- Views 0
- Likes 0
Siamo alla farsa, senza timore di esagerare. Non c’è altro modo per definire la manifestazione del 13 febbraio indetta per “difendere la dignità delle donne”.
Le ideologie (ho scritto ideologie, non filosofie), da sempre (tutte, nessuna esclusa, compresa naturalmente quella attualmente dominante del “capitalismo post-industriale globale e assoluto”), sono abilissime nel reinterpretare la realtà fino a deformarla completamente.
Quanto sta accadendo oggi con la vicenda che vede protagonista il capo del governo e il suo stuolo di escort/starlette/cubiste/puttane/aspiranti showgirl-attrici-modelle/aspiranti mantenute e in generale aspiranti a tutto, anche a uno scranno da parlamentare o da consigliera regionale, perché no, c’è addirittura chi fa la ministra e promulga leggi contro la prostituzione…(ci sarebbe da ridere se la cosa non fosse seria…), ha tuttavia qualcosa di unico ed è la testimonianza che il femminismo ha una marcia in più, da questo punto di vista.
Le cronache di questi giorni hanno solo evidenziato la punta dell’iceberg di ciò che volgarmente viene definito un “puttanaio”, cioè un fenomeno di mercificazione sessuale di massa che dimostra, più di qualsiasi altro, la fondatezza della nostra analisi. Il paradigma è quello che conosciamo perfettamente: un maschio alpha che compra in contanti (potrebbe comprare in qualsiasi altro modo, come tanti altri “maschi dominanti”, ma evidentemente a lui piace così, la sostanza non cambia di una virgola…) , da una parte, e una schiera di donne che si vendono(non per necessità ma per libera scelta), dall’altra. Il tutto nella piena autonomia e consapevolezza da parte di tutte/i.
E qui scatta il busillis, direbbe un nostro carissimo e autorevolissimo amico. Non potendo ammettere la seconda parte del paradigma di cui sopra (la mercificazione sessuale diretta e indiretta come scelta autonoma e consapevole da parte di molte donne), evidente agli occhi di qualsiasi essere senziente, il femminismo (per lo meno la sua componente più “politica” e maggioritaria, quella che ha promosso la manifestazione del 13, poi ci soffermeremo sugli altri risvolti) e il “politically correct” sono costretti a negarla per affermare solo la prima: il maschio che compra. Che si tratti, come in questo caso, di un uomo come Berlusconi, da un punto di vista concettuale, non ha nessuna importanza; potrebbe valere per chiunque. Così facendo, il dogma è salvo (per chi non vuole vedere…): le donne sono sempre e comunque innocenti e senza alcuna responsabilità per ciò che accade.
Ma perché il femminismo e il “politically correct” sono costretti a negare ciò che è evidente? Perché se non lo facessero sarebbero costretti ad ammettere che anche le donne sono corresponsabili a pieno titolo del processo di mercificazione e auto mercificazione che le vede coinvolte e protagoniste. Ma ammettere questo significherebbe minare alle fondamenta l’ideologia femminista stessa che ha invece necessità di sollevare sempre e comunque le donne da ogni responsabilità, anche e soprattutto in frangenti di questo genere. “Se le donne si prostituiscono, in mille modi diversi, (chiarisco, per gli avvoltoi costantemente in agguato, che non stiamo parlando di quelle donne vittime del racket) – lo fanno perché costrette, sempre, comunque e dovunque”. Questo è il mantra ufficiale di una parte del femminismo. “Se non ci fosse il maschio che compra, non esisterebbe la femmina che si prostituisce (praticamente o concettualmente), e mai il contrario”. Qualcun altro, a parti invertite, potrebbe obiettare, in modo speculare, che se le donne non vendessero, gli uomini non comprerebbero. E il cane continuerebbe a mordersi la coda…Sappiamo bene che la realtà è estremamente più articolata e complessa di queste due vulgate…
Ma, come ripetiamo, il femminismo deve negare, per definizione, questo secondo aspetto ( così come il machismo più becero tende a negare il primo; e guarda caso, Berlusconi sostiene di non aver mai pagato una donna in tutta la sua vita…). Ammetterlo equivarrebbe a togliere un mattone fondamentale all’intera impalcatura ideologica che crollerebbe inevitabilmente in pezzi.
Naturalmente sarebbe a questo punto fondamentale approfondire l’analisi relativa al fenomeno della prostituzione, con tutte le sue implicazioni, sociali, psicologiche e culturali, sia per quanto riguarda le donne che gli uomini. Ma il tutto ci porterebbe lontano. Rimandiamo, nel merito, alla lettura dell’articolo pubblicato nello spazio degli editoriali dal titolo “Prostituzione: ideologie diverse ma stessa ipocrisia”.
E’ con questo modo di procedere che si è arrivati a quella che ho definito la farsa del 13 febbraio.
Ma non è finita. Perché c’è un’altra corrente femminista la quale, continuando a gridare ad alta voce , anche se non più sulle piazze ma nei salotti mediatici (hanno fatto carriera) che “L’utero è mio e lo gestisco io”, arriva di fatto a giustificare e a sostenere apertamente le “Olgettine” e la loro nutritissima schiera di consorelle. E siccome “l’utero è mio e lo gestisco io”, diventa automaticamente e conseguentemente del tutto normale che “lo venda a chi mi pare o a chi meglio credo”, senza per questo essere giudicata da chicchessia.
Personalmente, anche se ci è stato chiesto da sempre di non immischiarci in affari che non ci riguardano (“gli uomini si occupassero delle loro faccende che a quelle delle donne ci pensano le donne stesse”…), mi sento di avanzare l’ipotesi (voglio essere ottimista…) che l’intento del femminismo storico di matrice sessantottina non fosse propriamente quello di trasformare il vecchio ma altamente simbolico slogan “L’utero è mio e lo gestisco io” nel più prosaico “L’utero è mio e lo vendo a chi mi pare”. Sembrerebbe proprio che si sia invece andati in questa direzione. E certamente non solo per quanto accade ad Arcore…
Non sarebbe male (per le donne tutte, ma specialmente per quelle di “sinistra”) prendersi una pausa, mettersi intorno ad un tavolo ed iniziare una riflessione, possibilmente anche autocritica, della serie:”Ragazze, chi eravamo, cosa volevamo, chi siamo oggi e dove stiamo andando? Le cose sono andate nella direzione che auspicavamo oppure qualcosa non è andata per il giusto verso? Non abbiamo nessuna responsabilità per ciò che sta accadendo?” Parrebbe proprio di no, a giudicare dai contenuti e dalle parole d’ordine della manifestazione del 13…
Ma, come ripeto, non possiamo metter becco in ciò che non ci compete e non resta che attenerci ai fatti. I quali però,evidenti, nella loro oggettività, non possono essere sottaciuti. E allora, mi viene da pensare:”Se una donna è nel pieno diritto di gestire il proprio corpo come meglio crede (quindi anche di venderlo), in piena libertà, senza essere giudicata né tanto meno colpevolizzata, perché dovrebbe invece esserlo un uomo che decide di usufruire di quelle “prestazioni” che la donna gli offre dietro compenso, in virtù di quel diritto e di quella libertà che lei stessa rivendica?
Perché la donna che vende il proprio corpo deve poterlo fare senza essere colpevolizzata mentre l’uomo deve essere criminalizzato? Questo modo di ragionare è del tutto illogico. Se si ammette la libertà delle donne di poter vendere il proprio corpo (e si arriva addirittura a giustificarlo ideologicamente)non si capisce sulla base di quale logica quegli uomini che scelgono di comprarlo dovrebbero essere criminalizzati.
Delle due l’una. Non c’è scampo. In ambito filosofico questo modo di procedere verrebbe definito come “principio di identità e non contraddizione”. Mi pare che in questo caso (e in molti altri…) sia stato ampiamente sforato…
La cosa singolare (per coloro che non hanno familiarità con questi temi e con le alchimie sofistiche del femminismo…) è che queste due posizioni (la dignità calpestata delle donne da una parte, e la rivendicazione della libertà delle stesse donne dall’altra di gestirsi come meglio credono) sembrerebbero essere in contrasto fra loro. Se la logica ha un senso, o le “Olgettine” (in questo caso, ma è evidente che il paradigma può e deve essere esteso) sono delle vittime oppure sono delle donne libere e consapevoli che in piena coscienza, libertà e autonomia agiscono nel modo in cui agiscono.
Ma il nodo non si scioglie né tanto meno qualcuna si pone il problema di scioglierlo. D’altronde, chi glielo fa fare? Tanto più che nessuno, ma veramente nessuno (tranne noi pochi temerari), si azzarda a segnalare questa clamorosa e mastodontica contraddizione. D’altronde, una delle due “verità” può andar bene in un determinato frangente, e l’altra in un altro. A seconda delle necessità del caso.
E questa è la “grandezza” del femminismo”. Il “principio di identità e non contraddizione”, e quindi la logica, vanno a farsi benedire, con il massimo della disinvoltura possibile. “In fondo, non è forse anche la logica una creatura maschile, ad uso e consumo dei maschi?…E allora buttiamola nel cesso e tiriamo la catena…O meglio, pieghiamola ai nostri desiderata. E’ ammesso tutto e il contrario di tutto, purchè tornino i (nostri) conti”.
In chiusura, tutto ciò ci impone una riflessione che non possiamo procrastinare:quale metodo da adottare per il nostro lavoro?
E’ evidente,sulla base di quanto abbiamo appena spiegato, che la logica può servire prevalentemente a fini interni (al Movimento, intendo); uno strumento efficace per la comprensione e l’analisi della realtà. Ma è altrettanto evidente che quando ci rivolgiamo all’esterno, specialmente nel contatto con gli altri uomini, dobbiamo saper navigare in una dimensione, quella psicologica e culturale, che viaggia su canali e binari completamente altri rispetto a quelli che siamo normalmente abituati a percorrere. Dobbiamo attrezzarci in tal senso. E lì, nella “psicosfera” che si gioca la partita. Proprio lì, in quel luogo dove tutto e il contrario di tutto possono convivere senza apparenti contraddizioni. Dobbiamo imparare a portarle alla luce, certamente utilizzando la logica ma all’interno di una dimensione altra, dove la logica stessa è costantemente e sistematicamente negata e dove tutto può essere reinterpretato se non addirittura rovesciato nel suo contrario.
Proprio il modo in cui sono stati reinterpretati i fatti di questi giorni, ci pare confermi decisamente questa tesi.
225 Commenti
Perché se non lo facessero sarebbero costretti ad ammettere che anche le donne sono corresponsabili a pieno titolo del processo di mercificazione e auto mercificazione che le vede coinvolte e protagoniste. Ma ammettere questo significherebbe minare alle fondamenta l’ideologia femminista stessa che ha invece necessità di sollevare sempre e comunque le donne da ogni responsabilità,
“l’utero è mio e lo gestisco io”, diventa automaticamente e conseguentemente del tutto normale che “lo venda a chi mi pare o a chi meglio credo”, senza per questo essere giudicata da chicchessia.
————————————————————————-
Praticamente le donne hanno il controllo totale su gli uomini, la usano per fare i soldi e in più criminalizzano chi la compra: quindi tengono gli uomini in uno stato di eccitamento continuo e disposti a tutto per avere un pò di sesso. Sembra fantascienza, preferisco Barbarella.
Leonardo(Quota) (Replica)
Da quando Berlusconi è comparso sulla scena politica si sono sprecate le manifestazioni di piazza contro la sua politica, la sua inidoneità a ricoprire i più importanti incarichi istituzionali per via dei suoi mille processi in corso, del conflitto d’interessi ecc.. Al di là dei risultati conseguiti in termini politici, ben pochi, perchè Berlusconi è andato rafforzandosi nel corso degli ultimi anni e ha dato anzi un’accelerata alla sua politica sostanzialmente reazionaria e anti-popolare, le ragioni di fondo delle proteste erano serie e fondate. Adesso il 13 febbraio ci troviamo di fronte a una manifestazione puramente ideologica, senza capo nè coda, perchè non si capisce su che cosa verta: Berlusconi è accusato di organizzare festini in cui partecipano giovani donne con cui poi si intrattiene sessualmente dietro compensi di varia natura; in questo modo Berlusconi esprimerebbe scarso rispetto nei confronti delle donne, di tutte le donne. Scrivi bene Fabrizio: siamo proprio alla farsa. Quando l’ideologia si sotituisce a un approccio laico, razionale, spassionato ai fatti, si produce la tragedia, come spesso è capitato nel corso del Novecento soprattutto, o la farsa, come per fortuna è in quest’ultimo caso. Sembra proprio di trovarci nella Ginevra amministrata da Giovanni Calvino, dove una festa era sufficiente per rischiare il patibolo. Ai giorni nostri non più il patibolo ma la gogna mediatica. La logica è oramai un optional, l’importante è lamentarsi, eternamente lamentarsi di tutto, perchè alla fine c’è sempre chi ti dà ragione. E in questo caso l’Unità è oramai diventata la parodia di un quotidiano, dal momento che porta avanti battaglie che sono puramente ideologiche e della peggiore ideologia. Il rischio è, purtroppo, di ritrovarsi ancora Berlusconi al governo per i prossimi anni, perchè iniziative come questa svuotano di valore la vera e seria critica al suo governo, riducendo tutto ad “anti-berlusconismo” puramente ideologico. Diverso il discorso se si fa riferimento al reato di prostituzione minorile e al favoreggiamento della prostituzione.Si tratta di reati e come tali devono essere perseguiti. Ma in questo caso bisogna attendere il responso dei giudici.
Alessandro(Quota) (Replica)
quella farsa di cui scrive Fabrizio porta a questi risultati
dal solito blog
………………………………………………………………………………………
ALESSANDRO scrive:
8 febbraio 2011 alle 12:18
Buongiorno, mi chiamo Alessandro, ho 45 anni, ho avuto la “fortuna” di prendere l’influenza tra venerdì e domenica scorsa. La fortuna è stata rimanere a casa e grazie a Repubblica Tv poter seguire con passione tutta la manifestazione di LeG.
Ho ascoltato immutolito il Suo intervento, ne sono rimasto così colpito che … mi sono commosso, pensando oltre a me anche ai miei figli, e alla prospettiva svilente che si prospetta loro e che bisogna assolutamente correggere. La sensazione provata, una volta finito il suo discorso, è stata quella di chiedere SCUSA alle donne, qualsiasi donna, mia moglie, mia madre, le mie colleghe, le commesse del market, le ragazze che sul marciapiede cercano di sopravvivere… purtroppo c’ è motivo di sentirsi in colpa, soprattutto in questo periodo, per il solo fatto di appartenere al genere maschile. Spero che le sue parole abbiano suscitato queste sensazioni in tanti altri uomini.
Le dico inoltre GRAZIE, per la sferzata contenuta nel suo discorso e nel documento filmato “Il corpo delle donne”, che non conoscevo, e che ci fa vergognare (noi uomini!). Tanti complimenti e buon lavoro.
La saluto cordialmente.
Alessandro
———————————————————————-
cosi sembra uno dei tanti post dei cosiddetti maschi pentiti però ,questo ha una curiosità in più
dal solito blog però un argomento diverso
——————————————————————–
ALESSANDRO scrive:
8 febbraio 2011 alle 12:18
Buongiorno, mi chiamo Alessandro, ho 45 anni, ho avuto la “fortuna” di prendere l’influenza tra venerdì e domenica scorsa. La fortuna è stata rimanere a casa e grazie a Repubblica Tv poter seguire con passione tutta la manifestazione di LeG.
Ho ascoltato immutolito il Suo intervento, ne sono rimasto così colpito che … mi sono commosso, pensando oltre a me anche ai miei figli, e alla prospettiva svilente che si prospetta loro e che bisogna assolutamente correggere. La sensazione provata, una volta finito il suo discorso, è stata quella di chiedere SCUSA alle donne, qualsiasi donna, mia moglie, mia madre, le mie colleghe, le commesse del market, le ragazze che sul marciapiede cercano di sopravvivere… purtroppo c’ è motivo di sentirsi in colpa, soprattutto in questo periodo, per il solo fatto di appartenere al genere maschile. Spero che le sue parole abbiano suscitato queste sensazioni in tanti altri uomini.
Le dico inoltre GRAZIE, per la sferzata contenuta nel suo discorso e nel documento filmato “Il corpo delle donne”, che non conoscevo, e che ci fa vergognare (noi uomini!). Tanti complimenti e buon lavoro.
La saluto cordialmente.
Alessandro
…………………………………………………………………..
come si nota il post è praticamente identico ,questo mi fa sorgere alcuni dubbi
1- è uno sbaglio loro ,di chi controlla il blog (cosa alquanto strana)
2- è un troll (cosa ancora più strana)
3- essendo maligni si può sicuramente pensare che ,ci sono persone che inventano nick maschili ,con tanto di servilismo e pentimento ,per far vedere che il loro lavoro funziona ,solo che ,questa volta hanno mandato due volte lo stesso messaggio per errore ,
come si dice ??che a pensare male si fa peccato ,ma di solito ci si indovina
mauro recher(Quota) (Replica)
Sì, è una farsa.
E c’è molto di penoso nel patetico spettacolo che si va allestendo, il quale, per quel che posso fiutare attorno a me, si sta in parte rivoltando contro le organizzatrici e i loro obiettivi. Bene.
Troppo smaccata è la contraddizione, troppo artefatte le ragioni della “protesta” (“…che non è contro le DD”) …e che quindi è contro gli UU. Chi altri?
Molte delle contraddizioni sono state di nuovo richiamate da Fabrizio.
Si vendono perché “costrette” anzi no ” la vulva è mia e me la gestisco io”, va condannato l’acquisto, ma è legittima la vendita etc. etc.
Ed è giusto dire che, in fondo, è quasi del tutto vana – sull’esterno – la nostra opera di disossamento delle contraddizioni (=menzogne) di questa ideo-utopia delirante che chiamiamo femminismo.
Bisogna fare qualcos’altro.
Se avessi in mano la soluzione…
RDV
Rino(Quota) (Replica)
mauro recher
come si nota il post è praticamente identico ,questo mi fa sorgere alcuni dubbi
1- è uno sbaglio loro ,di chi controlla il blog (cosa alquanto strana)
2- è un troll (cosa ancora più strana)
3- essendo maligni si può sicuramente pensare che ,ci sono persone che inventano nick maschili ,con tanto di servilismo e pentimento ,per far vedere che il loro lavoro funziona ,solo che ,questa volta hanno mandato due volte lo stesso messaggio per errore ,
come si dice ??che a pensare male si fa peccato ,ma di solito ci si indovina
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
La 1 da scartare, se ne sarebbero accorti prima.
La 2…non saprei, un troll di solito invaderebbe altri blog.
La 3 è la più probabile,insieme alla 4 ( aggiungo io : è veramente un lurido maschiopentito).
Silent Hill(Quota) (Replica)
Stasera sono rimasto piuttosto sorpreso.
Ho sentito a rainews un’ intervista ad una deputata del PD (Paola Concia), che ha fatto un discorso, dal mio punto di vista, condivisibile.
L’ intervistatore le ha chiesto, in sostanza, come si concilia, dal suo punto di vista, la rivendicazione che il corpo delle donne è delle donne e lo gestiscono da sole, con la critica nei confronti di chi, in effetti, questo e null’ altro fa (le amichette di Berlusconi).
Lei ha ammesso in sostanza che è vero che in questi casi non si può parlare di sfruttamento, e che il tema proposto necessita di un’ ampia riflessione al riguardo da parte delle donne stesse.
Una sostanziale autocritica, insomma. Vedremo se avrà un seguito.
Poi ha aggiunto un’ altra cosa che condivido: che per lei, il problema, riguarda il rapporto che tutti, uomini e donne, hanno con il potere.
In pratica, ha detto che, un uomo che, l’ arrampicata sociale, la fa facendo il leccaculo dei potenti, non è che sia molto diverso da una donna che la fa aprendo le gambe.
Io sono d’ accordo con lei, gli esempi si sprecano.
In sostanza, ha dato ragione a me: occorre ristabilire il primato dell’ etica.
sandro(Quota) (Replica)
Rino
>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Bisogna fare qualcos’altro.
Se avessi in mano la soluzione…
RDV
>>>>>>>>>>>>>>>>>>
http://www.apophis2036.it/
…
Daniele(Quota) (Replica)
Sandro: Stasera sono rimasto piuttosto sorpreso.
Ho sentito a rainews un’ intervista ad una deputata del PD (Paola Concia), che ha fatto un discorso, dal mio punto di vista, condivisibile.
L’ intervistatore le ha chiesto, in sostanza, come si concilia, dal suo punto di vista, la rivendicazione che il corpo delle donne è delle donne e lo gestiscono da sole, con la critica nei confronti di chi, in effetti, questo e null’ altro fa (le amichette di Berlusconi).
Lei ha ammesso in sostanza che è vero che in questi casi non si può parlare di sfruttamento, e che il tema proposto necessita di un’ ampia riflessione al riguardo da parte delle donne stesse.
Una sostanziale autocritica, insomma. Vedremo se avrà un seguito.
Poi ha aggiunto un’ altra cosa che condivido: che per lei, il problema, riguarda il rapporto che tutti, uomini e donne, hanno con il potere.
In pratica, ha detto che, un uomo che, l’ arrampicata sociale, la fa facendo il leccaculo dei potenti, non è che sia molto diverso da una donna che la fa aprendo le gambe.
Io sono d’ accordo con lei, gli esempi si sprecano.
In sostanza, ha dato ragione a me: occorre ristabilire il primato dell’ etica.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Sì, è sorprendente, perchè siamo sempre più disabituati a sentire ragionamenti che partano dalla testa e non dalla pancia. Condivido anch’io quanto detto dalla deputata.
Alessandro(Quota) (Replica)
Mauro Recher: come si nota il post è praticamente identico ,questo mi fa sorgere alcuni dubbi
1- è uno sbaglio loro ,di chi controlla il blog (cosa alquanto strana)
2- è un troll (cosa ancora più strana)
3- essendo maligni si può sicuramente pensare che ,ci sono persone che inventano nick maschili ,con tanto di servilismo e pentimento ,per far vedere che il loro lavoro funziona ,solo che ,questa volta hanno mandato due volte lo stesso messaggio per errore ,
come si dice ??che a pensare male si fa peccato ,ma di solito ci si indovina>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Anch’io propendo per la numero tre. Bisogna tenere in considerazione che quel blog e la proprietaria hanno goduto di un enorme spazio mediatico. E’ sotto i riflettori e, come si dice, “tutto fa brodo”. Se poi quell’intervento fosse davvero di un uomo, gli consiglierei di percorrere la sua città fustigandosi con la videocassetta del famoso “documentario” in segno di penitenza. Così, forse, incomincerebbe a espiare le sue colpe
Alessandro(Quota) (Replica)
“Sì, è sorprendente, perchè siamo sempre più disabituati a sentire ragionamenti che partano dalla testa e non dalla pancia”
_____________
Guarda queste altre come si arrampicano sugli specchi:
http://www.corriere.it/cronache/11_febbraio_06/gamberale-donne-dibattito_0329b99a-322a-11e0-a054-00144f486ba6.shtml
_____________
«Io alla manifestazione ci sarò, non occorre essere d’accordo al cento per cento per andarci. L’ho provato sulla mia pelle: le voci femminili, se sono isolate, non contano. La voce delle donne ha peso solo se ha dietro un sentire comune. Non stiamo facendo alta filosofia, stiamo parlando di un movimento di opinione che in questo momento va sostenuto perché è il solo modo che abbiamo per dire basta. La politica c’entra poco, questa è solo indignazione contro il degrado del Paese. Non è una manifestazione contro le donne di Arcore, al contrario: loro sono le prime vittime di questa cultura che vogliamo cambiare»
E ancora:
“Dall’altra parte c’è la forza massacrante della tv, ci sono i modelli delle donne bellissime, ricche, ammirate, desiderate, che fanno uso di un linguaggio della seduzione proposto dalla cultura di mercato che si propone come l’unica vincente. E le giovani più sprovvedute, meno preparate a difendere la propria autonomia, credono sinceramente che quella sia la sola possibile espressione della femminilità su questa terra”
_____________
Un autentico capolavoro di paraculaggine: deresponsabilizzazione totale e vittimismo a oltranza.
Adesso le “amichette” di Berlusconi sono “vittime del modello culturale dominante”.
Non andranno lontano: la contraddizione è troppo evidente, stavolta non possono rigirare la frittata, devono farci i conti. Qualcuna lo ha capito, infatti cominciano i distinguo.
sandro(Quota) (Replica)
“Lei (Paola Concia) ha ammesso in sostanza che è vero che in questi casi non si può parlare di sfruttamento, e che il tema proposto necessita di un’ ampia riflessione al riguardo da parte delle donne stesse”.
Una sostanziale autocritica, insomma. Vedremo se avrà un seguito.
Poi ha aggiunto un’ altra cosa che condivido: che per lei, il problema, riguarda il rapporto che tutti, uomini e donne, hanno con il potere.
In pratica, ha detto che, un uomo che, l’ arrampicata sociale, la fa facendo il leccaculo dei potenti, non è che sia molto diverso da una donna che la fa aprendo le gambe”. (Sandro)
Ecco, aspettiamo il seguito, se ci sarà…Nel frattempo ci “godiamo” la manifestazione del 13 che con l’auspicata autocritica mi pare abbia ben poco a che fare…
Attenzione a non abbassare la guardia, ragazzi, cautela, calma e gesso, come si suol dire. E in ogni caso, nella migliore delle ipotesi, quello che potrà esserci sarà tutt’al più qualche minima ammissione, magari riconoscendo che in effetti qualche “mela marcia” c’è e ci sarà sempre.
Ma non facciamoci illusioni. Non ci sarà mai la volontà di rimettere in discussione il ruolo del “femminile” all’interno dell’attuale struttura. Io non ho seguito quella trasmissione ma non è un caso che la Concia abbia paragonato le donne che si smutandano (con annessi e connessi) agli uomini che si genuflettono per il potere e la carriera. Anche questa non è certo una novità, anzi, è il solito parallelismo giustificazionista, utilizzato da sempre dalle femministe (e non solo, più o meno da tutti, specie in ambito politico) e anche molto datato. Voi mi direte che è già qualcosa rispetto al nulla e che dobbiamo inserirci in ogni minima crepa dell’avversario; e avete ragione.
Però attenzione. Non scambiamo una posizione forse dettata da ragioni contingenti (è talmente evidente ciò che sta accadendo che non è possibile far finta di nulla o rovesciare completamente la frittata, senza che qualcuno mangi la foglia…) con un’apertura sostanziale.
In altre parole attenzione alle “furbate”, che il mondo (specie quello politico) è pieno zeppo di furbacchioni e furbacchione. E la Concia non mi pare si discosti di molto…E proprio le sue affermazioni lo confermano.
Non si può rispondere ad un argomento proponendo un altro argomento. Questa è una “furbata”. Se qualcuno mi dice (le mie idee non sono un mistero) che a Cuba c’è un contesto ancora largamente illiberale (purtroppo) e che nell’URSS non c’era democrazia e i dissidenti venivano internati negli ospedali psichiatrici (prima venivano fucilati), io non gli rispondo eludendo la questione e sostenendo che gli americani hanno buttato l’atomica su Hiroshima, hanno sostenuto gentaglia del calibro di Pinochet, Videla o Mubarak (e decine di altri boia a stipendio in tutti i continenti) e che da sempre bombardano, occupano senza chiedere il permesso e considerano il mondo come il loro giardino di casa. Gli rispondo nel merito, senza sottrarmi al tema che mi viene proposto, e soprattutto senza tirar fuori la bilancia dei morti e dei feriti.
Per quarant’anni si è parlato solo delle nefandezze maschili, vere e/o presunte, e nessuno si è MAI permesso, neanche minimamente di replicare:”Sì, è vero, però io credo che anche le donne…”. Sarebbe stato massacrato, nel vero senso della parola.
Per cui, iniziassero un bel percorso autocritico ( il che è assai improbabile…), e soprattutto autentico, relativamente al ruolo che hanno scelto di ricoprire e alle loro responsabilità in quanto genere. E poi ne riparliamo…Saremo noi per primi felici di riparlarne…
Fabrizio .
.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
A tal proposito consiglio la lettura dell’articolo di Polito sul Corriere di oggi.
http://www.corriere.it/editoriali/11_febbraio_08/polito-stili-di-vita-delle-donne_6304735e-335c-11e0-ae6d-00144f486ba6.shtml
Massimo(Quota) (Replica)
Un’ altra paraculata degna di nota:
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Tra-dignita-e-scontro-tra-donne-femministe-divise-su-manifestazione-domenica_311659852779.html
“nessuno vuole giudicare le escort perché probabilmente queste ragazze scontano la mancanza di scelta nel nostro Paese, il peso della condizione di precariato e impossibilità di costruirsi un futuro. Sono cioè parte di un sistema che si serve di ricatti, perché sono ricattabili, ricattate e a loro volta ricattatrici. Soprattutto però – conclude – penso che il focus vada ricentrato non sulle giovani donne ma sugli uomini che le usano. Smettiamo di parlare delle donne e chiediamo agli uomini perbene dove sono finiti e come fanno a tacere di fronte a tutto questo”
______________
Qua bisogna ripubblicare il contenuto delle intercettazioni a intervalli regolari, altrimenti va a finire che queste, a forza di ripetere le loro stronzate, finiranno per farle percepire dalla gente come verità.
sandro(Quota) (Replica)
“non è un caso che la Concia abbia paragonato le donne che si smutandano (con annessi e connessi) agli uomini che si genuflettono per il potere e la carriera. Anche questa non è certo una novità, anzi, è il solito parallelismo giustificazionista, utilizzato da sempre dalle femministe”
________________
Questo ha un’ implicazione non da poco: se il problema è il rapporto col potere, il problema non è di genere, ma di classe.
Facciamoglielo notare
sandro(Quota) (Replica)
X Massimo
Polito e’ un altro che ha capito tutto… Anziche’ prendersela col femminismo e con le donne, ossia le VERE RESPONSABILI di tutto questo macello, se la prende col “machismo” e la “cultura porno”. Deprimente, non se ne puo’ veramente piu’ di questa massa di rammoliti, senza palle.
Ma allora, se veramente le femmine sono cosi’ deboli (ma non erano piu’ forti…?), cosi’ manovrabili, cosi’ irresponsabili, esattamente come dei minorenni, che venga tolto loro il voto.
Solo chi e’ maggiorenne e responsabile puo’ votare.
Daniele(Quota) (Replica)
Certo è che, o innocentissime, è opportuno spiegate davvero bene com’è sta cosa del 13 febbraio perchè se la morale della manifestazione è che Eva è comunque innocente e solo Adamo colpevole perchè non doveva lasciarla sola col Serpente; e comunque, se dopo aver mangiato del frutto dell’albero della conoscenza del Bene e del Male, il giudizio non cambia per cui, di nuovo, solo Adamo è colpevole ed Eva è comunque innocente, allora d’accordo: “prima le donne e i bambini” va benissimo e per sempre. Però sia chiaro che al parco giochi d’ora in poi vi accompagnamo noi e naturalmente stiamo ben attenti a che cosa vi mettete in bocca.
ckkb(Quota) (Replica)
Siamo in un periodo Orwelliano.. personalmente, per ovviare a tale situazione, auspico la presa di coscienza della società a tutti gli uomini di buona volontà.. non negando loro qualche suggerimento.. ovvero non sposarsi, a meno di non avere i necessari fondi per un sempre piu’ probabile divorsio, convivere solo se questo non sia paragonabile nei doveri legali al matrimonio.. fare figli solo se certi di poterli mantenere.. anche se in una società misandrica come la nostra, che mira alla distruzione della figura paterna, farli è paragonabile ad un fatto “criminale” ed egoistico.. opterei per l’emigrare se proprio volessi averne.. dandogli una nazione che li possa accogliere al meglio.. l’italia ormai è in putrescenza.. e l’odore del sangue marcio è alla portata di tutti..
Damien(Quota) (Replica)
Patetiche e capricciose come delle bambinette di otto anni.
>>>>>>>>>>>>>>>>
http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=12099:lettera-in-risposta-allarticolo-di-antonio-polito&catid=43&Itemid=84
> LETTERA AL CORRIERE IN RISPOSTA ALL’ARTICOLO DI ANTONIO POLITO
di Barbara Mapelli
Gent. Direttore, innanzitutto un riconoscimento al Corriere per la scelta di pubblicare e dedicare spazio al dibattito tra le donne a proposito dell’ ormai famoso appello e partecipazione o meno alla manifestazione del 13 febbraio.Tanto dpiù quindi dispiace oggi trovare un articolo di Antonio Polito che è ben al di sotto (e al di fuori) del dibattito avviato – e non solo tra donne. Credo bastino poche righe per commentare quanto scrive. Poche righe su due punti. Antonio Polito parla di donne e di prostituzione, svolge osservazioni piuttosto banali e dimentica, soprattutto, di citare gli uomini.
Ma non ci sono anche gli uomini da prendere in considerazione in questo discorso? da parte sua solo un vago accenno a Berlusconi, con un quasi benevolo appellativo di ‘satiro’.
Ignora l’articolista chi siano i clienti, i pagatori, gli organizzatori, da sempre, di ogni forma di prosituzione?
E ignora, d’altra parte, che esiste anche in Italia un movimento di uomini (rete Maschileplurale) che si interroga su questi temi, senza concessioni a moralismi e/o ammiccamenti?
E a proposito di moralismi il secondo punto: il movimento delle donne risorge (improvvisamente) su questo tema e, subito, si lacera. Ignora l’articolista che il Movimento c’è e c’è sempre stato, in forme, pensieri e pratiche che forse corrono su canali che non lo raggiungono e che in questa come in altre occasioni (e la differenza è che in questa ci viene data visibilità per motivi abbastanza ovvi) le donne hanno avviato dibattiti e confronti, al loro interno e verso l’esterno nei quali non si sono /non ci siamo lacerate bensì confrontate con un pensiero e delle riflessioni che tentano di non eludere la complessità di fenomeni che riguardano il persistere e il mutare allo stesso tempo di problematiche relative a vecchie e nuove forme di relazione tra i due sessi.
Ma questo appartiene a quanto appunto da qualche tempo si può anche leggere sul Corriere in interventi articolati di alcune donne, rispettose le une delle altre, anche se di diverse opinioni. Nessun giudizio tranciante alla Polito, tipico di chi parla di ciò di cui non sa nulla.
Daniele(Quota) (Replica)
Daniele
Ma allora, se veramente le femmine sono cosi’ deboli (ma non erano piu’ forti…?), cosi’ manovrabili, cosi’ irresponsabili, esattamente come dei minorenni, che venga tolto loro il voto.
Solo chi e’ maggiorenne e responsabile puo’ votare.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Leggiti sto commento a quell’articolo di polito
“Volete dare un vero schiaffo a Berlusconi? . Cominciate proprio voi donne a spegnere i televisori ed a non guardare i canali Mediaset. E’ una dimostrazione di intelligenza, di vera cultura, di buon gusto e farebbe molto più male di 4 giorni di manifestazioni in piazza.”
Però guarda caso nessuno lo fa. Le due motivazioni più logiche sono 1) o non hanno niente di meglio da fare che vedersi la televisione 2) oppure piace veramente la “situazione” . In tal caso però le lamentele non hanno senso.
Silent Hill(Quota) (Replica)
Mi chiedo allora cosa accadrebbe in Italia se, come nella maggior parte dei Paesi civili, vedasi Germania, Austria e Olanda, la prostituzione venisse legalizzata e trattata alla stregua di qualsiasi altra attività lavorativa. Forse una manifestazione di piazza al giorno per difendere la dignità femminile calpestata da questa barbarie? La realtà è che da donne che gridano allo scandalo per una minigonna in tv c’è da aspettarsi ben poco. Esprimono misandria da tutti i pori e utilizzano oramai il vittimismo come potentissima arma politica ( da sottolineare come ritorni nelle loro dichiarazioni il sempiterno tema della scarsa rappresentività femminili nei posti di potere). Altro che dignità delle donne! Qui è la dignità degli uomini in gioco, visto che basta pagare una donna, per essere giudicati, da queste, dei mascalzoni. Dovrebbero essere gli uomini a indignarsi e a dire “Basta!”, e soprattutto gli uomini comuni, visto che quelli di potere, vedi Polito, si schierano, ovviamente, laddove è più comodo collocarsi, addirittura, nel caso di quest’ultimo, riabilitando la morale sessuale cattolica come la risposta al degrado imperante. Di conseguenza, uomini comuni, prima di fare sesso, informatevi sempre se quello che state per fare non offende la dignità di qualche signorina del Bel Paese. Solo allora potrete procedere.
Alessandro(Quota) (Replica)
Daniele: Polito…..se la prende col “machismo” e la “cultura porno”
———————————————————————-
Cioè, con il servilismo (machismo) e la masturbazione (cultura porno)
E’ difficile per gli uomini passare per vittime, gli piace recitare la parte dei forti, degli oppressori; non vogliono riconoscere il lato negativo delle donne, la loro vera forza. Sono dei veri devoti, fanno di necessità virtù.
Leonardo(Quota) (Replica)
1) Chi ha una minima infarinatura di marketing sa che domanda e offerta si intrecciano alimentandosi a vicenda, per cui la questione della responsabilità maschile o femminile è del tutto insensata. La prostituzione esiste perchè i maschi la cercano e perchè le femmine si offrono. Punto e basta. Poi, certo, sarebbe da discutere se è giusta, morale, etica etc. etc. ma a partire da questo punto fermo e inattaccabile. Io, ad esempio, penso che la questione sia assai più complessa di come la si vuol fare apparire e che dietro l’uomo che compra e la donna che vende ci sia anche altro, ma non è questa la sede per discuterne. Il resto è menzogna e ipocrisia.
2) E’ menzogna e ipocrisia anche non sottolineare mai, dico mai, che se esiste una dignità femminile offesa perchè il loro corpo è reso oggetto e strumento, altrettanto vale per il corpo maschile strumento di guadagno per quelle donne che si concedono solo per denaro o altre simili prebende. Anche quì siamo alla pari, quantomeno.
3) Un recente manifesto delle donne di RC recitava “L’unica legge è il desiderio”. Visto come pensano quel manifesto è monco. Avrebbe dovuto essere “L’unica legge è il desiderio…femminile”. Quello maschile di avere un rapporto sessuale non conta per loro, anzi è indice di maschilismo esattamente come lo era l’imposizione di costumi morigerati di un tempo.
ha ragione Fabrizio. La logica non sta di casa da quelle parti. Ma a forza di portare argomenti che il semplice buon senso capisce subito essere di non senso, finiranno per affogare nelle loro stesse contraddizioni, naturalmente purchè ci sia qualcuno che non sta al giochetto e glielo scoperchi.
armando(Quota) (Replica)
Leonardo:E’ difficile per gli uomini passare per vittime, gli piace recitare la parte dei forti, degli oppressori; non vogliono riconoscere il lato negativo delle donne, la loro vera forza. Sono dei veri devoti, >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
In poche righe hai sintetizzato tutto, in riferimento al comportamento “incomprensibile” di certi uomini. Nella vita però ci sono anche i momenti in cui si deve smettere di recitare, in cui bisogna tirar fuori un pò di dignità, altrimenti si è solo dei paraculo. Poi c’è anche la schiera di coloro che, facendo penitenza di fronte a chi pensa solo in termini di tornaconto di genere, sono convinti di essere più avanti. Questi ultimi sono tanto ridicoli quanto da compatire, perchè, “poverini”, non si sono evoluti.
Alessandro(Quota) (Replica)
Il sesso di scambio chi l’ha inventato e lo può praticare in piena libertà se non chi era ed è in possesso esclusivo del valore d’uso richiesto? Possono pertanto far la cortesia di diventare adulte e guardarsi come sono e cosa fanno seppur in mille diverse forme e da sempre e in tutte le età? e mettersi il cuore in pace che il giudizio su un dato di realtà come la sessualità femminile non ha senso se non per attribuirsi una verginità morale e fisica inesistente e del resto non richiesta dai maschi. Facciano la cortesia di non immaginarsi masse di sante Marie Goretti che non lo sono e non ce n’è nemmeno bisogno. E dopo aver impiccato a suo tempo i maschi perchè “le reprimevono sessualmente” non li impicchino oggi perchè oltre ad accettarne la più totale libertà sessuale le riempiono comunque e sempre, prostitute o meno, di soldi, di regali, di privilegi e di attenzioni. Benissimo mignotte ma non mignotte pentite, e bigotte. E per Giove, ci dicano grazie!
ckkb(Quota) (Replica)
@ Damien
ovvero non sposarsi, a meno di non avere i necessari fondi per un sempre piu’ probabile divorsio, convivere solo se questo non sia paragonabile nei doveri legali al matrimonio.. fare figli solo se certi di poterli mantenere..
@
Meglio tagliare la testa al toro, evitando sia di sposarsi, sia di convivere, sia di avere dei figli con qualsiasi donna, italiana o straniera che sia. Solo sesso (se capita); sennò ci sono le prostitute rumene, giovani e fiche.
@
__________
http://www.corriere.it/italians/11_Febbraio_06/Casalinghe-lavoro-e-contributo-sottovalutato_2a15a9c6-3138-11e0-90b6-00144f02aabc.shtml
Casalinghe: lavoro e contributo sottovalutato
Caro Severgnini,
Sebbene io sia sostanzialmente d’accordo con la possibilità di introdurre una sorta di diritto di voto differenziato (Fabrizio Astolfi, http://bit.ly/esLqTo), mi sorprende sempre vedere quanto sia sottovalutato il «lavoro» e il contributo delle casalinghe. La scelta del paragonarsi alla casalinga non è frutto del caso, ma del fatto che spesso non si consideri per nulla quello che le casalinghe fanno nel nostro Paese. È vero molte casalinghe non sanno cosa sia il Pil, ma il valore della loro produzione, che non viene considerata mai dai noi saggi laureati, è pari a quasi il 25% del Pil. Il valore della ricchezza prodotta in casa nel nostro Paese è superiore a quella di qualunque altro Paese (Alesina-Ichino).
Non sapranno contare quanto è aumentato il debito pubblico, ma sanno benissimo quanto spendono in carta igienica per la scuola, quanto tempo perdono a cercare il materiale per i laboratori dei propri figli, quante ore devono dedicare ad accompagnare i genitori anziani alle visite, quanto sia faticoso arrivare a fine mese garantendo un’alimentazione con frutta e verdura alla famiglia. La tanto disprezzata casalinga è la base del welfare del nostro Paese. Lei sa che cosa vuol dire che riducano il tempo pieno, che tolgano le mense scolastiche, che facciano uscire l’anziano operato dopo due giorni per risparmiare.
Non sono molto convinta che dare meno peso al loro voto farebbe bene all’Italia, mentre sono pronta a scommettere che, se partecipassero maggiormente alla vita politica e decisionale del nostro Paese, le cose andrebbero molto meglio. Scusate lo sfogo e per chi volesse saperlo non sono una casalinga a tempo pieno, ma una di quelle che ha anche una famiglia e secondo i dati Istat si smazza il 76% del lavoro familiare e lavora in media più due ore in più a settimana del suo partner.
Elena Sisti, elena_sisti@hotmail.com
_____________
@
Scusate lo sfogo e per chi volesse saperlo non sono una casalinga a tempo pieno, ma una di quelle che ha anche una famiglia e secondo i dati Istat si smazza il 76% del lavoro familiare e lavora in media più due ore in più a settimana del suo partner.
@
Non c’è occasione in cui queste donne non rinfaccino qualcosa ai loro partner e agli uomini in genere.
Meglio starsene da soli.
Simone(Quota) (Replica)
“Bisogna fare qualcos’altro.
Se avessi in mano la soluzione…”
_____________
Per trovare la soluzione di un problema occorre inquadrare correttamente la natura del problema.
Nel nostro caso si tratta di un problema politico: non abbiamo rappresentanza.
Se il problema è politico, la soluzione non può che essere politica: occorre trovare la rappresentanza, se necessario creandosela.
Ci vuole il sindacato degli uomini: le donne, col femminismo, ce l’ hanno già, e si sono infilate dappertutto, hanno occupato tutti gli spazi e danno la linea grazie al sodalizio col sistema.
Un movimento maschile in politica potrebbe fare la differenza: oltretutto, sarebbe un modo per portare la questione maschile all’ attenzione dei più.
Se non si fa lobby a livello politico, in Italia, non si va da nessuna parte, e un movimento maschile di sinistra, nel medio termine, potrebbe contare su di un bacino di consenso potenziale vastissimo, soprattutto tra le giovani generazioni, ovvero quelle più penalizzate dalla cultura antimaschile.
Un movimento di sinistra al maschile avrebbe lo stesso effetto di una carica dirompente: il voto è segreto, dunque, questo darebbe il la a tutta l’ incazzatura repressa degli uomini beta, non dovendo temere ritorsioni a livello individuale da parte del potere.
Inoltre, metterebbe la sinistra nella condizione di non poter più campare di rendita ricattando l’ elettorato maschile.
Sarebbe un’ autentica rivoluzione. L’ unica possibile.
sandro(Quota) (Replica)
Avrei pure il simbolo:
http://2.bp.blogspot.com/_0YO3L-vJaF0/Skya7cIaFTI/AAAAAAAABQs/MPUoTAhjD9A/s1600-h/divieto_donne.bmp
sandro(Quota) (Replica)
“Un movimento di sinistra al maschile avrebbe lo stesso effetto di una carica dirompente”. Un movimento maschile di sinistra, nel medio termine, potrebbe contare su di un bacino di consenso potenziale vastissimo, soprattutto tra le giovani generazioni, ovvero quelle più penalizzate dalla cultura antimaschile. (Sandro)
E’ proprio questa convinzione che mi ha spinto a dare vita a Uomini Beta. Sono assolutamente certo che sia questa la chiave di volta, la leva, il grimaldello che può scardinare il meccanismo, far esplodere le contraddizioni. Tuttavia, al momento, tutto ciò è solo in fieri. Naturalmente ciò non significa che la situazione non possa mutare. Questa è la potenza, la drammaticità ma anche la bellezza della Storia. Tutto può rimanere silente per secoli e poi, così, senza preavviso, un colpo di acceleratore improvviso, come un fiammifero gettato in una polveriera o in un deposito di carburante. E tutto cambia in un attimo. Sono convinto che questo accadrà anche per la QM, ma non so dire come e quando.
In ogni caso, il tuo invito e il tuo auspicio, per quanto mi riguarda, non cade certo nel vuoto. E’ proprio a questo che sto lavorando: alla creazione di un Movimento Maschile di Sinistra. Questo è l’obiettivo strategico per cui è nato Uomini Beta.
Procediamo quindi per gradi. Il primo passo è un incontro dal vivo. Uscire dalla dimensione virtuale e passare a quella reale. Anche se fossimo in cinque non cambierebbe la sostanza. Come già ho avuto modo di dire, il problema oggi non è tanto il numero quanto il significato altamente simbolico (innanzi tutto per noi stessi) che assumerebbe una iniziativa del genere. Solo da quel momento in poi potremmo considerarci un movimento reale a pieno titolo, fatto di uomini in carne ed ossa, portatori di un’idea e di un progetto. .
Per quanto mi riguarda possiamo cominciare a ragionare fin d’ora sull’ organizzazione di un incontro. E successivamente a dar vita ad una associazione.
Ragioniamoci. Ciascuno dica la sua. Da parte mia, non c’è neanche bisogno di dirlo, c’è la massima disponibilità. Sono disposto anche a spostarmi, dovunque sia, se è necessario, non c’è alcun problema.
A mio parere, questa sarebbe una vera e propria svolta, per noi e per tutto il Momas. Di questo ne sono assolutamente persuaso.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Quello che voglio dire io è che venti anni fa nessuno avrebbe scommesso una lira su Bossi: oggi ha un partito del 12%.
Ha avuto la vista lunga: ha capito che il bacino potenziale c’ era, e ha posto una questione (l’ assetto federale dello stato) che a distanza di vent’ anni è diventata il centro o quasi del dibattito politico.
Oggi i mezzi di comunicazione sono una roba che vent’ anni fa era pura fantascienza: Grillo in quattro e quattr’ otto ha messo su, grazie al web, un movimento accreditato del 2/3% dei voti, praticamente a costo zero.
E va detto che i contenuti, nel suo caso, sono alquanto evanescenti: un movimento in quella forma, con al centro un vaso di pandora come la questione dei diritti maschili, avrebbe, alla luce anche della situazione ormai insostenibile (soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani), l’ effetto di una bomba atomica.
Un movimento siffatto, tuttavia, potrebbe aver seguito, dal mio punto di vista, soltanto ad una condizione: essere declinato ESCLUSIVAMENTE al maschile.
Diversamente, sarebbe finito ancor prima di cominciare: diventerebbe un bonsai della sinistra attuale, quando, in realtà, dovrebbe esserne la spina nel fianco.
sandro(Quota) (Replica)
Come ti ripeto, Sandro, sono d’accordo con te su tutta la linea. Un Movimento Maschile con le nostre caratteristiche (di classe e di genere), quindi, diciamo così, di Sinistra (lo scrivo volutamente senza virgolette e con la S maiuscola…) sarebbe un evento assolutamente dirompente nel panorama attuale. Oserei dire, da un certo punto di vista, senza eguali.
Resta il fatto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, come si suol dire…Non avrebbe senso negarci le enormi difficoltà che implica l’abbracciare la QM da parte degli uomini, come abbiamo spiegato più e più volte in tanti articoli e commenti . Se così non fosse gli uomini beta non verserebbero nelle condizioni in cui versano. Mi sembra evidente. Ciò che tu prefiguri è già uno stadio avanzatissimo della questione. Non escludo affatto, come spiegavo nel precedente post, che il tutto possa conoscere un’accelerazione improvvisa, che quella flebile ma ancora viva fiammella nella sfera più profonda degli uomini (beta) possa sviluppare un incendio.
Resta il fatto che oggi la situazione è quella che conosciamo ed è con la realtà che dobbiamo fare i conti. Né possiamo pensare che qualcuno possa toglierci le castagne dal fuoco. Dobbiamo metterci in testa, caro Sandro e cari tutti gli amici del blog, che siamo noi e soltanto noi a dover prendere l’iniziativa. Non dobbiamo aspettarci l’aiuto di nessun altro, per lo meno in questa fase. Se e quando cresceremo (prima o poi accadrà, molto probabilmente poi, ma accadrà) molti altri verranno, ma per ora, come diceva uno che di rivoluzioni se ne intendeva, dobbiamo contare solo sulle nostre forze. Non abbiamo niente e nessuno alle nostre spalle. Siamo un gruppo di “operaiacci”, metaforicamente parlando (e forse anche nella realtà per alcuni di noi) che ha cominciato a coltivare un grande, “terribile” ma straordinario progetto di trasformazione della realtà. Ha ragione Rino quando ripete che non è mai stata concepita in nessun altra parte del pianeta una simile prospettiva. E’ così. E’ la realtà stessa che l’ ha prodotta. E per qualche oscura ragione (mi chiedo costantemente perché) la Storia ha scelto noi, per lo meno in questa fase, per porla in essere, anche se a tutto pensavamo fino a qualche tempo fa, tranne che a questo… Noi incarniamo, ci piaccia o meno, quella prospettiva.. Se crescerà dipenderà esclusivamente da noi e da nessun altro. Avrà gambe e futuro se noi saremo capaci di darglieli.
Per cui, bando alle chiacchiere e lavoriamo all’obiettivo con gradualità. Il primo passo è organizzare un riunione per sancire ufficialmente e di fatto la nascita del Movimento degli Uomini Beta. Sono certo che da quel momento in poi cresceremo in misura esponenziale. Ma se non siamo capaci di fare questo non ha neanche senso prefigurare scenari futuri.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“E’ difficile per gli uomini passare per vittime, gli piace recitare la parte dei forti, degli oppressori; non vogliono riconoscere il lato negativo delle donne, la loro vera forza. Sono dei veri devoti, fanno di necessità virtù” (Leonardo)
Sottoscrivo al 100%. Dobbiamo trovare il modo per mettere gli uomini davanti a loro stessi, per creare e favorire il processo di acquisizione di coscienza. Meglio ancora, creare le condizioni necessarie per far sì che negli uomini si sviluppi quella forza necessaria per riuscire ad ammettere a loro stessi la loro reale condizione di subordinazione al femminile.
Questo è il grande scoglio da superare; una vera e propria montagna. Questa è la madre di tutte le battaglie. E’ da qui che dobbiamo partire e che dobbiamo concentrare tutte le nostre energie.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ennesima dimostrazione del fatto che la morale delle donne è alquanto labile e “molto personale”…
@@@@
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/124499/lequivoco_della_liberta
L’equivoco della libertà
Un equivoco si aggira nella discussione sul Rubygate che coinvolge il presidente del consiglio della repubblica italiana. Un doppio equivoco, in realtà. Quello che punta a far credere che siano da condannare soprattutto le ragazze che fanno un uso spregiudicato del loro corpo, «che sembrano emancipate fino al punto di sfruttare il loro anfitrione più che farsene sfruttare» (Polito sul Corriere della Sera); gli uomini – anche quelli potenti – sarebbero dunque soprattutto vittime. Poi c’è quello che chiamo l’“equivoco della libertà femminile”.
Sono due problemi distinti, che non possono essere confusi. È evidente che ognuno risponde del proprio comportamento, se questo è consapevolmente e liberamente scelto. Ma qui stiamo parlando di un’altra cosa; parliamo di un uomo con un ruolo pubblico di primo piano che promuove e alimenta un giro infinito di ragazze e di procacciatori di giovani donne, anche minorenni, per il suo piacere.
Sono ragazze mantenute e ricompensate con ingenti somme di denaro, case, gioielli e con posizioni pubbliche, cioè con seggi in parlamento, nei consigli regionali, provinciali. Fa un uso privato delle istituzioni pubbliche. Commette dei reati, oltre che contravvenire a regole minime di etica pubblica e al dettato della nostra Costituzione.
Dunque, è l’uso che lui e altri maschi di potere fanno dei corpi femminili che è sotto accusa. È il fatto che un capo di governo indica alle giovani la via della prostituzione come strumento di scalata sociale ed economica. Questo non è rispetto della libertà di queste ragazze, ma è una diversa forma di assoggettamento, di uso del corpo come merce per soddisfare un inebriante senso di onnipotenza maschile.
È sotto accusa un sistema mediatico che punta sulla bellezza, sul successo facile, sul diventare famose a tutti i costi, anche a costo di prostituirsi, di stare nude e mute sulla scena. Un sistema subdolo che ha una potenza di condizionamento delle coscienze e dei comportamenti come mai finora. Non c’entra nulla la libertà femminile, che è la più grande e importante conquista nella storia delle donne. La libertà è possibilità di decidere, di scegliere, di esprimere desideri, di poter realizzare i propri progetti di vita. È quella che si incrocia coi sentimenti e non è solo frutto di calcolo cinico.
Libertà è responsabilità verso se stesse e verso gli altri, quella capace anche di porsi dei limiti. Libertà è capacità di decisione autonoma. È il contrario del conformismo, dell’essere tutte uguali anche nel corpo, anche a costo di ricorrere al bisturi ancora teen ager, dell’accorrere a provini per programmi orribili nei quali si alimenta violenza e competizione sulle cose più stupide e insignificanti.
Qualcuno – e mi dispiace che via sia anche qualche donna, chiamata evidentemente a difendere il capo sempre e comunque – è arrivato a dire che all’origine del degrado vi è il famigerato ’68 (parliamo di mezzo secolo fa!). Così anche Berlusconi starebbe godendo di quella stagione prodigiosa di liberazione delle donne. Che idiozia! Il femminismo storico ha fatto la sua parte, ha realizzato conquiste di cui godono anche le giovani.
Ma le cose cambiano. E oggi i modelli prevalenti sono regressivi perché inducono al conformismo e all’apparire anziché all’essere. È difficile resistere a questo modello che promette la felicità, ma è responsabilità di tutte e di tutti creare antidoti validi; ad esempio, il richiamo al valore della dignità della persona umana femminile.
Questo è il senso profondo della grande manifestazione del 13 febbraio in tutta Italia.
Vittoria Franco
Marco(Quota) (Replica)
Riguardo all’inconsapevolezza maschile, leggete qua.
@@@@@
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/124494/e_la_dignita_maschile
11 febbraio 2011
E la dignità maschile?
Gli uomini in piazza il 13 saranno moltissimi. Ma c’è qualcosa che non convince nelle adesioni (maschili) alla mobilitazione. Perché è vero che, come sottolinea il documento, «il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della libertà delle donne».
Ed è verissimo che «senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza». Ma ad uscire a pezzi dalle notti di Arcore, di Palazzo Grazioli, di villa Certosa è probabilmente più l’immagine maschile che quella femminile. Così resto un po’ sorpreso (sono riflessioni che impongono la prima persona) nel leggere pagine e pagine firmate da donne e poche, pochissime, riflessioni di uomini. Al più ci si vergogna di essere italiani, ma in pochi ci vergogniamo di essere maschi italiani. Gli uomini utilizzano categorie neutre per riflettere sulla vicenda Ruby – la crisi della sinistra, l’impasse della cultura progressista, le responsabilità dei media – oppure scaricano responsabilità (e coscienza) sulle occasioni perdute della cultura al femminile (lo ha fatto qualche giorno fa Antonio Polito sul Corriere).
Questa rappresentazione è fuorviante. Perché la posta in gioco oggi – se non ora quando? per riprendere il titolo del documento – è la dignità maschile. La possibilità di ri-cominciare a riflettere sul potere che si fonda su un dominio antico, quello di un sesso sull’altro. Non tocca a me giudicare i rilievi penali delle notti di Arcore, ma arrossisco di fronte alla gigantesca rilevanza politica di quei fatti spesso derubricati a barzelletta (le racconto anch’io). Gli ultimi trent’anni della vicenda italiana sono quelli del tele-dominio, dei modelli imposti per spot, del declino apparentemente inarrestabile degli intellettuali, del vuoto del pensiero critico, della rottura del nesso tra politica e cultura – su questo restano illuminanti le riflessioni di Alberto Asor Rosa ne Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali – ma sento che, anche qui, si corre il rischio di accontentarsi, di restare in superficie. Occorre immergersi e, in apnea, riportare a discorso pubblico (e politico) le forme del desiderio maschile (che è più antico delle televisioni del Biscione), l’idea stessa di relazioni, di potere, di libertà. Dovremmo cercare di farlo insieme in quella dimensione collettiva che è poi la politica. E lo dovremmo fare come uomini prima ancora che come cittadini. In questo senso è esemplare la riflessione del direttore di Europa, Stefano Menichini – «Se io facessi come lui» – di mercoledì scorso.
Un’occasione ci arriva, ancora una volta dalle donne. Da quelle di DiNuovo che ci dicono: «È tempo di dimostrare amicizia verso le donne». Ci chiedono amicizia, nonostante tutto. L’amicizia è un sentimento – come l’amore – che può nascere, crescere e vivere solo tra uguali. Tra pari, certo nella differenza di genere. Gettiamo via, come ci suggerisce Maschileplurale, un’associazione che da una quindicina d’anni lavora su questo terreno impervio, la falsa alternativa tra consumo del corpo delle donne e autocontrollo perbenista.
Cito uno stralcio dalla lettera “Da uomo a uomo” (novembre 2009): «Quando assisto dell’ostentazione di chi usa soldi e potere per disporre delle donne, sento che quell’ostentazione è misera, squallida ed anche triste. Sono secoli che gli uomini comprano, impongono, ricattano e scambiano sesso per un posto di lavoro o per denaro. La novità sta nel vantarsene strizzando l’occhio agli altri uomini in cerca di complicità.
Non ci stiamo, e non per invidia o moralismo. Non ci interessa l’alternativa tra consumo del corpo delle donne e autocontrollo perbenista. Al potere preferiamo la libertà, la libertà di incontrare il desiderio libero delle donne, ed eventualmente il loro rifiuto». Se riusciremo a capire che i nostri desideri di uomini sono insicindibili dalla libertà delle donne riemergeremo dall’apnea. Con un segno concreto di amicizia verso le donne.
Andrea Bianchi
@@@@@@
>>>>
La possibilità di ri-cominciare a riflettere sul potere che si fonda su un dominio antico, quello di un sesso sull’altro.
>>>>
>>>>
Un’occasione ci arriva, ancora una volta dalle donne. Da quelle di DiNuovo che ci dicono: «È tempo di dimostrare amicizia verso le donne». Ci chiedono amicizia, nonostante tutto. L’amicizia è un sentimento – come l’amore – che può nascere, crescere e vivere solo tra uguali. Tra pari, certo nella differenza di genere.
>>>>>
>>>>>
Gettiamo via, come ci suggerisce Maschileplurale, un’associazione che da una quindicina d’anni lavora su questo terreno impervio, la falsa alternativa tra consumo del corpo delle donne e autocontrollo perbenista.
>>>>
>>>>
Al potere preferiamo la libertà, la libertà di incontrare il desiderio libero delle donne, ed eventualmente il loro rifiuto».
>>>>
@@@@
Quando leggo roba del genere mi sento letteralmente preso per il culo, perché l’uomo medio NON ESERCITA ALCUN REALE POTERE SULLE DONNE!
Siamo circondati da veri e propri dementi!
Marco(Quota) (Replica)
Marco: Siamo circondati da veri e propri dementi!>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Come darti torto? Leggere articoli come questi, in cui da una parte si criminalizza e dall’altra si deresponsabilizza, dimostra quanta idiozia ci sia in una parte considerevole, maggioritaria, del genere maschile. Una visione della società totalmente stereotipata, in cui l’uomo è il patriarca, il dominatore, la donna subordinata, sottomessa alla sua volontà. E’ un racconto tanto fantastico quanto di successo, che forse poteva andar bene in epoca medievale, forse può ancora riguardare le aree più culturalmente retrive del mondo islamico, ma certo in riferimento all’Occidente attuale fa ridere.
Come sospettavo, si è partiti da Berlusconi per arrivare all’uomo medio, comune, che per essere a posto con la propria coscienza dovrebbe attenersi alle disposizioni di un gruppo tanto potente quanto isterico e bigotto di femministe, neo o post che siano, estremiste in ogni caso. Io, da uomo, non ci sto.
Alessandro(Quota) (Replica)
Siamo un gruppo di “operaiacci”
————————————————–
eccone uno …………..
ritornando in tema ,ho letto con molto interesse l’idea di una nascita di un movimento maschile di sinistra ….
per me ,dovrebbe essere un movimento nato per gli uomini e non essere contro le donne , quello che voglio dire e che nno si rivolti in un “femminismo al contrario ” criticare il femminismo mna per diventare come loro ,non ha molto senso ….
ho letto della lega ,io ,essendo di Vicenza ,sono in mezzo eccome …….
la lega .come il nazismo e come il femminismo tendono a “criminallizzare il nemico ” ,in sostanza se le cose vann o male , la colpa è sempre degli altri (islamici o immigrati ,ebrei ,uomini in caso femminista) un pochino quando i Laziali perdono i derby e danno la colpa all’arbitro (opppppps , questa me la perdoni dai )
ritornando seri ,questo movimento deve essere di autocritica ,anche forte ,e convinciere gli uomini che non è uno sbaglio genetico essere nati uomini ,che esistono diversi tipi di uomini e che sono i beta ad essere sempre svantaggiati……e poi ,per me è un punto fondamentale ,premere per la parità dei generi ,ovviamente la parità vera ,e non come sostiene Vendola che la parità si ottiene mettendo pari numero di uomini e donne a un consiglio regionale ,che ,non sapendo (o forse sapendo ,che è peggio ),che non fa altro che adottare un sistema sessista e non tiene conto del merito di una persona …..
IL merito appunto ,questo è un altro punto fondamentale .a mio avviso ,ho sempre sostenuto che non dovrebbe importare a nessuno il sesso o la razza di un rappresentante ,ne tanto meno l’orientamento ne sessuale ,ne religioso ,trovo che sia FONDAMENTALE invece che LAVORI BENE ,e che risolva i problemi …..per esempio il consiglio reghionale di Vendola potrebbe avere 14 uomini ,ma allo stesso tempo 14 donne ,basta che ci sia un metodo MERITOCRATICO
per me ,un movimento maschile di sinistra ,deve lavorare su questi punti
-autocoscienza di essere uomini
.parità dei generi (quella vera)
-merito
mauro recher(Quota) (Replica)
Qualcuno di voi ha memoria di una canzone sulle donne intitolata “Bastarda” ? Io no.
@@@
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/spettacolo/2011/02/11/visualizza_new.html_1589473519.html
Anna Tatangelo: il mio bastardo aiuterà le donne
Tra 20 anni vorrei diventare una donna completa come Mina
11 febbraio, 17:27
di Elisabetta Malvagna
ROMA – E’ il suo sesto Sanremo, ma il primo festival da mamma. E il pubblico se ne accorgera’. Ne e’ certa Anna Tatangelo, che a 24 anni torna all’Ariston con ‘Bastardo’, un pezzo rock firmato da Gigi D’Alessio, Valentina D’Agostino e dalla stessa Anna. ”La maternita’ mi ha aiutata ad essere piu’ consapevole a tirare fuori una grinta e una rabbia che non pensavo di avere. – spiega la Tatangelo all’ANSA – Prima o poi capita a tutte di incontrare una persona che ti ferisce. Credo che ‘Bastardo’ entrera’ nel cuore delle donne e dara’ loro una mano a reagire”.
Non e’ comunque un pezzo autobiografico, ”anche se nell’adolescenza mi e’ capitato di fare esperienze negative. Fortunatamente non ho un bastardo vicino, ma un uomo eccezionale”, dice riferendosi a D’Alessio, con il quale 10 mesi e mezzo fa ha avuto il piccolo Andrea. ”Lo portero’ con me Sanremo, la sua presenza è importantissima, mi rasserena. Ma cerchero’ di tenerlo fuori dalla bolgia di fotografi e cronisti. E’ tranquillissimo, dorme la notte, sorride sempre, e’ biondo con gli occhi azzurri. E’ un gioiello, uno spettacolo”, dice con il tenero orgoglio tipico delle neomamme.
Ma non ci sono nozze in vista: ”In questo momento non ci penso, la ciliegina sulla torta e il coronamento del nostro rapporto e’ stato Andrea, che ha la priorita’ assoluta e ce l’avra’ sempre”. L’ex giudice di X Factor, nella serata dei duetti avra’ accanto l’ex concorrente di Amici Loredana Errore. E gareggera’ con la vincitrice del talent di Rai2, Nathalie. ”Per interpretare bene ‘Bastardo’ devi avere un passato e un modo di cantare da donna ‘vissuta’. Loredana e’ in grado di farlo. Mi ha sempre colpito nel modo intenso di interpretare le canzoni. E’ un brano anche molto difficile musicalmente”. Nessun problema nel ritrovarsi a gareggiare contro Nathalie: ”A X Factor mi divertivo a giocare con la musica. Ora rientro nei miei abiti. L’arrivo di Nathalie a Sanremo? Mi fa enormemente piacere”.
La vincitrice di X Factor ha avuto un problema con Vanity Fair, che avrebbe mal interpretato alcune sue dichiarazioni su Maria De Filippi: ”Io ne so qualcosa. Bisogna stare attenti con i giornali. Con la nostra vita privata hanno sguazzato nell’oro. Tanti si sono arricchiti facendo copertine. Ma piano piano ti fortifichi e cerchi di tornare a parlare di altre cose, anche se e’ difficile. Ma noi ci proviamo”. A dimostrarlo è il nuovo album, Progetto B. Le e’ costato due anni di lavoro e vanta collaborazioni con Renato Zero (autore del testo di ‘Anna’) e Mario Biondi. Un cd ”molto ricco e molto vario”, in cui Anna passa dalla ballata rock a un pezzo di ampio respiro e grande melodia come ‘Io amo la vita’ che, assicura, ”potrebbe sbancare in Sudamerica”.
Si va da pezzi dance alla Lady Gaga (‘Sensi’) a un brano sulla gravidanza, ‘Lo scrigno di cristallo’, che si chiude con un ‘mamma’ pronunciato dal piccolo Andrea quando aveva quattro mesi e mezzo. Passando per ‘Se’ (firmata da Biondi, come ‘L’aria che respirero”), in cui Anna si misura per la prima volta con il jazz. Come preferisci essere chiamata, Sora Tata e Lady Tata?. ”Io sono tutte e due: a volte mi vesto piu’ da donna, a volte da ‘ragazza di periferia’. C’e’ la donna che gira per casa con il mollettone tra i capelli e quella che fa la pantera. Credo che il partner debba accettare la donna completa, altrimenti certe cose se le va a cercare fuori. Cosi’ come la donna ha bisogno di un partner che sia amante, marito e compagno di giochi”.
Sei spesso in tv, quale ruolo vorresti ricoprire in futuro? ”Fra 20 anni, quando avro’ fatto la gavetta, quella esagerata, perche’ nel mondo della tv devi avere una grande esperienza, magari riuscissi a imparare un briciolo di quello che è riuscito a darci Mina. Lei era tutto: cantante, ballerina, presentatrice, vicina di casa, mamma, faceva sorridere gli italiani. Era una donna completa, e un punto di riferimento per tante cantanti”. Insomma, sogni una prima serata su Rai1 nello stile di Studio Uno o Canzonissima: ”Si’ – ammette – ma non ora, ho 24 anni e adesso punto alla musica. Ma fra 10 o 20 anni, per carita’, magari venisse…”.
Marco(Quota) (Replica)
Io mi ricordo solo di questa.
http://www.youtube.com/watch?v=YCb-l9zsFeY
Al tempo stesso, esistono canzoni intitolate “Non son degnA di te?”
http://www.youtube.com/watch?v=D-IhC36MB-o
Marco(Quota) (Replica)
“E’ difficile per gli uomini passare per vittime, gli piace recitare la parte dei forti, degli oppressori; non vogliono riconoscere il lato negativo delle donne, la loro vera forza.” (Leonardo)
Anche a mio parere questo è il macigno che mura l’azione degli UU.
Per combattere bisogna riconoscersi in difficoltà e perciò – indirettamente – ammettere la propria vulnerablità. Il che confligge con l’orgoglio. Orgoglio che dà un contributo deformato ma reale all’autostima e che, in forma estremizzata si manifesta nel machismo di stampo latino. Come si può allora riconoscersi feribili?
Ma intervegono anche altri fattori forse più profondi. Il carattere protettivo verso F della relazione M/F, lo stato di innamoramento diffuso in cui si trovano gli UU occidentali a causa dello smutandamento universale e la potenza del legame materno.
La lotta contro il femminismo viene percepita e vissuta come lotta contro le DD e come tale denunciata.
E come si fa a combattere contro quella creatura che invece senti di dover difendere?
Come si fa a combattere contro quella creatura di cui sei innamorato?
Come si fa a combattere contro quella creatura che ti ha messo al mondo?
Questo è l’incastro psicoemotivo interiore in cui gli UU si trovano.
Perciò questa è storicamente la prima guerra che gli uomini si vergognano di combattere. Non è la paura che li paralizza, sono invece il pudore e quel fascio di sentimenti che ho cercato di individuare.
Hanno basi naturali, ma sono alimentati sistematicamente dalla propaganda (conscia e insconscia) che si radica poi nella tradzionale cultura cavalleresca, nel romanticismo, nel mammismo etc.
RDV
Ogni azione politica presuppone un
Rino(Quota) (Replica)
@Marco
Qualcuno di voi ha memoria di una canzone sulle donne intitolata “Bastarda” ? Io no.
Non con questo titolo e sicuramente bisogna andare indietro nel tempo… molto indietro.
http://utenti.quipo.it/base5/poetico/malafemm.htm
contrariamente a quello della Tatangelo, questo pezzo si dice sia autobiografico.
Rita(Quota) (Replica)
http://www.corriere.it/cronache/11_febbraio_11/franchi-interroghiamoci-dopo-ruby_64380ece-35a6-11e0-9a90-00144f486ba6.shtml
IL CONFRONTO SULLE DONNE
Ora interroghiamoci
(anche noi uomini) sul dopo Ruby
I maschi si fanno troppo poche domande
sulle questioni sollevate dal Rubygate
L’ appello a partecipare alle manifestazioni di domenica fa discutere le donne, e le divide, come non succedeva da decenni. Secondo il direttore dell’Unità, Concita De Gregorio, «sostenitori e fiancheggiatori dell’Arcore style» cercano di trarne partito, nella malcelata speranza che si scateni «una rissa da pollaio». Non è certo il caso del confronto aperto sul Corriere. In generale, può anche darsi. Resta il fatto, però, che questa discussione, e anche queste divisioni, già rappresentano, in tempi di desolazione del dibattito pubblico, una ricchezza riscoperta di cui dovremmo tutti essere grati alle donne.
Tutti. Quindi anche, e soprattutto, noi uomini, che ci interroghiamo così poco, e sulla scorta di categorie così mediocri, sulle questioni sollevate dal Rubygate, quasi che dalle notti di Arcore, e non solo dalle notti di Arcore, l’immagine maschile non uscisse infinitamente più devastata di quella femminile. Coglie nel segno, certo, Manuela Fraire, quando segnala quanto, nel Rubygate, contino la paura della morte, e «il vuoto di senso» attorno a cui ruota il potere: «Perché questo declino terribile e tristissimo poiché rifiutato, temuto, negato, perché questo spasmodico bisogno di un corpo femminile per sventare la comparsa del convitato di pietra»? Ma non credo che la politica, e nemmeno la giustizia, possano dare risposte a domande così angosciose. Forse sarebbe il caso di circoscrivere con un po’ di crudo realismo il problema. Come fanno, sul Riformista, Letizia Paolozzi e Franca Chiaromonte, quando osservano che lo scambio in cui le donne sono la controparte (a suo modo libera, ma come lo erano, vendendo la loro forza lavoro, i salariati di Carlo Marx richiamati in causa sul Corriere da Olivia Guaraldo) viene praticato, per odioso che sia, su scala di massa, e la differenza (politica e istituzionale) sta tutta nel ruolo di Silvio Berlusconi, «perché un simile scambio un premier non può praticarlo pubblicamente: dovrebbe rispondere del proibizionismo e dell’ipocrisia del governo, e presentarsi ai giudici per smentirlo».
Sottoscrivo alla lettera, presentazione ai giudici ovviamente compresa, ma avverto che non basta. Perché le domande su cui toccherebbe, donne e uomini, arrovellarsi sono anche altre. «L’Italia non è un bordello», recitano gli striscioni inalberati dalle donne che protestano. Ma è davvero così? Antonio Polito, richiamandosi al costume nazionale e pure al dibattito in corso sul Corriere e altrove, non ne è tanto convinto. O, almeno, pensa che la questione si sia fatta molto più complicata. Anch’io. E non solo, né soprattutto, perché nei più diversi ambienti sociali è cresciuto assai il numero delle ragazze e delle donne «consapevoli di essere sedute sulla propria fortuna» e convinte dell’opportunità di farne partecipe «chi può concretarla»: tutto questo, in termini liberali ha ragione Piero Ostellino, non basta a farne automaticamente delle prostitute né, tanto meno, ad autorizzare altre donne «perbene» a metterle sotto accusa come donne «permale». Ma se capita, e capita, bisognerebbe prima di tutto cercare di capire perché, interrogarsi sul modello sociale e culturale dominante, su chi compra e non soltanto (troppo comodo, e anche un po’ infame) su chi vende. Anch’io provo un qualche imbarazzo di fronte a un certo bacchettonismo (malattia senile del giustizialismo?) di ritorno nella sinistra, e un certo stupore a leggere, in un appello alla mobilitazione scritto da donne e rivolto in primo luogo alle donne, che «senza quasi rendercene conto abbiamo superato la soglia della decenza»: attente, siamo a un passo dal «comune senso del pudore». Leggo Emma Fattorini, però, che scrive dei compagni di scuola di suo figlio, increduli alla vista della loro compagna così bella che si ostina, ciò nonostante, a studiare il greco, e sento l’eco di quanto mi racconta angosciata mia moglie a proposito dei suoi studenti e delle sue studentesse di un istituto tecnico di frontiera che, senza incontrare troppe resistenze nei genitori, la pensano allo stesso modo, ma in termini molto più espliciti: e mi chiedo se davvero le generazioni adulte possono pensare di cavarsela elargendo loro qualche buon precetto liberale.
Credo, onestamente, di no. Mi domando pure se la «sinistra liberale» porti, in materia, le responsabilità di cui dice Polito. Davvero la «cultura progressista» è stata subalterna a questa «presunta modernizzazione», davvero è «ormai schiava di una cultura dei diritti declinata soprattutto in chiave di libertà sessuale», davvero è senza parole convincenti perché non ha saputo riconoscere che alcuni aspetti della tradizione andavano conservati, e non si è sforzata «di comprendere la morale sessuale della Chiesa», dimenticando la lezione del giovane Berlinguer che indicava a modello delle ragazze comuniste, assieme alla partigiana Irma Bandiera torturata a morte, Maria Goretti? Non direi proprio, sui diritti non so la cultura, ma la politica «progressista» è stata timida, se non latitante. In ogni caso, il Rubygate e i suoi ampi dintorni tutto possono indurre a pensare, fuorché di fare autocritica per aver appoggiato i Gay Pride, difeso i Dico o sostenuto la fecondazione eterologa, mentre chi oggi insorge contro il moralismo strumentale faceva strumentalmente blocco in nome della morale (e della religione) oltraggiata. E poi. Ogni ragionamento sui limiti (codice penale a parte) della libertà sessuale è, ci mancherebbe, legittimo. Ma tra la libertà sessuale e la visione del mondo neopostribolare di cui tocca occuparci la distanza è e dovrebbe restare stellare: sarà pure una banalità, ma con i tempi che corrono è il caso di riaffermarla.
Paolo Franchi
11 febbraio 2011
Marco(Quota) (Replica)
http://www.corriere.it/italians/11_Febbraio_11/Noi-donne-dovremmo-reagire-a-questa-societa-bloccata_0b29b736-354e-11e0-b824-00144f486ba6.shtml
Noi donne dovremmo reagire a questa società bloccata
Caro Bsev,
leggendo l’articolo sul Corriere «Donne in una società bloccata», ho pensato che la vera reazione a questo degrado della politica e della società italiana dovrebbe partire dalle donne. Noi mamme, figlie, nonne, casalinghe, pensionate, disoccupate o troppo impegnate, di destra, sinistra, centro e non so, dovremmo essere una guida anche morale per i nostri uomini. Se tutte noi decidessimo un giorno di scendere in piazza, il paese si bloccherebbe davvero.
Monica Gambino, gambmo@gmail.com
@@@@
dovremmo essere una guida anche morale per i nostri uomini.
@@@@@
…
Marco(Quota) (Replica)
“ho letto con molto interesse l’idea di una nascita di un movimento maschile di sinistra ….
per me ,dovrebbe essere un movimento nato per gli uomini e non essere contro le donne”
_____________
Sono d’ accordo.
Il fatto è che, per essere PER gli uomini, non può, dal mio punto di vista, che essere fatto DA uomini.
Si è detto che la questione maschile non può che essere di sinistra, cosa che mi trova d’ accordo.
Ora, destra e sinistra sono due concetti che possono essere sintetizzati in due frasi:
– sinistra significa è giusto ciò che rappresenta il miglior compromesso possibile tra ciò che va bene per me e ciò che va bene per te.
– destra significa è giusto ciò che va bene per me.
Ne consegue che, un uomo, può essere di destra o di sinistra, ma una donna , a parte sparute eccezioni, al massimo può dirsi di sinistra, ma nei fatti è quasi impossibile che non sia di destra.
Ergo, se la questione maschile è, per sua natura, cosa di sinistra, non può essere sostenuta da chi, sempre per sua natura, nel 99% dei casi, è di destra nei fatti, perché nel dna c’ha quell’ imprinting lì.
La dimostrazione?
Eccola:
Qual’ è stato, essenzialmente, il contributo delle donne alla sinistra?
Il femminismo, ideologia talmente di destra (sebbene astutamente spacciata per sinistra) da rappresentare l’ emblema di quel modo di pensare di cui sopra (è giusto quello che va bene per me).
A cosa è servito il femminismo?
A far diventare la sinistra uguale alla destra.
Morale:
Le donne sono antropologicamente di destra (il femminismo è la conseguenza), pertanto sono incompatibili con la questione maschile, essendo questa, cosa di sinistra.
sandro(Quota) (Replica)
Un’ ulteriore considerazione.
Se la differenza sostanziale tra la psiche maschile e quella femminile è data dalla dimensione etica, ovvero dal superamento della concezione per la quale è giusto ciò che va bene per me, come porsi nei confronti di quella parte del maschile che proprio l’ etica ha rinnegato in nome dell’ affermazione personale?
La mia posizione è netta:
essi rappresentano gli aborti della maschilità, di cui hanno rinnegato il pilastro fondante.
Uomini dal cervello femminile: i malriusciti del genere maschile.
Ci odiano.
Ci odiano perché la nostra esistenza rappresenta per loro la misura costante della loro miseria umana.
Per questo dedicano le loro vite squallide e prive di significato al tentativo costante di renderci loro schiavi.
Hanno un bisogno compulsivo di dimostrare a sé stessi che siamo delle merde perché le merde sono loro.
sandro(Quota) (Replica)
C’è Bella Stronza di Masini, che insieme a Ferradini sono stati accusati di portare sfiga
http://www.youtube.com/watch?v=9U1m7JDGasM&feature=related
Leonardo(Quota) (Replica)
Come fanno, sul Riformista, Letizia Paolozzi e Franca Chiaromonte, quando osservano che lo scambio in cui le donne sono la controparte (a suo modo libera, ma come lo erano, vendendo la loro forza lavoro, i salariati di Carlo Marx richiamati in causa sul Corriere da Olivia Guaraldo)>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Ma come si fa a scrivere certe cose? Credo che quei salariati si rivolterebbero nella tomba. Questa sì che è mistificazione giornalistica.
Alessandro(Quota) (Replica)
>>>>>>>>>>>>>
Noi mamme, figlie, nonne, casalinghe, pensionate, disoccupate o troppo impegnate, di destra, sinistra, centro e non so, dovremmo essere una guida anche morale per i nostri uomini. Se tutte noi decidessimo un giorno di scendere in piazza, il paese si bloccherebbe davvero.
>>>>>>>>>>>>>>
A parte il fatto che fa ridere l’ affermazione secondo la quale “le donne dovrebbero essere una guida anche morale per i loro uomini” (sara’ mica il contrario…?),
la societa’ si fermerebbe realmente se improvvisamente gli uomini si svegliassero e per ipotesi decidessero di non costruire piu’ le case, le strade, di mettere su i pali della luce, i tralicci, di costruire le fogne e quant’ altro, di lavorare nei pozzi petroliferi, nelle miniere, nelle cave, ecc…
Peccato che questo non avverra’ mai, perche’ in tal caso la boria di queste femminucce moderne da quattro soldi, crollerebbe in un istante. Loro devono solo ringraziare l’ innata (e indotta) cavalleria maschile.
Daniele(Quota) (Replica)
Esempio: se non ci fossero gli uomini a costruirli ed “a metterli su”,
http://www.scienze.tv/node/984
come farebbero le “superiori donne” ad avere la luce elettrica in casa?
Daniele(Quota) (Replica)
Se anche Avvenire…
che avvenire ci aspetta…?
>>
“Ragioni che premono” è il titolo dell’editoriale che il direttore del giornale dei vescovi ‘Avvenire’, Marco Tarquinio, dedica alle manifestazioni indette dalle donne per domani a difesa della loro dignità femminile. Un editoriale che sposa gli aspetti sociali e morali che la manifestazione ha messo in gioco.
“Ebbene sì, se io fossi una donna -scrive Tarquinio- domenica sarei in piazza. Non per politichetta, ma per amore. E per ribellione del cuore e della mente, da credente e da persona libera. Ci sarei per dignità e senso morale.
…
>>
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/12/news/avvenire_donne-12367227/?ref=HRER2-1
RDV
Rino(Quota) (Replica)
http://concita.blog.unita.it/suore-e-puttane-1.270899
“Il problema non è mai chi vende, è chi compra”
________________
Straordinario.
Cioè, secondo il ragionamento di questa qua, bisognerebbe mettere in galera i tossici e lasciare in libertà gli spacciatori.
sandro(Quota) (Replica)
Daniele:
A parte il fatto che fa ridere l’ affermazione secondo la quale “le donne dovrebbero essere una guida anche morale per i loro uomini” (sara’ mica il contrario…?)
——————————————————————————-
La morale delle donne è, lo dicono apertamente, che ci vogliono mettere i bastoni tra le ruote, che non ce la vogliono dare, se non dopo tante prove e sacrifici. Questo per me è una cosa grave, non esagero a considerarla una vera organizazione a delinquere che tiene gli uomini insoddisfatti e quindi li spinge a comportamenti negativi. Anche nel passato, i filosofi che si mettevano in posizione apertamente critica verso le donne dovevano dimostrare una certa tempra, cinismo, in qualche modo vincenti. Credo che oggi con il web ci si può confrontare con altre persone e si può abbassare la maschera.
Leonardo(Quota) (Replica)
Se anche Avvenire…
che avvenire ci aspetta…?
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
In quanto a bigottismo e moralismo, Chiesa e Femminismo vanno d’amore e d’accordo. Oramai è una verità indiscutibile. La Chiesa, per la sua innata attitudine a “controllare” la vita altrui, e quindi anche le scelte in ambito sessuale, il Femminismo, perchè vede nella sessualità e nella sua “gestione” pro domo sua un terreno di scontro ineludibile con il maschio. Ed è la Chiesa che va a rimorchio, segno dei tempi che cambiano e del suo indebolimento. In ogni caso, per spezzare una lancia a favore del Vaticano, c’è da dire che il moralismo e il bigottismo, almeno a parole, viene rivolto indifferentemente a uomini e donne, mentre per quanto riguarda il Femminismo, non mi pare che si condanni allo stesso modo o si difenda la dignità maschile quando è la donna a comprare sesso, perchè anche questo succede al giorno d’oggi. L’ipocrisia regna sovrana e non è una novità. In tanti ci cascano, in tanti strumentalizzano, i nostri volponi politici, uomini, per intenderci, ma qualcuno ci vede anche chiaro e non si lascia abbindolare. Peccato che questi ultimi siano ancora così pochi.
Alessandro(Quota) (Replica)
Sandro: Ora, destra e sinistra sono due concetti che possono essere sintetizzati in due frasi:
– sinistra significa è giusto ciò che rappresenta il miglior compromesso possibile tra ciò che va bene per me e ciò che va bene per te.
– destra significa è giusto ciò che va bene per me.
Ne consegue che, un uomo, può essere di destra o di sinistra, ma una donna , a parte sparute eccezioni, al massimo può dirsi di sinistra, ma nei fatti è quasi impossibile che non sia di destra.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Osservazioni interessanti. Sta di fatto che l’abilità del femminismo, in tutte le sue forme, è stata quella di identificare ciò che è bene per una parte, quella femminile, con ciò che è bene per la collettività. In questo ha dimostrato un’abilità fuori dal comune, un pò come Berlusconi che è riuscito ad abbindolare una parte consistente di italiani, facendo credere loro di fare gli interessi del Paese, essendo in realtà interessato esclusivamente al proprio tornaconto. Insomma, chi trionfa in questa società sono sempre i furbacchioni, gli ipocriti, siano collocati a destra o a sinistra e non è una novità. Insomma, la “cultura” come strumento per abbindolare il prossimo e per utilizzarlo per i propri scopi non dichiarati.
Alessandro(Quota) (Replica)
“Se anche Avvenire…
che avvenire ci aspetta…?”
_______________
A me sta cosa non meraviglia neppure un pò: che aria tirasse da quelle parti, lo avevo capito da un pezzo.
Io non sono mai stato pregiudizialmente ostile nei confronti della chiesa, ma ho capito che alla chiesa interessa unicamente la perpetuazione di sé stessa (se così non fosse non starebbe lì da 2000 anni).
La loro intenzione è oggi evidente: saltare sul carro del vincitore.
A breve non parleremo più di “sodalizio donne – sistema” bensì di “sodalizio donne – chiesa – sistema”, assai più pericoloso.
L’ unica attenuante che gli concedo è data dal fatto che i malriusciti di cui sopra, pur essendo una minoranza, hanno un potere corruttivo enorme: sono riusciti a creare una società nella quale, se vuoi sopravvivere, devi diventare per forza un malriuscito come loro.
Stanno lentamente rovinando l’ intero genere maschile, rendendolo una merda a loro immagine e somiglianza.
sandro(Quota) (Replica)
http://concita.blog.unita.it/suore-e-puttane-1.270899
______________
Torno sull’articolo segnalato sopra:
______________
“Il problema non è mai chi vende, è chi compra. L’amore è gratis, si può fare in quanti e come si vuole. Anche vendersi è lecito. E’ l’acquisto all’ingrosso, della società intera, che fa schifo”
______________
E no.
Vendersi sarà pure lecito, ma chi lo fa, nel momento in cui non lo fa per mangiare, ma per arrivare al benessere senza sforzo, fa più schifo di chi compra, che si tratti di uomini o donne.
Fa più schifo perché, anziché solidarizzare e coalizzarsi con quelli che si trovano sulla stessa barca, agisce contro di loro in nome del proprio tornaconto personale.
E affermare che un venduto non fa schifo significa fare più schifo di lui.
sandro(Quota) (Replica)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/09/una-mimosa-per-la-festa-degli-uomini/91094/comment-page-5/?replytocom=1735485#respond
Rita(Quota) (Replica)
Alla chiesa (e alla destra) interessa la famiglia, la perpetuazione dei sacramenti e delle falsità, quindi la fede, senza prendere coscienza della realtà dei fatti.
Leonardo(Quota) (Replica)
L’ ammucchiata rosa, ovvero come ridare ossigeno alla destra:
http://www.iltempo.it/politica/2011/02/10/1236397-ammucchiata_rosa.shtml
Certo che un favore più grande di questo alla destra non potevano farlo.
Ma tutto ha un suo perché: evidentemente vogliono che la sinistra riperda le elezioni.
sandro(Quota) (Replica)
Sandro: Ma tutto ha un suo perché: evidentemente vogliono che la sinistra riperda le elezioni.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
C’è tutta una teoria al riguardo, secondo la quale alla sinistra in fondo starebbe bene stare all’opposizione, e visti i risultati conseguiti dal dopoguerra a oggi non mi sembra tanto campata per aria.
Comunque questi giorni sono dedicati alla festa degli innamorati e tante donne hanno oggi dimostrato tutto il loro amore verso gli uomini, pardon verso i maschi. Mi sembra che tutto torni
Alessandro(Quota) (Replica)
“C’è tutta una teoria al riguardo, secondo la quale alla sinistra in fondo starebbe bene stare all’opposizione, e visti i risultati conseguiti dal dopoguerra a oggi non mi sembra tanto campata per aria”
_____________
E te credo che gli sta bene: 20.000 euro al mese per non fare un cazzo e non avere la minima responsabilità vanno bene a tutti, tanto rimangono in parlamento a vita.
Infatti, quando la destra fa talmente schifo che persino loro corrono il rischio di andare al governo, tirano fuori il femminismo, sicuri del fatto che non esiste metodo migliore per dissuadere l’ elettore maschio dal votare a sinistra (rifondazione docet).
L’ unico modo per riavere in Italia una sinistra degna di tale nome è buttare fuori le donne dalla sinistra stessa.
L’ espressione “donna di sinistra” è un ossimoro.
Una donna non può essere di sinistra, al massimo può dichiarare di esserlo per opportunismo, dato che la donna rappresenta l’ antitesi del concetto di etica, e, quindi, di sinistra.
sandro(Quota) (Replica)
Lidia Lombardi
@@
Sia chiaro, le donne in tutti gli ambiti hanno una marcia in più ma stanno ancora un passo indietro.
@@@@
E vabbè, continuiamo pure a propagandare questa puttanata delle donne “che hanno una marcia in più” (anche al fronte e in miniera, per caso?). Mah…
Marco(Quota) (Replica)
Un’ ulteriore considerazione.
Oggi, giornata della manifestazione delle donne, qualcuno di voi ha visto scritta in qualche striscione o sentito pronunciare in qualche discorso la parola “etica”?
Niente. Zero.
Non la potevano usare: per come hanno impostato la cosa, sarebbe stata un boomerang.
Voglio proprio vedere come si fa a parlare di etica senza prendere le distanze da chi si prostituisce per fare carriera.
sandro(Quota) (Replica)
Siamo davvero alla farsa:
http://affaritaliani.libero.it/rubriche/mondo_nicole/
sandro(Quota) (Replica)
Boh…
@@
http://www.ilfoglio.it/soloqui/7638
“Se un uomo si dichiara femminista non c’è un minuto da perdere: su le mutande e via, senza pensarci un minuto”. Lo scriveva Natalia Aspesi nel 1978 in “Lui! Visto da Lei” (Bur), quando la faccenda dei femministi (signori che in questi giorni si sentono offesi non per la propria, sempre intatta, ma per la nostra dignità) e la questione delle mutande (tenerle o toglierle, e toglierle, se non ora, quando) sembrava perfino più semplice di adesso. La liberatoria certezza, volendo andare un po’ a slogan, “né puttane né madonne, siamo solamente donne”, non è più così certa, poiché si corre a specificare, in appelli, piazze e cambi di foto su Facebook in cui si mette Virginia Woolf al posto della nostra faccia forse non sufficientemente dignitosa, che non siamo per niente zoccole. “Le femmine d’Italia son disinvolte e scaltre e sanno più de l’altre l’arte di farsi amar. Nella galanteria l’ingegno han raffinato: e suol restar gabbato chi le vorrà gabbar”: Gioacchino Rossini (“L’italiana in Algeri”) amava le femmine d’Italia, e anche qui le si adora e si sa che non resteranno gabbate, costrette a dividersi fra ragazze per bene e ragazze per male, a essere “madonne” (madonnina infilzata, mi chiamava mia nonna quando mi lagnavo di qualche terribile ingiustizia, paragonabile a quelle che Luciana Castellina, magnifica fondatrice del manifesto, annotava quindicenne nel suo diario, appena uscito per Nottetempo: “Le maledette tette sono ancora solo accennate”).
Le femmine d’Italia non si divertono con lo spettacolo spiato ad Arcore e nei telefoni cellulari circostanti, non sostengono ringhiando, tendenza Santanchè, che non ci sia nulla di cui parlare (e si potrebbero scrivere nuovi romanzi su uomini che, si infiamma la scrittrice Barbara Alberti, “pagano le donne per non entrare in intimità con loro, che non sanno cos’è il sesso”); osservano Ruby con il politicamente scorretto istinto di darle due schiaffi materni e chiuderla in casa la sera coi mutandoni di lana. Ma mai mai mai con disprezzo anti femminile, mai con il senso dell’onta di genere, mai con il santino in mano di Maria Goretti, per dare ragione oggi a Enrico Berlinguer che la proponeva, allora, alle compagne come modello di femminilità da copiare. Anna Bravo, femminista e storica del movimento delle donne (raccontato in “A colpi di cuore”, Laterza), spiega: “Non partecipo ai movimenti di questi giorni, non ho firmato alcun appello e non andrei mai in piazza contro altre donne. Mi dispiace che non riusciamo a inventarci qualcosa di bello, di vitale, di diverso, qualche forma di disturbo della mascolinità, invece di continuare ad autopunirci”. Luisa Muraro, filosofa e femminista, ha detto una cosa assai chiara: “Sono molto critica verso la separazione fatta da Concita De Gregorio fra quelle che non si prostituiscono, alle quali lei si rivolge, e quelle che si prostituiscono, escluse da ogni considerazione. Io sono impegnata politicamente per la libertà femminile e lotto contro ciò che la ostacola: la ostacolano gli uomini che usano i loro tanti soldi per ridurre il corpo femminile a merce; ma le donne che vanno a questo mercato, io sostengo, hanno una soggettività che non mettono in vendita e perciò vanno prese in considerazione. Altrimenti, dalla politica si scade nel moralismo”.
Quelle che si ricordano le lotte per la libertà di allora si arrabbiano adesso: “Ci eravamo giurate trent’anni fa di non fare mai politica a spese delle donne, e adesso guarda, le divisioni fra buone e cattive”. Continua Anna Bravo: “Non sentivo cose del genere da quarant’anni. Le cattive e le buone, le puttane e le sante: non fatemi diventare perbene e santa, vi prego”. Le femmine d’Italia non vogliono essere sante (“Sono una femminista, non una donna per bene”, dice la scrittrice e giornalista Paola Tavella; “Una donna non può star bene se non è anche un po’ per male”, Anna Bravo), e basta Colette per capire che la tentazione ha molte sfaccettature, e la faccenda delle mutande, tra l’altro, ognuna di noi la porta dentro nel modo che sceglie, e con i segreti che ha.
Intervistata post festini di Arcore, Natalia Aspesi, che pure ha firmato appelli e ha fatto su MicroMega il ritratto della donna del berlusconismo, ha ripetuto una sua convinzione antica: “Credo che essere un puttanone debba dare tante soddisfazioni… Non lo so, io non lo sono stata purtroppo. Per essere un puttanone prima di tutto bisogna essere bellissime, io ero bruttarella ma mi sono molto divertita lo stesso, adesso sono vecchia purtroppo. Spasimanti ne ho avuti, ma i puttanoni ne hanno tanti. Non ritengo che essere un puttanone sia negativo, è una forma di potere che si può esercitare finché si è giovani. E siccome quel tipo di vita fa parte della vita di una donna da sempre, io non mi sento offesa, è il contesto che mi offende. La seduzione riguarda la vita di tutte le donne e, in caso di lavoro, convincere delle proprie capacità anche con il corpo, va benissimo, capita spesso e talvolta è anche molto piacevole: i capi non sono tutti vecchi e brutti. Si può fare il puttanone nel periodo di preparazione a quel che sei, che diventerai, può essere divertente, ai miei tempi purtroppo non si usciva neanche la sera, ma ci deve essere poi il tempo di fare la propria strada e non si può stare in un Consiglio regionale a venticinque anni per quel tipo di meriti. Certo, la storia ci dice che se queste ragazze fossero più sveglie avrebbero in mano non solo il premier ma tutte noi. Ho sempre come esempio le amanti del Re Sole, belle e intelligentissime”.
La scrittrice trentenne Chiara Gamberale ha in mente Honoré de Balzac, “Splendori e miserie delle cortigiane”, e il padre di Anna Bolena che, nella serie televisiva americana “I Tudors” le consiglia di mettersi nel letto del re (“Tu saprai come farlo impazzire”: sembrano i parenti delle ragazze coinvolte nelle notti di Arcore), e Anna Bolena stessa che quando capisce che la preferita è diventata un’altra, Jane Seymour, fa girare pettegolezzi sulla virilità del re. “Quando c’è un uomo con un forte narcisismo – dice la Gamberale – va da sé che attiri un certo tipo femminile, che cerca lo sfruttamento reciproco e mai il confronto: il narcisista vuole possedere, ma appena ha posseduto deprezza ciò che ha, e intanto le cortigiane mirano alto, vogliono il potere, la corona, il rituale della vestizione. In questa storia dei festini di Arcore posso sentirmi offesa come cittadino, perché mi tolgono qualcosa che è mio quando Nicole Minetti viene nominata nel Consiglio regionale della Lombardia, ma non come donna, perché il modo che hanno le ragazze di Arcore di gestire la loro femminilità non toglie niente al mio”.
A proposito di cortigiane, in un meraviglioso libro di Benedetta Craveri, “Amanti e regine” (Adelphi), Madame du Barry, prostituta dei bassifondi sedusse Luigi XV e “non si fece intimidire dal suo regale cliente e si comportò con la sfrontata sicurezza di una professionista dell’eros, decisa ad avvalersi di tutti i segreti del mestiere. A cominciare dal suo celebre ‘baptême d’ambre’, che faceva sempre molto colpo”, e che qui non si intende dettagliare. Luigi non poté più fare a meno di lei e la impose a corte, dove divenne “maîtresse en titre” (finì ghigliottinata, dopo la Rivoluzione, proprio lei, figlia del popolo che non aveva mai conosciuto l’orgoglio aristocratico). Si dà e si chiede, si offre e si pretende, il mondo è rigonfio di questi scambi, i letti per fortuna non possono ancora parlare, e Michela De Giorgio, studiosa del movimento delle donne, che guarda l’Italia da Berlino e sta scrivendo adesso un libro intitolato: “La bella italiana, storia del corpo femminile dall’Unità a oggi”, racconta le sartine torinesi di inizio Novecento, indagate nel libro di Robert Michels, “Dove va la morale sessuale”, del 1912: osavano portare i cappelli che le midinette parigine non portavano, si concedevano ai clienti nei caffè, nelle sale da ballo, per una borsetta e un cappotto da cinque lire, e contravvenivano al divieto di confezionarsi abiti uguali a quelli che facevano per le signore. Scambiavano favori con favori, consapevolmente, e senza farsi chiamare puttane”.
Secondo Franca Chiaromonte e Letizia Paolozzi “ad Arcore c’è stato uno scambio nel quale, piaccia o no, quelle ragazze erano la controparte. Il femminismo ha pure lavorato per riconoscere l’autonomia di ogni donna: non esiste un modello unico di comportamento femminile. Care sorelle di sesso, certo c’è da discutere sul fatto che alcune o numerose donne scelgano di vendere il proprio corpo a chi ha tanto potere per ricavarne vantaggi. Ma cerchiamo di non ricadere nella misoginia e nel moralismo. Anche perché mentre le brave ragazze vanno in Paradiso, le cattive sono dappertutto”. E allora, se bisogna stare da qualche parte, viene l’istinto di mettersi fra le cattive: “Se andrò alla manifestazione, mi metterò dietro lo striscione delle prostitute”, dice Ritanna Armeni, giornalista, scrittrice e femminista. “Istintivamente ero contro questi appelli, contro la manifestazione: le donne non hanno niente da cui difendersi, lo squallore è maschile e fastidioso esteticamente. Capisco e ascolto però nelle giovani donne, questo senso profondo di ingiustizia, come se solo le belle avessero diritto a qualcosa in più, ma non possiamo proporre in alternativa un modello morale, punitivo, sacrificale: da una parte le puttane, l’infima minoranza da cui distinguersi, e dall’altra quelle che faticano ad arrivare a fine mese, le precarie, le sante, le laboriose, le pure. Sai che soddisfazione: è un errore, dobbiamo invece proporre alle donne un modello di leadership, non l’infelicità. L’iniziativa delle donne che si sentono offese nella dignità e che prendono le distanze dalle ragazze di Arcore rischia di abdicare a quanto di eversivo e rivoluzionario c’è stato nel femminismo”.
Ritanna Armeni è arrabbiata. Sia con le donne politiche di destra che negano il problema (“vorrei che il ministro Carfagna dicesse qualcosa invece di rinchiudersi nel proprio perbenismo”), sia con le femministe di allora che “non possono non capire che un’iniziativa del genere ci rende di nuovo subalterne a un modello bacchettone, che la persecuzione delle ragazze dell’Olgettina distrugge il significato eversivo delle nostre lotte di allora, quel che abbiamo costruito. E’ come vedere ritornare l’esempio sacrificale, che è quello con cui sono cresciuta io e che detesto: dovremmo proporre l’audacia, il coraggio, andare alla conquista del mondo per farlo come piace a noi”. Marina Terragni, giornalista e scrittrice, vuole andare all’attacco: “Ecco, se invece di scendere in piazza per dire che le donne hanno una dignità si scendesse per dire che questo paese ha già una premier bell’e pronta, ed è Rosy Bindi, forse sarebbe meglio”. Rosy Bindi secondo Barbara Alberti (inferocita con le ragazze di Arcore non per perbenismo ma perché “credo che si possano permettere delle avventure più esaltanti, che possano usare il libero arbitrio per qualcosa di meglio”) è anche infinitamente più bella del premier, che pure osa prenderla in giro, “stupenda, con quella faccia da monaca che sprizza salute”, e la indiscutibile bellezza, anche se gonfiata a dismisura, accomuna insieme alla giovinezza le ragazze dello scandalo (“Più sei giovane più sei adatta a fare il puttanone: dopo diventa ridicolo”, spiega Natalia Aspesi).
Secondo Sigmund Freud, ricorda Michela De Giorgio, “le romane sono le più belle di tutte, ognuna è una statua”. Franca Fossati, femminista, nota che fra le donne giovani, fra i venticinque e i trent’anni, grava sulla bellezza un senso di ingiustizia e spaesato rancore: ho le gambe corte e non sono bella come la Carfagna, che sarà di me?, e da un sondaggio di Renato Mannheimer emerge una triste assenza di sogno: vorrei insegnare all’università ma finirò per fare la commessa, vorrei andare sulla luna ma starò seduta in un call center, “una cosa che ai nostri tempi non esisteva: eravamo tutti protesi ad affermare la nostra individualità, pensavamo di cambiare il mondo, nulla ci preoccupava e nulla avrebbe potuto deprimerci, c’era una generale incoscienza che però potevamo permetterci, e le belle magari andavano a letto con il leader, ma non si conquistavano per questo posizioni di potere, suscitavano la solita invidia che suscitano le belle e basta”. Il problema è il senso di nulla, di vuoto, un orizzonte plumbeo e ristretto che toglie luminosità, ma “Concita De Gregorio, con il suo appello, non propone nulla se non un grigiore rancoroso che non fa bene alle donne, non le scuote, ma anzi le incita a lamentarsi e a prendersela con altre donne, contribuendo perfino a coltivare il tabù della prostituzione, dalla quale in realtà nessuna donna può tirarsi fuori. E come al solito non c’è un pensiero maschile, ma si rovescia tutto su di noi: siamo noi che dobbiamo pensare, indignarci, farci il controcanto, manifestare”.
Gli uomini, in effetti, si indignano al massimo per la nostra dignità violata, ma mai li ha sfiorati l’idea di interrogarsi sulle proprie debolezze (“La mia parte femminile è molto incazzata”, ha detto Tiziano Scarpa, e Michele Placido si sente offeso da Arcore “in quanto compagno di una donna giovane”), lasciano alle femmine d’Italia il compito di arrabbiarsi per qualcosa che riguarda gli uomini molto da vicino (in una famosa osteria di Trastevere, l’altra sera, un gruppo di ragazzi molto rumorosi ha alzato i calici per Nicole Minetti, “un genio, un idolo”, e alcuni signori sinceri hanno ammesso nell’intimità, dopo aver controllato l’assenza di cimici dalla stanza, che “non si può dire ma lei è il sogno di tutti gli uomini: paga le bollette, porta le amiche, è automunita”). Anche per questo Paola Tavella dice: “L’onta ricade sulla sessualità maschile, non certo sulla mia. Non vado in piazza perché ho smesso di pulire dove i maschi sporcano quando ero ancora una ragazzina”.
Barbara Alberti riporta alla memoria una bellissima novella di Guy de Maupassant, “Boule de Suif”, in cui una rubiconda prostituta, in fuga da Rouen invasa dai prussiani, nel 1860, è all’inizio mal tollerata dai compagni di viaggio, che però accettano il cibo che lei porta nel cesto, poi spinta a concedersi a un ufficiale prussiano che altrimenti non li lascerà passare. Lei non vuole perché è patriottica, ma si immola per la causa, e i viaggiatori “per bene” alla fine continuano a disprezzarla e ad emarginarla, quasi “che l’unico ruolo della donna su questa terra fosse un perpetuo sacrificio della propria persona”. Il perpetuo sacrificio è anche convincersi che fuori dal circuito tette e culi non ci sia speranza per fare qualcosa di bello, perpetuo sacrificio è credere che tette e culi ci offendano e che abbiamo bisogno di mettere Maria Montessori sul profilo di Facebook per significare la nostra diversità (alcune, per allegra protesta anti bacchettona, mettono le pornostar), perpetuo sacrificio è donne contro le donne, donne per bene con la dignità e per male senza la dignità. “Le ragazze di Arcore non mi tolgono nessuna dignità – dice Franca Fossati – sarebbe regressivo pensare che la mia vita e la mia storia personale possano essere oltraggiate da questa vicenda”. “Andare in piazza per dire ‘non sono una prostituta’ ma una giornalista la sento come una miseria troppo grande per una donna – scrive sul blog Marina Terragni – una specie di excusatio non petita che le donne di questo paese non devono sentire di dover dare. Per niente empowering. Mi sentirei ritirata indietro in una miseria femminile che non c’è più, se mai c’è stata. Le donne sono protagoniste della vita sociale ed economica del paese, la miseria è della politica che non si avvale della loro grandezza, della loro forza e della loro intelligenza. E’ questo protagonismo femminile che le nostre figlie devono vedere”. La dignità femminile è cosa troppo seria per perderla in un paio di mutande che volano sull’abat-jour, ma le femmine d’Italia devono essere più scaltre, inventarsi qualcosa di grande, evitare di farsi trattare come Boule de Suif.
In un monologo di Stefano Benni (da “Le Beatrici”, appena uscito per Feltrinelli), c’è una signora benvestita, dall’aria decisa, sta dietro una scrivania-cucina, dietro pentole e documenti, parla al telefono: “Allora, questo favore… sì certo è un onore per te… (rivolta al pubblico) Uffa c’è un limite, io sono circondata da ruffiani, ma questo esagera… Zitto!… Va bene, sono la migliore di tutte, lo so… allora… ho qui una lista di nomi… di rompiballe che vogliono fare la televisione… Attori? Che ne so, sono amici di amici, amanti, reggipalle eccetera… hai solo una parte da centurione? Va bene, è sempre un soldato, va bene…io te lo mando, poi cazzi tuoi”. Arriverà quel momento, saremo al potere, avremo intorno file infinite di adulatori, e saremo molto migliori di così (dopo qualche piccola ma tremenda vendetta).
Leggi L’Italia che manifesta contro il sultano è la stessa di “Ultimo tango a Zagarolo” di Mariarosa Mancuso
© – FOGLIO QUOTIDIANO
di Annalena Benini
Marco(Quota) (Replica)
Evviva la sincerità:
http://www.ilfoglio.it/soloqui/7688
“non credi che siano questi i temi veri, i pericoli concreti, soprattutto attraverso le esclusioni delle donne, le mutilazioni della loro sessualità, della loro libertà creativa e fisica, in particolare da parte dell’islam, che incombono su questo nostro continente?”
Eh sì, il vero problema ce l’ hanno quando le gambe non le possono aprire…
sandro(Quota) (Replica)
“Capisco e ascolto però nelle giovani donne, questo senso profondo di ingiustizia, come se solo le belle avessero diritto a qualcosa in più, ma non possiamo proporre in alternativa un modello morale, punitivo, sacrificale: da una parte le puttane, l’infima minoranza da cui distinguersi, e dall’altra quelle che faticano ad arrivare a fine mese, le precarie, le sante, le laboriose, le pure. Sai che soddisfazione: è un errore, dobbiamo invece proporre alle donne un modello di leadership, non l’infelicità. L’iniziativa delle donne che si sentono offese nella dignità e che prendono le distanze dalle ragazze di Arcore rischia di abdicare a quanto di eversivo e rivoluzionario c’è stato nel femminismo””
_______________
Vaglielo a dire, a quelle che di fare le puttane non se lo possono manco permettere, che la puttanocrazia ha la precedenza sulla meritocrazia.
Forse le hanno prese per delle imbecilli. Io confido nel fatto che non lo siano, perché la maggior parte di loro un posto da consigliere regionale a 12,000 euro al mese non lo vedrà mai manco in cartolina.
Oggi è emersa la verità: care signore, col femminismo non ci guadagnate tutte. Una parte di voi ci guadagna assai, l’ altra ci rimette.
Ci guadagnano solo quelle che madre natura ha dotato dei mezzi necessari per farsi strada aprendo le gambe, a spese delle altre.
sandro(Quota) (Replica)
http://www.corriere.it/editoriali/11_febbraio_14/rodota-femmine-alfa_cabe2df8-3804-11e0-9d0e-ca1b56f3890e.shtml
Le femmine alfa ritrovano la voce «Non saremo state troppo educate?»
Gli umori Sperano in un discorso conclusivo che porti agli slogan ritmati Non arriva. Pazienza
«E tiratelo giù questo c. di striscione!». I giovani piddini intimoriti obbediscono e arrotolano la scritta «Sono una donna che ha sempre lottato». La signora prima impedita nella visuale ribadisce «e che c.». Sembra la scena di Animal House in cui John Belushi spacca la chitarra in testa al ragazzo romantico che strimpellava. È una delle tante scene impreviste e significative della piazza romana, ieri. Piena di donne più o meno garbatamente assertive. Anzi: mai viste così assertive, toste e protagoniste in una manifestazione. È stata la giornata delle femmine alfa, in Italia non ce n’era mai stata una così.
Donne insieme alle amiche che fanno commentacci, ragazze che applaudono e urlano «daje!», signore arrivate da sole senza le usuali timidezze da manifestanti single che attaccano discorso con tutti. Più agguerrite delle oratrici, spesso. «E piantala col corpo delle donne, e parlaci di Berlusconi!», è la lamentela più frequente durante i discorsi. Le lamentele poi dilagano per la poesia (bella, troppo lunga) di Patrizia Cavalli e il monologo sulla vagina in pugliese di Lunetta Savino; divertente, ma nessuna riesce a concentrarsi su questioni vaginali, la piazza è civile ma arrabbiata. Aspetta un’oratrice che la infiammi. Per un po’ l’oratrice non arriva, alla terza-quarta che si dilunga sulle bambine che non devono fare le escort una cinquantenne perde la pazienza: «Ma una che sappia parlare no? Una che sappia fare un comizio? Se non ce l’avevano potevano mettere una parrucca a Maurizio Landini, tipo».
Tipo. Assente il segretario della Fiom, arriva Susanna Camusso. Sa fare un comizio; si lancia in un monologo su «se non ora quando»; viene molto applaudita. Ma è donna stringata, lascia il palco a signore più logorroiche. Le femmine alfa di piazza del Popolo resistono stoicamente. Acclamano suor Eugenia Bonetti e zittiscono le amiche più laiciste. Si entusiasmano per Alessandra Bocchetti che quando viene presentata suscita reazioni morettian-fantozziane («Noo, l’università Virginia Woolf noo») ma poi, unica tra le intervenute, parla dello stato dell’economia. Sperano in un discorso conclusivo che porti, come dicono le ragazze, «al fomento», agli slogan ritmati, all’urlo collettivo. Non arriva. Pazienza.
E andando via si chiedono «ma non sarà stata una manifestazione troppo educata?» e si rassicurano leggendo le notizie sui telefonini, guardando le strade intorno ancora strapiene. Certo, «il problema di questo momento storico è la nostra infinita pazienza», come donne e come opposizione, dice Claudia Tombini, architetto. Sulle piazze dell’opposizione la trentenne Marta è più cattiva. Cita gli 883: «Ti ricordi quella canzone? È la dura legge del gol/ gli altri segneranno però/ che spettacolo quando giochiamo noi? Questo è stato il più grande spettacolo degli ultimi anni, per me, ma spero non sia solo questo». Forse no. Forse le italiane rompiballe (la maggioranza) stanno trovando la loro voce. Forse più in piazza che sul palco. Forse era ora.
Maria Laura Rodotà
14 febbraio 2011
__________________
«E tiratelo giù questo c. di striscione!». I giovani piddini intimoriti obbediscono e arrotolano la scritta «Sono una donna che ha sempre lottato». La signora prima impedita nella visuale ribadisce «e che c.».
__________________
Che brutta fine che hanno fatto gli uomini di sinistra: veri e propri cagnolini al servizio delle (loro) padrone.
Luca(Quota) (Replica)
Stavo dando uno sguardo agli articoli e commenti celebrativi di questa adunata femminista appoggiata dalla nomenclatura di sinistra in funzione anti-berlusconiana. Il solito sessismo e i soliti proclami di superiorità da parte delle donne, i soliti maschi zerbini che scodinzolano dietro a donne che, sia pure indirettamente, li insultano, e qualche uomo che, in un sussulto di dignità, dissente da questa retorica sessista. Io stesso ho cercato di smuovere un pò le acque nello spazio dei commenti dell’articolo pubblicato dalla tua amica Lidia Ravera , Fabrizio, nell’edizione del Fatto Quotidiano on line, e devo dire che dopo che ho rotto il ghiaccio anche altri uomini hanno preso coraggio e si sono fatti sentire, reclamando un pò di rispetto. Più difficile ottenere gli stessi risultati sul blog dell’Unità, dove tutti stanno sempre sull’attenti di fronte alle decisioni del condottiero, che in questo caso è anche donna, quindi da venerare e non più solo da rispettare. Dietro alle quinte la regia dei vari leader, uomini, nazionali dei partiti di “sinistra”. E’ sempre il tentaivo a cui assistiamo da anni: cercare di catturare voti femminili ingraziandosi le donne in qualsiasi modo, una gara a cui hanno partecipato anche i “nuovi” leader, Fini, Casini, all’opposizione, una novità. Una strategia elettorale che, dati alla mano, appare sempre più fallimentare e se la sinistra potrà riproporsi al Governo di questo Paese, lo dovrà allo scisma interno alla destra, non certo ai meriti suoi. Di conseguenza mi è sorto un interrogativo: ma i voti degli operai, maschi, che votano Lega nord o dei tanti astensionisti, maschi, che non travando più un rappresentante non si recano più alle urne, non interessano? Forse bisognerebbe spiegare ai vari leader di sinistra nazionali che la popolazione italiana è suddivisa quasi equamente in uomini e donne e che quindi occuparsi solo dei bisogni/frustrazioni/rancori di queste ultime alla fine potrebbe far perdere ancora qualche voto maschile. Non sarebbe il caso, tanto per provare a cambiare strategia, magari incominciando a gratificare un pò anche gli uomini. Perchè oramai sembra un pò da fessi votare per chi ha una concezione così stereotipata e sessista dei rapporti uomo-donna. Sempre più difficile esprimere un voto in questo Paese: da una parte ti vogliono ancora servo della gleba dall’altra ti considerano uno sfruttatore, un depravato, uno stupratore. Tempi difficili
Alessandro(Quota) (Replica)
1 2 3 TANA!!!! si potrebbe traquillamente dire ,della manifestazione di ieri …..alcuni commenti dal solito blog ,che da l’idea su cosa veramente verteva la manifestazione di ieri
questo è un commento di un uomo
——————————————————
Amedeo scrive:
13 febbraio 2011 alle 22:07
Roma: oggi ci sono stato. Eravamo un fiume di persone, parecchi uomini, devo dire, moltissime donne, forse mi sarei aspettato più ragazze, ma va bene così.
Che dire? Ho pianto per più di mezz’ora, e mi fanno ancora male i muscoletti delle mani a forza di battere le mani!
Ho trovato fuori luogo un paio di interventi; uno addirittura dannoso, e non mi stancherò di dirlo. Credo che fosse la direttrice dell’Università delle donne Virginia Woolf: ha consigliato e sollecitato donne e ragazze a stare in guardo dagli uomini, a far fare a loro, questa volta, un passo indietro, a “dare una spallata” anche al proprio compagno, perchè tanto loro non le sosterranno mai, e ai loro privilegi non rinunceranno mai.
Pensiero dannoso, oltre che stupido e retrogrado: io sono un femminista convinto, convintissimo. E’ grazie alla conoscenza e al dialogo con grandi esponenti del femminismo separatista degli anni ‘70, ormai vecchie, se oggi ho acquisito questi strumenti critici, in loro ho trovato la volontà di lottare che mi contraddistingue. Ma ormai siamo avanti: gli uomini, piano piano, stanno prendendo coscienza piena della situazione, e vogliono contribuire al benessere collettivo.
Mi sono commosso proprio sentendomi vicino a voi donne, oggi.
Non fate lo stesso errore di questa signora: non ci cacciate, abbracciamoci!
Abbracciamoci!
E continuiamo, anche ogni giorno si può manifestare!
ps:Lorella, io non te mollo!
———————————————————————
questo commento ,fatto da un uomo femminista ,mostra anche lui qualche perplessità ….
naturalmente arriva anche la risposta
——————————————————————–
paola m. scrive:
14 febbraio 2011 alle 00:04
@Amedeo, pensa che non tutti gli uomini sono come te, anzi che la maggior parte degli uomini non sono come te. L’intervento di Alessandra Bocchetti è stato uno di quelli che ho più applaudito perché penso che tutto quello che ha detto è vero. Eppure, poco dopo, uno di miei migliori amici è riuscito a guadagnare la mia postazione, e ci siamo abbracciati e baciati entusiasticamente. Ma la maggior parte degli uomini non sono come lui, e non sono come te. Ma pensa, pure, guarda dentro di te, e ai rapporti che hai con le altre persone che sono donne: sei sicuro che qualche parte di questi rapporti, qualche angolino, non sia interpellato da ciò che ha detto Alessandra? Se no, sei l’uomo perfetto.
————————————————————
l’intervento ,che ha prodotto questo “scambio di battute” è questo
———————————————————————
Alessandra scrive:
14 febbraio 2011 alle 11:23
Roma – Alcune parole dell’intervento di Alessandra Bocchetti:
“Dobbiamo costruire un’equilibrio di rappresentanza vero se vogliamo una società migliore per tutti, dobbiamo trasformare in politica la nostra esprerienza, le nostre necessità. Sono convinta che si desse ascolto alle necessità delle donne si potrebbe fare una magnifico programma di governo, ma le prime a doversi convincere di questo siamo proprio noi.
Se amiamo ancora questo paese dobbiamo imparare a governarlo in fretta. Le donne che ne sentono l’energia e il desiderio devono farlo. E’ Un impegno che di dobbiamo prendere non solo per ambizione ma soprattutto per necessità. Ci troviamo in un disastro, ma di questo disastro non siamo del tutto innocenti neanche noi”
“Siamo state fin ora troppo timide, troppo fiduciose, troppo conniventi, troppo deleganti, troppo ubbidienti”
“Ci vuole una spallata, adesso è ora di dargliela questa spallata, ma non solo a Berlusconi ma anche agli uomini più vicini a noi che occupano troppi posti, troppi luoghi ben coscienti di stare seduti sul loro tesoro, cioè una poltrona”
“Per quanto mi riguarda non voterò più un partito che non garantisca una forte presenza di donne al governo di questo paese e non ho detto liste elettorali, ho detto governo. E intendo donne che magari escono da severe scuole di amministrazione dello stato e non dal concorso di miss Italia o dal letto sfatto del potente di turno. ”
Ancora meglio: un partito trasversale delle donne.
Dobbiamo farlo.
————————————————————————-
come si vede ,si continua a dare la colpa agli uomini ,tutti ,sempre e comunque ma ,chissà come mai ,queste “spallate” la si devono dare solo agli uomini con la poltrona ,e non chi lavora in fonderia ,QUESTO RESTA UN MISTERO
finisco con una nota un pochino malinconica
——————————————————————–
Bella prova di democrazia, niente pugni né manganelli. Ci volevano le donne per insegnarci come si manifesta democraticamente!
—————————————————————–
no ,i manganelli no ,quelli vengono usati contro gli operai(uomini ,guarda caso) che lottano per il loro posto di lavoro
mauro recher(Quota) (Replica)
“Più difficile ottenere gli stessi risultati sul blog dell’Unità, dove tutti stanno sempre sull’attenti di fronte alle decisioni del condottiero, che in questo caso è anche donna, quindi da venerare e non più solo da rispettare”
_____________
Io il mio sasso in quello stagno lì ce l’ ho tirato.
Te lo copiaincollo:
“Comprare fa schifo mentre vendersi è lecito? E no, cara signora. Vendersi sarà pure lecito, ma chi lo fa, nel momento in cui non lo fa per mangiare, ma per arrivare al benessere senza sforzo, fa più schifo di chi compra, che si tratti di uomini o donne. Fa più schifo perché, anziché solidarizzare e coalizzarsi con quelli che si trovano sulla stessa barca, agisce contro di loro in nome del proprio tornaconto personale. E il non prendere le distanze da tali soggetti rappresenta un insulto nei confronti di quei milioni di donne e di uomini che non si comportano come loro”
Nessuno ha avuto il coraggio di darmi torto.
sandro(Quota) (Replica)
Mi sono commosso proprio sentendomi vicino a voi donne, oggi.
Non fate lo stesso errore di questa signora: non ci cacciate, abbracciamoci!
Abbracciamoci!
E continuiamo, anche ogni giorno si può manifestare!
ps:Lorella, io non te mollo!
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Imbarazzante .
Alessandro(Quota) (Replica)
La cosa che più sgomenta è che tutti, Berlusconi compreso, si affannano a elogiare le donne in ogni modo, naturalmente ricevendone schiaffoni sonori perchè la ruffianeria non paga. Ad Alessandro dico che il voto degli uomini è considerato scontato, dall’una e dall’altra parte. Così non se ne curano. Evidentemente gli uomini sono considerati insensibili alla loro propria situazione, e purtroppo è vero.
armando
armando(Quota) (Replica)
L’ho già scritto e lo ripeto: io mi sento sempre più preso per il culo da queste donne, che in un paese come il nostro, sono a dir poco servite, riverite, omaggiate, corteggiate, viziate e spesate. Ossia quello che un uomo beta non ha mai conosciuto né mai conoscerà. Una donna, anche se disoccupata o casalinga, può ugualmente avere una sua vita sessuale e sentimentale: un uomo no (eccezioni a parte).
Per il resto trovo orripilanti i commenti di quegli ometti che sanno solo leccare i piedi alle donne.
Sconcertante.
Simone(Quota) (Replica)
Secondo me dopo questo messaggio Lorella non gliela dà più neanche se pagata dall’Ente Turismo.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
“il voto degli uomini è considerato scontato”
________________
Appunto. O si fa il sindacato degli uomini o non se ne esce.
sandro(Quota) (Replica)
Armando: Ad Alessandro dico che il voto degli uomini è considerato scontato, dall’una e dall’altra parte. Così non se ne curano.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Sono totalmente d’accordo. Io posso parlare soprattutto del mondo di sinistra, che conosco bene, ed è fatto principalmente di uomini a cui è stato inculcato, più o meno esplicitamente, “l’odio” per il maschio bianco eterosessuale, quindi un odio per se stessi in sostanza, e a celebrare la donna, come portatrice di nuovi e più sani valori,a considerare i neri e i gay eternamente discriminati e così via, una visione del mondo in sostanza datata, ferma ancora ai padri della sinistra sessantottina, come Marcuse, per alcunbi versi autore anche molto stimolante. A sinistra la baracca è rimasta in piedi fino a ora perchè a comandare sono sempre state le donne, ma a sedere sugli scranni di potere quasi sempre gli uomini. Bisognerà vedere che cosa accadrà ora, quando le donne di sinistra pretenderanno non solo di dettare i programmi e le scelte, ma anche di occupare quegli spazi fino a ora occupati da uomini). Io spero che questo accada presto, Solo allora, forse, la sinistra riuscirà a fare i conti con questa ideologia reazionaria che alberga al suo interno. Allora forse il fronte si spaccherà. Bisogna toccare le poltrone di questi qui per ottenere qualche risultato,
Io sono il primo a battermi contro la discriminazione, in tutte le sue forme, ma da questo invasamento ideologico io sono sempre stato immune. Mi considero, come diceva Gaber, di sinistra, non della sinistra, perchè nonostante tutta la merda che soffoca la sinistra, c’è ancora qualcosa da salvare, e non sono abituato a buttare nel cesso il bambino e l’acqua sporca.
Alessandro(Quota) (Replica)
sandro
__________
Appunto. O si fa il sindacato degli uomini o non se ne esce.
___________
Il problema è trovare uomini con i quali farlo quel sindacato, perché tolte quelle poche decine di “compagni di genere” che postano qui e in altri blog e forum, di fronte a noi c’è il silenzio e il vuoto assoluto.
Perciò consiglierei di non illudersi, perché tra il dire e il fare ci passa di mezzo il mare.
Questo a prescindere dalle intenzioni di ciascuno di noi, anche perché, come hanno fatto più volte notare Fabrizio e Rino, questa è una psico-guerra; pertanto una guerra molto diversa da quelle classiche, combattute a cannonate e contro altri uomini.
In questo caso specifico non è la paura a rendere inerti gli uomini, bensì l’inconsapevolezza di genere, l’odio verso i propri simili di sesso maschile * e la vergogna.
_____________
* Io credo che in realtà di veri misogini ne siano sempre esistiti pochi nel corso della storia; sono del parere che la misandria MASCHILE contro gli altri uomini, sia stata e sia molto più diffusa della misoginia. Basti pensare ai motivi futili per cui un uomo può anche sparare in testa ad un altro uomo, come molto difficilmente farebbe contro una donna.
Luca(Quota) (Replica)
Ha ragione Luca (anche se capisco e condivido le motivazioni di Sandro). Questa è una “psico-guerra”, con caratteristiche estremamente peculiari rispetto a qualsiasi altro confronto/conflitto mai avvenuto nella Storia fino ad ora. Non si tratta certo di imbracciare il fucile e di combattere armi in pugno. Non solo. Abbiamo sottolineato più volte come anche gli strumenti della dialettica e della logica, pur fondamentali, siano essi declinati in chiave politica o filosofica, siano insufficienti e abbiano scarse possibilità di risultare vincenti se non si riesce a trovare la chiave di volta (che è psichica/psicologica/culturale).
Siamo su un terreno del tutto nuovo per la stragrande maggioranza degli uomini, quello appunto psichico/psicologico, che gli uomini stessi, diciamoci la verità, hanno per lo più disertato fino ad oggi e che in larghissima parte continuano ancora a disertare. Anche questo è uno dei frutti bacati del “machismo”, il più grande alleato del femminismo. Aver lasciato campo libero al “femminile” sotto questo profilo è stato un errore strutturale e strategico di proporzioni colossali. Oggi ne vediamo i risultati. Per troppo tempo gli uomini hanno alzato le spalle, facendo finta di nulla e lasciando che le donne occupassero ogni anfratto della sfera psichica ed etica (etopsicosfera). Come se a loro la questione non li riguardasse, non fosse di loro competenza, evidentemente troppo compresi nel difendere il loro “ruolo”, che ormai faceva acqua da tutte le parti (anche se non volevano accorgersene), continuando ad occuparsi di “questioni da uomini”. In qualche modo anche questa è stata una forma di difesa, più o meno inconscia. L’aspetto più drammatico è che tuttora la maggior parte continua ad essere riottosa a mettere il naso in questo ambito. Apparentemente sembra un paradosso, ma in realtà così non è.
Prima si trattava di una sorta di indifferenza da parte maschile nei confronti di una materia e di un ambito che veniva considerato come “sovrastrutturale” (passatemi il termine) o comunque del tutto secondario (“Donne,occupatevi pure voi di queste faccende, che noi ci occupiamo delle cose serie…”) rispetto a ciò che era invece considerato strutturale o comunque di competenza maschile: la sfera pubblica, l’economia, la politica, vissute in modo completamente separato dalla sfera psichica/psicologica (e quindi, conseguentemente, etica/culturale). Ora invece è un vero e proprio terrore. Gli uomini avvertono a livello inconscio che l’ambito della “psicosfera”, colpevolmente e ingenuamente abbandonato, è diventato dominante, al punto che è necessario rivedere anche il paradigma classico marxiano (e non solo marxiano) struttura/sovrastruttura, e che da quello sono stati estromessi. Ma ovviamente sono paralizzati, per tutte le ragioni che abbiamo spiegato più e più volte in tanti articoli.
Per queste ragioni è prematuro oggi parlare di “sindacato” degli uomini. In parte, questo già esiste, ed è il movimento dei padri separati (che ha grandi meriti, sia chiaro). Ma abbiamo visto che questo da solo è uno strumento del tutto insufficiente ad affrontare una questione che è estremamente più complessa.
L’obiettivo strategico è “bucare” la psiche degli uomini (beta). Instillare nella loro mente il dubbio, riuscire a far sì che siano in grado di portare alla luce e di riconoscere la sofferenza che è in loro,invece di rimuoverla.
Quando si porrà il problema di costruire una vera e propria organizzazione sindacale o politica, saremo già a buon punto…
Per il momento, da un punto di vista pratico, tutto ciò che si può fare è lavorare per dar vita ad un’associazione. Questo, come ripeto ancora, è un atto formale che avrebbe però una ricaduta sostanziale estremamente importante e altamente simbolica.
Anzi, a questo punto pongo la questione all’ordine del giorno. Chi è d’accordo lo faccia sapere. Non si tratta di fare chissà cosa, né ci sono particolari incombenze tecnico/amministrative/giuridiche. Ormai gli statuti delle associazioni sono cose molto semplici anche dal punto di vista formale e non richiedono spese particolari. Però per far questo bisogna innanzi tutto incontrarsi. Quindi stabilire una data e un luogo. Posso naturalmente farmi carico del tutto a livello organizzativo logistico. Laddove l’incontro si tenesse a Roma avrei la possibilità di ospitare più persone. Non è necessario essere in tanti. Mi pare che sono sufficienti tre o quattro persone e si da vita ad un’associazione. Chi vuole può anche inviare una delega.
Ciascuno si esprima, se vuole, e faccia sapere la sua disponibilità e soprattutto la sua volontà di aderire formalmente.
In caso contrario però, lasciamo perdere discorsi sulla creazione di un sindacato ecc. , perché se non siamo capaci di fare questo tutto il resto si riduce a un puro volo di fantasia…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio
_____________
Anche questo è uno dei frutti bacati del “machismo”, il più grande alleato del femminismo. Aver lasciato campo libero al “femminile” sotto questo profilo è stato un errore strutturale e strategico di proporzioni colossali. Oggi ne vediamo i risultati.
_____________
Quoto al cento per cento, ed aggiungo che in tal senso il femminismo e le donne in genere, hanno avuto ed hanno realmente una marcia in più rispetto agli uomini, sia beta che alpha. Serve a poco avere “due bicipiti grossi così e un “cazzo lungo così”, nonché una montagna di soldi, se poi si è incapaci di buttar giù anche un discorso elementare in materia di rapporti fra i due sessi.
Di fronte a certe questioni, le uniche cose che gli uomini sanno fare, è ridere o starsene zitti.
PS:
Prendiamo il caso del Berlusca:
Laureato con lode, imprenditore e politico ricchissimo, sempre pronto a sparare ad alzo zero sul comunismo, Stalin e Pol Pot, ma che poi se ne esce fuori con stronzate del tipo “Io non pago le donne” (quanto dà mensilmente all’ex moglie…?) oppure fa riferimento alla “nostra maschile inferiorità” (quindi anche a se stesso).
Ecco, pure questo è uno delle decine di milioni di uomini rovinati dalle logiche “machiste”.
Luca(Quota) (Replica)
Segnalo questo articolo, che la dice lunga sul potere sessuale che le donne hanno sempre esercitato sugli uomini.
___________________
http://it.notizie.yahoo.com/53/20110214/tod-niente-sesso-senza-governo-belgio-il-045b8e8.html
Niente sesso senza governo: Belgio, il ‘ricatto’ delle mogli dei parlamentari
Ieri – 15.55
Una senatrice belga ha invitato le mogli dei parlamentari del suo Paese a rifiutarsi di fare sesso fino a quando i loro mariti non saranno riusciti a formare un nuovo governo.
PUNTO MORTO POLITICO – Marleen Temmerman ha proposto l’astinenza sessuale come un modo per porre fine al punto morto politico che ha fatto seguito alle elezioni dello scorso giugno. Con 248 giorni senza esecutivo, il Belgio infatti è a un giorno dal record dell’Iraq (249). Al punto che un comico aveva suggerito agli uomini di smettere di radersi per protesta.
NIENTE SESSO SENZA GOVERNO – Ma siccome non ha funzionato, Temmerman ha rilanciato: niente sesso fino a quando non sarà stato formato il governo. Ed essendo anche una ginecologa rispettata, ha chiesto alle mogli e alle ragazze dei membri del partito di “tenere chiuse le gambe”. Non soddisfatta ha esteso lo stesso invito ai partner “di ogni genere” di tutti i membri eletti nel Parlamento.
PROSTITUTE PAGATE PER NON LAVORARE – Temmerman ha affermato che una simile iniziativa ha già funzionato in Kenya nel 2009, quando le donne hanno fatto il voto di castità per disinnescare le crescenti tensioni tra i seguaci del presidente e quelli del primo ministro. E ha aggiunto la senatrice belga: “Alle prostitute keniane era stato offerto un compenso economico se avessero mostrato solidarietà femminile e avessero partecipato allo sciopero del sesso. L’impatto non è mai stato provato scientificamente, ma dopo solo una settimana c’era un governo stabile”.
LA POLITICA DEL SESSO – Ma esiste un precedente anche nella Grecia Antica. Nella “Lisistrata” di Aristofane, si racconta di come le donne di due città-Stato rivali si misero d’accordo per astenersi dal sesso fino a quando i loro uomini non avessero fatto pace. Non sono però gli unici esempi di quella che il Daily Telegraph ha ribattezzato come “la politica del sesso”, osservando: “Il sesso è risalito, con una suggestività senza ritegno, in cima all’agenda politica”.
LADY SENZA VELI – L’esempio più eclatante lo abbiamo, guarda caso, proprio in casa nostra. Per il Telegraph, “la reputazione inattaccabile di Berlusconi appare straordinariamente intatta nonostante il flusso costante di indiscrezioni sul Bunga Bunga”. E la manifestazione delle donne, scese in piazza a Roma contro i politici che non rispettano il corpo femminile, è un esempio perfetto di come sesso e politica anche in Italia vadano a braccetto. Ma anche in Inghilterra Sally Bercow, moglie dello speaker della Camera dei Comuni, si è fatta fotografare coperta solo da un lenzuolo, che ne lascia intravedere il meglio delle curve. Con tanto di intervista in cui dichiara: “Fare l’amore sotto il Big Ben è più sexy”.
Luca(Quota) (Replica)
Ridicolo e patetico.
@@@
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/15/news/una_lezione_ai_maschi-12474795/
Una lezione ai maschi
di ADRIANO SOFRI
Una lezione ai maschi La manifestazione del 13 febbraio a Roma
È inevitabile che le manifestazioni collettive sollevino qualche dubbio, e anche quella delle donne di domenica. Non avevo mai sentito tante buone ragioni per aderire a una manifestazione. E non avevo mai sentito pretesti così capziosi e vanesi per non aderire. Lo svolgimento è stato magnifico.
Tanto tempo fa, noi uomini (molti di noi, almeno) che respingevamo con sdegno l’eventualità di stare mai dalla parte dei padroni, fummo costretti a un estremo imbarazzo, o a vergognarci francamente, quando di colpo ci venne rinfacciato di essere i padroni nel rapporto con le “nostre” donne, e le altre. Non era facile reagire: diventare donne, o un altro dei generi possibili, riesce solo a pochi, e restare maschi sapendo di essere in torto era seccante. A parte qualche provvedimento di correzione personale – palliativi, del resto – l’ideale era che le donne contassero per la maggioranza che sono, e per l’intelligenza peculiare di cui qualche millennio di raggiri e prepotenze le ha dotate, e allora gli uomini potessero rivendicarsi tali a ricominciare da una leale condizione di minorità.
Che questo avvenisse nell’arco della nostra esistenza personale, nonostante la longevità moderna, era da escludere. E per giunta la storia mondiale è andata in un modo tale che gli uomini si sono presi una quantità di rivalse, cruente o no, sulla risalita delle donne. Naturalmente donne e uomini sono categorie troppo generali perché si trascuri il rilievo dei casi individuali, cioè delle persone.
Va da sé che anche delle donne possono essere scemissime, e titolari di dicastero.
Tuttavia la statistica conserva una sua presa. Ho visto che fra pochi giorni si apre a Bruxelles una importante fiera del libro intitolata “Il mondo appartiene alle donne”. Immagino che sia un auspicio, e anche così lascia perplessi, per quell’intonazione proprietaria, peraltro giustificata dalla convinzione opposta, data per ovvia, che il mondo appartenga agli uomini. (Tant’è vero che dicemmo “uomini” invece che maschi o esseri umani, per annetterci le donne).
Noi uomini non possiamo convocare una nostra manifestazione, perché tutte le manifestazioni sono state nostre – abbiamo finito a volte per invadere di forza quelle di sole donne. Non proclamiamo mai di fare qualcosa “in quanto uomini”, perché tutto quello che facciamo lo facciamo in quanto uomini. Possiamo immaginare ora che il mondo non ci appartenga più, o almeno che noi tutti, donne e uomini, e cavalli e tonni rossi, gli apparteniamo quanto lui appartiene a noi.
Ci vorrà parecchio tempo, nella migliore delle ipotesi. Però, per uomini fieri e sportivi e azionisti e allegri di minoranza come ci figuriamo, sarà bellissimo dividerci accanitamente sull’accettabilità delle quote celesti, e sfilare con i cartelli che dicono: “Non siamo panda giganti”, e alla fine indire cortei in 2.300 città ammettendo, anzi richiedendo, la partecipazione di donne. Da domenica, ci siamo un po’ meno lontani.
(15 febbraio 2011)
Marco(Quota) (Replica)
Sulla psicoguerra. E’ un fatto che molti uomini, quando interpellati singolarmente, sono abbastanza consci, magari in modo non elaborato ma insomma qualche scintilla esiste. Ma, quì è il punto, quando si tratta di allargare il campo visivo, allora niet. Allora prevale il bombardamento ideologico quotidiano, allora se lo dicono tutti i giornali, tutte le Tv, tutti i partiti, tutti gli uomini e le donne che sono in politica, allora deve essere vero per forza. Allora quel barlume che sente dentro di sè si spegne, ed egli tace.
La verità e che siamo di fronte ad un Leviatano di enorme potenza e che scalfirlo è difficilissimo. Occorrerà tempo e occorrerà che altre cose accadano, fino a che la situazione reale non potrà più essere mascherata nella sua essenza. Sempre che, allora, non sia già troppo tardi. Ma spero davvero che così non sia. L’uomo ha grandi capacità di risorgere dalle sue ceneri
armando
armando(Quota) (Replica)
Sofri è un altro ometto succube delle donne, tanto che si contraddice due volte nell’articolo . Poi non capisco quale sarebbe la lezione : vedo solo femministe misandriche e patetici ometti come quello. Piuttosto, se ci sono uomini che si so stati a casa è perchè hanno capito l’andazzo misandrico di quelle ridicole combriccole viste in piazza…
Silent Hill(Quota) (Replica)
copio e incollo da un altro forum ,posso dire che mi ha tirato su il morale ,una donna scrive
—————————————————————————
Qui c’è poco da manifestare, non credo la dignità delle donne sia stata calpestata: c’è solo da smettere di usare la patata come merce di scambio. La dignità delle donne è calpestata quando un uomo impone di fare certe cose, non quando t’invita e tu allegra come un’oca ci vai e ci stai, e ti vanti anche al telefono di quanti soldi sei riuscita a scucirgli.
Quando smetterò di vedere perfette oche con minigonne inguinali e top che coprono al massimo il capezzolo sculettare dicendo che “Quello che non sopporto, è che mi notAno solo per il mio fisico. Ci ho un cervIello, io, ci ho!” (Ciglia sbattute, risucchiamento interno di guance per volumizzare le labbra), forse allora prenderò sul serio una manifestazione di questo tipo.
La dignità delle donne è compromessa dalle donne: che c’è da manifestare? C’è da prendere atto, vergognarsi e cambiare.
————————————————————————
sul vergognarsi ,non sono d’accordo ,è come dire che tutti gli uomini si devono vergognare se succedono degli omicidi passionali (cosa che ,a dire il vero, molte femministe ci marciano sopra) ma , a parte questo ,dimostra ancora una volta ,che non esistono ne uomini stupidi o donne stupide ,ma “persone “intelligenti e non
mauro recher(Quota) (Replica)
Sempre più pazzesco il fatto che a sinistra non ci sia un giornalista, un intellettuale, un politico, capace di dire e di scrivere qualcosa di maschile (che non c’entra nulla con l’essere di destra) e di far notare che la realtà degli uomini beta è molto diversa da quella dei ricchi o benestanti. Mi chiedo: come si può continuare a votare per personaggi simili? Di certo alle prossime elezioni la sinistra non avrà più il mio voto (ossia quello che le do da vent’anni).
Semplicemente mi asterrò.
>>
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/15/news/la_bandiera_della_dignit-12474868/?ref=HREC1-1
L’ANALISI
La bandiera della dignità
di STEFANO RODOTÀ
La bandiera della dignità Donne in piazza il 13 febbraio
È tempo di liberarsi dello spirito minoritario che, malgrado tutto, continua a lambire anche qualche parte della stessa opposizione. È questa l’indicazione (la lezione?) che viene dai molti luoghi che da molti mesi vedono la presenza costante di centinaia di migliaia di persone che, con continuità e passione, rivendicano libertà e diritti: un fenomeno che non può essere capito con gli schemi, invecchiati, del “risveglio della società civile” o di qualche partito “a vocazione maggioritaria”. Non sono fiammate destinate a spegnersi, esasperazioni d’un giorno, generiche contrapposizioni tra Piazza e Palazzo. Non sono frammenti di società, grumi di interesse. È un movimento costante che accompagna ormai la politica italiana, e a questa indica le vie per ritrovare un senso. È l’opposto delle maggioranze “silenziose” che si consegnano, passive, in mani altrui.
Donne, lavoratori, studenti, mondo della cultura si sono mossi guidati da un sentimento comune, che unifica iniziative solo nelle apparenze diverse. Questo sentimento si chiama dignità. Dignità nel lavoro, che non può essere riconsegnato al potere autocratico di nessun padrone. Dignità nel costruire liberamente la propria personalità, che ha il suo fondamento nell’accesso alla conoscenza, nella produzione del sapere critico. Dignità d’ogni persona, che dal pensiero delle donne ha ricevuto un respiro che permette di guardare al mondo con una profondità prima assente.
Proprio
da questo sguardo più largo sono nate le condizioni per una manifestazione che non si è chiusa in nessuno schema. Le donne che l’hanno promossa, le donne che con il loro sapere ne hanno accompagnato la preparazione senza rimanere prigioniere di alcuni stereotipi della stessa cultura femminista, hanno colto lo spirito del tempo, dimostrando quanta fecondità vi sia ancora in quella cultura, dove l’intreccio tra libertà, dignità, relazione è capace di generare opportunità non alla portata della tradizionale cultura politica. È qui la radice dello straordinario successo di domenica, della consapevolezza d’essere di fronte ad una opportunità che non poteva essere perduta e che ha spinto tanti uomini ad essere presenti e tante donne a non cedere alla tentazione di rifiutarli, perché non s’era di fronte ad una generica “solidarietà” o alla pretesa di impadronirsi della parola altrui.
Chi è rimasto prigioniero di se stesso, delle proprie ossessioni, è il Presidente dal consiglio, al quale era offerta una straordinaria opportunità per rimanere silenzioso, una volta tanto rispettoso degli altri. E invece altro non ha saputo trovare che le parole logore della polemica aggressiva, testimonianza eloquente della sua incapacità di comprendere i fenomeni sociali fuori di una rozza logica del potere. La vera faziosità è quella sua e di chi lo circonda, privi come sono di qualsiasi strumento culturale e quindi sempre più votati al rifiuto d’ogni dimensione argomentativa. Dignità, per loro, è parola senza senso, parte d’una lingua che sono incapaci di parlare.
Nelle diverse manifestazioni, invece, si coglie la sintonia con le dinamiche che segnano questi anni. Le grandi ricerche di Luis Dumont ci hanno aiutato nel cogliere il passaggio dall’homo hierarchicus all’homo aequalis. Ma nei tempi recenti quel cammino si è allungato, ha visto comparire i tratti l’homo dignus, e proprio la dignità segna sempre più esplicitamente l’inizio del millennio, costituisce il punto d’avvio, il fondamento di costituzioni e carte dei diritti. Sul terreno dei principi questo è il vero lascito del costituzionalismo dell’ultima fase. Se la “rivoluzione dell’eguaglianza” era stato il connotato della modernità, la “rivoluzione della dignità” segna un tempo nuovo, è figlia del Novecento tragico, apre l’era della “costituzionalizzazione” della persona e dei nuovi rapporti che la legano all’innovazione scientifica e tecnologica.
“Per vivere – ci ha ricordato Primo Levi – occorre un’identità, ossia una dignità”. Solo da qui, dalla radice dell’umanità, può riprendere il cammino dei diritti. E proprio la forza unificante della dignità ci allontana da una costruzione dell’identità oppositiva, escludente, violenta, che ha giustamente spinto Francesco Remotti a scrivere contro quell'”ossessione identitaria” che non solo nel nostro paese sta avvelenando la convivenza civile. La dignità sociale, quella di cui ci parla l’articolo 3 della Costituzione, è invece costruzione di legami sociali, è anche la dignità dell’altro, dunque qualcosa che unifica e non divide, e che così produce rispetto e eguaglianza.
Le manifestazioni di questi tempi, e quella di domenica con evidenza particolare, rivendicano il diritto a “un’esistenza libera e dignitosa”. Sono le parole che leggiamo nell’articolo 36 della Costituzione che descrivono una condizione umana e sottolineano il nesso che lega inscindibilmente libertà e dignità. Più avanti, quando l’articolo 41 esclude che l’iniziativa economica privata possa svolgersi in contrasto con sicurezza, libertà e dignità umana, di nuovo questi due principi appaiono inscindibili, e si può comprendere, allora, quale lacerazione provocherebbe nel tessuto costituzionale la minacciata riforma di quell’articolo, un vero “sbrego”, come amava definire le sue idee di riforma costituzionale la franchezza cinica di Gianfranco Miglio. Intorno alla dignità, dunque, si delinea un nuovo rapporto tra principi, che vede la dignità dialogare con inedita efficacia con libertà e eguaglianza. Questa, peraltro, è la via segnata dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Qui, dopo aver sottolineato nel Preambolo che l’Unione “pone la persona al centro della sua azione”, la Carta si apre con una affermazione inequivocabile: “La dignità umana è inviolabile”.
Proprio questo quadro di principi costituisce il contesto all’interno del quale i diversi movimenti si sono concretamente mossi, individuando così quella che deve essere considerata la vera agenda politica, la piattaforma comune delle forze di opposizione. Diritti delle persone, lavoro, conoscenza non si presentano come astrazioni. Ciascuna di quelle parole rinvia non solo a bisogni concreti, ma individua ormai pure forze davvero ” politiche”, che si presentano con evidenza sempre maggiore come soggetti attivi perché quei bisogni possano essere soddisfatti.
Viene così rovesciato le schema dell’antipolitica, e si pone il problema della capacità dei diversi gruppi di opposizione di trovare legami veri con questa realtà. I segnali venuti finora sono deboli, troppo spesso sopraffatti dalle eterne logiche oligarchiche, dagli egoismi identitari di ciascun partito o gruppo politico. Si lamenta che ai problemi reali non si dia il giusto risalto. Ma chi è responsabile di tutto questo? Non quelli che con quei problemi si sono identificati, sì che oggi la responsabilità di farli entrare nel modo corretto nell’agenda politica ufficiale dipende dalla capacità dei partiti di trovare il giusto rapporto con i movimenti presenti nella società, di essere per loro interlocutori credibili.
Torna così la questione iniziale, perché proprio questo è il cammino da seguire per abbandonare ogni spirito minoritario e ridare vigore ad una vera politica di opposizione. Le manifestazioni di questi mesi, infatti, dovrebbero essere valutate partendo anche da un dato che tutte le analisi serie sottolineano continuamente, e cioè che Berlusconi non ha il consenso della maggioranza degli italiani, non avendo mai superato il 37%. Il bagno di realtà di domenica, che ne accompagna tanti altri, dovrebbe indurre a volgere lo sguardo verso la vera maggioranza, perché solo così un vero cambiamento è possibile.
(15 febbraio 2011)
Simone(Quota) (Replica)
mauro recher
>>
dimostra ancora una volta ,che non esistono ne uomini stupidi o donne stupide ,ma “persone “intelligenti e non
>>
Sei un po’ troppo ottimista, mauro, perché gli uomini e le donne stupidi/e esistono, eccome se esistono.
Andrea(Quota) (Replica)
Lo avete visto otto e mezzo stasera?
Spettacolare
Il battibecco tra Tosi e la Serracchiani è da incorniciare.
Lui ha fatto notare che il background femminista della sinistra dovrebbe portare le donne della stessa a sostenere i festini “Arcore style”, in nome del principio “il corpo è mio e lo gestisco io”, dato che le amichette di Berlusconi questo fanno: gestiscono il proprio corpo a modo loro.
Al che la Serracchiani ha iniziato a gridare come un ossesso che non può permettersi di dire questo, ecc. ecc., ma non è stata in grado di spiegare il perché.
Straordinario
Poi sono venuto a conoscenza di un particolare che mi ha fatto veramente sbellicare, dato che non lo sapevo.
Sembra che la sinistra avesse proposto, tempo fa, di abbassare l’ età minima sotto la quale avere rapporti sessuali è illegale (da parte di un adulto): la proposta, che avrebbe evitato il processo a Berlusconi, è stata bocciata.
Indovinate da chi?
DAL GOVERNO BERLUSCONI!!!
Il giornalista non ha mancato, opportunamente, di far notare che le tendenze forcaiole nei confronti dell’ uomo comune mal si conciliano con la pretesa di impunità per sé stessi.
E qui si torna al discorso che facevo più su: destra significa “è giusto quello che va bene a me”.
Quale dimostrazione migliore di questa?
sandro(Quota) (Replica)
Sandro, ho cancellato per errore un tuo post che era finito negli spam e che riprendeva un mio precedente commento.
Lo potresti rinviare per favore?
Grazie e scusa.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sandro: Il battibecco tra Tosi e la Serracchiani è da incorniciare.
Lui ha fatto notare che il background femminista della sinistra dovrebbe portare le donne della stessa a sostenere i festini “Arcore style”, in nome del principio “il corpo è mio e lo gestisco io”, dato che le amichette di Berlusconi questo fanno: gestiscono il proprio corpo a modo loro.
Al che la Serracchiani ha iniziato a gridare come un ossesso che non può permettersi di dire questo, ecc. ecc., ma non è stata in grado di spiegare il perché.
Straordinario>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Sì, doveva essere davvero divertente . Certo che è curioso che la Destra ricordi alla Sinistra quali sono i suoi principi e valori. Comunque domina incontrastato il “voltagabbanismo”, si dice e si fa ciò che torna a giovamento in quel momento, alla faccia dei propri principi “ufficiali”.
Alessandro(Quota) (Replica)
sandro
____________
E qui si torna al discorso che facevo più su: destra significa “è giusto quello che va bene a me”.
Quale dimostrazione migliore di questa?
______________
Concordo, ma resta il fatto che l’odierna sinistra è profondamente femminista e anti-maschile.
Questo è il (nostro) problema.
Luca(Quota) (Replica)
il background femminista della sinistra dovrebbe portare le donne della stessa a sostenere i festini “Arcore style”, in nome del principio “il corpo è mio e lo gestisco io”, dato che le amichette di Berlusconi questo fanno: gestiscono il proprio corpo a modo loro
——————————————————————–
bisognerebbe fare dei manifesti con questa frase.
Io aggiungo che, oltre a gestire il proprio corpo, gestiscono anche i soldi e il corpo dei maschi.
Leonardo(Quota) (Replica)
“ho cancellato per errore un tuo post che era finito negli spam e che riprendeva un mio precedente commento.
Lo potresti rinviare per favore?”
________________
Dicevo che in questo momento la priorità secondo me è fare informazione.
sandro(Quota) (Replica)
“resta il fatto che l’odierna sinistra è profondamente femminista e anti-maschile.
Questo è il (nostro) problema”
_______________
Quella odierna non è sinistra, ma una destra in salsa politicamente corretta.
Diretta conseguenza, questa, dell’ aver sposato il femminismo, ideologia profondamente di destra spacciata astutamente per sinistra.
Sinistra significa etica applicata alla politica, e il femminismo è la negazione del concetto di etica.
sandro(Quota) (Replica)
sandro
______________
Quella odierna non è sinistra, ma una destra in salsa politicamente corretta.
_______________
Qualunque cosa sia, resta il fatto che io, quando vado a votare, trovo questo simbolo,
http://beta.partitodemocratico.it/
non “destra politicamente corretta”.
Purtroppo i giri di parole non possono confutare il seguente dato di fatto: il PD è anti-maschile è femminista.
Che poi lo sia diventato per questo o quel motivo, che abbia scimmiottato la destra oppure no, non cambia il fatto fatto che l’ODIERNA sinistra è CONTRO gli uomini.
Luca(Quota) (Replica)
Ditemi voi se un vecchio iscritto alla CGIL, nonché ex iscritto alla FGCI come me, debba quotidianamente sorbirsi roba del genere sulle donne:
http://beta.partitodemocratico.it/aree/home.htm?area=53
http://www.fgci.it/
Io non ne posso più.
Luca(Quota) (Replica)
Non mi sono spiegato.
Il problema non è che la sinistra è antimaschile.
Il problema è che non esiste una sinistra.
Esistono due destre, una delle quali, per dare una parvenza di democrazia al sistema, si autodefinisce sinistra pur essendo nei fatti nient’ altro che una diversa declinazione della destra.
Se esistesse una sinistra, non potrebbe essere antimaschile: sarebbe una contraddizione.
sandro(Quota) (Replica)
A prescindere dalla destra o dalla sinistra, io ho notato da un po’ di tempo un fatto sconcertante (che sicuramente non stupirà chi si occupa di qm da anni), e cioè che nei confronti di quei pochi uomini che hanno il coraggio di esprimere opinioni controcorrente i più aggressivi sono i maschi, che di fronte a certe parole reagiscono soventemente in malo modo, insultando, buttandola sul personale e sulla “mancanza di figa” o “di affetto della mamma”. Il tutto con un tono sprezzante e feroce, raramente riscontrabile nelle donne.
Andrea(Quota) (Replica)
Andrea
cioè che nei confronti di quei pochi uomini che hanno il coraggio di esprimere opinioni controcorrente i più aggressivi sono i maschi, che di fronte a certe parole reagiscono soventemente in malo modo
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Ma certo, pur di avere un patetico complimento da una femmina questi ammazzarebbero volentieri chi esprime certe cose “politicamente scorrette” . Non stupisce di certo .
Silent Hill(Quota) (Replica)
Capisco il tuo disappunto, Luca. Qualunque uomo che abbia un briciolo di dignità non può non sentirsi offeso da questa retorica sessista. Ma l’uomo di sinistra, elettore, quindi con l’eccezione dei volponi uomini ai vertici a livello nazionale e locale, è, mediamente, un rincoglionito. Pensa ancora di vivere nella società descritta da Rosa Luxemburg. Che ci possiamo fare, sembrano proprio irrecuperabili. Nella loro mente è presente solo l’alternativa maschilismo/femminismo. Se non sei femminista sei maschilista. E’ chiaro che così non ci si evolverà mai.
Alessandro(Quota) (Replica)
Io credo che gran parte della gente che vota a sinistra come i miei genitori e famiglie proletarie che conosco se ne fregano del femminismo, penso che se cambiasse linea la sinistra su questo versante fregherebbe ben poco a molte famiglie “normali” italiane (opinione personale)
Certo quello che si dice in questo blog sarebbe un colpo forte per tutti se un partito lo sbandierasse come programma di governo.
Leonardo(Quota) (Replica)
Ultima replica, al riguardo.
Sandro, tu scrivi,
_____________
Non mi sono spiegato.
Il problema non è che la sinistra è antimaschile.
Il problema è che non esiste una sinistra.
Esistono due destre, una delle quali, per dare una parvenza di democrazia al sistema, si autodefinisce sinistra pur essendo nei fatti nient’ altro che una diversa declinazione della destra.”
_______
No, ti sei spiegato benissimo, solo che io, da uomo di sinistra quale sono sempre stato, mi sono un po’ stufato di certi giustificazionismi nei confronti della sinistra.
Secondo me ha poco senso dire che “non esiste una sinistra, bensì una destra camuffata”, perché se è per questo, anche secondo molti uomini di destra, non esisterebbe più nemmeno la “vera” destra.
Scusa, ma l’ipotesi che la sinistra sia “deragliata” di suo, la prendi in considerazione? Io sì. Sandro, Bersani e company sono uomini di sinistra – NON di destra! – che leccano quotidianamente i piedi al genere femminile e lo mettono nel culo a quello maschile!
Prendiamone atto e smettiamo di evocare ogni due minuti il fantasma della destra!
Luca(Quota) (Replica)