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28 Feb 2023  |  1 Commento

Promemoria per la nuova segretaria del PD

Mi è capitato di assistere ad un servizio giornalistico televisivo in una rubrica di RAI3 (Fuori TG) che si occupa spesso di tematiche sociali, collocato in coda al TG3 di mezzogiorno. E’ stata descritta l’iniziativa di un bar a Milano in pieno centro (Il Girevole, gestito da Gesuiti) che offre da bere cocktail e bevande analcoliche ai senza-tetto: un gesto, piccolo, simbolico ma importantissimo, per dare modo loro di ricostruirsi o mantenere un minimo di relazioni sociali, sia tra di essi che con altre persone che quel locale pure frequentano. Viene intervistata una persona, un uomo ben tenuto, che racconta di come questa iniziativa sia importante e ben centrata perché…dalla propria esperienza di persona fuoriuscita da “disgrazie” garantiva che questo è uno dei principali problemi dei “senzanulla” (così andrebbero più correttamente denominati) e che queste iniziative, possono offrire delle chance per aiutare i percorsi di fuoriuscita da quelle degradate situazioni.

Intelligentemente, il giornalista che ha confezionato il pezzo ha posto in stridente contrasto la realtà degli homeless milanesi con il clima modaiolo di questi giorni a Milano per le sfilate di “Moda Donna Fashion Week 2023-24”. Nel capoluogo lombardo ci sono circa 12.000 senzatetto, la stragrande maggioranza dei quali…come in tutte le altre parti d’Italia, sono maschi (quasi l’86% – Indagine sulle persone senza dimora, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – 2015) Evidentemente però questo macro-dato di genere, non aveva sufficiente significanza per essere messo in risalto, nonostante le immagini che accompagnavano il pezzo testimoniassero di questa evidente ed inconfutabile realtà. Nel successivo servizio, incentrato sul reddito di cittadinanza è stata intervistata una donna che dirige una struttura di accoglienza per senza fissa dimora a Caserta (gestita da Emmaus, associazione di volontariato cattolico). Ha raccontato di come quei 400 euro a testa fossero, per gli ospiti della sua struttura, l’unica striminzita fonte di sopravvivenza:…4 donne e 14 uomini. Anche in questo caso senza operare nessuna sottolineatura sul divario di genere. Ne lei ne il giornalista che la intervistava. E’ di tutta evidenza che la marginalità sociale, nella sua rappresentazione mediatica, non può trovare caratterizzazione su base sessuale, come invece avviene per altri allarmanti fenomeni sociali. Non ci sarebbe nessuna obiezione da opporre (uomini e donne sono per me politicamente soggetti-medesimi) se non fosse che questo dislivello, che fa il pari con il dato statistico di altre sfavorevoli condizioni sociali (morti/infortuni sul lavoro, suicidi, livello di scolarizzazione, abbandoni scolastici, aspettativa di vita, giustizia separativa, spesa e piani specialistici sanitari…ecc) coesiste con una rappresentazione mediatica degli appartenenti al sesso maschile come socialmente privilegiati rispetto alle donne. E proprio in quanto uomini.

Questo falsato tratteggio si basa proprio sulla sostanziale trasparenza/rimozione del disagio maschile nel contemporaneo in termini di raffigurazione fenomenologica: “esiste” infatti solo ciò che viene messo in luce e descritto. Ciò che lascia interdetti è che questo effetto distorsivo sia prodotto e alimentato soprattutto nel campo culturale e politico progressista, il quale attraverso l’ormai consolidata adesione acritica alla teoretica e alla ricostruzione femminista, ha adottato il disagio femminile (che pure esiste) ad escludendum. Lo ha fatto per necessarie ed ineludibili questioni ideologiche, avendo il femminismo fin dalla sua nascita, individuato l’uomo (il maschile) come elemento di determinazione della propria condizione.* Talché non c’è possibilità di convivenza tra le due diverse sofferenze femminile e maschile, dato che la prima non può…per le ragioni dette, che espellere la seconda.

Se quel servizio giornalistico, anziché indagare il fenomeno della marginalità urbana tout court, avesse scelto di scandagliare la condizione delle donne che vivono ai margini (e ve ne sono) avremmo avuto tutt’altro taglio ed ascoltato il termine di “donne senzatetto”. Avremmo ascoltato della loro specificità e delle particolari cause per le quali una donna possa piombare in quella condizione. Per gli uomini questa specificità interpretativa, nonostante la schiacciante maggiorità, non è neppure immaginabile. Esattamente come accade ad esempio in tema di morti sui luoghi di lavoro, fenomeno anch’esso caratterizzato per la sua quasi totalità da lavoratori maschi.

Da qualche ora, il principale partito politico italiano dell’area progressista (Partito Democratico) ha eletto una donna, l’on Elly Schlein, a capo della sua segreteria. Nella sua mozione per le primarie la parola “donne” compariva 13 volte. La parola uomini….mai. Leggo: “Per contrastare le diseguaglianze e emancipare le persone dal bisogno. Per rispondere alla domanda di protezione di chi è rimasto ai margini dei cambiamenti. Perché chiunque possa realizzare il proprio percorso di vita”. Spero si ricordi anche di questi maschi, invisibili in quanto maschi.

*http://www.politichepiemonte.it/argomenti/colonna2/salute/489-lanalisi-della-spesa-sanitaria-in-unottica-di-genere ) Un comportamento sociale maschile che ha ancora delle pesanti conseguenze sulla salute delle donne e dunque anche sul sistema sanitario è quello della violenza contro le donne. L’ultima indagine Istat del 2015 su questo tema ha confermato che anche in Piemonte il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni, circa 480.000 in termini assoluti, ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Di queste il 13,3% ha subito violenza dal partner o dall’ex partner, il 26% da un non partner.

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1 Commento

Lorenzo 12:51 pm - 13th Novembre:

Stiamo parlando di un ormai cadavere.
Il cadavere di un mostro nasce dall’involuzione di una Sinistra che dopo la caduta dell’Unione Sovietica,nella ricerca di una nuova collocazione nel contesto unipolare ha trovato casa nello stesso domicilio del liberismo.

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