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Ho conosciuto Fabrizio Marchi ad un convegno nel 2013, non esisteva ancora L’Interferenza che sarebbe nata l’anno successivo. In quel quarto d’ora in cui parlammo capii subito che Fabrizio portava avanti una sua visione, quella che si riconosceva in Uomini Beta da lui fondata, nuova e fuori dagli schemi tradizionali. Fino a quel momento per anni avevo incontrato genitori, avvocati, presidenti di associazioni e tutto il vasto mondo collegato alle separazioni e alla tutela dei minori i cui referenti politici erano quasi sempre di centro destra. La destra infatti si è sempre rivelata, e lo è ancora, sensibile ai problemi dei genitori separati ed a quelli dei padri separati in particolare. Ma come Fabrizio ha spiegato tante volte dalle pagine dell’Interferenza e di Uomini Beta si tratta di un equivoco basato sulla tendenza della destra a credersi erede di quello che viene definito “patriarcato” con tanto di Dio, Patria e Famiglia. Credersi, perché è palese da tante analisi che la destra, eccetto sue frange estreme poco ortodosse, è perfettamente integrata nel modello di sviluppo occidentale, in quello che a livello culturale viene detto mainstream, e questo modello non si basa più da tanto tempo sul vecchio patriarcato, ma sul politicamente corretto di cui il femminismo è madre. La destra oscilla in modo ambiguo tra un timido appoggio ai padri separati e il portare avanti istanze femministe facendo poi prevalere queste ultime. Il caso recente più clamoroso è stato quello del “Codice Rosso”, firmato dalla leghista Giulia Bongiorno, diventato legge, mentre la riforma dell’ affido condiviso si è persa per strada.
La situazione negli ultimi anni è anche scivolata pericolosamente verso una sempre più totale resa al femminismo, ideologia che ormai attacca in modo scoperto gli uomini senza più coprirsi con la foglia di fico dell’uguaglianza. L’ideale per costoro sarebbe una Ley Orgánica contra la Violencia de Género come è in Spagna in cui per eliminare un padre separato dalla vita dei figli basta una semplice accusa, e proprio recentemente la Sen. Valente, presidente della commissione femminicidio, ha proposto degli emendamenti alla riforma del processo civile che portano ad una ulteriore deriva “spagnola”: nella nuova legge comparirà il termine “violenza di genere” e tutti sappiamo questo cosa significa nella testa delle persone e quindi per percolazione culturale anche nei cervelli dei magistrati. Sobillato dal femminismo anche il Parlamento Europeo si sta muovendo in questa direzione, si invoca a breve come minimo una direttiva, che porti a cose del tipo: “…l’imposizione di obblighi agli Stati membri per garantire che i diritti di affidamento e di visita relativi a minori siano adeguatamente presi in considerazione nei casi di violenza di genere, incentrando le loro leggi sui diritti della vittima” [1].
Ma Fabrizio Marchi non è soltanto un critico del femminismo. Egli ha una visione molto più ampia, basta vedere l’alto livello, internazionale direi, degli articoli dell’Interferenza. La sua è una critica del Capitalismo c.d. assoluto di cui il femminismo è una colonna portante. D’altra parte se non fosse così le sue critiche alla destra e alla sinistra non andrebbero troppo lontano, finendo per non vedere il disegno globale che il sistema capitalistico perseque almeno da trenta anni. Un esempio recente è la questione dei diritti riproduttivi (altri diritti “civili” a scapito di quelli sociali). La necessità di combattere il diffondersi globale della GPA che sfrutta le donne dei paesi poveri a favore di chiunque, coppie etero o omosessuali benestanti dei paesi ricchi, voglia “acquistare” un bambino sul mercato che ormai ha invaso anche il campo della vita.
Dove vuole portarci il sistema è ormai ben chiaro: ridurre gli individui a monadi isolate connesse solo da un consumismo pervasivo in cui tutto è mercificato e ad un livello più alto della vita quotidiana spaccare la società in gruppi ognuno alla pesca dei propri diritti nel calderone di un politica ridotta a camera di compensazione di interessi contrapposti per giungere a patetici compromessi. Donne contro uomini, LGBTQ+ contro donne (e uomini), donne (e Lesbiche) contro Trans, autoctoni contro immigrati, no vax contro faciloni scientisti, pro-life contro pro-choice, e così via, giungendo in certi casi allo scontro fisico. Jacqueries si sarebbe detto una volta, incapaci di uno sbocco che possa mettere in crisi il sistema (figuriamoci se poi pensiamo ad una rivoluzione), perché nel frattempo sullo sfondo, indisturbata, la struttura continua a produrre merci attraverso le arterie poderose delle supply chains continuando a sfruttare il resto del pianeta e pompare denaro nelle tasche dei soliti. Fabrizio Marchi ha più volte giustamente sottolineato come la dimensione psicologica ormai pervade le menti e quindi nasconde la struttura per mostrarci solo il fascino della società dello spettacolo in cui anche i no vax o i pro-choice non sono altro che attori nel distratto feuilleton quotidiano. L’alienazione non è più solo il capitalista che ruba il plusvalore all’operaio, ma è diventata una guerra psicologica tra falsi bisogni che rubano l’identità e l’individuo ridotto a monade che cerca invano di resistere.
Per questi motivi la candidatura di Fabrizio Marchi è l’unica vera cosa nuova che contrasta con queste derive totalitarie. Certo è Davide contro Golia, un candidato ad un consiglio comunale, sebbene di una città importante come Roma, un partito piccolo che non è detto che riesca a portare i propri candidati in consiglio, che dobbiamo riconoscere aver avuto molto coraggio a candidare Fabrizio. Si parla a volte di voto “utile”, ma utile a chi? Un sottile ossimoro per riportare la gente nell’ambito del mainstream. Ma, doverosamente, dobbiamo dire che questo è davvero un voto utile per dare un forte segnale al sistema, che farebbe di Fabrizio Marchi un punto di riferimento per chi vuole che cessino ulteriori derive. Io non voto a Roma, ma chi può voti Fabrizio Marchi, che questo voto diventi un punto di svolta.
(Giacomo Rotoli)
Il mio amico Giacomo Rotoli è docente di Fisica presso l’Università della Campania Vanvitelli ed è presidente di Adiantum (Associazione di Aderenti Nazionale per la Tutela dei Minori) ma, soprattutto, è un lucidissimo intellettuale di formazione marxista, impegnato da tempo nella critica dell’ideologia politicamente corretta e del femminismo che lui, come il sottoscritto, considera uno dei pilastri ideologici dell’attuale sistema capitalista.
Ci incontrammo per la prima volta poco meno di una decina di anni fa in quel convegno di cui lui stesso ha fatto menzione nel suo bell’articolo e scoprimmo con soddisfazione di avere autonomamente elaborato la stessa analisi dello stesso fenomeno e nello stesso arco di tempo.
Giacomo è un intellettuale prezioso per tutti noi, ha scritto articoli di pregevole fattura per L’Interferenza nel corso degli anni ed è fattivamente impegnato nella tutela dei diritti dei minori che molto spesso sono quelli che finiscono a pagare i prezzi più alti in seguito alla separazione dei genitori.
Lo ringrazio di cuore per il suo sostegno e soprattutto per il suo impegno.
(Fabrizio Marchi)
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