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I lavoratori continuano a morire come mosche ogni giorno sul lavoro e il circo mediatico, con il solito parterre di guitti, menestrelli e ballerine convocati per l’occasione, ha il pudore di baloccarsi al “concertone” del Primo Maggio a Roma.
“Dopo due anni di pausa – ha commentato Ambra Angioini, nota eroina del lavoro – sarebbe stata una beffa se fossi rimasta a casa e gli altri in piazza”. La notizia della sua presenza ci solleva il morale.
Una immane e intollerabile tragedia quotidiana viene debolmente e ipocritamente raccontata dai media e dalle istituzioni nel suo risvolto sociale, cioè di classe, e ignobilmente occultata nel suo risvolto di genere perché – ed è doloroso doverlo ogni volta sottolineare – a morire sul lavoro sono pressochè quasi esclusivamente uomini.
“La verità è rivoluzionaria – diceva Gramsci – tenerla nascosta non è solo un inganno e una truffa ma un inquinamento che avvelena e tarpa la vita di tutti, anche di chi la reprime e prima o dopo ne paga il fio”.
Fonte foto: La Repubblica (da Google)
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