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Pur di rovesciare il governo di Assad, alleato della Russia e sostenitore della causa palestinese e libanese, il cosiddetto “Occidente collettivo”, in primis USA, Israele e GB (più satelliti al seguito) non ha esitato a sostenere, riorganizzare, riarmare e finanziare la peggiore feccia jahadista dell’ISIS e di Al Nusra creata dall’Arabia Saudita wahabita, composta da mercenari tagliagole criminali e prezzolati che nulla hanno a che vedere con l’autentica cultura islamica. La stessa feccia che alcuni anni fa era stata respinta sul campo dall’esercito siriano e dalle milizie di Hezbollah con il supporto dell’aviazione russa.
Ricordiamocele queste cose ogniqualvolta ci torneranno a parlare di diritti civili, di femminismo, di “questioni di genere”, di “liberazione delle donne e delle persone lgbtq” e della missione civilizzatrice dell’Occidente nel mondo.
La Siria di Assad, erede della tradizione baathista, nonostante le fesserie raccontate da tutti i media, di destra o di “sinistra”, è, anzi, era, un paese laico dove convivevano pacificamente più di venti differenti confessioni religiose (non è una questioncella da nulla, in quello specifico contesto) e dove le donne (dal momento che si riempiono la bocca dalla mattina alla sera con la solita retorica politicamente corretta) erano pienamente inserite nella vita sociale e pubblica. Ora, con la feccia criminale integralista al potere, non credo proprio che rimarrà tale.
Questa è la vera natura di quello che, appunto, viene definito “Occidente collettivo”. Un Occidente disposto a qualsiasi nefandezza pur di mantenere la propria egemonia sul mondo. L’ideologia neoliberale e politicamente corretta è soltanto la copertura ideologica di questo Occidente imperialista e guerrafondaio. Con Trump, dal punto di vista ideologico, la musica cambierà parzialmente, ma non più di tanto.
E’ evidente che un’operazione di tale portata è stata preparata da tempo e ha colto l’esercito siriano, già fortemente indebolito dopo anni e anni di guerra, del tutto impreparato ad affrontare questo attacco. E’ molto probabile se non certo che pezzi dello stesso esercito siriano siano stati precedentemente assoldati da Washington e Tel Aviv, con la complicità del caudillo turco, Erdogan, campione di ambiguità, inaffidabilità e spregiudicatezza. Nel complesso un contesto di grande fragilità del governo siriano che probabilmente ha persuaso la Russia che non c’erano le condizioni oggettive per un secondo intervento in favore di Assad.
La caduta del governo di Assad è una sconfitta strategica innanzitutto per i movimenti di liberazione nazionale palestinese e libanese, perché ora Israele avrà campo libero, ancor più di quanto non abbia avuto fino ad ora, praticamente senza limiti. Ma è una sconfitta anche per l’Iran che ora è decisamente più debole e potenzialmente soggetto al tentativo di una “rivoluzione colorata” al suo interno. Lo è per la Russia che perde un suo storico alleato, per la Cina che vede fortemente ridimensionati il suo ruolo politico, la sua attività diplomatica e la sua espansione commerciale verso l’Europa e il Mediterraneo (leggi Via della Seta) e naturalmente, per tutti i paesi dell’area Brics e complessivamente per il processo verso un mondo multipolare. Con il crollo della Siria baathista Israele e Stati Uniti tornano ad essere egemoni in tutta l’area mediorientale, con tutto ciò che ne consegue oltre naturalmente agli aspetti di natura militare e geopolitica, cioè il controllo dell’area, dei gasdotti, delle vie commerciali, del Mediterraneo.
Il prossimo obiettivo strategico sarà, appunto, l’Iran, peraltro un vecchio “pallino” della nuova amministrazione americana.
Non possiamo che prendere atto di questa grave sconfitta e ciò dimostra che non bisogna mai abbassare la guardia. In molti ultimamente si erano illusi rispetto ad un possibile rapido declino degli USA. Personalmente credo invece che quanto avvenuto ci dice che gli Stati Uniti sono ancora una grande potenza in grado di esercitare un peso molto grande in tutti gli scacchieri del mondo. Il passaggio ad un mondo multipolare sarà ancora lungo e tormentato.
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