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Siamo alla farsa, senza timore di esagerare. Non c’è altro modo per definire la manifestazione del 13 febbraio indetta per “difendere la dignità delle donne”.
Le ideologie (ho scritto ideologie, non filosofie), da sempre (tutte, nessuna esclusa, compresa naturalmente quella attualmente dominante del “capitalismo post-industriale globale e assoluto”), sono abilissime nel reinterpretare la realtà fino a deformarla completamente.
Quanto sta accadendo oggi con la vicenda che vede protagonista il capo del governo e il suo stuolo di escort/starlette/cubiste/puttane/aspiranti showgirl-attrici-modelle/aspiranti mantenute e in generale aspiranti a tutto, anche a uno scranno da parlamentare o da consigliera regionale, perché no, c’è addirittura chi fa la ministra e promulga leggi contro la prostituzione…(ci sarebbe da ridere se la cosa non fosse seria…), ha tuttavia qualcosa di unico ed è la testimonianza che il femminismo ha una marcia in più, da questo punto di vista.
Le cronache di questi giorni hanno solo evidenziato la punta dell’iceberg di ciò che volgarmente viene definito un “puttanaio”, cioè un fenomeno di mercificazione sessuale di massa che dimostra, più di qualsiasi altro, la fondatezza della nostra analisi. Il paradigma è quello che conosciamo perfettamente: un maschio alpha che compra in contanti (potrebbe comprare in qualsiasi altro modo, come tanti altri “maschi dominanti”, ma evidentemente a lui piace così, la sostanza non cambia di una virgola…) , da una parte, e una schiera di donne che si vendono(non per necessità ma per libera scelta), dall’altra. Il tutto nella piena autonomia e consapevolezza da parte di tutte/i.
E qui scatta il busillis, direbbe un nostro carissimo e autorevolissimo amico. Non potendo ammettere la seconda parte del paradigma di cui sopra (la mercificazione sessuale diretta e indiretta come scelta autonoma e consapevole da parte di molte donne), evidente agli occhi di qualsiasi essere senziente, il femminismo (per lo meno la sua componente più “politica” e maggioritaria, quella che ha promosso la manifestazione del 13, poi ci soffermeremo sugli altri risvolti) e il “politically correct” sono costretti a negarla per affermare solo la prima: il maschio che compra. Che si tratti, come in questo caso, di un uomo come Berlusconi, da un punto di vista concettuale, non ha nessuna importanza; potrebbe valere per chiunque. Così facendo, il dogma è salvo (per chi non vuole vedere…): le donne sono sempre e comunque innocenti e senza alcuna responsabilità per ciò che accade.
Ma perché il femminismo e il “politically correct” sono costretti a negare ciò che è evidente? Perché se non lo facessero sarebbero costretti ad ammettere che anche le donne sono corresponsabili a pieno titolo del processo di mercificazione e auto mercificazione che le vede coinvolte e protagoniste. Ma ammettere questo significherebbe minare alle fondamenta l’ideologia femminista stessa che ha invece necessità di sollevare sempre e comunque le donne da ogni responsabilità, anche e soprattutto in frangenti di questo genere. “Se le donne si prostituiscono, in mille modi diversi, (chiarisco, per gli avvoltoi costantemente in agguato, che non stiamo parlando di quelle donne vittime del racket) – lo fanno perché costrette, sempre, comunque e dovunque”. Questo è il mantra ufficiale di una parte del femminismo. “Se non ci fosse il maschio che compra, non esisterebbe la femmina che si prostituisce (praticamente o concettualmente), e mai il contrario”. Qualcun altro, a parti invertite, potrebbe obiettare, in modo speculare, che se le donne non vendessero, gli uomini non comprerebbero. E il cane continuerebbe a mordersi la coda…Sappiamo bene che la realtà è estremamente più articolata e complessa di queste due vulgate…
Ma, come ripetiamo, il femminismo deve negare, per definizione, questo secondo aspetto ( così come il machismo più becero tende a negare il primo; e guarda caso, Berlusconi sostiene di non aver mai pagato una donna in tutta la sua vita…). Ammetterlo equivarrebbe a togliere un mattone fondamentale all’intera impalcatura ideologica che crollerebbe inevitabilmente in pezzi.
Naturalmente sarebbe a questo punto fondamentale approfondire l’analisi relativa al fenomeno della prostituzione, con tutte le sue implicazioni, sociali, psicologiche e culturali, sia per quanto riguarda le donne che gli uomini. Ma il tutto ci porterebbe lontano. Rimandiamo, nel merito, alla lettura dell’articolo pubblicato nello spazio degli editoriali dal titolo “Prostituzione: ideologie diverse ma stessa ipocrisia”.
E’ con questo modo di procedere che si è arrivati a quella che ho definito la farsa del 13 febbraio.
Ma non è finita. Perché c’è un’altra corrente femminista la quale, continuando a gridare ad alta voce , anche se non più sulle piazze ma nei salotti mediatici (hanno fatto carriera) che “L’utero è mio e lo gestisco io”, arriva di fatto a giustificare e a sostenere apertamente le “Olgettine” e la loro nutritissima schiera di consorelle. E siccome “l’utero è mio e lo gestisco io”, diventa automaticamente e conseguentemente del tutto normale che “lo venda a chi mi pare o a chi meglio credo”, senza per questo essere giudicata da chicchessia.
Personalmente, anche se ci è stato chiesto da sempre di non immischiarci in affari che non ci riguardano (“gli uomini si occupassero delle loro faccende che a quelle delle donne ci pensano le donne stesse”…), mi sento di avanzare l’ipotesi (voglio essere ottimista…) che l’intento del femminismo storico di matrice sessantottina non fosse propriamente quello di trasformare il vecchio ma altamente simbolico slogan “L’utero è mio e lo gestisco io” nel più prosaico “L’utero è mio e lo vendo a chi mi pare”. Sembrerebbe proprio che si sia invece andati in questa direzione. E certamente non solo per quanto accade ad Arcore…
Non sarebbe male (per le donne tutte, ma specialmente per quelle di “sinistra”) prendersi una pausa, mettersi intorno ad un tavolo ed iniziare una riflessione, possibilmente anche autocritica, della serie:”Ragazze, chi eravamo, cosa volevamo, chi siamo oggi e dove stiamo andando? Le cose sono andate nella direzione che auspicavamo oppure qualcosa non è andata per il giusto verso? Non abbiamo nessuna responsabilità per ciò che sta accadendo?” Parrebbe proprio di no, a giudicare dai contenuti e dalle parole d’ordine della manifestazione del 13…
Ma, come ripeto, non possiamo metter becco in ciò che non ci compete e non resta che attenerci ai fatti. I quali però,evidenti, nella loro oggettività, non possono essere sottaciuti. E allora, mi viene da pensare:”Se una donna è nel pieno diritto di gestire il proprio corpo come meglio crede (quindi anche di venderlo), in piena libertà, senza essere giudicata né tanto meno colpevolizzata, perché dovrebbe invece esserlo un uomo che decide di usufruire di quelle “prestazioni” che la donna gli offre dietro compenso, in virtù di quel diritto e di quella libertà che lei stessa rivendica?
Perché la donna che vende il proprio corpo deve poterlo fare senza essere colpevolizzata mentre l’uomo deve essere criminalizzato? Questo modo di ragionare è del tutto illogico. Se si ammette la libertà delle donne di poter vendere il proprio corpo (e si arriva addirittura a giustificarlo ideologicamente)non si capisce sulla base di quale logica quegli uomini che scelgono di comprarlo dovrebbero essere criminalizzati.
Delle due l’una. Non c’è scampo. In ambito filosofico questo modo di procedere verrebbe definito come “principio di identità e non contraddizione”. Mi pare che in questo caso (e in molti altri…) sia stato ampiamente sforato…
La cosa singolare (per coloro che non hanno familiarità con questi temi e con le alchimie sofistiche del femminismo…) è che queste due posizioni (la dignità calpestata delle donne da una parte, e la rivendicazione della libertà delle stesse donne dall’altra di gestirsi come meglio credono) sembrerebbero essere in contrasto fra loro. Se la logica ha un senso, o le “Olgettine” (in questo caso, ma è evidente che il paradigma può e deve essere esteso) sono delle vittime oppure sono delle donne libere e consapevoli che in piena coscienza, libertà e autonomia agiscono nel modo in cui agiscono.
Ma il nodo non si scioglie né tanto meno qualcuna si pone il problema di scioglierlo. D’altronde, chi glielo fa fare? Tanto più che nessuno, ma veramente nessuno (tranne noi pochi temerari), si azzarda a segnalare questa clamorosa e mastodontica contraddizione. D’altronde, una delle due “verità” può andar bene in un determinato frangente, e l’altra in un altro. A seconda delle necessità del caso.
E questa è la “grandezza” del femminismo”. Il “principio di identità e non contraddizione”, e quindi la logica, vanno a farsi benedire, con il massimo della disinvoltura possibile. “In fondo, non è forse anche la logica una creatura maschile, ad uso e consumo dei maschi?…E allora buttiamola nel cesso e tiriamo la catena…O meglio, pieghiamola ai nostri desiderata. E’ ammesso tutto e il contrario di tutto, purchè tornino i (nostri) conti”.
In chiusura, tutto ciò ci impone una riflessione che non possiamo procrastinare:quale metodo da adottare per il nostro lavoro?
E’ evidente,sulla base di quanto abbiamo appena spiegato, che la logica può servire prevalentemente a fini interni (al Movimento, intendo); uno strumento efficace per la comprensione e l’analisi della realtà. Ma è altrettanto evidente che quando ci rivolgiamo all’esterno, specialmente nel contatto con gli altri uomini, dobbiamo saper navigare in una dimensione, quella psicologica e culturale, che viaggia su canali e binari completamente altri rispetto a quelli che siamo normalmente abituati a percorrere. Dobbiamo attrezzarci in tal senso. E lì, nella “psicosfera” che si gioca la partita. Proprio lì, in quel luogo dove tutto e il contrario di tutto possono convivere senza apparenti contraddizioni. Dobbiamo imparare a portarle alla luce, certamente utilizzando la logica ma all’interno di una dimensione altra, dove la logica stessa è costantemente e sistematicamente negata e dove tutto può essere reinterpretato se non addirittura rovesciato nel suo contrario.
Proprio il modo in cui sono stati reinterpretati i fatti di questi giorni, ci pare confermi decisamente questa tesi.
225 Commenti
Caro Fabrizio, potrebbe essere, ma dimentichi che ho pubblicato un articolo? ti agevolo il link:
https://www.uominibeta.org/2011/07/07/why-men-increasingly-avoid-marriage/
Inoltre il sito puo’ essere letto in tutte le lingue, seppur con traduzione talvolta discutibile, tramite google translator
Damien(Quota) (Replica)
Non me ne ero affatto dimenticato, Damien…in effetti il sistema di Google Analytics (devo dire molto ben fatto e con molto dovizia di particolari) mi dice che siamo seguiti, con mia grande sorpresa, anche in altri paesi,
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
LA FARSA CONTINUA
Dunque le ragazze di Arcore sono “vittime”.
Come indennizzo dei “torti” che hanno subìto esigono (altro) denaro.
Si è compiuto il periplo del delirio. La pervesione totale di ogni regola minima del vivere civile, l’azzeramento beffardo di ogni misura di responsabilità con l’affermazione palese e incontrovertibile che le DD non sanno quello che fanno e non rispondono dei loro comportamenti. Come se fossero eterne minori o semplicemente minorate.
Come pensavano i maschilisti.
Non vado oltre.
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_novembre_21/processo-ruby-32-ragazze-parte-offesa-1902245683563.shtml
RDV
Rino(Quota) (Replica)
google translator è pessimo come traduttore…
giovanni(Quota) (Replica)
“In politica le donne hanno una marcia in più”.
Ma va? Non lo avevamo mai sentito dire prima d’ora…Veramente originale…
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.romatoday.it%2Fpolitica%2Fintervista-marta-lenori-pd-lazio.html&h=yAQGLOPLIAQHR1-2MAbRkIoWjRdAmZgK_d1uKAvUvAhq3cw
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Talmente brave e superiori da essere assolutamente incapaci di creare partiti politici esclusivamente femminili…
Per non parlare di tutto il resto.
Sostanzialmente è come sparare sulla Croce Rossa…
Sandro2(Quota) (Replica)
riporto qui ,visto che si tratta di SNOQ e della loro “simpatica iniziativa ”
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Se Non Ora Quando e le scadenze elettorali
Parte la mobilitazione di Se Non Ora Quando in vista delle scadenze elettorali
Una campagna spot che girerà su media nazionali e locali che invita a votare donne per avere un paese migliore, un appello che chiede un chiaro impegno su alcuni essenziali temi, in primo luogo una rappresentanza paritaria a tutti i livelli delle istituzioni, una mobilitazione che partirà da questa settimana in tanti luoghi per sfidare i partiti su impegni precisi nella costruzione e gestione delle liste e nei programmi. Queste le principali decisioni prese da un affollatissimo incontro nazionale di Se Non Ora Quando tenuto il 15 dicembre alla Casa Internazionale delle donne di Roma. Presenti, oltre al comitato promotore nazionale, numerosissimi comitati locali che dal 13 febbraio dello scorso anno ad oggi si sono formati e hanno lavorato con iniziative e forme diverse per portare avanti quella idea di rete trasversale forte tra donne partita in quel giorno memorabile. All’incontro si è arrivati infatti dopo un lavoro intenso di produzione di documenti dei diversi comitati locali di esame della situazione attuale, dei temi ritenuti prioritari,degli obiettivi che si pensa debba caratterizzare, nella grande pluralità di realtà e orientamenti questo movimento.
Documenti che hanno girato tra le donne e i comitati di SNOQ evidenziando tanta ricchezza di posizioni ma anche molte affinità nella indicazione di priorità. Democrazia paritaria, contrasto alla violenza sulle donne, diffusione a tutti i livelli di una cultura di genere, rinnovamento della politica,lavoro e welfare per promuovere la vita delle donne, autodeterminazione nelle scelte di vita e salute, equa distribuzione del lavoro di cura tra donne e uomini con sistemi veri di congedi parentali: questi i principali terreni scelti da quasi tutte. Ma molto altro c’è anche in relazione ai diversi contesti in cui operano i gruppi.
Il tema della trasversalità così caro a questa esperienza ha avuto modo, anche attraverso questi documenti, di essere approfondito arrivando così a ritrovare moltissime in una visione comune che mette insieme pluralismo di orientamenti e percorsi delle donne con una affermazione forte di autonomia nei confronti della politica.
E con questo spirito di forte consapevolezza si snoderà un percorso intenso da qui alle elezioni: confronti serrati con i partiti, con le donne che operano in essi ma sopratutto con le donne e gli uomini che Se Non Ora Quando intende coinvolgere in una azione di consapevolezza che senza le donne non si può costruire un paese moderno e migliore su tutti i piani. Ma nessuna candidature di SNOQ ci sarà. Eventualmente donne che a titolo personale intendono partecipare al voto.
Lo spot presentato è stato sponsorizzato da Pubblicità Progresso per il valore trasversale e generale che promuove e come tale sarà diffuso gratuitamente nei media, TV, radio. Ma la stessa Campagna vedrà in tutte le città conferenze stampa, manifesti ,volantini, iniziative varie, tutto grazie all’impegno delle donne dei comitati locali oltreché del supporto forte Comitato nazionale.
Anche il sito di Noi Donne ospiterà presto tale spot.
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Se non ho capito male fanno degli spot per votare le donne ,va beh credevo di avere visto tutto
Sia chiaro che ,se la donna è meritevole ,di certo non mi viene l’orticaria a votarla ,ma qui ,sembra che l’organo riproduttivo la faccia da padrone
mauro recher(Quota) (Replica)
Mauro, cosa vuoi farci. Purtroppo oggi gira così … 😕
Questo modo di fare politica, forse inevitabile in società strutturate come le nostre, per me è del tutto speculare a quello di un certo imprenditore di successo che alla sua prima “discesa in campo” si fece votare proprio perché era un imprenditore. E che quindi, sapendo come fare (lo aveva già fatto con le sue aziende), avrebbe sicuramente raddrizzato “l’Azienda Italia”. Questo il concetto fondamentale allora espresso.
Nella stessa maniera procedono snoq et similia. Non uno straccio di visione, di progettualità politica. Solo richiesta di potere in virtù del sesso. Non organizzarsi per convincere donne e uomini (siamo in democrazia, o no?) della bontà della propria proposta, ma infiltrarsi nei luoghi di potere pretendendo.
Sono lo specchio peggiore di questa società, ma convinte di rappresentarne la parte migliore.
Democrazia paritaria. Ho già detto tante volte cosa ne penso. Ne faccio ora una sintesi: ogni prebenda politica pretesa ed ottenuta senza che dietro ci sia una reale e congruente rappresentatività non è democrazia ma clientelismo.
Contrasto alla violenza sulle donne. Sessimo e oserei dire paternalismo allo stato brado. La nostra società, come tutte d’altronde, in ogni tempo e in ogni luogo, è intrisa di violenza. A danno di tutti e di tutto. Vogliamo eliminarla o almeno limitarla? D’accordissimo. Ci sediamo e ne discutiamo seriamente senza remore o paraocchi. Ed a 360 gradi. Non vedo però perché trattare la violenza sulle donne in maniera avulsa dal resto del “contesto violenza”. Le donne sono solo metà umanità. Ne migliori ne peggiori dell’altra metà. Non vedo perché trattarle da minorate. O da madonne.
Diffusione a tutti i livelli di una cultura di genere. Conoscendo il significato che attribuiscono a questa dizione: il loro (tra l’altro di un comunque ristretto gruppo di donne ideologizzate e politicizzate) punto di vista come punto di vista di tutta l’umanità e non una dialettica continua (ed anche conflittuale all’occorrenza) tra i sessi, lo ritengo puro veleno sociale.
Rinnovamento della politica. Aria fritta. non conosco politici di ogni colore, di ogni latitudine e di ogni tempo che non l’abbiano detto. Ovviamente senza specificare come. E si che di spunti per dettagliare la situazione odierna ne offre a bizzeffe.
Lavoro e welfare per promuovere la vita delle donne. Populismo e sessismo insieme (come se gli uomini se la godessero). Chiedere lavoro non significa niente. Prima si disegna un ipotesi di società. Sostenibile per lo meno. Poi si fanno delle scelte per incrementare l’occupazione, in questo caso femminile. Che non può certo incrementarsi a scapito di quella maschile in un deleterio gioco a somma zero. Particolare non trascurabile: l’incremento d’occupazione, femminile o maschile che sia, lo si dovrebbe ottenere in maniera utile. Con lavori che producano ricchezza reale e non parassitare il bilancio statale. Comunque sul welfare, che nonostante quello che affermano le snoq, rappresenta il metro del miglioramento della qualità di vita di un popolo e non di una sua parte una domanda mi sorge spontanea. Ma dove erano queste signore in tempi di vacche grasse? Come mai arrivano a determinate richieste e conclusioni (giuste peraltro) solo adesso? In tempi di vacche magre? E forse, tra un pò, di vacche magrissime? Non hanno niente da recriminare o fare autocritica su questo? Perché dopo gli anni settanta sono scomparse (eccezioni a parte ovviamente, ma per l’appunto eccezioni)? Si stavano godendo, ovviamente parlo delle auto-rappresentanti del sesso femminile e non dello stesso nel suo complesso, l’edonismo del periodo?
Autodeterminazione nelle scelte di vita e salute. Questa dovrebbero spiegarmela. Perché se c’è un sesso che nella situazione odierna (casi particolari a parte) si avvicina a realizzare quell’affermazione non è certamente quello maschile. Anzi.
Equa distribuzione del lavoro di cura tra donne e uomini …………… Su questo argomento ho espresso varie volte la mia posizione e non ritengo utile ritornarci. Ripropongo però le domande che ho già fatto sul welfare. Signore mie, ma dalla fine degli anni ’70 ad ora dove siete state? Questa era una battaglia da fare allora. E dal basso.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Tra i tanti danni prodotti da Berlusconi vi è sicuramente anche il fatto di aver dato, suo malgrado, slancio a quest’ accozzaglia di femministe SNOQ pronte solo a pretendere privilegi alla luce di non so quale merito, se non quello dell’appartenenza al genere femminile. Un programma, come già evidenziato da Luigi, che io definirei “totalitarismo di genere”: noi incarniamo la verità e la società dev’essere modellata sui nostri desiderata a partire dalla discriminazione di genere che loro chiamano “democrazia paritaria”.
Da notare che queste non si propongono con una loro lista elettorale, il che costerebbe fatica e impegno da sottrarre al vittimismo, ma pretendono di essere inserite comodamente nelle liste dei principali partiti politici. Così come Monti sta per gettare la maschera e schierarsi apertamente nell’area conservatrice-reazionaria, così queste hanno gettato da tempo la maschera, ma ancora in pochi se ne sono accorti. In milioni ancora credono alla favola del femminismo attuale come movimento progressista.
Alessandro(Quota) (Replica)
dopo circa 2 anni c’è questa interessante riflessione degli avvenimenti del 13 febbraio
http://abbattoimuri.wordpress.com/2013/01/15/difendersi-da-chi-dice-di-volerti-difendere-parte-seconda/
mauro recher(Quota) (Replica)
Io non sono mai venuto a conoscenza di un’analisi così calzante sul rapporto tra i sessi come quella di Fabrizio.Il capitalismo ha interesse a proteggere e finanziare il femminismo,perchè le donne sono convienti dal punto di vista reddititizio per loro e non hanno scoperto l’acqua calda.La rivoluzione sessuale ecquivale all’attrubuzione di due ruoli ai due sessi:donna=merce,alle donne fa comodo questo ruolo e come dice Fabrizio ella continua a porsi come tale perchè ne trae vantaggio,e uomo=compratore,ne traggono vantaggio pochi uomini.L’enpowernment femminile,oltre ad essere finanziato per i motivi elencati in precedenza,è finanziato per tutte quelle femministe e donne che sono bramose di potere politico(il femminismo è un ottima risorsa su cui far leva).Le donne e il femminismo si pongono come merci a vantaggio del capitalismo e il capitalismo copre le spalle a un’ideologia strutturalmente vacillante come il femminismo.
Etro92(Quota) (Replica)
Da tempo scrivo su Forum Maschile e dico la mia e con l’occasione voglio esprimere un parere non solo sul caso (in sè banale) delle Olgettine ma anche dell’evoluzione (si fa per dire, anzi involuzione) del femminismo. Che le ragazze coinvolte abbiano fatto una scelta utilitaristica e si siano fatte comprare per avere un po’ di agio e benessere materiale è evidente a chiunque abbia un minimo di testa pensante e raziocinio: è chiaro che poi vogliano abbellire e giustificare lo squallore della propria scelta con il “saper vivere” con il realismo, con il senso pratico che altre che non fanno la loro scelta di vita (si fa sempre per dire) invece non avrebbero. Ovvio: non volendo sentirsi delle troie, danno delle stupide e delle ingenue alle altre (e danno anche degli sfigati a quei maschi che non sono in grado di comprarsele e di far fare loro la vita di agi e lussi). Ma per me non è questo il punto. Le puttane si sono sempre comportate così storicamente. Quello che invece preme sottolineare è la difesa a spada tratta del femminismo e delle femministe storiche di queste troie.
Evidentemente constatando con stizza e rabbia che la prostituzione femminile VOLONTARIA non è affatto
scomparsa, ma è anzi in piena fioritura, il femminismo ha deciso di fare una sterzata a 180° e giustificare tale condotta femminile come “esempio di libertà” delle donne sul loro corpo, anche di venderlo, sul quale noi “maschi” non dobbiamo mettere becco (mentre invece le donne e le femministe sull’abitudine maschile di fare sesso a pagamento mettono becco, eccome). Ma la cosa non stupisce me che non sono di sinistra. Stupisce invece te, caro Fabrizio, che sei di sinistra e questo perchè molti maschi di sinistra (forse anche tu stesso) avevano investito delle aspettative sul femminismo e lo consideravate un movimento libertario, quasi un alleato contro il sistema capitalistico e “borghese”. Eppure non ci voleva molto a capire l’inganno. Anzitutto il nome: FEMMINISMO. Come poteva un movimento che mette al centro della sua visione del mondo un genere e solo un genere essere davvero interessato a tutta l’umanità?
E come poteva un movimento, nato in un paese ipercapitalista e protestante (la religione che più di tutte esalta e giustifica il successo economico) poter essere considerato un vero movimento egualitario e paritario?
Adesso le fesserie delle femministe storiche che fanno la difesa ideologica delle olgettine vi ha fatto aprire la mente. C’era voluta l’apologia da parte del femminismo della prostituzione volontaria femminile a farvi capire, a voi di sinistra, a cosa miri veramente il femminismo?
Vi accorgete solo ora che il suo stabile obiettivo, la meta costante di tutto il suo operare è la realizzazione del Paradiso in terra per le donne e solo per le donne lasciando gli uomini, tutti, con il culo per terra? Fare il cazzo che a loro pare senza pagare dazio e senza subire alcuna critica, questo è l’autentico obiettivo che il femminismo intende conseguire per le donne. E che gli uomini, tutti, vadano invece a farsi fottere e crepino pure nei cantieri, nelle miniere, nelle cave, sottopagati e pure sfruttati. Del resto lo ammettono le femministe stesse e fin dagli anni ’70 che nel mondo da loro desiderato gli uomini non avrebbero alcun ruolo significativo e magari potrebbe essere anche eliminati o almeno emarginati.
E tanto più numerosi gli uomini, soprattutto di sinistra, capiranno questo fatto e prima possibile, meglio sarà.
Massimo(Quota) (Replica)
Ciao Massimo, benvenuto
non entro in merito alla tua analisi sul femminismo, in larga parte condivisibile, ma sulla tua non tanto velata accusa di cecità (peraltro fondata) degli uomini di sinistra riguardo a quel movimento.
Quella cecità, è innegabile, c’è stata e c’è tuttora. Ma mi riesce molto difficile, limiti miei probabilmente, individuare una narrazione differente che sin da subito abbia individuato e analizzato criticamente il movimento femminista. Stigmatizzando e indicando vie d’uscita.
Sicuramente ci saranno state singole personalità (che il sottoscritto nella sua infinita ignoranza non conosce), non di sinistra, che in maniera lucida hanno indicato criticità e degenarazioni di quel movimento. Questo non lo metto in dubbio. D’altra parte già Ernest Belfort Bax (tuttaltro che di destra), fine ottocento – inizio novecento, aveva visto lontano, lontanissimo.
Non ci sono stati però, e questo è sicuro giacchè ne sarebbero quanto meno rimaste tracce, ne a centro, ne a destra, ne altrove, analisi e ricette condivise da gruppi di uomini e donne che stigmatizzassero tale movimento indicando credibili vie d’uscita.
Non vedo quindi tutta questa vista lunga. Ne a destra, ne altrove. La tua accusa è in realtà estendibile a tutti gli uomini al di là delle rispettive diverse sensibilità.
La stessa opposizione all’aborto ed al divorzio era fondata più su questioni religiose che di altro tipo.
E’ la stessa consistenza, attuale, del movimento maschile in Italia (ma nel resto del mondo cambia poco) ad avvalorare quanto sto dicendo. Fosse come vuoi lasciar intendere tu, avremmo un movimento maschile sicuramente egemonizzato da una sensibilità di destra, ma enormemente più grosso ed organizzato.
In realtà ho l’impressione che tu sia incappato nello stesso errore (ideologico?) delle femministe: la riscrizione a proprio utilizzo e consumo della storia utilizzando le lenti del presente.
Cordialmente
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Condivido la tesi di Luigi , anche massimo esprime cose condivisibili, solo su un punto non sono d’accordo ,quando dice “tutti gli uomini” , non ne ho la certezza ,ma sicuramente gli uomini cosiddetti alfa ,continueranno a vivere bene ,con o senza femminismo, potrà forse dare fastidio ,ma è una puntura di zanzara ,nulla più, invece il femminismo colpisce più duramente (come in un modello capitalistico ) proprio gli uomini beta ,ho fatto l’esempio ,magari estremo ,quello dei treni con la scritta (gli uomini non possono entrare) un uomo che se lo può permettere ,va anche in prima classe, un pendolare invece magari sta a piedi perchè, visto che ha il pene ,non può salire in un determinato vagone e gli altri sono pieni … sulla cecità degli uomini non è una novità ma sai ,come racconta mio padre ,anche i gattini di Pierino votavano DC ,poi hanno aperto gli occhi ed hanno votato comunista
mauro recher(Quota) (Replica)
E’ verissimo che non c’è stata un’analisi e una critica seria e approfondita sul femminismo da parte degli uomini sia di sinistra che di destra. Per vari e ovvi motivi: gli uomini si vergognavano di contrastare il femminismo perchè farlo significava contrastare le donne, azione percepita come non dignitosa dagli uomini stessi, in quanto, anche se non ne aveva affatto ricevuta la delega, il femminismo diceva di rappresentare le donne e i loro diritti; inoltre avevano altro a cui pensare: fare carriera, professionale o politica; poi c’era anche dello snobismo: il femminismo non era degno dell’attenzione maschile, neppure repressiva. E così l’ideologia femminista ha potuto tranquillamente operare e infiltrarsi lentamente, ma inesorabilmente nelle istituzioni, nella politica, nella magistratura, nelle
scuole. Tutti questi fattori hanno paralizzato il pensiero e l’azione maschile. Ma gli uomini di sinistra, al contrario di quelli di destra, non si sono limitati a un NON FARE.
Hanno sostenuto, incoraggiato e fiancheggiato questo movimento e la maggior parte di loro continua a farlo.
Anzi, il crollo dell’ideologia comunista, ha alimentato vieppiù questa tendenza, visto che, mentre la classe operaia può estinguersi o trasformarsi, le donne invece non spariranno mai e, da quel che si vede, neppure cambiano e intendono cambiare comportamento. Molta sinistra continua a vedere nel femminismo, stoltamente, la sua ancora di salvataggio, nel naufragio dell’ideologia comunista e non capisce, non vuole capire che sposare il femminismo è proprio la sua fine perchè significa andarsi a consegnare mani e piedi ad un’ideologia che con la lotta di classe non ha niente a vedere e che invece propugna la comunanza di tutte le donne a prescindere dalla loro condizione sociale ed economica esattamente come il fascismo e il nazismo sostenevano la comunanza di tutti gli italiani e di tutti i tedeschi contro
tutti gli altri e il resto del mondo, annullando le differenze di classe in nome dell’appartenenza nazionale. Questa è l’operazione che fa il femminismo con le donne: tutte vengono assorellate (scusate il neologismo) in nome dell’appartenenza al genere. Per questo motivo (e mi scuserete la durezza, ma queste cose dovete accettarle per prendere coscienza della situazione) voi uomini di sinistra siete doppiamente colpevoli: la vostra non è stata solo cecità: è stata acquiescenza. Direi di più: è stato collaborazionismo (che perdura tuttora). Un conto è non fare nulla. Un conto è appoggiare e sostenere. La
destra ha commesso il primo errore. La sinistra ha fatto il secondo.
Massimo(Quota) (Replica)
Molte affermazioni di Massimo coincidono con le tesi del Mub ( e non solo). L’interclassismo del femminismo, la sostituzione – nella Sx – del proletariato con il genere F, le ragioni della paralisi maschile di fronte al fenomeno etc.
Ma c’è un fatto: quelle verità sono esprimibili qui e in nessun altro gruppo, luogo, consesso che sia o si dica di Sx, ma proprio per questo la colpevolizzazione degli UU del Mub con la richiesta implicita di un autodafé, è l’ultima cosa che dovrebbe essere fatta.
Anche perché è altamente probabile che il fondatore del Mub e gli attivisti/aderenti, non possano individualmente venire accusati di aver personalmente propugnato o sostenuto in tempi per quanto remoti quel femminismo che qui si combatte.
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La denuncia della responsabilità della Sx (tutta) nell’essersi resa veicolo di quella ideologia è parte integrante dell’azione di questo movimento. Deriva – quella – che ha deviato la Sx dall’alveo della sua storia e che le ha fatto perdere le ragioni della sua stessa esistenza.
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Dici che la Dx ha commesso il primo errore e la Sx il secondo. Qui mi sembra necessario allora dire qualcosa sulla Dx, o meglio sulle destre.
Infatti la mancata (o inane) lotta contro il fem.mo può essere imputata alla Dx tradizionalista non certo a quella liberista filo angloamericana che del fem.mo è invece madre, balia e propugnatrice (e in certi casi direttamente finanziatrice) planetaria.
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Questa seconda Dx non può certo venir accusata di non aver combattuto il fem.mo… visto che ne è la fonte.
Questa non ha commesso errori…
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Rino DV(Quota) (Replica)
Avevo postato due commenti, probabilmente finiti negli spam
armando
armando(Quota) (Replica)
La realtà è più avanti, siamo sempre indietro.
L’uomo di sinistra guarda il femminismo e vede le suffragette che combattono per il diritto di voto, vede le donne che manifestano per il diritto all’aborto e al divorzio, alla parità salariale, insomma vede un film, se va bene, di 20, 30 anni fa, mentre in diretta vanno in onda le immagini del femminismo perbenista, dell’ipocrisia moralista liberticida, delle quote rosa antimeritocratiche, delle statistiche taroccate, ma lui non le sa interpretare, tanto sono in contrasto con il film che tanto ama o preferisce girarsi da un’altra parte o crearsi una verità di comodo, che non metta in discussione il dogma.
Alessandro(Quota) (Replica)
@ Armando
Ho controllato. Anche nello spam. Il secondo commento non l’ho trovato.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Massimo,
@ Massimo: NON sono mai stato femminista, neanche quando ero un giovanissimo militante di estrema sinistra e non avevo ancora per ovvie ragioni portato a maturazione determinate riflessioni, ho sempre vissuto con molto sospetto e anche con un certo fastidio il femminismo, di cui avvertivo la natura reale.
Quindi, tengo a sottolinearlo, non sono MAI stato femminista. Sul mio primo libro, per ragioni di ordine puramente tattico-politico (e spesso in alcuni interventi pubblici) ho scritto e detto di aver nutrito speranze nel femminismo ma NON è vero: l’ho scritto, ripeto, perché faceva parte di una mia personale strategia per cercare di aprire delle crepe a sinistra.
Ora, da tempo, per come stanno le cose, non ha neanche più senso adottare una simile strategia superata nei fatti.
Ciò detto, con tutto il rispetto, si capisce che sei ancora prigioniero di una logica molto vecchia e superata di approcciare il problema. Porre le cose come le poni tu, individuando nella “sinistra” il cuore della questione di fatto sollevando la “destra” dalle sue responsabilità, significa non aver ancora compreso la natura reale del femminismo (in tutte le sue variabili), cioè un’ideologia nata e partorita all’interno del sistema capitalista con il quale è in rapporto simbiotico, che si è incistata ovunque, partendo ovviamente dal versante “sinistro” del sistema stesso, né poteva essere altrimenti. Fermo restando, come ha detto giustamente anche Rino, che la destra liberista e capitalista è essa stessa madre del femminismo (come la “sinsitra”), anche se poi quest’ultimo si è declinato culturalmente e ideologicamente a “sinistra” (che non significa né comunista, né socialista…).
Rilancio invece la palla. Molti uomini non di Sinistra, e quindi di Destra, hanno, al pari dei primi, il problema di gestire questa contraddizione. Quelli di Sinistra, per ovvie ragioni, quelli di Destra, tornando a quanto detto poc’anzi, per ragioni altrettanto ovvie.
Perché anche ammettendo che sia esistita o esista una Destra autenticamente e radicalmente non liberista e filo capitalista che si ponesse il problema del superamento reale del capitalismo e quindi della divisione in classi (non ci ho mai creduto per la verità, perché altrimenti non sarebbe più Destra ma altro…), questa avrebbe il problema, al pari degli uomini di Sinistra, di capire perché il femminismo ha fatto breccia o addirittura, come ha sottolineato Rino, è stata concepita e alimentata da quella destra liberista largamente maggioritaria. Lo stesso identico problema che hanno gli uomini di Sinistra che devono capire come mai la Sinistra, trasformatasi in “sinistra”, è stato il veicolo culturale e ideologico e anche politico del femminismo.
La risposta l’abbiamo data più volte. L’attuale “destra” e l’attuale “sinistra” sono due varianti dello stesso sistema capitalistico. E infatti tu stesso, hai giustamente sottolineato che il femminismo è nato in Occidente, non certo nell’URSS o nei paesi socialisti. Verissimo. E allora perché ti scaldi tanto contro la Sinistra? O contro di noi? Quasi accusandoci di essere stati dei coglioni ingenui che ci hanno creduto e poi quando i topi sono ormai scappati cercano di chiudere la porta. Le cose non stanno affatto così. Il movimento maschile ha una ventina d’anni, non di più. Personalmente, come ho già raccontato più volte, la mia riflessione parte da molto lontano, fin da quando ero poco più che diciottenne, ma ovviamente non avevo ancora gli strumenti cognitivi e la forza per portare avanti quel processo di riflessione necessario ad assumere coscienza piena delle cose e poi a passare all’azione.
Venire a fare i rimbrotti a gente come noi è stucchevole, scusa se te lo dico, e dimostra anche di non conoscere la realtà vera delle cose. E questa ci dice che il silenzio e l’acquiescenza maschile nei confronti del femminismo c’è stata ovunque, anche e soprattutto a sinistra dove la stragrande maggioranza degli uomini è rimasta dapprima travolta e poi tramortita, silente, un po’ per paura, un po’ per opportunismo, un po’ per il solito stupido orgoglio maschile (trasversale a tutti i maschi), e ha lasciato fare. E questo è accaduto in egual misura a sinistra come a destra. Il fatto che poi a “sinistra”, abbondino rispetto alla destra gli intellettuali o pseudo tali, guitti, nani e ballerini, come si suol dire, che fanno il verso al femminismo, più di quanti ce ne siano a “destra”, è legato appunto al fatto che il femminismo, per ovvie ragioni, ha trovato un brodo di coltura più adatto nella “sinistra” liberal o radical occidentale piuttosto che nella destra. Ma questo è ovvio e scontato ed è un tema ormai per noi stravecchio che abbiamo affrontato tante volte.
Quindi, se tu, uomo non di Sinistra (e quindi di Destra, non ci prendiamo in giro e non ci arrampichiamo sugli specchi…) vuoi veramente essere utile alla causa, invece di venire a fare le pulci a noi, vai nel tuo mondo, nel tuo ambiente, e parla con gli uomini e spiegagli come stanno le cose.
Mutatis mutandis, il grande leader socialista del movimento di liberazione nazionale e anticolonialista marocchino, Mehdi Ben Barka, rispose più o meno in questo modo una volta ad un esponente di un movimento progressista e di sinistra radicale francese che gli chiedeva cosa avrebbe dovuto fare per aiutare la rivoluzione marocchina, forse mandare armi, soldi, contribuire in qualche modo alla lotta armata. “Amico mio – gli disse – devi fare la rivoluzione nel tuo paese. Vai dalla tua gente e spiegagli le cose. Questo devi fare. Questo è il miglior modo per aiutarci”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Non ho affatto voluto fare le pulci a voi: perchè ti scaldi tanto, Fabrizio? Ho fatto solo un’analisi della passività
maschile di fronte al femminismo e ho notato, come ogni
essere raziocinante saprebbe e potrebbe fare che mentre
nella destra c’è stata inerzia e basta, nella sinistra c’è pure
stato del fiancheggiamento (e uso un’eufemismo). Quanto
al tuo invito di andare a parlare solo agli uomini di destra,
ti ricordo che ci sono uomini di destra che si sono mostrati
ottimi studiosi del mondo della sinistra, come ci sono stati
uomini di sinistra che si sono dimostrati ottimi studiosi del
mondo della destra. Quindi, personalmente mi sento di
parlare con chiunque e di qualunque cosa. Riguardo alla
responsabilità della Sinistra, caro Fabrizio, è di solare
evidenza che è di gran lunga maggiore di quella che può
aver avuto la destra e questo lo ammetti anche tu. Nella
crescita del femminismo, la sinistra ha investito molte
aspettative (sbagliate e fuori luogo). Almeno la destra
si è rivelata più lungimirante e saggia nel non voler aver
nulla a che fare con il femminismo, anzi nell’essergli stato pure ostile (ideologicamente) anche se non lo ha
combattuto (perchè si vergognava di farlo). Il mio non
intendeva essere un rimbrotto, ma un invito (anche se un
pò perentorio) a riflettere sul gravissimo errore compiuto
e ad evitare di nutrire per il futuro simili illusioni in merito
agli obiettivi del femminismo. A voi di UB non riguarda?
Bene, riguarda però la sinistra, alla quale potete parlare
voi che siete di sinistra. Personalmente, io invece parlo
a tutti, visto che non sono di sinistra, ma questo NON
significa che sono di destra, anzi non lo sono, perchè la
destra che intendo io non esiste in Italia. E non so se mai esisterà.
Massimo(Quota) (Replica)
Massimo,
“Personalmente, io invece parlo
a tutti, visto che non sono di sinistra, ma questo NON
significa che sono di destra, anzi non lo sono, perchè la
destra che intendo io non esiste in Italia”. (Massimo)
Come vedi, sei di Destra, e con la D maiuscola…lo hai ammesso tu stesso…se è per questo neanche la Sinistra che piacerebbe a me non esiste o non esiste più in Italia…e infatti io sono di Sinistra…
Ciò detto, non mi sono scaldato affatto, ribadisco che il tuo approccio alla questione è tipico di un uomo di Destra. Punto.
Ciò detto, puoi parlare con chi vuoi, per quanto mi riguarda. Resta il fatto che è pieno di uomini di Destra che vengono qui a cantarcela, io non vado mai sui blog di destra (della QM) a fare altrettanto…
Comunque, andiamo avanti, ne abbiamo parlato fin troppo…stiamo discutendo sul nulla…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Appunto. Per me si chiude qui. Se mostri un simile
dogmatismo (come atteggiamento, sia chiaro) contro il
femminismo e nella lotta al femminismo, sarà utilissimo.
Fino a qualche tempo fa, a combattere il femminismo,
nella sinistra non c’era nessuno. Adesso, perlomeno, c’è
Fabrizio Marchi. E’ già un qualcosa.
Massimo(Quota) (Replica)
Massimo,
Diciamo che c’è Uomini Beta che è una cosa un pochino più ampia di Fabrizio Marchi…
A Destra o a “destra” invece non c’è nessuno, per lo meno come entità formalmente e fattivamente organizzata e dichiaratamente collocata dal punto di vista politico, come lo siamo noi. Nessun movimento maschile si è mai politicamente connotato anche se in molti casi i suoi aderenti erano o sono ideologicamente collocati a Destra o a “destra”.
Quindi se a sinistra c’è qualcosa, cioè noi, a destra, formalmente parlando, c’è ancor meno che a sinistra.
Sul dogmatismo non entro neanche, non c’ho voglia di polemizzare…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ma scusate, prima che di dx o di sx, il problema è quello della deriva della modernità. Tutti, a dx come a sx, se ne dicono alfieri e veri interpreti. Ed infatti tutti, in un modo o in un altro, tacciono o peggio di fronte all’offensiva del femminismo.
Armando
armando(Quota) (Replica)