti, dalla rovina del corpo e dell’anima e dei rischi che, per far ciò, devi correre. Di cui la Liberata se ne frega, perché nel decidere se abortire o meno tiene conto di quel che ne viene a lei, non di quel che comporterà per te. Il suo corpo (mente, sentimenti etc) è sacro, il tuo è al suo servizio. Post coitum.”
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Caro Rino,
leggi questa lettera, scritta da un allora giovane uomo, e pubblicata su COSMOPOLITAN dell’agosto 1993.
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“Pur non essendo sposati, viviamo insieme da parecchio. Ora vorrei fare un ulteriore passo: vorrei avere un bambino. Ma, anche se ha già 31 anni, la mia ragazza non vuole figli per non compromettere la sua carriera. Mi accusa di agire in modo “maschilista” chiedendole di cambiare i suoi programmi per diventare madre. Ma non vale la pena di farlo per un bambino? E se lei aspetta ancora un po’ non perderemo del tutto la possibilità
di diventare genitori? Io guadagno abbastanza da consentirle di restare a casa a badare al piccolo; e comunque non avrei niente in contrario se lei decidesse di ritornare al suo lavoro dopo un anno o due. Siamo entrambi tesi ed irritabili. Non voglio
perderla, ma come convincerla che avere un figlio non è la fine del mondo?”.
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Ecco cosa rispose la solita “esperta” in materia, cioè la psicologa Irma Kurtz.
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“Avere un figlio non è certamente la fine del mondo, ma causa un incredibile cambiamento nella vita di una donna, un cambiamento che dura per sempre. Con l’arrivo di un bambino tu non perderai niente. Anzi la tua vita acquisterà una dimensione in più. La tua ragazza, al contrario, come minimo dovrà perdere terreno nella sua carriera. Ti rendi conto di quale sacrificio chiedi a una donna che ama il suo lavoro? L’enorme carico che deriva da una nascita deve essere accettato volentieri sia da te sia da lei. Se la tua ragazza, per ora, non la pensa come te, puoi aspettare un po’ confidando nel fatto che “l’orologio biologico” può farle cambiare idea, come fa con la maggior parte delle donne. Puoi anche provare ad andare incontro alle sue preoccupazioni, magari con qualche proposta costruttiva: per esempio, potresti prendere un congedo per paternità. Puoi prometterle che cambierari tu i pannolini, che farai il bucato e che dividerete tutto il lavoro di casa. E, invece di “mantenere lei” perché stia in casa, pagare
un aiuto domestico in modo che lei possa tornare al lavoro e, come te, possa guadagnare da questa esperienza piuttosto che perderci”
Silver(Quota) (Replica)
Fabio
“Che c’entra, se fosse per me non esisterebbero nemmeno gli eserciti maschili, ma siccome so bene che questa è solo un’utopia, allora molto meglio separare i due sessi.”
Già… storia vecchia, caro Fabio.
In merito leggi qua.
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IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
La sindrome della gravidanza in Marina
Non è polìticamente corretto toccare questo Casto nell’esercito, ma… un’ampia percentuale di soldatesse ha scelto di abortire dopo aver usato la gravidanza come mezzo per evitare il turno nell’Operazione Desert Storm. {…] È scorretto usare un feto per sottrarsi alla responsabilità che ti sei assunto arruolandoti, per poi uccidere quel feto.
Lettera firmata di un medico dell’esercito, Kuwait
La mentalità che implica la stima di sé porta anche alla «sindrome della gravidanza in Marina»: il fenomeno della donna che approfitta dell’addestramento tecnico e poi, un momento prima che la nave salpi, resta incinta, e può perciò restare a terra a buon diritto; oppure che resta incinta subito dopo la partenza della nave – il che le consente di sottrarsi alle proprie responsabilità – e costringe i compagni a sostituirsi a lei. Tutto ciò è compatibile con la stima di sé, ma in un contesto militare, quando oltre il 40 per cento delle donne imbarcate su navi statunitensi come l’Acadia rimase incinta durante i preparativi per la partenza, mette in pericolo la vita degli uomini. Come mai?
La Marina addestra delle squadre. Ogni membro di una squadra è addestrato a interagire con gli altri in situazioni in cui una frazione di secondo può salvare o far perdere una vita. Quando d’improvviso viene a mancare una parte della squadra, non è sufficiente una semplice sostituzione, perché troppo preziosa è l’interazione tra le personalità peculiari che fanno parte della squadra. In sostanza, quando anche una sola donna dichiara forfait, tutta la squadra è perduta. Con quali conseguenze? Proviamo a immaginare che cosa sarebbe successo se il luogotenente Conklin fosse stato una donna incinta quando i due missili iracheni aprirono una breccia di circa cinque metri nella fiancata della Stark…
L’attacco missilistico provocò un incendio che si propagò rapidamente, minacciando di far saltare per aria la nave e i 200 uomini a bordo. Il luogotenente Conklin, ventisettenne (persona reale, storia vera) rimase gravemente ferito e ustionato alle mani, alle braccia e ai piedi. Ma sapeva che strisciando tra i rottami in fiamme per raggiungere la sala macchine e spegnere i motori avrebbe forse potuto evitare l’esplosione.
Il percorso verso la sala macchine era nero come la pece e il calore arrivava a circa 400 gradi Fahrenheit (la carta brucia a circa 451 gradi; di qui il titolo del film Fahrenheit 451). Eppure entrò, protetto soltanto da una T-shirt bagnata nell’acqua salata del mare, tenendo chiusi gli occhi (così si sarebbero bruciate le palpebre e non gli occhi). Avanzò a tastoni, seguendo il sistema di tubature, e ogni volta che toccava un tubo bollente si sentiva strappare la pelle delle dita e delle mani; raccontò poi che era stato come camminare in un forno acceso e poggiare le mani sulle teglie bollenti. Non si dette per vinto finché non riuscì a chiudere le valvole. Faticosamente tornò sui suoi passi e scoprì che la nave rischiava ora di affondare e non era del tutto scongiurato il pericolo di un’esplosione: continuò perciò a fare tutto quanto gli fu possibile per salvare la nave.
Mentre Conklin con coraggio affrontava tutto questo, il marinaio Mark Caouette, che aveva perduto una gamba e perdeva sangue, rifiutò i tentativi dei compagni di portarlo in salvo. Preferì condurre a termine altre operazioni importanti. Fu poi ritrovato il suo cadavere carbonizzato. Nel frattempo l’elettrotecnico Wayne Weaver riusciva a mettere in salvo dai sei ai dodici uomini; il suo corpo fu poi ritrovato aggrappato al corpo dì un altro uomo che stava cercando di salvare.
Questi uomini tra i 19 e i 36 anni salvarono la vita a 163 uomini, perché 37 morirono. Per loro, essere una squadra significava poter contare sulla disponibilità di ogni membro a mettere la propria vita in secondo piano. Non significava approfittare dell’addestramento per poi trovare il modo di restare a terra poco prima della partenza.
Negli ultimi dieci o vent’anni, abbiamo parlato di sessismo ai danni delle donne quando uomini del genere rifiutavano l’idea che delle donne potessero essere imbarcate sulle navi da guerra (o entrassero in una squadra di pompieri volontari). Questo mi spiegò un militare: «Non stiamo ad aspettare un’emergenza per scoprire chi è pronto a rischiare la vita e chi invece se la darà a gambe. Quando arriva una nuova recluta, simuliamo situazioni in cui qualcuno stia rischiando la vita. Vogliamo vedere se l’ultimo arrivato cerca di salvare il collega nei guai o invece di salvarsi la pelle. Ma se lo facciamo con le donne, quelle urlano: ‘Discriminazione’. Non tutte le donne, ovviamente. Ma se una donna ha lo smalto alle unghie… be’, non ho mai visto una donna con lo smalto che non volesse essere salvata».
La «sindrome della gravidanza in Marina» è soltanto la manifestazione esteriore di un problema rilevato da quasi tutti gli studi condotti sulle forze armate – dall’U.S. Signal Corps all’U.S. Army. Da ogni studio risuìtò che, secondo gli uomini, le donne avevano incarichi più leggeri o promozioni immeritate, spesso grazie ai loro «favori» sessuali. Provavano un forte risentimento per le donne che, comunque, ricevevano una paga uguale.
Gli interrogativi sulla serietà delle donne nell’esercito si moltiplicarono quando alcuni studi rilevarono che soltanto il 21 per cento delle donne prendeva in considerazione l’ipotesi di una carriera militare, contro il 51 per cento degli uomini. Secondo gli uomini, questo atteggiamento si riscontrava nelle soldatesse che usavano creme varie, si raccoglievano i capelli e si truccavano persino in condizioni simulate di combattimento.
Le accademie militari hanno preso atto delle differenze, per esempio del fatto che a West Point le donne si mettono in malattia quattro volte più spesso degli uomini, e non hanno reagito rendendo gli standard delle donne uguali a quelli degli uomini, bensì creando una doppia serie di standard. Per esempio, in un campo di addestramento della Marina si dovettero esentare tutte le donne dall’addestramento in fanteria e dalle esercitazioni nei percorsi a ostacoli. Con quale risultato? Durante la Guerra del Golfo gli uomini dovettero intervenire ogni volta che una donna non riusciva a cambiare una ruota, a spingere un veicolo affondato nella sabbia, a trasportare pesanti lattine di combustibile, o a trasportare un soldato ferito. E per giunta gli uomini potevano pregiudicare gravemente la propria carriera se si fossero lamentati di questa discriminazione. Paradossalmente, lamentandosi della discriminazione sarebbero subito stati accusati di fare della discriminazione.
Abbiamo così due diverse mentalità: la mentalità-del-battersi-se-necessario nell’«esercito di lui», e la mentalità-del-battersi-se-desiderato nell’«esercito di lei». Si definiscono dunque un esercito di uomini che disprezzano la propria vita e un esercito di donne che apprezzano la propria vita. Si rafforza così la sensazione che le donne stiano bluffando con la rivendicazione dell’eguaglianza. Si spacca in due l’esercito.
Silver(Quota) (Replica)
Fabio
Sono d’accordo, non solo eserciti separati ma anche nei posti di lavoro, ho dei brutti ricordi di lavoro dove le donne facevano meno e raddoppiava il lavoro per i maschi.
Leo(Quota) (Replica)
La questione delle donne combattenti e’ il classico esempio di un finto razionalismo che, partito da un assunto teorico errato ( l’uguaglianza uomo- donna ), arriva a capovolgere la realta’ con una catena di sofismi. naturalmente la prima verifica pratica fa crollare il castello di menzogne. le donne non sono adatte alle armi : per forza fisica carente, per attitudine al combattimento, per acratteristiche inadatte. naturalmente l’ufficiale che dicesse una cosa del genere , vedrebbe troncata la sua carriera. del resto, gli eserciti occidentali combattono in genere in situazione di schiacciante superiorita’. ma appena si ha un pur lontano equilibrio, il disordine strutturale apportato dalle donne si rivela appieno. basta anche vedere l’esercito USA, che da rullo compressore nella 2 G.M., si e’ ridotto ad impantanarsi in guerre regionali. Il femminismo non e’ l’ultima causa di questo deterioramento
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
” le donne non sono adatte alle armi : per forza fisica carente, per attitudine al combattimento”(marmocchio)
Mi ricordo quando all’ inizio del 91, le tv trasmettevano le immagini dei soldati americani nella guerra del golfo in Iraq, notavo con orrore la presenza di soldatesse Marines, di paracadutiste, di top gun, ecc. Il mio istinto naturale al buon senso di ragazzino di non ancora 12 anni mi portava automaticamente a provare ribrezzo verso questa situazione che io-giustamente-ritenevo innaturale. Mi sono sempre opposto all’ ingresso delle donne nelle forze armate. E tutt’ora mi oppongo… Tra l”altro vedo che stesso su Uomini3000, tra i punti programmatici del movimento, vi èl ‘ opposizione all’ ingresso delle donne nelle forze armate.
Tuttavia mi è venuto un forte dubbio. Cioè se noi ci opponiamo all’ ingresso delle donne nelle forze armate usando come argomentazione la minore prestanza fisica della donna rispetto all’ uomo(in media però, io ad es. io non sono forte nè grosso fisicamente, e vedo molte donne più grosse, e probabilmente,più forti di me) allora si arriva dritto dritto anche a certe conseguenze a noi sgradite, cioè di fatto vengono ad avallarsi e rendersi legittime tutte quelle differenziazioni e disparità tra uomini e donne nel campo delle convenzioni sociali(“prima le donne e i bambini”), di quello lavorativo( esenzione delle donne da mansioni rischiose, tutele maggiori rispetto agli uomini in campo pensionistico, ecc), nel campo giudiziario(la donna non può commettere violenza sull’ uomo, perchè è “più debole”, quindi viene assolta o usufruisce di forti attenuanti) e quant’altro. Tutte cose che noi rifiutiamo e che combattiamo. Eppure da noi, inconsapevolmente,avallate e legittimate con certe argomentazioni. Proprio perchè se stabiliamo come dogma che le donne non devono fare certe cose perchè in media più deboli degli uomini, allora ci siamo dati una zappa sui piedi: uomini a rompersi la schiena e arischiare tutti i giorni, donne in ufficio perchè esentate dal lavoro duro in quanto “più deboli e quindi non possono…”. In compenso, però, ce le ritroviamo nelle Forze Armate(però non nelle mansioni ad alto rischio, s’ intende): perchè lì si comanda e si esercita il dominio nei confronti dei “civili”. Quindi in quel caso, il femminismo non si rifugia dietro il “sesso debole”.
Quindi, ciò che mi chiedo e chiedo a tutti è questo: non sarebbe meglio combattere la discriminazione nelle forze armate a riguardo dei requisiti fisico-attitudinali femminili palesemente ribassati rispetto a quelli maschili,chiedendo appunto una uguaglianza e parità di standard??
Le femministe parlano a vanvera di “parità”. Loro non vogliono la vera “parità” ma privilegi a senso unico spacciati per “parità” e “pari opportunità”. Si deve usare usare la loro stessa “arma”, cioè quella della richiesta di Parità, quella vera, però.Perchè quando si parla di parità vera, le femminste se ne scappano o ricorrono ai loro soliti sotterfugi.
Donne nelle forze armate??? ok, però come gli uomini: stessi requisiti fisici.Perchè un uomo sotto 1, xx metri e sotto yy Kg non può entrare nelle forze armate, mentre una donna sì???? A questo punto, ne entrerebbero ben poche di donne nell’esercito. E quindi chi avversa ferocemente la presenza delle donne nell’esercito, starebbe molto più tranquillo.
Io il problema non me lo pongo più di tanto, anche perchè non sono un amante della vita militare
Icarus.10(Quota) (Replica)
Assolutamente d’accordo con te, Icarus, la nostra linea politica e strategica è la parità assoluta fra i sessi, sempre, dovunque e comunque.
L’hanno chiesta le femministe e noi certo non ci tiriamo indietro. Al contrario, la facciamo nostra (è sempre stata nostra, per la verità, prima ancora che nascesse il femminismo…).
L’eguaglianza fra i generi è uno dei punti fondamentali della nostra Carta Costituzionale come Movimento degli Uomini Beta.
E’ proprio questo il terreno, non altri, su cui si giocherà la partita vera…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Icarus.10
“Donne nelle forze armate??? ok, però come gli uomini: stessi requisiti fisici.Perchè un uomo sotto 1, xx metri e sotto yy Kg non può entrare nelle forze armate, mentre una donna sì???? A questo punto, ne entrerebbero ben poche di donne nell’esercito.”
Personalmente ero già contrario alle donne soldato una trentina d’anni fa (ma questa, ovviamente, è la mia posizione da battitore libero, non quella di Uomini Beta), però visto e considerato che non faccio parte di quelle poche centinaia di persone capaci di influire sui destini del mondo, dico semplicemente che anche le femmine dovrebbero essere spedite a crepare in prima linea in caso di guerra. Parità di diritti=parità di doveri=parità di schioppettate. In fin dei conti sono loro, le femminucce, a sbraitare dalla mattina alla sera a causa delle “orribili discriminazioni” di cui sarebbero vittime in ogni ambito.
E ancora: alle suddette dovrebbe essere imposto altresì l’obbligo del taglio dei capelli, che per i più è un “dettaglio insignificante”, ma che in realtà non lo è affatto. Mi ricordo che quando ero militare i superiori erano soliti dirci:
“Voi dovete portare i capelli corti perché siete dei militari, dovete avere un certo aspetto formale e per igiene”.
Perfetto. E allora che queste regole valgano pure per le appartenenti al “sesso superiore”.
Per concludere: il fatto che non esistano né siano mai esistiti degli eserciti femminili (lasciamo perdere la millenaria e patetica balla delle amazzoni…), la dice lunga. Anzi, dice tutto.
Silver(Quota) (Replica)
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=15054166
Silver(Quota) (Replica)
@ Icarus : ma io penso proprio quello. I requisiti non devono essere diversi. Se la donna non supera gli stessi tests che superano gli uomini, non deve entrare. Se non e’ forte sufficientemente, non deve esserci nessuna compensazione. Parita’ e uguaglianza significano questo. Lo stipendio deve essere alla pari se la donna riesce ( e spesso non e’ cosi’) , a svolgere lo stesso lavoro con gli stessi risultati. senza alcun sconto. Non puo’ fare l’ufficiale chi non e’ in grado di fare cio’ che fa il soldato. Cio’ deve essere tassativo.
Nessuna cavalleria malintesa.
Stessa cosa per lo sport : le donne non possono chiedere le stesse retribuzioni degli atleti maschi, perche’ il loro valore assoluto e’ assai inferiore.
Come ho gia’ scritto, le donne non hanno le attitudini per la vita militare. Anche io vedo come assurda la loro presenza di pesci fuor d’acqua.
A proposito, anche se tu non sei un gigante, ricorda che a parita’ di corporatura, la differenza di forza tra uomo e donna e’ del 30%, e talvolta di piu’. Il metabolismo e la struttura maschile e femminile sono diverse, perche’ diverse sono le funzioni e gli scopi.
Nonostante i filacci americani, le donne , sul piano fisico, non possono competere con un uomo, anche dopandosi
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
DONNE IN PRIMA LINEA
Una bugia che si incrina
Rapporto delle FFAA della Gran Bretagna – Maggio 2002
Raccolto, tradotto e presentato da L. Raveggi
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LE DONNE NELLE FORZE ARMATE
INTRODUZIONE
1. Nel 1997, l’allora Ministro della Difesa annunciò che era in procinto di estendere le possibilità d’impiego per le donne all’interno delle Forze Armate in linea con il loro più ampio impegno di massimizzare le opportunità di carriera per le donne.
Di conseguenza dal 1998 le donne hanno potuto servire nel 73% dei posti in Marina, il 70% dei posti nell’Esercito e nel 96% dei posti nella RAF, ed esse ora costituiscono più dell’8% delle Forze Armate.
Le donne hanno continuato ad essere escluse soltanto dai ruoli di combattimento sul terreno, dai sommergibili e da alcuni ruoli subacquei. È stato deciso che le rimanenti restrizioni avrebbero dovuto essere riconsiderate in un tempo di circa due – tre anni.
2. Per facilitare quella riconsiderazione, è stato deciso che il MOD avrebbe dovuto effettuare un dettagliato studio delle prestazioni e dell’idoneità delle donne in ruoli di combattimento ravvicinato.
Questo ora è stata completato ed il rapporto intitolato Le Donne nelle Forze Armate reso pubblico.
3. Considerando i risultati dello studio, il Ministro della Difesa ha annunciato il 22 maggio 2002 che il processo per la rimozione delle attuali limitazioni per le donne nei ruoli di combattimento ravvicinato non veniva attuato. Il presente documento precisa i presupposti ed i ragionamenti per quella decisione.
RUOLO STORICO DELLE DONNE NELLE FORZE ARMATE DEL REGNO UNITO.
4. Le donne hanno svolto un ruolo vitale nelle Forze Armate per molti anni. Durante la Seconda Guerra Mondiale, per esempio, le donne sono state impiegate in un’ampia varietà di ruoli, compresi molti che le esposero a pericolo estremo. Dopo la guerra, fu riconosciuto che le donne continuavano ad avere un ruolo importante da giocare all’interno delle Forze Armate e sono stati stabiliti permanentemente i Servizi Femminili. L’inizio degli anni ’90, tuttavia, ha visto i cambiamenti più drammatici in tempo di pace nei loro impieghi, con donne che servivano sulle navi di superficie, come equipaggio di aerei per la prima volta, ed in una gamma di impieghi molto più grande nell’Esercito. I ruoli delle donne inoltre sono stati completamente integrati ed i Servizi Femminili separati nell’Esercito ed in Marina sono stati aboliti (il WRAF non è mai stato un servizio separato, anche se l’uso del termine è stato interrotto).
LE DONNE NELLE FORZE ARMATE DI OGGI
5. Questi cambiamenti hanno fatto un ulteriore passo avanti nel 1998, e le donne oggi possono trovarsi in prima fila nelle adunate sulle navi, come piloti di velivoli da combattimento, ed in una varietà di ruoli nell’Esercito compresi i ruoli di supporto al combattimento nell’Artiglieria e nel Genio. Oggi svolgono molte mansioni che sono state un tempo considerate come appropriate solo per gli uomini ed hanno fatto ciò con grande successo. In tal modo, le donne danno un contributo assolutamente essenziale alle abilità, agli atteggiamenti ed all’efficacia delle nostre forze. Noi siamo impegnati ad assicurare che più e più donne approfittino dell’ampia gamma di carriere militari aperte a loro.
Le donne non possono servire sui sommergibili o come sminatrici subacquee per motivi medici. Queste restrizioni furono argomento di una separata revisione e non sono considerate ulteriormente qui.
LA DOTTRINA MILITARE BRITANNICA
6. Le Forze Armate sono mantenute, strutturate ed equipaggiate principalmente per combattere.
Esse esistono per essere in grado di intervenire efficacemente quasi senza preavviso in qualunque tipo di conflitto fino ad una guerra generale. Esse sono addestrate quindi per guerra ad alta intensità, benché adatte ad operazioni a più bassi livelli. È stata l’esperienza negli anni recenti delle Forze Armate Britanniche il fatto che unità schierate per operazioni diverse da quelle di guerra possano anche dover ingaggiare un combattimento diretto senza preavviso. C’è quindi un sempre presente rischio di coinvolgimento in combattimento ad alta intensità.
ESCLUSIONI ATTUALI
7. Le aree principali da cui le donne sono escluse oggi – e che erano ciò di cui si occupa questo riesame – sono quelle che per le quali è richiesto di entrare deliberatamente a contatto ravvicinato ed uccidere il nemico faccia-a-faccia, cioè, i Fanti di Marina, la Cavalleria, i Corpi Corazzati, la Fanteria e il Reggimento dell’Aeronautica. Benché ci siano differenze fra le forze, tutte operano in piccole squadre delle quali la componente base è spesso la squadra “di fuoco” composta da quattro persone, che può dover affrontare il nemico a distanza ravvicinata. Questo ambiente pone esigenze straordinarie nei confronti degli individui e successo o fallimento – e sopravvivenza – dipendono dalla coesione della squadra nelle circostanze estreme rispetto alle quali non ci sono paragoni diretti nella vita civile o persino nella vita militare.
ESPERIENZE IN ALTRI PAESI
8. Nel considerare se cambiare l’attuale posizione, è stato tenuto conto dell’esperienza di altri paesi. Nella storia recente soltanto l’ex Unione Sovietica (nella Seconda Guerra Mondiale) e Israele (guerra del 1948) hanno usato le donne in ruoli di combattimento ravvicinato. Entrambi hanno abbandonato la pratica dopo la conclusione della guerra in questione. Attualmente, alcuni paesi permettono alle donne di applicarsi per servire in tali ruoli, ma non le hanno mai verificate in combattimento. Quei paesi, quali il Regno Unito e gli Stati Uniti, che ottimizzano le loro Forze per guerra ad alta intensità, generalmente non hanno aperto i ruoli di combattimento ravvicinato alle donne, o hanno disposto limitazioni su come possano essere schierate.
LE CONSIDERAZIONI CHIAVE
9. Lo studio Le Donne nelle Forze Armate è stato condotto per avere una migliore comprensione dell’effetto di impiegare le donne nei più esigenti ruoli di combattimento ravvicinato. Esso ha incluso un’indagine della letteratura scientifica disponibile, una revisione degli standard di selezione per le reclute, un’indagine di opinione condotta fra le Forze Armate e le loro famiglie ed i risultati di un esercitazione sul campo per esplorare l’effetto di squadre miste sulla coesione e sulle prestazioni militari. Attenta considerazione è stata data alla disponibile prova dell’effetto di includere donne in unità di prima linea. I dati esistenti e la nuova ricerca sulle prestazioni fisiche comparate di uomini e donne in un contesto militare, le differenze psicologiche che hanno effetto sulle prestazioni nel combattimento ravvicinato, le dinamiche di squadre miste e di quelle di un solo sesso e le questioni legali ed etiche che circondano l’uguaglianza e la diversità nelle Forze Armate, sono stato fra i fattori considerati.
Fattori Fisiologici
10. Le capacità fisiche richieste al personale che serve in ruoli di combattimento ravvicinato sono necessariamente alte. Qualsiasi riduzione degli standard comporterebbe rischi inaccettabili per l’efficacia operativa delle nostre forze e deve quindi essere evitata. I test fisici a cui sono sottoposte le potenziali reclute misurano la loro capacità di effettuare le mansioni che sarà loro richiesto di effettuare dopo addestramento specifico. La difficoltà dei test stabiliti sono giustificate dalle difficoltà dell’impiego.
11. Il rapporto Le Donne nelle Forze Armate ha esaminato le differenze di uomini e donne nelle abilità fisiche che sono rilevanti per le prestazioni militari ed ha osservato, non sorprendentemente, che differiscono in modo significativo. Le differenze fra donne ed uomini nella loro capacità di sviluppare forza muscolare e la forma fisica aerobica sono tali che solo circa l’1% delle donne possono eguagliare le prestazioni dell’uomo medio. Nel sollevare, trasportare e simili mansioni effettuate ordinariamente dall’esercito britannico, questo significa che, in media, le donne hanno capacità di lavoro più basse degli uomini e, quando esposte alla stessa quota di lavoro fisico degli uomini, devono lavorare più duro di un 50-80% per realizzare gli stessi risultati. Ciò le mette a maggior rischio di ferite. Nella marcia con carichi, un’altra fondamentale mansione militare, ed in tutte le altre mansioni simulate di combattimento, è stato riscontrato che le donne hanno prestazioni peggiori degli uomini e più grande il carico, più grande la discrepanza. Lo studio ha concluso che circa lo 0.1% dei candidati femminili e l’1% delle donne soldato addestrate raggiungerebbero gli standard richiesti per rispondere alle esigenze di questi ruoli.
Fattori Psicologici
12. Il rapporto ha trovato che poche delle differenze psicologiche fra uomini e donne potrebbero dirsi avere un significativo rapporto con le loro rispettive idoneità per ruoli di combattimento ravvicinato. La capacità di aggressione, tuttavia, era generalmente più bassa per le donne, che hanno richiesto più provocazione ed erano più probabili temere le conseguenze di un comportamento aggressivo. Vi era prova comunque che questo divario potrebbe essere colmato data una sufficiente libertà sociale e provocazione.
Efficacia di Combattimento
13. Elemento critico per l’efficacia di combattimento è la capacità di un’unità, formazione, nave o sistema d’arma di effettuare la missione assegnata. La fanteria e le unità corazzate operano primariamente in piccole unità così come le squadre d’assalto o gli equipaggi dei singoli carri armati ed il mantenimento della coesione fra i membri della squadra è una componente vitale nel sostenere l’efficacia di combattimento. Vi è una certa evidenza nella letteratura scientifica che l’inclusione di piccoli numeri di donne aumenta la difficoltà di creare il necessario grado di coesione. E’ stato trovato che gli atteggiamenti dei membri del gruppo, specialmente gli atteggiamenti positivi e negativi nei confronti del genere sessuale e degli stereotipi sessuali, potrebbero interessare le dinamiche di gruppo e in ultima analisi l’efficacia del gruppo. Il rapporto Le Donne nelle Forze Armate ha osservato che può essere più facile da realizzare e mantenere la coesione in una squadra di un singolo sesso.
14. Un altra prova tuttavia suggerisce che, nelle circostanze normali (cioè le difficili e ardue condizioni operative, diverse dalla guerra ma non di combattimento) e dati adeguati amministrazione e addestramento, la presenza di donne in piccole unità non ha un effetto nocivo sulle prestazioni. Tuttavia, gli studi rivisti non erano basati su situazioni di combattimento e non vi è prova per mostrare se questo rimane vero sottoposti alle condizioni estreme di un combattimento ravvicinato ad alta intensità. La realtà della battaglia è che la squadra di combattimento deve funzionare efficacemente per un periodo prolungato in condizioni caratterizzate da pericolo, confusione, affaticamento e rumore estremi. Non c’è modo di sapere se le squadre miste possano funzionare così bene come le squadre tutte-maschili in un ambiente di combattimento ravvicinato. La prova empirica a questo proposito non può essere ottenuta, poiché non c’è modo di replicare le condizioni di combattimento ravvicinato con alcun mezzo senza mettere a rischio le nostre forze in battaglia.
Posizione Legale
15. La Legge sulla Discriminazione in base al Sesso (1975) permette alle Forze Armate di escludere le donne da quei posti laddove il giudizio dei militari sia che l’impiego di donne insidierebbe e degraderebbe l’efficacia di combattimento. Questa politica è stata fatta propria dalla Corte di Giustizia Europea nel mese di Ottobre del 1999, che ha stabilito nella causa Sirdar contro i l’Alto Comando dell’Esercito ed il Ministro che la Direttiva per la Parità di Trattamento non preclude l’esclusione delle donne da determinati posti nelle Forze Armate, laddove tali esclusioni siano necessarie ed adatte ad assicurare l’efficacia operativa, ma vi era un impegno di valutare periodicamente le attività interessate in modo da decidere se, alla luce delle evoluzioni sociali, la deroga dallo schema generale della Direttiva può ancora essere mantenuta.
MOTIVI PER LA DECISIONE
16. Il Ministro è convinto che poiché alcune donne saranno certamente in grado di soddisfare lo standard di prestazioni richiesto al personale in ruoli di combattimento ravvicinato, l’evidenza di una capacità fisica delle donne più bassa non dovrebbe, in sé, essere un motivo per mantenere le limitazioni. Né le differenze psicologiche identificate tra uomini e donne, o il divario nella capacità di aggressione, sono costringente prova che le donne avrebbero prestazioni meno buone in combattimento.
17. L’argomento chiave è il potenziale effetto di mischiare i sessi nelle piccole squadre essenziali per il successo in un ambiente di combattimento ravvicinato. La piccola dimensione dell’unità base di combattimento sul campo, accoppiata con l’inesorabile pressione mentale e fisica che si prolunga per giorni o settimane, li pone al di fuori degli altri ruoli militari. Anche piccoli fallimenti in un ambiente di combattimento ravvicinato ad alta intensità possono condurre a perdita di vita o fallimento della squadra nel conseguire i propri obiettivi. Nessuno dei lavori sia che è stato, sia che potrebbe essere fatto può illuminare la domanda chiave dell’effetto di mescolare i sessi nella squadra di combattimento nelle condizioni di combattimento ravvicinato.
18. Data la mancanza di riscontro diretto, sia derivante da esercitazioni condotte sul campo o da esperienze di altri paesi, il Ministro ha concluso che il giudizio dei militari deve costituire la base di qualsiasi decisione. Il punto di vista militare era che sottoposti alle condizioni di una battaglia senza quartiere ad alta intensità, la coesione del gruppo diventa di importanza molto più grande per le prestazioni di squadra e, in un tale ambiente, le conseguenze di un fallimento possono avere conseguenze ampie e gravi. Ammettere le donne, quindi, implicherebbe un rischio senza alcun guadagno in termini di efficacia di combattimento a compensarlo.
19. I suddetti argomenti sono stati considerati rispetto a ciascuna delle unità e dei ruoli in questione – i Fanti di Marina, la Cavalleria e i Corpi Corazzati, la Fanteria ed il Reggimento dell’Aeronautica – per decidere se essi si applicavano ugualmente a tutti loro o meno. Poiché tutti i ruoli necessitano di individui che lavorano insieme in piccole squadre che devono affrontare ed impegnare il nemico a distanza ravvicinata, il Ministro della Difesa ha concluso che il caso della rimozione delle attuale limitazioni per le donne nel prestare servizio in ruoli di combattimento non è stata dimostrata per alcuna delle unità in questione. Prendere il rischio che l’inclusione delle donne nelle squadre di combattimento ravvicinato possa avere un effetto negativo su quelle unità nelle circostanze extra-ordinarie del combattimento ravvicinato ad alta intensità non può essere giustificato.
SVILUPPI FUTURI
20. Il governo si impegna a promuovere l’uguaglianza di opportunità. Il Ministro della Difesa e le Forze Armate continueranno a lavorare a stretto contatto con la Commissione per le Pari Opportunità e a condividere con loro i risultati di ulteriore lavoro per esaminare i più ampli argomenti sollevati da questo studio. Le donne devono avere le opportunità di fare carriera fino ai più alti gradi, e se faranno così devono essere trovati i modi per tenere più donne più a lungo. continueranno ad essere esaminate le modalità con le quali possono essere meglio riconciliate le uniche ed esigenti condizioni della vita militare, compresa l’illimitata responsabilità di schierarsi quasi senza preavviso, con le esigenze di vita familiare. Queste esigenze contrastanti interessano anche gli uomini, ma molto più spesso gravano sproporzionatamente sulle donne. Le forze armate continueranno a sviluppare regimi di addestramento che schiuderanno il potenziale di ciascun individuo tenendo tuttavia in considerazione le differenti capacità fisiologiche degli uomini e delle donne che il rapporto evidenzia. Si cercherà una migliore comprensione dell’effetto sulla coesione di squadra in quei ruoli in cui uomini e donne lavorano insieme. Per concludere, saranno esaminate le condizioni di servizio militare che offrano la più grande flessibilità di impiego ma senza compromettere i livelli generali di efficacia operativa.
Questo documento riflette la politica per il personale in servizio del Ministero della Difesa così come nel Maggio 2002. Qualsiasi richiesta di informazione sulla politica per il personale in servizio qui contenuta deve essere indirizzata a: Direzione per la Politica delle Condizioni del Personale in Servizio (Directorate of Service Personnel Policy Service Conditions).
Ministero della Difesa – Stanza 673 – St. Giles Court – Maggio 2002
1-13 St. Giles High Street – Londra – WC2H 8LD
Silver(Quota) (Replica)
@Silver: infatti, dicevo proprio ciò che hai detto tu. Se si rispettasse la Parità, vera, nelle Forze Armate il numero di donne soldato si conterebbe sulle punta delle dita.
Icarus.10(Quota) (Replica)
Scrive Icarus:
>>>
Proprio perchè se stabiliamo come dogma che le donne non devono fare certe cose perchè in media più deboli degli uomini, allora ci siamo dati una zappa sui piedi: uomini a rompersi la schiena e a rischiare tutti i giorni, donne in ufficio perchè esentate dal lavoro duro in quanto “più deboli”…”
>>
Ho sempre proposto la linea dura della parità assoluta – ivi compreso il diritto maschile all’aborto e il diritto maschile alla rivendicazione di paternità, la parità assoluta nel godimento della pensione, l’utero artificiale, le amanti sintetiche etc. – con vari obiettivi. Mostrare l’insostenibilità di un sistema che prevedesse per gli UU quel che ora garantisce alle DD.
Disaticolare il nostro modo di vedere le cose, smascherare la viltà femminista, fare del brainstorming etc. Ciò secondo la logica provocatoria espressa dal motto: “Hai voluto la bicicletta?… pedala!”
E ancora: “Vediamo come va a finire!”
Una posizione estrema del tutto strumentale e che, proprio perché strumentale, può essere estrema.
Non è un programma da realizzarsi nella società.
E ‘ uno scenario che mostra cosa dovrebbero fare le DD se la parità – femministicamente intesa – dovesse davvero realizzarsi.
Non sono il solo ad usare questa linea di lotta, questa tattica.
Caso dell’esercito: visto che stanno nelle FFAA nel nome della parità, sosteniamo e pretendiamo che anche le DD dovrebbe fare questo e quello, subire la stessa selezione …tenere i capelli come gli UU … correre gli stessi rischi degli UU etc. etc.
Ciò smaschera le leggende della parità, basti pensare alla questione dei capelli, che non è peregrina, visto il carattere simbolico della cosa (in realtà si tratta di uno dei simbolismi più profondi, ma lascio il tema ad altri tempi).
Su quali basi allora sostenere che le DD devono star fuori dalle FFAA, se siamo uguali?
Sulla base del fatto che non siamo uguali. Non siamo uguali nella propensione al RISCHIO con tutti i presupposti e le implicazioni radicalissime del caso.
Non è allora un problema di forza fisica, di resistenza, è un problema più profondo, radicale, irrimediabile: lo slancio verso il rischio. Questa è una pulsione interna che nessuna educazione o rieducazione può dare a chi non ce l’ha. La pulsione primaria femminile è la salvezza di se stessa (x ovvie ragioni di valore biologico). La pulsione base femminile è l’autoprotezione, la fuga dai pericoli di ogni tipo. E’ così. Così è dal punto di vista darwiniano e così deve essere. E’ così e sarà sempre così perché questa autoprotezione sta a fondamento della vita di ogni specie. Contro questa necessità non esiste Dio che possa alcunché. Questo è il supremo ordine della Natura.
Ecco perché le DD non devono entrare nelle FFAA: perché esse non muoiono per gli UU, non lo hanno mai fatto e non lo faranno mai. Non possono farlo.
E non devono. C’è una parte dell’esperienza umana, il rischio, che è maschile e che solo i maschi possono e perciò devono pagare. Ma non in cambio di nulla.
Dire che ci sono prezzi che stanno e devono stare sulle spalle maschili significa ovviamente affermare che ci sono e ci devono essere delle condizioni, regole e doveri femmnili a beneficio degli uomini, in altri campi, ma tali da compensare quel prezzo.
Le DD non muoiono per gli UU, non lo hanno mai fatto, non lo faranno mai, non possono farlo e non devono.
(Sarebbero poi uscite dai fornelli per andare sul fronte a morire al posto degli UU e – nientemeno – che a favore degli UU- (di quegli UU che se ne stanno a casa giacché sul fronte già ci sono le DD)?
Quando si citano i morti sul lavoro che sono tutti maschi (qui non bisogna credere all’Istat) non è per significare che vogliamo altrettante DD morte, ma per rappresentare il permanere eterno di una disparità nel prezzo pagato sul fronte del rischio. A quel prezzo deve corrispondere una compensazione altrove. Questo è il senso di tutto.
Le DD non muoiono per gli UU, non corrono rischi per gli UU, non mettono a repentaglio la loro salute, la loro vita, la loro libertà per gli UU. Non lo hanno mai fatto, non lo faranno mai, non possono farlo.
Nessuno potrà mai costringerle a farlo, perché (se anche lo si volesse davvero) non esistono mezzi esterni capaci di far nasce quella pulsione che DENTRO non c’è.
Le implicazioni di questo fatto sono immense e si riverberano in ogni minuto particolare della vita e dei rapporti.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
ma ci pensate a quanto tempo e quanti soldi sono stati spesi in Inghilterra per arrivare a scoprire l’alcqua calda? Studi esperimenti, rapporti, prove etc. etc.. per scoprire quello che da sempre si sapeva. E quanto se ne spenderà ancora…
Siamo all’imbecillità più assoluta. E poi si teme l’islam!! Ma noi stessi dobbiamo temere, altro che (comunque su questo argomento ritorno).
In merito alla parità sul lavoro, nelle ff.aa. etc. etc., il mio pensiero è il seguente:
Si tratta di una emerita cazzata che non regge sotto nessun punto di vista, dunque sono fermamente contrario. Gli uomini hanno da assumersi certi doveri, le donne altri. Non importa che ci sia simmetria perfetta, importa che ci siano diritti e doveri per tutti.
Ma se il politicamente corretto e l’ideologia dominante non lo capisce, se vuol passare l’idea di una identità assoluta fra uomini e donne, che identità vera sia, come dice Rino.
Questo sul piano sociale. Su quello personale dipende tutto dal rapporto che si riesce ad instaurare con la propria donna. Io fuggirei a gambe levate sia da una femmina che pretendesse di fare come un uomo e dunque si mettese in competizione, perchè la cosa può essere “divertente” all’inizio ma poi ho bisogno di qualcos’altro da una donna. E fuggirei anche da una donna che intepretasse la parità come si fa oggi, ossia come privilegio.
Armando
armando(Quota) (Replica)
E’ l’ evidenza quotidiana del reale a confermare in ogni momento che è il maschio che interfaccia la realtà a mitigarne l’asprezza a favore della donna. E’ il suo istinto: non può non cercare di farlo; è quel comportamento che chiamiamo il dono maschile e che è sostanza stessa del comportamento maschile. Il contrario o l’uguale, è del tutto innaturale. E a ben vedere, questo slancio donativo, questa passionale generosità maschile è all’origine della Storia, il suo stesso motore. La Storia pertanto è il dono maschile. Simmetrico al dono maschile il comportamento naturale di autotutela femminile. Le donne giustamente in primis tutelano se stesse e i cuccioli d’ Uomo nel proprio grembo e fuori. La donna appare ed è a mio avviso lo spazio perchè ci sia la Storia, costituisce il “setting” che accoglie l’accadere della Storia, la rende possibile. Pertanto in questa radicale diversità, l’assoluta uguaglianza tra uomo e donna può essere solo, uso la frase di Rino, non un programma ma “una posizione estrema del tutto strumentale” utile solo a “smaschera(re) le leggende sulla parità”. E affermare la necessità della “imparità”.
Fra le implicazioni di un programma effettivo di assoluta parità, c’è anche quanto sta già accadendo: il sacrosanto sentimento di giustizia per l’uguaglianza tra uomo e donna, se malinteso, si trasforma nell’odio per la disuguaglianza naturale tra uomo e donna e diventa odio per la diversità femminile ovvero odio tout court per la donna. Credo che quello che una volta si chiamava comparto militare/industriale, a far soldi sul mercato illimitato della distruzione di guerra, si sia trovato a fianco un fratello più giovane che potremmo chiamare il comparto farmabiogenetico/industriale sul mercato illimitato della distruzione della donna per sostituzione della sua natura. Entrambe i comparti sono alimentati dal desiderio di un bene che coincide con la vittoria sul nemico, ovvero l’odio per un nemico. E credo che se c’è una civiltà nella Storia che in nome dell’ uguaglianza uomo donna di fatto ha tolto programmaticamente ogni spazio e ogni tempo alla donna è proprio la nostra. Essere femminili e madri sarà un privilegio dei robots: le donne che sono e restano donne e fanno le donne ahimè non rispondono ai folli criteri di economicità attuali e non si fanno in fabbrica. Il loro costo di riproduzione sociale è altissimo e non può essere abbassato con la produzione industriale. E penso che il criterio per giudicare il livello di una civiltà sia proprio quello della sua capacità di offrire alla donna la scelta, libera, di quello spazio e quel tempo propriamente femminile ingrado di accogliere lo spazio e il tempo propriamente maschile. L’unificazione ad una sola diomensione quantitativa e qualitativa dello spazio e del tempo per maschi e femmine, finisce per castrare gli uni e le altre, isterilire la Storia, alla lunga fermarla. Dunque il programma per una perfetta uguaglianza tra uomo e donna è quello di offrire la libera scelta di essere in condizioni talmente impari da essere perfettamente complementari e proprio per questo sostanzialmente uguali.
ckkb(Quota) (Replica)
@Rino: Quoto. Condivido la tua analisi. E’ l’evidenza dei fatti ma che per quanto sia evidente viene negata dalla menzognera propaganda femminista. Infatti per quanto sia vera e inoppugnabile, non verrà accettata e capita dalla mentalità dominante occidentale di oggi improntata sul politicamente corretto femminista. E allora proprio per questo,secondo me, bisogna usare come dici tu la “parità assoluta”. E non solo nella FA ma dappertutto, come è giusto che sia. Senza favori o discriminazioni nei confronti dell’ uno o dell’altro sesso. Se si applicasse la Parità, quella vera, nel settore della FA, di donne soldato ne avremmo ben poche e quindi manco sorgerebbe il problema.
@Aramando, Ckkb: per “parità” qui sta intendendo pari diritti, pari doveri, pari dignità, pari opportunità di accesso, ecc. Se si applicasse la vera Parità(e non quella falsa) nell’ accesso a determinati settori e mansioni, le differenze naturali, in media, tra uomo e donna, incomincerebbero via via ad emergere in maniera democratica ed empirica. Vi sono mansioni in cui, mediamente, sono più portati gli uomini, altre mansioni in cui, invece, mediamente,sono più portate le donne. (Alla fine c’è compensazione e quindi sia uomini che donne rivestono della stessa importanza). Quindi il modo più gusto e naturale è quello della “parità assoluta”..come dice Rino “hai voluto la bicicletta??..e mò pedalala”
Il femminismo invece non vuole la Parità. A chiacchiere chiede e invoca la “parità” ma nello stesso tempo chiede privilegi di genere e “discriminazioni positive”. Ma una “parità” fondata sulla discriminazione-“positiva” o “negativa” che sia-non è una parità, ma appunto una discriminazione.
Le uniche “discriminazioni positive” lecite sono quelle nei confronti delle fasce deboli(bambini, portatori di handicap, anziani, ecc). Il femminismo chiedendo le “discriminazioni positive” indiscriminatamente per tutte le donne, in quanto donne, colloca di fatto il genere femminile nella “fascia debole” della popolazione. E poi ci vengono a rompere il caxxo che sono loro il il “vero sesso forte”.
Icarus.10(Quota) (Replica)
Aggiungo: si dice che le donne possono fare tutto quello che fanno gli uomini. E’ verissimo, a parte il fatto banale del sollevamento pesi (pur se anche là si esercitano, come ho potuto vedere alle ultime olimpiadi…).
Possono fare tutto quello che fanno gli uomini e perciò devono avere la possibilità di cimentarsi in ogni cosa. Questo è banale fino alla noia.
Possono fare tutto, ma NON fanno tutto. E quella parte che non fanno tradisce la natura della “parità” in salsa femminista.
Quando dico che le DD devono star fuori dall’esercito non è perché penso a priori che non debbano andare in battaglia a rischiare gli arti o la pelle, la prigionia o la tortura. Certo che possono e se lo vogliono debbono poterlo fare. E’ che alla prova dei fatti non lo fanno. Non mancano di quelle che credono davvero di volerlo faree, ma nel momento in cui il pericolo è prossimo, imminente, si tirano indietro e gli UU corrono in loro soccorso (qs. è il motivo per cui Israele non ha donne in prima linea).
La presenza fem.le nelle FFAA è fondata su una colossale finzione. Tutti fingiamo che esse siano disposte a mutilarsi e a morire per la collettività.
Non è così. Si tratta di prenderne atto.
Si noti che questa esclusione (che forse in Occidente non avverrà mai) si fonda sul fatto che D vale più di U.
Per essere più precisi, D vale per ciò che ha , U per ciò che fa. Il corpo maschile è vissuto e percepito come uno strumento per realizzare qualcosa. Una carta da giocare nel rischio, nell’azzardo.
Il corpo femminile è ciò che – come dice bene CkkB – l’intera società protegge.
In questa deriva pazza dell’Occidente, noi fingiamo che la protetta abbia in sé la pulsione a rischiare per il suo protettore. Essa stessa crede di averla.
Si finge questo da 40 anni per non passare da maschilisti. E tutti tacciono.
Anche in questo caso non pretendo che simile prospettiva venga fatta propria dal MUB. Ho cercato di chiarire il motivo di questa posizione che può sembrare persino paternalistica.
Il carattere autoprotettivo del comportamento femminile ha conseguenze estesissime e sottilissime.
Ma di carne al fuoco ce n’è già a sufficienza. E cmqdi tempo ne abbiamo molto davanti a noi.
RDV
Il caso dell’esercito è solo il più appariscente.
Non lo faranno mai.
Rino(Quota) (Replica)
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Mondo/2010/03/islanda-premier-sigurdardottir-chiusura-locali.shtml?uuid=231e46b2-3906-11df-bea1-3d453e291b8a&DocRulesView=Libero&widget=yes
Mi piacerebbe poter scrivere in questa sede quale sarebbe la “ricetta giusta” per domare queste misandriche femminucce/femministe; una “ricetta” che le farebbe tornare sul pianeta Terra in un nanosecondo; una “ricetta” antica, molto antica, che affonda le sue radici nella preistoria e che ha accompagnato l’evoluzione dell’uomo per milioni di anni.
Ma non lo faccio per non creare problemi a Fabrizio.
Silver(Quota) (Replica)
Rino
“Aggiungo: si dice che le donne possono fare tutto quello che fanno gli uomini. E’ verissimo, a parte il fatto banale del sollevamento pesi (pur se anche là si esercitano, come ho potuto vedere alle ultime olimpiadi…).”
Caro Rino,
diciamo pure che la gare femminili di sollevamento pesi sono state introdotte a partire da Sydney 2000
(8 sono le categorie di peso per gli uomini e 7 per le donne), ma se è vero che anche lor signore e signorine possono cimentarsi in tale disciplina sportiva, è altrettanto vero che le suddette non sono né mai saranno al livello degli atleti uomini, a meno che qualche mago (maschio…) dell’ingegneria genetica non renda forti le femmine come i maschi, trasformandole in… uomini.
Basti evidenziare che la primatista mondiale, una sudcoreana pesante 115 chili, solleva un totale di 318 chili; mentre il primatista mondiale, un iraniano di 138 kg, ne solleva 473 (strappo 210 kg; slancio 263 kg).
Tale record è successivo alle olimpiadi di Sydney 2000, in cui il sopracitato iraniano si laureò campione olimpico, sollevando 212,5 kg nello strappo e 260 nello slancio.
Questo tanto per evidenziare, una volta di più, quello che fino a pochi decenni fa era ovvio: ossia che gli uomini sono fisicamente superiori alle donne. Ma chissà perché (si fa per dire…), in questa folle epoca si è costretti ad evidenziare anche l’ovvio. Tutto il resto è fuffa femminista-mediatica, propagandata ad arte con vaginate tipo Soldato Jane.
Nondimeno, come ho già avuto modo di scrivere in passato anche al vicedirettore della Gazzetta dello Sport, sarebbe giusto arrivare alla “definitiva parità” fra uomo e donna anche nello sport, dando il via libera alle competizioni unisex anziché divise in base al sesso.
Sai “le matte risate” che ci faremmo…
I
Silver(Quota) (Replica)
Qualche ulteriore (ed ovvio) esempio riguardo alla naturale superiorità del sesso maschile rispetto a quello femminile.
Il peso leggero Lucia Rijker, che nella sua categoria ha dominato il mondo della kickboxing femminile conquistando tre titoli differenti dal 1984 al 1994, con un record di 34 vittorie di cui 25 per K.O., un pareggio e nessuna sconfitta (contro altre femmine…), sentendosi invincibile decise di affrontare un uomo, il thailandese Somchai Jaidee, combattente di thai boxe, atleta di secondo livello; all’epoca 21enne campione della Nuova Zelanda (categoria pesi leggeri).
L’incontro si fece nella terra natale della suddetta, ad Amsterdam, il 24 ottobre 1993, e fu un tutto esaurito.
Di fronte al pubblico olandese Lucia (all’epoca 25enne) subì la sua prima sconfitta: un K.O. all’inizio del secondo round, dopo averle buscate nel primo.
Riporto le sue parole, successive al match:
“E’ stata la cosa migliore che mi è successa. Ero molto arrogante ed ero convinta di poterlo battere. Non avevo paura. Mi ha svegliata. Ho capito che la paura è parte del gioco. La paura fa bene. Se non ho paura allora mi preoccupo. Quando si è spaventati l’adrenalina va in circolo e ti rende più veloce, attenta, pericolosa ed esplosiva. Farsi sopraffare dalla paura però non è un bene, occorre mantenere la fiducia in se stessi. Io non provo quel genere di paura”.
Le avessero messo contro il campione del mondo, non avrebbe potuto pronunciare nemmeno queste parole…
E ancora.
Quanto lancerebbero le donne con i pesi usati dagli uomini? Per conoscere meglio il fenomeno prendiamo in esame, per ambo i sessi, i primatisti assoluti delle due prove di lancio che più si prestano al confronto, peso e disco, escludendo il giavellotto per le molte modifiche che l’attrezzo ha subìto negli anni, e il martello perché d’istituzione troppo recente.
Com’è noto a chiunque si intenda un po’ di queste cose, per le gare femminili vigono attrezzi più leggeri rispetto a quelli degli uomini: 4 chili anziché 7,26 nel peso, e 1 chilo anziché 2 nel disco.
Nel sistema di punteggio del portoghese Fernando Amado esiste al riguardo una tabella comparativa.
Il primato mondiale della russa Lisovskaya, 22,63 nel 1987, è equiparabile a 16,55 con l’attrezzo maschile, e quello della tedesca Reinsch nel disco, 76,80 nel 1988, vale 51,93. (**)
La diversità dello sviluppo fisico risulta assai bene dalla media altezza/peso fra i 10 migliori di sempre nei due sessi: 1,92 metri per 127 chili gli uomini del peso contro 1,78 per 90 chili delle donne, e 1,95 metri per 118 chili gli uomini del disco contro gli 1,80 metri per 90 chili delle donne.
Il che spiega molto ma non tutto, perché, in ogni caso, anche a parità di peso e di altezza le femmine le buscherebbero di brutto lo stesso.
______________
(*) Ho la videoccassetta, intitolata:”THE MOST DANGEROUS WOMAN ON EARTH” (1996).
(**) PESO UOMINI (kg 7,26): 23,12, R. Barnes (Usa) 1990;
DISCO UOMINI (kg 2): 74,08, J. Schult (Ger. E.) 1986.
Silver(Quota) (Replica)
Molta carne al fuoco. Alcune mie considerazioni sugli argomenti trattati o toccati. Rapporto Forze Armate-donne/femminismo. L’accesso deve essere garantito a parità di condizioni, ossia se determinate misure fisiche sono adottate per gli uomini lo siano anche per le donne, alzandole o abbassandole. Il fenomeno riguarda anche ambiti professionali come quello della polizia urbana, dei vigili, ecc..Sono le “discriminazioni positive”, un assurdo ossimoro, quando invece non sono altro che DISCRIMINAZIONE. Sarebbe bene che anche lor signore/signori femministe/i o simili incominciassero a usare le parole più seriamente, senza cercare di rigirare la frittata.
L’accesso delle donne nelle Forze Armate ha, secondo me, confutato, sebbene ciò sia stato celato quanto più possibile dai media di regime, le teorie femmniste o comunque di quell’area culturale, secondo cui le donne sarebbero meno portate alla violenza rispetto agli uomini. Ebbene tutti i casi riportati, sia pure nella maniera più edulcorata possibile dai media, testimoniano il contrario, o comunque sfatano il mito. Le donne in guerra sono violente quanto gli uomini, anche se la loro violenza si manifesta in una maniera meno plateale rispetto a quella degli uomini, ma pur sempre esecrabile.
Io sono di sinistra e provengo da quest’area politica, quindi conosco abbastanza bene le compagne femministe. Perchè se è vero che il femmnismo o post-femminismo è ormai un fenomeno trasversale, e pur vero che le menti più “creative” sono a sinistra. Ebbene costoro, che spesso sono anche fior di intelletti, hanno già da tempo elaborato il “femmnismo della differenza” che le mette al riparo dalle giuste richieste di pari opportunità che potrebbero provenire per esempio da un sito come uominibeta. Esse affermano, in soldoni, che, poichè uomo e donna sono diversi, è giusto che ci siano delle agevolazioni a favore delle donne, e le giustificano in vari modi, ovviamente tacendo il fatto che il discorso potrebbe essere affrontato anche al contrario.
Leggendo gli interventi degli amici di sinistra mi ritrovo su quasi tutti i punti. Non sono però d’accordo con Icarus sulla sua insistenza dei media come luogo di tette e culi, avvalorando in questo modo uno dei cavalli di battaglia storici delle femmniste. Nei media la donna è rappresentata in mille modi: come soldatessa, come grande intellettuale, come avvocato,…e infine anche come showgirl, che mette un pò in mostra le sue bellezze fisiche, il che io non trovo affatto volgare, ritenendo la volgarità ben altro. Aggiungo anche che nella televisione nostrana fanno sempre più spesso mostra di sè uomini seminudi, ormai penso in maniera quasi eguale rispetto alle seminudità femminili, e non vedo perchè considerare un bikini femminile mercificazione, mentre un torace maschile nudo sarebbe progresso. Su quest’aspetto, infatti, mi trovo in disaccordo con Fabrizio e Barnard: la mercificazione del corpo femminile è come la violenza alle donne, sono il prodotto di una visione di genere, quindi tendenzialemnete sbagliata , del fenomeno. Se volgiamo parlare di mercificazione, lo dobbiamo fare tout court, così come se vogliamo parlare di violenza. Non esiste una mercificazione di serie A o di serie B, così come non esiste una violenza di serie A o serie B. Questa è la visione femminista della questione, che, a me pare, abbia fatto moltissimi proseliti.
Un ultima considerazione sull’abbigliamento: considero l’indossare una minigonna alla stessa stregua che indossre un burka, scelte di libertà che vanno difese.
Alessandro(Quota) (Replica)
Anche nell’intelletto c’è una squilibrio enorme tra maschi e femmine. In pittura diciamo dal rinascimento ad oggi, nella miriade di grandi nomi maschili compaiono alcune pittrici minori come Artemisia Gentileschi, Rosalba Carriera. Ultimamente Frida Kahlo: forse la migliore.
In letteratura ci sono molte donne già dall’ottocento, pero i più grandi scrittori restano gli uomini.
Purtroppo la natura è questa: ha fatto le donne inferiori, e non ne sono affatto contento.
L’esercito chiaramente è diverso, non è scrivere Harry Potter.
Leo(Quota) (Replica)
No, no, no ,Alex. Mi pare che c’è un grosso fraintendimento dietro. Io non ho mai detto che nelle Tv c’è solo Tette e Culi femminili. Vi è anche questo. Nell tv c’è una esaltazione totale delle donne. E questa esaltazione si può manifestare in vari modi e forme, come hai detto tu. Nè ho mai detto che la mercificazione del corpo maschile sia di serie B.
Evidentemente non hai mai visitato il mio blog e quindi non sai cosa intendo io per Tette e Culi. .Non mi riferisco solo ad un fenomeno mediatico, ma in generale ad una forma di intendere e manifestare la sessualità da parte delle donne occidentali. La donna occidentale, consapevole del forte desiderio sessuale maschile, usa il suo corpo come “strumento di desiderio” al fine di cercare di soggiogare, manipolare, ricattare, a seconda dei casi, la volontà maschile per risalire in modo disonesto posti nel mondo della società, del lavoro, della politica, ecc.o magari a volte solo per un puro gusto sadico di vanitosità e narcisismo. Una donna che va scollata, o con la minigonna, o con il perizoma in bella vista, non lo fa per concedersi sessualmente, ma solo per i fini e scopi detti prima.Altrimenti sarebbe un trombare continuo. E’ chiaro quindi che intesa così la sessualità, ci troviamo in una situazione di asimmetria e squilibrio, perchè per la donna diventa una forma di dominio, di ricatto, di narcisismo a suo favore, per l’uomo-eccetto per i maschi Alpha- invece diventa una forma di sofferenza e di frustrazione in quanto viene a trovarsi con gli ormoni eccitati e senza che il suo desiderio fisiologico innescato trovi realizzazione. L’uso e l’abuso della pornografia è un male maschile, caro Alessandro. E credo che capirai il perchè. Cioè è una vana speranza di trovare in essa(la pornografia) un valido e alternativo surrogato di una sessualità non appagata ma continuamente sollecitata e violentata dalla violenza Tette e Culi delle donne. E’ quella che io-e Fabrizio e Rino lo sanno- chiamo Provocazione Sessuale Femminile(PSF), e credo che al più presto tale terminologia e acronimo incomincerà ad essere ufficialmente adottata dal MoMas.
Quindi non la sto mettendo dal punto di vista della !”volgarità” o del “pudore”(che non me ne frega nulla, non sono un religioso), ma dal punto di vista dell’asimmetria e ingiustizia sessuale tra uomini e donne in questa società femminista occidentale. Facendo inoltre notare l’ipocrisia femminista nel rigirare la frittata affermando che questo è uno “sfruttamento del corpo femminile” e una rappresentazione della “donna-oggetto”. Cioè, prima che queste dementi rivendicano il loro diritto-dovere di andare smutandate in nome di quella che loro chiamano “libertà sessuale femminile” e poi ipocritamente parlano e straparlano di “donne oggetto” quando vedono che gli occhi maschili sono puntati sui culetti delle smutandate.
Queste sadiche dementi ci stanno pigliando per il culo. Non l’avevate capito?
Icarus.10(Quota) (Replica)
Leo
>Purtroppo la natura … ha fatto le donne inferiori.
Pero’ pure di uomini inferiori ne ha fatti parecchi…
Anzi, ad aver il vantaggio di essere uomini, e non essere cmq nulla, non si ha nemmeno il vantaggio di avere un pretesto, se non, quello di nasconder”si” dietro una categoria e dire: “beh, non sono Io, ma io appartengo al gruppo al quale voi non appartenete-> Io sono migliore di voi.”
Che definirei senz’altro come, il sillogismo dell’uomo fallito.
Animus(Quota) (Replica)
le donne sono uguali agli uomini ? Possono fare tutto.
OK. Sport open . E poi si ride
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
Animus: la mia era un’ amara considerazione.
Icarus: invece mi trovo d’accordo, la donna usa il corpo per potere, per vendicarsi degli uomini, per sentirsi superiori e intoccabili. In realtà, come ho già detto: lei è portata a rifiutare e coprirsi; ma poiché questa nostra società innalza il corpo femminile a qualcosa di sacro, di innaturalmente bello: fanno il comodo loro e ci pigliano per il culo.
Leo(Quota) (Replica)
Anzi, ad aver il vantaggio di essere uomini, e non essere cmq nulla, non si ha nemmeno il vantaggio di avere un pretesto, se non, quello di nasconder”si” dietro una categoria e dire: “beh, non sono Io, ma io appartengo al gruppo al quale voi non appartenete-> Io sono migliore di voi.” Che definirei senz’altro come, il sillogismo dell’uomo fallito. (Animus)
************************************
Va beh, Animus, ma in base a questa (tua) logica bisognerebbe dedurre che gli uomini sono dei falliti nel 99,999% dei casi. Te compreso.
Fabio(Quota) (Replica)
Icarus:
>>
Quindi non la sto mettendo dal punto di vista della ”volgarità” o del “pudore”(che non me ne frega nulla, non sono un religioso), ma dal punto di vista dell’asimmetria e ingiustizia sessuale tra uomini e donne in questa società femminista occidentale.
>>
Infatti. Il punto non è il “comune senso del pudore” ed altre considerazioni simili. Il punto è l’effetto che lo smutandamento produce sugli uomini. L’effetto è negativo per gli uomini. Direi molto negativo.
Lo assimilerei allo smercio di droga ai tossicodipendenti. O meglio: alla promessa della dose…! Questo è il punto.
Per non ripetermi rimando a questo link del sito U3:
http://www.uomini3000.it/77.htm
Non il moralismo ma il bene/male degli UU.
(…un momento! il bene/male di qualcuno attiene però all’etica… ossia alla morale. C’è qualcosa di sorprendente in questa vicinanza tra moralismo e morale. C’è o sembra che ci sia? …ma dove trattare di questo intrigantissimo interrogativo?)
RDV
Rino(Quota) (Replica)
@Rino: non avevo mai letto questo tuo articolo da te allegato. In poche righe hai detto tutto e meglio di ciò che io da anni vado dicendo in decine e decine di articoli e interventi su blog e forum. Bravo.
Icarus.10(Quota) (Replica)
Ho letto la pagina di Uomini 3000, e come sempre in quel sito, che conosco a cura di Rino, ci sono considerazioni illuminanti, molte delle quali mi trovano perfettamente d’accordo. Però sul tema specifico, lo “smutandamento”, credo che si debba aggiungere qualcos’altro. Per quanto riguarda lo “smutandamento televisivo” credo che ormai bisognerebbe aggiornarsi, in quanto non è più solo femminile, ma è anche maschile. Basta guardare ogni sera che cosa propone Blob di raitre per rendersene conto. I tempi stanno cambiando anche da questo punto di vista e non è un bene. Non ce lo diranno le femministe, che fanno campagne puramente di genere, e degli uomini non gliene frega niente, ce ne dobbiamo accorgere noi. Io non sono per lo smutandamento televisivo, però sarebbe ora di considerarlo non più solo declinato al femminile, ma anche al maschile. Quindi nell’anno 2010 non esiste lo smutandamento femminile, esiste lo smutandamento tout court, così come non esiste la mercificazione del corpo femminile, esiste la mercificazione dei corpi maschili e femminili, incominciando così a fuoriuscire da una visione di genere. Per quanto riguarda l’altra forma di smutandamento, quella della vita di tutti i giorni, bene, io non la noto così tanto, o meglio non noto così tanta differenza nel modo di vestire di adolescenti maschi e femmine: entrambi indossano spesso pantaloni a vita bassa e spesso si vede il sedere più dei maschi che delle femmine. In età adulta il vestire femminile non mi sembra così succinto mediamente. Non a caso si parla insistentemente di moda unisex. Ci sono poi anche donne che utilizzano il proprio corpo per “comprarsi” un posto di lavoro, per “fare carriera”. La cosa è condannabile, ma è così diverso dal pagare una tangente, dallo scambiarsi favori, ecc., pratiche nelle quali gli uomini sono in prima fila? L’Italia è un Paese mafioso e paramafioso, non possiamo pretendere che siano le donne a dare il buon esempio.
Si afferma che mostrare il corpo femminile in bella evidenza avrebbe delle ricadute negative sul modo di fare, di essere, di comportarsi dei maschi. Può anche darsi che sia fonte di distrazione, ma il problema della crisi del maschile nel mondo occidentale, se così possiamo dire, e la totale mancanza di guide morali, intellettuali che soprattutto i giovani maschi oggi vivono. La giovane ragazza ha una guida forte e sicura nella figura materna, intesa in senso lato, il giovane ragazzo sbanda qua e là confuso, alla fine preda del più penoso conformismo veicolato dai media . E’ tempo che i maschi riprendano a educare i propri figli, maschi. Da troppo tempo si è pensato che impartire l’educazione fosse qualcosa di “femminile”, sarebbe tempo di voltare pagina. In epoca “patriarcale” il maschio si trovava di fronte, se non altro, a una figura maschile autorevole, pur con tutti i suoi limiti, ora ha a che fare con uomini che hanno abdicato al loro ruolo e che demandano alla donna il ruolo che è loro proprio, quello di giudare il proprio figlio fuori dalla confusione generale. Ma ciò è possibile in una società in cui ci si ritrova ancora all’età di 40-50 anni con gusti, interessi adolescenziali, soprattutto in ambito maschile? Il discorso è quindi piuttosto complicato.
Quindi il problema non è il modo di vestirsi, secondo me, ma la distanza, il veleno che si è creato nella relazione tra i sessi, frutto di forze culturali che hanno agito in profondità nelle menti degli individui. Non a caso ci sono scocietà dove i costumi femminili sono mediamente più succinti dei nostri, ma dove anche al mostrare fa spesso seguito l’offrire, proprio perchè meno “inquinate”.
Alessandro(Quota) (Replica)
Caro Alessandro, permettimi di dirti che sei “fuori bersaglio”. Lo “smutandamento” esiste ed è tale appunto perchè si accompagna ed è concepito necessariamente all’interno di rapporti inquinati, “avvelenati”, come dici tu stesso.
Lo “smutandamento” non ha nulla a che vedere con una sana, libera, spontanea e ludica sessualità. E’ il suo esatto contrario. Se vivessimo in un contesto dove il sesso fosse vissuto in modo veramente libero, decondizionato e disinnescato da qualsiasi sovrastruttura, lo “smutandamento” non avrebbe neanche senso di esistere. E questo è ovvio. Perché in un contesto siffatto le donne non avrebbero il problema di esibire la loro “merce” agli uomini, di tenerli in uno stato di perenne eccitazione e dipendenza sessuale. Il “guardare e non toccare”, il “do ut des”, la sessualità concepita come strumento di gestione, controllo e dominio dell’una sull’altro, non potrebbe neanche darsi. A quel punto, in un siffatto contesto di libertà, lo “smutandamento” perderebbe ogni valore. Sarebbe come cercare di vendere gelati agli eschimesi…
Lo “smutandamento” esiste proprio perché il sesso non è libero ma è vissuto all’interno delle logiche che conosciamo perfettamente. Eliminandole si elimina automaticamente anche lo smutandamento.
Non solo, in quel purtroppo al momento solo utopistico contesto di libertà, probabilmente ci farebbe anche compassione una donna che continuasse a comportarsi e a vestirsi in un certo modo o che comunque perseverasse nell’utilizzare determinati atteggiamenti che, a quel punto, sconfinerebbero addirittura nel ridicolo.
Quindi secondo me sei in errore quando separi i due aspetti. L’uno è strettamente correlato all’altro.
“Smutandamento” e “canalizzazione” della sessualità entro determinati binari sono due facce della stessa medaglia, due aspetti intimamente legati che non possono essere scissi. Non viene prima l’uno e poi l’altro.
Il sesso femminile viene sbattuto in faccia agli uomini proprio perché non è libero. Se lo fosse non ci sarebbe più motivo per sbatterglielo costantemente in faccia. E finirebbe lo smutandamento.
Se tutti i beni e le merci, di prima e seconda necessità, fossero accessibili a tutti, liberamente, non ci sarebbe motivo di esporli in vetrina. Non credi? Vengono invece esposti e hanno un prezzo, e non tutti sono in grado di pagare quel prezzo…
Questa è la logica che sta dietro allo smutandamento. Guardare e non toccare; forse, potrai toccare (sempre che lei lo decida), ma a quale prezzo? E più persone (in questo caso uomini) non sono in grado di acquistare, più il bene cresce di valore…Lo smutandamento è uno degli strumenti di questo meccanismo.
Per quanto riguardo il fenomeno dello “smutandamento” maschile, è vero che si sta diffondendo ma, fai attenzione, si tratta di due “filosofie” (mettiamoci cento virgolette) molto diverse.
Come prima cosa non dobbiamo dimenticarci il rapporto asimmetrico che esiste, a livello biologico, fra la sessualità femminile e quella maschile. L’ideologia femminista vuole ridurre questa differenza al solo aspetto culturale ma noi sappiamo benissimo che non è così (o solo così, che è più corretto).
Il secondo aspetto, a mio parere, è che proprio quella che apparentemente sembrerebbe essere oggi una sorta di esaltazione del corpo maschile, è in realtà il suo esatto contrario. E’ la sua femminilizzazione, la sua “trasvalutazione” (parolone troppo nobile anche questo ma ci siamo capiti), la sua trasformazione (meglio) in un’altra cosa, diversa da quella che è. L’uomo insomma viene femminilizzato, e quindi trasformato in altro, devitalizzato, disinnescato, distrutto nella sua identità. Anche quando sfila con i pettorali in bella mostra su una passerella, super abbronzato e tirato a lucido, è un uomo che fa pena, pensaci bene. Un uomo oggetto, un poveraccio che tale viene considerato anche e soprattutto dalle stesse donne, a parte i soliti branchi di ragazzine fra i quindici e i vent’anni…Ma dopo? Pensi che sia veramente quello l’archetipo maschile di una donna?…Ma via…
Ecco, qui siamo di fronte a quel fenomeno che nulla ha a che vedere con l’eguaglianza ma tutto invece con quella “unidimensionalità” di marcusiana memoria che lo stesso CkkB ha indirettamente e involontariamente (o forse no…) ) evocato in un suo interessantissimo recente post che merita una riflessione ben più ampia di questa e che mi riprometto di fare prossimamente.
Insomma, omogeneizzazione, indifferenziazione, declinati però al “femminile”, non lo dimentichiamo. E’ quindi l’uomo che viene svalorizzato e deprivato della sua identità, e non viceversa.
L’obiettivo? Mi sembra ovvio. Creare una massa di maschi (è proprio il caso di usare questo termine) giocattolo, di maschi innocui, fondamentalmente castrati dal punto di vista psicologico (che è quello che conta) anche se magari capaci di grandi prestazioni sessuali. E non so neanche quanto, sinceramente, perché la potenza sessuale maschile passa attraverso altre strade….
Scriverò comunque un articolo ad hoc su questi argomenti nei prossimi giorni.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@Alessandro:Non hai letto la mia replica di ieri. E nemmeno quella di Rino.Ma dai, come si fa a dire che la provocazione sesssuale femmimnile è uguale a quello maschile??. Io non vedo maschi con il culo fuori!!! Se poi ti riferisci a dorsi nudi, alle scollature…beh il discorso è diverso, perchè la nostra cultura occidentale ha attribuito al seno scoperto, alle gambe femminili scoperte un carattere erotico, mentre a quello maschile no(al massimo è un portamento sexy non erotico, stessa cosa dicasi per la gambe scoperte: quelle femminili rappresentano uno stimolo erotico, quelle maschili no, ). Non a caso, le femministe si ribellano a e nudequesto fatto, e pretendono il nome della “parità” di andare anche loro con a torso nudo. E poi scusa, davvero credi che il desiderio sessuale maschile sia uguale a quello femminile??? No, guarda!! Il desiderio sessuale maschile è enormemente più intenso, suscettibile e primordiale di quello femminile!!( Una donna può stare, se vuole, tutta la vita senza fare sesso. L’ uomo, no!! Non esiste la castità maschile!!!)Altrimenti non si spiega perchè sono gli uomini che ricorrono al sesso a pagamento e non le donne(se si eccettuano pochi casi). Inoltre la sessualità maschile si innesca per via visiva.Trovo estremamente problematico il fatto che per te lo smutandamento femminile non rappresenti un problema. La repressione e il ricatto sessuali femminili, rappresentano uno dei punti fondamentali della QM.
“La cosa è condannabile, ma è così diverso dal pagare una tangente, dallo scambiarsi favori, ecc”(Alessandro)
Alessandro, ma che c’entra????? GIà TE LO ABBIAMO DETTO IO E RINO, QUI NON SI TSA PARLANDO DI MORALE!!!!!!!!!!!!!!!!!! il pagare una tangente oltre che un reato è un azione immorale. Sullo smutandamento noi non la stiamo mettendo dal punto di vista della morale, TE L’ABBIAMO DETTO GIà IERI!!!!!! La stiamo mettendo dal punto di vista della sofferenza sessuale maschile nell’essere costretti ad eccitarsi ma senza che questo suo desiderio innescato e provocato trovi realizzazione e appagamento. Con conseguente danno e frustrazione .L’asimmetria e le disparità in campo sessuale(e non solo) tra uomini e donne in questa società femminista occidentale è evidente.Questo è uno dei punti centrali della QM.
“Non a caso ci sono scocietà dove i costumi femminili sono mediamente più succinti dei nostri, ma dove anche al mostrare fa spesso seguito l’offrire, proprio perchè meno “inquinate”.” (Alessandro)
Ecco, qui ci troviamo d’accordo. Se tu avessi letto la mia replica di ieri, vedresti che su questo concordiamo. Da quelle parti ci si “smutanda” per offrirsi sessualmente. Qui, in Occidente, le donne si smutandano solo per provocare, per sadismo e per soggiogare e ricattare la volontà maschile per loschi scopi di interesse. E non certo per concedersi sessualmente. Di qui, la sofferenza e il disagio sessuale maschili.
Icarus.10(Quota) (Replica)
@Fabrizio e Rino: a mio avviso, dovremmo abbandonare il termine “smutandamento”. Perchè vedo che viene preso alla lettera. Di qui, l’equivoco con Alessandro(che sono sicuro che la pensa come noi). Bisognerebbe adottare il termine Provocazione Sessuale Femminile(PSF)(al di la del termine letterale “smutandare”).
PSF che tra l’altro assume forme e modi diversi a seconda dei costumi vigenti in un determinato contesto in cui lo consideriamo, alla stregua dei canoni di bellezza, ecc(ad esempio,nelle popolazioni tropicali, la nudità non è considerato un fattore erotico proprio perchè lì si va sempre nudi; da quelli parti associano lo stimolo erotico ad altri portamenti e costumi. E così via, per ogni luogo ed epoca. ).
Icarus.10(Quota) (Replica)
Fabrizio mi ha anticipato.
@Alessandro:
“Ci sono poi anche donne che utilizzano il proprio corpo per “comprarsi” un posto di lavoro, per “fare carriera”. La cosa è condannabile, ma è così diverso dal pagare una tangente, dallo scambiarsi favori, ecc., pratiche nelle quali gli uomini sono in prima fila? L’Italia è un Paese mafioso e paramafioso, non possiamo pretendere che siano le donne a dare il buon esempio”
Leggere e ascoltare quel che sempre più emerge della figura della donna all’interno delle organizzazioni criminali di stampo mafioso mi ha ulteriormente aperto gli occhi anche nell’analisi di molte società e culture dove si PRESUME sia marginale e secondario il ruolo svolto dalle donne in quanto mogli,madri…o amanti.
Mi riferisco al cosiddetto familismo amorale.
Le donne presso molte società sono depositarie e tramandano legami e tradizioni che perpetuano anche quelle dinamiche di sopraffazione che le vedono talvolta fatalmente vittime.
Anche quando dici che gli uomini sono in prima linea in certi comportamenti ci andrei cauto.
Lo “smutandamento” magari non è equiparabile alla tangente,ma diciamo che può essere propedeutica…c’era una notizia tempo fa che parlava di un giro di escort per ottenere favori politici…
Un altra cosa molto interessante è come questa rivoluzione dei costumi, questo denudamento collettivo rimbalzato dagli schermi,dai cartelloni pubblicitari,alle immagini della vita quotidiana in cui siamo immersi ogni giorno faccia in realtà da contraltare ad una repressione sessuale,nelle leggi,nei luoghi comuni..persino i n maniea ipocrita nella politica. Infatti come giustamente osservi “ il problema non è il modo di vestirsi, secondo me, ma la distanza, il veleno che si è creato nella relazione tra i sessi, frutto di forze culturali che hanno agito in profondità nelle menti degli individui. Non a caso ci sono scocietà dove i costumi femminili sono mediamente più succinti dei nostri, ma dove anche al mostrare fa spesso seguito l’offrire, proprio perchè meno “inquinate”.”
E qui siamo in pieno tema Movimento Uomini Beta: a chi giova tutto ciò ? Di certo non alle donne anche se ne traggono dei relativi benefici…
Luke Cage(Quota) (Replica)
In buona parte sono d’accordo con quanto tu hai scritto, Fabrizio. Semplicemente trovo che il fenomeno dello smutandamento vada ridimensionato in quanto a importanza. Noi percepiamo lo smutandamento femminile come una provocazione perchè abbiamo una vita sessuale insoddisfacente e le ragioni di questo vanno cercate altrove. Infatti come tu hai spesso affermato ci sono società in cui il nudo/smutandamento femminile viene ostentato senza che sia percepito come provocazione. Quindi il problema non è lo smutandamentio in sè stesso, bensì la “cultura” in cui noi siamo immersi. E’ ciò che noi abbiamo in testa che dovrebbe cambiare, non i nostri abiti. Noi pensiamo al sesso ludico come un momento di sano incontro sessuale tra uomini e donne, al di fuori delle logiche mercantiliste, ma il sesso ludico è una propensione “intellettuale”, che nulla ha a che vedere con il modo di abbigliarsi. Io non credo che una sessualità “liberata” elimini lo smutandamento. Semplicemente noi lo percepiremo in maniera molto più distaccata. Un mio amico mi raccontava che in Russia ci sono donne che vanno vestite in maniera molto provocante senza che i russi, maschi, se ne curino. Perchè? Semplicemente perchè ci vanno a letto e quindi non sbavano di fronte alla prima che vedono in strada mostrare una minigonna.
Io non ho mai considerato una donna che si veste in maniera un pò osè una “ricattatrice”, nè mi sento in qualche modo “violentato” psicologicamente da tale immagine. La guardo, mi può piacere o non piacere, ma tutto finisce lì. Certamente lei sa che in questo modo può attrarre le attenzioni maschili e trarne anche dei vantaggi materiali. Sono molto più interessato all’eventuale controllo “femminista” dei mass media, di cui il tema della “mercificazione del corpo femminile” sarà il cavallo di Troia, a tutte le altre agevolazioni di cui gode e godrà sempre di più l’altro sesso.
Sullo smutandamento maschile sono perfettamente d’accordo con te.
E comunque su questo tema ci sono sicuramente divergenze ed è normale che sia così, perchè l’uomo veramente di sinistra non dovrebbe avere “padroni”, ma utilizza la sua testa e giunge alle sue conclusioni autonomamente.
Buona domenica a te Fabrizio e a tutti i partecipanti al blog-forum di Uomini Beta.
Alessandro(Quota) (Replica)
No Alessandro, continui a non leggere ciò che ho scritto. Altrove lo “smutandamento” non è percepito come provocazione appunto perchè vanno sempre nudi o quasi. Avranno altri portamenti a cui associano la provocazione sessuale. Lo stimolo erotico è associato ad un portamento tragressivo, “proibito”.E’ tutto un fattore psicologico che coinvolge la nostra percezione della libido. Se loro vanno sempre nudi, e questo da millenni, come possono vedere una nudità come qualcosa di trasgressivo???? Avranno altri portamenti e costumi considerati dallo cultura vigente come “trasgressivi” e quindi a cui associano uno stimolo erotico.
Alessandro, il problema è che tu vuoi valutare altri contesti utilizzando i nostri parametri. E’ qui è l’errore.
Icarus.10(Quota) (Replica)
Icarus, ho compreso la tua posizione e la rispetto. La mia è però un pò diversa. Ciao.
Alessandro(Quota) (Replica)
Per questo motivo bisognerebbe abbandonare il termine “smutandamento” e parlare invece di Provocazione sessuale, Ricatto sessuale, ecc
Queste cose esistono a prescindere dallo smutandamento.Qui in Occidente coincidono in parte con lo smutandamento(solo in parte,però, in quanto non solo lo smutandamento, ma anche le scollature e pantaloni attillati provocano uno stimolo erotico). Altrove, no Quindi in maniera diversa a seconda di costumi vigenti.
Per questo il termine “smutandamento” non rende bene il concetto che si sta spiegando. Cioè una provocazione sessuale non coniste necessariamente nel togliersi le mutandine(cioè appunto “smutandamento”). Sarrebbe ora che si adottassero altri termini.
Icarus.10(Quota) (Replica)
” Quindi il problema non è lo smutandamentio in sè stesso, bensì la “cultura” in cui noi siamo immersi.”(Alessandro)
Ovvio.
“Un mio amico mi raccontava che in Russia ci sono donne che vanno vestite in maniera molto provocante senza che i russi, maschi, se ne curino. Perchè? Semplicemente perchè ci vanno a letto e quindi non sbavano di fronte alla prima che vedono in strada mostrare una minigonna.” (Alessandro)
Questo è il punto, Alex. Se qui in Occidente, a differenza che in Russia, le donne si “smutandano” non per concedersi sessualmente, significa che dietro ciò vi sono intenzioni non sane: cioè narcisismo, sadismo(puro gusto di vedere gli altri sbavare) e come hai detto anche tu per tranrne vantatggi materiali. Cioè, RICATTO. La donna che in Occidente va vestita in modo succinto, è appunto, una sadica ricattatrice. Perchè suscita il desiderio altrui, ma poi non permette di soddisfarlo. E’ come mettere una bistecca davanti ad un affamato, fargliela odorare, ma poi ritirargliela non facendogliala mangiare. Il fatto, poi, che a te, tutto ciò non provoca fastidio, è un tuo caso personale e che quindi non puoi estenderlo agli altri. Caro Alex, il popolo maschile occidentale è in gran parte poronodipendente, proprio perchè non è appagato sessualmente: è costretto a vedere a subire la provocazione sessuale femminile, ma poi il suo desiderio innescato rimane represso, soffocato. nel sesso è la donna che comanda, qui in Occidente. Non vi è parità. Non capisco, come fai a dire che per te la provocazione sessuale è un fatto irrilevante. Boh
“di cui il tema della “mercificazione del corpo femminile” sarà il cavallo di Troia, a tutte le altre agevolazioni di cui gode e godrà sempre di più l’altro sesso”(Alessandro)
No, Alex, io sono circa 15 anni che studio il Femminismo(da quando ero studente liceale), e posso dirti che al femminismo non interessa nulla la “mercificazione del corpo femminile”. Le femministe questo concett(cioè la mercificazione)lo tirano in ballo in modo strumentale per pararsi dalle accuse di comportamento sbagliato delle donne di oggi. Perchè devi sapere caro il mio Alessandro, che sono proprio le femministe che da sempre hanno rivendicato lo “smutandamento” come espressione della “libertà sessuale femminile” e che quindi sulla “mercificazione del corpo femminile” loro ci marciano e ci guadagnano!!!!! Però, poi, al momento opportuno, pur di dar la colpa al Maschio e per portare avanti i loro piagnistei e le loro tesi visstimistiche, parlano e straparlano di “donna-oggetto” e quindi fanno finta di condannare la mercificazione del corpo femminile.. Le femministe dicono tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza del momento. Sono cattive, bugiarde, naziste, sadiche che non hanno paura di mentire al prossimo perchè sanno che tutti media e i politici stanno dalla loro parte.
Non ci credi?? beh, allora guardati la pubblicità delll’Unità, con quel culo in primo piano di quella ragazza con l’Unità nella tasca di dietro. Eppure, eppure sono loro che stanno in prima linea a parlare di mercificazione del corpo femminile e di “donna oggetto”. Non ti pare una contraddizione??
Quindi caro Alessandro, un conto è parlare sinceramente di mercificazione del corpo, come sta facendo Fabrizio, un altro conto, invece, è parlarne in modo strumentale e truffaldino, come invece fanno le femministe.
Per piacere, vedi qui questa pubblicità dell’Unità(quotidiano femminista),e poi dimmi se consideri ancora il tema della mercificazione del corpo femminile, il cavallo di battaglia femminista.
http://www.gianfalco.it/index.php/2008/10/25/un-po-di-culo-non-guasta-mai-pero-400000-euro/
http://www.gianky.com/blog/index.php?id_messaggio=811
Come vedi, caro Alex, la lotta contro la mercificazione del corpo(femminile o maschile che sia) è una battaglia antifemminista, non femminista! Ringraziamo Fabrizio per avercelo fatto ricordare. Ringraziamo Rino Della Vecchia Barnart che da sempre ha combattuto contro questa scostumata provocazione sessuale femminile che sta minando il genere maschile occidentale.
http://www.uomini3000.it/77.htm
Icarus.10(Quota) (Replica)
Icarus, io ho fatto parte in passato della mailing list di U3000, perciò posso assicurarti che anche lì si parlava di “provocazione sessuale femminile”, oltre che di “smutandamento”.
Fabio(Quota) (Replica)
Noi percepiamo lo smutandamento femminile come una provocazione perchè abbiamo una vita sessuale insoddisfacente e le ragioni di questo vanno cercate altrove. (Alessandro)
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Sì, anche.
Fabio(Quota) (Replica)
Ciao Icarus. Direi che approfondendo l’argomento, le nostre posizioni si stanno avvicinando e in ogni caso si trovano vari punti di affiinità. Anch’io ho maturato nel corso degli anni una mia personale visione dei temi di cui ci stiamo occupando . Ho letto per anni tanti giornali appartenenti all’area di sinistra, soprattutto il Manifesto, che è forse la “fucina” del femminismo nostrano,e ti assicuro quindi che conosco bene il mondo femminista, molto meglio di tanti altri che ne parlano in lungo e in largo per sentito dire. Permettimi di rimanere però perplesso su un tema che hai toccato, quello della mercificazione del corpo femminile, che personalmente trovo sia sempre stato enfatizzato oltremodo nel corso degli ultimi 20-30 anni, come tutto ciò che in qualche modo interessa “l’universo femminile”. Tu affermi che questo non sarebbe un tema sinceramente sentito dalle femministe o affini. Io non sono d’accordo. Da che sono bambino ho sempre letto pagine e pagine su questo tema. Ricordo le polemiche sulle prime pagine dell’Espresso e Panorama, che , per vendere qualche copia in più, mettevano in bella mostra modelle in topless superpagate. Ebbene quelle prime pagine sono sparite, quindi la pressione femminista ha incominciato a produrre i suoi effetti. Però vedi, il femminismo, e quando parlo di femminismo intendo quell’ampia area culturale che ritiene la donna sempre e comunque discriminata nonostante l’evidenza contraria e che coltiva un forte risentimento, più o meno manifesto, nei confronti del maschile e che quindi non si identifica con il mondo femminile tout court, vive una contraddizione piuttosto forte al proprio interno: da una parte ci sono queste battaglie che porta avanti, dall’altra c’è però anche il sacro rispetto per la libera scelta delle donne, ossia: posso propibire a una donna di mostrarsi in topless in un giornale, obiettivo femminista, se in questo modo ne limito la libertà di scelta? E’ un dilemma molto forte che vivono le femministe, o chi a quel mondo appartiene. E’ questo che porta a pensare che siano tutto e il contrario di tutto. Vorrei anche sottolineare il fatto che al mondo femminista interessa che cosa si “vede” attraverso i mass media, non che cosa si fa nella vita di tutti i giorni, perchè ha perfettamente capito che ciò che cambia la mentalità degli individui non è cio che è, ma ciò che appare attraverso i media. Controlla i media e avrai sotto controllo la società intera, salvo qualche irriducubile.
Quindi credo che sia emerso abbastanza chiaramente che la mia presenza in Uomini Beta non è di fare il controcanto a qualcuno, che sia Fabrizio, Rino o anche il tuo, di cui leggo sempre con grande interesse gli interventi,, ecc., ma di esporre i miei punti di vista, per cercare di approfondire le questioni.
La battaglia contro la “mercificazione del corpo femminile” non mi appartiene e la lascio volentieri ad altri/altre, magari al signor Gad Lerner che ci sta costruendo sopra le sue trasmissioni. Personalmente ritengo siano ben altri i temi su cui concentrarsi.
Per quanto riguarda l’immagine della ragazza di cui si vede il sedere con il giornale infilato nella tasca, potrebbe essere anche una trovata pubblicitaria per attirare le giovani verso questo quotidiano, le cui lettrici sono piuttosto attempate. Non dimentichiamoci che l’Unità è un giornale sempre a rischio chiusura. E’ secondo me, alla fin fine, uno degli esempi delle contraddizoni di cui parlavo, che tu hai sicuramente colto con acutezza, ma che non sono la dimostrazione che il tema non stia loro a cuore.
Saluti.
Alessandro(Quota) (Replica)
Ho visto belle ragazze girare con i loro vestitini ai mercati di portaportese, con aria di sfida e superbia in mezzo agli uomini e soprattutto immigrati ( cattivi stupratori) sicure che tutti le desideravano ma nessuno le avrebbe toccate.
Durante una lezione di catechismo da bambino chiesi al prete: perché la gente fa tanta malizia e risatine sul sesso? Il prete mi rispose seccato: e cosa dovrebbero fare!?!
Questo dice molto: il sesso deve essere visto con malizia, su questo è basata la nostra società occidentale. In fondo il pettegolezzo è l’attività principale in televisione e su certe riviste per donne.
Leo(Quota) (Replica)
Ecco, Alex. Davvero le posizioni si stanno avvicinando, e si potrebbero avvicinare ancor più(se non arrivare a coincidere del tutto) se consideriamo il fatto che quando usiamo la parola “Femminismo” ci si riferisce ad un concetto variegato e plurale e non certo ad una realtà omogenea. Per questo sarebbe più corretto parlare di femminismi e non di femminismo al singolare.Tu giustamente dici che furono le pressioni femministe a far togliere copertine di donne nude dall’ Espresso e Panorama. Appunto, ciò che ho sempre detto è che in passato, oltre alle femministe sadiche e misandriche, ci sono state anche femministe coerenti ed egualitarie(pur,io, non condividendo le loro idee) e non misandriche. Ad esempio io non ho mai condannato le Suffraggette, perchè ciò di cui si battevano era giusto(diritto di voto anche alle donne).
Oggi, non più. Oggi il femminismo ha assunto connotati ancor più aggressivi e “anglosassoni” nel modo di concepire i rapporti uomini/donne: crimininalizzazione del maschio, forcaiolismo, Lorena Bobbit, ecc
Tutte cose che c’erano anche prima, ma ora ancor di più. Si può parlare quindi di NeoFemminismo.
“La battaglia contro la “mercificazione del corpo femminile” non mi appartiene e la lascio volentieri ad altri/altre, magari al signor Gad Lerner che ci sta costruendo sopra le sue trasmissioni.”(Alessandro)
Sono d’accordo con te. Quando un antifemminista usa la parola “mercificazione del corpo”(e non solo femminile, ma anche maschile) non la vuole intendere come la intenono i gad lerner e feccia femminista, ma appunto come una logica di mercato volta a manipolare i desideri, la volontà maschili. L’equivoco sta proprio in questo: si usa la stessa parola per descrivere e condannare fenomeni diametralmente opposti. Quindi la condanna della mercificazione del corpo così come intesa da noi antifemministi va in direzione opposta a quella di lerner e femministe che come sappiamo è solo un loro modo strumentale per condannare la maschilità e il suo desiderio sessuale.
:
“Noi percepiamo lo smutandamento femminile come una provocazione perchè abbiamo una vita sessuale insoddisfacente e le ragioni di questo vanno cercate altrove. (Alessandro)”
Quando si affronta un fenomeno non significa necessariamente che ci tocca personalmente. Ad esempio, chi si occupa di fame nel mondo, non significa che necessarimante sia un affamato.
Tra gli antifemministi c’è chi non è appagato sessualmente e chi invece lo è. E non è bello essere costretti a provare un desiderio senza poterlo realizzare. Anche il più “fico” e sessualmente appagato degli uomini, quando vede una donna in pubblico o in tv una donna vestita in modo succinto, soffre, e soffre perchè “sa” di non poter realizzare quel desiderio fisiologico provocato da quella donna che provoca.
@Fabio: il termine “provocazione sessuale” non lo ho inventato io, ovvio. ma io(sul mio blog, non hai mai visitato il mio blog) lo ho inteso come vero e proprio fenomeno sociale(e non certo solamente come una semplice forma di “smutandamento”) con determinate genesi e implicazioni. E vedo che su questo sto sulla stessa lunghezza d’onda di Rino e Fabrizio.
Icarus.10(Quota) (Replica)
>Alessandro
..
vive una contraddizione piuttosto forte al proprio interno: da una parte ci sono queste battaglie che porta avanti, dall’altra c’è però anche il sacro rispetto per la libera scelta delle donne, ossia: posso propibire a una donna di mostrarsi in topless in un giornale, obiettivo femminista, se in questo modo ne limito la libertà di scelta?
…
Post indubbiamente interessante,anche se credo che la contraddizione sia solo apparente (cioè il principio del bene collettivo prevale sui vantaggi individuali della singola):
“Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?”
Animus(Quota) (Replica)
Scrive Alessandro il 27 marzo sul femminiamo della differenza.
“Esse affermano, in soldoni, che, poichè uomo e donna sono diversi, è giusto che ci siano delle agevolazioni a favore delle donne, e le giustificano in vari modi, ovviamente tacendo il fatto che il discorso potrebbe essere affrontato anche al contrario.”.
Ecco la capziosità del ragionamento (si fa per dire) anche di quel femminismo. Perchè dall’ammissione della diversità si deduce logicamente solo che esistono cose adatti ai maschi e non anche alle femmine e viceversa.
Ammettere la diversità e poi chiedere agevolazioni significa negarla, la diversità, o considerarla un minus e dunque significa soffrire di complessi di inferiorità. E d’altra parte, se si chiedono aiuti per fare cose da maschi, non significa forse fare di quello maschile il proprio riferimento e quindi contraddirsi clamorosamente?
Io trovo molto importante quello che ha scritto CKKB sulle donne come condizione della storia. C’è da riflettere ed anche da rivalorizzare in qualche modo il fatto che la “donna è, il maschio fa”, se lo si intende nel modo giusto e non strumentale alla determinazione di una gerarchia fra i sessi.
Significa, sempre come dice ckkb, che la storia è il luogo maschile per eccellenza, la natura quello femminile. Lo ammise, udite udite, anche un profeminist come Umberto Galimberti, ma naturalmente non ne trasse le logiche deduzioni. Io credo che, qualsiasi la strada per arrivarci, e sicuramente sarà lunga e dolorosa, solo la serena accettazione di chi si è, con i doveri e i diritti verso se stessi e verso gli altri che implica la propria specifica condizione di esseri sessuati, porterà ad una vera pacificazione fra uomini e donne, e dunque ad una convivenza gioiosa per tutti. Il resto sarà sempre astio, rivendicazione, rancore, onnipotenza di andare oltre da sè.
armando
armando(Quota) (Replica)
Mi viene in mente la terrificante violenza della scena di eccitazione/inibizione sessuale coatta in Arancia meccanica. Alla fin fine il meccanismo sistematicamente in azione contro i maschi oggi non è in sostanza di quel tipo? è una condizione di grande libertà sessuale? di grande dignità virile? ci fa stare poi così lietamente bene?
ckkb(Quota) (Replica)
>Lo ammise, udite udite, anche un profeminist come Umberto Galimberti, ma naturalmente non ne trasse le logiche deduzioni.
Eppure Armando, anche un profeminist come Galimberti ha ammesso recentemente che, una delle ragioni per cui l’occidente si avvia al tramonto, è perchè ormai la ns è una società di polarità femminile, materna!
http://www.youtube.com/watch?v=wFBf_LumTqg&feature=player_embedded
Se non l’avessi visto personalmente… non c’avrei creduto.
Animus(Quota) (Replica)
Assolutamente d’accordo, Ckkb, esempio perfetto…
Così come sono d’accordo con quanto affermato da Icarus10 sul fatto che il termine “smutandamento”, che utilizziamo discorsivamente da tempo, è in effetti improprio.
In realtà il meccanismo è assai più violento e perverso e deve essere denominato in altra maniera.
Ci penseremo.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio
> In realtà il meccanismo è assai più violento e perverso e deve essere denominato in altra maniera.
Ci penseremo.
In realtà il “meccanismo” psicologico (perverso) che sta alla base è ben noto, si chiama double-bind. (doppio legame)
http://it.wikipedia.org/wiki/Doppio_legame_%28psicologia%29
Il doppio legame indica una situazione in cui, tra due individui uniti da una relazione emotivamente rilevante, la comunicazione dell’uno verso l’altro presenta una incongruenza tra il livello del discorso esplicito (quel che vien detto) e un ulteriore livello metacomunicativo (come possono essere i gesti, gli atteggiamenti, il tono di voce), e la situazione sia tale per cui il ricevente il messaggio non abbia la possibilità di decidere quale dei due livelli, che si contraddicono, accettare come valido, e nemmeno di far notare a livello esplicito l’incongruenza.
Come esempio Bateson riporta l’episodio della madre che, dopo un lungo periodo, rivede il figlio, ricoverato per disturbi mentali. Il figlio, in un gesto d’affetto, tenta di abbracciare la madre, la quale si irrigidisce; il figlio a questo punto si ritrae, al che la madre gli dice: “Non devi aver paura ad esprimere i tuoi sentimenti”.
Nonostante a livello di comunicazione implicita (il gesto di irrigidimento) la madre esprima rifiuto per il gesto d’affetto del figlio, a livello di comunicazione esplicita (la frase detta in seguito), la madre nega di essere la responsabile dell’allontanamento, alludendo al fatto che il figlio si sia ritratto non perché intimorito dall’irrigidimento della madre, ma dai suoi stessi sentimenti; il figlio, colpevolizzato, si trova impossibilitato a rispondere.
Bateson, rifacendosi anche ai suoi studi sui livelli di apprendimento, ipotizza come possibile causa della schizofrenia l’esposizione cronica a situazioni di doppio legame ….
———————
Da una parte lo smutandamento, dall’altra, una leguislazione che punisce “il volto reato”.
Poi ci si chiede perchè gli uomini danno di matto….
Più chiaro di così.
Animus(Quota) (Replica)
Icarus:
>>
Ad esempio, chi si occupa di fame nel mondo, non significa che necessariamente sia un affamato.
>>
Precisamente. Come se gli attivisti di Amnesty fossero tali perché torturati. Né le varie Fikesicule sono in azione perché siano state picchiate o stuprate.
L’idea, il sospetto, la certezza che invece gli UU che scendono in campo lo facciano perché sono “sfigati” è spontanea, scontata.
Già solo questo diverso atteggiamento è rivelatore della condizione nella quale tutti ci troviamo.
Bisogna però riconoscere che essa non è neppure del tutto falsa. Lo prova il fatto che davvero non sono mancati attivisti del Momas i quali, trovata la farfalla quotidiana, sono scomparsi.
Ma questo significa solo che quella è la busta di eroina (erotina) che manda in tilt il cervello maschile.
Non significa che la QM non esiste, significa che si può dirottare il colpito consegnandogli la dose.
Ma lo si può distrarre e conquistare anche semplicemente promettendogliela. E questo è l’effetto dello smutandamento che in effetti è un vero ricatto sessuale.
Rovesciato a sua volta contro gli UU dalla menzogna della Donna Oggetto “strumentalizzazione del corpo femminile” che nelle (patriarcali ?) terre islamiche, guarda un po’ – non esiste. Là non c’è la Donna Oggetto.
Meditiamo.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Io credo che chi si avvicina a queste tematiche, nella gran parte dei casi si porti dietro un vissuto doloroso. Secondo me solo una ristretta minoranza arriva a certe conclusioni per via di una maggiore sensibilità o di un superiore intuito. Tu, Rino, farai sicuramente parte di quest’ultimi. Sono d’accordo con te quando affermi che “Bisogna però riconoscere che essa non è neppure del tutto falsa. Lo prova il fatto che davvero non sono mancati attivisti del Momas i quali, trovata la farfalla quotidiana, sono scomparsi”, perché in certi casi è veramente così.
Fabio(Quota) (Replica)
Anche il più “fico” e sessualmente appagato degli uomini, quando vede una donna in pubblico o in tv una donna vestita in modo succinto, soffre, e soffre perchè “sa” di non poter realizzare quel desiderio fisiologico provocato da quella donna che provoca. (Icarus 10)
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In questo caso non sono molto d’accordo: a mio parere un “fico” sessualmente appagato, desidera ma non soffre come chi fico e appagato non è. Sono due cose diverse.
Fabio(Quota) (Replica)
Cosa ne pensate di questo articolo di Massimo Fini?
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27 marzo 2010
Le donne sono una razza nemica. Bisognerebbe capirlo subito. Invece ci si mette una vita, quando non serve più. Mascherate da “sesso debole” sono quello forte. Attrezzate per partorire sono molto più robuste dell’uomo e vivono sette anni di più, anche se vanno in pensione prima. Hanno la lingua biforcuta. L’uomo è diretto, la donna trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la donna l’arabesco. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile. Al suo confronto il maschio è un bambino elementare che, a parità di condizioni, lei si fa su come vuole. E se, nonostante tutto, si trova in difficoltà, allora ci sono le lacrime, eterno e impareggiabile strumento di seduzione, d’inganno e di ricatto femminile. Al primo singhiozzo bisognerebbe estrarre la pistola, invece ci si arrende senza condizioni.
Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda, anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui. Il suo godimento – quando le cose funzionano – è totale, il nostro solo settoriale, al limite mentale (“Hanno sempre da guadagnarci con quella loro bocca pelosa” scrive Sartre). La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile. Ma adesso che si sono finalmente “liberate” sono diventate davvero insopportabili.
Sono micragnose, burocratiche, causidiche su ogni loro preteso diritto. Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli quando si degnano ancora di farli. Stan lì a “chiagne” ogni momento sulla loro condizione di inferiorità e sono piene zeppe di privilegi, a cominciare dal diritto di famiglia dove, nel 95% dei casi di separazione, si tengono figli e casa, mentre il marito è l’unico soggetto che può essere sbattuto da un giorno all’altro sulla strada. E pretendono da costui, ridotto a un bilocale al Pilastro, alla Garbatella, a Sesto San Giovanni, lo stesso tenore di vita di prima.
Non fan che provocare, sculando in bikini, in tanga, in mini (“si vede tutto e di più” cantano gli 883), ma se in ufficio le fai un’innocente carezza sui capelli è già molestia sessuale, se dopo che ti ha dato il suo cellulare la chiami due volte è già stalking, se in strada, vedendola passare con aria imperiale, le fai un fischio, cosa di cui dovrebbero essere solo contente e che rimpiangeranno quando non accadrà più siamo già ai limiti dello stupro. Basta. Meglio soddisfarsi da soli dietro una siepe.
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Su alcuni punti sono totalmente d’accordo con lui, su altri neppure un po’, come quando afferma che le donne sono “il sesso forte”, perché campano di più. Ma che vuol dire ? A me risulta che fino a un paio di secoli fa era l’uomo a campare più a lungo… E chi l’ha detto che le donne sono così complicate ? Io, nella gran parte dei casi, le trovo di una banalità e di una superficialità sconcertante. Ancora di meno condivido l’argomento sul sesso, in cui Fini asserisce che “a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui.”
Che vi devo dire, forse io vivo su un altro pianeta.
Fabio(Quota) (Replica)
Pillola Rossa, lezione n°1:
Nessuna è speciale. Nessuna è unica.
Pillola Rossa, lezione n°2:
Ognuna vale come persona e solo nei limiti e nelle potenzialità del suo essere persona.
Pillola Rossa, lezione n°3:
Non è vero che il desiderio maschile è molto superiore a quello femminile. È l’esatto contrario.
Pillola Rossa, lezione n°4:
La strusciatina o la toccatina di nascosto non servono a niente, umiliano e basta. Umiliano chi le pratica. Strumenti sbagliati. Come usare un cacciavite per tagliare la bistecca.
Pillola Rossa, lezione n°5:
Saper leggere il desiderio femminile. (E ho detto tutto)
(A seguire quando ci penserò ancora)
Marco Pensante(Quota) (Replica)
” Io credo che chi si avvicina a queste tematiche, nella gran parte dei casi si porti dietro un vissuto doloroso.”(Fabio)
No, Fabio. A non tutti è così. Ad esempio, io, per fortuna, fino ad ora non ho mai vissuto nessuna situazione dolorosa con donne. Inoltre ho avuto la fortuna di avere una buona madre. Sono antifemminista da quando approvarono a metà anni 90 quella forcaiola e antimaschile legge sulla “violenza sessuale”(quando invece lo stupro era già punito prima di questa legge, dai 3 ai 10 anni di carcere..solo che a differenza di oggi ci volevano le prove per emettere una sentenza di condanna).
“In questo caso non sono molto d’accordo: a mio parere un “fico” sessualmente appagato, desidera ma non soffre come chi fico e appagato non è. Sono due cose diverse.”(Fabio)
No, no. Non ho detto che soffre allo stesso modo dello sfigato, ma cmq un pò di sofferenza la percepisce, perchè sa che il suo desiderio innescato dalla velina, non verrà mai da lei soddisfatto.
Buono l’articolo di Massimo Fini. Certe sue espressioni che possono apparire misogine, in realtà sono solo satiriche. Però se le poteva risparmiare, se non altro per evitare strumentalizzazioni da parte delle malefiche oche femministe . Chi conosce questo Massimo Fini, cioè il suo stile, sa bene in che senso le ha dette. Nessun odio per le donne, ma solo critica da parte sua. Che moltissime donne occidentali, oggi, non si comportano bene è un dato di fatto: separazioni, divorzi, depressioni e suicidi maschili. E soprattutto, tanta, tanta ingratitudine per il genere maschile che da sempre si sacrifica per proteggerle. Ma già..dirà la Galatea di turno..”la colpa è dei maschi..”. Il loro è un disco incantato, rotto. Non sanno dire altro le galatee. Il problema è però che la maggior parte dei maschi appoggia le criminogene istanze femministe, e quindi…non vedo che senso ha ancora difendere chi non vuole essere difeso. Gli Uomini veri in Occidente, sono rimasti in pochi.
p.S: Fabio..ma tu sei il famoso “f” “Giovane” di “Paternità”??
Icarus.10(Quota) (Replica)
Dove è stato pubblicato questo articolo? Porta la data del 27 marzo, quindi è molto recente oppure è un articolo scritto anni fa e riportato alla luce da qualche giorno? Mie curiosità.
Sono in gran parte d’accordo con Fini. Fotografa abbastanza bene la situazione attuale, secondo me. Quello che manca, in genere, alla donna, soprattutto occidentale, è la dimensione ludica, del gioco, inteso come momento di condivisione disinteressata, semplice e immediata con l’altro sesso. Tutto invece tende a complicarsi, a farsi impegnativo, spesso conflittuale. Fa, e neanche sempre eccezione, il rapporto più stretto, quello di coppia.
Per quanto rigurada le tue perplessità, Fabio, credo che non esista un sesso forte e certamente la durata della vita non è un elemento che ci consente di determinarlo.
Credo che, quando Fini parla delle donne come complicate, faccia riferimento al loro essere tendenzialmente “lunatiche”, molto ondivaghe. Non che gli uomini siano l’esatto opposto, però trovo che siano più di parola. Ovviamente sto generalizzando, non mancano le eccezioni, da una parte e dall’altra. D’altronde il flirtare, inteso come concedersi e ritrarsi, è un tratto che si riscontra molto di più nel sesso femminile che maschile.
Il sesso piace anche alle donne. E’ forse esagerato affermare che piaccia più a lei che a lui. Sono semplicemente due approcci diversi. La donna tende a investire sentimentalmente, sessualmente, materialmente su un singolo uomo. L’uomo da parte sua, invece, è portato a ricercare una maggiore varietà di esperienze sessuali. Qui si ricade poi sul dilemma natura-cultura: è qualcosa di naturale o culturale?
Nel suo incipit c’è sicuramente però molta verità: che le donne ci siano spesso nemiche e che si impieghi spesso una vita per rendersene conto sono sicuramente amare verità.
Alessandro(Quota) (Replica)
Domanda n.1: perchè uno sguardo maschile insistente su un treno pendolari rivolto verso gli occhi di una donna è molestia per cui questa si sente in dovere di ricorrere alla polizia ferroviaia alla prima fermata e quest’ultima si sente in dovere di rintracciare il guardante e denunciarlo alla magistratura che lo condanna a sei mesi di carcere?
Domanda n. 2: perchè una microgonna che spalanca al mio sguardo le cosce e il sesso in perizoma della viaggiatrice di fronte a me non è molestia e se vado alla prima fermata a chiedere alla polizia ferroviaria di rintracciare la donna che mi ha molestato, mi scoppiano a ridere in faccia?
ckkb(Quota) (Replica)
massimo Fini sa scrivere, ha il coraggio di determinate scelte. E’ un abile provocatore, nel senso buono, e gia’ anni fa, scrisse un articolo antifemminista su Cuore, che infatti lo caccio’., anche in seguito ai commenti schifati degli osservanti lettori. Cosa che e’ avvenuta anche per il ” fatto quotidiano “, i cui lettori di stretta osservanza bulgara, si sono stracciati le vesti. penosi i maschipentiti, o cagnolini, come li chiamo io. C’e’ stata pero’ una bella reazione di sostegnoa Fini
http://antefatto.ilcannocchiale.it/comments/2462978
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
>Ckkb
Domanda n.1:
Domanda n. 2:
http://www.metromaschile.it/forum/index.php/topic,159.msg11251.html#msg11251
Animus(Quota) (Replica)
Fratelli maschi campiamo meno esclusivamente perchè il dono è solo maschile ( e per di più esageriamo sempre): “in fonderia” ci andiamo solo noi, gli egoisti e prevaricatori, e solo noi, gli egoisti e prevaricatori, non ci curiamo della nostra salute.
Tratto da: http://canali.kataweb.it/salute/2010/03/29/poche-malattie-ma-tanta-ansia-donne-lipocondria-e-rosa/?ref=rephpsp3
“In particolare, studi passati avevano dimostrato come gli uomini arrivano a una diagnosi di cancro o diabete molto più tardi delle donne. “Sono meno consapevoli dei sintomi – afferma – e più riluttanti nel chiedere aiuto”. Una perdita di tempo che il sesso forte paga a caro prezzo. “Arrivare tardi a una diagnosi – fa notare Baker – significa fare i conti con una malattia a uno stadio più avanzato e, pertanto, più difficile da combattere. E’ un fatto estremamente preoccupante, non a caso il 40% degli uomini muore prima di aver compiuto 75 anni”.
ckkb(Quota) (Replica)
@Alessandro:L’articolo di Fini è stato rimosso. Ora lo cacceranno pure dal Fatto. E probabilmente verrà anche arrestato.
Cmq, Massimo Fini, doveva evitare queste espressione satiriche, puntualmente strumentalizzate. Ad esempio, poteva evitare l’espressione ” le donne sono una razza nemica”. Invece avrebbe potuto portare avanti il suo bel discorso, senza “offendere” e soprattutto generalizzare su tutte le donne. Così ci sarebbe stata la speranza che molti lettori avrebbero preso coscienza della discriminazione antimaschile in Occidente. Invece per colpa di queste espressioni usate, nessuno pensa al succo, alla sostanza del discorso, ma solo alle sue parole coniderate offensive.
Un’ altra occasione è stata persa.
@CkkB: Esatto. Il secondo quesito che hai formulato, da sempre me lo chiedo pure io. La risposta, forse, sta anche nel fatto che ormai la maggior parte dei maschi a furia di essere bombardati da tette e culi e dottrine femministe, sono giunti in uno stadio di sudditanza psicologica e timore reverenziale nei confronti di Sua Fica, al punto che trovano normale e doveroso ammirare le sue fattezze. Infatti, ogni qualvolta mi sono lamentato dello “smutandamento” con qualche mio conoscente(maschio o femmina che fosse), la risposta è stata invariabilmente del tipo “per caso sei gay?”.
Icarus.10(Quota) (Replica)
No, Fabio. A non tutti è così. (Icarus)
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Infatti ho scritto “nella gran parte dei casi”.
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p.S: Fabio..ma tu sei il famoso “f” “Giovane” di “Paternità”?? (Icarus)
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No, Icarus, io sono un altro Fabio. Quello a cui fai riferimento credo sia toscano, mentre io sono marchigiano.
Fabio(Quota) (Replica)
Giustissimo Icarus, bisogna stare estremamente attenti, sotto tutti i punti di vista, compreso naturalmente il linguaggio. E siccome Massimo Fini non è uno sprovveduto e sa benissimo quali sono le conseguenze di un determinato modo di esprimersi, è ovvio che sapeva quello che faceva e ha scelto comunque di farlo. Evidentemente voleva provocare.
Personalmente non credo che simili atteggiamenti possano servire a qualcosa. Anzi, si trasformano in un boomerang.
Definire le donne come nemiche, è profondamente sbagliato sotto tutti i punti di vista ed è anche depistante. Un grave errore, all’interno di un discorso che ha anche elementi di validità, che di certo non aiuta la causa degli uomini (beta).
Ben altro è il lavoro e il percorso da fare.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Non si è mai troppo pessimisti con le donne. Se le donne dicono che gli uomini sono nemici va tutto bene;
Invece io penso che le donne siano davvero nemiche, se non fai il servizio della gleba (dalla canzone di Elio e le storie tese) ti isolano come un cane.
Riguardo al fatto delle esperienze dolorose degli utenti che diceva Fabio: la personalità in gran parte si forma nella prima infanzia, durante i primi 5 anni di vita: li possono avvenire episodi che ci mettono in guardia rispetto alle donne, ricordi che poi si dimenticano o si ricordano come sogni lontani.
Leo(Quota) (Replica)
A mio avviso le donne contemporanee dovrebbero guardare con maggior senso critico a chi al fine dichiarato di agire a loro bene le adula e adulandole le invita a comportamenti che loro stesse sanno non avere nulla a che fare con il vero e il giusto. Non si ricordano della favola di Fedro: “Il corvo e la volpe”. E questo mi stupisce e mi dispiace.
ckkb(Quota) (Replica)
L’articolo e’ sempre online : ho postato un commento qualche secondo fa.
A me e’ piaciuto. Ci sono delle rudezze, e’ chiaro, ma ha raggiunto l’obviettivo : colpire allo stomaco. lo dimostrano i numerosi commenti.
Fare piu’ distinguo avrebbe nuociuto all’impatto delo scritto, diluendone l’effetto. Questo aspetto e’ fondamentale : una piu’ articolata disanima sarebbe diventata troppo lunga, quindi illeggibile.
Inoltre , credo che, pur sapendo che non tutte le donne sono femministe, dobbiamo renderci conto che e’ in corso un conflitto.
E in un conflitto, l’efficacia non puo’ venire dopo gli aspetti formali.
tra sciabola e fioretto, vincera’ sempre la sciabola
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
Fabio
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Ancora di meno condivido l’argomento sul sesso, in cui Fini asserisce che “a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui.”Che vi devo dire, forse io vivo su un altro pianeta.
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Nemmeno io sono d’ accordo con Fini, il quale non ha fatto altro che riportare un pensiero comune alla stragrande maggioranza degli uomini.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=5806203
Strider(Quota) (Replica)
Al netto del tono provocatorio usato per scandalizzare, cosa dice in
sostanza Massimo Fini?
Premesso che stiamo parlando per simboli, i quali hanno nondimeno anche una corrispondenza concreta, dice:
1) I processi mentali e la logica femminile sono diversi da quelli maschili.
Lineari questi, circolari quelli. Da qui insondabilità e imprevedibilità. Da qui anche la difficoltà maschile ad afferrare una logica che non gli è propria, ed anche l’eterno lamento femminile: “tu non mi capisci”. Vero, perchè per un maschio si vuol dire si, no vuol dire no. Per una donna può voler dire entrambe le cose. Da qui anche la manipolabilità maschile da parte femminile e il piagnisteo vittimistico che, attenzione, non sempre è strumentale e in mala fede. Il che accentua la difficoltà per un uomo, che sa fronteggiare la menzogna consapevole, anche se non sempre riconoscerla, ma è disarmato di fronte al pianto sincero e insincero allo stesso tempo. Lo si può constatare ogni giorno. Superiore l’una o l’altra delle logiche? Semplicemente diverse.
2) La donna, dice sempre Fini, è “natura” (orgiastica, dionisiaca, caotica etc), perciò refrattaria alle regole e ai principi salvo quello del suo istinto vitale (di sangue), mentre l’uomo è cultura, ossia logos, regola, principi. Verissimo anche questo. Gerarchia? Neanche in questo caso, o meglio non in senso stretto, perché per la vita sono necessarie sia la natura (che è base e condizione), che la cultura (che è trasformazione ordinata della natura stessa, naturalmente non violandola ma rispettandola). Insomma la donna è, l’uomo fa.
3) Proprio per il punto 2, nessuna società, nessuna civiltà dinamica è possibile se centrata sul principio femminile, come opportunamente ha ricordato anche l’insospettabile U. Galimberti . Nondimeno il principio femminile è necessario anche per il maschile, per temperare la sua tendenza all’astrattezza e alla rigidità, il che significa che la cultura (maschile) non può rinchiudersi in se stessa senza tener conto del femminile, ma allo stesso tempo non può che circoscriverlo e dargli un, diciamo così, inquadramento entro il quale esprimersi senza degenerare nel caos. (Fra parentesi la mia psicanalista soleva dire che l’uomo ha necessità dell’isteria femminile, la donna del limite che le da il maschile).
4) La donna, continua Fini, priva del limite che le aveva “imposto” l’uomo, è diventata non solo insopportabile, ossia ha degenerato nel senso che dicevo prima, ma ha anche perduto certi caratteri femminili positivi di cui pare oggi vergognarsi, evidentemente sopraffatti dalla parte negativa degli istinti (Jung direbbe l’ombra). Perfetto.
Ne approfitta, naturalmente, per conseguire vantaggi, ma non per questo è più felice di ieri, anzi le ricerche ci dicono il contrario. E non potrebbe essere diversamente, dal momento che le viene a mancare il fattore equilibriante. La stessa infelicità colpirebbe gli uomini qualora , nelle loro costruzioni sociali e culturali , non tenessero in nessun conto il principio femminile. Gli antichi avevano capito come funzionava il tutto e si regolavano di conseguenza, magari anche con deprecabili eccessi, ma la cosa sostanzialmente funzionava, per tutti. Nei loro miti, ormai giudicati irrazionali, stupidi e magici, ma che rappresentavano la psicoanalisi del mondo antico, era già tutto scritto.
Ora non è più così. Colpa del femminismo? Anche, ovviamente, ma non principalmente, direi. Colpa piuttosto degli uomini che hanno lasciato campo libero, con danno oltre che per sè anche per le donne, “liberate” ma sole e infelici più di prima. Colpa degli uomini perché le leve del potere pubblico ed economico sono state in loro mano (preciso, in mano non di tutti gli uomini, ma di alcuni) e dunque se volevano potevano. E’ da capire il perché hanno sgombrato il campo, il perché si sono sentiti colpevoli e oppressori oltre ogni logica razionale ed hanno permesso che accadesse quel che dice Fini.
Si può pensare che ciò faceva gioco ai ceti maschili dominanti per sete di potere e guadagno e che hanno poi imposto questa visione del maschile oppressore anche agli altri uomini (i quali però si sono adeguati facilmente!!), si può pensare che gli uomini tutti siano entrati come in catalessi collettiva, si può pensare che all’origine ci sia stata una concezione filosofica materialista della vita. In ogni modo risulta chiaro che il potere pubblico e manifesto, politico ed economico, ha un valore e un’importanza nettamente da ridimensionare, spesso indirizzato e influenzato in modo determinante com’è dal potere femminile invisibile e sotterraneo. Perduta tale consapevolezza, insieme a quella della natura intrinsecamente diversa del femminile, i maschi non hanno più saputo dire si, si, no, no, ma solo accondiscendere , con l’esito di stimolare anzichè placare l’ombra femminile,ed alla fine di alimentare in loro rimpianti sempre meno sotterranei dell’uomo “di una volta”. Proprio così, perché era quello che dava loro equilibrio. Rimpianti che d’altronde ci sono anche in campo maschile verso la donna di un tempo, e non perché era docile e sottomessa come ci vorrebbero far credere, ma perché i caratteri femminili, e non parlo di quelli fisici che ci sono ancora eccome, magari esasperati per compensare la perdita di quelli psichici, erano in lei ben presenti.
E ora? Posto che tornare al punto di partenza è impossibile, è difficile dire come rimediare. So soltanto che il rimedio o passa da una ripresa maschile della coscienza di sé, di ciò che lo differenzia dal femminile e quindi anche del modo giusto di rapportarsi a quel mondo, oppure rimedio non è. Insomma l’uomo fa, e dunque faccia ancora una volta senza sperare che siano le donne a cambiare, se non indotte a farlo. Semplicemente perché, come dice Fini, non rispondono al principio del logos ma ad altro.
armando
PS: Non mi sorprende che Fini sia cacciato da Il Fatto. Solo chi si illudeva su quel giornale poteva pensare che lasciassero “campare”uno come lui. Sicuramente ha sbagliato nell’uso dei termini. Non solo per una questione di opportunità ma anche nella sostanza. Infatti è l’uomo ad essere considerato nemico dalla donna e non viceversa. Porsi nella prospettiva di Fini significa che la donna è il nemico da battere, quando invece è l’amica (potenziale, forse) da ri-prendere per mano. Ma per essere capaci di ciò il nemico da battere è quello interiore, di un maschile che non è più tale.
Detto questo, quello di Fini mi sembra uno sfogo, magari eccessivo nei toni ma liberatorio, come Fantozzi e “La corazzata Potemkin”.
armando(Quota) (Replica)
Sagace, scurrile, maschio, stupido, provocatorio, maschilista, intelligente, idiota.. tutti aggettivi che appartengono ai sentimenti personali di chi li esterna, certamente non figli di una reale visione d’insieme scevra da coinvolgimenti personali..
Si perchè.. vedete.. a leggere l’articolo, ed i commenti, principalmente, viene da chiedersi..ma da questa nuova situazione uomo/donna..chi ne trae giovamento? ecco la domanda da porsi.. chi trae giovamento dall’annullamento dell’uomo in quanto tale e dalla “donna liberata”?
Chi risponde l’Uomo e’ in evidente errore, e’ chiaro a tutti i perchè, cosi come e’ vero l’esatto contrario..
Ma allora.. si potrebbe pensare che nessuno ne trae giovamento? anche qui siamo in evidente errore.. un approfondita riflessione vi porterà alla logica risposta, solo allora potremmo trovare una soluzione, semprechè il colpevole sia riconosciuto da entrambi i sessi, e che nessuno dei due si esenti dalle proprie responsabilità dirette ed indirette, sia chiaro.
Chi ne trae giovamento esiste.. immaginate.. creare un mondo tutto uguale, in funzione del dogma della globalizzazione, senza frontiere, senza dazi, senza confini, senza Stati, senza distinzioni di popoli, di culture, di razze, di territori, di lingue, di costumi, di sosso, di tradizioni, di leggi, di religioni, di governi, di monete: un immenso, unico mare di “uguali” sul quale il >>DIO MERCATO<< potesse navigare in assoluta libertà.
L’Unione Europea (non si è voluto, infatti, che si chiamasse “Stati Uniti d’Europa” in quanto gli Stati non debbono sussistere) doveva esserne il perfetto prototipo, la realizzazione esemplare, quella che il resto del mondo avrebbe dovuto ammirare ed imitare per raggiungere la felicit à.
Non dimentichiamoci che è questo che promette ai popoli la costituzione europea: la felicità, commisurata al PIL, al prodotto nazionale lordo.
Ma per realizzare questo….cosa sarebbe servito?
Occorre fare un passo indietro.. in passato molti degli attuali Stati, conservatori della propria filosofia sociale, godevano di una bilanciata prosperità, dove tuttavia c'era esclusivamente la persona uomo a lavorare, la donna sovente, oltre a lavorare, era la vera colonna portante della famiglia, a lei si riconosceva inoltre un'oculata gestione del reddito familiare, l'uomo inoltre spesso insegnava al figlio un mestiere, che spesso lo aiutava nella sua vita, l'unione uomo/donna=famiglia generava i futuri cittadini che, grazie all'educazione ricevuta, erano capaci di portare avanti i valori ricevuti e i mestieri dai quali ottenere una vita decorosa per se e per gli altri.. no.. non puo' andar bene tutto cio per il DIO MERCATO.. bisognava quindi agire sulla famiglia.. bisognava distruggerla? loro preferivano usare un altro modo.. cambiare.. migliorare.. MODERNIZZARE! la famiglia moderna doveva essere totalmente diversa! del tutto SCEVRA dei Valori che essa aveva tramandato per tanto tempo e arida di conoscenza e di cognizione lavorativa.. doveva generare quindi un uomo che non fosse piu' tale, un uomo non piu' in grado di avere un'identità propria.. un uomo privato del suo ruolo nel sociale e, di conseguenza, futile per la famiglia moderna, in tal modo egli non avrebbe piu' pensato alla famiglia per prima cosa.. sarebbe cosi diventato anch'egli un CONSUMATORE.. la donna era gia' consumatrice, ma troppo attenta allo spreco e parca nelle spese, le futilità erano rare.. doveva quindi USCIRE FUORI dalla famiglia per una sinergia di motivi.. rendersi indipendente dall'uomo era la motivazione migliore sul quale far leva, ma che, di fatto, la poneva nella arena bolgiastica della futura società senza scrupoli (ma sulla quale in seguito si sarebbe lavorato ulteriormente) egli si levava cio di cui lei ha veramente bisogno.. sentirsi sicura e protetta dal proprio Uomo, in tal modo essa avrebbe quindi perso le proprie certezze, divenendo efficace strumento del DIO MERCATO per avvallare i propri fini, i figli, non ricevendo piu' valori su cui basare la propria esistenza erano bersagli facili per la nuova società del DIO MERCATO, nutriti a console e telefonini, sarebbero stati i perfetti schiavi moderni della società consumistica europea, privati di ogni critica e del proprio ego, obbligati a ricercare un'identità sociale tramite le mode e i vezzi piu' biechi e beceri, arrivando a perdere il totale rispetto per quei valori che in precedenza li rendevano persone migliori, ma questo generava tuttavia una carenza di nascituri, per porre rimedio quindi ecco la politica dell'accoglienza all'immigrazione clandestina, in tal modo quindi si sarebbe raggiunto col tempo un altro punto cardine, l'eliminazione delle tradizioni culturali dei popoli, da un immenso melting pot culturale infatti si sarebbero perse le radici delle proprie culture, una immensa società europea aculturata, scevra di valori e con una popolazione meticcia da dominare grazie al CONSUMISMO dettato dal DIO MERCATO, dove ovviamente solo chi manovra i fili e/o occupa un posto di privilegio puo' raccoglierne i frutti a piene mani, mentre al resto non rimane che soccombere per lo status quo, ed il tutto viene abilmente orchestrato tramite la mercificazione del corpo della donna per tutte le motivazioni che tutti noi ben conosciamo, loro un po' meno.. visto che hanno abdicato grazie alle numerose agevolazioni che ben conosciamo, senza sapere che sono anche queste le motivazioni della loro infelicità.. senza saperlo o forse no.. stanno loro stesso creando i presupposti che le rendono infelici.. al pari delle merci infatti, esse stesse vengono sostituite quando non piu' capaci di attrattiva sessuale, per quelle che non ne hanno a sufficienza non rimane che l'emulazione, sterile meccanismo che serve da molla di carica di questo meccanismo becero e crudele.
Mi rendo conto che le considerazioni suddette siano solo parte delle risultanze che oggi vedono avverarle intorno a noi. la verità quindi e' proprio questa, abbiamo abdicato al DIO MERCATO, lasciando che egli stesso ci MERCIFICASSE, prendersela l'uno con l'altro e' semplicemente un suo strumento di controllo, addirittura anche quest'ultimo MERCIFICATO (basti vedere le diatribe sterili in tv tra uomini e donne) tutto, basta che a nessuno venga in mente di azionare il cervello e guardarsi allo specchio.. solo allora capiremmo che siamo entrambi PERSONE e, a seconda della nostra sessualità, abbiamo dei diritti e dei doveri, delle potenzialità in alcuni campi ed in altre no, ci accorgeremo dei nostri limiti, delle nostre capacità, delle nostre debolezze, tutte situazioni che, una volta uniti uomo e donna, svaniscono grazie al reciproco dono di se stessi.. perchè guardarsi allo specchio significa anche questo.. vedere la reale VERITA', ovvero che l'uomo e' fatto per la donna e vice versa, ciò che il DIO MERCATO non vuole che si constati, lasciando l'illusione che siamo tutti uguali che si possa vivere anche da single, e che dopo tutto una vita sterile non sia poi cosi' sbagliata da vivere.. ogni volta che qualcuno ha un rigurgito di solitudine.. il meccanismo del DIO MERCATO funziona talmente bene che viene subito sopito grazie alle enormi opportunità che, de facto, restano solo illusioni, illusioni che svaniscono cme neve al sole man mano che ci si addentra negli "ANTA".. per poi magari rifletterci sopra quando ormai e' troppo tardi..
La vera rivoluzione quindi e' quella di riscoprire noi stessi, da qui.. a riprenderci i nostri valori, la nostra cultura, la nostra patria, il non essere piu' schiavi del DIO MERCATO e' difficile.. ma non impossibile.. fino ad allora.. tutto girerà secondo il grande schema che ci vede tutti merci e consumatori allo stesso tempo, nemici delle donne? degli uomini.. ma quando mai.. uomini e donne guardiamoci allo specchio e vedremo che siamo nemici di noi stessi!
Damien(Quota) (Replica)
Le donne hanno più bisogno di sesso perché ci vivono: pensano soprattutto a trovare uomini, a prostituirsi. Le donne non hanno interessi come sport, cinema, e altro….l’interesse principale è attirare il maschio e farsi servire; devono sentirsi superiori perché desiderate e rispettate. Alcune hanno invece interesse per i cani, i gatti e altri animali.
L’uomo si ammazza di seghe, è vero: pero c’è una cultura di massa che spinge gli uomini al sesso, a sentirsi importanti se hanno una donna: io scopo…sono meglio di te!
Una donna se vuole sesso lo trova abbastanza facilmente.
Leo(Quota) (Replica)
L’articolo di Fini, nel suo complesso, e’ una bomba. Alcune cose possono essere discusse ( es. quanto rilevato da Strider ), ma teniamo conto che non era una dissertazione filosofica e l’obbligo della sintesi, in un media, e’ fondamentale.
La cacciata di Fini non mi sorprende : chi e’ la maggioranza dei letori del fatto ? Quale e’ la matrice culturale e politica ?
2 + 2 = 4
Non c’e’ stato un commento ostile che sia entrato nel merito .
Tutti anatemi e minacce. L’intolleranza assoluta
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
>Damien
Chi ne trae giovamento esiste.. immaginate.. creare un mondo tutto uguale, in funzione del dogma della globalizzazione, senza frontiere, senza dazi, senza confini, senza Stati, senza distinzioni di popoli, di culture, di razze, di territori, di lingue, di costumi, di sosso, di tradizioni, di leggi, di religioni, di governi, di monete: un immenso, unico mare di “uguali” sul quale il DIO MERCATO potesse navigare in assoluta libertà.
Damien, la verità è molto più “elementare”…e profonda.
Oriente vs. Occidente
http://www.metromaschile.it/forum/index.php/topic,159.msg11255.html#msg11255
Coincidentia oppositorum
http://www.metromaschile.it/forum/index.php/topic,159.msg11260.html#msg11260
Finchè si criticheranno “i mali occidentali” restando sulla superficie e senza rivolgere mai una critica alle fondamenta del pensiero occidentale, non ci si caverà mai un ragno dal buco.
Animus(Quota) (Replica)
Sono d’accordo con quanto scrive Damien (e in parte anche con Armando).
A mio parere però dobbiamo raccogliere le sfide che l’epoca in cui viviamo ci sta proponendo,ovvero ,tra le tante,uno status raggiunto dalle donne che per molti versi non può tornare ad essere quello di un secolo fa ,oppure il melting pot (di cui il mercato si serve,come si è servito del conflitto fra i sessi,per riprodurre i suoi valori e ed estenderli più facilmente), e che ci pongono di fronte alla possibilità di CREARE valori condivisi attorno a necessità umane che riguardano tutti.
Non sarò certo io a dover ricordare che prima ancora dell’attuale immigazione era già in atto una crisi di valori nei paesi economicamente più sviluppati e il dialogo costruttivo si sta rivelando più complicato proprio perchè a popoli di cultura diversa sembra venire richiesto di abbracciare dei non-valori basati sulla logica delle relazioni strumentali e alla devozione incondizionata al Dio Denaro.
Quindi,la riscoperta dei valori,detto sinteticamente,non deve necessariamente essere un ritorno al passato.
Per il resto ho visto recentemente il film “Tra le nuvole” con George Clooney,che illustra splendidamente cosa intende Damien quando dice:
“..allora capiremmo che siamo entrambi PERSONE e, a seconda della nostra sessualità, abbiamo dei diritti e dei doveri, delle potenzialità in alcuni campi ed in altre no, ci accorgeremo dei nostri limiti, delle nostre capacità, delle nostre debolezze, tutte situazioni che, una volta uniti uomo e donna, svaniscono grazie al reciproco dono di se stessi.. perchè guardarsi allo specchio significa anche questo.. vedere la reale VERITA’, ovvero che l’uomo e’ fatto per la donna e vice versa, ciò che il DIO MERCATO non vuole che si constati, lasciando l’illusione che siamo tutti uguali che si possa vivere anche da single, e che dopo tutto una vita sterile non sia poi cosi’ sbagliata da vivere.. ogni volta che qualcuno ha un rigurgito di solitudine.. il meccanismo del DIO MERCATO funziona talmente bene che viene subito sopito grazie alle enormi opportunità che, de facto, restano solo illusioni, illusioni che svaniscono cme neve al sole man mano che ci si addentra negli “ANTA”.. per poi magari rifletterci sopra quando ormai e’ troppo tardi..”.
Per quel che MI riguarda trovo siano spunti veramente interessanti.
Luke Cage(Quota) (Replica)
Anch’io avevo scritto dell’impossibilità di un ritorno al passato. Nondimeno, se ho capito quanto hanno scritto Damien e Luke Cage, le condizioni per un mutamento non possono prescindere da alcuni punti cardine:
– Il riconoscimento della differenza sessuale, con connessi diritti e doveri per ciascun sesso o genere.
– Il riconoscimento del diritto di ogni popolo di vivere secondo quanto dettato dalla propria cultura e tradizione, cambiandoli, se vuole, dall’interno e non come imposizione economica/sociale/culturale esterna.
Se è così sono d’accordo completamente.
armando
armando(Quota) (Replica)
“Il riconoscimento del diritto di ogni popolo di vivere secondo quanto dettato dalla propria cultura e tradizione, cambiandoli, se vuole, dall’interno e non come imposizione economica/sociale/culturale esterna.”
Esatto Armando.
Ovviamente bisogna torvare il giusto compromesso che non stia tra il fanatismo e/o l’ortodossia religiosa e la falsa libertà di NON assumersi la responsabilità di attribuire un senso alla propria vita,molto incoraggiata dall’attuale società che fornisce soluzioni fai da te,basta che paghi…
Luke Cage(Quota) (Replica)
Zapatero, di “sinistra” e ultrafemminista, l’immigrazione clandestina non la favorisce affatto. Manda i cannoni contro le barche piene di quella gente disperata . Quindi nella Spagna femminista, non c’è “pericolo” di “invasione islamica”. 😉
@Marmocchio, Armando:guardate belli miei, che questa avversione nei confronti dell’articolo di Massimo Fini non è dovuta alla matrice politica dei lettori di questo giornale, perchè se avesse scritto un articolo simile sul Giornale o su Libero, la reazione dei lettori berlusconiani leghisti non sarebbe stata minore rispetto a quella dei lettori del Fatto(tradizionalmente di sinistra).
Se poi vogliamo a continuare a credere alla balla Destra=Antifemminismo, fate pure. Io non ci casco(come al contrario, invece, ci hanno cascato quasi tutte le associzzioni dei padri separati).
Sul Giornale, tra l’altro, ci scrive costantemente quella avvocatessa mangia padri-seprati di Bernardini de Pace, per buttare fango e merda sul genere maschile.
Icarus.10(Quota) (Replica)
Leo
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Le donne hanno più bisogno di sesso perché ci vivono: pensano soprattutto a trovare uomini, a prostituirsi. Le donne non hanno interessi come sport, cinema, e altro….l’interesse principale è attirare il maschio e farsi servire; devono sentirsi superiori perché desiderate e rispettate. Alcune hanno invece interesse per i cani, i gatti e altri animali.
L’uomo si ammazza di seghe, è vero: pero c’è una cultura di massa che spinge gli uomini al sesso, a sentirsi importanti se hanno una donna: io scopo…sono meglio di te!
Una donna se vuole sesso lo trova abbastanza facilmente.
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Se le donne avessero realmente piu’ bisogno di sesso fine a se stesso (non all’ interno di un rapporto di coppia, che e’ un altro paio di maniche), la prostituzione sarebbe ormai in via di estinzione. Se le femmine amassero il sesso ludico come i maschi, sarebbero loro a cercarci. Ti risulta che cio’ accada ? A me no.
Strider(Quota) (Replica)
Marmocchio, ma dove hai letto che Fini è stato sbattuto fuori dal Fatto quotidiano? Proprio ora ho controllato il blog del giornale e c’era un altro articolo di Fini in bella evidenza. Sono portato quindi a pensare che non sia stato fatto fuori. Sarebbe una bella attestazione di civiltà mantenerlo dov’è. Da notare che le signore e signorine continuano a chiederne la testa. Spero che questa volta non abbiano lo scalpo che desiderano. Si può essere d’accordo o in disaccordo con lui, ma sicuramente è tra i pochi intellettuali italiani che ha il coraggio di definirsi antifemminista. Questo non è poco al giorno d’oggi.
Alessandro(Quota) (Replica)
Scusa, hai ragione. Io intendevo la richiesta di cacciata di Fini. Concordo al 100% sul tuo giudizio su lui
@ Icarus : non e’ questione di destra o di sinistra, ma il fatto e’ che i lettori del FATTO , chiedono la censura. Insomma, un certo vizietto antico torna sempre fuori
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
Strider : Se le donne avessero realmente piu’ bisogno di sesso fine a se stesso (non all’ interno di un rapporto di coppia, che e’ un altro paio di maniche), la prostituzione sarebbe ormai in via di estinzione
Giustissimo. Fondamentale la distinzione ” non all’interno di un rapporto di coppia ”
ilmarmocchio(Quota) (Replica)
@Finchè si criticheranno “i mali occidentali” restando sulla superficie e senza rivolgere mai una critica alle fondamenta del pensiero occidentale, non ci si caverà mai un ragno dal buco.
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Non sei certamente il primo a sostenere ciò, ma quello che vorrei chiederti è: soluzioni? Ne hai?
Roberto(Quota) (Replica)
Luka Cage: “L’uomo è fatto per la donna e viceversa”. Concordo ma nella versione biblica: “Eva è fatta per l’uomo e viceversa”. Inoltre su entrambe le formulazioni sento la necessità di fare la seguente precisazione: mi sembra importante tener fermo e sostenere, e la Storia me ne dà piena conferma, che l’essere umano, maschio e femmina, è comunque capace di esprimersi in totale pienezza anche senza l’affiancamento della donna, o del maschio, di “complemento”. La santità o la grandezza umana o la realizzazione di sè in qualunque modo la si voglia intendere e conseguire si raggiunge anche senza la condivisione, sessuata o meno che sia, di se stessi con una persona dell’altro sesso. Gli ordini religiosi per fare un esempio hanno sovente contribuito a portare avanti la civiltà facendo proprio della separazione sessuale un punto di forza. Il mito platonico della perfezione originaria in quanto all’origine saremmo bisessuati, insomma ogni teoria della condizione di coppia femminile e maschile come unica condizione per la perfezione/normalità umana, oggigiorno sembra essere inteso come premessa teorica per l’istituzione del “commissario politico donna” in caso di riunioni solo maschili e quindi sediziose, oppure della psichiatrizzazione della solitudine maschile. Grazie al Cielo si è maschi e si è uomini anche, e talvolta soprattutto e specialmente, nella solitudine. Che non significa per nulla mancanza di presenza del prossimo a se stessi.
ckkb(Quota) (Replica)
Roberto
>Non sei certamente il primo a sostenere ciò, ma quello che vorrei chiederti è: soluzioni? Ne hai?
http://www.claudio-rise.it/interviste/donnini.htm
Non vedo nessun’altra soluzione.
Animus(Quota) (Replica)
Strider: forse non mi sono spiegato: ho detto che le donne vivono per il sesso perché ci guadagnano, anche fare le prostitute è vivere di sesso, gli piace: altrimenti andrebbero a fare le commesse o altro.
Avere tanti uomini dietro e mollarla quando e a chi gli pare è sempre sesso, è sentirsi potenti con i maschi.
Per il resto sono Freudiano: l’uomo ha il pene quindi il vero organo sessuale, le donne sentendo di avere un organo inferiore se la fanno pagare, perché è l’uomo che gode della donna con il suo membro, e lei deve sentire la totale abnegazione del maschio….e poi tutti gli altri comportamenti schizofrenogenici delle femmine.
Leo(Quota) (Replica)
Aggiungo che la donna vuole il maschio moltissimo, senza darlo a vedere, e gli uomini sempre arrapati e schiavi fanno il loro gioco. E’ cosi, la donna vuole tutto dal maschio, mentre l’uomo si accontenta anche del sesso ludico. La donna deve sentirsi sempre in cima agli interessi dei maschi: è il loro potere, di qui la loro pericolosità e dei loro accoliti.
Leo(Quota) (Replica)
per Icarus su Il Fatto. Non ne ho fatto questione di dx o di sx, ma della mal riposta eventuale speranza che quel giornale potesse differenziarsi sulla QM. Il perchè è evidente. Trattasi della versione giustizialista della cultura dominante. L’altra versione è quella lassista/libertaria/garantista.Diverse si, ma entrambe hanno assorbito i paradigmi antimaschili.
Per Ckkb. Molto importante la tua precisazione sull’interpretazione moderna del mito platonico (e della cultura esoterica) dell’androgino, che era cosa seria dalla quale non può essere dedotta alcuna omologazione fra i sessi, se non distorcendola.
armando
armando(Quota) (Replica)
C’è del vero in quello che scrivi Armando a proposito de “Il Fatto”. In ogni caso l’articolo di Fini è stato pubblicato e questo non è poco. Inoltre questo è accaduto in un giornale orientato a sinistra, un altro fatto da rimarcare. E’ ancora molto poco, però sono segnali incoraggianti. Se non altro è servito a far riflettere, pur con i suoi eccessi. In un suo articolo Fabrizio parlava di uscire allo scoperto. Fini lo ha fatto. Speriamo che altri “pezzi grossi” ( uomini alfa) facciano altrettanto, magari servendosi di uno stile meno “provocatorio”. Per arginare le discriminazioni sessiste e dar vita a una vera parità tra i sessi sarebbe importante che prendessero la parola anche loro. Chi l’avrebbe mai detto che, nel giro di 20-30 anni, si sarebbero trovati gli uomini a pretendere la parità e le donne a ricercare sempre più privilegi e vantaggi? Questa è una nuova sfida di sinistra. Peccato che in quell’area politica in pochissimi se ne siano accorti.
Alessandro(Quota) (Replica)
Leo
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Per il resto sono Freudiano: l’uomo ha il pene quindi il vero organo sessuale, le donne sentendo di avere un organo inferiore se la fanno pagare,
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Scusa Leo, ma io, invece, in questo sono molto “strideriano”, nel senso che non concordo assolutamente con tale spiegazione. Ripeto: se le donne avessero delle esigenze sessuali superiori a quelle degli uomini, non si farebbero pagare.
Trattasi di pura e semplice logica.
Leo
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Avere tanti uomini dietro e mollarla quando e a chi gli pare è sempre sesso, è sentirsi potenti con i maschi.
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Sentirsi sessualmente potenti con i maschi, non significa avere delle maggiori esigenze sessuali.
Del resto anch’ io mi sento fisicamente potente con le femmine (e non solo con loro…), visto che sollevo 120-125 kg e pratico pugilato e thai boxe. Ognuno ha i poteri che ha.
Leo
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La donna deve sentirsi sempre in cima agli interessi dei maschi: è il loro potere, di qui la loro pericolosità e dei loro accoliti.
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Leo, l’ ho gia’ scritto in passato, ed altri (Rino, Joker, Silver, ecc) lo hanno fatto prima di me: secondo te un tossico puo’ ricattare un pusher…? Se le donne fossero realmente cosi’ vogliose, come potrebbero ricattare chi e’ meno voglioso e quindi meno bisognoso di sesso? Ma non noti una gigantesca contraddizione in simili ragionamenti ? Eppoi, perche’ pure tu parli di “pericolosita’ delle donne” ? Personalmente temo le leggi, non le donne. Al limite posso temere un uomo, ma una donna proprio no.
Strider(Quota) (Replica)
1- Ogni affermazione che facciamo dovrebbe essere sia pronunciata che intesa cum grano salis. Con quel fondo di common sense che rende ragionevole o quantomeno utile come ipotesi di lavoro anche la più stravagante delle tesi. Quando lo è.
Quanto a me – ad es. – do per scontato che se parlo in generale non sto neppure a dire che esistono sempre minoranze (magari cospicue), casi marginali, eccezioni etc. , giacché è ovvio. Do per scontato pure che anche gli altri facciano lo stesso.
Ciò posto, credo che la “disparità ormonale” sia innegabile e che questo squilibrio sia uno dei punti chiave (certo non il solo) nella costruzione delle relazioni F/M, nel passato come ora. Mutatis mutandis.
2- Vedo che è stato chiamato in causa un tal Platone per ridimensionare la portata delle sue affermazioni.
Ridimensionamento quanto mai necessario, per non dire indispensabile. La sua descrizione dei fondamenti della relazione F/M, così idilliaca e sognante, così “metafisica” oggi ha l’effetto di un depistaggio. E’ un depistaggio.
La gratitudine nei confronti dell’opera ciclopica di coloro che diedero formidabili contributi allo sviluppo del pensiero, non deve andar confusa con l’approccio acritico. Né con atteggiamenti di soggezione.
Gli antichi sono stati grandi, ma ai nostri occhi appaiono ingenui e infantili. Non può essere che così. Deve essere così.
Noi abbiamo alle spalle 2500 di storia che essi non avevano. Siamo noi gli antichi. I grandi del passato sono nostri figli e sono tutti minorenni. Tali resteranno.
Noi siamo oggi la maturità della storia e della coscienza.
Certo, anche noi appariremo ingenui alla coscienza che verrà.
Beninteso: se verrà.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Strider
“Nemmeno io sono d’ accordo con Fini, il quale non ha fatto altro che riportare un pensiero comune alla stragrande maggioranza degli uomini.”
Un pensiero (ingenuo…) comune non solo a tanti uomini di oggi ma anche a quelli di ieri…
Leggi qui.
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La donna presentata da Esiodo in altri passi è conseguentemente la creatura che incanta con la sua seduzione (filÒthj, philòtes), inganna col suo chiacchierio bugiardo (¢p£th, apàte) per poi divorare, lei, ventre (gast»r, gastèr) insaziabile, tutti i beni dell’uomo e le sue energie fisiche e sessuali, conducendolo a precoce vecchiaia.
E’ il caso di annotare che, nell’affermazione che la donna è ventre che divora, si sottende un altro stereotipo antico, cui si era già fatto cenno: la donna si distingue dall’uomo per la sua insaziabilità erotica. E’ facile rilevare come, nei famosi giambi di Semonide contro le donne, la diversificazione della tipologia trova un unico elemento unificatore: l’eccesso di libido.
Tale stereotipo femminile persisterà in tutta la cultura greco-romana: ancora in epoca imperiale Plutarco consiglierà di non far conoscere l’amore alle spose; Flavio Giuseppe (Ant. IV, 219) spiega perché nel diritto tradizionale giudaico la testimonianza delle donne non era valida: “di£ koufÒthta kaˆ qr£soj toà gšnouj aÙtèn,(dià kouphòteta kai thràsos tou ghènous autòn) per la leggerezza, volubilità, e per la sfrenatezza della loro natura”.
Filone di Alessandria identificava il noàj (noùs) con il maschio e il p©qoj (pathos) con la femmina, servendosi di queste categorie per l’interpretazione dei primi capitoli della Genesi.
Esaustiva, per tutte le altre, la testimonianza di Ovidio il quale, nella sua Ars amatoria, dopo aver passato in rassegna alcuni degli innumerevoli exempla che la tradizione mitologica metteva a sua disposizione per dimostrare questa tesi – Biblide, Mirra, Pasifae…- sentenzia “In noi uomini il desiderio è più moderato e non così furioso, la passione dei maschi rispetta il limite della legge” (Ars a. vv. 281-282).
Ancora più interessante la trasposizione mitica dello stereotipo, individuabile nel mito di Tiresia: questi, dopo aver avuto la possibilità di vivere una doppia esperienza di vita umana, sia come uomo che come donna, interrogato da Era e Zeus su quante parti di godimento spettassero, rispettivamente, all’uomo e alla donna, nell’atto sessuale, assegna una parte nettamente superiore alla donna (secondo la versione più celebre, quella fornita di Esiodo, nove parti per la donna ed una per l’uomo).
Silver(Quota) (Replica)