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Foto: www.lemarginalmaquifique.com
Lettera aperta in forma di rapido pamphlet rivolta alle donne occidentali
Non avrò, in questo articoletto, nessuna pretesa di scientificità ed enciclopedicità. Si tratta solo di riflessioni estrapolate dalla esperienza quotidiana e da numerose letture e che sottopongo a voi lettori più in qualità di breve pamphlet che di altro. Pur vero che in ogni angolo del web la pletora dei debunker di ogni ordine e grado si prodiga giornalmente nella decostruzione neopositivista di ogni tipo di articolo che non giudicano sufficientemente scientifico e professorale. Tradotto, scrivono peste e corna di ogni articolo che non si accordi alle loro opinioni personali.
Temo quindi che se qualcuno di costoro passerà in queste sterili e deserte lande maschiliste e patriarcali (perchè oggi il politicamente corretto, il liberismo, il femminismo sono Scienza e Coscienza, oggi, signori – e presentarli come distinti e antitetici è una operazione facile ma profondamente disonesta, oltre che errata) si appiglierà all`assenza di riferimenti scientifici e bibliografie di vario tipo per qualificare il tutto come un rigurgito isterico e antiscientifico. Qualificandolo come analfabetismo funzionale oltre che fascista e maschilista; non stiamo nemmeno a dirlo.
Spero però che costoro non si interesseranno più di tanto a questo articolo. Troppo basso per le loro ali e menti aquiline. Se lo faranno, sarò ben lieto di accogliere le loro dotte disquisizioni. Con un randello.
Mi limito a porre fin dall`inizio come unici referenti la realtà che ci circonda, che si vede e sente, e che scava nelle carni di ognuno e si rende evidente a prescindere se si ha un passato di accademia o meno.
L`argomento che mi preme enucleare è quello del rapporto esiziale fra ogni movimento di sinistra, più o meno comunista e di sinistra, con il femminismo di ogni ordine e grado. E, ovviamente, dovrò semplificare al massimo -e gli avversari ben ne coglieranno l`occasione per lanciare accuse di ignoranza.
Sin dai primordi, vi è sempre stato, a torto o a ragione, in ogni movimento di tipo socialista – tranne qualche voce fuori del coro, ad esempio Bax – una forte vicinanza con il femminismo di ogni tipo. Qualche frangia più o meno deviante e diversa è sempre esisitita, ma in generale e` cosi`. Si parte probabilmente dall`assunto: la donna, nel corso della storia, e` sempre stata sottomessa – brutalmente subalterna all`uomo.
So di dire qualcosa di inaudito. Inaudito specie negli ambienti di sinistra, più o meno marxista, ma questo assunto già di per se è una bestialità. E posso solo sperare che la storia, prima o poi, ne faccia giustizia. Ci tornerò dopo, sul perchè. Se si parte da un assunto base del genere, tutto il resto ne consegue. Se la donna è subalterna, è giocoforza che liberando se stessa, scardinando le basi del potere del “maschio” umano, si identifica come soggetto rivoluzionario: liberando se stessa, libera l`umanità intera. In un certo senso, la donna in quanto tale potrebbe prendere il posto del proletariato in quanto tale. E l`operazione del femminismo di ogni ordine e grado, sin dai suoi albori, è sempre stato questo.
La dialettica si sposta dal proletario; cioe` anziche` essere centrata sulla figura del lavoratore in quanto tale, a prescindere dal sesso, produttore di tutto ma privo del potere politico perchè privo della proprietà dei mezzi di produzione, si centra sulla donna. Sempre oppressa, in ogni latitudine e società, in ogni classe.
Ora, questo e` l`assunto base da cui, in fin dei conti, nasce la strettissima vicinanza fra la maggior parte dei femminismi e la maggior parte dei movimenti, partiti, idealità piu` o meno di sinistra quando non proprio marxisti. Una operazione di avvicinamento fra due cose che in realtà sono in antitesi; e che a lungo andare non poteva portare che all`interclassismo e quindi alla paralisi di ogni dialettica. Di ogni dialettica rivoluzionaria.
Se la storia non è storia di lotte di classe (in realtà non è mai stata nemmeno solo storia di lotte di classe, ma a mio modo di vedere il punto di vista marxiano descrive abbastanza da vicino la realtà, in ogni caso…), finisce per essere storia di lotte di genere. A prescindere dalla classe. Ne nasce l`assurdo secondo cui, magari, nella Russia del 1917 la Zarina avrebbe dovuto solidarizzare con le mogli dei mugiki. Fare una controrivoluzione contro tutti I maschi, bianchi, rossi, di ogni colore: contro lo Zar, ma anche contro gli operai, i contadini maschi.
Una tale bestialità storica, un parto cosi` biecamente e stupidamente interclassista, poteva germogliare solo nelle menti di un folle; o di chi magari ha anche preso dei libri in mano (per farne cosa non so, visti i risultati), ma non è mai stato a contatto con la vita se non in qualche comodo salotto dove si chiacchiera amabilmente di fronte a una tazza di te`. Oppure ha vissuto, sa, conosce, ma sposare certe tesi gli conviene; del resto, appoggiarsi a una forza potenziale che comprende ovunque almeno il 50% della popolazione non è stupido; affatto.
Anche nei testi dei grandi padri e madri del socialismo si trovano sparsi questi riferimenti continui alla oppressione sempiterna della femmina umana e del femminile.
No, chi scrive queste righe non è un misogino. Per quanto lo stiate pensando. Misantropo, se mai. Si, chi scrive queste righe è anche, addirittura, un marxista – o lo spera. Ma, onestamente, non ha mai potuto digerire quei riferimenti continui, melensi, stucchevoli; falsi.
Non è onesto, non è intelligente volere ignorare quanto sia falso e stucchevole volere provare a equiparare le categorie dei proletari, dei lavoratori in quanto tali, degli schiavi da un lato, e quella delle donne tutte assieme dall`altra. Non pongo riferimenti precisi e bibliografie perchè per rendersi conto di quanto dico non ce n`è assolutamente, e neanche, bisogno.
Volere descrivere Imperatrici, regine, nobildonne, borghesi come oppresse, equipararle a schiave, serve della gleba, proletarie, suona più come una follia che come una ideologia; eppure oggi, signori, è ideologia; oggi è scienza. E coscienza – falsa.
Replicheranno che – si, certo; una nobildonna del trecento contava più di un servo della gleba, ma meno di un nobiluomo di pari grado.
Io rispondo che considero, letteralmente, una pazzia, anche questo tipo di affermazioni.
Quando anche – ammesso e non concesso, ma qui degli storici di professione potranno aiutarmi, spero – i documenti storici sanciscano una qualche superiorità formale di una categoria, occorrerebbe vedere quanto questa forma abbia riscontro nella sostanza. Perchè usi e costumi contano sempre più delle leggi scritte, le influenzano e le plasmano. Venirmi a raccontare che una imperatrice non avesse una influenza enorme su di un imperatore pur non essendone, o potendone essere, formalmente capace, significa semplicemente fare del vittimismo spicciolo e ignorare la realtà stessa della specie umana in quanto tale. O forse Agrippina, Messalina, Poppea, Teodora non sono mai esistite? E ignorare anche quanto poco contassero in assoluto servi della gleba, schiavi e contadini maschi, spesso, ma a mio modo di vedere sempre, anche meno delle relative compagne, alle quali l`obbrobrio di venire attaccate a un remo di galera 24 ore al giorno veniva risparmiato.
Strano genere oppressore quello in cui la maggioranza dei propri rappresentanti vengono costretti a vivere come vermi, e nel corso di tutta la storia.
Fosse vera la storiella della donna oppressa nel corso della storia e subalterna al maschio, ai remi delle galere ci sarebbero state solo le donne. Comprese Messalina e Poppea.
Mentre gli uomini, anche quando fosse capitato loro di finire schiavi, tutti, sarebbero stati destinati a stare a casa, educare e sorvegliare i pargoli che le donne avrebbero partorito rinchiuse in gabbie d`acciaio. Le piu` prolifiche selezionate come vacche per partorire e allattare; le meno prolifiche sulle galee, nelle latomie, sui campi di battaglia a farsi trucidare.
Venirmi a raccontare poi come le donne siano migliori dei maschi e che se investite di potere più o meno assoluto non lo eserciterebbero nello stesso modo bieco significa ignorare quanto la realta ci ha gia` raccontato, e moltissime volte, e senza ritegno; ignorare la Storia per intero. Ignorare l`essenza reazionaria di certe figure storiche terribili come la Tatcher (tutt`altro che femminista, poi, e per sua stessa ammissione); di cui ogni femminista che voglia (giocare a ) essere rivoluzionaria dovrebbe vergognarsi.
Ma di nomi ce ne sono molti altri. Dalla regina Zenobia di Palmira fino a Caterina Sforza; su su fino a Tzipi Livni e Condoleeza Rice. Tutta gente per cui le sedicenti rivouzionarie femministe – sottolineo: sedicenti – dovrebbero provare ribrezzo.
E invece ne cantano le lodi. Sessiste e interclassiste, come sempre. Quindi reazionarie in quanto tali, ma fingono di non saperlo. E vogliono darcela a bere.
Il problema è che questa visione semplicemente antistorica, quella della donna oppressa sempre e comunque, in ogni anfratto della storia è nata ed è stata propugnata principalmente a sinistra, e questo storicamente; ed è poi, come era inevitabile, in quanto visione interclassista, filtrato ovunque. E’ un errore che è evoluto, e non poteva evolvere che in questo modo. Ed è un errore che oggi qualunque reazionario porta avanti, consapevolmente o meno, con ardore; chiunque abbia a cuore che l`esistente rimanga cosi come è – o meglio, che cambi ma mantenga inalterati i rapporti di forza di classe.
E uno dei motivi fondamentali è il seguente.
Se la storia è (principalmente) storia di lotte di classe, ma tu la trasformi in lotta di genere, tu ne paralizzi lo sviluppo.
Se tu riconosci come soggetto motore della storia la donna e non il proletario, o meglio, il lavoratore non proprietario; la donna, e non lo sfruttato in termini economici; la donna, e non l`indigeno di areali sottoposti a sfruttamento; la donna, e non chiunque altro abbia veramente l`interesse materiale in quanto singolo e in quanto gruppo a rovesciare un sistema bieco basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione fondamentali e sulla tutela isterica della crescita e del saggio di profitto; se tu eserciti questa operazione sessista e interclassista, tu stai semplicemente dicendo che vuoi lasciare la realtà cosi` come è. Vuoi semplicemente permettere a Poppea, Messalina e Agrippina di prendere in mano lo scettro ufficialmente, e non solo ufficiosamente; ma tutto resta quel che è.
Peraltro, oggi sono in vena di affermazioni politicamente scorrette: le rivoluzioni, storicamente, non le fanno le donne. Qualsiasi tipo, di rivoluzioni: politiche, militari, scientifiche. Danno supporto, aiutano. Ma non le fanno. E mentre Zenobia di Palmira e la Tatcher non sono eccezioni, Giovanna d`Arco, anche semplicemente per motivi numerici, lo è. Quando è ora di morire, fisicamente, psicologicamente, moralmente, legalmente, sono sempre i tanto disprezzati maschietti a farsi avanti; voi venite, certo, ma dopo, care ragazze. Sempre dopo. Quando I maschietti sono finiti. Smembrati, il più delle volte. E non tanto e non solo da altri maschietti, quanto dagli elementi. Ci siamo sempre, stupidamente, frapposti fra gli elementi e voi.
Avrete il coraggio di negarlo?
Quante donne sono morte nella lotta contro gli elementi – a cacciar fiere, a spaccar pietre, a riparare danni di inondazioni e terremoti? E nelle Latomie? Quante nella battaglia di Canne? Che percentuali di morti e torturati ci sono davvero in tutta la storia, divise per sesso? Siamo sicuri che bruciassero solo streghe? A me risulta fossero di più gli stregoni.
Girolamo Savonarola era una donna? Jan Hus era donna? Giordano Bruno aveva l`utero?
Siamo sicuri che, se magari è vero che gli esecutori erano spesso maschi, fra i mandanti una percentuale enorme non fosse femminile? Ne siamo davvero sicuri? Il dubbio viene. Specie se prendiamo in considerazione, empiricamente, la realtà di ogni giorno, e non certo solo di oggi. Come non fosse vero, care ragazze, che forse, si, a sporcarvi le mani in atti di violenza è (ma non ne sono affatto sicuro -considerato quanto vi è di sommerso, e considerato quanto siano sempre diversamente considerati i crimini femminili) meno facile trovarvi (e torno a sottolineare: non sono sicuro affatto che la realtà stia cosi`), ma non certo, credo, a fare da mandanti. A concepire crimini ed istigare. Forse è solo una mia impressione personale, ma mi domando come sia strano in sede legale si sia usi considerare un mandante colpevole tanto quanto un esecutore, a meno che non sia di sesso femminile. Molto strano, se consideriamo che si parla di una categoria supposta oppressa. Sarebbe il caso che deste una occhiatina a qualche sentenza. Sul serio.
Purtroppo noi uomini di sinistra, forse in un rigurgito di cavalleria, abbiamo commesso un errore catastrofico; forse solo in un impeto di autocastrazione, o molto piu` probabilmente in un delirio libertario, ci siamo sempre ostinati a darvi una centralità, care ragazze, che semplicemente non avete. Ed a mio vedere è davvero colpa nostra. Così facendo, non lo sapevamo, ma abbiamo dato ai reazionari di ogni ordine e grado un` arma potentissima.
Hanno imparato da noi, i reazionari. Hanno osservato da lontano il femminismo di ogni tipo, e dopo averlo osteggiato, lo hanno usato. Hanno capito che usando il sessismo femminista avrebbero castrato psicologicamente miliardi di potenziali rivoluzionari fin dalla culla. Come si fa con le bestie in allevamento.
Ma gli umani sono bestie particolari; con loro la castrazione psichica, somministrata a dosi massicce di propaganda colpevolizzante, funziona meglio di quella chimica o chirurgica. Martellare fin dalla culla ogni potenziale futuro indignato lo fa diventare un bue mansueto e ubbidiente. Intelligente per come si vuole che lo sia, ma non in modo diverso. Intelligente per capire gli ordini, non sia mai per concepirne; o darne. Oppure talmente confuso da non saper dove andare in caso si ribellasse.
Hanno lavorato bene, diceva un caro amico commentando la assoluta ignavia delle “masse” occidentali di oggi, definiamole cosi`; ignavia indotta negli ultimi quaranta anni da una propaganda martellante in tutto l`Occidente.
Propaganda soffocante, fatta non solo di femminismo castrante ma anche di self made men -(and women), di yuppismo, di corbellerie idiote dove ogni uomo e donna di successo viene presentato come meritevole – come se non si trattasse invece di sporadiche eccezioni, gonfiate ad arte per fare credere al volgo bue che se ti impegni ce la fai.
Corollario fondamentale, inevitabile e necessario, ma mai abbastanza messo in luce: se pero` non ce la fai e` solo colpa tua, suicidati.
Aveva ragione; hanno lavorato bene.
Il problema, care ragazze, è che molte di voi si sono prestate a lavorare bene allo stesso modo, addirittura di più di quanto non abbian fatto i maschietti. E ne ho scritto sopra.
Ad un livello puramente spicciolo e personale, poi, giova ricordare come una osservazione – sottolineo di nuovo – davvero spicciola della realtà non possa fare a meno di mostrare come l`assoluto e quasi congenito rispetto e amore per il prestigio, e per il potere, sia una cosa che appartenga di più a voi che non a noi, care ragazze.
O meglio: certo appartiene anche a noi, ma davvero molto di più a voi.
A prescindere da dove arrivino e se reali siano quel potere e quel prestigio; a prescindere poi, contrariamente a quanto molti pensano, dal sesso di chi quel prestigio esercita.
No, non credo affatto che il concetto di Ipergamia sia qualcosa di destrorso e antiscientifico; mi verrebbe da dire che anzi rifletta e descriva molto bene la realtà. E` un concetto scientifico, e mi verrebbe da dire, in quanto tale è rivoluzionario – perchè dice la verità e permette di metterci mano sul serio, quindi, a quella verità. Occultare la verità serve a lasciare tutto come sta, inevitabilmente.
Che a voi donne il potere piaccia piu` che a noi maschietti, a cui pure piace (ma probabilmente noi preferiamo altro, tipo il gioco, o non saremmo i bambinoni che amate descrivere ), e che vi piaccia in maniera pressoche` fisica, non mi sembra un concetto reazionario e fascista. Basterebbe considerare quanto successo ha con le donne un disoccupato rispetto ad un manager.
Suvvia, non sto ripetendo il mantra delle donne tutte puttane. Troppo banale, scontato, volgare. In fin dei conti anche stupido. Ma la realtà è ostinata, ed è la femmina umana che continua a sdilinquirsi per managers, calciatori e attori piuttosto che per disoccupati e precari – magari anche carucci ma sfortunati, diciamo cosi`.
E questo sdilinquimento prescinde spesso dal genere – o altrimenti non si spiegherebbe il successo smodato di fiction dinastiche presso i pubblici femminili molto piu` che presso quelli maschili.
E non solo fiction. Non credo che gli spettatori del gossip su ogni tipo di regnante, di potente, di VIP, siano più maschi che femmine. Anzi. Inutile dire che affermare come poi voi si convogli a giuste nozze o si abbia storie con chiunque a prescindere dal ceto sociale non sia affatto un dato contrario a quanto sopra.
Semplicemente, ripiegare su qualcosa di più abbordabile una volta che si è effettivamente capito che è più abbordabile è una strategia umana fin dalla notte dei tempi riguardo a qualunque cosa.
A vent’ anni si puo` ancora avere la illusione che il calciatore di serie A, quel superbo stallone che ci ha posseduto appassionatamente in una discoteca del centro ci richiamera` il giorno dopo. A trent’ anni e passa questa illusione passa; il corpicino raggrinzisce; e si ripiega sull`impiegato.
Se siamo fortunate e ancora abili, si inguaia un professore universitario, un avvocato di grido; ma bisogna aver fortuna.
Attenzione. Parlo di storie che conosco bene – viste e vissute; e no, cari debunker, il fatto che io parli di esperienze personali elevandole a generali non fa di me un analfabeta funzionale. Semmai un attento contestualizzatore ed osservatore. Provate a negarlo.
E voi, care ragazze che leggete, e care donne, lo so che alla mente vi staranno correndo decine di epiteti; maschilista, misogino, frustrato, fallito, brutto; probabilmente sono e sarebbero i piu` gentili.
Ma io che scrivo potrei essere bello come un adone o gobbo come Leopardi, poco conta. Potrei essere un Casanova che seduce a raffica per disprezzo, o un frustratone col pene minuscolo che non vede una vulva da anni: non vi riguarda.
Quel che conta è che questo articolo lo leggiate, e se vi da fastidio, meglio.
Quel che conta e` che capiate che non e` facendo la guerra a noi che farete la Rivoluzione; anzi, il contrario. L`esatto, perfetto e speculare contrario.
Potete insultarmi, certo, ma sapete bene che quanto scrivo falso non è. Dentro di voi, se siete oneste con voi stesse, lo sapete. E questa guerra non l`abbiamo voluta noi, che gia` abbiamo le nostre da combattere, e sono tremende. Però voi la state portando avanti, e la cosa che più mi ripugna è che pensiate che sia la vostra guerra di Liberazione.
Non lo è.
E prima vi accorgerete di questo vostro tragico errore e meglio sarà per tutti.
Esattamente come molti fra noi “di sinistra” si stanno cominciando ad accorgere dei nostri tragici errori. Non solo quelli del Socialismo Reale, diciamo cosi` (ammesso e non concesso poi che siano proprio quelli che vengono descritti, ma questo è un altro discorso…). Parlo proprio degli errori catastrofici commessi qui in Occidente. E dal mio modesto punto di vista quello principale, care ragazze, come vi ripeto, è stato quello di riconoscervi come assolute rivoluzionarie – solo in quanto donne.
In realtà, e questo contraddice solo in parte quanto esposto prima, rivoluzionarie potete e potreste esserlo, eccome. E in ogni campo, care. Ma questo, solo se voi per prime iniziate a fare un lungo lavoro su voi stesse.
Solo se abbandonate una visione di genere e ne adottate un` altra.
Siete sicure che sia la guerra di genere la soluzione?
Ripeto l`invito. Abbandonate una visione di genere e adottatene un` altra.
Indovinate quale.
19 Commenti
Segnalo l’ottimo articolo di una nostra vecchia conoscenza…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E’ una stroia lunga, quella del rapporto fra “socialismo” e femminismo. Inizia prima di Marx e Engels, ma sono stati loro a introdurla massicciamente. E, di seguito, tutte le aree che a vario titolo si richamano ai fondatori del socialismo scientifico. Dai più tiepidi riformisti ai più tenaci rivoluzionari. Leggevo proprio ieri Bordiga., figura che comunque meriterebbe approfondimento. Sul tema in questione lo posso definire solo terrificante. Praticamente un inno al matriarcato originario o supposto tale. Sul tema, prima o poi, tornerò. Sta di fatto che, indipendentemente da ogni altra considerazione, l’articolo di Fabrizio dice cose vere, verificabili nella quotidianità. Anni orsono conoscevo una donna “commmunista” proprio con tre emme, che però era irresistibilmente attratta dalle storie dei regnanti, dalle loro vicende, dai loro matrimoni sfarzosi e così via. E poi si trovava sempre uomini ben danarosi, pronti ad aprire il portafoglio per ristoranti costosi etc, mentre un suo altro sogno era mandare la figlia a studiare in America. Solo un esempio, certo, ma significativo, anche se è errato generalizzare, come sempre si dice.
A questo punto voglio introdurre una domanda intrigante, nell’alveo di quello che dice Fabrizio. Qualcuno sa dirmi com’è che è assai più facile trovare una donna “de sinistra” che sta insieme con un uomo “de destra”, che non viceversa, ossia un uomo di sinistra che sta insieme ad una donna di destra? Non credo sia una domsanda banale. Secondo me nasconde qualcosa di importante per capire la psicologia dei sessi, e quindi anche, in parte, la storia del loro rapporto.
armando(Quota) (Replica)
armando,
Bè, per la verità ad averla introdotta massicciamente è stato per primo il liberale e liberista J. Stuart Mill, poi sono venuti anche Marx ed Engels, ma soprattutto il secondo (il primo si limita a brevi cenni). Tant’è che Mill è considerato uno dei padri spirituali del femminismo (anche se, essendo maschio, c’è già una contraddizione ma tant’è…). Dopo di che non c’è dubbio che la ricostruzione storica engelsiana del rapporto fra i sessi sia completametne sballata e che questa sia stata ripresa ampiamente da tutta la sinistra, in tutte le sue correnti. Però è anche vero al contempo che ancora non si poteva parlare di femminismo nel vero senso del termine, così come lo conosciamo noi, tant’è che, come ricordo spesso, di femminismo nell’URSS staliniana e poststaliniana e nella Cina di Mao e in generale in tutti i paesi del socialismo reale non ve n’era traccia…A mio parere è improprio anche parlare di femminismo prima della metà del secolo scorso. Bisogna stare attenti a non confondere le lotte sociali delle operaie, delle braccianti ecc. con il moderno femminismo che, come sappiamo, nasce negli USA e quasi contestualmente nell’Europa occidentale e su presupposti ideologici in larghissima parte diversi da quelli portati avanti dalle donne comuniste e socialiste. Ricordo che ancora negli anni ’70 l’UDI, l’organizzazione delle donne comuniste, era considerata un ferro vecchio (nonchè subalterno ai maschi) dal nascente feminismo e i partiti comunisti di tutto il mondo erano considerati maschilisti e sottoposti ad una durissima critica da parte del femminismo che sosteneva – i più anziani fra lo ricordano senz’altro – che da questo punto di vista non ci fosse nessuna differenza fra partiti comunisti e partiti di destra, perchè tutti erano considerati egualmente maschilisti…
P.S. l’articolo non è mio ma di Rutilius…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Scusa per l’errore sull’autore dell’articolo. E’ la fretta! per il resto, il fatto che, come dici tu, sia stato per primo J.S. MIll a sollevare la questione femminile, e che Engels (ma, diciamocelo, anche Marx) abbia ripreso la questione è piuttosto un’aggravante, che dimostra l”accettazione del punto di vista dell’avversario, o meglio l’esistenza di un terreno comune. E’ ben vero che nei paesi socialisti non esisteva il femminismo come noi lo conosciamo, ma la sua nascita, a rigore, la retrodaterei nella prima metà metà del novecento con Margareth Sanger, “eroina” del controllo delle nascite, dell’emancipazione individualista delle donne, convinta eugenista, abortista, massona, e legata a doppio filo coi poteri finanziari USA (Rockfelller). Ma non è questo che principalmente ci interessa, quanto la ricostruzione dei rapporti m/f fin dalle origini. E quì sono dolori, per praticamente tutte le aree che si richiamano al marxismo. Insomma, quello che scrive Engels sul matriarcato originario, una sorta di comunismo primitivo seppure arcaico, ha , diciamo, fatto scuola ed è stato accettato da tutti. Leggo Bordiga, rivoluzionario puro e duro, marxista docg (almeno lui si definiva così) e antistalinista della prima ora. Nel comunismo primitivo ” Vi troveremo la grande luce del matriarcato in cui la donna, la Mater, dirige i suoi maschi e i suoi figli (notare l’uso dei termini: donna vs maschio. ndr), prima grande forma di potenza naturale nel vero senso, in cui la donna è attiva e non passiva, padrona e non schiava. La tradizione ne resta nella famiglia latina…………non è il maschio che conquista la donna oggetto, ma la Mater, che non vorremmo chiamare femmina, che elegge il suo maschio per il compito, a lei trasmesso in forma naturale e umana, di diffusione della specie”. Non occorre altro, credo, per mettersi le mani dei capelli. Da questo punto di vista, ogni mutamento culturale nel senso di acquisizione culturale maschile di coscienza di sè, è vista come una jattura Sembra quasi che siamo al regresso, questo sì davvero “reazionario”. Se comunismo, anche nella sua forma superiore ed evoluta, sulla faccenfa m/f è questo o simile, come è inevitabile sia per tutti coloro che, solo per fare un esempio, sostengono che sulla decisione di abortire o meno gli uomini o meglio i padri, non possono e non debbono mettere bocca, andiamo bene……….I vecchi partiti comunisti, vero, erano considerati maschilisti, ma solo perchè ancora influenzati dal’oscurantismo religioso e da una concezione dei sessi diciamo così “tradizionalista” in senso dispregiativo. Ma stiamo tranquilli, ormai i loro eredi sono “maschilisti” solo nell’immaginazione di chi grida alla discriminazione ogni volta che non si inneggia alla sacralità della donna/femmina(Mater.
”
armando(Quota) (Replica)
Sono assolutamente d’accordo con Armando.
Andrea(Quota) (Replica)
Armando:
” Vi troveremo la grande luce del matriarcato in cui la donna, la Mater, dirige i suoi maschi e i suoi figli (notare l’uso dei termini: donna vs maschio. ndr), prima grande forma di potenza naturale nel vero senso, in cui la donna è attiva e non passiva, padrona e non schiava. La tradizione ne resta nella famiglia latina…………non è il maschio che conquista la donna oggetto, ma la Mater, che non vorremmo chiamare femmina, che elegge il suo maschio per il compito, a lei trasmesso in forma naturale e umana, di diffusione della specie”.
Non avevo presente questo passo di Bordiga; se davvero scriveva di queste cose, basterebbe per gettarne al macero l`opera tutta e senza remore – e, questo, non solo per la sua fumosità e inapplicabilità pratica.
Per quanto riguarda l`impianto generale del mio articolo, quel che penso e` quanto scritto – anche se ho dovuto semplificare e generalizzare al massimo. E poi, si`, io non sono Fabrizio Marchi, nonostante l`identità sostanziale delle vedute…
Rutilius polemicus(Quota) (Replica)
Al di là delle dichiarazioni di questo o quell’autore, più o meno impregnate di femminismo, il comunismo si è poi configurato in un determinato modo e ha risolto nella maniera migliore la questione: uomini e donne hanno stessi diritti e stessi doveri, questa è la parità.
Quel comunismo, che può essere criticato sotto tanti aspetti, dal quel punto di vista va elogiato. E del suo lavoro ancor oggi si colgono i frutti. La donna ex sovietica ha i suoi pregi e i suoi difetti, come tutti noi, ma non è in guerra contro l’uomo, proprio perchè è cresciuta in un ambiente dove la retorica a cui noi siamo tristemente abituati ( fatta di finto libertarismo, lagna eterna, doppiopesismo, quote rosa, odio antimaschile, statistiche taroccate, ecc.) è molto marginale se non addirittura inesistente, nonostante i tentativi di penetrazione in tal senso operati da UE e soprattutto USA. Quanto questo potrà durare non lo so. La mia impressione è che Bruxelles e Washington alla lunga sfonderanno anche lì e non mi vorrei nei panni di un uomo che conoscerà quei tempi.
Alessandro(Quota) (Replica)
Alessandro
>>>>>>
La donna ex sovietica ha i suoi pregi e i suoi difetti, come tutti noi, ma non è in guerra contro l’uomo,
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Questo è solo un luogo comune, molto diffuso in ambito Momas, che però non risponde affatto alla realtà, perché le odierne generazioni femminili dell’Europa dell’est somigliano molto a quelle dell’Europa dell’ovest. (*)
Del resto tanti uomini italiani (e non) sono convinti che le donne dell’est siano la panacea di tutti i mali, nonché migliori a prescindere delle italiane, mentre nei fatti sono solo mediamente più belle (e non tutte, perché ad esempio le albanesi non è che siano ‘ste gran fiche).
————–
(*) Basterebbe parlare con qualche italiano NON cazzaro, che in quei luoghi ci vive o ci ha vissuto in tempi recenti.
Daniele(Quota) (Replica)
Altro esempio: in ambito Momas molti uomini sono convinti che l’Occidente sia il luogo dove ci si divorzia più facilmente e pertanto che sia anche la parte di mondo in cui i rapporti tra i due sessi sono più difficili.
Bene, leggete queste statistiche:
http://www.ilmioeden.it/quali-sono-i-paesi-dove-si-divorzia-di-piu/
>>>>>>
Ma adesso è ora di sapere qualcosa di più. Le statistiche sono lo specchio della realtà. Abbiamo stilato la classifica dei paesi con la percentuale più alta di divorzi.
Di fianco al nome del paese è visibile una percentuale. Quella è la probabilità che il matrimonio finisca con un divorzio.
1. Bielorussia 68%
2. Russia 65%
3. Svezia 64%
4. Lettonia 63%
5. Ucraina 63%
6. Repubblica Ceca 61%
7. Belgio 56%
8. Finlandia 56%
9. Lituania 55%
10. Gran Bretagna 53%
>>>>>>>>>>>>
Non mi sembra proprio che l’est sia tutto ‘sto paradiso.
E non mi si venga a raccontare che “là è più facile scopare”.
Casomai da quelle parti è più facile trovare delle femmine che si prostituiscono o che si danno al porno.
Questo sì, senza alcun dubbio.
Nella stessa Ungheria – così come nella repubblica Ceca – c’è un autentico “vivaio” di attrici porno, che in Paesi come l’Italia, il Portogallo o la Grecia – ma anche la stessa Spagna – semplicemente non esiste:
Ma tutto il resto appartiene alle fantasie dell’italiano medio.
Daniele(Quota) (Replica)
Daniele,
“Questo è solo un luogo comune, molto diffuso in ambito Momas, che però non risponde affatto alla realtà, perché le odierne generazioni femminili dell’Europa dell’est somigliano molto a quelle dell’Europa dell’ovest.”.
ODIERNE. Appunto.
Rutilius polemicus(Quota) (Replica)
X Rutilius: A. Bordiga, Testi sul comunismo, La vecchia talpa, Napoli e Edizioni Crini-Firenze, 1972 , con prefazione di J. Camatte, pag 149 (il Comunismo primitivo). Bordiga, comunque, è figura complessa e contraddittoria. Insieme al suo rigido dogmatismo e una irresistibile tendenza allo scientismo positivista applicato però non all’individuo ma alla società, per cui intende dedurne leggi di evoluzione così come accade per il mondo della natura, e nonostante che nel suo pensiero l’individuo venga annullato nell’uomo sociale o nella specie, in reciprocità oppositiva ma simmetrica alla concezione del capitale dell’individuo monade atomistica, ebbe anche sorprendenti anticipazioni di tematiche oggi attuali, come ad esempio la “decrescita” o l’analisi geopolitica. Ne scriverò più a lungo in una prossima presentazione del personaggio.
x Alessandro: stessi diritti e stessi doveri è perfetto. Le leggi questo dovrebbero prevedere, ma poi lasciare libere le persone di orientarsi in base alle proprie passioni, inclinazioni, capacità etc. etc. senza forzature dirigiste e campagne mediatiche, per cui ogni minima differenza in qualsiasi campo, purchè a svantaggio delle donne, viene giudicata come discriminazione. Da quì le quote rosa ma solo in posti appetibili e così via. Io sono convinto che sia l’unica strada per assicurare equità fra i sessi rispettandone le differenze. Esempio: donne soldato? Si purchè con gli stessi criteri selettivi degli uomini e gli stessi doveri (prima linea, missioni pericolose etc. etc). Dopo poco si vedrebbero due cose: a)una rapida diminuzione delle “vocazioni” 2)Una tendenza alla diminuzione dell’efficienza bellica complessiva per cui ……Voglio dire che quando non c’è una forzatura, le differenze emergono e maschi e femmine si ripartiscono in modo disuguale nelle diverse attività lavorative. Se maschi e femmine sono diversi, occorre che entrambi sappiano accettare tale diversità e il modo con cui si esprime, salva la possibilità individuale di non trovare ostacoli qualsiasi sia il suo progetto di vita.
per i resto io non so cosa avviene esattamente nei paesi dell’est, come siano le donne e gli uomini. La mia impressione, e sottilineo impressione, è che se da un lato ci dia ancora consapevolezza di cosa significhi essere donna e uomo, dall’altro anche lì si stia andando verso la ns stessa direzione. Di più non so dire.
armando(Quota) (Replica)
armando,
Totalmente d’accordo. Il discorso sulle quote è poi chiarissimo: se quote devono essere, almeno nel pubblico lo siano ovunque, per uomini e per donne, o non lo siano da nessuna parte. Altrimenti è una presa in giro e solo il rimbecillito uomo occidentale non se ne accorge: gli hanno detto che trattasi di progresso e lui se la beve.
Alessandro(Quota) (Replica)
Alcuni giorni fa ho visto un servizio su “L’aria che tira” hanno fatto vedere un uomo di 63 anni disoccupato che viveva dentro un camper ,l’ottimo articolo di Rutilius historicus , secondo me , ha lo scopo di mettere in evidenza questo errore catastrofico del femminismo ,in sostanza ,il femminismo aiuta le donne ma non fa una distinzione di classe ( sei donna e sei sottomessa) quindi, viene da se che l’uomo descritto ,per il femminismo è INVISIBILE, anzi peggio perchè, essendo maschio , lo ritiene un privilegiato… una forza che si dice di sinistra e pensa in questo modo è qualcosa di aberrante… poi possiamo ancora disquisire se il comunismo centra con il femminismo ecc ecc,,se è cosi ,quella parte del comunismo va cambiata, perchè cozza contro i principi fondamentali quali eguaglianza
mauro recher(Quota) (Replica)
Il famoso privilegio maschile (testimonianza presa da Internet )
Ieri prima di andare al lavoro, mi sono soffermato a vedere un uomo che veniva innaffiato da un passante con una pompa dell’acqua per trovare refrigerio. Erano le 14 e fuori la temperatura era di circa 41 gradi. Mi sono fermato perché mi ha incuriosito il suo volto. Io stavo semplicemente camminando ed ero un bagno di sudore, mentre lui stava lavorando sotto il sole a temperature proibitive. Ero immobile a vedere la sua sofferenza. Dopo un po’ mi guarda e mi dice: “Studia caro ragazzo, e scappa all’estero, perché la mia è una vita di merda!!!” Gli ho chiesto: “Ma come fai? Ci sono 40′ non si può lavorare in queste condizioni…” Mi ha risposto: “Ieri io e un mio collega siamo svenuti, ci hanno portato all’ospedale con l’ambulanza, ma il mio capo vuole che il mese prossimo sia tutto finito, devo lavorare per forza, altrimenti niente paga. 4 anni fa lavoravo in Fiat, poi mi hanno licenziato perché non serviva più personale. Ho una famiglia con due figli, e mi sono dovuto arrangiare. Oggi faccio il muratore, ma per loro lavorerei anche 24 ore al giorno, per vederli sorridere e stare bene. Ho la schiena a pezzi, e la pelle bruciata dal sole, ma devo farlo…” L’ho salutato augurandogli buona fortuna, e lui mi ha offerto una birra che aveva nel suo frigo termico. L’ho rifiutata, e sono andato a comprargliene altre due al bar vicino. Mi ha ringraziato dicendo: “Sei un bravo ragazzo, ti auguro che la vita ti sorrida sempre…” A quel punto ho ripreso il mio cammino, e nella mia mente avevo impresso continuamente il volto di quel padre di famiglia. Ieri ho incontrato così, per caso, un eroe che nessuno considera. Ci sono persone che si spaccano la schiena, le mani e soprattutto l’anima, per poche migliaia di euro al mese. Non chiamateli muratori…
Chiamateli semplicemente #Eroi!!!
mauro recher(Quota) (Replica)
Giusto: Eroi! proprio quegli eroi contro i quali si scaglia la canea femminista (fatta non solo di donne ma anche dei lacchè “maschi”) che li vorrebbe inchiodare come privilegiati e oppressori. Ma mai che propongano di fare il cambio: di vita, di lavoro, di responsabilità verso gli altri, ed anche di salario. Mai.
ARMANDO(Quota) (Replica)
Mauro Recher, una premessa: riguardo al tuo precedente post, condivido quasi tutto, l’unico passaggio riguardo al quale avrei da fare un’ osservazione è questo:
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“Studia caro ragazzo, e scappa all’estero, perché la mia è una vita di merda!!!”
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Io sono un geometra di cantiere, per cui conosco bene le sofferenze di muratori e carpentieri; e son d’accordo anche quando quell’ uomo dice:
“Studia, caro ragazzo” (anche se andrebbe sempre precisato “cosa studiare”), ma ho da ridire quando si fanno generici riferimenti all’ “estero”.
Domanda: quale “estero” ?
Voglio dire: l’estero è anche Somalia e Libia, oppure Iraq e Turkmenistan, volendo Arabia Saudita o Corea del Nord, ma dubito che un qualsiasi italiano aspirerebbe a lavorare e vivere in quei luoghi…
In realtà l’italiano medio, quando parla di estero, fa riferimento ai soliti Paesi:
Germania, Inghilterra, Canada, Olanda, Danimarca, etc.
Resta un fatto: se non hai una qualifica anche lì sei un mezzo schiavo che deve piegare la testa per “quattro soldi”, per non parlare del fatto che “sei e sempre resterai uno straniero in terra straniera”.
Andrea M.(Quota) (Replica)
Anche in Italia mi sento uno straniero in terra straniera,anzi un E.T.
La notte guardo le stelle e con la mente volo verso mondi lontani…fermate il mondo: voglio scendere!
Arturo(Quota) (Replica)
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D’accordo e quindi?
Anche tu sei convinto che altrove sia tutto un “paradiso terrestre” ?
Bene, libero di emigrare, non è obbligatorio restare in Italia.
Scegli bene il Paese, però, perché potresti rimanere profondamente deluso…
Andrea M.(Quota) (Replica)
Andrea M.,
Non ho affermato che altrove ci sia un paradiso terrestre,fraintendi.
Volevo chiosare su quanto sia divenuta alienante la società in generale e non solo quella italiana.
Arturo(Quota) (Replica)