- Views 0
- Likes 0
Reciprocità e spontaneità sono due concetti che la grande maggioranza delle donne non sa neanche cosa siano. Per lo meno per quanto riguarda il rapporto con i maschi non dominanti (beta), cioè la grande maggioranza degli uomini, che è quello che a noi interessa.
Tradotto in parole ancora più povere, se gli uomini (beta) non si proponessero, non andassero di loro propria iniziativa verso le donne, l’incontro fra i due sessi non avverrebbe mai, non avrebbe neanche luogo. Detto in modo più rozzo ma forse ancora più efficace, se anche gli uomini adottassero gli stessi comportamenti delle donne, l’umanità si sarebbe estinta già da un bel po’ di tempo.
Questa, ad una prima rapidissima lettura, potrebbe sembrare un’affermazione sopra le righe. Ma in realtà così non è. Ed è il semplice buon senso, l’esperienza quotidiana e l’osservazione della realtà che ce lo dicono. Probabilmente saremo tacciati di scarsa scientificità ma francamente questa accusa o questa critica ci interessa molto poco, se non per nulla. Riteniamo infatti che nelle scienze sociali e soprattutto nelle questioni che attengono l’essere umano, di scientifico ci possa essere ben poco. Crediamo anzi che il presunto riferimento alla scienza che troppo spesso nella storia è stato fatto per dimostrare la validità di teorie filosofiche (in taluni casi anche valide, a nostro giudizio) sia stato per lo più strumentale e finalizzato a rafforzare la validità di quelle stesse tesi. Cosa che, a nostra modesta opinione, ha ottenuto il risultato opposto e contrario a quello che si voleva ottenere. E quelle stesse teorie che in questo modo si volevano rafforzare, ne sono uscite fortemente indebolite.
Con questo non vogliamo neanche, da una posizione speculare, esaltare il valore dell’ esperienza empirica e considerarla come la sola fonte di conoscenza. Preferiamo laicamente posizionarci su una posizione di equilibrio e di buon senso verificando, con gli strumenti di cui disponiamo, la nostra capacità analitica, la statistica, la ricerca sociologica e storica, l’osservazione lucida dei fatti, e naturalmente anche l’esperienza empirica, la veridicità o meno di questa o quella affermazione o teoria.
E sulla base di queste considerazioni testè fatte, ci sembra assolutamente verosimile confermare la tesi contenuta all’inizio di questo articolo: e cioè che nel rapporto fra uomini e donne non c’è alcuna reciprocità. Nella grande maggioranza dei casi sono gli uomini ad andare verso le donne. E’ molto raro che accada il contrario e quando ciò accade significa che l’uomo o gli uomini in questione sono maschi alpha, cioè uomini appartenenti alle elite dominanti. Ma questa è appunto l’eccezione che conferma la regola e la nostra analisi.
Noi riteniamo che questo aspetto dell’ontologia e/o della cultura e del modo di essere femminile, che normalmente viene considerato dalla grande maggioranza degli uomini come un fatto più o meno naturale, scontato e dato per acquisito, sia in realtà uno dei più significativi, e anche dei più gravi, del manifestarsi delle donne nel mondo.
Ma cosa nasconde l’incapacità/non volontà/riluttanza/diffidenza/fastidio/ e il più delle volte addirittura l’insopportabilità, per le donne, ad andare verso gli uomini?
Innanzitutto l’incapacità di relazionarsi con l’altro da una posizione di parità. Pretendere che sia sempre e solo l’altro a fare il primo passo significa porsi automaticamente in una posizione di potere nei confronti dell’altro. Se l’altro si muove è evidente che sta già manifestando un interesse nei confronti dell’altra e quindi le sta già di fatto conferendo un potere. Il fatto stesso che egli si muova per primo, manifestando di fatto il suo interesse, la pone in una posizione di vantaggio (e di potere) nei suoi confronti. Non solo. Nel momento in cui è l’uomo, sempre e comunque, a proporsi, è la donna che si trova oggettivamente nella posizione di chi decide. Di nuovo il concetto di potere, che torna sistematicamente e implacabilmente ogniqualvolta si affronta questa tematica. Ma accanto al concetto di potere entra in ballo in questo tipo di relazione anche quello di “dovere”. Inteso non nel senso più nobile del termine (come l’adesione ad un sistema di valori o di regole etiche) ma piegato e deformato alle esigenze del “potere”. Se infatti si dà per scontato e per acquisito, in base ad una sistema di regole non scritte ma universalmente riconosciute, che debba essere sempre e comunque l’uomo a proporsi, è evidente che il concetto di “dovere” viene a legarsi indissolubilmente a quello di “potere”. Quindi l’uomo deve proporsi, deve andare versus la donna. Se non lo fa è praticamente condannato alla solitudine affettiva (ammesso che su questi presupposti si possa veramente costruire una relazione autenticamente affettiva…) e alla totale assenza di vita sessuale.
Naturalmente non è affatto detto che proponendosi egli ottenga il risultato sperato, anche perché è la donna che dice l’ultima parola, né potrebbe essere altrimenti, date le circostanze.
Ma non è tutto. Non solo l’uomo ha l’obbligo (anche se non scritto) di proporsi ma lo deve fare anche secondo schemi e modalità gradite alla controparte. Deve insomma mettere in atto una serie di comportamenti al termine dei quali la donna, laddove valutasse tali comportamenti gratificanti e sufficienti, potrebbe decidere di concedersi, sempre secondo tempi e modalità che verranno da lei decisi e determinati.
Ma non è finita. Quali saranno i criteri di selezione che la donna, nella grande maggioranza dei casi, sceglierà di seguire per decidere un eventuale partner? Naturalmente quelli dell’ordine sociale dominante. E ci sentiamo di affermare con una notevole dose di certezza, sia pur empirica, che tra un uomo più vicino per una serie di caratteristiche di ordine sociale, economico o di provenienza familiare alla categoria dei dominanti (alpha), e un uomo decisamente appartenente alla categoria dei non dominanti (beta), ella sceglierà nella quasi totalità dei casi, il primo.
Naturalmente, in questo frangente specifico, non stiamo parlando di un maschio alpha doc, ma di qualcuno che nella scala gerarchica sociale, maggiormente gli si avvicina o gli assomiglia, anche se per difetto. Infatti, anche in questo caso, come abbiamo visto, stiamo parlando di un uomo che deve comunque proporsi.
Cosa che non avverrebbe mai se fossimo in presenza di uomini effettivamente dominanti (alpha). D’altronde, come abbiamo già avuto modo di analizzare nell’articolo “Natura e Cultura. Un nodo irrisolvibile”, in questo caso specifico il rapporto fra uomini e donne si inverte completamente in favore dei primi e la relazione fra i sessi viene a capovolgersi totalmente.
Ma il concetto di dovere è l’esatto contrario di quello di “piacere”, sul quale dovrebbe invece secondo noi fondarsi la relazione fra i generi. E’ evidente che se si fa una cosa per dovere, sarà assai difficile che la si faccia anche per piacere. Può succedere talvolta che ciò accada, ma certamente non è la regola. E in ogni caso, se la si fa innanzitutto per il proprio piacere, il concetto di dovere viene ad essere automaticamente disinnescato.
Ma può essere piacevole una cosa che si deve fare perché è stata aprioristicamente prestabilita secondo schemi e regole preconfezionate?
E cosa può esserci di spontaneo in questo? Nulla, dal momento che è uno schema prestabilito a priori. Se ci fosse spontaneità questo sistema di regole non esisterebbe affatto e gli uomini e le donne si incontrerebbero appunto spontaneamente, nel sereno, naturale, libero e reciproco gioco amoroso.
Ma è evidente che in questo modo i concetti di reciprocità e di spontaneità sono stati assassinati in favore di quelli di potere e di dovere.
Ma se la reciprocità e la spontaneità sono state assassinate, è altrettanto evidente che il delitto è stato perpetrato anche nei confronti della possibilità di una relazione autentica fra gli uomini e le donne. Che infatti al momento, tranne le solite rare eccezioni che confermano la regola, non esiste.
Se paradossalmente, applicassimo queste logiche anche all’altra grande questione umana, l’amicizia, avremmo commesso l’ennesimo delitto.
Ma l’amicizia, per nostra fortuna, è relativamente immune da queste stesse logiche. E questo perché l’amicizia, se è autentica, non può che fondarsi su di una scelta libera, spontanea, sull’empatia reciproca, sulla condivisione, sulla comune visione del mondo, sul piacere di stare assieme e di godere della presenza dell’altro/a in modo fine a se stesso. Ma nell’amicizia non è previsto lo scambio sessuale né lo scambio di alcun genere. Non vige insomma la regola del do ut des che è stata invece applicata alla relazione fra i generi.
Ma dal do ut des, cioè dallo scambio di fatto strumentale, non potrà mai scaturire amicizia, che può nascere solo da un rapporto all’insegna della reciprocità, della spontaneità e della autenticità fra gli individui.
Come vediamo, il circolo diventa sempre più vizioso/virtuoso, a seconda dei punti di vista dai quali lo osserviamo.
Come Movimento degli Uomini Beta, ci proponiamo di lavorare per combattere queste concezioni deviate e devianti ma purtroppo tuttora imperanti.
Il nostro orizzonte è quello di una società di uomini e donne liberi/e ed eguali, dove la relazione fra i generi sia libera da tutti questi legacci, condizionamenti e sovrastrutture e all’insegna della reciprocità, dell’autenticità, della spontaneità, della libertà, e del libero e sano gioco affettivo e sessuale.
Solo tornando a concepire la sessualità per quello che è e dovrebbe essere, cioè un gioco naturale e spontaneo, e non come uno strumento di gestione, controllo e dominio dell’altro, sarà possibile costruire una relazione sana ed evoluta fra gli uomini e le donne.
Il nostro appello è INNANZITUTTO rivolto a tutti gli Uomini Beta affinché prendano coscienza della situazione e adottino comportamenti conseguenti, tesi a modificare sostanzialmente anche i comportamenti femminili.
Ma ci rivolgiamo altresì alle donne non appartenenti alle elite dominanti, sollecitandole a riflettere sul ruolo che hanno scelto e scelgono di recitare, invitandole ad uno scatto di dignità e di amor proprio e al rifiuto di quelle logiche strumentali, avvilenti, aberranti e antiumane, che abbiamo descritto.
Le invitiamo a smettere di scimmiottare i modelli dominanti e ad allearsi con gli Uomini Beta per costruire assieme una realtà diversa.
Saremo felici, in questo caso, di averle con noi, al nostro fianco.
Fabrizio Marchi
862 Commenti
Facendo una ricerca su google, ho trovato pure questo.
http://www.riflessioni.it/forum/psicologia/4890-uomini-con-il-cuore-e-con-le-palle.html
“uomini con il cuore e con le palle
“Con il cuore e con le palle”. Nuovi modelli maschili, Franco Bolelli, 2005
Le donne condannano sia gli uomini sensibili, spiritosi, colti, ecc. ma “senza palle” se troppo politically correct, sia i maschilisti prevedibili nei loro odiosi clichè o idiote imitazioni, che si appoggiano sull’idea volgare dell’inferiorità delle donne per timore della loro autonomia.
Gli “uomini che non devono chiedere resistono perchè da sempre le donne per patrimonio genetico desiderano un certo dominio maschile.
Il vero maschio dovrebbe rivitalizzarsi con una dionisiaca giocosità e con il potere della sua personalità e non dei ruoli, tralasciando piccole virtù, moralismi, giudizi e colpe, ma anche buddistiche mortificazioni. Indispensabile è infondere un senso di avventura da coniugare con proprie “femminili” dolcezze che in tal caso diventano una forza.
Comunque quest’eroe dell’intenso rapporto con la vita dev’essere sempre se stesso e unico.
La relazione di coppia non dev’essere compensatoria di reciproche carenze nè adattiva ma per entrambi portare alla luce parti inesplorate che pluralizzino le identità.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
In linea di massima sono d’accordo.
E’ confermato anche da ricerche (Espresso, 5,5,05) che piacciono certi indizi di machismo, anche se maschere d’insicurezza o peggio, per condizionanti meccanismi ancestrali più che culturali, ma anche alternanze con la relazionalità e la disinibizione di fronte all’immaginario erotico femminile.
Per bilanciamenti di potere le donne sono spesso legate a uomini forti che se contrastati fuggono o dispotiche verso i più accondiscendenti.
In quanto all’uomo accuditivo che padroneggia il linguaggio dei sentimenti o avventuroso perlomeno nelle idee sarebbe fuori dagli omologati stereotipi maschili trendy di successo e controcorrente rispetto all’insignificanza collettiva.
L’autore inoltre non tiene conto che se le femministe di un tempo contrastavano la loro appartenenza alla categoria generale “Uomo” rivendicandone la dualità in “maschile” e “femminile” con tratti di genere da valorizzare alla pari, oggi viceversa l’aspirazione irreversibile è appartenere a tale categoria unificata “Uomo” senza differenziarsi. Ne ho conferma dall’ostilità femminile (off-line) quando si esordisce “Voi donne……” sia pure per una lode.
Quale fortuna avrebbe il modello “cuore e palle”? Ma quando e come cuore e quando e come palle?”
Marco(Quota) (Replica)
@ Ermenegildo 7:23 pm – 12th dicembre: –
e che, tutte insieme, stronze e meno stronze (chiamiamole “le accettabili…”) in fondo, le amo…
@@
Perdonami, ma la tua conclusione ha rovinato tutto il resto, che comunque condivido in gran parte ma non del tutto.
Stai pure tranquillo che NESSUNA donna scriverà mai qualcosa del genere, per poi concludere con un:” in fondo, li amo…”
Marco(Quota) (Replica)
http://books.google.it/books?id=EAEl94uU-w0C&pg=PA217&lpg=PA217&dq=ostilit%C3%A0+femminile&source=bl&ots=EWGcuYx16t&sig=58KLASoJPbQ1Xc674z-6nCZZYsI&hl=it&ei=wigFTYnzGobvsgbjtuXnCQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&sqi=2&ved=0CEcQ6AEwBw#v=onepage&q=ostilit%C3%A0%20femminile&f=false
Andrea(Quota) (Replica)
http://www.psicolinea.it/p_l/psicopill_2006_01.htm
LA FEMME FATALE
C’è un tipo di donna che, sin dall’antichità spaventa gli uomini: è la grande seduttrice, la maliarda, la donna fatale, che costituisce, per il genere maschile, allo stesso tempo un’attrazione e una minaccia. E questo malgrado gli uomini abbiano avuto, da sempre, il predominio sul genere femminile Simone de Beauvoir, autrice del libro ‘Il secondo sesso’, pietra miliare del femminismo, scrisse: ‘La storia ci ha mostrato che gli uomini detengono da sempre i poteri concreti; dai primi tempi del patriarcato hanno giudicato conveniente tenere la donna in stato di minorità; i loro codici le sono ostili; in tal modo la donna fu posta concretamente come l’Altro’.
Un ‘altro’ misterioso dunque, ma soprattutto pericoloso, per la sua capacità di attrarre e di distruggere. Di donne temibili e crudeli se ne trovano già nella Bibbia, con il mito di Lilith, per non parlare delle arpie nella mitologia greca, delle sirene narrate da Omero, del mito della Sfinge, della Medusa, fino ad arrivare alla strega medievale, a Lucrezia Borgia, alla figura settecentesca della Duchessa de Merteuil, invenzione di Choderlos de Laclos nelle sue “Le relazioni Pericolose”, alle donne della letteratura romantica come la Carmen di Mérimée, la Cécily dei Mystères de Paris, la Cleopatra di Gautier, le donne-vampiro descritte da Masoch e ritratte da Klimt, le femmes fatales proposte dal cinema.
Un altro mito diffuso di donna pericolosa è la donna castratrice, simboleggiata dalla vagina dentata: labbra socchiuse che nascondono denti affilati, pronti ad evirare il pene maschile ed intrappolare la vittima, dopo che gli si è proposto il piacere. Rimandano a questa immagine simbolica tute le leggende di animali mitici che minacciano l’uomo di inghiottirlo: Giona e la balena, Sigfrido e il Drago, Teseo e il Minotauro, Ercole e l’Idra e così via. “Une femme est un diable”, affermava Mérimée, ma sarebbe sbagliato dire che tutte le donne siano state viste dagli uomini come creature diaboliche. C’è infatti un altro modello femminile, che invece non ha mai provocato timore negli uomini ed è lo stereotipo della donna virtuosa, asessuata, angelicata. La donna-santa, che si contrappone alla donna-prostituta. La vergine può fare paura se decide di rimanere tale, se rifiuta il contatto con gli uomini: è il caso della strega medioevale, che non avendo mai conosciuto intimamente un uomo ha deciso di consacrarsi al diavolo.
Molto più recente è lo stereotipo della Femme Fatale, trasposizione moderna degli antichi miti della Medusa e della Sfinge, cui è seguito, soprattutto nel cinema, lo stereotipo della Vamp (da ‘vampiro’ , termine attribuito inizialmente all’attrice Theda Bara nel film ‘The Vampire’). La donna-vampiro rappresenta una donna con carattere sadico e con tratti nettamente psicopatici, che induce simbolicamente ad uccidere, per succhiare il sangue della vittima (in questo caso l’uomo).
Calcolatrice, manipolatrice e crudele, la femme fatale usa il sesso con sfrontatezza, senza riguardo per le convenzioni: è determinata, capace di usare qualsiasi strategia per ottenere ciò che vuole. Soprattutto è una donna enigmatica, incomprensibile, inconoscibile. Del resto, se l’uomo l’avesse potuta conoscere profondamente, non ne avrebbe più avuto timore, e l’avrebbe sottomessa, come l’altro tipo di donna. Oggi la donna non ha più bisogno di utilizzare le armi del mistero e della seduzione per cercare e mantenere il potere attraverso l’uomo: è colta, impegnata, indipendente e può farcela da sola, qualsiasi cosa intraprenda. La crisi dell’uomo moderno, le difficoltà relazionali fra uomini e donne, che tutti conosciamo, ci mostrano che anche la donna emancipata dei nostri tempo incute timore, più per la sua intelligenza che per le sue arti fascinatorie. E allora, per alleviare l’ansia maschile, la donna di oggi deve nascondersi dietro una maschera di ipersessualità femminile, una sessualità sfoggiata, ostentata, esibita, che ha lo scopo di rassicurare gli uomini e la loro virilità.
Andrea(Quota) (Replica)
@@
Calcolatrice, manipolatrice e crudele, la femme fatale usa il sesso con sfrontatezza, senza riguardo per le convenzioni: è determinata, capace di usare qualsiasi strategia per ottenere ciò che vuole. Soprattutto è una donna enigmatica, incomprensibile, inconoscibile. Del resto, se l’uomo l’avesse potuta conoscere profondamente, non ne avrebbe più avuto timore, e l’avrebbe sottomessa, come l’altro tipo di donna. Oggi la donna non ha più bisogno di utilizzare le armi del mistero e della seduzione per cercare e mantenere il potere attraverso l’uomo: è colta, impegnata, indipendente e può farcela da sola, qualsiasi cosa intraprenda. La crisi dell’uomo moderno, le difficoltà relazionali fra uomini e donne, che tutti conosciamo, ci mostrano che anche la donna emancipata dei nostri tempo incute timore, più per la sua intelligenza che per le sue arti fascinatorie. E allora, per alleviare l’ansia maschile, la donna di oggi deve nascondersi dietro una maschera di ipersessualità femminile, una sessualità sfoggiata, ostentata, esibita, che ha lo scopo di rassicurare gli uomini e la loro virilità.
@@@
Fra tre mesi compirò 37 anni, ed a tutt’oggi devo ancora incontrarne una di queste “donne fatali”, che per me, tutto sono meno che capaci di “incutere timore”. Tanto meno le considero “incomprensibili”. Anzi, per certi versi le donne sono realmente degli esseri semplici, spesso più superficiali degli uomini.
Riguardo alla questione “dell’ansia maschile”, vorrei chiedere: e l’ansia femminile? E la loro paura di non piacere? I loro complessi riguardanti la cellulite, la pancetta, le rughe, le tette piccole, il naso aquilino, le gambe troppo magre o troppo grasse, il culo flaccido o troppo grosso, ecc., dove li mettiamo?
Vi racconto brevemente una storia personale.
Fino a un mese fa frequentavo una donna della mia città, più giovane di me di dieci anni (professione: parrucchiera), con la quale all’inizio, dal punto di vista sessuale, funzionava tutto a meraviglia.
E dal mio punto di vista il motivo era (ed è) estremamente semplice: giovane, di bell’aspetto, sempre vestita in maniera provocante, sebbene non disinibita quanto lo sono io, nell’intimità.
Poi, col passare dei mesi, il mio desiderio ha lentamente iniziato ad affievolirsi, complice l’uso – comprensibile – del preservativo (nei rapporti vaginali; anali niente, non ne ha mai voluto sapere) e il fatto che a un certo punto la minestra fosse sempre la stessa.
Nonostante ciò, seppure con un po’ di difficoltà, sono sempre riuscito ad avere dei regolari rapporti con lei, fino a quando, un sabato sera, ho fatto “cilecca”.
Be’, è cambiato tutto: il suo atteggiamento, il suo modo di porsi e di parlare. Improvvisamente l’ho “sentita” fredda, distaccata e lontana. Ho talmente avvertito il suo stato d’animo – da donna ferita – che dopo averla rivista il giorno dopo, senza neanche provare a farci sesso, ho deciso di chiudere lì la storia, sia per i motivi di cui sopra sia perché non sarei più riuscito ad avere dei rapporti sessuali con lei.
Quello che voglio dire è che per una donna, il fatto di non risultare più attraente per un uomo, (che, come nel mio caso, non “decide” certamente di non farsi più piacere una donna; semplicemente, a un certo punto, l’attrazione fisica può svanire, anche se lei è di bell’aspetto) è generalmente un vero e proprio dramma; molto di più che per un uomo medio, solitamente abituato ai rifiuti ed a donne che fingono di avere l’orgasmo…
Perciò dove sarebbe tutta questa “sicurezza femminile” ?
Cosa e chi sarebbero in grado di “rassicurare” queste donne di oggi?
Marco(Quota) (Replica)
la femme fatale usa il sesso con sfrontatezza, senza riguardo per le convenzioni: è determinata, capace di usare qualsiasi strategia per ottenere ciò che vuole. Soprattutto è una donna enigmatica, incomprensibile, inconoscibile
http://www.youtube.com/watch?v=lS6qHwS29yY&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=v6UNfUEjgWo&feature=related
Leonardo(Quota) (Replica)
Dalle testimonianze di Ermenegildo e Marco emerge che, nonostante tutte le mascherature, anche le donne, direi soprattutto le donne, hanno debolezze e fragilità immense. Non accreditiamole dunque di onnipotenza. Hanno punti deboli che, se conosciuti, permetterebbero agli uomini di “trattare” con loro su un piano di parità. E se ci si sente alla pari e non “soggiogati” dal testosterone, non c’è più nessun bisogno di odiare, ma solo di distinguere questa da quella, e come giustamente ha fatto Marco, di rompere quelle relazioni in cui ci sente giudicati per una normalissima cilecca, come se anch’esse fossero sempre al top, ineccepibili. Alla larga da costoro.
armando(Quota) (Replica)
“Il primo passo è donna”
http://www.donnad.it/pagine/rubrica-sessualita-primo-passo-e-donna.aspx
Non so se ridere o piangere…
Simone M.(Quota) (Replica)
armando
Dalle testimonianze di Ermenegildo e Marco emerge che, nonostante tutte le mascherature, anche le donne, direi soprattutto le donne, hanno debolezze e fragilità immense. Non accreditiamole dunque di onnipotenza. Hanno punti deboli che, se conosciuti, permetterebbero agli uomini di “trattare” con loro su un piano di parità. E se ci si sente alla pari e non “soggiogati” dal testosterone, non c’è più nessun bisogno di odiare, ma solo di distinguere questa da quella, e come giustamente ha fatto Marco, di rompere quelle relazioni in cui ci sente giudicati per una normalissima cilecca, come se anch’esse fossero sempre al top, ineccepibili. Alla larga da costoro.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Pienamente d’accordo con questo commento .
Silent Hill(Quota) (Replica)
Leggo ora Ermenegildo e Marco.
Si sa, è così. Ma quando lo si legge fa male.
E’ il racconto degli UU ed è tempo che si manifesti. Cmq fa male.
Ci aggiungo un tassello mio personale.
Ho un solo grande odio: contro i nostri Cattivi Maestri e contro i nostri padri perché ci hanno mentito. Ci hanno lasciato credere, ci hanno indotti a pensare che fosse vero ciò che il nostro cuore si aspettava. Ci hanno consegnato nelle mani dell’inganno, ci hanno abbandonati alla seduzione. Ci hanno traditi.
E’ vero che noi veniamo dopo di loro e perciò vediamo di più e sappiamo di più. Ma, se assegno loro ciò che appartiene ai maschi, la coscienza e quindi la responsabilità, se attribuisco loro il rango di esseri coscienti, il valore di Uomini, allora non posso che condannarli. Ai miei occhi non c’è salvezza per loro .
Posso capire e capisco le forze che li hanno sottomessi.
Ma se è tutto qui, se erano turaccioli trascinati dalla corrente, non erano Uomini. Erano cose.
Non c’è salvezza per loro: o erano cose o erano Uomini.
Se erano Uomini sono colpevoli e lo resteranno per sempre.
Ci hanno traditi.
Certamente Dio li perdonerà, io non posso.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
@Simone M.
“non so se ridere o piangere”
Guarda non ho voglia di registrarmi, ma piu’ o meno risponderei così:
Allora, se proprio volete fare come fa l’uomo, se proprio volete la parità, allora preparatevi ad invitarlo ad uscire con voi, ad andarlo a prendere a casa sua (con la vostra auto), aspettare 5 minuti sotto casa sua (nel vostro caso sarebbero di piu’ .. ma tant’è..) ad invitarlo a cena nel ristorantino carino e caro!(pagando voi), mi raccomando!! dovete insistere che a dover pagare siate voi!
Dopo prendete l’iniziativa e portatelo in discoteca ma non prima di esservi fermati con lui in un locale a bere qualcosa (si.. brave.. anche adesso pagate voi!)
Decidete in che disco andare, magari una che piace a voi, con qualche divano accogliente dove poter parlare un minimo..e.. brave.. visto che voi entrate gratis, pagate per lui!
Danzate al meglio ma non distogliete lo sguardo da lui, anche se vi passano altri uomini accanto, fatelo sentire UNICO!, e lui la vostra preda…
Andando a bere qualcosa, ricordate che siete voi a guidare, ma lui puo’ tranquillamente farsi qualche drink in piu’ (ovviamente.. anche qui pagate voi!), e se dopo comincia a fare discorsi strani, siate complici e sorridete..
Cercate un posticino piu’ appartato e tentate di “ammorbidirlo”.. ma non siate troppo timide.. in questo caso bisogna capire quando essere audaci! 😉 se non rimediate neanche un bacio alla francese.. sorridete! ci saranno altre occasioni..
Dopo la disco, rapido salto a fare colazione, (brave.. pagate) e poi.. portatelo in quel posticino carino.. che vi piace tanto, prendete i giornali che avevate in precedenza messo sotto il sedile.. e cominciate a baciarlo.. ma con attenzione.. se lui non vuole.. non insistete.. sorridete e portatelo a casa.
Arrivati, dategli un bacio sulla guancia e chiedetegli se potete vederlo domani.. al suo “ti chiamo io..” sorridete.. e tornate a casa..fiduciose nel domani, ma non prima di avergli mandato un sms con scritto “sei un uomo fantastico, mi sono divertita un sacco con te, ti auguro buona notte e a presto.. ”
Non fate caso se non vi chiamerà subito, dategli il tempo che serve.. e se dopo non vi chiama non pensate che siete delle sfigate, che avete speso tempo e soldi inutilmente.. in fondo gli uomini lo fanno da secoli..
Ora si che siete delle vere cacciatrici! col tempo fallirete di meno.. vedrete!
Damien(Quota) (Replica)
Il testo di Ermenegildo lo avevo letto qualche anno fa nel web, mi sembra lo stesso. Poi seguiva un altro dove veniva capovolta la tesi e si lodavano le donne.
Leonardo(Quota) (Replica)
Be’, se volete ridere ancora di pèiu’, leggete questo vecchio articolo.
http://www.girlpower.it/sex/contraccezione/donne_sesso.php
Sesso da record per le italiane, ma…
di Redazione GirlPower 7 febbraio 2007
Le donne italiane sono le più attive sessualmente di tutta Europa, però manifestano ancora ritardi in fatto di contraccezione. Perchè?
Il 59% delle donne italiane ha mediamente uno o più rapporti sessuali alla settimana, l’indice più alto d’Europa.
Seguono le ceche (57%), le russe (56%), le francesi (55%) e le spagnole (54%). Fanalino di coda le austriache: solo il 38% di loro ha almeno un rapporto sessuale a settimana.
A rivelarlo è lo studio Yasminelle, una ricerca internazionale eseguita su 11.490 donne di 14 paesi diversi, di età compresa tra i 15 e i 49 anni, e condotta da David Cibula, presidente della Società europea di contraccezione.
L’occasione è stata la presentazione, il 5 febbraio a Berlino, presso la sede della ditta farmaceutica Bayer Schering Pharma, di una nuova pillola anticoncezionale a basso dosaggio di estrogeni che porterebbe anche benefici extracontraccettivi, come la riduzione dell’acne e il mantenimento del peso corporeo, da sempre incubo di ogni donna. E poi c’è il calo della libido: circa il 20% delle donne che assumono regolarmente la pillola, manifesta anche questo problema.
La ricerca ha evidenziato anche che le donne italiane sono le più scettiche riguardo all’uso dei contraccettivi: solo il 29% usa infatti la pillola, contro il 34% della media Ue. Secondo quanto detto dalla responsabile dell’ambulatorio di endocrinologia ginecologica e controllo della fertilità dell’ospedale Santa Chiara dell’Università di Pisa, Dottoressa Fruzzetti, “emergono ancora remore e diffidenze nei confronti di tutti quei metodi diversi dal tradizionale coito interrotto e dal preservativo e questo perché le donne hanno ancora molti dubbi sugli effetti degli ormoni e sono molto esigenti nello scegliere un tipo di contraccezione orale”.
Secondo le stime regione per regione, nel nostro Paese, la pillola è preferita innanzitutto dalle sarde (28,6%), poi dalle donne di Valle d’Aosta (22,8%), Liguria (19,9%), Emilia Romagna (19,4%) e Lombardia (18,6%), Trentino Alto Adige e Toscana (18,2%), Piemonte (18,1%), Friuli Venezia Giulia (17,2%) e Veneto (16,1%). Del secondo gruppo fanno parte regioni del centro – sud come il Lazio (14,8%), seguito da Umbria (14,4%), Marche (13%) e Abruzzo (12,3%). In coda alla classifica troviamo le regioni meridionali: Sicilia (10,7%), Puglia (8,9%), Calabria e Molise (8,7%), Campania (7,6%) e Basilicata (7,3%).
Anche per quanto riguarda la prima volta, le donne italiane si dimostrano piuttosto inesperte e ingenue: ben il 30% delle donne intervistate non ha utilizzato alcun tipo di contraccettivo, correndo quindi non solo il rischio di una gravidanza indesiderata, ma anche di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile come l’Aids o la sifilide. In ogni caso la pillola, anche se utilizzata da quasi una donna su tre, resta il metodo contraccettivo preferito.
Infine, lo studio ha evidenziato anche l’età in cui le donne si avvicinano per la prima volta ai contraccettivi. In Italia è leggermente più alta rispetto alle donne del resto d’Europa: le europee a 18 anni (le più precoci sono le tedesche e le scandinave, a 16 anni), mentre in Italia e Spagna bisogna attendere i 20 anni. Quanto all’età ideale per un primo figlio, la maggioranza delle europee risponde “intorno ai 25 anni”, mentre per un terzo delle italiane è opportuno aspettare anche dopo i 30 anni.
Colpa del lavoro che non c’è? Della difficoltà di trovare asili nidi soprattutto al Meridione? Della mancanza di prospettive, sogni, speranze? Forse un po’ di tutto questo.
>>>>>>>>
Leggete anche la replica di questa poveraccia.
>>>>>>>>>>>>>>>>
– sarete degli sfigati..si vede che le vostre donne vi stanno assieme per altro,per un fattore economico per esempio e siete degli scorfani ,dunque a loro fa schifo darvela… io il mio ragazzo lo vedo 4 volte a settimana..e 4 volte alla settimana ci accoppiamo!
>>>>>>>>>>>>>>>>
Non c’e’ che dire: queste giovanotte moderne hanno un’ educazione, un savoir faire, un tatto, una delicatezza, una sensibilita’ riguardo a certi temi, al cui confronto un orango del Borneo è un milord.
Daniele(Quota) (Replica)
Ho un solo grande odio: contro i nostri Cattivi Maestri e contro i nostri padri perché ci hanno mentito. Ci hanno lasciato credere, ci hanno indotti a pensare che fosse vero ciò che il nostro cuore si aspettava. Ci hanno consegnato nelle mani dell’inganno, ci hanno abbandonati alla seduzione. Ci hanno traditi. (RINO)
__________________________________
Mi trovo molto in sintonia con queste tue parole, perché anch’io credo che nell’ambito delle relazioni fra i due sessi, esistano delle grosse responsabilità maschili, ed in particolar modo di quegli uomini che ci hanno preceduto.
Questo non significa assolutamente deresponsabilizzare le donne, ma soltanto prendere atto del fatto che per secoli gli uomini hanno raccontato, e si sono raccontati, un mucchio di balle sull’altro sesso.
Ti chiedo: a che pro? Solo ingenuità? Oppure, a tuo parere, c’è dell’altro?
Andrea(Quota) (Replica)
A Andrea:
metto giù una risposta articolata.
A domani.
Rn
Rino(Quota) (Replica)
“prendere atto del fatto che per secoli gli uomini hanno raccontato, e si sono raccontati, un mucchio di balle sull’altro sesso.
Ti chiedo: a che pro? Solo ingenuità? Oppure, a tuo parere, c’è dell’altro?”
________________
In realtà la responsabilità è solo da una parte: da parte dei padri, come giustamente rimarcato, nei confronti dei figli.
I motivi? Una serie di cose (tra l’ altro mi ricordo di aver già scritto qualcosa riguardo la mia opinione in proposito).
C’è innanzitutto l’ egoismo di chi butta consapevolmente i figli maschi dentro al tritacarne, perfettamente conscio di quello che li attende, semplicemente perché così gli si levano dai coglioni prima, tanto rappresenteranno ugualmente il bastone della vecchiaia.
C’è il menefreghismo di chi, per mancanza di tempo o più semplicemente per scarso interesse al riguardo, o ancora per quieto vivere, delega l’ educazione dei figli esclusivamente alla moglie, con le conseguenze immaginabili per i figli maschi.
C’è infine uno strisciante senso di rivalsa, della serie “ci sono cascato io, mo ci finisci pure tu”.
Questo è il quadro. Appare quindi evidente quanto possa essere di vitale importanza diffondere consapevolezza tra i più giovani.
E non è altruismo,come qualcuno pensa: in realtà, se evitiamo agli altri di fare cazzate ci guadagnamo pure noi, dato che un domani ci saranno meno uomini incarogniti dal fatto di trovarsi tra l’ incudine e il martello e, quindi, meno uomini nella condizione di dover fare le scarpe ad altri uomini per sopravvivere.
Senza contare il fatto che una maggiore lucidità da parte maschile e lo smantellamento del mito della donna incepperebbe finalmente quel meccanismo infernale che da millenni porta gli uomini a scannarsi tra loro, meccanismo abilmente sfruttato nella società attuale allo scopo di spingere sempre più gli uomini a tirare fuori il peggio di sé stessi, con il risultato che quella che viene definita “società civile” si è ridotta ad un porcile traboccante di letame.
sandro(Quota) (Replica)
In realtà la responsabilità è solo da una parte: da parte dei padri, come giustamente rimarcato, nei confronti dei figli. (SANDRO)
______________
Non sono d’accordo, o meglio, sono d’accordo solo in parte.
Vorrei farti notare che le colpe non stanno mai da una parte sola. Non si può ragionare come gli anziani (uomini) i quali sono soliti colpevolizzare i giovani (maschi), auto-assolvendosi al tempo stesso.
Inoltre, nel commentare il post di Rino Della Vecchia, io non mi riferivo solo alla realtà nazionale, bensì a quella mondiale, in ogni tempo e in ogni luogo.
_____________
Senza contare il fatto che una maggiore lucidità da parte maschile e lo smantellamento del mito della donna incepperebbe finalmente quel meccanismo infernale che da millenni porta gli uomini a scannarsi tra loro, meccanismo abilmente sfruttato nella società attuale allo scopo di spingere sempre più gli uomini a tirare fuori il peggio di sé stessi, con il risultato che quella che viene definita “società civile” si è ridotta ad un porcile traboccante di letame. (SANDRO)
__________________
Anche in questo caso condivido solo in parte, per due motivi:
1) La competizione fra uomini è intrinseca nel sesso maschile; infatti già nella preistoria i nostri simili erano soliti scannarsi per le donne (pure in maniera più brutale di oggi).
2) L’odierna “società civile”, per quanto schifosa possa essere, non è mai violenta quanto quelle passate.
La differenza fra oggi e ieri, sta nel fatto che oggi c’è internet, la tv, ecc.; e pertanto tutti sanno tutto di tutti.
Un tempo no; sicché è la percezione dei fatti che cambia, mentre in verità, oggi non è assolutamente peggio di ieri.
Il mondo ha sempre fatto schifo: a prescindere.
Andrea(Quota) (Replica)
In realtà la responsabilità è solo da una parte: da parte dei padri, come giustamente rimarcato, nei confronti dei figli. (SANDRO)
________________
Per essere più chiaro: nel corso dei millenni, anche quegli uomini che precedentemente furono figli, successivamente diventarono padri. E, comunque, anche quelli che non lo furono, ebbero fratelli, cugini, zii, amici, conoscenti…
Capisci cosa voglio dire? E’ un circolo talmente vizioso, che star qui ad incolpare solo dei generici “padri” (che magari erano dei contadini analfabeti), è – a mio avviso – sbagliato.
Diverso è semmai il ruolo delle élites, cioè degli educatori e quindi dei “Cattivi Maestri”, ai quali credo si riferisca in primis Rino.
Andrea(Quota) (Replica)
Ho letto l’ articolo più volte, trovandolo in sintonia con quello che penso da diversi anni. Non ho letto le centinaia di commenti precedenti ma voglio provare a dire la mia. Devo dire che dopo aver scoperto questo movimento mi sono venute in mente due scene di due famosi film: il primo,
“Berlinguer ti voglio bene” di Benigni, del 1976,
nel quale un’ anziano signore, intervenendo in una casa del popolo durante una riunione sulla condizione della donna dice: “Va bene, si dice la donna, la donna, la donna……ma, e il maschio?”
L’ altro è un film di Francesco Nuti, non ricordo quale, nel quale Nuti dice: “Dopo secoli e secoli di dominio dell’ uomo sulla donna, stanno forse per cominciare secoli e secoli di dominio della donna
sull’ uomo?” Ecco, è triste, e ne rimasi scioccato io
stesso quando me ne resi conto, ma Nuti aveva ragione. A quanto pare l’ umanità non può fare a meno del potere, ci deve essere sempre qualcuno
su cui spadroneggiare. Quando ero molto giovane avevo un’ idea idialliaca del rapporto tra uomo e donna. Pensavo all’ amore sincero, a quello romantico, quello che ti fa tremare il cuore e che ti
innalza in volo, su, nel cielo infinito. Fu per me scioccante, ed anche fonte di grande sofferenza, scoprire che le donne consideravano la mia sensibilità solo come sinonimo di debolezza, di
pusillanimità, di inconcludenza. E quindi mi scartavano a priori, solo perchè ero debole di
carattere. Dopo un primo momento di rancore, me ne sono fatto una ragione, ho cercato delle compensazioni e mi sono adattato alla vita solitaria. Ed ho scoperto che si vive bene anche così. Un vantaggio di questo tipo di vita è che non ci sarà mai una donna che possa esercitare un qualche tipo di potere su di te. Se quello che importa oggi alle donne è il potere, se per loro il sentimento vero non conta niente, ebbene, su tutti
quelli che sono come me il loro potere è nullo.
E quindi mi viene da pensare. Una volta si diceva che il potere del re è tale perchè sono i sudditi che,
obbedendo, glielo conferiscono. Se nessun uomo prendesse mai l’ iniziativa verso le donne, tutto il loro potere svanirebbe. Se nessun uomo corteggiasse mai nessuna donna, sarebbero loro ad
essere costrette a prendere l’ iniziativa, con tutte le
conseguenze che ne deriverebbero. E’ utopia? Credo di si purtroppo, eppure le femministe hanno fatto più o meno così, ed una volta si diceva che le donne non erano capaci di organizzarsi. Chissà se gli uomini ne sono capaci. Non lo so, ma forse, se ci fosse il modo, magari lentamente, magari con mille difficoltà, di portare avanti una campagna del genere, forse in un futuro anche lontano si potrà raggiungere quella reciprocità, quella spontaneità che oggi manca. E forse scopriremo il vero sentimento, vale a dire l’ amore. Quell’ amore che è
incompatibile con qulasiasi concezione di dominio.
Aliquis(Quota) (Replica)
Scusate, ma perché attribuite le responsabilità di tutti i guai degli uomini, ai soli uomini? Forse le donne non fanno parte, e non hanno fatto parte, del genere umano? Le donne non sono, e non sono state anch’esse, madri ed educatrici?
Forse credete che le donne siano degli esseri inconsapevoli?
Oppure che nel corso della storia, benché in maniera differente e occulta, non abbiano influito minimamente sui destini degli uomini e del mondo? Veramente pensate che le donne possano essere considerate innocenti? Beh, io no, per niente.
Luca(Quota) (Replica)
Senza contare il fatto che una maggiore lucidità da parte maschile e lo smantellamento del mito della donna incepperebbe finalmente quel meccanismo infernale che da millenni porta gli uomini a scannarsi tra loro, meccanismo abilmente sfruttato nella società attuale allo scopo di spingere sempre più gli uomini a tirare fuori il peggio di sé stessi, con il risultato che quella che viene definita “società civile” si è ridotta ad un porcile traboccante di letame.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Quoto
Mi chiedevo se il fatto di noi maschi nascere dalle donne, come pure le femmine nascono sempre dalle donne, influenzi il nostro comportamento verso esse. Questa forse è una cosa che le rende più unite fin dalla nascita? I padri erano fuori a lavorare, io ho avuto la fortuna che mio padre lavorava solo la mattina a pranzo tornava e ricordo molto la sua presenza, quando mi portava ai giardini, giostre e quant'altro.
Leonardo(Quota) (Replica)
@ Aliquis –
L’ altro è un film di Francesco Nuti, non ricordo quale, nel quale Nuti dice: “Dopo secoli e secoli di dominio dell’ uomo sulla donna, stanno forse per cominciare secoli e secoli di dominio della donna
sull’ uomo?”
@@@@@@
Personalmente ci trovo una grossa esagerazione, sia nella prima tesi che nella seconda. Secondo me NON è mai esistito un reale dominio dell’uomo sulla donna e non credo neppure che esisterà mai – letteralmente – il contrario.
Il fatto che le odierne generazioni maschili occidentali siano totalmente rimbecillite, (eccezioni a parte) non significa che lo saranno in eterno. La società del 2110 o del 2210, sarà molto diversa da quella odierna, in una maniera che ora è realmente difficile, se non impossibile, descrivere.
Marco(Quota) (Replica)
“mi sono adattato alla vita solitaria. Ed ho scoperto che si vive bene anche così. Un vantaggio di questo tipo di vita è che non ci sarà mai una donna che possa esercitare un qualche tipo di potere su di te. Se quello che importa oggi alle donne è il potere, se per loro il sentimento vero non conta niente, ebbene, su tutti
quelli che sono come me il loro potere è nullo.
E quindi mi viene da pensare. Una volta si diceva che il potere del re è tale perchè sono i sudditi che,
obbedendo, glielo conferiscono. Se nessun uomo prendesse mai l’ iniziativa verso le donne, tutto il loro potere svanirebbe”
_____________
Caro amico, hai fatto bingo.
Credimi, te lo dice uno che ha fatto la stessa identica cosa.
sandro(Quota) (Replica)
“nel corso dei millenni, anche quegli uomini che precedentemente furono figli, successivamente diventarono padri”
_____________
E il problema sta proprio lì.
Invece di far tesoro della propria esperienza e trasmetterla ai figli, nel momento in cui diventano padri, gli uomini se ne fottono di educare i figli: per loro, il loro dovere si esaurisce nel procurare i beni materiali di cui i figli hanno bisogno.
Così facendo la maggior parte di noi arriva a capire determinate cose quando, per dirla con Massimo Fini, ormai non serve più.
E a quel punto, invece di evitare ai propri figli la stessa cosa, la maggior parte di noi se ne frega.
Subentra una forma di egoismo, una sorta di “mal comune mezzo gaudio”, oppure il menefreghismo del quieto vivere: è un circolo vizioso che va spezzato a tutti i costi.
sandro(Quota) (Replica)
Quando ero molto giovane avevo un’ idea idialliaca del rapporto tra uomo e donna. Pensavo all’ amore sincero, a quello romantico, quello che ti fa tremare il cuore e che ti
innalza in volo, su, nel cielo infinito. Fu per me scioccante, ed anche fonte di grande sofferenza, scoprire che le donne consideravano la mia sensibilità solo come sinonimo di debolezza, di
pusillanimità, di inconcludenza.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Sono sensibile anche io, ma più che amore desideravo rapporti sul rispetto reciproco e del sesso libero da condizionamenti e tornaconti.
Più ci si aspetta e più la delusione è grande.
Leonardo(Quota) (Replica)
sandro
Invece di far tesoro della propria esperienza e trasmetterla ai figli, nel momento in cui diventano padri, gli uomini se ne fottono di educare i figli: per loro, il loro dovere si esaurisce nel procurare i beni materiali di cui i figli hanno bisogno.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>
E secondo te questo sarebbe un bene ? Guarda che un argomento che le femministe usano per attaccare i padri separati è proprio questo . E ti ricordo che un padre che se ne fotte del figlio , il figlio stesso diventerà un disastro da adulto .
Quindi non andrei così fiero di fregarmene dei figli .
Silent Hill(Quota) (Replica)
sandro
Subentra una forma di egoismo, una sorta di “mal comune mezzo gaudio”, oppure il menefreghismo del quieto vivere: è un circolo vizioso che va spezzato a tutti i costi.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Mi sono interessato da poco tempo alle questioni maschili, però già da prima capii che è il menefreghismo ( oltre i limiti, farsi i cazzi propri fino a un certo punto non è sempre un male ) e la superficialità sono tra i problemi principali della moderna società .
Silent Hill(Quota) (Replica)
“E secondo te questo sarebbe un bene ?”
_______________
Affatto. Perché mai dovrebbe?
sandro(Quota) (Replica)
Cattivi maestri
La condanna (limitata alla prospettiva della QM) dei Cattivi Maestri e dei padri è ovviamente del tutto ideale e morale e la parola “odio” significa presa di distanza abissale e ripulsa totale ed esprime la mia posizione psicoemotiva (e quindi il giudizio) nei loro confronti. Si tratta della espressione di una condizione personale che manifesto (così chiaramente per la prima volta) nel quadro del racconto maschile da costruire. Il quale non avrà solamente una base oggettivizzata e generalizzante (nomotetica: la legge, la regola, la generalità) , ma sarà formato anche dal racconto delle psicobiografie, delle esperienze e dalla descrizione delle posizioni morali di un numero crescente di UU (idiografia = esperienze individuali). Del resto, quando si avvia il discorso con il pronome “io” è chiaro che (quasi sempre) si parla nella piena soggettività e là si rimane. Discorso che ha un peso assasi scarso, e per certi versi nullo, giacché è irrilevante l’esperienza di ciascuno di noi, in quanto tale. Ha senso parlarne solo come esempio di un’esperienza umana possibile.
Cattivi Maestri sono quei pensatori, scrittori, cantastorie, poeti, mistici, profeti, filosofi, teologi, psicologi, scienziati, romanzieri e via elencando che hanno costruito nei millenni la Cultura nella quale viviamo. Con il termine “padri” intendo gli educatori maschi con i quali abbiamo interagito direttamente nella nostra vita (insegnanti, allenatori, militari, parroci, capisquadra etc.) ad esclusione dei padri veri e propri. Diversa infatti è la questione del rapporto con i nostri padri biologici, con i quali abbiamo avuto (e avremo finché vivremo, anche se loro sono morti da tempo) una relazione del tutto particolare che ci vede coinvolti profondamente in un intreccio inestricabile di dinamiche e di sentimenti. Questione correlata ma diversa.
Un excursus sia pur sinteticissimo degli insegnamenti che ci hanno lasciato (i primi) richiederebbe forse migliaia di pagine. Mi limito a un breve cenno ad alcuni, indicandone la traccia. Il filo che li unisce e che è questo: M ed F hanno reciprocamente un bisogno l’uno dell’altra che è della stessa intensità, natura e radicalità. Questa è la menzogna fondante dell’educazione che abbiamo ricevuto.
Si incomincia con il Cantico dei Cantici, dove due innamorati descrivono la dolcezza della reciproca vicinanza con riferimento alla pura e semplice gradevolezza fisica, senza alcun rimando ad altre possibili, diverse, antitetiche, eterogenee fonti di tanta passione.
Di Platone è stato detto che la storia dell’Occidente non sarebbe altro che un grande commento alle verità da lui svelate. Tra le quali quella espressa dal mito dell’androgino secondo cui i Due erano Uno e mirano perciò costantemente, indefessamente, appassionamente a ricostruire l’unità perduta. L’insegnamento è che un bisogno simmetrico (atemporale, astorico) privo di elementi distinguibili sia il fondamento della relazione.
Con il Cristianesimo fa l’apparizione l’amore inteso come libero dare (detto anche “vero amore”), posto direttamente in contrapposizione all’amore naturalistico (pagano) che è l’amore verso ciò di cui si ha bisogno e che quindi è fondato sul ricevere, non sul dare. Qui, confondendo ciò che dovrebbe essere (=sarebbe bello fosse) con ciò che davvero è, si decolla letteralmente da terra e si trasfigura la realtà trasformandola in sogno.
Il ruolo dei poeti (maschi!) nel depistare e nell’ottundere la visione realistica della realtà non ha bisogno di essere sottolineato. E altre mille pagine da sommare… (lascio a chi né è interessato il riempire i vuoti cosmologici interposti tra questi 4 esempi).
Quanto ai padri (= adulti maschi con cui abbiamo interagito) essi o hanno trasmesso entusiasticamente quelle mistificazioni come verità inconfutabili, o le hanno accreditate con un complice silenzio o hanno lanciato segnali bensì diversi, ma irricevibili, in quanto iscatolati in confezioni inavvicinabili a causa della nuova sensibilità che maturava mezzo secolo fa: puri e semplici insulti antifemminili che ottennero l’effetto opposto, se ne ebbero uno.
Il disinganno che si allarga a macchia d’olio tra gli UU non è altro che l’uscita da una illusione che evidentemente ci fu. Si possono trovare cento motivazioni e giustificazioni a quel processo di occultamento che potrebbe persino essere inevitabile, necessario per consentire alla vitalità giovanile di esprimersi, alla vita di andare avanti. Di qui il ripetersi, di generazione in generazione, del silenzio (della bugia) degli adulti nei confronti dei giovani, i quali peraltro – spinti dagli ormoni – sembrano invocarla , chiederla a gran voce: “Lasciateci sognare, a risvegliarci ci penserà la vita!”
Le DD hanno tutto il diritto di essere come sono e non vi è alcun motivo di odiarle. Iinvece noi avremmo avuto il diritto di conoscere la natura, le motivazioni, i limiti e le condizioni del loro interesse per gli UU, la natura della loro forza etc. e questa conoscenza (diretta, indiretta, conscia, inconscia) ce la doveva trasmettere la nostra Cultura, ossia i nostri educatori. Sono infatti i MM che hanno bisogno di imparare la natura del rapporto. Le FF intuiscono al volo l’origine, la forza e i limiti dell’interesse maschile per esse e vedono subito cosa può venir loro dagli UU sia nel bene che nel male, giacché tutto è così palese e chiaro fino al candore. Sanno cosa temere e viceversa cosa ottenere dagli UU. E come.
In altre parole, mutati i tempi che duravano da sempre, liberate dal bisogno economico e riproduttivo si stanno prendendo tutto. Ogni vivente quando diventa forte, espande la propria forma fin dove e quando non incontra resistenza. Se il nostro orto è stato invaso (e forse ne siamo stati addirittura complici) è perché non sapevamo che poteva accadere, non avevamo né strumenti di difesa né stragegie di contrasto. E chi ce le avrebbe dovute fornire e indicare (almeno in modo grezzo) se non i maschi che ci hanno preceduto? I nostri maestri e i nostri padri?
Ovviamente la condanna contro di loro prevede che fossero coscienti e quindi responsabili. Questo è il presupposto di ogni imputazione. Se invece li consideriamo incoscienti, allora sono certamente innocenti. Viceversa, se li assolviamo, ammettiamo implicitamente che non sapessero quel che facevano. Ed è possibile che sia così, nel senso che anche la coscienza ha forse un carattere progressivo, evolve a livello collettivo ed è allora consequenziale che noi siamo più lucidi di loro.
Noi che veniamo dopo di loro e che quindi ne sappiamo più di loro per scienza ed esperienza, se non diamo fondo alle nostre forze per capire, combattere e diffondere le nuove verità siamo più colpevoli di loro. E allora l’odio, inteso come ripulsa, esprime la spinta vitale ad andare in direzione della luce, verso il risveglio.
Tutto ciò ammettendo che la storia sia aperta e risenta dell’azione di singoli e gruppi. Se invece è quella prefigurata dai grandi miti prodotti dalle Civiltà, allora siamo tutti figli di un processo sul quale non possiamo nulla, nemmeno decidere se siamo colpevoli o innocenti. E varrebbe per tutti.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Ma caro Rino, i padri del passato che hanno cantato il femminile erano gli stessi che avevano anche consapevolezza dell’irriducibile duplicità e contraddittorietà dell’essere umano (femminile ma anche, seppure in modo diverso, maschile). Tanto bene lo sapevano che mettavano i guardia i maschi dalle lusinghe femminile, ed anche le femmine da una certa rapacità maschile. Ciò che è accaduto nella post-modernità è la scomparsa di questa consapevolezza che generava equilibri (magari instabili e qualche volta anche discutibili, ma equilibri). A me sembra che ri-leggere la storia del passato come se l’oggi ne abbia smascherato l’inessenziale e messo in luce pura la verità prima celata, induca nell’errore di credere di essere arrivati alla verità che assolutizza ogni concetto e oltre la quale è inutile cercare. Preferisco credere, invece, che le attuali siano manifestazioni particolari, dunque storicizzabili, di un’essenza umana che è sempre la stessa e sempre contraddittoria. Per cui può essere che le donne liberate dal bisogno prenderanno tutto, ma sarà sempre un tutto “monco”, a cui mancherà una parte non meno importante del “potere” e dell’interesse. Comunque vada questo scarto resterà, ed è anche la speranza che donne e uomini non si chiuderanno definitivamente in una sorta di autismo di genere. Dobbiamo, secondo me, e saperlo e non dimenticarlo mai, neanche quando rivendichiamo giustamente ciò che è bene per noi come criterio oggi prioritario per ri-costruirsi come genere.
armando(Quota) (Replica)
E ti pareva che Armando non accorreva in soccorso dell’onore ferito dei padri…
Ci avrei scommesso che avresti risposto nell’arco di una paio d’ore al massimo…E ho vinto la scommessa…
Ma questa volta (non solo questa, per la verità… ) sei in errore, caro Armando. E’ una difesa d’ufficio la tua, ed è proprio la tua celerità nel replicare a Rino che lo dimostra. Ed è anche una difesa un po’ troppo ideologica, siamo franchi…E l’ideologia, come ben sai, non aiuta la comprensione della realtà…
Ha ragione Rino che ha fotografato perfettamente ciò che è stato: i nostri padri, biologici e non, sono rimasti in silenzio. Qualcosa potevano e dovevano dire ma non è stato detto. Un’esperienza e una conoscenza dovevano essere trasmesse. E non è stato fatto.
Le ragioni sono diverse e sono state in gran parte esplicitate. Anche se manca ancora qualche tassello sul quale tornerò a breve.
Naturalmente questo non significa criminalizzarli o colpevolizzarli; non ci erigiamo a giudici di nessuno né tanto meno siamo in un aula di tribunale. Al contempo però, non avrebbe neanche senso celebrarli sempre e comunque.
In entrambi i casi, sia di fronte alla loro condanna che alla loro celebrazione, siamo di fronte a posizioni ideologiche. E invece la realtà va compresa per quella che è e per quella che è stata. Senza avere timori di nessun genere. .
Se non fossimo in grado di fare questo verremmo meno al compito che ci siamo dati, all’impegno che abbiamo preso con noi stessi, con gli altri uomini e con le generazioni maschili che stanno crescendo qui ed ora.
E ovviamente non renderemmo neanche giustizia alla memoria degli uomini del passato e di tutto ciò che di buono è stato da loro fatto.
Liberiamoci tutti dalle catene ideologiche e sapremo leggere la realtà con molta più lucidità. Questo ci insegna la QM. Forse la sola in grado di sparigliare le carte come nessun altra è mai riuscita a fare prima d’ora.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
armando
>>>>>>>>>>>>>>>>
Ma caro Rino, i padri del passato che hanno cantato il femminile erano gli stessi che avevano anche consapevolezza dell’irriducibile duplicità e contraddittorietà dell’essere umano (femminile ma anche, seppure in modo diverso, maschile). Tanto bene lo sapevano che mettavano i guardia i maschi dalle lusinghe femminile, ed anche le femmine da una certa rapacità maschile
>>>>>>>>>>>>>>>>
D’accordo, pero’ e’ pure vero che gli uomini del passato hanno raccontato un bel mucchio di frottole riguardo alla sessualita’ femminile ed alle presunte “superiori voglie” delle femmine.
Basti dire che io conosco solo un uomo (uno, di numero) che non racconta palle del tipo:”Le femmine c’hanno piu’ voja de scopa’ dei maschi”, perche’ tutti gli altri sostengono l’esatto contrario: sia quelli anziani, sia quelli maturi, sia quelli giovani.
Praticamente, una vera e propria idiozia di massa maschile, di cui non se ne puo’ veramente piu’.
Ti faccio un esempio: ci sono uomini, anche della mia eta’, che definiscono “porcone” le prostitute… Ossia, partono del presupposto che quelle donne lo facciano perche’ “gli piace” e non per interesse.
Dico io: ma si puo’ essere cosi’ stupidi e ciechi ??
Ma e’ possibile che i maschi debbano sempre attribuire alle femmine desideri e fantasie che le sunnominate non hanno ? Ma quando mai le femmine fanno altrettanto ?
Daniele(Quota) (Replica)
Daniele: “Ma e’ possibile che i maschi debbano sempre attribuire alle femmine desideri e fantasie che le sunnominate non hanno ? Ma quando mai le femmine fanno altrettanto ?”.
Daniele anche le donne lo fanno sempre: la proiezione è un meccanismo universale della psiche umana. Non siamo forse 15 milioni di maniaci sessuali bordercriminal secondo l’ ISTAT femminista che raccoglie le confidenze telefoniche e anonime delle donne italiche? è l’esempio di desiderio del maschio reale, cacciato ideologicamente dalla finestra, che rientra dall’intervista telefonica come fantasma di un maschio persecutorio. E questa proiezione, nel delirio collettivo, elaborato anche dai maschi pentiti, diventa per tutti il maschio reale. Dopodichè, come succede a chi prende fischi per fiaschi, si finisce tutti in un tragico vicolo cieco.
Fabrizio: “E invece la realtà (dei padri – ndr) va compresa per quella che è e per quella che è stata. Senza avere timori di nessun genere”.
Aggiungo e preciso che quanto al rapporto coi padri bisogna distinguere tra l’acquisizione della consapevolezza circa il loro limite come padri e la relazione affettiva profonda che comunque non si deve recidere pena il rischio di essere rami senza tronco: i padri possono e devono essere superati nel proprio cuore ma non devono espulsi dal proprio cuore. Per questo dico che non ci si può sottrarre al dovere di compiere quel percorso interiore che porta a perdonare comunque il proprio padre. Altrimenti in che cosa non faremmo parte del coro del malebashing?
Un conto pertanto è superare il padre e un conto è respingerlo: la differenza è tra personale crescita virile e personale alienazione, tra promozione del padre nella società e la sua cacciata dalla società.
In conclusione è l’empowerment verso maschi e padri, l’atteggiamento da cui, a mio avviso, non deve mai discostarsi chi si impegna nella QM.
Penso infatti, mi sembra con Armando, che circa quello che sono stati davvero i nostri padri e i padri dei nostri padri, leggere il loro vissuto con gli occhi di oggi ci fa correre il rischio di non vederli e di sovrascrivere al loro dono, al loro onore, al loro sacrificio le nostre fantasie e le nostre debolezze: potremo vederli con un minimo di obiettività quando ci saremo riconciliati con loro: solo un grande cuore virile può comprendere che siamo “nani sulle spalle di giganti” e la grandezza di chi ci ha preceduto.
ckkb(Quota) (Replica)
ckkb
>>>>>>>>>>>>>>>>
Daniele anche le donne lo fanno sempre: la proiezione è un meccanismo universale della psiche umana.
>>>>>>>>>>>>>>>>
Quello che volevo dire, e’ che mentre i maschi si considerano “inferiori” anche in quel senso, ossia attribuendosi desideri sessuali inferiori alle femmine, quest’ ultime fanno l’esatto contrario, definendo se stesse “piu’ vogliose, piu’ fantasiose, piu’ disinibite, sesualmente piu’ potenti,” ecc.
Questa e’ la stupidita’ maschile alla quale io faccio riferimento.
Daniele(Quota) (Replica)
P.s.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=5806203
Daniele(Quota) (Replica)
Caro Fabrizio, se è per questo ho vinto facilmente anch’io la mia scommessa che saresti intervenuto a tambur battente. Ma lasciamo perdere le misurazione dei tempi di reazione e il loro significato psichico, che non credo interessino, e concentriamoci sugli argomenti. Evidentemente non sono riuscito a spiegarmi, oppure quando si parla di passato ci si riferisce a epoche diverse. Dunque mi riprovo:
1) Non ho fatto nessuna difesa d’ufficio dei nostri padri (quelli delle due/tre generazioni che ci precedono), ma del padre in generale come colui senza il quale la trasmissione di genere non esiste. Rinnegare il padre significa renderla impossibile, e con ciò negare ogni, e sottolineo ogni, possibilità di rinascita del maschile. Perchè maschi biologici si nasce, uomini si diventa se esiste qualcuno che ce lo insegna. E’ ideologia? Questo è un punto assolutamente fondamentale per me. Se si crede che possa esistere un maschile vero, integro, senza che ci sia un padre (non necessariamente biologico) che faccia da guida, insegnamento e punto di riferimento, è inutile continuare a discutere. Saremmo su due universi troppo lontani. Fosse cos’ teniamoci pure questa società che affida alle donne tutti le funzioni educative, dalla famiglia alla scuola. Se si crede che questo evento non abbia avuto influenza sulla crisi del maschile, non so veramente che dire.
2) Quando ho parlato di padri/maschi del passato, mi riferivo (come d’altronde ha fatto Rino) ai tempi dell’antichità pre-romana, non ai nostri nonni. Erano quelli gli uomini che sapevano cantare il femminile senza dimenticarsi del suo lato oscuro. Ancora una volta ricordo il mito che sulla psiche ci dice ancora molto.
3) Sui silenzi e le responsabilità dei nostri padri intesi come generazioni che ci hanno immediatamente preceduto, ho detto spesso la mia opinione. Possibile che la si debba ripetere ogni volta dall’a alla zeta senza farci credito del pensiero di ciscuno di noi che ormai credo dovremmo a grandi linee conoscere? Comunque, se è cos’ mi ripeto. Non solo penso che il loro silenzio sia stato colpevole, penso che la loro colpa sia molto pià grave. Non aver fatto nulla per evitare questa deriva sarebbe solo peccato di omissione. Il fatto è, invece, che hanno costruito loro (o noi, insomma) questo mondo alienato, mercificato, e sradicato. Lo hanno fatto perchè hanno abbracciato una concezione materialista (e non sto parlando di Marx) della vita, che necessariamente finisce per “premiare” il femminile e la conservazione piuttosto che il maschile e la trasformazione. In questo senso la weltanschaung borghese ha fatto breccia anche nei ceti popolari, facendone una poltiglia indistinguibile se non in senso quantitativo, ossia sul denaro posseduto e il successo sociale ottenuto. Ma per il resto identica. E questo è il dramma, caro Fabrizio, che i partiti così detti di sinistra (tutti) non hanno capito o voluto capire, ma anzi favorendo quei processi in ogni modo loro possibile.
Spero di essere stato un po’ più chiaro. Altro ci sarebbe da dire ancora, ad esempio che tutto ciò prescinde dal rapporto col proprio padre personale (anch’egli, daltronde, risentiva necessariamente dello spirito del tempo) che lascio all’esperienza di ciascuno. Oppure, e questo è un punto che davvero andrebbe discusso, se la donna (e volutamente la scrivo al singolare per significare il genere femminile), nei suoi rapporti col maschio è unicamente mossa da calcolo e interesse o anche da uno slancio che da questi prescinde. E non sto parlando tanto della situazione storica odierna ma dell’ontologia femminile. Il punto è foriero di conseguenze non da poco, come scrivevo. Se l’ontologia femminile è unicamente interesse e calcolo, di quale “reciprocità e spontaneità” si parla? Sarebbe impossibile per definizione. Se invece, come io ritengo, la faccenda non è così semplice e lineare, allora il tutto deve essere storicizzato e contestualizzato, e tutto rientra in gioco. Allora significa che stiamo osservando non l’archetipo femminile allo stato puro, scevro da sovrastrutture, ma un particolare aspetto di quell’archetipo che ha preso il sopravvento ma che non ha eliminato gli altri suoi lati. Allora, e solo allora, ha senso pensare che l’azione maschile, ancorchè prioritariamente rivolta agli uomini, possa nel tempo produrre effetti indiretti ma positivi anche sul femminile, stante il fatto che ognuno si definisce sempre in relazione con qualcun altro.
E se questi cambiamenti (questa volta in bene) non li fanno i maschi, chi li farà? le donne? scordiamocelo.
armando(Quota) (Replica)
Daniele
P.s.
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=5806203
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>><
Bah, secondo me è falso che le donne hanno meno bisogno di sesso rispetto agli uomini . Secondo me dipende da persona a persona . C'è una marea di uomini che vive tranquillamente senza sesso . Senza cioè riflessi psicologici grossi .
Silent Hill(Quota) (Replica)
Silent Hill
>>>>>>>>>>>>>
Bah, secondo me è falso che le donne hanno meno bisogno di sesso rispetto agli uomini .
>>>>>>>>>>>>>
Bene, allora continuiamo pure a raccontarci storie.
Amen!
Daniele(Quota) (Replica)
Questo vecchio post di Rino Barnart era gia’ stato segnalato da un altro utente, parecchi mesi fa.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Grazie Tyrtix.
Accade nella normale conversazione e deve accadere per necessità dove c’è contrapposizione che si finga di non capire, che si estremizzi la tesi altrui, che se ne prenda una sola parte e la si stiracchi sino a renderla ridicola.
Deve accadere.
LA DISPARITA’ ORMONALE è ANCHE QUALITATIVA
E’ giunta l’ora per gli uomini di ipotizzare che tutto quel che è stato raccontato loro sulla superiorità emotiva, intellettuale, intuitiva, relazionale, biologico/riproduttiva e morale delle donne sia falso.
Sul quel lago di bugie galleggia anche la verità secondo cui le donne sarebbero le creature erotiche, sentimentali e passionali e gli uomini freddi calcolatori, privi di sentimenti, refrattari all’eros e alle passioni, dalla sessualità monotematica concentrata in un solo microscopico punto.
Tra i propagandisti di queste bubbole c’è (ad esempio) F. Alberoni il quale nell’assegnare alla femmina la polarità erotica e celebrare l’erotismo come carattere peculiarmente* femminile (nel suo saggio “L’erotismo”) senza volerlo, confessa la verità: per le donne tutto è o può essere erotico, “…anche uno yacht”.
Osservato che non sta dicendo nulla di diverso da quel che dicono tutti da sempre è giunta l’ora di trarne le dovute conseguenze: se è vero che per la donna tutto è o può esser erotico ciò significa semplicemente che per essa nulla è erotico. Significa che la relazione con il maschio (e/o con il corpo delle altre femmine) rientra a pieno titolo nella modalità con la quale la donna si rapporta ad ogni altra cosa del mondo. Significa che la relazione erotica si confonde con le altre relazioni e che questo ambito del sentire è indistinguibile dagli altri. Significa che questa ha lo stesso sapore di altre esperienze (sapore che potrebbe forse variare in intensità). Significa che nel sentimento-del-mondo femminile, nel modo di rapportarsi a ciò che esiste, insomma nel modo di sperimentare la vita, l’aspetto erotico non emerge, non si distingue, non ha esistenza propria e separata dagli altri. Se le cose stanno così, usare il termine erotismo significa diluirne il significato fino a farlo evaporare completamente. Infatti, quando una parte che non si può identificare ha lo stesso nome del tutto, ben che vada si tratta di sinonimi: erotismo femminile=modo femminile di rapportarsi al mondo.
Per gli uomini invece l’erotismo esiste, è cosa individuabile e individuata. L’esperienza che porta quel nome (e che qui include la passione, la poesia, il sogno, il sesso, la libidine, la voluttà etc.) è diversa dalle altre, ha un ambito definito e non viene evocata da altro che dal corpo femminile (in via diretta o indiretta, si capisce).
Non esiste erotismo maschile che non stia in relazione con il corpo femminile: un tramonto non sarà mai erotico e tantomeno uno yacht.
La disparità ormonale non è solo quantitativa ma anche qualitativa. Di qui anche il fatto che i poeti cantano la donna mentre il contrario non accade**
A tutto questo vi è una soluzione semplice ed elegante: usare un termine diverso per indicare il generico sentimento-femminile-del-mondo (il cui carattere/colore/sapore non sono in grado di definire, visto che non sono femmina) e riservare “erotismo” per rappresentare solamente quella particolare saporita e ben individuata esperienza degli uomini***.
______________
*(“Peculiarmente” non significa esclusivamente. Affermando che la donna è erotica Alberoni cioè non intende cmq sostenere che l’uomo non lo sia per niente. Questo è ovvio, è mille volte ovvio. Persino Alberoni ‘sta cosa la capisce, ed è un maschio!).
** (E’ mille volte ovvio che questa affermazione va riferita alla maggioranza dei casi, alla generalità, alla regola predominante – come già detto e ripetuto – non alla totalità assoluta degli interessati. E’ centomila volte ovvio, ma bisogna ripeterlo altrimenti si citano Gaspara Stampa e magari persino Saffo a significare quanto siano stravaganti ed insostenibili – cioè ridicole – le precedenti considerazioni).
*** (E’ mille volte ovvio che stiamo parlando della maggioranza degli uomini e che questo non nega che ci siano uomini che …bla bla… e viceversa donne che …bla bla… E’ centomila volte ovvio, ma bisogna ripeterlo. Altrimenti…)
________________
Rino
Daniele(Quota) (Replica)
Veramente si stanno intrecciando considerazioni relative a questioni poste su tanti piani diversi e viste da diverse angolature (oltreché, ovviamente, da diverse prospettive di pensiero).
Anzitutto alcune precisazioni su quanto ho detto, anche se in parte inutili, perché in sostanza mi pare di non essere stato frainteso.
Non mescoliamo né confondiamo le epoche. Ad es. la critica al mito platonico dell’androgino non si riferisce al significato che aveva al tempo in cui venne elaborato, né quella al Cantico dei Cantici è riferita ai redattori di quel testo nei diversi secoli in cui fu scritto, arricchito, limato. Infatti quelle immagini inventate dai nostri avi avevano un significato, un valore e una funzione dipendente dal contesto globale delle diverse epoche delle quali ci sfuggono moltissimi aspetti, non sappiamo quanto rilevanti. Erano elementi (tra altri ignoti) di costellazioni psicologiche sulle quali noi possiamo fare solo congetture. Come alimenti benefici all’interno di una determinata dieta, cambiata la quale potevano diventare nocivi, mentre nel momento storico in cui vennero create producevano di sicuro effetti diversi da quelli attuali. Perciò è giusto dire che non possiamo proiettare indietro di duemila anni le nostre valutazioni. Platone può dormire tranquillo.
Né i giudizi da me espressi vanno riferiti ai nostri padri biologici, per molte ragioni, alcune indicate da me, altre da altri. Questione fondamentale ma delicatissima e da trattare a parte, benché sia vero , come è stato detto, che anch’essi hanno condiviso necessariamente la condizione culturale della loro epoca.
Cattivi Maestri sono le figure esemplari di sapienza e saggezza che ci vennero indicate dai nostri educatori, accreditate di un valore indiscutibile come fari universali. E “padri ingannatori” sono appunto quegli educatori che ci hanno trasmesso l’insegnamento dei Maestri (avrei fatto meglio a denominarli semplicemente “educatori”, lasciando il “padri” a quelli biologici).
La stagione storica cui mi riferivo sta intorno alla metà del secolo passato e perciò sono chiamate in causa le generazioni che all’epoca erano adulte e mature, quelle su cui gravava l’onere dell’educazione/istruzione dei giovani.
Ciò detto, vengo al punto. Mi pare che al fondo delle affermazioni di Armando e Ckkb ci sia una preoccupazione, che prendo sul serio ed è questa:
la salvaguardia del valore psicologico (fondante) della funzione paterna è compatibile con la critica serrata a quelle generazioni di maschi-adulti-educatori? E, in generale, con la critica impietosa di qualsiasi generazione precedente da parte dei discendenti? E’ possibile salvare per l’inconscio profondo, il prestigio di quel ruolo se osiamo collocare sul banco degli imputati un paio di generazioni di ascendenti? Quale “ascendente morale” può avere un ascendente che viene sottoposto al giudizio dei discendenti? Insomma possono i Figli giudicare i Padri senza che ciò produca lo smottamento dell’intero sistema simbolico e quindi la perdita di ogni orientamento, lo sbandamento psicologico, la liquefazione della comunità, lo sfarinamento della civiltà (dal momento che civiltà e sistemi simbolici vanno di pari passo)? Sin dove ci si può spingere per non distruggere tutto?
Si tratta di diverse varianti dello stesso interrogativo.
Ma a fronte di quella, sta un’altra domanda: come possiamo noi oggi non vagliare le responsabilità di quelle generazioni se è vero, come è, che da esse ci sentiamo traditi? Dovremmo negare ciò che profondamente sentiamo? ( e poi questo autoinganno salverebbe davvero in noi il valore del padre e della paternità?) Si obietterà che quel sentimento non è universale, ma mio e forse di pochi altri.
Ciò è possibile ed è per questo che nel post precedente ho fatto quelle lunghe premesse sul valore (quasi nullo) delle esperienze individuali. Per questo ho parlato in termini soggettivi e l’ho dichiarato. Ciò detto, come posso non condannare coloro che per me sono imputabili di Alto Tradimento?
Certo, i francesi dicono “se si capisce tutto si perdona tutto” ed è vero.
Ma con ciò si passa dal piano dell’esperienza (idiografia) a quello della conoscenza oggettivizzante (nomotetica). Anch’io sono capace di uscire dal sentimento e passare alla nomotetica.
In realtà è ciò che faccio quasi sempre.
Ma poiché anch’io ho una biografia, ho un corpo, ho una relazione realmente vissuta con le generazioni dei miei educatori, non posso negare di avere una posizione psicoemotiva nei loro confronti.
Come mettere insieme dunque la condanna che viene dal cuore con la comprensione che viene dalla ragione? Come uscirne? Mi pare che la via indicata da Ckkb sia percorribile.
“…i padri possono e devono essere superati nel proprio cuore ma non devono espulsi dal proprio cuore”. Anche perché se ne espelliamo il padre …lo occupa tutto la madre.
Siamo su un pericoloso crinale, attratti da forze potentissime da entrambi i versanti. E’ necessario non sbandare di un millimetro.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Daniele
Bene, allora continuiamo pure a raccontarci storie.
Amen!
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Non sono affatto storie, è ciò che ho visto io. E che hanno visto pure miei conoscenti .
Silent Hill(Quota) (Replica)
E’ mille volte ovvio che stiamo parlando della maggioranza degli uomini e che questo non nega che ci siano uomini che …bla bla… e viceversa donne che …bla bla… E’ centomila volte ovvio, ma bisogna ripeterlo. Altrimenti
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Daniè, se è vero che la maggioranza degli uomini è “sessualmente fregata” perchè avrebbe un desiderio maggiore ( presupposto : io parlo dei miei coetanei 20enni, non so nulla dei 30enni o 40enni) , allora vuol dire che stiamo svantaggiati in partenza nei rapporti di coppia e che bisogna trovare il modo (pratico) per riequilibrare il tutto , o sbaglio ?
Silent Hill(Quota) (Replica)
“Ovviamente la condanna contro di loro prevede che fossero coscienti e quindi responsabili. Questo è il presupposto di ogni imputazione. Se invece li consideriamo incoscienti, allora sono certamente innocenti. Viceversa, se li assolviamo, ammettiamo implicitamente che non sapessero quel che facevano. Ed è possibile che sia così, nel senso che anche la coscienza ha forse un carattere progressivo, evolve a livello collettivo ed è allora consequenziale che noi siamo più lucidi di loro”
_____________
Erano lucidi pure loro, hai voglia se lo erano.
Lo diventavano col tempo, esattamente come noi, solo che a loro questo non creava problemi (vivevano in una società diversa da questa).
Parlate con qualche ottantenne: vi stupirà.
Io rimango dell’ idea che la radice dei mali maschili si chiami egoismo.
sandro(Quota) (Replica)
Cari Ckkb e Armando, vi rispondo insieme perché quando si trattano determinate questioni, parlate di fatto con una sola voce. E lo capisco, appartenete entrambi allo stesso Movimento ed è giusto che sia così, specialmente quando affrontate temi che sono peculiari al vostro orizzonte culturale (e in parte anche al mio). Ckkb lo fa con toni più moderati e riflessivi; Armando con quella passionalità e quel pizzico di veemenza che gli è caratteristico. Va benissimo così.
Innanzi tutto, onde evitare di ripeterci e di riscrivere ogni volta la Storia dal Paleolitico ad oggi (in questo sono d’accordo con te, Armando), forse sarebbe bene leggerci reciprocamente con un pochino più di attenzione. Ve lo dico in amicizia e sempre animato da sincero spirito di confronto.
E allora: non ho mai, sottolineo, mai, pensato di rinnegare, disconoscere, disarticolare, destrutturare, né tanto meno vilipendere o annichilire il concetto di “padre” o di “paterno” (inteso in senso lato), così come il suo ruolo e la sua funzione nella Storia. Se così fosse non avrebbe neanche senso da parte mia essere qui. Peraltro ho anche avuto una esperienza molto fortunata per quanto riguarda la relazione con il mio “padre biologico”, cioè colui che ha rappresentato per me (come per tutti con il rispettivo padre) il “paterno” che da archetipo si fa carne e corpo, se mi consentite la metafora. Perché di questo si tratta e di questo stiamo parlando.
Di conseguenza non ha senso da parte tua, Armando, pronunciare queste parole (per lo meno se erano rivolte a me):” Se si crede che possa esistere un maschile vero, integro, senza che ci sia un padre (non necessariamente biologico) che faccia da guida, insegnamento e punto di riferimento, è inutile continuare a discutere. Saremmo su due universi troppo lontani. Fosse cos’ teniamoci pure questa società che affida alle donne tutti le funzioni educative, dalla famiglia alla scuola. Se si crede che questo evento non abbia avuto influenza sulla crisi del maschile, non so veramente che dire”.
Ho forse mai sostenuto qualcosa del genere? Che cosa starei a fare qui allora, Armando?
Sappiamo benissimo sia io che te che abbiamo una approccio alla QM radicalmente diverso su tanti aspetti; se così non fosse apparterremmo allo stesso Movimento. Così non è.
Per i MS la QM è la Questione Paterna. Diciamola meglio: la Questione Paterna si sovrappone del tutto alla QM. Tutto il resto è succedaneo, anche se ha la sua importanza.
Io la vedo in modo diverso, come ben sappiamo. La Questione Paterna è fondamentale, questo è evidente, ma è “solo” (con molte virgolette) un pezzo della QM, così come ce ne sono altri, altrettanto fondamentali.
Non credo valga la pena approfondire da questo punto di vista perché lo abbiamo fatto tante volte e siamo perfettamente a conoscenza delle rispettive e diverse visioni del problema. E’ ovvio che partiamo da analisi e da approcci completamente diversi che però spesso si incontrano (la critica al sistema capitalista consumista dominante declinato al e sul “femminile” ci vede convergenti così come anche altre questioni che si sono di volta in volta presentate).
Dopo questo doveroso chiarimento sul concetto di “paterno”, scontato per quanto mi riguarda, ma a questo punto necessario (onde evitare fraintendimenti), ribadisco che sono però anche contrario alla sua celebrazione o mitizzazione, nella stessa misura in cui ormai da molto tempo lo sono nei confronti di qualsiasi altra questione. Sono anzi persuaso che un processo di crescita sia individuale che collettivo passi attraverso la capacità di ciascuno di osservare la realtà nella sua concretezza e senza cercare di piegarla alle proprie (parlo in generale) esigenze ideologiche. E quando dico ideologiche lo dico nell’accezione più ampia del termine.
Mi permetto di dire che invece, sotto questo profilo,forse proprio voi vi muovete su quello stesso binario. Specialmente quando si affronta quella che per voi è la madre di tutte le questioni,cioè quella del “Padre” e dei “Padri”, con la p maiuscola o minuscola,che siano “Padri della Patria”, “santi in paradiso”“semplici “padri di famiglia”, padri biologici o meno, appartenenti alle generazioni recenti o a quelle più lontane nel tempo.
Proprio quelli come noi, che provengono dalle stesse esperienze storico-politiche,in larga parte fallimentari (e una della cause strutturali del loro fallimento è da ricercare proprio nella natura profondamente ideologica di quelle stesse esperienze), dovrebbero aver fatto tesoro di quelle lezioni.
E invece, forse proprio per riempire un vuoto troppo grande o troppo angosciante da sopportare, molti tendono a trasmigrare da un’ideologia a un’altra, ripercorrendo lo stesso identico errore.
Badate bene, non c’è nessun intento giudicante nelle mie parole e non voglio aprire nessuna polemica. Credetemi. Del resto ciascuno è libero di fare i propri percorsi. Prendetela come un amico che esprime la sua opinione ad altri amici.
Personalmente ritengo che la cosa più difficile per un essere umano sia proprio quella di affrontare e vivere la tragicità della sua condizione di uomo gettato nel mondo, privo di certezze di qualsiasi tipo, ideologiche,metafisiche o religiose, “obbligato” a riformulare costantemente e quotidianamente il suo approccio e le ragioni del suo stare al mondo . Anche questo è un aspetto che ci divide sostanzialmente.
Sia chiaro, con questo non voglio certo sostenere che ci sia qualcuno più bravo o con più “palle” di altri. Me ne guardo bene, ho fortunatamente perso per strada molta della mia presunzione di un tempo… Dico solo che la mia (e non solo la mia, in questo caso) è una scelta diversa dalla vostra che invece siete (si può dire, non è insulto e non vedo perché dovrebbe esserlo) dei cattolici, anche abbastanza allineati e coperti, sia dal punto di vista ideologico-spirituale che da quello pratico, perché la vostra scelta ,fatta sicuramente in buona fede, vi ha dato anche una casa, tutto sommato abbastanza robusta e confortevole(la Chiesa Cattolica).
A differenza nostra che di case non ne abbiamo, dal momento che proprio in quella che dovrebbe essere la nostra siamo considerati come degli appestati …
Ciò detto, riporto un altro passaggio del tuo post:”… se la donna (e volutamente la scrivo al singolare per significare il genere femminile), nei suoi rapporti col maschio è unicamente mossa da calcolo e interesse o anche da uno slancio che da questi prescinde. E non sto parlando tanto della situazione storica odierna ma dell’ontologia femminile. Il punto è foriero di conseguenze non da poco, come scrivevo. Se l’ontologia femminile è unicamente interesse e calcolo, di quale “reciprocità e spontaneità” si parla? Sarebbe impossibile per definizione. Allora significa che stiamo osservando non l’archetipo femminile allo stato puro, scevro da sovrastrutture, ma un particolare aspetto di quell’archetipo che ha preso il sopravvento ma che non ha eliminato gli altri suoi lati”.
Anche su questo, caro Armando, abbiamo scritto fiumi di inchiostro. La mia posizione è estremamente chiara e spiegata, nella fattispecie, nell’articolo “Natura e cultura” . Ne abbiamo discusso milioni di volte (non metaforicamente), anche prima della nascita di Uomini Beta. Non vedo francamente la ragione per tornarci sopra.
Mi limito qui ed ora a ribadire ciò che ho ripetuto fino all’inverosimile: gli uomini e le donne sono esseri naturali e culturali insieme. Non è possibile stabilire quando abbia avuto fine lo stato di natura e quando invece abbiano avuto inizio i processi culturali. Probabilmente non c’è neanche una fine e un inizio. Ontologia e cultura si mescolano assieme, da sempre. Posizionarsi sull’una o sull’altra separandole del tutto o quasi, la “destra” sull’ontologia(nulla potrà mai cambiare perché la natura umana è immodificabile), la “sinistra” sulla cultura (tutto è modificabile grazie ai processi culturali, quindi anche e soprattutto la natura umana, la famosa ingegneria sociale) è un’operazione profondamente errata.
Ne consegue che la diversità fra i generi è anch’essa il risultato di questo complesso processo evolutivo che vede ontologia e cultura interagire e compenetrarsi. Ciò vale anche e soprattutto per i concetti di reciprocità e spontaneità a cui hai fatto cenno e che abbiamo trattato milioni di volte.
Non ci ritorno neanche in questo caso, per non annoiare troppo, se non per sottolineare un aspetto di fondamentale importanza, quello che per me è il cuore stesso della QM. E cioè il punto di contatto, direi un vero e proprio matrimonio, fra l’ideologia dominante (la ragione strumentale e mercantile) e una parte rilevante del “femminile”, quindi anche (e non solo, naturalmente) dell’ontologia femminile, quella direttamente collegata alla sessualità e al modo di viverla e concepirla, anche in considerazione della diversa sessualità maschile e della asimmetria tra le due (sto semplificando, è ovvio, la questione è assai complessa, e proprio qui natura e cultura si mescolano e si saldano, più o meno artificiosamente).
Ma è proprio qui, in questo crocevia, che nasce la dipendenza e la subordinazione maschile, non altrove . Questa è la madre di tutte le battaglie. E’ questo il meccanismo che deve essere spezzato,disarticolato, il punto nodale, il cuore di tutta la vicenda. In poche parole, la struttura. L’attacco al “paterno” è solo una delle conseguenze di questo processo, non la causa prima. E’ ovvio che per porre in una condizione di subordinazione il “maschile” lo si deve indebolire in ogni suo aspetto e modalità di esprimersi. Quindi anche nella dimensione paterna che certamente non è cosa da poco; questo è ovvio e scontato e nessuno lo ha mai sostenuto…
Proprio questo è stato il capolavoro del sistema (che non è la stanza dei bottoni ma un complesso e articolatissimo intreccio di interessi e processi sociali, culturali e di genere), la sua grande e geniale intuizione.
La stessa che pensiamo umilmente di aver avuto noi che l’abbiamo individuata, compresa e svelata.
Ed è a partire da questa analisi che Uomini Beta traccia un altro percorso rispetto a quelli fin qui intrapresi praticamente da tutte le altre correnti del Movimento maschile.
Compresi naturalmente i Maschi Selvatici, che restano comunque nostri amici….
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Daniele
@ Quello che volevo dire, e’ che mentre i maschi si considerano “inferiori” anche in quel senso, ossia attribuendosi desideri sessuali inferiori alle femmine, quest’ ultime fanno l’esatto contrario, definendo se stesse “piu’ vogliose, piu’ fantasiose, piu’ disinibite, sesualmente piu’ potenti,” ecc.
Questa e’ la stupidita’ maschile alla quale io faccio riferimento.
@
Quoto, è veramente così.
Simone M.(Quota) (Replica)
1) La questione della centralità o della lateralità/complementarietà paterna nella QM segna davvero uno spartiacque tra due approcci. Per il MUB siamo nel secondo caso nel senso che la QM non trova soluzione piena nella QP (ruolo, valore, funzione sociale del Padre: ossia della paternità in tutte le sue forme, aspetti, risvolti). Inoltre la QP in quanto tale prescinde da ogni considerazione relativa alle classi sociali, alle divisioni orizzontali della società, la cui considerazione è invece fondante per il MUB.
2) Porre la questione “Spontaneità & reciprocità” significa smascherare una contraddizione, svelare una bugia (e quindi una mistificazione), lanciare una sfida e forse persino rilanciare un’utopia mirata a stanare le “gatte morte”. Sfida che conserva integra la sua valenza anche se fosse impossibile raggiungerne del tutto gli obiettivi o anche solo andarne vicini. Anche se ci si dovesse rassegnare ad uno squilibrio irrimediabile. Perché appunto “spontaneità & reciprocità” sono state e sono tutt’ora bandiere della “promessa liberatoria” femminista. Perciò se anche rappresentasse un obiettivo totalmente irraggiungibile, non vi è motivo per non agitare questa bandiera. Resta un strumento culturale di lotta, una pietra di inciampo.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
“Non solo penso che il loro silenzio sia stato colpevole, penso che la loro colpa sia molto pià grave. Non aver fatto nulla per evitare questa deriva sarebbe solo peccato di omissione. Il fatto è, invece, che hanno costruito loro (o noi, insomma) questo mondo alienato, mercificato, e sradicato. Lo hanno fatto perchè hanno abbracciato una concezione materialista (e non sto parlando di Marx) della vita, che necessariamente finisce per “premiare” il femminile e la conservazione piuttosto che il maschile e la trasformazione. In questo senso la weltanschaung borghese ha fatto breccia anche nei ceti popolari, facendone una poltiglia indistinguibile se non in senso quantitativo, ossia sul denaro posseduto e il successo sociale ottenuto. Ma per il resto identica. E questo è il dramma, caro Fabrizio, che i partiti così detti di sinistra (tutti) non hanno capito o voluto capire, ma anzi favorendo quei processi in ogni modo loro possibile”
____________
Sono completamente d’ accordo.
sandro(Quota) (Replica)
L’essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare.
Sigmund Freud
———————————————————————-
La mia rottura con Freud è avvenuta sulla questione dell’invidia del pene, lui credeva che fosse limitata alle donne
woody Allen
Leonardo(Quota) (Replica)
Ammetto che, anche da parte mia, c’è qualche volta la tendenza a rispondere considerando quelle che per me sono le implicazioni finali di un argomento, piuttosto che le esatte parole scritte. Non esplicitarlo può dar luogo ad equivoci e quindi è sbagliato, ma credo abbia anche il merito di spingere ad un approfondimento. Ne discuteremo ancora, se lo si ritiene utile.
Quì vorrei rispondere al dilemma posto da Rino sulla criticabilità dei padri, al quale ha d’altro canto già dato una risposta.
I padri non solo possono, ma devono essere criticati. I padri che ci hanno preceduto, ma anche noi stessi in quanto padri che da giovani criticavano i padri. Uno degli aspetti più critici e distruttivi della generazione del 68 a cui appartengo è che allora non ci si limitò a criticare i padri ma si ritenne che del padre non ci sarebbe stato più bisogno. Sacrosanta la prima (perchè non davano una bella immagine di sè, al contrario), tragico errore il secondo aspetto, che ha finito per ritorcersi contro l’intero genere maschile. Di più: i nostri padri di allora non solo erano criticabili per quello che avevano fatto fino ad allora, ma ancora di più per come non risposero al grido di rabbia che proveniva dalle giovani generazioni di allora, grido che secondo me era anche una invocazione al padre affinchè ci fosse, magari per contrastarlo, ma ci fosse. Quei padri, invece, sbracarono. Forse perchè si sentivano oscuramente in colpa o forse perchè esausti, tradirono la loro funzione di padri semplicemente ritirandosi, “accogliendo” tutto quelli che veniva loro scagliato contro, “comprendendo” qualsiasi rivendicazione (giovanile e, attenzione, femminile) , anche le più astruse e sbagliate. Questo, secondo me, è accaduto, e di questo paghiamo le conseguenze. Rimane la tragica illusione che eliminato il padre e ridimensionato il genere maschile (o, se si preferisce, al rovescio), si potesse aprire l’era della “libertà” per tutti, della solidarietà e financo del comunismo. Singolare errore di prospettiva per chi si dichiarava attento alle dinamiche struttura/sovrastruttura in marxiano. E il potere del nuovo capitalismo modernizzante e finanziarizzato ha approfittato larghissimamente di questa illusione, usandola ai propri fini, in primo luogo, e quì concordo con l’analisi di Fabrizio, usando pro domo propria non solo il femminismo, ma il genere femminile in generale.
Non voglio tediare nessuno, ma poichè ciò mi permette di accennare una risposta a quanto scrive Fabrizio sulla “cattolicità” mia e dei Ms, dico brevemente come la penso. Se il proletariato già allora si capiva che non poteva più proporsi come classe universale liberatoria dell’umanità, se tanto meno potevano esserlo le donne, se la via dei “diritti civili” era funzionale alle esigenze riformatrici del potere per adeguarsi ai tempi nuovi e tenersi saldamente in sella, se tutto questo… allora mi è sembrato doveroso cercare di rintracciare un punto di rottura, un evento o un processo che ha determinato le conseguenze a cui stavamo assistendo. Per me quell’evento o quel processo è stata la crescente materializzazione della società, ossia l’abbandono di tutto ciò che era riferito allo spirito come superstizione o magia, per concentrare tutto sugli elementi materiali della società. Il cattolicesimo, parlo per me, c’entra in questo, certamente, ma c’entra perchè nonostante tutte le critiche che gli si possono e debbono fare, è riuscito a tener saldi alcuni punti antropologici essenziali, i soli sui quali sperare di ricostruire qualcosa. Parlo del cattolicesimo perchè quella è la nostra tradizione culturale. Fossi vissuto in altre culture probabilmente mi sarei rivolto altrove. Alcuni lo hanno fatto ugualmente (buddismo etc. etc). A parte le questioni, diciamo così, interne ai rapporti fra le religioni, va bene lo stesso, purchè certi capisaldi (antropologici ma anche psichici) vengano tenuti comunque saldi. In questo ambito Questo, per me, è l’essenziale, tutto il resto è opinabile.
armando(Quota) (Replica)
Reciprocità che ci sia ognun lo dice dove sia nessun lo sa.
Su tutti i media ad ogni ora ci sono resoconti e interviste sui due recenti drammatici episodi che hanno coinvolto due ragazze che, si può proprio dire, tutti sentono come figlie: Sara e Yara.
Non so se avete notato: ogni maschio e ogni padre che interviene in merito (e ormai da mesi) non cita mai il dolore del padre di Sara e il dolore del padre di Yara, cita sempre e solo il dolore della madre di Sara e il dolore della madre di Yara; invece ogni donna e ogni madre che interviene in merito non cita mai, ma proprio mai, il dolore del padre di Sara e del padre di Yara ma cita solo e soltanto il dolore della madre di Sara e della madre di Yara.
La cosa è così evidente, così sistematica e del tutto inspiegabile, che appare letteralmente come fosse una “informazione mancante” nel sistema comportamentale del genere femminile.
E fa nascere la domanda invero angosciosa: è per il femminile attuale o per quello di sempre che il dolore del padre non esiste? che per il compagno della vita e padre della figlia nessuna donna viene sfiorata dal minimo cenno di con-passione? E ancora: non è che di queste “informazioni mancanti” (da una parte e dall’altra ben s’intende) circa la reciprocità se ne può costruire un’antologia?
Ed è forse questo ipotetico elenco antologico: “ove per poco il cor non si spaura”, che i nostri padri sapevano e sapevano elaborare in pace e serenità mentre oggi nessun maschio vuol vedere e ne è pertanto travolto?
Mi permettete una domanda che vuol essere affettuosa per tutti? una volta i padri facevano ai figli maschi lezione di guida circa la guida e il codice della donna, fino al conseguimento della patente? oggi invece, è certo: niente codice, niente lezioni di guida e niente patente. E’ un progresso? o è forse il motivo per cui alla prima curva molti maschi vanno a sbattere?
ckkb(Quota) (Replica)
“Se il proletariato già allora si capiva che non poteva più proporsi come classe universale liberatoria dell’umanità, se tanto meno potevano esserlo le donne, se la via dei “diritti civili” era funzionale alle esigenze riformatrici del potere per adeguarsi ai tempi nuovi e tenersi saldamente in sella, se tutto questo… allora mi è sembrato doveroso cercare di rintracciare un punto di rottura, un evento o un processo che ha determinato le conseguenze a cui stavamo assistendo. Per me quell’evento o quel processo è stata la crescente materializzazione della società, ossia l’abbandono di tutto ciò che era riferito allo spirito come superstizione o magia, per concentrare tutto sugli elementi materiali della società. Il cattolicesimo, parlo per me, c’entra in questo, certamente, ma c’entra perchè nonostante tutte le critiche che gli si possono e debbono fare, è riuscito a tener saldi alcuni punti antropologici essenziali, i soli sui quali sperare di ricostruire qualcosa. Parlo del cattolicesimo perchè quella è la nostra tradizione culturale. Fossi vissuto in altre culture probabilmente mi sarei rivolto altrove. Alcuni lo hanno fatto ugualmente (buddismo etc. etc)”. (Armando)
Caro Armando, senza nessuna intenzione di fare il “colpo su colpo”, te lo assicuro, ma solo perché proprio questo tuo passaggio è la conferma di quanto ti dicevo, ti ripeto quanto ti ho scritto:” Proprio quelli come noi, che provengono dalle stesse esperienze storico-politiche,in larga parte fallimentari (e una della cause strutturali del loro fallimento è da ricercare proprio nella natura profondamente ideologica di quelle stesse esperienze), dovrebbero aver fatto tesoro di quelle lezioni.
E invece, forse proprio per riempire un vuoto troppo grande o troppo angosciante da sopportare, molti tendono a trasmigrare da un’ideologia a un’altra, ripercorrendo lo stesso identico errore”.
Ora, qualsiasi possa essere stata la motivazione, comunque nobile, che ti ha spinto ad abbracciare una nuova “ideologia” (in questo caso una religione, ma il concetto non cambia di una virgola) il risultato è il medesimo.
E se invece provassimo a cavarcela da soli? Quale messaggio più dirompente e rivoluzionario di questo? Siamo o non siamo Uomini nel Mondo capaci di costruire il proprio percorso e il proprio sistema valoriale (che naturalmente non nasce dal nulla ma anche dalla nostra storia). O invece abbiamo bisogno, sempre e comunque, di una “parrocchia” (nell’accezione più ampia del termine, ci siamo capiti) o di un “padre putativo”?
Questo è il nodo, caro Armando, anzi, la sfida. Ha un nome: Libertà. Presumo di averla accettata, altrimenti non sarei qui, con le mie posizioni, a fare quello che faccio.
La questione è assai rilevante, ed è molto positivo che se ne discuta. Come spesso accade, in un mondo dove non esiste un anfratto che non sia conosciuto, la QM ci porta in territori inesplorati…
Quale meravigliosa opportunità più di questa, che ci siamo procurati con le nostre stesse mani, per poterla confinare in un ambito determinato e predefinito, cioè in uno steccato, per quanto ampio possa essere?
Personalmente quello steccato l’ho già saltato, il “parricidio” (per rimanere in tema), metaforicamente parlando, l’ho già perpetrato. Tu cosa aspetti a farlo? E gli altri uomini cosa aspettano? Non mi pare che l’odore delle sagrestie (sempre in senso lato) sia mai stato particolarmente inebriante. E allora? Cos’è che ci frena?
Io un’idea ce l’ho ma non la dico. Spero che emerga nel dibattito.
Questa è la sfida che lancio agli uomini. Dove ci porterà non lo posso sapere ma di certo ci farà fare molta strada, perché già molta ne abbiamo fatta negli ultimi anni.
Questo è il nodo che dobbiamo affrontare e sciogliere, ciascuno come potrà. Forse solo ora è emerso, per quanto mi riguarda, con grande chiarezza. Anche in seguito al dibattito di questi giorni. E di questo ti e vi ringrazio.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“E se invece provassimo a cavarcela da soli? Quale messaggio più dirompente e rivoluzionario di questo? Siamo o non siamo Uomini nel Mondo capaci di costruire il proprio percorso e il proprio sistema valoriale (che naturalmente non nasce dal nulla ma anche dalla nostra storia). O invece abbiamo bisogno, sempre e comunque, di una “parrocchia” (nell’accezione più ampia del termine, ci siamo capiti) o di un “padre putativo”?”
______________
Qua la mano
sandro(Quota) (Replica)
Fabrizio ritengo che non dobbiamo temere la ripetizione delle tesi di ciascuno: chi legge un blog, non effettua ,se non raramente, una lettura sistematica come fosse la bibliografia di un esame universitario. E’ opportuno pertanto che sia sempre presente nel dibattito dell’oggi quello che è pensiero originario e fondativo e dibattito conseguente. Inoltre la ripetizione aiuta moltissimo la chiarificazione dei concetti e delle posizioni: dopotutto è dall’inzio della riflessione filosofica che i grandi orientamenti vengono riproposti. Ed ecco dunque a ripetermi convinto che sia utile comunque alla comune riflessione.
La domanda che indirizza la mia riflessione è se esiste o no quel livello di realtà permanente nel tempo che è oggetto degli studi di antropologia. E se questo livello offre l’accesso alle radici dell’esperienza e in particolare alla esperienza della identità e differenza di genere come sostanza stessa di ciò che chiamiamo persona umana concreta. E se tramite questa esperienza si riesce ad varcare la soglia di una dimensione fondativa ulteriore di tipo ontologico e ancora oltre, di tipo metafisico, che sorregga appunto l’incredibile sfida della concretezza, sottraendola alla inconsistenza e irrilevanza della infinita variabilità. La vita è sogno?
In sintesi: esiste quella verità di sè per cui nulla contano i secoli che passano? i cieli che si hanno sulla testa? le condizioni esterne in cui si vive? per cui si resiste da uomini umanamente integri anche in un Gulag magari per trent’anni? o con la SLA addosso? e si resta padri e maschi nonostante da mezzo secolo e più l’intera Società abbia condotto la più sistematica distruzione del maschile e del paterno come fosse sostanza e fonte del male?
Domande antichissime e tradizionalmente fondative di ogni critica e pertanto distruttive di ogni ideologia. E nascono quando ogni ideologia è morta.
Se la risposta fosse affermativa, allora il maschile antropologicamente parlando esiste ed è definibile e l’allenza tra maschi poggia su quel piano definito “piano antropologico” e di fatto è già data: basta scoprirla. Scoprirla si badi bene, non inventarla. Come pure il progetto per una rinascita del maschile. Che cosa è più garantito e certo di ciò che si deve scoprire, e che cosa di più incerto e aleatorio di ciò che si deve inventare? Io guardo alla Storia umana come straordinaria creazione e dono maschile, ma anche come ambito di modificazioni assolutamente superficiali della struttura profonda dell’interiorità umana. E ringrazio il Cielo di questo: la follia umana non l’ha acora raggiunta. Ed è questa struttura profonda che mi interessa: è “la roccia su cui poggia la mia casa” e la casa dei miei fratelli. Qui mi ci trovo benissimo. Invece la Storia, anche solo di ieri, ha visto orrori mai visti e l’Angelus Novus di Paul Klee, l’angelo della Storia avanza con le spalle al futuro, contemplando macerie via via più gravi ed estese. Che il paio di occhiali della teoria marxista sia anche oggi molto utile e forse l’unico a decifrare le cause strutturali, nell’accezione appunto marxiana, di molti aspetti degli attuali rapporti tra i generi, non ho pochi dubbi. Ma non ho il minimo dubbio che una volta eliminate queste cause storiche, avrò ancora irrisolta la domanda sul volto autentico (la struttura profonda e metastorica) del maschile e sul volto autentico del femminile e quali regole di relazione ne conseguono. Pena l’infelicità reciproca.
Da quanto sopra mi viene da dire che fare da soli va benissimo, può essere la fondazione della libertà stessa, ma alla condizione di partire dalla scoperta di questa struttura interiore. Diverso è fare da soli a partire dall’ignoranza della stessa: a mio avviso significa partire dal nulla. E chi parte dal nulla quale libertà ha di andare da qualunque parte?
In altre parole: voglio dire che se è vero che per fare qualunque cambiamento bisogna partire da un uomo concreto che ne sia il motore, quello che oggi è il problema numero uno è che l’inside di quest’uomo maschio concreto che dovrebbe essere “il modificatore dello stato di cose presenti” è stato totalmente dimenticato e anzi si è perseguito scientificamente e con determinazione assoluta l’obiettivo di cancellarne la memoria: in una parola è stato distrutto così come nel ‘900 i totalitarismi hanno cercato di distruggere le identità costitutive di interi popoli, ceti sociali, tradizioni spirituali millenarie. E’ stata perseguita la distruzione scioentifica dell’identità di genere. Hanno mirato a far sì che non ci fosse nemmeno più “il punto di appoggio per sollevare il mondo”.
E’ avvenuto che si è perseguito il genocidio affettivo,psicologico, culturale e sociale dei maschi in questo ultimo mezzo secolo.
Come non vedere che il problema è che si parte dalla biblica polvere?
ckkb(Quota) (Replica)
Caro Fabrizio, ti rispondo, per quanto mi riguarda, con le parole di Dostoijevski: “Se non c’è Dio, tutto è possibile”, laddove il riferimento a Dio non significa abbracciare una religione particolare ma solo che esiste un ente a noi sovraordinato. Qualcuno lo individua laicamente non in un Dio ma in un “ordine morale” eterno che scaturisce dall’interno della coscienza dell’uomo. Mi sta bene lo stesso, l’importante è che l’uomo non si ritenga “onnipotente”, e dunque capace di tutto, e tutto giustificando in nome della sua “libertà”.
Faccio un esempio: il giovane educato nell’assenza di regole non è libero, bensì sprofonda nel caos interiore e non ha più nessun parametro di riferimento. Il giovane il cui padre gli indica le sue regole, può con esse confrontarsi, accettarle o rifiutarle per costruirsene sue proprie, assumendosene la responsabilità, ossia consumando quel “parricidio” che in tal senso è salutare, direi anche necessario, per divenire a sua volta padre di se stesso.
L’essere umano adulto necessita anch’esso, su un altro livello ma per identico motivo, di norme morali ed etiche con cui confrontarsi, vengano da Dio o dal diritto naturale. E’ questa per me la libertà autentica.
Allo stesso modo ritengo che le leggi umane non possono trovare legittimazione solo in se stesse magari perchè approvate dalla maggioranza (di un parlamento o direttamente del popolo). Mi sembra evidente che se non esiste un ancoraggio a qualcosa che è oltre la volontà umana, seppure quella di una maggioranza, ogni aberrazione è teoricamente possibile. Insomma, se la maggioranza di un popolo vota una legge che discrimini un settore della popolazione ad esempio, perchè di razza nera o bianca o a palline, o perchè di un sesso piuttosto che di un altro, non per questo quella legge sarebbe legittima, e in tal caso ribellarsi diventa sacrosanto.
armando(Quota) (Replica)
Secondo me il padre “medio” e in generale l’uomo “medio” non ha gli strumenti culturali per comprendere e quindi per insegnare qualcosa sulla relazione sentimentale-sessuale tra i sessi fuori dalla retorica strombazzata dal Media. L’individuo massificato ripete cosa sente, non elabora autonomamente. Se sente in tutte le salse un concetto quello ripeterà. E’ il destino dei più fortunati(?) arrivare a conclusioni più attinenti alla realtà nuda e cruda attraverso un proprio e autonomo percorso, figlio quasi esclusivamente delle proprie esperienze.Bisogna sbatterci il muso, nella speranza di capirci poi qualcosa, perchè anche questo non è scontato.
Aprofitto per augurare a tutti buone feste e, in notevole anticipo, un fortunato 2011, perchè poi non avrò più modo di collegarmi.
Alessandro(Quota) (Replica)
Sono di ritorno da un viaggio di piacere, uno dei tanti che mi faccio volentieri piu’ di una volta l’anno.. ed è grazie a questi viaggi che ancora amo le donne.. totalmete diverse dalle italiche arpie, splendide e femminili, si concedono ad una tranquilla conversazione, apprezzando l’uomo e sapendo essere donne, dando il giusto spazio all’uomo, sapendo che lui farà altretanto..
Ma perchè devo andare all’estero per trovare “reciprocità e spontaneità”?? perchè sono un brutto? ho un carattere di cacca? modi da bifolco?? mancanza di verve? sono povero? ho un utilitaria? non ho casa? ho un lavoro precario?..
Chiedetevelo dinanzi ad uno specchio.. capirete che no c’è nulla di piu’ falso..siete semplicemente una persoa come tante, coi suoi pregi e difetti, ma siete li, dinanzi allo specchio, a farvi queste domande proprio perchè plasmati dalle aspettative e dalle esigenze egoistiche della donna italica media..
In verità, siete solo voi stessi..coi vostri pregi e difetti.. le donne estere lo sanno, e sanno che anche loro ne hanno.. per questo c’è reciprocità.. nasce dalla consapevolezza dei propri pregi e difetti.. e la la spontaneità altro non è che il relazionarsi liberamente da vincoli di vulgata o stereotipi inesistenti..
Il concetto espresso quindi in questo luogo, a mio modesto parere, non troverà mai un riscontro positivo sul suolo italico, anzi.. sappiate che chi come me o come tanti uomii di questo sito, si è liberato dalle catene, viene visto come ben sapete tutti..
Al contrario.. posso dire che non solo tali accuse scivolano inesorabilmente sul muro della mia indifferenza, ma sono fermamente convinto che per i prossimi anni a venire, non intendo vanificare la mia esistenza dietro una acidona italica, piena di sè, appoggiata dal sistema che non vede l’ora che abdichi al matrimonio per rendermi schiavo delle sue pulsioni emotive, con un futuro sempre incerto dettato unicamente dal suo volere vulvatico..
Ho diritto a vivere in quanto PERSONA, esattamente come chiunque altro, non vedo quindi il motivo nel dover sottostare alle metodiche ed alle consuetudini egoistiche delle tante Italiote..
I figli? ho adottato due bambine di Haiti.. mi basta.. saranno molto piu’ riconoscenti dei bimbi viziati, senza un padre, che magari si ritrovao nelle famiglie allargate.. plagiati dalle mamme acide e nutriti a playstation e grande bordello..
Per il resto.. buona vita a tutti..
Damien(Quota) (Replica)
Però, con tutto il rispetto per le opinioni altrui, credo sia un po’ il caso di sfatare questa leggenda urbana secondo cui all’estero le donne sarebbero sempre e comunque migliori delle italiane.
Ho viaggiato un po’ anch’io e pertanto, in base alla mia esperienza, posso affermare che pure altrove le donne non sono affatto così “carine e disponibili”.
Secondo me, è sbagliato continuare a propagandare l’idea che tutto dipenda dalla mentalità italiana (e dalla Chiesa) e che “là fuori” sia tutto meraviglioso.
Andrea(Quota) (Replica)
Però, con tutto il rispetto per le opinioni altrui, credo sia un po’ il caso di sfatare questa leggenda urbana secondo cui all’estero le donne sarebbero sempre e comunque migliori delle italiane.
<<<<<<<<<<<<<
Se si ha la percezione che all'estero le cose siano migliori spesso dipende anche dall'atteggiamento degli uomini e non solo delle donne.Sono stato in Francia una settimana e ho notato da parte maschile un atteggiamento diverso,rispetto da noi in italia.Lì non esistono atteggiamenti sbavanti degli uomini nei confronti delle donne,nessuno si gira per strada quando passa una bella ragazza nè la guarda insistentemente,almeno questa è l'impressione che ho avuto io.Le donne di conseguenza non sentendosi messe su un piedistallo come purtroppo lo sono quì in italia, hanno un approccio più amichevole e meno arrogante.
Retiarius(Quota) (Replica)
“Se si ha la percezione che all’estero le cose siano migliori spesso dipende anche dall’atteggiamento degli uomini e non solo delle donne.Sono stato in Francia una settimana e ho notato da parte maschile un atteggiamento diverso,rispetto da noi in italia.Lì non esistono atteggiamenti sbavanti degli uomini nei confronti delle donne,nessuno si gira per strada quando passa una bella ragazza nè la guarda insistentemente,almeno questa è l’impressione che ho avuto io.Le donne di conseguenza non sentendosi messe su un piedistallo come purtroppo lo sono quì in italia, hanno un approccio più amichevole e meno arrogante”
______________
C’è pure quello, ma non solo: mediamente, le italiane che vivono all’ estero sono stronze esattamente come quelle che stanno qua.
Decenni, per non dire secoli, di una cultura di un certo tipo, qualche imprinting a livello genetico lo lasciano: ci vogliono generazioni per tornare ad un livello di decenza.
Va detto che pure le straniere che vengono in Italia dopo qualche tempo diventano fotocopie delle nostre connazionali, anzi, a volte pure peggio.
Io credo che, l’ unica possibilità di vivere con una donna senza rovinarsi la vita, per un uomo italiano, sia trasferirsi all’ estero e trovarsela lì, scegliendosi accuratamente il posto.
Resta il dilemma se ne valga la pena, ma la risposta ad una domanda di questo tipo è soggettiva.
sandro(Quota) (Replica)
“I padri non solo possono, ma devono essere criticati. I padri che ci hanno preceduto, ma anche noi stessi in quanto padri che da giovani criticavano i padri”
_____________
segnalo questo articolo:
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/381234/
sandro(Quota) (Replica)
X sandro
La natura umana è la stessa ovunque e non è assolutamente vero che bastano secoli per lasciare un’impronta a livello genetico. Non scherziamo, per favore.
Ripeto: sfatiamo la leggenda urbana che vorrebbe le straniere migliori delle italiane, perché si tratta solo di stereotipi, tipo quelli nostrani secondo cui “le meridionali sono più focose” o “le settentrionali più disinibite”, eccetera eccetera. Luoghi comuni senza senso ed assolutamente autoreferenziali, quindi non oggettivi.
>
Retiarius
*************
Se si ha la percezione che all’estero le cose siano migliori spesso dipende anche dall’atteggiamento degli uomini e non solo delle donne.
*************
Concordo, infatti un certo modo di comportarsi delle donne dipende anche (e soprattutto, aggiungo io) dall’atteggiamento degli uomini.
Basta vedere come si comportano tanti nostri connazionali di fronte alle donne, per rendersi conto di che razza di pagliacci, senza spina dorsale, siano.
Andrea(Quota) (Replica)
Caro Armando, come mai ogniqualvolta si pronuncia questa parola, libertà, dall’altra sponda del Tevere suonano immediatamente i campanelli di allarme? Non ho mica inneggiato al nichilismo, al relativismo assoluto o al dominio dell’uomo su tutti gli enti del mondo e sull’universo intero.
La libertà, come sappiamo, può essere “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, per dirne una (che a me convince, come sai), oppure “Ama e fai ciò che vuoi”.
Così come può anche essere libertà dal giudizio, dal condizionamento (oltre che naturalmente dal bisogno, questo per me è scontato), oppure ancora dai precetti di qualsiasi costruzione ideologica o religiosa predefinita. E quindi la possibilità per gli uomini di costruire il proprio percorso e il proprio orizzonte valoriale.
Questo ti spaventa? Lo capisco, spaventa anche me, perché è’ una grandissima sfida che comporta un impegno e una responsabilità enorme nei confronti di noi stessi e degli altri.
O temi che dietro questa libertà ci siano in agguato i “furbacchioni” di sempre, smaniosi di lager e gulag purificatori (nel futuro forse di mostruosità genetiche),una volta liberi e “liberati” dai legacci di qualsiasi “morale” o costruzione filosofica-metafisica-religiosa dalle presunte origini trascendentali ?
Non nego che questo rischio esista ma, come ben sai, è esattamente lo stesso che si corre quando invece si delimita la sfera della propria libertà e ci si affida alla Volontà di un Ente Sovraordinato (che in ogni caso, per quanto mi riguarda, è comunque una creazione o una proiezione della mente umana, anche per chi crede sinceramente).
Questa è purtroppo la sola verità che la Storia ci ha insegnato, per lo meno fino ad ora.
Non entro, ovviamente, in questioni di fede. Sono argomenti troppo delicati e personali. In questa sede possiamo solo cercare di analizzare i fatti concreti della Storia, i quali parlano chiaro e ci confermano purtroppo quanto ho detto poc’anzi.
In conclusione, ciò che voglio dire è che possiamo scegliere il nostro percorso (libero arbitrio) ma questo (e nulla e nessuno) ci potrà mai mettere al riparo dai rischi di cui sopra. In qualsiasi direzione si scelga di muoversi.
E questo potrebbe ovviamente rinviarci ad altre riflessioni ma saremmo obiettivamente fuori dai temi che affrontiamo qui…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@Andrea:
Le esperienze di parte possono essere opinabili, per questo motivo e non a caso, Andrea, ho inserito “italiane medie”, e non ho giustificato nulla di “meraviglioso” là fuori, se non la possibilità di una semplice “tranquilla conversazione”, sempre in ambito “medio”, non ho voluto sottolineare nessuna terra del bengodi, tuttavia è bene sottolineare che se siamo qui a disquisire sull’argomento trattato, credo che nessuno di noi parli per totalitarismo, evidenziamo semplicemente quello che MEDIAMENTE non accade a molti, e che spesso MEDIAMENTE si riscontra altrove; Io stesso ho piu’ volte evidenziato di avere conoscenze femminili, a sottolineare l’assoluta estranietà ad una concezione di TOTALITARISMO, ciononostante, Andrea, l’approccio e una “tranquilla conversazione” o, se preferisci, la normale EDUCAZIONE CIVICA tra uomo/donna, MEDIAMENTE risulta più fattibile altrove, e per altrove intendo dove non ci sia una massiccia emigrazione di ITALIOTI BAVOSI senza spina dorsale che, diciamolo, oltre a farci fare una pessima figura, sono anche MEDIAMENTE quelli che in Italia “combattiamo” in quanto PEONES DE LAS FIGAS!
@Sandro:
Quoto, anche se non ho mai parlato di preferire un matrimonio con qualcuna all’estero, sono certo che accadrebbe esattamente quanto affermi, in Italia, terra delle donne, rischieresti di diventare un semplice caronte, ergo, MEDIAMENTE sconsiglio a chiunque di sposarsi una straniera e portarla sul suolo italico.
Damien(Quota) (Replica)
“La natura umana è la stessa ovunque e non è assolutamente vero che bastano secoli per lasciare un’impronta a livello genetico. Non scherziamo, per favore.
Ripeto: sfatiamo la leggenda urbana che vorrebbe le straniere migliori delle italiane, perché si tratta solo di stereotipi, tipo quelli nostrani secondo cui “le meridionali sono più focose” o “le settentrionali più disinibite”, eccetera eccetera. Luoghi comuni senza senso ed assolutamente autoreferenziali, quindi non oggettivi”
______________
L’ impronta genetica era una boutade (pensavo si capisse), ma sul fatto che le italiane siano molto, ma molto, più stronze della media delle altre europee, personalmente non ho dubbi: anche io l’ Europa l’ ho girata un pò.
Questo non significa che le donne straniere rappresentino l’ ideale, ma semplicemente che le italiane sono infrequentabili, da evitare come il virus ebola: sono ostili di default.
Con le altre si può valutare caso per caso, ma le italiane per me sono da evitare a prescindere: la probabilità di incappare in una stronza viaggia oltre il 90%, non vale la pena neppure parlarci.
sandro(Quota) (Replica)
Buon Natale fratelli! comunque si creda e pensi Gesù Cristo fa parte della squadra e ha detto che Dio è Dio perchè è padre (l’amore del padre è sostanza di Dio), e non che è padre perchè è Dio (uno dei tanti attributi). E questa affermazione l’ha pagata con la crocifissione. Festeggiamo dunque la sua nascita, chè ci riguarda. Buon Natale dunque fratelli.
ckkb(Quota) (Replica)
mi domando.. a cosa porterà questa serie di situazioni, imposizioni femminili, leggi di parte.. ebbene.. mentre ci pensate anche voi.. c’è già qualcosa che è realtà dal 2009.. una probabile risposta al futuro prossimo maschile.. consigliato a chi mastica bene l’inglese..
(2009) http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=120696816
(2010)
http://wemediacritics.blogspot.com/2010/04/gender-roles-meat-eating-girls-and.html
buona lettura…
Damien(Quota) (Replica)
@ckkb
Se dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, la nostra cultura cristiana è contraddittoria che considera le donne più belle e buone, superiori all’uomo: sono superiori a dio?
Io non sono credente in nessuna religione, ma ha molti credenti e cittadini italiani che accettano l’educazione che gli viene data senza riflettere bisognerebbe chiederlo.
Leonardo(Quota) (Replica)
ma ,qui damien e andrea ,hanno dimostrato che è molto importante l’ambiente che ci circonda , magari nello stesso paese ,solo un centinaio di chilometri di distanza le parti potrebero essere rovescita ,purtroppo non c’è una legge ,infatti giustamente si parla di casistica , le donne italiane ,quelle che ho conosciuto?? molto diverse tra di loro ,ma in sostanza avevano il comun denominatore di essere attratte sempre dal maschio alpha presente nel gruppo ,chi più chi meno ,il che è anche normale ,però allora la finissero di guardare il “carattere”. che è vero una cippa,non avendo viaggiato all’estero non mi posso pronunciare ,ma credo che valga quello che ho scritto prima ,poi ,sono assolutamente d’accordo che se gli uomini ,si comportassero in maniera diversa ,molte donne non si darebbero quell’ importanza e scenderebbero dal piedistallo ,in questa situazione si trovebbero bene ,sia uomini che donne ,anch’io colgo l’occasione per fare gli auguri a tutti ….
mauro recher(Quota) (Replica)
Vorrei ritornare sul mio commento
precedente, quello del 19 Dicembre.
Non è vero, come dicevo, che le donne
sono senza sentimento. Alcune lo sono,
come alcuni uomini. Mai generalizzare.
Dico questo perchè riconosco di aver scritto
quella frase in un momento di sconforto.
In questi giorni ho conosciuto una donna
straordinaria, che mi ha sbalordito per la
sua estrema dolcezza ed energia. Mai
mi sarei aspettato di tovare una persona
così eccezionale. Quindi, mai generalizzare.
Uomini e donne sono uguali.
Aliquis(Quota) (Replica)
@ Rino-
La stagione storica cui mi riferivo sta intorno alla metà del secolo passato e perciò sono chiamate in causa le generazioni che all’epoca erano adulte e mature, quelle su cui gravava l’onere dell’educazione/istruzione dei giovani.
@@@
A mio avviso, dovrebbero essere chiamate in causa anche le generazioni precedenti, e non solo quelle dei nostri nonni e bisnonni.
>>
@Rino –
Ma a fronte di quella, sta un’altra domanda: come possiamo noi oggi non vagliare le responsabilità di quelle generazioni se è vero, come è, che da esse ci sentiamo traditi? Dovremmo negare ciò che profondamente sentiamo? ( e poi questo autoinganno salverebbe davvero in noi il valore del padre e della paternità?) Si obietterà che quel sentimento non è universale, ma mio e forse di pochi altri.
@@@
Credo che il punto sia proprio quello che evidenzi, ovvero che quel sentimento non è universale.
Ovviamente non so dire se sia di pochissimi oppure no, ma di sicuro non riguarda la massa maschile, né una minoranza consistente degli uomini, perché in tal caso avremmo già udito le loro voci al di fuori dei blog dedicati alla questione maschile.
Marco(Quota) (Replica)
@
Uomini e donne sono uguali.
@
No, Aliquis, uomini e donne non sono uguali, ma diversi e complementari. Non mi sembra il caso di farsi travolgere dall’emotività, sia per un verso che per un altro.
Simone M.(Quota) (Replica)
@Rino e @Marco
Tratto da Candido 41 dell’11/10/1959 a commento di un convegno organizzato dall’Unesco sul tema “Gioventù bruciata”.
La riporto perchè è un dichiarazione di responsabilità abbastanza rara, considerando che Guareschi è del 1908 e appartiene proprio alla generazione degli uomini che hanno educato gli uomini e le donne del dopoguerra. Conclude dicendo “L’unica speranza è che i giovani schifati dal mondo sofisticato in cui sono costretti a vivere si ribellino e si mettano a cercare affannosamente le cose che i loro padri hanno buttato via. Un ordine nuovo basato sull’ordine sconvolto dai padri. Una casa nuova, insomma, arredata coi mobili vecchi ripescati in soffitta.”
A me sembra che per quanto riguarda la QM c’è molta indecisione su quanto va ristrutturato a nuovo, demolendo e ricostruendo daccapo oppure se c’è ancora qualche vecchio mobile degno di essere collocato nella casa nuova. Il punto più “dolente” lo vedo quello.
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
“La “generazione bruciata” è la nostra. Cosa possono capire i giovani se non abbiamo voluto capire niente noi? Cosa possono credere i giovani se non crediamo a niente noi? Chi ha creato le “dive” e il “divismo”? Chi ha creato il grandhotellismo, il giallismo e il canzonettismo? Chi ha trasformato lo sport in una florida industria dello spettacolo? Chi ha creato confusione nei valori presentando come individui eccezionali degli schiamazzatori e schiamazzatrici da quattro soldi e delle squallide balbettatrici televisive?
La “generazione bruciata” la generazione marcia patocca è la nostra: in nome di un progresso che è semplicemente meccanico, noi abbiamo creato l’industrializzazione integrale. Poi, in nome di questa abbiamo creato un falso benessere basato non sulla soddisfazione di reali necessità, ma di bisogni creati dal reparto pubblicitario delle fabbriche. Siamo noi vecchi che abbiamo preparato questa pietanza scientifica ai giovani e ora che essi se ne sono nutriti e ci appaiono i gravi scompensi di quell’innaturale nutrimento, noi insorgiamo preoccupati e vogliamo guarirli mettendoli a dieta assoluta.
“La “generazione bruciata” è la nostra: il frutto è cattivo perchè la pianta ha le radici malate e bisogna risanarle. Questo è il problema. La tragica verità è che noi non vogliamo risolverlo: noi, i vecchi, abbiamo trovato il sistema di vivere col minimo di sacrificio, col minimo di pensieri molesti, col minimo di lavoro, col minimo di responsabilità, col minimo di dignità, col minimo di onestà e non intendiamo per niente cambiarlo”
P.S. Dimenticavo una cosa importante:
Auguri a tutti
Rita(Quota) (Replica)
Buon Natale fratelli
_____________
Grazie buon Natale anche a te
sandro(Quota) (Replica)
Aliquis
In questi giorni ho conosciuto una donna
straordinaria, che mi ha sbalordito per la
sua estrema dolcezza ed energia. Mai
mi sarei aspettato di tovare una persona
così eccezionale.
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
Sai quante volte ho sentito questa frase.
Però qui si parla dell'andazzo generale, non dell' ingenuità di sperare ancora di trovare la donna dei sogni.
L'amore è un sentimento non troppo giusto, credo che in parte nasce dal fatto di scaricare su una persona i nostri desideri e frustrazioni, spesso poi ci si ritrova cornuti e mazziati o padri separati.
Prendere coscienza di se degli uomini è il punto, non sentirsi infelici perché non si ha una donna e crediamo che gli altri sono felici, perché girano con una donna al fianco o sono sposati. Questo è quello che la società e la massa ci porta a credere: l'ipnosi di massa. Se non siamo come il mondo vuole allora siamo dei falliti. Una dottoressa in psichiatria (donna) quando ero ragazzo mi disse: un uomo mica deve per forza lavorare, sposarsi e tutte le cose normali, se ne può anche andare in giro per il mondo con la chitarra. Immagine un po romantica ma il significato non è del tutto sbagliato.
Leonardo(Quota) (Replica)
Ckkb,.ti rispondo solo ora perché in questi giorni, come tutti/e, ero preso dalle festività natalizie e dagli immensi pranzi e cene che solo ora inizio a smaltire. Colgo quindi l’occasione, anche se con ritardo, per fare gli auguri a te e a tutti gli altri amici.
“La domanda che indirizza la mia riflessione è se esiste o no quel livello di realtà permanente nel tempo che è oggetto degli studi di antropologia. E se questo livello offre l’accesso alle radici dell’esperienza e in particolare alla esperienza della identità e differenza di genere come sostanza stessa di ciò che chiamiamo persona umana concreta. E se tramite questa esperienza si riesce ad varcare la soglia di una dimensione fondativa ulteriore di tipo ontologico e ancora oltre, di tipo metafisico, che sorregga appunto l’incredibile sfida della concretezza, sottraendola alla inconsistenza e e irrilevanza della infinita variabilità”. (Ckkb)
La possiamo formulare nei modi più disparati ma il quesito che poni rimane quello di sempre: esiste una realtà eterna, una ontologia dell’essere (o dell’Essere, se preferisci) immutabile e incorruttibile, a prescindere, oppure tutto è soggetto a mutabilità? Chi aveva ragione e chi torto, Parmenide o Eraclito? Solo per citare due “signori” che, tra i primi, da punti di vista opposti e contrari, si sono occupati di queste faccende… Conosci già, tendenzialmente, la mia risposta, anche se con riserva. Perché probabilmente in entrambe le due interpretazioni c’era e c’è del vero e forse è sbagliato metterle in totale contrapposizione come normalmente fanno la filosofia e anche la filologia classiche (per quanto sia possibile in questo caso data la scarsità di reperti letterari che ci sono pervenuti di questi due grandi pensatori).
Sembrerebbe invece, da quanto affermi poco più avanti, che la tua posizione sia netta. Sostieni infatti:” Se la risposta fosse affermativa, allora il maschile antropologicamente parlando esiste ed è definibile e l’alleanza tra maschi poggia su quel piano definito “piano antropologico” e di fatto è già data: basta scoprirla. Scoprirla si badi bene, non inventarla”.
Ciò presuppone naturalmente un “a priori”: e cioè partire dall’assunto che esista una realtà (nel caso specifico il “maschile”e il “femminile”, ma il concetto può essere applicato ad ogni cosa) ontologicamente data e immutabile, indipendentemente dall’esistenza di qualsiasi altro fattore di ordine “culturale” (totalmente separato e separabile, secondo il tuo modo di vedere, dall’ontologia dell’Essere stesso al quale viene sovrapposto o imposto in maniera sostanzialmente artificiosa) in grado più o meno di condizionarla o modificarla (e per te, in ultima analisi non lo è). Una “cosa in sé” insomma, probabilmente destinata a rimanere inconoscibile, dal mio punto di vista (perché è impossibile per me separare natura e cultura), sempre ammesso che sia questo il giusto approccio interpretativo alla questione. E invece tu ritieni che possa essere conosciuta, individuata, una volta liberata dalle incrostazioni della “cultura”, proprio perché esiste in quanto tale (tralascio le implicazioni metafisiche della questione, di cui tu non solo hai certezza ma anzi sono quelle che conferiscono, o conferirebbero, razionalità al tutto).
E’ lì, si può vedere, toccare con mano, anche se proprio la cultura, e quindi il sistema (i sistemi), i vari contesti e ordinamenti sociali e culturali e le differenti costruzioni filosofiche più o meno artificiose fanno di tutto per nasconderla ai nostri occhi. Il nostro compito insomma è “solo” quello di fare pulizia, diradare le nuvole, anzi il fumo, sgombrare il campo dalle macerie delle varie ideologie . (e perché non anche delle religioni allora? Non sono anch’esse costruzioni culturali? A meno che non pensiamo anche noi che un ‘idea così “perfetta” come quella di Dio, non possa essere partorita dagli uomini e che di conseguenza “Qualcuno” l’abbia loro instillata…) e mostrarla finalmente agli occhi di tutti.
Insomma la tua è la posizione di chi crede che possa esistere o ritiene comunque possibile arrivare ad una conoscenza epistemologica fondata sulla certezza di una “realtà permanente nel tempo”, come tu stesso la definisci, cioè dell’Essere, appunto immutabile e incorruttibile (da cui dipenderebbe l’Esistere, come sappiamo, aleatorio, transeunte e succedaneo all’Essere, ma non è certo a te che devo spiegare queste cose…).
Non solo. Ritieni, partendo da questo assunto, che sia possibile anche “varcare la soglia di una dimensione fondativa ulteriore di tipo ontologico e ancora oltre (addirittura…aggiungo io) di tipo metafisico”.
Mi sembra francamente, se ho capito qualcosa (ma può darsi che non abbia capito nulla…) una sfida di proporzioni colossali e dai risultati molto probabilmente destinati a rimanere incerti, atti di fede a parte…
Non solo per la grandezza e la complessità della sfida in sé ma perché questa ricerca, sempre dal mio punto di vista, sia chiaro, poggia su presupposti, epistemologicamente parlando, non certi, peraltro, come tu stesso affermi, tuttora oggetto di studi antropologici. Mi permetto di aggiungere che anche la “scienza”, che come sappiamo spesso (fortunatamente non sempre) è molto meno “scientifica” di quanto si possa pensare e più soggetta (e questo ce la dice lunga) a questa o a quella tendenza, è divisa al proprio interno, proprio su queste questioni.
Io non ho le certezze di cui sopra, come sai, e neanche la presunzione (non che l’abbia tu, sia chiaro, capisco l’afflato che ti muove) di poter fondare una conoscenza di questo genere. Mi pongo, più modestamente, come un osservatore ma anche e soprattutto come un soggetto attivo (per forza di cose) , e quindi oggettivamente non imparziale, della realtà, appunto in quanto essere gettato nel mondo e quindi (anche) nel contesto storico-sociale che mi è stato dato di vivere. Ed è a partire da questa condizione che mi relaziono con il mondo stesso e con “quella incredibile sfida della concretezza”, facendo i conti anche con quella “inconsistenza e irrilevanza della infinita variabilità” di cui parli tu.
Magari quella “variabilità” (qualcun altro, sempre illustre, lo chiamava “divenire”), ammesso che sia tale (e se fosse invece proprio questa il tratto distintivo della realtà intera, quindi non solo dell’Umanità ma dell’Universo intero?) fosse così inconsistente e irrilevante, aggiungo io; le cose sarebbero molto ma molto meno complesse di quanto in realtà non sono…
Ma ancora una volta, inevitabilmente, torniamo al quesito che hanno gettato sul piatto quegli antichi e illustrissimi pensatori. Un nodo che forse non è stato ancora sciolto (per lo meno per quanto mi riguarda, per te pare di sì, forse, o potrebbe esserlo), dal momento che anche noi due siamo ancora qui a discuterne.
Non solo. Siamo costretti a tornare, e già ci siamo tornati per l’ennesima volta, al nodo della relazione fra natura e cultura sulla quale abbiamo discusso per anni e sulla quale non arriveremo MAI ad una soluzione condivisa. Questa tua stessa riflessione, che ci proponi, lo dimostra e ce lo conferma. Il tuo desiderio, se vogliamo anche umano e comprensibile, di sottrarre gli uomini all’incertezza e all’inconsistenza della “variabilità”(cioè del “divenire”che non riguarda solo i processi culturali), per giungere finalmente ad una conoscenza certa, al riparo dai venti e dalle intemperie della aleatorietà di una falsa conoscenza, fondata non su “Verità” ontologicamente (e addirittura metafisicamente) date, come per te pare essere possibile, ma su interpretazioni soggettive (individuali e non), figlie dei vari momenti e contesti storici.
La mia posizione è nota, a tal proposito, e non credo sia necessario tornarci. Mi limito soltanto, ancora una volta, a sottolineare che questo nodo non può essere sciolto in un senso o nell’altro e che è necessario accettare (e mi esprimo non casualmente in questo modo) la complessità, e se vogliamo anche la contraddittorietà della realtà.
Che tu invece fai di tutto per non accettare, perché se lo facessi il tuo assunto verrebbe meno. Ma non ti accorgi, forse, a mio parere, che così facendo cadi inevitabilmente in una contraddizione ancora più grande.
Perché affermi:” Io guardo alla Storia umana come straordinaria creazione e dono maschile, ma anche come ambito di modificazioni assolutamente superficiali della struttura profonda dell’interiorità umana. E ringrazio il Cielo di questo: la follia umana non l’ha acora raggiunta. Ed è questa struttura profonda che mi interessa: è “la roccia su cui poggia la mia casa” e la casa dei miei fratelli. Qui mi ci trovo benissimo”.
Perché, il Cristianesimo non è forse figlio della Storia e quindi della “cultura” (ci siamo capiti…) ? O invece appartiene ad una realtà ontologicamente data e preesistente? E il Cristianesimo, secondo te, è stato in grado di produrre solo “modificazioni assolutamente superficiali della struttura profonda dell’interiorità umana?” E in nome del Cristianesimo (come di qualsiasi altra confessione religiosa), cioè di Dio, non sono stati commessi crimini e orrori indicibili, pari a quelli che sono stati perpetrati da coloro che ne hanno voluto decretare la morte?
E qual era la condizione umana prima dell’avvento della cultura, cioè nello stato di natura, sempre ammesso che sia possibile (e per me non lo è) individuare questa cesura e operare questa distinzione? Forse una condizione di armonia e di pace non ancora contaminata dalla Storia? Cioè da quella Storia che, come tu affermi “anche solo di ieri, ha visto orrori mai visti e l’Angelus Novus di Paul Klee, l’angelo della Storia avanza con le spalle al futuro, contemplando macerie via via più gravi ed estese”.
Ho i miei seri dubbi, caro Ckkb, me lo consentirai e ammetterai che non sono proprio così campati per aria…E poi, soprattutto: quand’è che comincia la Storia? E’ possibile separare la Storia (e quindi la cultura) dall’ontologia dell’essere? Insomma esiste quella realtà permanente, immutabile e impermeabile di cui parli tu oppure proprio la realtà stessa è quel processo costante e continuo in base al quale, mi scuserà il Maestro se lo cito, “l’acqua del fiume nel quale ci bagniamo è diversa da quella in cui ci siamo tuffati un minuto prima”.
Il cane torna a mordersi la coda…
Nella consapevolezza (purtroppo) dell’impossibilità di poter sciogliere il nodo, mi trovo, mio malgrado, a fare i conti con la realtà del mio essere uomo in questo mondo a cui mi è stato dato di prendere parte.
E qui mi trovo a fare un’altra amara scoperta che contraddice quanto tu spieghi ”… il maschile antropologicamente parlando esiste ed è definibile e l’alleanza tra maschi poggia su quel piano definito “piano antropologico…” (Ckkb).
Metto da parte perché spero di averla già spiegata, la riflessione sulla possibilità (o impossibilità) di stabilire in modo certo, definito e definitivo, quel “piano antropologico”separato da qualsiasi altro fattore. Ma anche ammettendo che ciò sia possibile (e per me non lo è) la questione rimane in tutta la sua evidenza.
E cioè che questa presunta alleanza fra tutti i maschi non è possibile e, allo stato, non avrebbe neanche senso né ragion d’essere perché quelli che abbiamo definito come maschi alpha hanno interessi differenti e divergenti, diciamo pure opposti e contrari, a quelli di coloro che abbiamo definito come maschi beta. E questo vale per l’oggi, perché lo posso constatare di persona, sulla mia pelle, come si suol dire, ma anche per il passato, prossimo o remoto (e questo me lo dice la Storia). Cambiano gli scenari e i contesti storici, sociali e culturali, ma la musica è sempre la stessa, dai tempi dei Faraoni e anche molto prima (praticamente da sempre), fino a quelli attuali del dominio del Capitalismo Globale Planetario.
Come vedi, anche questo conflitto ha radici antichissime, al punto che diventa estremamente difficile pensare che sia solo il risultato di processi culturali artificiali e artificiosi separati da tutto il “resto” . Appare sempre più evidente, per lo meno a me così sembra, che è veramente impossibile separare natura e cultura. E in fondo, affermando questo,”sdirazzo”, e di parecchio, sia dalla concezione giusnaturalista che da quella marxista…
Concludo passando volutamente dalle stelle della dissertazione filosofica, per quanto è nelle mie modestissime possibilità, alle “stalle” (si fa per dire perché ai fini della comprensione della realtà queste sono molto più utili delle prime) della realpolitik, o meglio della condizione reale di noi maschi beta, qui ed ora.
E alla luce di queste ultime mi sento di dire che tra un Marchionne, un Montezemolo, un Berlusconi, un Tronchetti Provera, oppure ancora un Ibrahimovich o un Raoul Bova da una parte (per non parlare di uno speculatore finanziario o di un capomafia), e il signor Cipputi, operaio della Fiat, il signor Rossi, impiegato delle poste e il signor Bianchi, precario della scuola, dall’altra, ci sia ben poco per fare fronte comune e per poter stare tutti dalla stessa parte. E poi fronte comune contro chi e che cosa se proprio i primi sono coloro che hanno interesse a tenere i secondi in una condizione di subordinazione?
Questa relazione fra maschi dominanti e dominati, prosegue da tempi immemorabili e tutto ci dice che proseguirà ancora per molto…
Naturalmente, non essendo dei dogmatici, non possiamo escludere in linea di principio che questa situazione non possa nel futuro essere soggetta a mutamento. Abbiamo tempo fa, proprio in questa sede, ragionato sull’ipotesi che il processo di trasformazione in atto del sistema capitalistico (declinato al e sul “femminile”) su scala planetaria, in quanto attuale forma del dominio, potrebbe condurre in linea teorica ad una messa all’angolo del “maschile” nel suo complesso.
Non lo escludo a priori. Anzi, ciò che viene definita come eugenetica e soprattutto la prospettiva molto concreta, anche se non immediata, che gli uomini siano prima o poi esclusi dal ciclo riproduttivo, potrebbe dare un “contributo” determinante in quella direzione (più ovviamente il dominio nella sfera politica ed economica del “femminile”).
Ma il capovolgimento radicale della relazione fra i generi in favore del “femminile” fino al suo dominio assoluto implicherà contestualmente la fine della contraddizione di classe (indipendentemente dall’appartenenza di genere)? Non credo. Perché così come non è avvenuto nel passato (dove non tutte le donne erano oppresse in quanto tali, come il femminismo ha strumentalmente sostenuto) non accadrà o non dovrebbe accadere nel futuro (sempre senza chiuderci aprioristicamente alla possibilità di scenari completamente nuovi). E il dominio del “femminile” farà sì che all’interno di quello stesso universo non saranno presenti quelle stesse contraddizioni? Oppure continueranno ad esserci così come ci sono state e continuano ad esserci in quello maschile”?
Come vediamo, anche la questione della contraddizione di genere non è separabile da quella di classe e da tutte le altre (sostanzialmente quella del dominio intesa in senso lato). Da questo punto di vista, il femminismo, pro domo sua, era andato proprio in quella direzione, di fatto separando il mondo in due universi opposti e contrari, quello femminile e quello maschile.
Ma noi non siamo una sorta di femminismo rovesciato nel suo contrario ma appunto un movimento di uomini (e sembrerebbe anche di donne…) che lavora proprio per il superamento di tali contraddizioni.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sessant’anni di differenza:
http://www.repubblica.it/persone/2010/12/26/foto/hefner_l_ultima_fiamma_crystal-10589352/1/?ref=HRESS-11
Ovvero, la nipote – strafica – che sposa il “proprio” nonno…
Come ho già avuto modo di scrivere, io sono un impiegato quasi 37enne da 1500 euro al mese (quindi sono pure fortunato rispetto ad altri), proveniente da una normalissima famiglia, che ancora oggi deve conoscere una donna che si sia sposata “per amore” un impiegato, un operaio, un muratore, un idraulico, ecc., di trenta-quaranta-cinquanta-sessant’anni più anziano di lei…
Le uniche donne che so per certo essersi sposate degli uomini che avrebbero potuto essere loro padri (come minimo), sono sudamericane, russe, ucraine, rumene, ecc.; ma in questo caso il motivo è facilmente intuibile e non certamente legato “all’amore”, bensì all’interesse e alla cittadinanza italiana…
Marco(Quota) (Replica)
Qualcuno di voi ha mai letto questo ridicolo libro, scritto da questa sciocca ragazza?
http://www.ibs.it/code/9788854603554/rossi-claudia/prometterla-tutti-non.html
Marco(Quota) (Replica)
Fabrizio sono consapevole appunto che si tratta di chiarimenti di posizione che partono da preesupposti non risolubili l’uno nell’altro. Tuttavia spero siano utili a illuminare “la pianura”, cosicchè eccomi a cercare di precisare il mio pensiero grazie proprio all’aiuto delle tue obiezioni.
Penso che la Storia (con tutto quello che contiene, cultura, società, ecc.) abbia, con il piano che possiamo chiamare anche l’ “in sè” dell’uomo e del maschile, lo stesso rapporto dinamico che ha la pedagogia e l’educazione per il singolo: si tratta di strumenti maieutici che dovrebbero avere la finalità di attingere a ciò che è vero e autentico (strutturalmente originario) e “tirarlo fuori” dandone piena espressione. A volte ci riescono, e danno vita a fasi splendide di civiltà e culture, a volte agiscono in opposizione a questo fine e pervertono ciò che è vero e autentico. E siamo agli orrori del ‘900. In questo senso la Storia è una linea che si avvicina e a volte si allontana al piano strutturale, a volte è dono e a volte vera e propria maledizione, conformemente al potere discrezionale della libertà umana. In ogni caso uno degli strumenti fondamentali di comprensione del dato strutturale umano e maschile. E in questo senso alla fin delle finite, comunque dono e dono maschile. La divisione in classi la interpreto dunque come una di queste oscillazioni perverse tra piano della Struttura e piano della Storia. Che entrano senz’altro in una relazione di reciproca azione e reazione. Ma per me il prius è il dato strutturale: ciò che è inscritto da sempre nel cuore dell’uomo. Per questo motivo ritengo che l’allenza tra maschi è data, ed è alla luce proprio di questo essere data che consegue il carattere artificiale della divisione in classi. Con la conclusione che deve essere combattuta e “tolta” perchè artificialmente sovrapposta ad una struttura che non la prevede. Così come tutto quello che oggi è oggettivamente e ingiustamente finalizzato a distruggere il paterno e il maschile. Penso anche che ci sia uno stretto rapporto tra ontologico e metafisico e da uomo di fede credo che possa esistere anche una rivelazione metafisica dell’ontologia umana, rivelazione che entra nella Storia a svelare quello che la Storia con il suo oscillare tra vero e falso, tra reale e immaginario, tra giusto e ingiusto, non riuscirebbe mai svelare. In sintesi appunto, appartengo a quelli che pensano che: “la verità si scopre e non si crea”. Il che mi permette di conferire al mio impegno per trasformare le cose la tranquillità di chi sa che ciò per cui si batte esiste già ed esisterà sempre. Per cui, per esempio, circa la questione del padre, posso pensare in termini di “eclisse” del padre e del maschile ma mai di “scomparsa” o “distruzione”: la Storia attuale l’ha eclissato, la Storia prossima lo rimetterà al suo posto: maschile e paterno sono la realtà, cavoli della Storia (libertà umana) se vuol fare l’inutile fatica di negarli. Di “inventori di uomini nuovi” il ‘900 ne ha visti andare in polvere tanti: questo secolo vede nascere ogni minuto inventrici e inventori di un nuovo maschio a loro uso e consumo, di un nuovo padre a loro uso e consumo: mangeranno e mangiano la medesima polvere.
ckkb(Quota) (Replica)
>
Qualcuno di voi ha mai letto questo ridicolo libro, scritto da questa sciocca ragazza?
@
No, mai letto, così come non conosco quella ragazza.
Simone M.(Quota) (Replica)
Qualcuno di voi ha mai letto questo ridicolo libro, scritto da questa sciocca ragazza?
http://www.ibs.it/code/9788854603554/rossi-claudia/prometterla-tutti-non.html
<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<
La solita misandria.
Leonardo(Quota) (Replica)
Mi chiedo: ma perché prendono sempre dei personaggi famosi come termine di paragone? Ma quale uomo comune può avere centinaia o migliaia di donne? L’unico che io conosco è un imprenditore edile, 53enne single, che una volta mi ha confessato di aver fato sesso con oltre mille donne; ma che di queste solo una manciata non erano prostitute…
http://www.repubblica.it/persone/2010/12/27/news/uomini_che_amano_mille_donne_nella_mente_dei_seduttori_seriali-10607035/?ref=HREC1-11
L’INCHIESTA
Nella mente degli uomini
che amano mille donne
Quando il sesso diventa una dipendenza, bulimia erotica. L’ha confessato Mick Hucknall, dei Simply Red. Ma anche Tiger Woods, Michael Douglas, David Duchovny. Un’ossessione indifferente all’oggetto del desiderio di VERA SCHIAVAZZI
Nella mente degli uomini che amano mille donne Mick Hucknall, cantante dei Simply Red
L’INFANZIA difficile. Una madre assente. E poi l’alcol, e l’incapacità di controllarsi. Le spiegazioni di sempre, insomma. Solo che Mick Hucknall, rosso ed estroso cantante dei Simply Red, le ha moltiplicate per mille, approfittando dello scioglimento del gruppo per scusarsi con tutte le ragazze, signore e signorine, professioniste o inconsapevoli, con le quali è andato a letto nel corso della sua carriera. “Mi sono concesso tre donne al giorno dal 1985 al 1987”, ha confessato Mick mentre, nella stessa intervista, annunciava una carriera da solista. Già, “concesso”, proprio come si direbbe del troppo cioccolato, della vodka, o di qualunque altra sostanza in grado di dare dipendenza. “Gli uomini diventano sex addict, le donne ripiegano sulla bulimia”, scherza, ma non troppo, il più importante sessuologo italiano, lo psichiatra Fausto Manara.
Prima di Hucknall, del resto, non sono mancati gli esempi. Era il 1992 quando Michael Douglas si fece ricoverare a Tucson, Arizona, per curare la “dipendenza” che aveva fatto infuriare la moglie Diandra. Nel frattempo, Douglas ha cambiato moglie, si è ammalato più seriamente, e del suo vizietto non si è saputo più nulla. Quanto ad Antonio Cassano, ha reso note le sue intemperanze sessuali (“Ho avuto tra le 600 e le 700 donne, non le ricordo tutte”) soltanto nel 2008, lo stesso anno del fidanzamento con Carolina Marcialis, che ha sposato due anni dopo. Nel suo caso, nessuna terapia ma un cameriere compiacente pronto a portargli
cornetti caldi in camera dopo le prestazioni più impegnative. In tempi meno mediatici, del resto, Georges Simenon di donne era riuscito a portarne a letto addirittura 10.000, prostitute soprattutto: era la scelta che innervosiva meno le sue mogli e gli lasciava più tempo per scrivere. Depressione e alcolismo lo accompagnarono per tutta la vita, senza mai, però, farlo rinunciare. E c’è anche chi non sa distinguere tra finzione e vita reale: David Duchovny, interprete di X-Files, in “Californication” è uno scrittore nichilista che sfoga le sue crisi nel sesso a ripetizione, ha ottenuto dalla consorte Tea Leoni, attrice sposata nel 2007, il permesso di “disintossicarsi” dalla sua compulsione amorosa. Diretto prevalentemente alla moglie (e a ridurre i danni da divorzio) anche il coming out di Tiger Woods: “L’ho tradita perché ero malato, sono disposto a qualunque cura, perfino a ritirarmi dal golf”, disse il campione nel 2009.
Ma esiste davvero la “malattia del sesso”, quella che a intervalli regolari costringe attori in crisi, golfisti minacciati dai creditori, calciatori troppo esuberanti o pop star in cerca di rilancio a farsi ricoverare dopo una pubblica abiura più o meno indirizzata alla moglie? La stessa che colpirebbe quasi il 6 per cento degli italiani, secondo l’unico studio sull’argomento realizzato nel paese dall’Associazione italiana per la ricerca in sessuologia (ma la percentuale scende al 4,7 se sul campione di mille intervistati si considerano i soli laureati). Di certo, si tratta di una preoccupazione recente, che una volta non pareva allarmare nessuno: “Non si picca – se sia ricca, Se sia brutta, se sia bella; Purché porti la gonnella, Voi sapete quel che fa”, riassume il complice-servitore Leporello al termine del catalogo del Don Giovanni mozartiano. Nessuno, allora, pensò di rieducare il protagonista.
“Giacomo Casanova o il visconte di Valmont delle “Liaisons dangereuses” non erano amanti seriali, mettevano in atto strategie differenziate secondo le prede – ricostruisce la storica Anna Bravo – La “conquista” è una sfida alle donne in generale, al femminile, ma anche a quella certa donna. Casanova le corteggia, le lusinga una per una. Ha un’aura maledetta perché è un predatore, spezza cuori, si insuperbisce. Ma resta cosa ben diversa dall’amante seriale di oggi che tratta le donne come se fossero tutte uguali, fa le stesse battute, gli stessi regali. E non ha tempo né testa per corteggiamenti superflui”. Le conseguenze non mancano neppure nella storia: “Lo scandalo suscitato dai comportamenti della corte francese ebbe il suo peso nel crollo della monarchia – ricorda Bravo – Oggi, lo stereotipo dell’amante seriale appare più vivo in Italia di qualche decennio fa, ma in qualche modo nasce già vecchio e vagamente fantozziano. Il sex addict magari conclude, ma non si mette mai tranquillo, come un’oloturia che inghiotte tutto ciò che trova”.
Prima di giungere alle scuse, o di cercare un terapeuta, come capire se la propria irresistibile pulsione verso le signore sconfina nel patologico? Manara propone un semplice parallelismo: “Se ci piace molto mangiare, se siamo innamorati di un piatto con i tartufi, forse può nuocere alla nostra linea ma non certo alla nostra felicità. Se invece non riusciamo a pensare ad altro, al punto da non distinguere più tra un cibo e l’altro e di dover inghiottire tutto quel che ci capita a tiro, allora c’è un problema”. Ed è paradossale che il problema nasca proprio in un momento in cui ci si lamenta di una generale mancanza di desiderio: “Attenzione – raccomanda infatti Manara – a non confondere un desiderio sessuale anche intenso ma che lascia la mente aperta a altre cose, non ultima la relazione amorosa, con una malattia. La patologia c’è soltanto quando si cade in un disturbo ossessivo-compulsivo che non lascia spazio ad altro. E che, esattamente come la bulimia, ci consente non appena consumato l’atto, di espellerlo: vomitando, o cancellando la persona dalla nostra vita, nel caso del sesso. Il che spiega anche il frequente ricorso che questi uomini fanno alla prostituzione, e la maggiore difficoltà delle donne a adottare un comportamento simile”.
E le cure? Farmacologiche e psicologiche, le seconde apparentemente più efficaci. Ma se è vero che la “malattia dell’amore” può colpire indistintamente maschi di ogni classe sociale, è vero anche che quando testosterone, denaro e potere si mescolano tra loro il risultato è garantito. Come racconta un’altra importante sessuologa, la professoressa Alessandra Graziottin: “Che cos’è, in fondo, la rockstar di oggi se non un idolo-capobranco, un maschio alfa col quale le femmine si accoppiano più facilmente senza troppe illusioni d’amore? Un tempo la molla era quella della fertilità e della protezione, anche per i figli. Oggi vediamo quotidianamente come un uomo possa avere successo anche se è vecchio e brutto ma potente, oppure molto simpatico e capace di far ridere, come nello stereotipo del bagnino”. Già, ma che dire delle sedotte e abbandonate? “Certo, esistono i ladri di fiducia, ma spesso chi va con un ricco e famoso lo fa per i benefici “secondari” che spera di ottenere. Ed esistono anche, per fortuna, maschi promiscui gioiosi e felici, perfettamente in grado di stabilire una relazione intensa, breve o lunga che sia, con le donne che hanno conquistato, con lo stesso appetito che dimostrano in altri campi della vita”. Nessuna controindicazione, allora, quando si incontra un serial killer amoroso e si prova l’impulso di dirgli di sì? “Non direi. Le raccomandazioni sono almeno tre: non innamorarsi, perché nonostante tutto sono spesso le donne a sognare una relazione; fare attenzione alle gravidanze indesiderate, ricordano che in ogni paese tra il 6 e il 10 per cento dei figli ha un padre “nascosto”; proteggersi dalle malattie sessuali, lievi o gravi che siano, che questi tombeur des femmes portano spesso con sé”.
E non prendersela se la chimica ha definitivamente cancellato la fedeltà forzata dei timidi: “Grazie a Viagra, Cialis e Levitra – conclude Graziottin – la virtù di mariti e fidanzati, quando c’è, è diventata autentica”.
(27 dicembre 2010)
Simone M.(Quota) (Replica)
Ckkb, da par suo, ha volato altissimo. Sulla questione natura/cultura e dunque sull’ontologia del maschile e del femminile, vorrei dire una cosa più terra terra. Dunque, o il corpo è un puro accidente che non ha alcuna influenza sulla psiche, e quindi l’essere umano è plasmabile a piacimento, oppure fra corpo e psiche esiste una certa congruità e corrispondenza. Se lo si ritiene vero, e io la vedo così, allora non è inutile indagare se la cultura evolve innestandosi sulla natura modificandola ma non contraddicendola, oppure se la cultura intende negare la natura così producendo un vero e proprio salto antropologico. Non è inutile, a mio parere, non solo come puro interesse intellettuale di ricerca della verità, ma anche e soprattutto perchè ci può offrire un criterio di orientamento per l’azione. Le contraddizioni di classe si inseriscono in questa dinamica culturale, alle volte all’apparenza (parere personale) oscurandola, ma non potendo mai superarla definitivamente per il motivo che l’essere umano pre-esiste, nel senso di esserne condizione necessaria, alle classi. Ora, se è vero che l’attuale tendenza (voluta da Alpha) intende, per suoi scopi di dominio, recidere il legame natura/cultura a tutto vantaggio di quest’ultima e a tutto svantaggio dei beta, ne discende che una opposizione conseguente ad Alpha dovrebbe tenere sempre in primo piano questo aspetto culturale della contraddizione, prima ancora, direi, di quello classico materiale. E dunque la questione della lotta di classe si porrebbe oggi in termini radicalmente nuovi in quanto radicalmente messo in discussione (da Alpha) l’assetto antropolgico dell’umanità. In questo senso la lotta di classe (Beta), assumerebbe oggi una valenza ancora più importante di ieri, e si potrebbero trovare in essa, sempre che si abbia ben chiara la posta in gioco, alleati insperati e financo inconcepibli fino all’altro giorno.
armando(Quota) (Replica)
“dunque la questione della lotta di classe si porrebbe oggi in termini radicalmente nuovi in quanto radicalmente messo in discussione (da Alpha) l’assetto antropolgico dell’umanità. In questo senso la lotta di classe (Beta), assumerebbe oggi una valenza ancora più importante di ieri, e si potrebbero trovare in essa, sempre che si abbia ben chiara la posta in gioco, alleati insperati e financo inconcepibli fino all’altro giorno”
______________
Alleati? E quali? Quelli che sono parte integrante del problema?
sandro(Quota) (Replica)
Nella riflessione di Armando c’è questo, che condivido: oggi due sono i punti di partenza da cui muoversi per modificare l’attuale tragico andazzo dello stato di cose presenti: l’uno è difendere il dato creaturale per cui la cultura e la politica sono “rivoluzionarie” in quanto difendono il dato creaturale. L’altro è la critica e la modifica del dato strutturale di tipo socioeconomico, per cui la cultura e la politica sono “rivoluzionarie” in quanto revocano lo sfruttamento economico dell’uomo sull’uomo. Infatti la partita del dominio dell’uomo sull’uomo, oltre che sul piano di classe si sta giocando al livello della struttura del corpo, delle modalità di riproduzione umana, delle strutture del profondo dell’animo umano e della mente umana: se il dominio dell’uomo sull’uomo passa a questo livello non c’è più nessuna possibilità di tornare indietro. Quel femminismo che ha fatto della “donna in protesta virile”, il modello, forse inconsapevole, della donna liberata, ha offerto con l’assunto che in buona sostanza l’essere donna è male, il pre-giudizio di valore, a mio avviso il più usato e il più diffuso, secondo cui ciò che naturalmente esiste è male e deve essere sovvertito. Quello che marxianamente era “il male sociale” per via dello sfruttamente capitalistico della forza lavoro, e che aveva anche implicazioni sulla condizione femminile, con il “femminismo della donna in protesta virile” è diventato senza soluzione di continuità “il male di natura” del limite “creaturale”. Il pregiudizio femminista del “male creaturale” è diventato la parola d’ordine utilizzata strumentalmente a giustificare e valorizzare come fosse frontiera di emancipazione e libertà, la più radicale trasformazione in merce dell’umano. Il più radicale progetto di dominio dell’uomo sull’uomo: la sovversione delle sovversioni. Pertanto chi vuol difendere l’umano, dalla deformazione intrinseca al rapporto di dominio, oggi ha un problema in più: non solo è merce la forza lavoro, su cui si opera l’originaria espropriazione, ma è diventato merce il seme dell’uomo, è diventato prezioso grumo di cellule per le sperimentazione dell’industria biochimica il concepito, affittanza l’utero, base per la produzione industriale dell’umano per clonazione la cellula umana, sequenza biochimica ogni attitudine dello spirito e lo stesso spirito.
Come un personale mantra ripeto: è incomprensibile per me come la tradizione umanistica della sinistra, che ha nei manoscritti del 44 uno dei più potenti scritti contro l’alienazione umana e a difesa e lode della libertà e pienezza dell’umano, non si sia accorta che è ancora nulla la mercificazione della forza lavoro rispetto a quella che sta avanzando a passi giganteschi delle basi strutturali sia del corpo umano sia dello spirito umano. E come il dominio passerà non più solo tramite le determinazioni sociali ma tramite la trasformazione delle determinazioni creaturali degli individui. Pertanto fra le parole d’ordine “rivoluzionarie” più significative di questo secolo a mio avviso ci sono anche: la vita è sacra e sacro il suo ordine che è dato; la verità si scopre e non si inventa.
Aggiungo una immagine che mi è venuta in mente poichè sono cattolico e aiuta a spiegare il mio pensiero: la Chiesa mi auguro si presenti sempre più come l’Arca di Noè, dove il femminile sia e resti lo stupendo dono che è previsto che sia e il maschile sia e resti lo stupendo dono che è previsto che sia e la vita continui ad essere sacra e promessa di felicità; salvati e trasferiti nel futuro in mezzo ai marosi di questa umanità matta che torna a mangiarsi la mela e pensa di potersi costituire Dio.
Penso che una Chiesa “arca di Noè” sarà sempre più all’opposizione e sarà nel tempo percepita come “rivoluzionaria”.
ckkb(Quota) (Replica)
“…Per questo motivo ritengo che l’alleanza tra maschi è data, ed è alla luce proprio di questo essere data che consegue il carattere artificiale della divisione in classi. Con la conclusione che deve essere combattuta e “tolta” perchè artificialmente sovrapposta ad una struttura che non la prevede”. (Ckkb)
Perdona l’estrema franchezza, Ckkb, ma mi pare che la tua tesi sia decisamente azzardata per quanto suggestiva, diciamo così, e purtroppo anche un po’ pericolosa …
In questa dimensione ontologica (del maschile, in questo caso, ma il concetto è estendibile all’universo mondo) immutabile, eterna e preesistente alla “cultura” e alle sue infinite “variabilità”,che tu vagheggi, le contraddizioni di classe non sarebbero previste. Queste sarebbero il risultato dei processi culturali che sarebbero stati artificialmente e artificiosamente innestati sul piano di quella realtà ontologicamente perfetta (comunque di armonia ed equilibrio), anche perché sostanzialmente di “origine divina”; diciamo di derivazione “metafisica”, per non scomodare in prima persona l’Altissimo…
Cito testualmente:” Penso anche che ci sia uno stretto rapporto tra ontologico e metafisico e da uomo di fede credo che possa esistere anche una rivelazione metafisica dell’ontologia umana, rivelazione che entra nella Storia a svelare quello che la Storia con il suo oscillare tra vero e falso, tra reale e immaginario, tra giusto e ingiusto, non riuscirebbe mai svelare.(Ckkb)
Ckkb,il tuo è un atto di fede, lo ammetti tu stesso. Io lo rispetto, sia chiaro, ma avere questo come presupposto per pretendere di spiegare razionalmente l’esistenza di quella suddetta e presunta realtà ontologica primordiale scevra da contraddizioni, (unicamente figlie della “variabilità”, cioè della cultura e della Storia) di cui sopra, ce ne corre. Non c’è riuscito neanche Cartesio, né poteva riuscirci, come il buon vecchio Kant ha ampiamente dimostrato… Con tutta la buona volontà, non credo potremmo riuscirci noi, per lo meno finchè continuerà ad essere la Ragione il nostro strumento di indagine (al fine della conoscenza, ovviamente, la ricerca spirituale è altro e non può essere oggetto di conoscenza epistemologica né tanto meno può essere utilizzata in questa direzione)
E’ evidente, a questo punto, che per te non è così, ed è per questo che arrivi a sostenere che la Storia non potrà mai essere in grado di svelare (e su questo potrei in parte anche essere d’accordo), ciò che invece ci rivelerebbe la metafisica (cioè la fede, perché nel frangente specifico è concepita in tal senso)…
Facciamo per un attimo finta che ciò sia possibile (sottolineo che è una finzione…) e che esista quel piano ontologico di cui parli. Se tanto mi dà tanto siamo in piena concezione roussoviana. Prima che arrivasse quel “furbacchione” con quattro paletti e un po’ di filo spinato a recintare un pezzo di terra e dando origine ai mali del mondo, l’umanità viveva quindi in una condizione di felicità e armonia assoluta (specie, a questo punto, grazie all’esistenza del “maschile” ancora perfettamente “integro”, dal tuo punto di vista) .
Mi pare, tutto sommato, che la tua posizione sia di fatto assimilabile a questa. Eppure non mi sembra che tu appartenga a quel filone… La contraddizione però c’è, caro Ckkb.
Ma ce n’è anche un’altra. Come si concilia il “Selvatico”, per sua natura “pagano” (appartenente ad uno stato di natura ontologicamente perfetto e comunque non contaminato dalla cultura) con il Cristianesimo la cui genesi e “natura”, lo ammetterai, sono di tutt’altro genere e certamente successive a quello stato di natura? Non parlo solo dal punto di vista cronologico, ovviamente, quanto da quello filosofico…
Mi pare che a questo punto la questione si faccia davvero complicata. Peraltro non è neanche mia materia, lo dico subito a scanso di equivoci (d’altronde non siamo tuttologi…). Mi pare però che il problema esista e che dovreste scioglierlo, da par vostra. Non parlo per me naturalmente, che ho un altro approccio alla realtà e alle cose…
Colgo però nell’architettura del tuo ragionamento (che è quella dei MS), che trovo assai debole in questo caso, (te lo dico, credimi, in tutta amicizia, caro Ckkb, come tu devi sentirti libero di dire la stessa cosa a me) , una nota senz’altro positiva. E cioè che, anche se attraverso percorsi del tutto diversi, marciamo (in parte) nella medesima direzione.
Anche tu ritieni che la divisione in classi sia un fatto da combattere e da superare anche se la consideri come una sorta di degenerazione sovrastrutturale rispetto al piano della Struttura, che sarebbe quello della dimensione ontologica (di derivazione matafisica o comunque in stretta correlazione con questa) a cui tu fai riferimento.
Insomma rovesci completamente, né poteva essere altrimenti, il paradigma marxiano e dai un’interpretazione tutta tua (frutto di un atto di fede, ricordiamolo…) del concetto di Struttura.
Poco male, liberissimo di farlo, ovviamente. Da un certo punto di vista, ciò che conta, in questo frangente, è il fine al quale si può giungere per strade diverse.
Io non credo però, a differenza tua, che il superamento delle logiche di dominio (la contraddizione di classe è parte di questa) sia inscritta nell’ ontologia maschile (così come in quella femminile). Ritengo anzi che questa interpretazione (che trovo ancor più debole, dal punto di vista filosofico) potrebbe spalancare la porta anche a scenari potenzialmente molto pericolosi. Proprio quelli che tu stesso (e fai bene a farlo) non dimentichi mai di ricordare e scongiurare nei tuoi interventi (gli orrori della Storia).
Insomma una sorta di “ingegneria ontologica” (l’altra faccia della medaglia di quella sociale), se mi passi il termine, dalla quale prenderei naturalmente e ufficialmente le distanze
D’altronde è anche vero che quando ci si occupa di questi temi e di Questione maschile in particolare, rischi se ne corrono sempre. La cosa fondamentale però è esserne coscienti e assumersi la responsabilità di ciò che affermiamo.
Fabrizio
P.S. Noto che quando vuoi evidenziare le grandi tragedie della Storia fai riferimento sempre ed esclusivamente agli “orrori del ‘900”. Anche questo non è casuale, a mio parere. E’ come se volessi individuare (ed è quello che fai) l’apice della tragedia umana in quelle ideologie (nazismo, fascismi vari e comunismo) che hanno caratterizzato il secolo scorso.
Ti ricordo che gli orrori, commessi da TUTTI e in tutte le direzioni, sono cominciati ben prima. Praticamente da sempre.
Le atrocità commesse dai cattolicissimi spagnoli e portoghesi in America Latina, si calcolano circa centocinquanta milioni di indios massacrati nell’arco di un secolo (un vero e proprio genocidio, in pratica la distruzione di un intero continente) fanno apparire Hitler e Stalin come due dilettanti,al confronto. Specie in considerazione dell’abissale differenza, fra le epoche in questione, per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico (quindi anche e soprattutto relativamente alle tecniche per la distruzione di massa…)
Per non parlare delle guerre di religione che hanno insanguinato a più riprese l’Europa per secoli provocando dei veri e propri spopolamenti di interi paesi e regioni. Ma l’elenco, come al solito, potrebbe essere lunghissimo…
Ci dimentichiamo troppo spesso di tutto questo perché la vulgata corrente dominante è troppo impegnata a rimuovere il ‘900, un secolo assai scomodo, diciamo la verità, che il nuovo Ordine Mondiale vorrebbe definitivamente lasciarsi alle spalle e condannare all’oblio. Perché se è vero che è stato il secolo delle grandi utopie degenerate in tragedie (che si sono sommate a tutte le altre precedenti tragedie…) è vero anche che quelle utopie hanno pur significato qualcosa.
E questo non è accettabile, deve essere cancellato, perché troppo pericoloso per i ceti dominanti.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sandro: “Alleati? E quali? Quelli che sono parte integrante del problema?”
Se quello che scrivo sul salto antropologico che viene richiesto oggi alla lotta contro lo sfruttamento che non è più solo sul piano economico e sociale ma direttamente sui corpi viventi, le alleanze possibili sono con tutti coloro che fossero davvero coscienti del problema, ossia che vedessero come tale nuovo sfruttamento è diretta emanazione del potere. Ma a me sembra che il problema non siano per ora gli alleati, bensì chi crede di essere dalla parte degli sfruttati ma di fatto condivide le stesse concezioni antropologiche del potere. Oggi il potere si declina sempre più come “biopotere”, come sosteneva Foucault. Fa balenare la possibilità per l’individuo di un pieno controllo di sè, ma in realtà è lui, il potere, ad esercitare il vero controllo mediante i suoi raffinati strumenti di convincimento.
armando(Quota) (Replica)
“…Prima che arrivasse quel “furbacchione” con quattro paletti e un po’ di filo spinato a recintare un pezzo di terra e dando origine ai mali del mondo, l’umanità viveva quindi in una condizione di felicità e armonia assoluta”
Gulp!
Fingendo di non capire tutto, ci si potrebbe stupire che Fabrizio si trovi in disaccordo con questa affermazione. In fondo, questo è un caposaldo di tutto* il pensiero progressista (da Rousseau in poi). Pare che le Vs. opinioni divergano riguardo alle origini/fonti di quella felice condizione umana, non sulla sua possibilità.
Rn
(* o quasi tutto)
Rino(Quota) (Replica)
“Pare che le Vs. opinioni divergano riguardo alle origini/fonti di quella felice condizione umana, non sulla sua possibilità”. (Rino)
Non è così. Mi discosto dalla “vulgata progressista” quanto da quella conservatrice. Di conseguenza, come sapete, non mi colloco nella schiera dei “culturalisti” né tanto meno in quella dei “naturalisti” o degli “ontologisti” (peraltro mi sembrano dicotomie abbastanza vetuste).
Non sono mai stato un integralista e non ho mai avuto, tranne in tenerissima e giovanissima età (questo me lo concederete…), una concezione catartica e salvifica del Socialismo (e del Comunismo, in quel caso e in quella fase storica), che personalmente interpreto come una risposta razionale e ragionevole (Habermas ci potrebbe aiutare da questo punto di vista), e forse la sola, al “reale”, che possa forse permetterci di convivere in una condizione di relativa pace, libertà, reciproco rispetto e giustizia sociale. La felicità la togliamo di mezzo dal nostro orizzonte, a meno di non credere alla favole, da qualsiasi parte provengano e da chiunque vengano raccontate .
Come diceva un grande vecchio socialista:”Cari compagni, ricordate, che oggi come ieri, e domani più di oggi, o è il socialismo o è la barbarie “
Dunque non il “Sol dell’Avvenir” ma una visione laica e non ottimistica, e forse più praticabile del Socialismo stesso.
Personalmente ritengo che anche il marxismo sia stato piegato, ideologizzato (l’ideologia è cosa ben diversa dalla filosofia) ed elevato (o diminuito, dal mio punto di vista) al rango di religione, in molti casi anche organizzata, né più e né meno di tante altre confessioni religiose. In questo modo è stato assassinato.
Perché ciò sia avvenuto è questione estremamente complessa che non possiamo certo affrontare qui ed ora. Equivarrebbe a chiederci perché il Cristianesimo delle origini, da filosofia di liberazione, si è poi inverato in millenni di oppressione brutale e di oscurantismo. Entrambi contenevano i germi della loro successiva degenerazione? Oppure c’è dell’altro? O entrambe le cose?
Torniamo alla QM…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Se quello che scrivo sul salto antropologico che viene richiesto oggi alla lotta contro lo sfruttamento che non è più solo sul piano economico e sociale ma direttamente sui corpi viventi, le alleanze possibili sono con tutti coloro che fossero davvero coscienti del problema, ossia che vedessero come tale nuovo sfruttamento è diretta emanazione del potere. Ma a me sembra che il problema non siano per ora gli alleati, bensì chi crede di essere dalla parte degli sfruttati ma di fatto condivide le stesse concezioni antropologiche del potere. Oggi il potere si declina sempre più come “biopotere”, come sosteneva Foucault. Fa balenare la possibilità per l’individuo di un pieno controllo di sè, ma in realtà è lui, il potere, ad esercitare il vero controllo mediante i suoi raffinati strumenti di convincimento”
______________
Trovo che tu sia un pò troppo ottimista.
Non esiste solo quello che chiami “biopotere”, esiste pure il potere propriamente detto.
Quanti di quelli che subiscono il “biopotere”, esercitando sugli altri, in maniera più o meno marcata, il potere vero e proprio, sarebbero disposti a rinunciare all’ esercizio del secondo per non subire il primo?
Se l’ obiezione è che il primo scavalcherà un giorno il secondo, la mia contro obiezione è che tale evento, per pura e semplice questione anagrafica, non potrà riguardare chi il potere lo esercita oggi.
Quelli per la loro campata c’hanno il culo parato, i privilegi acquisiti non glieli insidia nessuno, quindi se ne fottono se dopo di loro viene il diluvio.
Per quanto riguarda chi invece il potere, biologico o no, lo subisce e basta, sono invece perfettamente d’ accordo: prima o poi si sveglieranno dal torpore, non fosse altro, per necessità.
sandro(Quota) (Replica)
“Come diceva un grande vecchio socialista:”Cari compagni, ricordate, che oggi come ieri, e domani più di oggi, o è il socialismo o è la barbarie ”
_______________
Non era di Rosa Luxemburg quella frase?
sandro(Quota) (Replica)
Fabrizio, grazie per l’ospitalità a questi pensieri che vogliono essere un contributo di speranza e di fiducia per tutti i fratelli maschi e padri:
nel profondo di noi stessi esiste già ciò che appassionatamente cerchiamo e trovandolo è guida sicura, chiara e incrollabile all’azione di trasformazione delle inaccettabili condizioni che caratterizzano il vissuto maschile attuale.
Come conclusiva, ultima precisazione in merito a questi temi, (mi auguro riesca almeno in parte a rispondere alle tue osservazioni), aggiungo che lo spazio dell’originario, è abitato dal medesimo soggetto con nomi diversi: il “selvatico”, l’ “uomo di natura”, l’ “interiore homine”, l'”inconscio”, e per chi crede anche la propria figliolanza con Dio. E’ lo spazio di una soggettività che viene postulata come avente struttura e identità precise, “creaturali” e per definizione autentiche e quindi orientative dell’azione presente. Del resto perchè si ammette la struttura di tutto, ma non delle profondità del cuore, della coscienza e dello spirito, nello specifico maschile? E’ una direzione della ricerca che tutte le filosofie e tutte le religioni hanno imboccato, cercato, e anche trovato e abitato: forse l’esperienza più concreta possibile storicamente documentata di una struttura, anzi di una struttura che fonda tutte le strutture. E come sappiamo quello che è stato trovato è valso da sempre per tutti, maschi e femmine: l’universale è maschile? io sostengo alla luce dei millenni passati e della mia personale esperienza, di sì. Da quello spazio sono derivate tutte le illuminazioni, ovvero gli approfondimenti di consapevolezza dell’uomo.Quello è lo spazio che si torna a frequentare quando il presente non ha più nulla a che fare con il desiderio di bene e di verità e di identità di cui ciascuno ha comunque fame e sete. Quando il presente è il regno della menzogna. Lì è il luogo grazie al quale ci si toglie dalle ideologie, dalle follie dei regimi. E’ lì che oggi ci si accorge, nonostante l’ideologia femminista sia imposta in maniera totalizzante e pervasiva, che si tratta di una straordinaria accozzaglia di menzogne e contraddizioni, è lì che se le leggi speciali antimaschili dovessero costringerti alla condizione di fuorilegge, ti sentiresti invece secondo la legge, è lì che quello che viene chiamato da tutti progresso risulta con tutta evidenza cupa regressione, è lì che quello che viene chiamato amore dal polyticall correct si svela essere odio e violenza. E’ lì che la verità non dipende dalle maggioranze, nè dalla forza, nè dal successo. E’ la “montagna sacra”, il “bosco sacro”, il deserto dell’incontro con l’assoluto, l’interiorità in cui si svela il sacro: l’Altro, il luogo dove lo spirito maschile si svela e racconta la verità e trova la giustizia e svela il reale. Luogo della revoca dell’alienazione, là dove ci si reca per togliersi via al fine di esserci davvero: sono le montagne dall’alto delle cui cime si vedono distintamente le città e si può immaginarne delle nuove e nelle cui valli ci si riscopre e si definiscono comunità vitali. Boschi, montagne, sorgenti, chiostri, meditazioni, silenzi, poi, una volta ritrovati, si scende a valle, o è la città che ti cerca. I maschi nella Storia lo hanno già fatto tante volte. E a ben pensarci è anche questo luogo.
ckkb(Quota) (Replica)
@ Sandro: Io l’ho sentita pronunciare di persona da Riccardo Lombardi, ma non escludo affatto che possa averla presa in prestito da Rosa Luxemburg.
Non cambierebbe nulla…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ckkb, non hai bisogno di ringraziarmi e men che meno sentirti ospite.
E’ stato un confronto interessante, costruttivo e anche chiarificatore. E altri ancora ce ne saranno, grazie al cielo (o al Cielo…) o a non so chi. In ogni caso ci saranno ed è quello che conta.
Nella lealtà, nell’amicizia e nell’onestà intellettuale che contraddistingue tutti noi.
Almeno questa certezza l’abbiamo…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
…Per questo motivo ritengo che l’alleanza tra maschi è data, ed è alla luce proprio di questo essere data che consegue il carattere artificiale della divisione in classi. Con la conclusione che deve essere combattuta e “tolta” perchè artificialmente sovrapposta ad una struttura che non la prevede”. (Ckkb)
>>
Con tutto il rispetto, non sono assolutamente d’accordo con te. A mio avviso nulla “è dato” su questo mondo, tanto meno l’alleanza fra uomini. Quale scontata alleanza ci può essere fra ricchi e poveri? Fra industriali e operai? Oppure fra cristiani e musulmani? Secondo me nessuna. La vita è lotta e sofferenza, soprattutto se si ha la sfortuna di nascere maschi, poveri, di basso ceto sociale (e magari poco intelligenti e bruttarelli).
Andrea(Quota) (Replica)
Andrea@
Andrea penso che l’allenza tra maschi è data “in potenza”. Compito nostro è trasformarla “in atto”. da qui la necessità per tutti quelli alla cui coscienza la condizione maschile attuale ripugna, e si impegnano ad una rinascita del maschile, di porsi con un atteggiamento di empowerment in primis proprio verso i maschi. Non fosse e non si pensasse così che resta da fare? Malcom X non sosteneva forse che i fratelli neri erano tutti figli di re e regine? eppure aveva di fronte gli abbrutiti e i disperati del ghetto nero. Così tutti i liberatori di se stessi e di altri hanno sempre visto il seme della grandezza e della libertà là dove sembrava esserci solo conflitto, egoismo, stoltezza, viltà, povertà e sconforto.
Oggi i maschi che appaiono sulla scena dei media, dai più potenti a quelli irrilevanti, non fanno che compiacersi di ogni affermazione e sequenza in cui venga calpestata la loro dignità maschile a favore di quella femminile, quasi questa autodistruzione maschile fosse l’unico modo per rendere omaggio al femminile. Comportamento patologico e perverso tipico di tutti i gruppi sociali che hanno subito per decenni la distruzione della loro identità. Suscitano una grande pietà; ma che possiamo fare?
chiamarli fratelli da aiutare o attaccarli a nostra volta chiudendoli per sempre nel loro disamore di sè (che ricordiamoci è una strada senza fondo)?
ckkb(Quota) (Replica)
ma vedi ckkb ,avresti anche ragione ,ma non dimentichiamoci che i maschi si dividono in grosso modo in due categorie alpha e beta …
difficile che i maschi alpha capiscono le nostre ragioni ,quando si ha “la pancia piena” .certo che sono uomini come noi ,ma hanno quel “qualcosa in più” e quel qualcosa in più lo otterngono anche con facilità ,credi che gl importi qualcosa se calpestano un pochino di amor proprio maschile ?? a loro va bene cosi ,e come biasimarli in fondo ??
Anche attacarli non ha poi molto senso ,se no le nostre idee passano in secondo piano magatri soppiantate da una sorte di invidia …
quindi che fare ?? per il momento credo che basti far conoscere a più persone possibili ,che esistono anche un altro tipo di uomo e che l’uomo non è impersonato solo da Berlusconi (faccio questo nome come esempio) .ma che fatica e magari muore per la sua fatica ..
per il momento sono d’accordo con Andrea che ,oltre a fare il mio identikit , Ha messo in evidenza come è il mondo attuale (anche quello passato a dire il vero)
mauro recher(Quota) (Replica)
Quale scontata alleanza ci può essere fra ricchi e poveri?
_______________
Nessuna, né scontata né no.
Non c’è mai stata, non c’è e non ci sara mai per il semplice motivo che non può esserci: la storia dell’ umanità è la storia di una guerra infinita da parte dei ricchi contro i più poveri.
La solidarietà di genere non può applicarsi in modo interclassista, gli alpha (uomini e donne) rappresentano la categoria più ostile nei confronti degli uomini beta.
Per me loro sono il nemico da abbattere, la causa prima di tutti o quasi i problemi della società.
Un nemico verso il quale non provo né mai proverò nessun sentimento di solidarietà o di empatia.
Sarei un idiota se lo facessi, dato che a me loro non riconoscono neppure la dignità di essere umano, declassandomi di fatto ad un semplice strumento utile al soddisfacimento dei loro desideri.
Se ne vedessi uno creparmi davanti, l’ ultima cosa che mi sognerei di fare è soccorrerlo. Starei lì a guardare e a ridere.
Questo è il massimo di solidarietà cui possono aspirare da parte mia.
sandro(Quota) (Replica)
..mi renderò impopolare ma questo dibattito sulle donne (e uomini italiani) mi intriga.
Voglio fare una cosa che in questi casi secondo me bisogna fare: generalizzare. e generalizzando, le donne italiane non mi piacciono, anzi non le considero proprio tali, e sapete perché?
…Perche’ sono degli ‘ibridi’ e lo sono per convenienza.
Non hanno assolutamente il livello di emancipazione, libertà’, sessuale e non, coscienza del proprio valore che puoi trovare nella donna del Nord Europa o America, ma allo stesso tempo non hanno più nemmeno quel grado di femminilità che contraddistingue la donna latina con i pregi e difetti che ne conseguono. Entrano ed escono dai loro ruoli cambiando pelle secondo la situazione. In Italia si dà un’attenzione eccessiva alle donne, alle belle donne e questo si vede (Tv, letterine, Maria de Filippi ecc..). Attaccare bottone con un’italiana è frustrante; se la nordica o l’americana hanno comunque l’educazione di risponderti, la latina lo fa per simpatia. L’italiana è l’unica, (ho visto scene allucinanti e non parlo di me) di ragazze che davanti a richieste educate giravano semplicemente la testa, ignorando l’interlocutore, non mi dite che non vi è mai successo.
Cosa le dà il diritto di essere maleducata? Il fatto di essere donna? Bella? Italiana? (Bella e Italiana sono due aggettivi che non si avvicendano) O forse è insicurezza?
La donna italiana continua a considerarsi un PREMIO, nella tradizione del femminino più puro e desueto,
“NOI” l’abbiamo messa su quell’altare dimenticando che è una persona come noi, con pregi e difetti, diritti e doveri.
Lei su questo altare ci sta comoda. Sono sicuro che le donne italiane hanno più di un motivo per lamentarsi dei maschi, ma guardando la situazione dei miei amici, sposati e no, ed essendo io all’estero da ormai 9 anni, devo dire che questa mia convinzione si è rafforzata. Probabilmente è un male sociale che non si puo’ restringere solo al sesso femminile, ma le cose vanno male e bisognerebbe smettere di dare la colpa solo ai porci sciovinisti. Generalizzando trovo la donna italica: bossy, nevrotica, complessata, furba, viziata (ma questo è italiano), interessata più che interessante, immatura (anche questo italico) e in generale con idee poco chiare. Un dibattito mi interesserebbe, senza insulti please, in fondo ho generalizzato, e chi non si sente chiamata in causa non si dovrebbe arrabbiare.
In definitiva ecco il mio consiglio: Espatriare al piu’ presto da questa insignificante Italietta, perchè quelli che nascono, crescono e muoiono nel paesino medio italiano o nel quartierino non hanno vissuto per loro stessi. La loro vita è nulla ed insignificante. Sono gli schiavi del terzo millennio.
Non avendo esperienza diretta del mondo credono a tutto ciò che viene loro comunicato dai mezzi di manipolazione di massa. Invece di viaggiare si indebitano per comprasi l’ultimo gadget finanziato con “compra subito paghi fra un anno”. Cambiano il macchinone (o la macchinetta) con rate di 199,99 euro al mese + maxirata (che non riescono mai a pagare). Con l’unica soddisfazione di andare a fare i fighetti virtuali nel barretto in piazzetta. Questi sono i nuovi “schiavi infighettati”! Sono tantissimi e sono in crescita. Chi è senza scrupoli e sa manipolare se li rigira come vuole. Sono dei POVERETTI, solo anche loro che alimentano questo fenomeno, questo circolo ormai vizioso. Non perché la natura li abbia relegati allo status di schiavi ma perché non sanno avvalersi del libero arbitrio che la natura ha, a tutti, regalato. Essere limitati significa non conoscere una lingua. Se ognuno di noi, se l’uomo “tipo “medio italiano, non avesse i paraocchi integrati, scapperebbe, molti sono già scappati, per le donne e per lavoro e per la seduzione. Tra l’altro poi Il nostro paese è da moltissimi anni in un declino lento ed inesorabile, molti se ne stanno accorgendo solo ora che siamo in piena crisi ( non solo economica). Esportiamo crema ed importiamo merda. Poi vorrei dire che le donne non cercano la bellezza nell’uomo ma i soldi. E non solo le italiane. Anche la americane, le russe, le cinesi, insomma tutte, e questo lo abbiamo sempre saputo, cio’ non toglie il fatto che questo ci starebbe pure, perchè fa parte del gioco, e della nostra evoluzione , e stato sempre così dai tempi delle caverne e del medioevo, ed è giusto che sia così; Quella del “basta che paghi” è l’ipocrisia più schifosa del mondo contemporaneo. Perché questa “esigenza” femminile dell’uomo che mantiene la donna non si sposa assolutamente bene col femminismo imperante al quale ci inchiniamo quando esso è coerente. IL basta che paghi ci starebbe bene a tutti noi, Ma alla condizione che quando paghi comandi, ed hai una vera donna accanto a te . Le italiane , a differenza delle russe ed altre, invece vogliono la botte piena e la moglie ubriaca. Vogliono la parità e il potere superiore, ma l’uomo deve pagare ed ubbidire. Vogliono sistemarsi col buon partito e fare le femministe, a questo c’è da aggiungere un’altro fattore di non poca importanza, ma anzi assolutamente di grande valore, Tutti gli uomini dovrebbero osservare e seguire scrupolosamente l’deale di fare un figlio con una bella donna, e come tutti sappiamo le italiane tutto sono (in negativo) ma non belle, ricordate le tante leggi dello scenziato Mendel?…una di queste così riassunta citava:
– da una donna brutta nascerà un figlio/a brutto, basso, debole, predisposto a malattie, ecc..
l’importanza di fare un figlio con una bella donna è fondamentale, la nostra razza è propriamente inferiore, proprio per la cattiva abitudine di procreare tra noi, la nostra razza non si è mai e dico mai migliorata.
Un bambino che nascerà da una donna di razza superiore, (Russa/ polacca, ucraina/ svedese/ finlandese/lappone ecc..) avrà piu’ successo nella vita, perchè sarà bello, avrà piu’ opportunità di trovare un buon lavoro, di avere tante donne..
allora mi chiedo perchè stiamo qui a discutere , quando quello che dovreste fare tutti voi è.. ESPATRIARE..
Ermenegildo(Quota) (Replica)
Sandro, non so bene perché, forse perché invecchiando divento sempre più fregnone; ma leggendo il tuo commento ho pensato a una storia che mi commuove fin da quando ero bambino e leggevo I Quindici, chissà se qualcuno se li ricorda. Il volume sull’Universo. La storia di Karl Schwarzschild. Corrispondente di Einstein e altrettanto geniale nella comprensione della struttura dell’universo. Volontario nella I Guerra Mondiale, crepa in trincea. Come un cane, direi, giusto perché non si sa in che altro modo possa crepare uno in trincea. L’unica differenza era che lui, fra un bombardamento e l’altro, risolveva equazioni che descrivevano l’evoluzione delle stelle. Un genio perduto in nome di questa guerra dei ricchi contro i poveri (e viceversa).
Cosa voglio dire con questo?
Boh.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
“Un genio perduto in nome di questa guerra dei ricchi contro i poveri (e viceversa)”. (Marco Pensante)
Caro Marco P., mi perdonerai, credo, se mi permetto di riformulare la tua frase:
la Prima Guerra Mondiale è stata un affare privato fra ricchi dove a morire sono stati spediti i poveri (per conto dei ricchi…).
E come dice giustamente Sandro, con quelli che ti mandano a morire al loro posto e per i loro interessi, non può esserci nessuna forma di fratellanza… Che siano maschi o femmine…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)