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La maestra ai suoi alunni maschi di 14 anni, Instituto Emili Darder, Palma di Maiorca, Spagna: “Ci sono un sacco di uomini stupratori e autori di maltrattamenti e ciò vi dovrebbe preoccupare per la vostra condizione di maschi”. E continua: “Gli uomini ammazzano le loro compagne, le loro ex compagne e i loro figli. Uomini morti o uccisi dalle loro compagne non ce ne sono”. ( Link)
Bisogna con profondo piacere riconoscere gli enormi progressi che le maestre hanno realizzato in questi ultimi mesi negli insegnamenti rivolti ai cuccioli di uomo, siamo passati dal lavaggio delle nostre colpe maschili mediante “la castrazione ai bambini fin dalla nascita” a un semplice appello di preoccuparci per la nostra innata e violenta condizione maschile.
Un mea culpa maschile che deve essere acclamato e introiettato alla più tenera età: a scuola.
Ma la scuola è solo uno tra i mille modi di trasmettere la buona nuova femminista. A Valencia, terza città della Spagna, da qualche anno hanno avuto la bella idea di realizzare annualmente una parata “di memoria storica e femminismo” che mima la secolare tradizione natalizia spagnola della parata dei tre re magi che tutti i bambini aspettano ogni anno con impazienza in attesa dei loro regali. Si tratta di “una celebrazione che posiziona la donna come referente” ( Link2), dove i re sono naturalmente maghe, tre donne (libertà, uguaglianza e fraternità – lo so, mi sono stupito anche io, non è sorellanza).
Non ci sono territori dove il femminismo non si infili, sia in una semplice intervista sull’astrofisica sia un incontro dei guru di economia, sia in un festival di musica come Sanremo sia a una premiazione cinematografica. Sul red carpet degli Oscar 2020 l’attrice Natalie Portman appare in un abito couture femminista (Oscar 2020, Natalie Portman e la mantella femminista di Dior), nella bordatura ultra chic i nomi delle registe omesse nelle candidature. Protesta vestita Dior, il femminismo dell’opulenza manifesta la propria opressione.
Oppure proteste vestite leggere, durante la cerimonia di Miss Universo: non mancano dal palcoscenico i messaggi femministi delle candidate e le rivendicazioni per la parità tra uomini e donne. (La sudafricana Zozibini Tunzi, nueva Miss Universo, arrebata la gloria a Puerto Rico y México)
Al di là dell’abito perché, come recita il ritornello di quella piacevole e lieta canzone “Lo stupratore sei tu” (Lo stupratore sei tu): “e la colpa non era mia né dove mi trovavo né come mi vestivo” (“y la culpa no era mía ni donde estaba ni como vestía”). Le femministe hanno ragioni da vendere: le donne hanno diritto a uscire per strada vestite come desiderano!
Il mio limitato e unitasking cervello maschile è andato però in cortocircuito dopo che il centro commerciale Carrefour ha dovuto ritirare dai punti vendita nel web i costumi “sexy” femminili per Carnevale dopo una protesta femminista in Twitter (Carrefour retira de su web varios disfraces ‘sexys’ para mujer después de la presión en Twitter) che lamentava l’oggettivazione del corpo femminile. Conclusione, divieto alle donne di indossare vestiti sexy, per colpa maschile. Ci auguriamo, per il piacere di tanti uomini e per la libertà di scelta di altrettante donne, che questo divieto duri soltanto per il periodo di Carnevale.
Ma una cosa è certa, al di là del luogo da dove si veicola il femminismo,
al di là del messaggio talvolta incoerente e contradditorio, il fulcro dell’insegnamento è uno e sempre lo stesso: la colpa è dell’uomo. Anche questo, soprattutto questo, è il femminismo.
Incidetelo nell’anima, già dalla scuola fino alla tomba: “e la colpa era tua perché sei maschio, perché sei maschio / lo stupratore sei tu”.
“Tacchi a spillo, busti stringati, piedi fasciati, mode femminili, colpe maschili.” (La grande menzogna del femminismo, p. 445)
Mea culpa, mea culpa, mea culpa…
Fonte foto: Dreamstime (da Google)
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