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07 Feb 2024  |  0 Commenti

“Prodotti di genere”

Ho assistito (per lavoro e dunque senza poterlo o comunque senza volerlo evitare) a una rappresentazione teatrale che si è rivelata, come purtroppo avevo facilmente immaginato, un perfetto compendio del femminismo mainstream, ma in aggiunta anche, a mio parere, di livello oggettivamente modesto.
Scontata, saccente, antimaschile.
Infarcita di lunghi monologhi o meglio sproloqui contro il genere maschile, oramai del resto socialmente sdoganati e anzi apertamente incoraggiati, al punto che dichiararsi d’accordo con tutto il corredo antimaschile del femminismo neoliberale è diventato un segno tangibile di adesione all’ideologia dominante che ha nella colpevolizzazione del genere maschile uno dei suoi architravi. Occorre quindi sottostare, non contrapporsi e, meglio ancora, dare concreti segni di genuina condivisione. Del resto tutte le ideologie hanno storicamente sempre richiesto prove e dimostrazioni di sottomissione utili anche a poter individuare con chiarezza eretici o dissenzienti. Più che una rappresentazione sul tema della questione di genere (che comunque io preferirei sempre declinare la plurale), ho dunque assistito a un <prodotto di genere>, cioè a un prodotto tra i tanti di quello che ormai è un vero e proprio genere letterario divulgativo e di propaganda, con tutti i suoi cliché e luoghi comuni, antimaschili, fortemente stereotipato.
Detto per inciso, anche le stesse biografie femminili che prodotti di questo tipo vorrebbero esaltare finiscono per essere strumentalizzate e deformarmate da una impostazione così platealmente ideologica che attenua quando non sopprime del tutto la loro storicità.
Inutile dare riferimenti dello spettacolo in questione, ognuno si farà la sua idea; ma sopratutto è inutile perché è uno tra i tanti; si assiste ormai a una vera proliferazione di simili rappresentazioni, che del resto trovano ampio spazio perché veicolano la narrazione dominante del femminismo neoliberale (a-storico, interclassista all’estremo, antimaschile) che costituisce uno dei tasselli centrali dell’ideologia politicamente corretta. Ogni regime ha selezionato le forme culturali attraverso le quali avviene la riproduzione dell’ideologia e il regime neoliberale non fa di certo eccezione.
Divide et impera. Come sempre è stato, ma con mezzi di straordinaria e inedita efficace. Scopo e funzione specifica del femminismo neoliberale sono la liquidazione della questione sociale accendendo la miccia della guerra tra i sessi che deve essere combattuta tra i subalterni perché il potere rimanga indisturbato.
Il mio punto è questo. È proprio indispensabile, a tutti i livelli, propinare ai ragazzi in dosi massicce l’indigeribile brodaglia della GUERRA TRA I SESSI malamente camuffata sotto il vestito sempre più ipocrita (Ferragni) o ridicolo in certe esternazioni (Cortellesi) della parità di genere? È una cosa buona per loro? È una cosa buona per i giovani di ambo i sessi? È una rappresentazione reale delle questioni? La mia risposta a queste domande penso la si possa facilmente intuire.

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