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Reciprocità e spontaneità sono due concetti che la grande maggioranza delle donne non sa neanche cosa siano. Per lo meno per quanto riguarda il rapporto con i maschi non dominanti (beta), cioè la grande maggioranza degli uomini, che è quello che a noi interessa.
Tradotto in parole ancora più povere, se gli uomini (beta) non si proponessero, non andassero di loro propria iniziativa verso le donne, l’incontro fra i due sessi non avverrebbe mai, non avrebbe neanche luogo. Detto in modo più rozzo ma forse ancora più efficace, se anche gli uomini adottassero gli stessi comportamenti delle donne, l’umanità si sarebbe estinta già da un bel po’ di tempo.
Questa, ad una prima rapidissima lettura, potrebbe sembrare un’affermazione sopra le righe. Ma in realtà così non è. Ed è il semplice buon senso, l’esperienza quotidiana e l’osservazione della realtà che ce lo dicono. Probabilmente saremo tacciati di scarsa scientificità ma francamente questa accusa o questa critica ci interessa molto poco, se non per nulla. Riteniamo infatti che nelle scienze sociali e soprattutto nelle questioni che attengono l’essere umano, di scientifico ci possa essere ben poco. Crediamo anzi che il presunto riferimento alla scienza che troppo spesso nella storia è stato fatto per dimostrare la validità di teorie filosofiche (in taluni casi anche valide, a nostro giudizio) sia stato per lo più strumentale e finalizzato a rafforzare la validità di quelle stesse tesi. Cosa che, a nostra modesta opinione, ha ottenuto il risultato opposto e contrario a quello che si voleva ottenere. E quelle stesse teorie che in questo modo si volevano rafforzare, ne sono uscite fortemente indebolite.
Con questo non vogliamo neanche, da una posizione speculare, esaltare il valore dell’ esperienza empirica e considerarla come la sola fonte di conoscenza. Preferiamo laicamente posizionarci su una posizione di equilibrio e di buon senso verificando, con gli strumenti di cui disponiamo, la nostra capacità analitica, la statistica, la ricerca sociologica e storica, l’osservazione lucida dei fatti, e naturalmente anche l’esperienza empirica, la veridicità o meno di questa o quella affermazione o teoria.
E sulla base di queste considerazioni testè fatte, ci sembra assolutamente verosimile confermare la tesi contenuta all’inizio di questo articolo: e cioè che nel rapporto fra uomini e donne non c’è alcuna reciprocità. Nella grande maggioranza dei casi sono gli uomini ad andare verso le donne. E’ molto raro che accada il contrario e quando ciò accade significa che l’uomo o gli uomini in questione sono maschi alpha, cioè uomini appartenenti alle elite dominanti. Ma questa è appunto l’eccezione che conferma la regola e la nostra analisi.
Noi riteniamo che questo aspetto dell’ontologia e/o della cultura e del modo di essere femminile, che normalmente viene considerato dalla grande maggioranza degli uomini come un fatto più o meno naturale, scontato e dato per acquisito, sia in realtà uno dei più significativi, e anche dei più gravi, del manifestarsi delle donne nel mondo.
Ma cosa nasconde l’incapacità/non volontà/riluttanza/diffidenza/fastidio/ e il più delle volte addirittura l’insopportabilità, per le donne, ad andare verso gli uomini?
Innanzitutto l’incapacità di relazionarsi con l’altro da una posizione di parità. Pretendere che sia sempre e solo l’altro a fare il primo passo significa porsi automaticamente in una posizione di potere nei confronti dell’altro. Se l’altro si muove è evidente che sta già manifestando un interesse nei confronti dell’altra e quindi le sta già di fatto conferendo un potere. Il fatto stesso che egli si muova per primo, manifestando di fatto il suo interesse, la pone in una posizione di vantaggio (e di potere) nei suoi confronti. Non solo. Nel momento in cui è l’uomo, sempre e comunque, a proporsi, è la donna che si trova oggettivamente nella posizione di chi decide. Di nuovo il concetto di potere, che torna sistematicamente e implacabilmente ogniqualvolta si affronta questa tematica. Ma accanto al concetto di potere entra in ballo in questo tipo di relazione anche quello di “dovere”. Inteso non nel senso più nobile del termine (come l’adesione ad un sistema di valori o di regole etiche) ma piegato e deformato alle esigenze del “potere”. Se infatti si dà per scontato e per acquisito, in base ad una sistema di regole non scritte ma universalmente riconosciute, che debba essere sempre e comunque l’uomo a proporsi, è evidente che il concetto di “dovere” viene a legarsi indissolubilmente a quello di “potere”. Quindi l’uomo deve proporsi, deve andare versus la donna. Se non lo fa è praticamente condannato alla solitudine affettiva (ammesso che su questi presupposti si possa veramente costruire una relazione autenticamente affettiva…) e alla totale assenza di vita sessuale.
Naturalmente non è affatto detto che proponendosi egli ottenga il risultato sperato, anche perché è la donna che dice l’ultima parola, né potrebbe essere altrimenti, date le circostanze.
Ma non è tutto. Non solo l’uomo ha l’obbligo (anche se non scritto) di proporsi ma lo deve fare anche secondo schemi e modalità gradite alla controparte. Deve insomma mettere in atto una serie di comportamenti al termine dei quali la donna, laddove valutasse tali comportamenti gratificanti e sufficienti, potrebbe decidere di concedersi, sempre secondo tempi e modalità che verranno da lei decisi e determinati.
Ma non è finita. Quali saranno i criteri di selezione che la donna, nella grande maggioranza dei casi, sceglierà di seguire per decidere un eventuale partner? Naturalmente quelli dell’ordine sociale dominante. E ci sentiamo di affermare con una notevole dose di certezza, sia pur empirica, che tra un uomo più vicino per una serie di caratteristiche di ordine sociale, economico o di provenienza familiare alla categoria dei dominanti (alpha), e un uomo decisamente appartenente alla categoria dei non dominanti (beta), ella sceglierà nella quasi totalità dei casi, il primo.
Naturalmente, in questo frangente specifico, non stiamo parlando di un maschio alpha doc, ma di qualcuno che nella scala gerarchica sociale, maggiormente gli si avvicina o gli assomiglia, anche se per difetto. Infatti, anche in questo caso, come abbiamo visto, stiamo parlando di un uomo che deve comunque proporsi.
Cosa che non avverrebbe mai se fossimo in presenza di uomini effettivamente dominanti (alpha). D’altronde, come abbiamo già avuto modo di analizzare nell’articolo “Natura e Cultura. Un nodo irrisolvibile”, in questo caso specifico il rapporto fra uomini e donne si inverte completamente in favore dei primi e la relazione fra i sessi viene a capovolgersi totalmente.
Ma il concetto di dovere è l’esatto contrario di quello di “piacere”, sul quale dovrebbe invece secondo noi fondarsi la relazione fra i generi. E’ evidente che se si fa una cosa per dovere, sarà assai difficile che la si faccia anche per piacere. Può succedere talvolta che ciò accada, ma certamente non è la regola. E in ogni caso, se la si fa innanzitutto per il proprio piacere, il concetto di dovere viene ad essere automaticamente disinnescato.
Ma può essere piacevole una cosa che si deve fare perché è stata aprioristicamente prestabilita secondo schemi e regole preconfezionate?
E cosa può esserci di spontaneo in questo? Nulla, dal momento che è uno schema prestabilito a priori. Se ci fosse spontaneità questo sistema di regole non esisterebbe affatto e gli uomini e le donne si incontrerebbero appunto spontaneamente, nel sereno, naturale, libero e reciproco gioco amoroso.
Ma è evidente che in questo modo i concetti di reciprocità e di spontaneità sono stati assassinati in favore di quelli di potere e di dovere.
Ma se la reciprocità e la spontaneità sono state assassinate, è altrettanto evidente che il delitto è stato perpetrato anche nei confronti della possibilità di una relazione autentica fra gli uomini e le donne. Che infatti al momento, tranne le solite rare eccezioni che confermano la regola, non esiste.
Se paradossalmente, applicassimo queste logiche anche all’altra grande questione umana, l’amicizia, avremmo commesso l’ennesimo delitto.
Ma l’amicizia, per nostra fortuna, è relativamente immune da queste stesse logiche. E questo perché l’amicizia, se è autentica, non può che fondarsi su di una scelta libera, spontanea, sull’empatia reciproca, sulla condivisione, sulla comune visione del mondo, sul piacere di stare assieme e di godere della presenza dell’altro/a in modo fine a se stesso. Ma nell’amicizia non è previsto lo scambio sessuale né lo scambio di alcun genere. Non vige insomma la regola del do ut des che è stata invece applicata alla relazione fra i generi.
Ma dal do ut des, cioè dallo scambio di fatto strumentale, non potrà mai scaturire amicizia, che può nascere solo da un rapporto all’insegna della reciprocità, della spontaneità e della autenticità fra gli individui.
Come vediamo, il circolo diventa sempre più vizioso/virtuoso, a seconda dei punti di vista dai quali lo osserviamo.
Come Movimento degli Uomini Beta, ci proponiamo di lavorare per combattere queste concezioni deviate e devianti ma purtroppo tuttora imperanti.
Il nostro orizzonte è quello di una società di uomini e donne liberi/e ed eguali, dove la relazione fra i generi sia libera da tutti questi legacci, condizionamenti e sovrastrutture e all’insegna della reciprocità, dell’autenticità, della spontaneità, della libertà, e del libero e sano gioco affettivo e sessuale.
Solo tornando a concepire la sessualità per quello che è e dovrebbe essere, cioè un gioco naturale e spontaneo, e non come uno strumento di gestione, controllo e dominio dell’altro, sarà possibile costruire una relazione sana ed evoluta fra gli uomini e le donne.
Il nostro appello è INNANZITUTTO rivolto a tutti gli Uomini Beta affinché prendano coscienza della situazione e adottino comportamenti conseguenti, tesi a modificare sostanzialmente anche i comportamenti femminili.
Ma ci rivolgiamo altresì alle donne non appartenenti alle elite dominanti, sollecitandole a riflettere sul ruolo che hanno scelto e scelgono di recitare, invitandole ad uno scatto di dignità e di amor proprio e al rifiuto di quelle logiche strumentali, avvilenti, aberranti e antiumane, che abbiamo descritto.
Le invitiamo a smettere di scimmiottare i modelli dominanti e ad allearsi con gli Uomini Beta per costruire assieme una realtà diversa.
Saremo felici, in questo caso, di averle con noi, al nostro fianco.
Fabrizio Marchi
862 Commenti
Ho dato il mio contributo a confondere di più la discussione ? (Rita)
No, assolutamente, Rita, anzi, i tuoi contributi sono sempre estremamente puntuali.
In realtà penso che è proprio questa discussione che ha preso un taglio sbagliato, che conduce inevitabilmente ad un depistaggio rispetto al cuore della questione che non è certo quella di stabilire chi sia “più” o “meglio” dell’altro/altra…Ma non scherziamo ragazzi/e…
Chiudo, per quanto mi riguarda, la questione, citando il post di Rino nel merito:” Erica legge quel che le piacerebbe trovare scritto qui per poterci liquidare.
Dove trova scritto “diverso” legge “inferiore”,
dove vede “propensione al rischio” legge “intelligenza”…
Non se ne verrà a capo.
Da questo rifiuto di mettersi in discussione, si ricava l’impressione di una profonda incertezza sul proprio valore reale.
L’autostima femminile in questo mondo femministizzato sembra davvero una maschera vuota. Una costruzione così precaria, tanto abborracciata, che ogni bava di vento la può sfarinare.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
ho provato a discutere con alcune mie conoscenti donne sulle diversità tra generi nell’approccio alla sessualità e si sono trovate d’accordo con me quando sostengo che l’uomo ha un bisogno maggiore di sesso. si tratta di ragazze abbastanza giovani, per esempio mia cugina di 25 anni. anche le vecchie generazioni di donne ne erano probabilmente consapevoli. è invece la generazione di mezzo ad avere le idee confuse: anni di indottrinamento le hanno plagiate a dovere. basta leggere qualche rivista femminile per rendersene conto: gli uomini cercano l’amore mercenario perché sono “intimoriti dall’intraprendenza delle donne moderne” oppure “tuo marito ti tradisce perchè è narcisista e vuole dimostrare a se stesso che è ancora un playboy” e altre perle di saggezza simili.
di solito non ho un approccio complottista nell’analizzare le cose ma dietro a certi esempi di social engineering ci vedo qualcuno che ha interesse a confondere le acque.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
di solito non ho un approccio complottista nell’analizzare le cose ma dietro a certi esempi di social engineering ci vedo qualcuno che ha interesse a confondere le acque. [fulvioterzapi]
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Gli antichi greci sostenevano che il piacere femminile è almeno nove volte superiore a quello maschile.
Anche alcuni antichi romani affermavano che “le donne sono più libidinose degli uomini” e menate varie, perciò lascerei perdere le ipotesi complottiste.
Come altri hanno già scritto prima di me, la realtà è che gli uomini hanno sempre attribuito alle donne desideri che le medesime non hanno.
Maurizio(Quota) (Replica)
PS: Scusate la domanda, forse banale, ma perché si fa spesso riferimento al “genere” piuttosto che al sesso? Ma in parole povere, cosa sarebbe di preciso il “genere”, secondo la vulgata corrente?
Maurizio(Quota) (Replica)
> Maurizio
Dal Corbalan-dizionario.
E’ la stessa cosa, vista diversamente. Genere o identità di genere, ha un’impronta “sociologica”, sesso invece inteso come corporeità, biologia.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Genere e sesso. Domanda lecita.
1- Può esser utile sapere che le ideologhe femministe hanno imposto il seguente discrimine: non esistono due sessi ma due generi.
Con “sessi” infatti va inteso il punto di vista tradizional-maschilista-misogino secondo cui esistono differenze naturali tra i due. Invece quelle differenze non esistono. Ci sono perciò due generi distinti sì, ma solo ed esclusivamente per il fatto che sono costruiti socialmente in modo diverso. Le differenze di genere sono un derivato puramente culturale. Le DD possono essere UU e viceversa ovvero possono anche confondersi e unificarsi di modo che scompaiano anche i generi. Così dice quella corrente del femminismo che si autodenomina appunto “di Genere”.
2- Ma se non esiste alcuna diversità di base, preliminare, irriducibile su cui agisce la cultura non esistono in verità neanche i generi. Sin qui sono esistiti ma domani non esisteranno più.
Conseguenza inevitabile di cui persino alcune femministe si sono rese conto. E alle femministe della “differenza” questo non piace.
Ma il femminismo “di Genere” (appunto) ha imposto a tutti quel significato e fino ad oggi è dominante.
3- Perciò si deve sapere che in ambiente colto o anche tra gli addetti ai lavori (assistenti sociali, giornaliste …) il solo uso del termine “sessi” anziché “generi” è prova di A- tendenziale maschilismo B- ingenuità C- impreparazione.
Ad es. un Ciccone (che ubbidisce alla regola) parla sempre di “generi”.
4- Essendo “generi” stato sequestrato dal femminismo, segue che noi dovremmo usare sempre il termine “sessi”. Ma anche questa sarebbe una forma di dipendenza, perciò usiamo questo o quello senza crearci falsi problemi. (Siamo sulla graticola cmq!).
Chiosa finale: ovviamente tra il c.d “femminismo di Genere” e quello “della differenza” non c’è alcuna differenza.
Sul tema riporto quanto presente nella home di U3000 dove ho cercato di chiarire lo strano “fenomeno”.
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Due maschere, un volto.
Esistono, in Occidente, due diverse e quasi antitetiche versioni del femminismo. Avremmo cioè il c.d. “Femminismo di Genere” e quello “della Differenza”. Con il primo si fa riferimento al femminismo anglosassone, il secondo sarebbe quello dell’Europa continentale ed in particolare dell’area latina.
Il primo è il femminismo “cattivo” che nega radicalmente ogni diversità naturale e si pone, con diversa radicalità, in posizione apertamente conflittuale con gli uomini. Il secondo invece è un femminismo “semibuono” che non intende far la guerra agli uomini ma solo al “maschilismo” e soprattutto che si fonda sulla differenza.
Pensiero della differenza, etica della differenza, prospettiva della differenza, pedagogia della differenza, filosofia della differenza sessuale. Sono queste le espressioni che ritornano costantemente. Trattandosi di femminismi dai caratteri così estranei, per certi versi opposti, si immagina che le rispettive politiche siano profondamente differenti. Ed è qui la sorpresa.
Autocrazia femminile nella riproduzione, monopolio sulla via sessuale e sulla relazione di coppia tanto da una parte quanto dall’altra. Assegnazione dei figli alla divorziata, assegni di mantenimento, “azioni positive”, quote assembleari, egemonia educativa, sentenze a senso unico tanto qui quanto là. Lo stesso racconto di colpevolizzazione degli uomini, gli stessi proclami di superiorità morale e intellettuale della donna.
La stessa centralità del vissuto femminile, la stessa censura del racconto maschile, la stessa negazione degli istinti e della naturalità. Lo stesso occultamento dei privilegi acquisiti, la stessa pretesa di ulteriori vessazioni a carico del Genere colpevole.
Qui come là, la medesima requisitoria contro ciò che è maschile, la stessa condanna della storia (il patriarcato) ed una uguale pretesa di risarcimenti senza limiti, di espiazione morale, di confessione e di pentimento. Lo stesso spirito di rivalsa, lo stesso sentimento.
Lo stesso risentimento?
Qual è dunque la differenza tra il femminismo-della-differenza e l’altro? Chi è in grado di presentare un solo fatto che manifesti la frattura tra il femminismo cattivo e quello semibuono? Chi può indicare un solo carattere della decantata differenza che sia mai stato indicato dal femminismo-della-differenza?
Di quale differenza parla il femminismo che ne porta il nome? Di quale differenza si può parlare quando si nega la natura?
Che esista un solo femminismo ma con due etichette? Lo stesso prodotto in due confezioni?
Chi non si lascia confondere dalle due maschere non ha difficoltà a scorgere l’unico volto.
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Rino DV
Rino(Quota) (Replica)
non ho dato del razzista a nessuno, ho semplicemente rammentato come da breviario di chiunque abbia un minimo di mentalità scientifica che “correlation does not mean causation”.
in alcuni interventi, ma non nei principi del movimento che mi sono ben chiari, avevo notato la tendenza ad una certa superficialità e grossolaneria, frutto ovviamente di un certo pregiudizio ideologico, del tipo: “siccome ci sono meno donne che si iscrivono a ingegneria meccanica questa è probabilmente la prova definitiva che le donne sono meno portate per determinate cose.” Questo tipo di ragionamenti può condurre a teorie di tipo razzista come quelle da me sopra elencate. solo che per alcuni utenti di questo forum è accettabile nel caso si parli di donne/uomini facendo così pane e panelle di coerenza e logica.
erica(Quota) (Replica)
erica docet:
“avevo notato la tendenza ad una certa superficialità e grossolaneria, frutto ovviamente di un certo pregiudizio ideologico, del tipo: “siccome ci sono meno donne che si iscrivono a ingegneria meccanica questa è probabilmente la prova definitiva che le donne sono meno portate per determinate cose.” Questo tipo di ragionamenti può condurre a teorie di tipo razzista come quelle da me sopra elencate. solo che per alcuni utenti di questo forum è accettabile nel caso si parli di donne/uomini facendo così pane e panelle di coerenza e logica.
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Sì, ma basta con queste stupidaggini (è un eufemismo), perché non se ne può veramente più, eh!
Dunque:
Nel 2001 una riunione dei rettori di nove università americane d’élite chiese “cambiamenti significativi”, come destinare sovvenzioni e borse al personale docente femminile, riservare ad esso i parcheggi migliori nel campus e garantire che la percentuale di donne nel corpo docente corrisponda a quella delle studentesse.
Ma in queste storie di messaggi negativi, barriere invisibili e pregiudizi sessuali c’è qualcosa di strano. Il metodo scientifico consiste nell’avanzare ogni ipotesi che possa rendere conto di un fenomeno ed escluderle una dopo l’altra conservando soltanto quella giusta. Gli scienziati apprezzano chi è capace di elaborare spiegazioni alternative e da chi sostiene un’ ipotesi ci si aspetta che confuti le altre, anche le più improbabili. Eppure, nei dibattiti in ambito scientifico è raro persino che si menzioni un’alternativa alla teoria delle barriere e dei pregiudizi. Una delle eccezioni è una scheda che accompagnava nel 2000 un servizio di “Science”, in cui veniva citata una relazione presentata alla National Academy of Engineering da Patti Hausman, studiosa di scienze sociali:
“La domanda sul perché le carriere nel campo dell’ingegneria non vengano scelte da un maggior numero di donne ha una risposta piuttosto ovvia: perché a loro non piacciono. Ovunque si guardi, si troveranno molte meno donne che uomini affascinate da ohm, carburatori e quark. Rifare i programmi di studi non mi renderà più interessata a imparare come funziona la mia lavapiatti.”
Una eminente ingegnere, seduta fra il pubblico, denunciò immediatamente quest’analisi come “pseudoscientifica”. Ma Linda Gottfredson, esperta di letteratura sulle preferenze vocazionali, fece notare che Hausman aveva i dati dalla sua parte:”In media, le donne sono più interessate a trattare con le persone e gli uomini con le cose”.
I test vocazionali indicano anche che i ragazzi sono più interessati a occupazioni “realistiche”, “teoriche” e “investigative”; le ragazze a occupazioni “artistiche” e “sociali”.
Quelle di Hausman e Gottfredson, però, sono voci isolate. Il gap fra i sessi è quasi sempre analizzato nel modo seguente: ogni squilibrio fra uomini e donne in materia di occupazioni e retribuzioni è prova diretta di pregiudizi sessuali, se non nella forma di aperte discriminazioni, in quella di messaggi scoraggianti e barriere invisibili. La possibilità che fra uomini e donne vi possano essere differenze che influiscono sui lavori che svolgono e su quanto guadagnano non può essere menzionata in pubblico, perché danneggerebbe la causa della parità sul lavoro e gli interessi delle femmine.
E’ questa convinzione che ha fatto sostenere a Friedan e Clinton, per esempio, che non avremo raggiunto la parità fra i sessi finché uomini e donne non saranno ugualmente rappresentati e pagati in “tutte le attività professionali” (quindi anche in miniera…).
Nel 1998 Gloria Steinem e Bella Abzug, membro del Congresso, in un’ intervista televisiva definirono l’idea stessa di differenze fra i sessi una “scemenza”, una “sciocchezza antiamericana” e quando ad Abzug fu chiesto se parità fra i sessi significasse numeri uguali in ogni campo (quindi anche in fonderia e nei cantieri…), la sua risposta fu:”Cinquanta e cinquanta, assolutamente”.
Quest’analisi del gap fra i sessi è diventata anche la posizione ufficiale delle università. Che i rettori degli atenei d’élite degli Stati Uniti siano pronti ad accusare i colleghi di odiosi pregiudizi senza nemmeno prendere in considerazione spiegazioni alternative – per accettarle o rifiutarle, non importa -, dimostra quanto il tabù sia profondamente radicato.
Il problema di quest’analisi è che l’ineguaglianza negli esiti non può essere portata come prova di un’ineguaglianza di opportunità, a meno che i gruppi comparati non siano identici in ogni tratto psicologico, cosa che potrebbe avvenire solo se fossimo tabulae rasae (non lo siamo).
Ma accennare alla possibilità che il gap fra i sessi sia dovuto, almeno in parte, a differenze fra i sessi rischia di far scoppiare una guerra…
Chi osa farlo deve aspettarsi di venir accusato di “volere tenere le donne al loro posto” o di “giustificare lo status quo”. Il che non è meno insensato che accusare uno scienziato che studi i motivi per cui le femmine vivono mediamente più a lungo (salvo in Paesi come il Nepal e pochissimi altri) di “volere che i vecchi di sesso maschile muoiano”. Lungi dall’essere una manovra architettata dagli uomini per difendere i loro interessi, le analisi che mettono in luce le pecche della teoria della barriera invisibile vengono in larga misura da donne, come Hausman, Gottfredson, Judith Kleinfeld, Karen Lehrman, Cathy Young e Camille Benbow, le economiste Jennifer Roback, Felice Schwartz, Diana Furchtgott-Roth e Christine Stolba, la studiosa di diritto Jennifer Braceras e, con maggiori riserve, l’economista Claudia Goldin e la studiosa di diritto Susan Estrich.
Sandro2(Quota) (Replica)
Su genere e sesso. Inoppugnabile la deduzione di Rino, se non esistono le differenze base dovute al sesso, i generi in realtà possono essere quanti ne vogliamo. E infatti se ne elencano almeno 5. U, D, OmoM, OmoF, Trans, più combinazioni varie e transeunti. E con ciò cade tutto lo statuto antropologico da sempre costitutivo e condiviso dell’intera umanità. Evidentemente erano tutti poveri stupidi o maschi criminali che con la forza avrebebro imposto al sesso femminile di riconoscersi anche come genere “naturale”. Perchè così è sempre stato. Non che dappertutto maschi e femmine siano sempre identici a se stessi, ma sempre ogni civiltà ha codificato ciò che per essa era maschile e ciò che era femminile, e sempre, fondamentalmente, era tracciata una linea di demarcazione simile. Il problema dei diritti riconosciuti o meno all’uno e all’altro è problema diverso. Oggi ogni soggetto può accedere a tutto indipendentemente dal sesso, ma ciò non toglie che maschi e femmine continuino a rappresentare due universi diversi, per quanto ovvviamente partecipi di identità umana e quindi portatori con pienezza di uguale dignità.
L’ideologia gender rompe questa concezione contro ogni evidenza scientifica e di buon senso. Ci sono ormai prove su prove che i bambini maschi e femmine, fin dalla più tenera età e quindi non “modellati” dall’aeducazione, hanno comportamenti e interessi diversi. Per contro, quando si sono tentati sciagurati esperimenti di educare un maschio come una femmina o viceversa, si è prodotto in quelle persone disequilibrio e disperazione fino al suicidio, come nel notissimo caso in USa.
Ciò nonostante la protervia e l’arroganza dei fautori dell’ideologia del Gender non si fermano, fino ad aver colonizzato l’Onu le sue Agenzie, che su quel presupposto indimostrato e indimostrabile fondano ogni politca e la impongono ai succubi governi nazionali, dando tutto ciò come ovvio, scontato, normale, nazionali.
Per far passare questa aberrazione è necessario eliminare l’ostacolo, ossia quella che viene considerata l’imposizione patriarcale, ossia deve essere svalorizzato tutto ciò che è maschile.
Le conseguenze di quell’ideologia sono che ogni differenza in qualsiasi campo fra uomini e donne, tranne laddove sarebbe scomoda l’uguaglianza, diventano frutto di discriminazione da rimuovere per legge, con ciò in realtà discrimanando i singoli soggetti.
Il risultato è la più spaventosa omologazione che mai la storia abbia prodotto. Individui con identità multiple, quindi senza identità, perdita di ogni differenzae quindi di ogni ricchezza umana.
E inoltre, se i generi sono tanti, perchè non assicurare a ciascuno di essi la sua bella quota di rappresentanza? Se si fosse logici e coerenti questo dovrebbe essere l’obbiettivo. Limitarsi invece a uomini e donne, significa in realtà che si ammette, senza dirlo, che i sessi sono due e che su di loro e sulle loro differenze si modellano i generi. Il resto sono variazioni sul tema ininfluenti sulla sostanz del problema, oppure “errori” di natura. Il che non significa che i portatopri di varianti non debbano godere degli stessi diritti di tutti, ma copme ho già detto, questo è un altro problema.
armando
armando(Quota) (Replica)
ho scritto sulla posta di Gi4nna Sch3lotto, nota sessuologa e psichiatria autrice di “Donne che amano troppo”. la mia domanda riguarda la sostanziale incapacità delle donne di praticare sesso ludico
http://forum.corriere.it/questioni_damore/10-10-2011/percha-a-voi-donne-non-piace-il-sesso-fine-a-se-stesso-1898698.html
curiose le risposte.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Non leggo risposte però al tuo quesito…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
le risposte sono nella pagina principale nelle giornate 11 e 12 ottobre.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Ho letto le risposte e francamente non ho trovato nulla di nuovo rispetto a ciò che già conoscevamo. Molte banalità e qualche mezza verità sbocconcellata e sparsa qua e là.
Forse, fra tutte, questa è una delle più sensate, sia pur parzialmente (a patto di depurarla della banalissima considerazione finale che contraddice le altre due, ma si sa che la logica e il principio di identità e non contraddizione non è il forte del “femminile”…):”Un motivo biologico scritto dalla natura nel DNA. Voi dovete spargere più seme possibile noi dobbiamo cercare il miglior maschio per procreare e possibilmente tenercelo per farci proteggere e sfamare. Un motivo culturale scritto da 2000 anni di cristianesimo e di storia. Dobbiamo essere monogame fedeli e il sesso si fa nel matrimonio. Il motivo più importante. Ci viene fame solo se il cibo ci sembra nutriente. E il sesso senza amore t’abbuffa magari lì per lì, ma non nutre”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ho apprezzato dedé, che usa solo accenti acuti, l’11 ottobre:
“La vita su questo pianeta é in fondo semplice.
Noi uomini ci siamo evoluti per avere incontri multipli e disseminare il più possibile.
La cultura, la storia e le necessità pratiche si sono invece sviluppate verso una monogamia funzionale. L’istinto femminile, dopo aver fatto una valutazione del maschio che ha davanti, decide se é abile per procreare e perpetuare la specie. E’ chiaro che la loro responsabilità é più grande proprio perché creatrici di vita.
Una volta che uomini e donne saranno coscienti di queste premesse, allora soprattutto noi uomini saremo portati a comprenderle meglio e loro magari diventeranno più comprensive delle nostre limitazioni.
Soprattutto la conclusione, anche se invece di “le nostre limitazioni” avrei detto “le nostre specifiche” (come quando si parla di un prototipo, di un modello di aereo o altro). Se infatti accettiamo che il limite (svantaggio o specifica o altro) del maschio sia il maggiore appetito sessuale, dovremmo poter accettare anche il fatto che il limite (svantaggio o specifica) della femmina sia la “condanna” evolutiva a cercare (anche) altro.
dia(Quota) (Replica)
“Soprattutto la conclusione, anche se invece di “le nostre limitazioni” avrei detto “le nostre specifiche” (come quando si parla di un prototipo, di un modello di aereo o altro). Se infatti accettiamo che il limite (svantaggio o specifica o altro) del maschio sia il maggiore appetito sessuale, dovremmo poter accettare anche il fatto che il limite (svantaggio o specifica) della femmina sia la “condanna” evolutiva a cercare (anche) altro”. (Dia).
Sono in parte d’accordo, anche se il fatto che l’autrice del post, consapevolmente o meno, abbia scelto di utilizzare il termine “limiti” e non “specificità”, come tu stessa hai giustamente sottolineato, ci dice molto chiaramente quale sia il suo atteggiamento interiore (nei confronti degli uomini)…
Nondimeno il riconoscersi reciprocamente nelle proprie diversità sarebbe un grande passo in avanti, condizione essenziale per la ripresa di un possibile ipotetico futuro confronto fra i sessi.
Durante l’incontro di lunedì, quando ho spiegato (anche con esempi molto pratici) quale violenza costituisca per i maschi l’essere sistematicamente sottoposti al bombardamento sessuale senza sosta (sistematica sollecitazione-frustrazione del desiderio sessuale), mi sono reso conto che la quasi totalità delle donne presenti non si rendevano neanche conto di ciò che stavo dicendo. Era come se il problema non sussistesse, molto probabilmente proprio dovuto al fatto che esse non vivono questo problema. E ciò che per i maschi è una specie di tortura sistematica alla quale devono, obtorto collo, fare l’abitudine, fin dalla tenera età, per loro è una sorta di “non problema”, nel senso che la questione non si pone neanche (né tanto meno, sia chiaro, si preoccupano che per gli altri possa invece esserlo…).
Personalmente ritengo questa incapacità di “leggere” la problematicità e la specificità dell’altro, molto grave. Volendo utilizzare uno dei miei soliti banalissimi esempi, è come se gli uomini non avessero percezione della potenzialità distruttiva della loro forza fisica laddove fosse usata contro una donna. Secondo me i due aspetti sono sullo stesso piano, anche se ipocritamente la violenza fisica viene stigmatizzata come più grave, probabilmente perchè immediatamente evidente.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
ma non è un uomo l’autore del commento? Mi sembrava dicesse “noi uomini”, ma forsse ho capito male. E’ fatto male quel blog, non si capisce come si devono leggere tutte le risposte di seguito…
questa incapacità di “leggere” la problematicità e la specificità dell’altro, molto grave.
sono d’accordissimo, per questo deve valere nei due sensi. E’ grave non cercare di essere onesti con se stessi e con gli altri, nei giudizi. Ognuno deve fare i conti con la sua programmazione di base, col suo sistema operativo, ma anche “vedere” e rispettare quello dell’altro. In una parola bisogna venirsi incontro.
dia(Quota) (Replica)
Sì, è vero, hai ragione, non ci avevo fatto caso, ma non cambia nulla; la sostanza del discorso è la stessa. Anzi, il tutto è ancora più significativo perchè ci conferma appunto come sono combinati molti uomini che addirittura vivono la propria specificità di genere come un “limite”.
A parti invertite non credo proprio che ci sia una donna che si esprima in questi termini relativamente alla propria appartenenza di genere e alla/e specificità che da questa ne derivano.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
sì, una c’è, la mia nipote più piccola. Quando a cinque anni le chiesi perché giocava solo coi maschi, mi rispose: “Perché i maschi se gli chiedi se puoi giocare ti rispondono o sì o no. E basta. Le femmine invece ti dicono: ‘Sì, ma me lo devi chiedere per favore’.” Ho pensato: che genio! Come in quella foto che gira sulle differenze dei sistemi operativi: il maschio funziona con un solo interruttore on/off. La femmina ha una pulsantiera da qui a lì.
dia(Quota) (Replica)
Quoto tutto il discorso di Fabrizio, con una piccola postilla riguardante questa frase: (non sarò breve.. ahimè perdonatemi)
Qui quando dici: “Durante l’incontro di lunedì, quando ho spiegato (anche con esempi molto pratici) quale violenza costituisca per i maschi l’essere sistematicamente sottoposti al bombardamento sessuale senza sosta (sistematica sollecitazione-frustrazione del desiderio sessuale), mi sono reso conto che la quasi totalità delle donne presenti non si rendevano neanche conto di ciò che stavo dicendo. Era come se il problema non sussistesse, molto probabilmente proprio dovuto al fatto che esse non vivono questo problema.”
Il discorso è lungo e complesso, il paragone tra la percezione della potenzialità distruttiva di un’aggressione fisica maschile e la percezione della potenzialità sessuale femminile lo condivido e lo considero corretto, ma ritengo che le diverse percezioni non nascano soltanto dal non vivere il disagio.
Ora, è vero, la maggior parte delle donne non “capisce” la sofferenza provata dalla pressione della continua esibizione sessuale in un uomo. Però è invero difficile capire la sofferenza altrui se non la esprime, ma anzi se continua a manifestare desiderio e non disagio. In questo senso, posso capire che anche gli uomini esprimano la vitalità sessuale maschile come una “limitazione” Naturale, ma pur sempre una limitazione, così come da molte donne la maternità viene considerata una specifica naturale limitante.
Se io chiedo a qualsiasi persona se sarebbe disposta a tollerare uno schiaffo avrò risposte diverse, ma sicuramente nessuna (a parte pochi masochisti ) si dichiarerà felice e aspirerà a ricevere schiaffi o violenza fisica, uomo o donna che sia. (e probabilmente con prese di posizioni più nette nella parte femminile forse dovuta alla maggior paura). Se io chiedo a qualsiasi persona se sarebbe disposta a tollerare una persona dell’altro sesso di bell’aspetto che gli danza davanti nudo/a con mosse sensuali, è probabile che la percentuale degli intolleranti scenderebbe di molto e che salirebbe la percentuale di chi , anzi, magari si dichiarerebbe felice di assistervi (e probabilmente la percentuale media degli uomini sarebbe maggiore).
A mio avviso, poi, la differenza fra la maggior forza fisica maschile e la maggior attrattiva sessuale femminile sta anche nell’etica e nella morale. La forza fisica (chiamiamola “bruta”, ma ovviamente non voglio dare connotazioni negative al termine) è sulla strada dell’inutilità (viene resa inutile), anche quando quest’energia è convogliata verso una strada costruttiva e non distruttiva (non so se mi spiego, ma un ingegnere edile è “socialmente” valutato di più di un muratore, come a dire che consideriamo meglio avere un grande cervello piuttosto che grandi muscoli (e d’altronde è stata la nostra strada evolutiva).
A parti invertite, l’attrattiva sessuale femminile segue la strada inversa: viene incentivata (tanto che si comincia ad assistere al fenomeno degli uomini che tentano di valorizzare la loro attrattiva fisica, si parla di epoca in cui viene dato risalto al corpo, all’apparenza estetica etc.)
Rita(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi: Durante l’incontro di lunedì, quando ho spiegato (anche con esempi molto pratici) quale violenza costituisca per i maschi l’essere sistematicamente sottoposti al bombardamento sessuale senza sosta (sistematica sollecitazione-frustrazione del desiderio sessuale), mi sono reso conto che la quasi totalità delle donne presenti non si rendevano neanche conto di ciò che stavo dicendo. Era come se il problema non sussistesse, molto probabilmente proprio dovuto al fatto che esse non vivono questo problema. E ciò che per i maschi è una specie di tortura sistematica alla quale devono, obtorto collo, fare l’abitudine, fin dalla tenera età, per loro è una sorta di “non problema”, nel senso che la questione non si pone neanche (né tanto meno, sia chiaro, si preoccupano che per gli altri possa invece esserlo…).
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Per loro si pone da un altro punto di vista: cancellare dai media e in generale dalla società, aspirazione al limite dell’utopia, tutte le varianti delle sollecitazione sessuale, dalle immagini delle veline, passando ai night clubs, fino alla prostituzione, tutte forme di “degradazione della donna” per l’attuale femminismo, significa accrescere il potere che la donna dispone nei confronti dell’uomo. Se infatti vogliamo individuare le ragioni di subalternità maschile al cospetto del femminile, vi è senza dubbio, oltre alla lettura femminista della storia che ingenera il senso di colpa nell’uomo, quell’ asimmetria sessuale più volte evidenziata, che finirebbe per essere ancor più accresciuta qualora la “crociata” femminista di cui sopra raggiungesse il suo obiettivo. Ecco perchè questa battaglia non può essere di chi è critico nei confronti del femminismo, anche se spesso trovo una cuoriosa convergenza di obiettivi tra femministe e anti-femministi, un collante rappresentato dal tema della “provocazione sessuale” che sempre mi ha lasciato molto scettico. In una società come quella italiana, in cui la sessualità, che rimane comunque un bisogno di primo livello per gli umani, non è ancora uscita dai confini della relazione “seria” tra partner di diverso sesso, altro discorso per l’omosessualità, privarsi della sua variante “commerciale”, in tutte le sue versioni, significherebbe commettere un grave autogol. Anzi questa andrebbe sviluppata, perchè significa depotenziare il femminismo. Sul tema della “provocazione sessuale”, ho ricordato in un’altra occasione che nelle società primitive, dove il nudo è esibito, non c’è alcuna subalternità del maschile al cospetto del femminile. Le uniche strade per superare questa subalternità, oltre alla destrutturazione della lettura femminista della storia, non sono certamente la censura dellle immagini femminili “osè” nei media, bensì la liberazione della sessualità mediante una forma di sesso ludico, che io interpreto in un’accezione ristretta, possibilità assai remota come sappiamo, oppure il potenziamento della sessualità “commerciale”. Insomma, o si libera la sessualità oppure la si trasformi in un qualcosa di puramente commerciale alla portata di tutti, liberandola da tutto quel falso romanticismo che la avvolge.
So che queste mie considerazioni non sono fatte proprie nè da Fabrizio nè dal altri aderenti/simpatizzanti di Uomini Beta, ma questo è il mio punto di vista.
Alessandro(Quota) (Replica)
“So che queste mie considerazioni non sono fatte proprie nè da Fabrizio nè da altri aderenti/simpatizzanti di Uomini Beta, ma questo è il mio punto di vista”. (Alessandro)
Non è affatto vero, Alessandro, ti sbagli, eppure ne abbiamo parlato molte volte. Sono un aperto sostenitore della libera sessualità (sesso ludico), come ben sai, e ritengo che proprio quest’ultima sia l’esatto contrario dello “smutandamento” sistematico cui siamo sottoposti fin da quando siamo adolescenti (con effetti devastanti sulla nostra psiche) che ha come obiettivo quello di tenere gli uomini costantemente sulla corda in una spirale infinita di sollecitazione –frustrazione del desiderio, esattamente come si fa con un cavallo quando gli si mette un ortaggio davanti al muso per farlo camminare stirandogli il collo sempre più in avanti (lo stesso esempio che ho utilizzato alla riunione di lunedì scorso).
Alla base di tutto questo, come ben sappiamo, c’è la ragione strumentale e mercantile dominante, applicata alla sfera della sessualità, e quindi dell’emotività (psicosfera). Il sesso ludico (liberazione sessuale) è esattamente il contrario di questo devastante meccanismo.
In una società ipoteticamente libera dal punto di vista sessuale, tutto ciò non avrebbe infatti senso di esistere per la semplice ragione che la sessualità sarebbe vissuta in modo del tutto naturale e privo di condizionamenti artificiali e artificiosi. A quel punto, come accadeva e tuttora accade in alcune regioni del pianeta, girare a seno nudo o addirittura nude/i non avrebbe (e non ha) nessuna controindicazione (né tanto meno gli effetti sulla psiche maschile a cui facevo riferimento prima), proprio perché in quel caso non ci sarebbe (e non c’è) nessun collegamento diretto o indiretto con la concezione capitalistico-occidentale del sesso, ridotto a strumento di dominio (del femminile sul maschile) e di contrattazione mercantile (psicologicamente e culturalmente parlando, prima ancora che praticamente) fondamentale per alimentare il sistema stesso. Una concezione che solo degli idioti o delle persone in mala fede possono ancora ostinarsi a considerare come libertà sessuale.
E’ quindi evidente che ciò che chiamiamo “smutandamento” marcia di pari passo ed è in una relazione direttamente proporzionale con una sostanziale repressione sessuale, o meglio, con la canalizzazione della sessualità all’interno di determinati binari (quelli appunto della ragione strumentale) che nulla hanno a che vedere con una libera sessualità.
Insomma, per dirla con una battuta, se me la passate, più si alzano gli spacchi delle minigonne e più questo sta a significare che ci troviamo in un contesto dove il sesso, al di là delle apparenze, non è affatto libero. Poi se in una società ipoteticamente libera decidiamo, per gioco, di metterci la minigonna, il perizoma, le calze a rete, le autoreggenti, il reggicalze e/o tutti gli orpelli del caso perché la cosa ci diverte e siamo in una società talmente libera da poterci permettere di giocare anche con questi strumenti di “seduzione”, che si giochi pure liberamente. Ma appunto, questo sarebbe un gioco. Sappiamo perfettamente che ciò che forse troppo grossolanamente abbiamo definito “smutandamento” è ben altro. E non è affatto un gioco, anche se viene spacciato per tale…
Non ci siamo mai compresi su questo aspetto, caro Alessandro, e non riesco a capirne le ragioni. Spero di essere finalmente riuscito a spiegarmi.
Fabrizio
p.s. così forse sarò ancora più chiaro: sposo totalmente, da questo punto di vista (diversità di natura ontologica a parte di cui siamo ben coscienti), gli articoli di Paolo Barnard sul tema (“Dalla”, “Sono andato a puttane”, “Inchiodate al muro della pavidità”)
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Rita
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Ora, è vero, la maggior parte delle donne non “capisce” la sofferenza provata dalla pressione della continua esibizione sessuale in un uomo. Però è invero difficile capire la sofferenza altrui se non la esprime, ma anzi se continua a manifestare desiderio e non disagio.
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A mio parere non lo capisce quasi nessuna – quindi molte di più della maggior parte – ma a parte questo, è vero quanto tu evidenzi, giacché gli uomini – sia italiani che stranieri – molto raramente manifestano disagio; anzi, di norma trovano divertente ed eccitante tutto ciò.
Inoltre, in numerosissimi casi, continuano a descrivere realtà che nella vita di tutti i giorni NON esistono, tipo quella secondo cui oggi sarebbero le femmine a prendere l’iniziativa.
Al riguardo, non molto giorni fa, mi è capitato di avere una breve discussione con un tarchiato quarantenne, il quale sosteneva che “oggi sono loro a venire da te”. Allorché ho replicato:”Fammi capire, tu quando vai per i locali o in giro per la città, le femmine ci abbordano, ti invitano a cena e poi ti chiedono di far sesso?”
Sua risposta:”Vabbè, che c’entra…”
Ripeto: l’uomo medio – ripeto: medio; non quello che riesce ad elevarsi dalla massa – è un totale idiota in materia di femmine.
Daniele(Quota) (Replica)
ho provato a mandare un paio di volte questo messaggio di risposta alla rubrica della Sch3lotto nazionale, ma non me l’ha mai pubblicata. Avrò mica svelato una verita “scomoda”?
tra l’altro un paio di concetti li ho presi in prestito da questo forum.
ho letto le risposte al mio precedente messaggio “perché voi donne non amate il sesso fine a se stesso?” e ne ho trovate alcune pertinenti. Ma solo anonima ed ExLazy hanno colto un aspetto cruciale: le donne sono iperselettive di natura e su un centinaio di uomini di età per loro significativa ne trovano fisicamente attraenti pochissimi, forse non piu di 3-4 e tutti gli altri sono per loro semplicemente anonimi. Per questo voi donne avete bisogno di altre motivazioni per fare sesso, dal coinvolgimento emotivo-sentimentale all’opportunismo economico, perché l’uomo medio non vi dice niente. Per essere stimolate eroticamente avete bisogno del bellissimo, del Keanu Reeves della situazione.
Per l’uomo è mediamente diverso: nonostante i nostri occhi siano costantemente saturati da immagini di maggiorate, di natura noi proviamo attrazione fisica anche per una donna comune o normale e ci basta vedere qualche cm di pelle scoperta per provare desiderio.
Questa è una delle ragioni di fondo per cui le donne hanno normalmente un potenziale erotico enormemente superiore agli uomini e spesso lo usano a proprio vantaggio.
Per appianare questa differenza le donne devono rinunciare ai propri privilegi naturali e adottare una sessualità piu simile a quella maschile. Del resto gli uomini hanno rinunciato ad esercitare la loro naturale supremazia e dominio fisico sulle donne per costruire una società di diritto, quindi adesso tocca a voi sacrificarvi.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Per appianare questa differenza le donne devono rinunciare ai propri privilegi naturali e adottare una sessualità piu simile a quella maschile. (fulvioterzapi)
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Riguardo alla questione delle donne incapaci di praticare gratuitamente il sesso fine a se stesso, scrissi una lettera ai maschi selvatici oltre otto anni fa, nella quale evidenziavo proprio le leggende che circolano al riguardo, ma pensare, come proponi te, che costoro rinuncino a certi loro naturali privilegi di spontanea volontà, “adottando” una sessualità più simile a quella maschile, è (per me) solo utopia.
Poi, intendiamoci, ognuno è libero di pensarla come vuole.
Fabio C.(Quota) (Replica)
infatti so bene che da sole difficilmente rinuncerebbero a questo vantaggio, per questo dico che è opportuno educarle fin da piccole in modo che sviluppino la mentalità per praticare sesso puro e semplice. è un sacrificio da fare per il bene della collettività dal momento che le società piu liberate sessualmente come quelle scandinave sono piu pacifiche rispetto a quelle piu repressive.
fulvioterzapi(Quota) (Replica)
Le femmine=tutto e il contrario di tutto.
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http://www.pianetadonna.it/coppia/sentimento/rivincita_galanteria.html
La rivincita della galanteria
di Anastasia Meloni – 13 luglio 2009
Secondo un recente sondaggio le donne amano ancora chi le corteggia con gesti galanti, come il più classico degli inviti a cena. Ma non basta: il partner ideale deve anche essere aperto e disponibile, no ai finti-misteriosi
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Chi ha detto che le donne di oggi sono diventate tutte mangiatrici di uomini? Basta con questi falsi miti. L’emancipazione e i tempi moderni ci hanno forse reso più intraprendenti e abbiamo imparato che anche noi possiamo prendere l’iniziativa con gli uomini. Eppure il mito del principe azzuro resiste. Anzi, a quanto emerge da un sondaggio, tantissime donne apprezzano ancora l’uomo galante che offre loro una cena romantica.
Secondo un’indagine realizzata da PUATraining, una società internazionale che fornisce corsi di seduzione, ben il 42% delle donne vorrebbe essere corteggiate e conquistate con un gesto cavalleresco, come ad esempio un invito al ristorante. L’indagine è stata condotta su un campione di 10.000 donne di età compresa tra i 10 e i 40 anni. Altri dati interessanti emersi: nonostante il “rimorchio” virtuale sia ormai tanto diffuso, solo il 10% delle intervistate preferirebbe un approccio tramite chat, e solo uno sparuto 3% si accontenterebbe di una dichiarazione al telefono o via sms.
D’altro canto sono ancora molto quotati gesti tradizionali come il mazzo di fiori (scelto dal 28% del campione) e i cioccolatini (12%). Brusco calo invece per la lettera scritta a mano, gesto romanticissimo, ma scelto solo dal 5% delle donne intervistate.
Nel sondaggio PUATraining, oltre ai gesti amati dalle donne, è compresa anche un’ampia sezione dedicata a tutti gli atteggiamenti da evitare assolutamente, almeno al primo appuntamento. Cosa bisogna evitare come la peste? In cima alla lista dei comportamenti no c’è la vanità: chi parla troppo di se stesso, magari vantandosi, non è affatto simpatico, e ciò vale per il 31% delle intervistate. Allo stesso modo va evitato l’estremo opposto: il 27% del campione del sondaggio non sopporta ll’atteggiamento disfattista e svogliato. Quindi non bisogna essere nè troppo pieni di sè, nè troppo nichilisti: sono benvenute le vie di mezzo.
Altro curioso aspetto? Il 20% delle donne intervistate non sopporta chi fa troppo il misterioso, non rivelando la propria personalità, e rifugiandosi in un modo di fare costruito. Altre tipologie di uomini poco popolari? Sicuramente i maleducati (non accettati dal 16%), mentre non sembra più così mal giudicata l’avarizia: solo il 6% delle intervistate rifugge a tutti i costi l’uomo avaro. Sarà forse colpa della crisi? Fatto sta che a quanto pare le donne non pretendono più che l’uomo si accolli tutte le loro spese: non è necessario e pregiudicante che sia solo lui a pagare il conto. Certo che, se il 54% delle donne trova ragionevole dividere in due il conto, un cospicuo 44% resta attaccato alla tradizione e pretende che sia l’uomo a pagare quando si va a cena fuori. Solo uno sparuto 2% osa andare contro tutte le consuetudini e non trova strano pagare la cena al fidanzato.
Sintetizzando gli esiti di questo curioso sondaggio, emerge il ritratto del conquistatore doc. E’ colui che che non fa mistero delle proprie tecniche di seduzione, sa mostrarsi interessante e pieno di hobby ma senza strafare, dolce e romantico quanto basta, e soprattutto un buon ascoltatore. Queste sono le caratteristiche in assoluto più apprezzate, mentre solo minoranze apprezzano chi ha uno stile di vita molto indipendente (12% delle intervistate) e chi si mostra molto misterioso (3%): insomma a quanto pare il mistero non è poi così intrigante in fatto di sentimenti.
Continua a vincere il romanticismo ma non solo: alle donne di oggi interessa avere un partner aperto e disponibile, pieno di interessi e valori da condividere. Ben venga un uomo galante che ci offre la cena, ma non è certo quella l’unica cosa che conta in un rapporto.
Sandro2(Quota) (Replica)
Le femmine=tutto e il contrario di tutto.http://www.pianetadonna.it/coppia/sentimento/rivincita_galanteria.html
Cosa bisogna evitare come la peste? In cima alla lista dei comportamenti no c’è la vanità: chi parla troppo di se stesso, magari vantandosi, non è affatto simpatico, e ciò vale per il 31% delle intervistate. Allo stesso modo va evitato l’estremo opposto: il 27% del campione del sondaggio non sopporta ll’atteggiamento disfattista e svogliato. Quindi non bisogna essere nè troppo pieni di sè, nè troppo nichilisti: sono benvenute le vie di mezzo.
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Mi raccomando allora, da stasera tutti a seguire queste regole, tutti vie di mezzo. Mi fanno rabbia gli uomini col sorrisetto che stanno dietro a queste pagliacciate, per non dire ricatti. Ma vi sembrano intelligenti queste richieste? Per me meritano un vaffa!
Leonardo(Quota) (Replica)
“pieno di interessi e valori da condividere”. Si, interessi bancari e valori mobiliari. E’ una battuta, ma per molte donne, per fortuna non tutte, non troppo lontana dalla realtà.
armando(Quota) (Replica)
E poi alto ma basso, silenzioso ma loquace, biondo ma moro, elegante ma casual, magro ma grasso, spiritoso ma serio, e soprattutto con una scopa in culo incorporata per ramazzare la stanza a comando.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
E’ uscito in dvd e blu ray L’ultimo tango a Parigi, che molti considerano incomprensibile, mentre io l’ho compreso abbastanza bene (lo avevo già visto in passato), tanto che il regista (Bertolucci, di cui non ho visto altri film) mi ha dato ragione nell’intervista contenuta tra gli extra del blu ray, e cioè che nasce da un suo sogno erotico di incontrare una donna sconosciuta in un appartamento vuoto per una realazione di solo sesso… non rivelo il finale, ma mi da ragione anche quello.
Leonardo(Quota) (Replica)
Leggete pure ‘sta roba qua…
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>>
D, la Repubblica delle donne; 24-30 dicembre 1996, n. 31
>>
PAGA LUI O PAGA LEI?
Parità: una bandiera d’altri tempi.
Anche le più convinte femministe anni 70
stanno cambiando idea. E intorno vedono
solo il deserto delle buone maniere…
>
di Roberta Tatafiore
>
Sei allegre signore in vacanza in Alto Adige decidono di concedersi una serata speciale.
L’hotel Corona di Vipiteno è famoso per il suo ristorante raffinato: tutto asburgico, dai pizzi
delle tovaglie ai piatti di porcellana alle pareti, con cameriere rigorosamente in costume sud tirolese (ma non quello di cotonina che si vende alle turiste) e capi camerieri rigorosamente in frac.
Le nostre, ossequiate, siedono al tavolo odoroso di candele leggermente profumate al pino e attendono la carta per ordinare. Imbarazzo. Il maitre traccheggia. Non si decide a consegnare loro la lista dei cibi e dei vini rilegata in cuoio brunito. Deve intervenire la proprietaria del ristorante, Frau Renate, che parlotta sottovoce con il maitre. E la carta arriva. Le nostre signore bevono e mangiano divinamente, ma non dimenticano quell’impaccio iniziale: pagano soddisfatte per i soldi ben spesi e chiedono di parlare con la padrona. Per complimentarsi e per sapere che cosa fosse successo all’inizio. Renate prende confidenza (tra donne, si sa!) e trascina le ospiti a visitare la cantina. Davanti a variopinti bicchieri da degustazione, ognuno diverso dall’altro per esaltare i diversi bouquet, svela l’arcano. Nel suo ristorante ci sono due tipi di carte del menu: quelle per i signori, con i prezzi, e quelle per le signore, senza prezzi.
Un’idea di Renate, un tocco in più di raffinatezza nostalgica. Le nostre signore, Renate compresa, ridono complici: sette donne emancipate e un po’ brille sghignazzano sui residui del passato.
Residui? Ma siamo poi così sicuri?
A sentire una delle partecipanti a quella divertente serata altoatesina, Adriana Papaleo, proprietaria di diversi negozi di abbigliamento a Catanzaro, dal come uomini e donne maneggiano i soldi negli acquisti emerge uno spaccato sociale ancora molto tradizionale: le donne pagano in contanti o con carte di credito “povere”, gli uomini esibiscono assegni o carte di credito prestigiose. Le donne vanno a comprare da sole i vestiti di stagione, gli uomini accompagnano le donne al momento dei saldi e controllano con meticolosità la merce, spesso abbondante, acquistata. Poi pagano con gesti vistosi, come se volessero mostrare che sono ancora loro ad avere l’autorità quando si tratta di fare “investimenti di famiglia”.
Adriana Papaleo racconta anche di una cara amica, arrivata trafelata e raggiante nel negozio sventolando un assegno in bianco. Glielo aveva regalato il fidanzato di turno per rinnovare tutto il guardaroba.
Si sbizzarrì: scelse i vestiti più costosi e sexy.
Le due G, Geld (soldi) e Geschlecht (sesso), vanno insieme, diceva il caro vecchio Freud, sempre per rimanere in clima asburgico. Il denaro è una metafora potente per risalire alle nevrosi che hanno sempre a che fare con questioni erotiche. E l’erotismo che impatta sul denaro si può giocare anche in trattoria.
“Io non conosco mezzi termini”, dice Angela Garbini, studentessa universitaria romana, “mi sento libera, massimamente libera, quando posso ‘prendere’ da un uomo che mi piace. Anzi, specialmente se mi piace.
Ma mi piace anche sfidare: invitarlo a cena e pagare il conto con apparente noncuranza. Funziona anche da provocazione sessuale: vediamo se sei capace, ora che sei in mio potere!”.
“Già che spendo i miei denari, mi voglio divertir”, cantava Don Giovanni. La Donna Giovanna, figlia di un ribaltamento epocale, fa tendenza.
Tendenza confermata da una breve inchiesta tra le trattorie e i ristorantini a luci soffuse di Borgo, quartiere romano addensato alla destra di San Pietro.
Fausto, cameriere da quarant’anni in ristoranti di buon livello, ha la statistica sulla punta della lingua: nel 70% delle coppie paga lui, nel 30% paga lei.
“Alla romana” – cioè ognuno per sé – pagano soltanto i turisti, le comitive, i gruppi di donne sole, che sono sempre più frequenti e i preti. La parità, evidentemente, va di moda solo in pizzeria. E nella coppia il ribaltamento dei ruoli è ancora molto più intrigante della parità.
Parità, bandiera d’altri tempi. Anche le terribili femministe rivendicative degli anni Settanta l’hanno lasciata cadere. Una che all’epoca ha sostenuto il conto e il coito paritario cerca di convincere la figlia ventenne a non essere così rigida:”Mi guardo intorno e vedo il deserto del galateo”, dice, “uomini che non ti usano più la minima gentilezza, ragazzi e ragazze che non conoscono più l’arte del sedurre.
L’importante non è più riequilibrare la differenza tra uomini e donne, ma trovare un modo meno algido di vivere il gioco tra i sessi”.
Avesse avuto ragione la baronessa Reanziska zu Reventlow?
Era una scrittrice dissipatrice dei primi del secolo di stanza nel quartiere bohème di Schwabing a Monaco di Baviera.
Braccata dai debiti, scrisse un esilarante romanzo, Il complesso del denaro (Adelphi), in cui prende in giro le mode innovative dell’epoca: la psicoanalisi innanzitutto e il femminismo:”Io nutro il massimo rispetto per le ragazze e le signore che nella vita provvedono a se stesse, benché ritenga che l’esservi costrette sia prova di un deplorevole traviamento della divina provvidenza”.
“Oggi la provvidenza ci fa nascere emancipate. E’ un obbligo”, ride Susanna Schimperna, direttrice del mensile Blue, specializzato in scritti e disegni sull’immaginario erotico, “e c’è una gran confusione. Tutte le donne che conosco, compresa me, sono felicissime se lui paga. Tutte le donne che conosco, compresa me, si lamentano poi del fatto che, se lui paga, è un po’ come se si fosse comprato i tuoi sogni. Il sogno di una serata romantica, di un ‘cena e dopocena’, di un fidanzamento, di un amore che duri tutta la vita. Oggi che il sesso non è più un segno riconoscibile della nostra identità, né lo è l’abbigliamento o lo status professionale, solo i soldi sono un segno che non dà adito a equivoci. Per gli uomini, spendere soldi per una donna è un modo per assicurarsi un trofeo: una donna deve ‘costare’, altrimenti perde gran parte delle sue attrattive. Personalmente trovo che se un uomo comincia in modo tale che sia lui a pagare il ristorante o il week end, non si nasconde la verità dei rapporti. E tutto funziona meglio. Quale che sia l’esito della vicenda”.
“Io ho dovuto superare il complesso della parità”, dice Ileana Taddei, insegnante di Ancona.
“Quando uscivo i primi tempi con il mio attuale compagno, mi rendevo conto che lo aveva anche lui. Aveva paura di offendermi proponendo di pagare le serate che passavamo insieme. Al momento del conto in pizzeria, succedevano scene di insicurezza veramente comiche. Tutti e due tiravamo fuori i soldi, il più in fretta possibile, come se ci vergognassimo di quel conto in sospeso tra noi. Una sera mi sono vestita con cura particolare e ho proposto di andare nel migliore ristorante di pesce della costa. Ho constatato che grazie a quel trucco ho suscitato in lui un amore appassionato”.
Una coeva della baronessa geniale e spendacciona, Iva Rubinstein, scriveva al musicista Igor Strawinsky:”Caro amico, sono certissima che intorno al 1990 le donne avranno ottenuto tutto. Il loro potere in Occidente supererà perfino quello delle società matriarcali. Ma non daranno più amore e meno ancora ne riceveranno…Mi rallegra pensare che non vedrò un momento simile”.
Succede oggi che le donne che hanno raggiunto tutto, che possono pagare tutto, creino problemi soprattutto a se stesse.
Louise Kaplan, l’autrice di Perversioni femminili (Cortina editore), il libro rivelatore del perché le nevrosi delle donne si annidino negli anfratti del quotidiano, racconta che una sua paziente, professionista di successo, doveva mettere in scena, al ritorno nelle mura domestiche, la commedia della dipendenza da suo marito. Dipendenza sessuale, affettiva e anche economica. Nascondeva quello che guadagnava per paura che lui, altrimenti, non l’avrebbe più amata.
Aveva paura di non essere abbastanza donna e cominciava a soffrire di fobie. Aveva paura della parità.
La psicoanalista argentina Clara Coria si starà mettendo le mani nei capelli! Ha scritto il libro, Il denaro nella coppia (Editori Riuniti), per mostrare che se non c’è l’indipendenza economica della donna le cose vanno molto male. Sostiene che bisogna cominciare fin dal primo giorno a stabilire territori distinti di autonomia. Le cene pagate, i fiori regalati, i regali più o meno costosi del corteggiamento, scrive, abituano le donne a rimanere in un guscio di dipendenza e protezione che può diventare soffocante. La donna si abitua a svalutare la propria capacità produttiva e scivola facilmente nell’inattività fuori casa. Così, quando è l’uomo ad avere sulle spalle tutto il mantenimento familiare, si ha “la donna che accetta il denaro a goccia a goccia, l’uomo che sopporta la richiesta del giorno dopo giorno. Entrambi sfiniti. Entrambi ostinati nella ripetizione del proprio ruolo”.
A giudicare dalla riuscita del matrimonio di Paola e Andrea, maturi architetti romani e partner anche nella professione, la parità economica, come la vuole Clara Coria, fa bene alla coppia. Lui paga le spese dello studio, lei quelle della casa, decisione presa dopo aver appurato, con adeguati calcoli, l’equivalenza delle spese. Vanno in vacanza con la “cassa comune”, come i boy scout; ciò che ciascuno compra per la vita quotidiana, dal libro al tostapane, dai dischetti per il computer alla carta da lucido, deve avere analogo valore. Lui ha acquistato una barca, lei la casa in campagna. E la fantasia?
“Gli concedo di pagare qualche volta la cena al ristorante”, confessa Paola, “perché vedo che gli fa piacere”.
“Se un amico o un fidanzato mi invita a cena, faccio in modo di offrirgli poi un drink o di pagare il cinema”, dice Jessica, professione prostituta. A Milano, in un appartamentino indipendente.
“Credo che noi donne dobbiamo mandare messaggi chiari. Non ci dispiacciono le attenzioni di un corteggiatore, di un amico o di un amante, ma dobbiamo fargli capire subito chi siamo davvero. Gli uomini sono stressati e angosciati perché non capiscono più le donne con cui hanno a che fare. Non capiscono la donna che pratica la libertà, ma che poi è disposta a sfruttare il complesso del denaro che ogni uomo ha. Se non paga, lui non si sente nessuno. E siccome lui non ha la forza di cambiare, penso che tocchi a me essere più matura e mostrare la sicurezza di essere indipendente. Certo, quando una donna è veramente indipendente, paga un prezzo. Si prepara quasi sempre a vivere in solitudine”.
Allora, sorge un dubbio: che siano ormai solo le contabili del matrimonio e le esperte del binomio sesso-soldi a tenere alta la bandiera della parità economica?
Sandro2(Quota) (Replica)
Secondo voi potrebbe mai accadere il contrario…?
Eh, “miracoli” delle società “maschiliste” (?), che “disprezzano e odiano” le femmine.
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http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_08/burchia-marito-condannato-da-giudice-a-cena-romatica_222dc81a-524d-11e1-9430-803241dfdaad.shtml
STATI UNITI
Marito violento condannato
a «organizzare una cenetta romantica»
Il litigio per il compleanno dimenticato finisce in violenza
Il giudice ordina di portarla al ristorante più caro della città
L’insegna del Red Lobster L’insegna del Red Lobster
MILANO – L’ultima lite è scoppiata lunedì scorso per un banale battibecco tra moglie e marito: lei si era rammaricata che il coniuge non le aveva fatto gli auguri di compleanno. La discussione ha poi travalicato i confini, e l’uomo, Joseph Bray, ha spinto la donna sul divano di casa e le ha messo le mani intorno al collo. Arrestato e accusato di violenza domestica il 47enne della Florida è stato ora condannato a «portare la moglie fuori a cena». Un appuntamento romantico dove non potranno mancare un mazzo di fiori e il bowling.
SERATA GALANTE – La decisione del giudice John “Jay” Hurley della contea di Broward a Fort Lauderdale, fa già discutere. Tutto nasce da un alterco scaturito per futili motivi in casa Bray, nella piccola cittadina di Plantation. Secondo il rapporto della polizia il marito avrebbe alzato le mani sulla 39enne Sonja, non l’avrebbe però picchiata. Fermato con l’accusa di violenza domestica il giudice ha optato per una sentenza decisamente poco ortodossa, che però evitasse il carcere all’imputato, riferisce il giornale Sun-Sentinel. Nel corso dell’udienza Hurley ha infatti ordinato a Joseph Bray di «andare a casa, prendere la moglie, vestirsi elegante e portarla a cena al Red Lobster del posto», una catena americana di ristoranti stellati che offrono specialità di pesce. Non prima però di «essersi fermato da qualche parte per prenderle un mazzo di fiori». Oltre a ciò, il giudice ha consigliato alla coppia di finire la serata al bowling e poi cercare di intraprendere al più presto una terapia di coppia.
SENTENZA – Hurley ha sottolineato che non avrebbe preso tale decisione se le accuse verso l’uomo fossero state più gravi o se la moglie si fosse trovata in pericolo. Lei stessa, presente in aula, ha ammesso di «non aver temuto per la sua vita», di «amare il marito e di «fare di tutto per per tentare di salvare la loro unione».
Elmar Burchia8 febbraio 2012 | 13:49
Sandro2(Quota) (Replica)
Mi sono imbattuto in questa domanda ….
Quante delle donne presenti in questa pagina hanno mai aiutato economicamente un uomo o lo hanno “mantenuto” per un periodo ?
http://www.facebook.com/pages/Un-altro-genere-di-comunicazione/114603571928685
queste le mie riflessioni
http://femdominismo.wordpress.com/2012/08/15/domanda/
mauro recher(Quota) (Replica)
Fatevi “due risate”…
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20101002112925AAxA9Sv
Ma perchè gli uomini non sono più come quelli di una volta?
è un mio sfogo personale perchè anni fa c’era tutto un corteggiamento: uomini che ti portavano le rose che aspettavano il matrimonio per fare l’amore,che aprivano lo sportello dell’auto e riempivano la propria donna di attenzioni e trattandola come una regina.
No,oggi quasi tutti gli uomini sono dei malati del ses.so e purtroppo mi dispiace dirlo.
Non c’è più nessun tipo di corteggiamento e se vedono che una aspetta un pò per dargliela perchè magari sono più mature se ne cercano una più “facile”.
E poi oramai il rispetto per le donne non si sa più dove sta di casa!
Rivoglio gli uomini volta!
Cosa ne pensate?
2 anni fa
Giorgio(Quota) (Replica)
Rivoglio gli uomini volta!
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Eccotene uno:
Leonardo(Quota) (Replica)
Se uno vuole la società del sesso libero allora si scordi una posizione maschile (paterna) nelle famiglie, si scordi che il restante del Genere Maschile non agisca in preda alla più violenta competizione sessuale (compreso in politica, nelle caserme e in ogni luogo di lavoro), si scordi che le femmine agiscano in modi e atteggiamenti che non siano per il proprio tornaconto personale e a discapito degli uomini.
Mentre gli uomini “medi” (non particolarmente attraenti) si scordino pure di “avere diritto” a scoparsi dopo solo un semplice complimento tante “splendide fanciulle”, perchè, per citare Michel Houellebecq:
“Nella nostra società il sesso rappresenta un secondo sistema di differenziazione, del tutto indipendente dal denaro; e si comporta come un sistema di differenziazione altrettanto spietato, se non di più. (…) In un sistema economico dove il licenziamento sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare un posto. In un sistema dove l’adulterio sia proibito, tutti riescono più o meno a trovare il proprio compagno di talamo. In una situazione economica perfettamente liberale, c’è chi accumula fortune considerevoli; altri marciscono nella disoccupazione e nella miseria. In una situazione sessuale perfettamente liberale, c’è chi ha una vita erotica varia ed eccitante; altri sono ridotti alla masturbazione e alla solitudine”.
Chi invece vuole una società dove alla sessualità femminile vengano posti del limiti (e non solo alla sessualità), e chi vuole proteggere la famiglia patriarcale (marito+moglie+figli) e la dominanza maschile, riducendo peraltro la competizione sessuale maschile, allora è giusto che prenda la posizione opposta alla prima.
Quel che trovo inconcepibile, personalmente, sono coloro che ancora oggi nel 2012 vorrebbero avere “tutto”: una società scopereccia senza limiti, salvo poi arrivare ai 50 anni e di colpo pretendere di potersi fare una famiglia tradizionale con moglie fedele e figli “gestibili” (cioè allevabili secondo i propri valori).
Per me la questione è semplice: o l’una o l’altra. La prima posizione porta ad una società dominata da femmine di merda e i loro cagnolini maschi, la seconda stabilisce un pò di ordine e limita sia le tendenze più nocive delle femmine (predazione opportunistica femminile) che quelle dei maschi (competizione sessuale maschile).
Ciò ovviamente non significa voler trasformare la società in una sorta di Arabia Saudita.
misterno(Quota) (Replica)
Mistero: citazione di Houellebecq e “Per me la questione è semplice: o l’una o l’altra. ”
E’ semplice per te, ma ai betas e al loro “capoccia”, a cui difetta la logica, e abbondano sogni e fantasie , son anni che cerghiamo de farglielo capì, ma niente, non vogliono sentir ragioni.
Come se dice da noi altri, a certa gente gl’è più facile farglielo entrare in xxxxx che in testa.
Avete capito.
Luigi(Quota) (Replica)
Caro Misterno, condivido ben poco se non per nulla ciò che scrivi (ed era scontato). Nondimeno è la tua opinione e la rispetto. Sei un vetero tradizionalista e lo dichiari apertamente. Nulla di male, sia chiaro. Ciascuno la vede a suo modo. Io la vedo in maniera completamente diversa dalla tua.
Scusami ma l’argomento è molto complesso e lo abbiamo affrontato tante e tante volte (e ci abbiamo scritto anche tanti articoli). Purtroppo non ho tempo (né energie) per rispondere a tutti quelli che vengono qui con posizioni molto distanti dalle nostre (una gran parte degli uomini più o meno attivi in alcuni ambiti QM) o comunque da quelle del sottoscritto. Se dovessi farlo non ne uscirei più. Anche perché il Movimento degli Uomini Beta, di cui sono fiero fondatore, mi dà tante soddisfazioni ma non da vivere (e va bene così…)
Mi limito a farti osservare che proprio quelle tue posizioni non hanno fatto fare in tanti anni un passo in avanti che è uno al Momas. Ma non è neanche questo il punto. Perché potremmo essere destinati anche noi a fare un buco nell’acqua, come è fino ad ora accaduto a tutti i movimenti maschili. .Nè il fatto di riuscire significa che si abbia ragione in termini assoluti, ma solo che una determinata strategia è vincente rispetto ad altre. Potremo verificarlo soltanto fra una decina d’anni (questo è l’arco di tempo, a mio parere in cui un progetto può essere valutato nella sua efficacia o inefficacia).
A Luigi invece non vale neanche la pena rispondere, se non per ricordare che lo spappolamento tuttora in corso del blog “metro maschile”, da tempo ridotto al ricettacolo del peggior becerume fascistoide maschilistoide (senza voler mettere tutto e tutti sullo stesso piano, sia chiaro), sta producendo alcuni effetti, fra cui quello che qualche schizzo arriva inevitabilmente anche da queste parti.
Avverto subito che non ho nessuna intenzione di dare vita a dei ridicoli battibecchi, per cui chi di dovere si astenga pure dal replicare a queste mie parole, perché sarà bannato a prescindere. D’altronde il lupo perde il pelo ma non il vizio. E’ risaputo (anche la nostra amica Dia lo sa bene) che sono stato forgiato alla scuola dell’ intolleranza…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
anfatti, bbravo. C’arifài.
Non ho capito se siccome tu sei il fondatore di UB, sei automaticamente quello che decide tutto per tutti. Tu decidi chi e cosa bannare, chi e cosa interessa, chi e cosa è utile alla discussione. Centralismo democratico beta.
dia(Quota) (Replica)
Qualcuno, cara Dia, deve pur gestire il blog e assumersi la responsabilità delle scelte che opera. La democrazia è anche questo. Conosci un metodo migliore?
Ciò detto, nonostante tu sia oggettivamente (perché lo hai riconosciuto tu stessa, me lo ricordo bene) una rompicoglioni a volte al limite del trollaggio (spero che mi permetterai questa semplificazione linguistica, comunque amichevole ), non sei stata MAI, dico MAI, censurata (come, del resto, il 99% di coloro che sono intervenuti in questo blog).
Qualcosa vorrà pur dire. O no?
La libera discussione e il libero confronto, anche fra posizioni radicalmente diverse, sono chiaramente consentiti.
Non la polemica fine a se stessa, il trollaggio e la provocazione.
Se credi che quest’ultimo intervento di Luigi sia animato da uno spirito costruttivo, vuol dire che mi stai prendendo in giro e che fondamentalmente sei una troll anche tu.
Per favore, te l’ho ormai detto moltissime volte. Non farmi e non farci perdere tempo. Porta i tuoi argomenti, che siano critici non importa, ma non giocare a fare la furbetta…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Vedi Dia
su questo sito non si censura per niente (checché ne possano dire alcuni/e).
Risulta però evidente che non si tratta di un forum dove ognuno apre un thread per dire la sua e lì ci si battibecca sulle più svariate questioni.
E’ un blog di un movimento che porta avanti, con riferimento alla QM, determinate idee.
Ci si può tranquillamente confrontare anche se si hanno idee lontanissime però non è che si può sempre ritornare sulle stesse questioni e aprire battibecchi senza nessun costrutto.
D’altra parte gli interventi di un certo tipo non vengono fatti da uomini ignari che si approcciano per la prima volta a queste questioni, ma da persone ben strutturate sull’argomento che perseguono ipotesi culturali di tipo diverso. Rispettabilissime ipotesi. Ma che non coincidono con le nostre. Niente di strano e niente di male.
Ma allora che senso ha perdere tempo a battibeccare tra di noi?
Non è molto più produttivo ed intelligente lavorare ognuno con il costrutto culturale che crede irrobustendo la propria visione e cercando di aggregare quanti più uomini possibili sulla propria idea.
D’altra parte è anche la cosa più intelligente da fare da un punto di vista “politico”.
Premettendo che parlo di formazione culturale e non partitica, un punto di vista di destra sulla QM non attirerà uno, dicasi uno, uomo che abbia una formazione di sinistra. E viceversa naturalmente.
Lavorando ognuno nell’ambito culturale che meglio conosce è secondo me la strategia giusta.
Quindi, ritornando all’inizio, siccome qui nessuno vive (si sostenta) di QM (tipo chi del femminismo ha fatto il proprio lavoro) ma lo fa sottraendo tempo ed energie ad altro, no, non è centralismo democratico.
E’ solo ottimizzazione di tempi ed energie. Che magari possono essere spese per contattare telefonicamente o di persona chi è interessato a fare un ulteriore salto di qualità nel suo impegno sulla QM.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Al di là del fatto che è stato un uomo che ha sempre vissuto a modo suo, e che si è sicuramente divertito molto più di me (scopando anche moltissimo più di me),
http://www.lastampa.it/2013/03/30/spettacoli/e-morto-franco-califano-Da9Xp7Pa8rr2Slz9FHLfaN/pagina.html
sono del parere che costui sia stato proprio il prototipo di uomo “vecchio stampo”, che tanto piace alle donne (per ovvi motivi), ma che poco ha, ed ha avuto a che spartire, con concetti come “reciprocità e spontaneità”.
Cosa c’è di bello e spontaneo nel fare il “latin lover” per tutta la vita, e pertanto nell’essere totalmente schiavi e subordinati all’approvazione e al giudizio femminile?
Marco(Quota) (Replica)
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Ad alcuni piace molto giocare a tennis. Cosa c’è di bello nell’essere appassionati di questo sport? Essi sono totalmente schiavi e subordinati al tennis!?
E’ evidente che l’errore sta nella domanda, ed essa NON può ottenere una risposta razionale e soddisfacente.
Su Califano, (e quelli come lui), c’è un grosso equivoco alla base: pensare che egli sia stato totalmente schiavo e subordinato all’approvazione e al giudizio femminile, mentre in realtà era vero l’esatto contrario, ed egli portava avanti quella sua passione un po’ come fa l’appassionato di tennis.
E’ cosa molto difficile da comprendere ai giorni nostri, completamente sbilanciati verso i falsi e fuorvianti valori femministi di impossibile uguaglianza.
Siamo DIVERSI, e uomo e donna giocano per natura la loro partita, e la partita che piace di più giocare è quella che porta ad avvicinarsi e ad ottenere il meglio l’uno dall’altro.
Quello che piace è il contatto con l’altro sesso, è il miscelarsi dei diversi sensi e aspettative, ed ognuno dei due sessi cercherà ovviamente di soddisfare i propri, di sensi, anche perchè quelli dell’altro non li comprende appieno.
…Una bella donna gira in minigonna in mezzo alla festa; tutti gli uomini l’ammirano, tutti la desiderano, tutti pensano che potrebbero passare con lei degli splendidi momenti: sognano.
Ma in quel momento lei sta simulando una disponibilità che non esiste nella realtà.
Però ottiene quello che cerca: gli sguardi che aumentano l’autostima, l’adulazione, la disponibilità maschile. Se chiedesse ad un uomo qualcosa, in quel momento, quasi certamente la otterrebbe, ad esempio farsi accompagnare da qualche parte, farsi pagare una cena, eccetera eccetera, o anche semplicemente farsi adulare.
Dunque lei in quel momento è totalmente schiava e subordinata all’approvazione e al giudizio maschile!? No, lei in quel momento si sta divertendo come una pazza, sta facendo una cosa che le piace molto e gli uomini se li rigira sulla punta delle dita.
Così faceva il buon Califfo, con le donne. Alla donna piace pensare di essere l’unica e la più ricercata dall’uomo bello, famoso, ed elegante. Ella sogna. Sogna con lui un futuro da regina adulata ed amata, e sempre ascoltata ed esaudita. Califano, come gli altri playboy dei suoi tempi, simulava una disponibilità che non esisteva nella realtà, e lo faceva non perché schiavo, ma perché la cosa gli piaceva pazzamente, e si divertiva molto. Otteneva quel che voleva senza dare troppo in cambio, dava 10 e prendeva 30.
Ma perché non riusciamo a comprendere, oggi, un tal modo di fare e di essere? La risposta è semplice, ed è che oggi alla donna è permesso girare in minigonna e simulare una disponibilità che non esiste, mentre all’uomo non è permesso il reciproco, pena guai di diverso tipo, primo fra tutti la riprova sociale. I tempi sono cambiati, non prevedono più una “lotta ad armi pari”, ed uno come Califano era ormai, purtroppo, fuori tempo. ma assolutamente ciò non significa che fosse anche sbagliato, anzi, tutt’altro.
Addio Califfo, con infinita nostalgia.
Reduan(Quota) (Replica)
Marco,
Bè, intanto c’è da dire, Marco, che un conto è recitare la parte dei “latin lover” quando si è personaggi famosi, di successo ecc, come il “Califfo”,e un altro è farlo quando si timbra tutti i giorni il cartellino in un ufficio postale o in una fabbrica di rubinetti…Nel primo caso si è credibili, nel secondo siamo di fronte alla solita, scontata, penosa pantomima…
Siamo alle solite. Se spogliamo il “Califfo” dei suoi “abiti” di uomo di successo e lo immaginiamo in quelli di un tizio qualsiasi, ciò che rimane, nel suo caso specifico, è un “coattaccio” (lo dico con affetto, sia chiaro…) di borgata, al limite anche brillante e/o simpatico, che se ha la fortuna di avere qualche soldo in tasca, una bella macchina sportiva decappottabile e magari pure una casetta al mare, a forza di scarrozzarle tra Ostia, Fregene e Fiumicino, fra cene a base di pesce e discoteche, e favoleggiando (o millantando) chissà cosa, qualcuna, e magari pure più di qualcuna, se la scopa pure (se non c’ha i soldi in tasca, la macchina e la casetta al mare, molte di meno, ma questo già lo sappiamo..).
E poi, in fondo, in queste sceneggiate ci siamo passati un po’ tutti, diciamoci la verità…e quando riuscivamo ad arrivare all’”obiettivo”, ci sentivamo tanto “fichi” e “vincenti”… va bè, stendiamo un velo pietoso…
Ciò detto, proprio la figura di un uomo come Califano (che comunque io apprezzo come cantautore perché ha scritto delle canzoni molto belle che dimostrano anche una notevole sensibilità e profondità d’animo, al di del personaggio che un po’ si è costruito, un po’ gli hanno cucito addosso e un po’ c’è veramente di suo), nel suo essere controversa e contraddittoria, è direttamente proporzionale all’altrettanto profonda contraddittorietà del femminile, con il quale ci mette in contatto e che, a suo modo, ci aiuta a comprendere.
“Tratta la contessa da commessa, e la commessa da contessa”, questo era uno dei celebri motti del “Califfo” che simboleggia la sua “filosofia” e con il quale dimostra di aver capito più di qualche cosa di come funziona il “femminino”.
In fondo, da un certo punto di vista (cioè quello del neofemminismo postmoderno di massa interiorizzato, anche se a volte inconsciamente, dalla grande maggioranza delle donne), un uomo come lui, prototipo di un certo maschile “machista” (anche se non azzerbinato, per lo meno non nell’accezione classica del termine…) avrebbe dovuto essere “schifato” dalla maggior parte delle donne, e invece, guarda caso, ha avuto un grande e indubitabile successo, anche se dovuto ad una serie di fattori. Il che la dice lunga, appunto, su quali siano i meccanismi psicologici che stanno all’interno e alle spalle della relazione MM/FF.
Alla fin fine, devo dire che, prendendolo a piccole dosi, in fondo a me era simpatico. Tutto sommato un uomo autentico,e di questi tempi non è poco. Forse è anche la sua “romanità” che me lo rende più simpatico. In ogni caso mi sento di salutarlo con affetto e simpatia. La stessa con la quale saluto Enzo Jannacci, un uomo ovviamente del tutto diverso dal “Califfo”, ma egualmente apprezzabile per il suo essere scanzonato, profondo e leggero nello stesso tempo.
Un bel Ciao ad entrambi, che il Cielo o chi per lui li accolga come meritano.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio
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Bè, intanto c’è da dire, Marco, che un conto è recitare la parte dei “latin lover” quando si è personaggi famosi, di successo ecc, come il “Califfo”,e un altro è farlo quando si timbra tutti i giorni il cartellino in un ufficio postale o in una fabbrica di rubinetti…Nel primo caso si è credibili, nel secondo siamo di fronte alla solita, scontata, penosa pantomima…
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Certo, questo è ovvio, così come sono d’accordo sul fatto che il Califfo sia stato a modo suo un uomo autentico, che, tra le varie cose, conosceva molto bene l’universo femminile.
Resta il fatto che quello maschile è veramente un ruolo di merda, anche se si è belli, ricchi e famosi.
>>
Fabrizio
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Il che la dice lunga, appunto, su quali siano i meccanismi psicologici che stanno all’interno e alle spalle della relazione MM/FF.
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Purtroppo, aggiungerei, perché questo sta a dimostrare che concetti come reciprocità e spontaneità non appartengono al genere femminile, e pertanto come il loro modo di agire influenzi in maniera negativa – a volte drammatica – la vita di milioni di uomini.
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PS: una canzone in cui mi rispecchio un po’ è questa.
Marco(Quota) (Replica)
Per Reduan.
Capisco cosa vuoi dire, e rispetto la tua opinione.
Peraltro non sei il solo a pensarla così: anche un mio conoscente, sulla sessantina, (io di anni ne ho 39) dice cose simili alle tue.
Ma resto del mio parere, ossia che quello del “playboy” sia un “mestiere” ridicolo e niente affatto piacevole, in gran parte indotto da una certa cultura “mediterrane-latina” che, magari, piacerà pure a qualcuno, ma che di sicuro non piace a me né a tanti altri miei coetanei. E questo lo dico a prescindere dall’essere “uomini beta o alpha”.
Con ciò non sto asserendo che io ho ragione e tu hai torto (può essere che sia io a sbagliarmi, probabilmente perché figlio di un tempo in cui non si sa più cosa cazzo fare con queste sceme), ma questo è il mio pensiero.
Marco(Quota) (Replica)
Califano probabilmente è stato un grande burlone e forse se la rideva sotto i baffi quando sparava le cifre a tre zeri delle sue conquiste mi sembra su questo argomento attendibile tanto quanto Cassano a meno che non stesse includendo nella cifra anche qualche “conquista” a pagamento.
Sulla “controversia” Reduan-Marco, direi che hanno “ragione” entrambi: il primo quando sostiene, se ho ben interpretato, che la bellezza nel rapporto con l’altro sesso sta proprio nella “varietà”, nella molteplicità delle esperienze, nel modello Califano cioè, e non certo nella noia mortale di una relazione “stabile”, magari alla fine coronata, si fa per dire, da un bel divorzio o da qualche altro strascico giudiziario, il secondo quando sostiene che anche il “latin lover” è in fondo uno che, per raggiungere il suo scopo, si deve pur sempre, inizialmente, mettere a disposizione dell’altro sesso, “subordinarsi” all’altro sesso, recitare la parte, a meno che non sia un “latin lover” a pagamento come Berlusconi E’ il prezzo che si deve pagare per raggiungere un obiettivo, e, se lo si raggiunge in tempi e modi tollerabili, può essere perfino accettabile. Il problema nasce, e nella realtà dell’Europa latina questo appare nella sua massima espressione, quando il prezzo è troppo alto, o è una somma che, si sa, gettata al vento oppure quando non puoi neanche iniziare a giocare.
Il sesso ludico e la reciprocità e spontaneità sono rivoluzionari e ci parlano di un mondo migliore che ovviamente non siamo ancora in grado di realizzare.
Alessandro(Quota) (Replica)
Ciao Marco. Intanto ci terrei a dire che non ho poi tanti anni più di te, sono più giovane di Marchi :p …diciamo che sto circa a metà tra te e lui.
A parte queste facezie, è certo che pure io rispetto il tuo pensiero che, anzi, è stato anche il mio per un buon lasso di tempo, e quindi lo capisco molto bene. Io non la penso così perchè sono rimasto (ottusamente) ancorato ad idee “antiquate” così come la cozza si ancora alla roccia: io la penso così perchè ho cercato di valutare le varie possibilità ed ho scoperto in maniera pressochè certa che le cose stanno così.
E’ vero che il mestiere del playboy oggi è inconcepibile, impossibile, impensabile. Pochi anni fa era noto un certo “Costantino”, che cercò di inventarsi una figura di nuovo playboy, ma la sua è stata una parabola discendente già fin dall’inizio. Si dice che fosse lui a pregare le donne perchè gli concedessero attenzione, e così sembrava anche dalle sue apparizioni televisive, per la verità. Andava in bianco, le donne gliela menavano sotto il naso e lui sbavava. Insomma, è impossibile oggi la figura del playboy. Sul perchè è impossibile ci si potrebbe scrivere un libretto di almeno 100 pagine. Per sintetizzare al massimo, diciamo solo che è impossibile perchè l’idolum dell’uomo comune è ormai polvere o al più carta straccia, e perchè le norme sociali e legali giocano pesantemente contro di lui.
Ma con questo non si può però asserire con altrettanta pacifica sicurezza che la figura del playboy non avrebbe un suo preciso senso logico in una società naturale e giusta, e neppure che non sarebbe una figura auspicabile e del tutto legittima. Lei può illudere, che lui possa illudere: sarebbe 1 a 1 e palla al centro. Ma non è così. Se ilude lei va tutto bene, se illude lui cade il cielo.
Va da sè, inoltre, che non a tutti piacerebbe, comunque e in ogni caso fare il playboy ” a tempo pieno”. Infatti anche quando questo si poteva fare (anni 60, prima del neofemminismo), erano in pochi a dedicarcisi con una certa assiduità e convinzione. Ma questo è tutto un altro discorso, secondo me..
Reduan(Quota) (Replica)
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Pure io non credo affatto a quelle cifre: 1500 “conquiste”… bah… sarà…
Comunque sia bisognerebbe chiedersi come mai quello del latin lover sia un mito radicato nella nostra cultura ma non in altre. Segno che tanto o tutto naturale non è (anche se sicuramente poggia le sue basi su un qualcosa di naturale). Ma poi, francamente, quanto realmente le donne apprezzano un certo modo di fare da parte dell’uomo comune? Perché come ha giustamente evidenziato Fabrizio, un conto è chiamarsi Franco Califano e un conto è chiamarsi Mario Bianchi impiegato delle poste… perché se è vero che certi approcci e modi di fare sono tollerati e forse apprezzati da parte di un uomo di successo, non lo sono affatto (o lo sono molto meno) se a metterli in atto è un anonimo uomo qualunque. In quel caso si è pure derisi, sbeffeggiati e, diciamocelo, disprezzati dall’altro sesso. Basterebbe informarsi riguardo a quello che pensano tante donne straniere (esempio: le donne dei paesi baltici) degli italiani e del loro atteggiarsi a latin lover…
Giorgio C.(Quota) (Replica)
E pensare che ormai da anni non si fanno che propagandare cagatine come queste…
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090225193919AAaKyU5
Non so voi ma io di donne realmente “cacciatrici” non ne ho mai viste, tanto meno mi è capitato di essere corteggiato e abbordato. Ho dovuto sempre sbattermi io.
sergio(Quota) (Replica)
Come era facile da prevedere, sono completamente d’accordo con Giorgio C. e (quasi) completamente in disaccordo con Reduan, pur comprendendo il suo punto di vista che è quello, sintetizzando fino all’inverosimile, di chi rivendica un maschile “ontologico”, immutabile ed eterno, se mi passate appunto la banalizzazione, al quale apparterrebbero per natura determinate caratteristiche e peculiarità (e in parte, ma solo in parte, è così) così come al femminile ne apparterrebbero altre (e anche in questo caso, in parte, è così)
Questa diversità di interpretazioni fra Reduan e il sottoscritto è peraltro del tutto normale dal momento che, e non è casuale, apparteniamo a diverse correnti di pensiero, diciamo così, all’interno del Momas.
Non entro nel merito perché l’ho fatto migliaia di volte e non avrebbe senso ripetere ciò che ho già ripetuto in tante altre occasioni. Mi limito quindi a fare due osservazioni.
La prima.
Affrontare la condizione maschile separandola da quella sociale, decontestualizzandola, dal mio punto di vista non ha nessun senso.
Di conseguenza, rimanendo in tema, non ha neanche senso o comunque è del tutto ininfluente al fine della comprensione delle cose, chiedersi se Califano fosse un appassionato sostenitore di una maschilità fiera e autorevole oppure un subordinato al femminile, anche se camuffato da latin lover.
Il dato oggettivo è che Califano era un uomo di successo, ricco (si è mangiato tutto, ma questo è un altro discorso…)e famoso. E questo e solo questo è ciò che fa la differenza. Perchè sappiamo bene che nel suo caso il “corteggiamento”, che per gli uomini beta è una fastidiosissima e umiliante gabella da pagare, diventa una schermaglia dove le parti si invertono ed è il corteggiatore e non la corteggiata a condurre il gioco. Se un qualsiasi altro uomo socialmente “normale” (anche piacente, come lui era per lo meno in gioventù) provasse a scopiazzare il suo personaggio risulterebbe semplicemente patetico. E quelle stesse donne che si sono fatte scopare dal macho machista maschilista sciovinista coatto cocainomane ed ex borgataro “Califfo” non esiterebbero un minuto a mandare a quel paese (e a ridere di lui) il guitto borgataro in servizio effettivo e permanente che la sera tira tardi e recita la sua parte in commedia ma la mattina deve alzarsi presto (magari con un “aiutino” di coca pure lui…) per andare ad aprire l’officina da meccanico o il negozio di ferramenta mezz’ora prima del padrone.
Ciò non vale solo per il presente ma anche per il passato e, purtroppo, forse anche per il futuro (lavoriamo per cambiare le cose…).
Mutatis mutandis, i grandi seduttori, da Casanova a D’Annunzio, funzionavano finchè si chiamavano appunto Casanova e D’Annunzio (senza voler mettere i due sullo stesso piano, un coglionazzo il primo, un raffinato poeta il secondo…). Se si fossero chiamati Rossi, Aniello, Brambilla o Persichetti e avessero lavorato come fuochisti, panettieri, carbonai, muratori o carpentieri, il giochetto non avrebbe funzionato più. Naturalmente possiamo andare a ritroso nei tempi e nulla muterebbe. Quindi, per quanto mi riguarda, non esiste né è mai esistita un’unica condizione ontologica eguale per tutti gli uomini, separata o separabile dal contesto storico, sociale e culturale. Esistono condizioni diverse date dai diversi contesti e dalle diverse condizioni sociali e culturali, anch’esse non separabili dalle condizioni e dai contesti naturali (in questo caso secondo me ci potrebbero essere incredibilmente d’aiuto sia Aristotele che Lukacs con la sua concezione dell’ontologia dell’essere sociale…). Non torno sull’impossibilità della separazione fra natura e cultura perché abbiamo scritto su questo tema fiumi di inchiostro, addirittura ancor prima di dar vita a Uomini Beta. Resta il fatto che questo è uno di quei nodi fondamentali che ci dividerà sempre dagli altri movimenti maschili, o comunque da alcuni di essi.
Arrivo alla seconda considerazione,di carattere puramente personale (ma so per certo che riguarda un moltitudine di uomini), comunque direttamente collegata alla prima (impossibilità della separazione fra natura e cultura).
Non ho MAI, e quando dico MAI intendo dire MAI, vissuto come un elemento distintivo e ontologicamente connaturato alla mia condizione maschile il fatto di dovermi proporre, sempre, comunque e dovunque. Né, tanto meno, come un piacere. Se per qualcuno lo è, buon per lui, ma non deve avere la pretesa o la presunzione di dire che questa sia la condizione e la vocazione naturale degli uomini, perché così non è. E’ la SUA condizione, naturale forse per lui e per quelli che la pensano e la vivono come lui ma non per me e non per tanti altri.
Ergo, se così è, e non c’è dubbio che lo sia (non foss’altro perché ne sono soggettivamente “cartesianamente” certo…), ciò vuol dire che non possiamo attribuire al maschile peculiarità e caratteristiche universali di natura ontologica (separate da tutto il resto) valide per tutti gli uomini in ogni dove e in ogni tempo (da non confondere con il discorso sul carattere universale del maschile che facemmo tempo fa, che è tutt’altra cosa ancora…).
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Caro Fabrizio, che ci siano differenze di vedute tra me e te lo si sapeva già, questo peraltro non ci ha mai impedito di rispettarci e condurre la stessa battaglia, sia pure con argomentazioni a volte un pò diverse. E’ per me ovvio che noi si debba continuare così e tentare di scalare la stessa vetta ognuno dal proprio versante. Se uno dei nostri due movimenti non esistesse, per me bisognerebbe inventarlo. Ma visto che già ci siamo, ci risparmiamo la fatica; il tuo blog poi, (dico davvero), per me è ben fatto e ben condotto.
Premesso ciò, (molto in breve) si: io penso invece che sia possibile, con buona approssimazione, separare la natura dalla cultura e dal condizionamento culturale. Ovvio che si tratta di una approssimazione, ma sufficientemente esatta, secondo me, e soprattutto utile.
Natura è camminare coi piedi, perchè così sono stato fatto (da chi o da cosa, lasciamo stare), cultura è mettere calzature ai piedi, perchè ciò mi è molto utile; condizionamento culturale è indossare volontariamente calzature di una certa foggia e colore, perchè qualcuno me ho la detto, senza spiegarmi in maniera convincente il perchè.
L’errore sta nel considerare tali considerazioni come elementi fissi, rigidi, mai trasgredibili. Io posso anche camminare “su 4 zampe”, se serve, e persino sulle mani. Con ciò non muoio affatto. E però ci sarà sempre una “forza misteriosa” che mi spingerà a camminare di nuovo su due piedi.
Io non sono un sostenitore dei “ruoli”, perchè ciò è fuorviante. il ruolo viene inteso come fisso, rigido e mai trasgredibile: tale visione è ottusa. Io sono piuttosto un sostenitore della “polarità” intesa come tendenza ed inclinazione. Credo che sui grandi numeri la teoria funzioni più che bene . “L’inclinazione ” mi dice di camminare sui due piedi. Un giorno potrebbe anche capitare qualcuno a dirmi di camminare solo su 4 zampe, ma è ovvio che ciò sarebbe contrario alla mia inclinazione e ad ogni minima occasione utile io tornerei a rizzarmi sui due piedi.
Nei paesi dell’est si racconta di donne che si offrono loro per fare sesso. Si evita quasi sempre di specificare che quando lo fanno sono stordite dall’alcool trangugiato nei locali, e che senza tale stratagemma non si offrirebbero mai.
Ma lungi da me l’idea di addentrarmi in un discorso così lungo e complesso, nonchè lungi da me ogni intenzione di innescare polemiche di qualsivoglia tipo.
In realtà io volevo solo lasciare un saluto al Califfo anche da queste pagine.
Grazie e alla prossima.
😉
Reduan(Quota) (Replica)
(Reduan)
Nei paesi dell’est si racconta di donne che si offrono loro per fare sesso. Si evita quasi sempre di specificare che quando lo fanno sono stordite dall’alcool trangugiato nei locali, e che senza tale stratagemma non si offrirebbero mai.
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Infatti è come dici tu; te lo può confermare uno che in quei Paesi c’è stato. Però bisogna aggiungere che a raccontare certe frottole sono gli uomini italiani, (anche se non sono i soli) i quali, evidentemente, amano prendere per il culo se stessi e gli altri uomini, continuando così a propagandare false verità, e conseguenzialmente a illudere i propri connazionali.
Peraltro un’ altra panzana molto diffusa fra gli italiani, è quella secondo la quale gli uomini dell’Est o della Scandinavia, sarebbero tutti ubriaconi impotenti e gay, che non scopano a dovere le “loro donne”.
Simili menzogne a chi giovano? Di certo alle donne, (italiane) che da tale stupidità maschile, traggono ancor più potere di quello che naturalmente hanno.
Andrea Moretti(Quota) (Replica)
Andrea Moretti,
Per la verità ciò che si evita quasi sempre di specificare è che lo fanno per soldi oppure con l’obiettivo di sposarsi con qualcuno e andarsene dal loro paese. Non è di certo l’alcool la ragione che spinge le donne di quei paesi ad una maggiore “libertà” sessuale (e in ogni caso la piaga dell’alcoolismo riguarda per lo più gli uomini).
La prostituzione, e non mi riferisco solo a quella spicciola ma ad una vera e propria “forma mentis”, è un fenomeno diffusissimo nelle popolazioni dei paesi est europei (non solo in quelli, sia chiaro…), che hanno vissuto il passaggio da un sistema burocratico statalista, che era una sorta di contenitore vuoto e asettico (al di là della propaganda e della rappresentazione ufficiale) ad un capitalismo selvaggio senza regole e vincoli di nessun genere (anche e soprattutto di ordine etico). Questo combinato disposto, diciamo così, al di là delle difficoltà economiche e sociali che certamente influiscono, ha creato una sorta di “vuoto etico”, una caduta complessiva dal punto di vista valoriale. A tutto ciò aggiungiamo anche il crollo dei legami e delle sicurezze sociali che comunque il cosiddetto “socialismo reale” in qualche modo garantiva, più il venir meno di un senso di solidarietà e di comunità che era paradossalmente proprio il risultato di spinte contraddittorie all’interno di quello stesso sistema.
Quest’ultimo sarebbe un aspetto molto interessante da indagare e approfondire sotto tanti punti di vista ma ci vorrebbe troppo tempo che in questo momento specifico non ho ma non escludo di farlo prossimamente perché l’argomento merita, a mio parere.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi
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Per la verità ciò che si evita quasi sempre di specificare è che lo fanno per soldi oppure con l’obiettivo di sposarsi con qualcuno e andarsene dal loro paese.
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Sono stato in Afghanistan (sono un militare) ma mai nei paesi dell’ Europa dell’est, per cui non saprei dire con precisione qual è la “realtà vera” di quei luoghi, ma un fatto che ho potuto verificare è che molti italiani sottolineano che quelle donne fanno sesso per denaro, o si sposano qualche occidentale per sfuggire a una vita misera.
Per quanto riguarda il discorso dell’alcool, mi risulta che questo valga in primis per le inglesi e le scandinave. In ogni caso non credo esista luogo al mondo dove il sesso è veramente “libero”.
Tiziano(Quota) (Replica)
Leggete l’articolo e i relativi commenti, poi ditemi voi se si può continuare a sopportare simili cagate.
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http://www.corriere.it/cronache/13_giugno_07/ex-modella-insegna-a-uomini-come-si-rimorchiano-le-ragazze_48d1d830-cfa6-11e2-b6a8-ee7758ca2279.shtml
sergio(Quota) (Replica)
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2013/07/04/914443-sara-tommasi-film-porno-droga-arresti.shtml
No…no…ditemi che non e` vero…adesso anche la Tommasi e`una povera innocente corrotta dai maschi demoniaci…la Tommasi! Abbiamo trovato una nuova Santa Maria Goretti.Costretta a fare porno. Costretta a pippare coca. Come se nel mondo dei pornazzi, mondo liberamente e lucrosamente scelto da Santa Maria Tommasi, non girasse cocaina. Le donne sono TUTTE Sante Marie Goretti, oramai. E se si mettono a far le p…ornodive, ovviamente non e`mai perche`vogliono risaltare, farsi pubblicita`, fare soldi. No. E`perche`i maschiacci cattivi le costringono. Sempre.Approfittando delle loro pie voglie sante e dei momenti di depressione. La Tommasi costretta dai papponi come le Africane sulla Cristoforo Colombo. La Tommasi…povera pulzella fragile…anima candida…ma vergognatevi tutti, e sia maledetto chi ha dato la laurea a quegli (censura) degli inquirenti
ZIO PADRE ONNIPOTENTE(Quota) (Replica)
Mi chiedo se quseta mancanza di reciprocità e spontaneità non sia un fatto solo italiano, o almeno, non universale. Leggo per esempio che in Svezia (paese da voi condannato per il suo femminismo, forse non a torto), sono le donne a fare la parte “maschile”, vale a dire a prendere l’iniziativa nel corteggiamento, mentre gli uomini sono in maggior parte passivi. Ecco, da altri punti di vista quel paese, molto civile, è criticabile, ma per questo aspetto non potrebbe essere positivo? Secondo voi è davvero così lassù? Ed è giusto?
Di sicuro l’ Italia è lontana anni-luce dalla Svezia.
Arturo.(Quota) (Replica)
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Ascolta, quella della svedesi che prenderebbero l’iniziativa con gli uomini (quando sono ubriache fradicie, però… ), è una leggenda urbana tipicamente italiana, anzi, dell’uomo medio italiano, straconvinto che in Svezia, come in Russia, Ucraina, Lettonia, ecc, le femmine “la sbattono in faccia agli uomini”.
Del resto all’ingenuità del maschio medio non c’è limite.
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Mi chiedo se quseta mancanza di reciprocità e spontaneità non sia un fatto solo italiano
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Perché, credi che in Svizzera, in Austria, in Grecia, in Portogallo, in Turchia, in Iran, Georgia, in Libano, in Libia, in Iraq, in Siria, in Paskistan, nel Congo, ecc, esista il concetto di “spontaneità e reciprocità”…? Ma dai… per piacere.
Daniele(Quota) (Replica)
Mi sono proprio ricordato oggi di questa canzone e del suo significato
http://www.youtube.com/watch?v=PIZ5ChDubaI
Si, ma il significato “nascosto” è un altro, ovvero una megacritica alle ragazzotte fighette/italiane moderne che se la tirano, e a coloro che vogliono “conquistarle” che devono fare per forza i buffoni/tamarri/farsi vedere e i mega-omologati…una stoccatina al mondo giovanile moderno, insomma.
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Alle donne il sesso senza soldi non basta, agli uomini sì
http://www.dottorsalute.info/2015/05/19/alle-donne-il-sesso-senza-soldi-non-basta-agli-uomini-si/
romano(Quota) (Replica)
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A me questi scienziati “super esperti” fanno sempre morire… Ogni tanto scoprono l’acqua calda.
Questa è roba di cui abbiamo parlato almeno mille volte su U3000…
Daniele(Quota) (Replica)