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Sopra l’entrata della sede nazionale della CGIL a Roma campeggia una scritta che recita testualmente “La violenza sulle donne è una sconfitta per tutti”.
E quella sugli uomini (da parte di altri uomini e anche da parte di alcune donne), sui minori (da parte di alcune donne e di alcuni uomini), sugli anziani e sui disabili (idem come sopra) che cos’è invece? Una vittoria della classe operaia? A meno di non pensare che l’unica violenza esistente al mondo sia quella subita dalle donne da parte degli uomini.
Ci avevo già fatto caso da tempo ma non l’avevo commentata perché la cronaca politica dei fatti ha prevalso. Ma ora lo faccio, riproponendomi di approfondire l’argomento.
Su per giù sempre in tema, leggete ora questo brevissimo stralcio di un articolo (per altri versi in buona parte condivisibile) di Guido Viale, noto intellettuale di sinistra, sul Green Pass: “Perché per non essere licenziati i lavoratori e le lavoratrici si vedono costretti e costrette a lavorare nelle condizioni di sicurezza sempre più precarie imposte dai loro padroni/datori di lavoro. È il ricatto del posto di lavoro”.
Trovata la chicca, quasi impercettibile agli occhi dei più? Viale parla, giustamente, di lavoratori e di lavoratrici, ma quando fa riferimento ai padroni ne parla solo al maschile, come se non esistessero padrone, cioè donne che vivono e accumulano (come altri uomini) grazie al lavoro di altri e di altre.
Una svista? Un riflesso condizionato? Tendo a pensare alla seconda ipotesi che, ovviamente, non è casuale ma il prodotto di una cultura, o meglio, di una ideologia dalla quale ormai siamo pervasi e che ha modificato anche il linguaggio e le modalità di espressione.
Del resto, Viale è persona troppo raffinata intellettualmente per arrivare all’obbrobrio dell’asterisco o dello schwa (ci si deve ancora pensare per utilizzarli…) ma non così libera per poter scrivere che oltre ai padroni esistono anche le padrone.
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