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Conferenza stampa di presentazione: Comune di Roma, martedì 13 novembre, ore 14:00
Via delle Vergini n. 18, sala conferenze III piano.
Nonostante l’impegno costante dei media, delle istituzioni e di larga parte del privato sociale nel condannare la violenza, la stessa viene etichettata come violenza di genere dimenticando l’assunto che la violenza è un costrutto ampio e complesso che non prevede distinzioni in ordine al sesso.
La “normalizzazione” pubblica della violenza femminile – messaggi pubblicitari, spettacoli televisivi, cinema, stampa, video web – crea assuefazione ed abbassa l’allarme sociale.
La scena di un uomo che schiaffeggia una donna in un reality non può essere accettata, non ha scusanti, suscita sdegno, scatena condanna pubblica, espulsione, biasimo collettivo di conduttori e spettatori.
Doverosamente, aggiungiamo.
A ruoli invertiti, tuttavia, la scena non suscita uguale sdegno ed uguali reazioni, viene minimizzata, diviene “normale”, perfino ironica: gli episodi di violenza diventano quindi proponibili, anche pubblicamente, quando ne sono vittime gli uomini.
L’agito violento non ha caratteristiche proprie, oggettive: sembra divenga biasimevole in funzione di chi faccia cosa. Viene trasmesso il messaggio che la violenza femminile non esiste, e se esiste è “lieve”, non suscita allarme. In ogni caso è legittimata, normalizzata, positivizzata, sdoganata persino sui media.
Può una forma di violenza essere considerata politically correct , qualunque essa sia?
L’indagine è finalizzata a raccogliere elementi di valutazione ancora inesistenti nel nostro Paese, utili a verificare se esista, ed eventualmente in che misura, una realtà diversa da quella fondata esclusivamente su condizionamenti, luoghi comuni e pregiudizi.
Si tratta di un’indagine ufficiosa, ma rappresenta l’unica fonte in assenza di indagini ufficiali.
L’analisi dei dati raccolti smentisce la tesi della violenza unidirezionale U>D e le sovrastrutture culturali che ne derivano. La teoria secondo la quale la violenza U>D sia la sola forma diffusa, quindi l’unica meritevole di contromisure istituzionali, si rivela quindi un postulato indimostrato ed indimostrabile, generato esclusivamente dal pregiudizio.
Sono pertanto prive di fondamento le teorie dominanti che circoscrivono ruoli stereotipati: donna/vittima e uomo/carnefice.
Dall’indagine emerge come anche un soggetto di genere femminile sia in grado di mettere in atto una gamma estesa di violenze fisiche, sessuali e psicologiche; quindi anche un soggetto di genere maschile possa esserne vittima.
Il fenomeno della violenza fisica, sessuale, psicologica e di atti persecutori, in accordo con le ricerche internazionali, anche in Italia vede vittime soggetti di sesso maschile con modalità che non differiscono troppo rispetto all’altro sesso.
L’indagine inoltre dimostra che le modalità aggressive non trovano limiti nella prestanza fisica o nello sviluppo muscolare; anche un soggetto apparentemente più “fragile” della propria vittima può utilizzare armi improprie, percosse a mani nude, calci e pugni secondo modalità che solo i preconcetti classificano come esclusive maschili.
La significativa rappresentatività nel campione di soggetti con prole ha fatto emergere l’effettiva strumentalizzazione che i figli hanno all’interno della coppia in crisi.
Il dato più evidente riguarda le violenze psicologiche, testimoniate dal campione in percentuali significative. Solo il 2,1% ha dichiarato di non averne mai subite
Al termine di questa ricerca, ciò che gli autori auspicano è che il fenomeno venga ulteriormente approfondito dagli organi istituzionali, indagando con identici strumenti e modalità un campione composto da un uguale numero di donne ed uomini, secondo criteri di trasparenza ed imparzialità sino ad oggi sconosciuti.
L’obiettivo è lo studio di adeguate contromisure istituzionali, affinché la tutela della vittima sia garantita indipendentemente dal sesso di appartenenza.
Esplicito dovere di una società civile dovrebbe essere prevenire e condannare la violenza a 360°, a prescindere dal genere di autori e vittime.
Gli autori: Y. Abo Loha, G. Gallino, S. Gascò, G.P. Macrì, C. Manzari, V. Mastriani, F. Nestola, S. Pezzuolo, G. Rotoli
288 Commenti
e quali sarebbero esattamente le cazzate che ho detto?
lesliebarbara(Quota) (Replica)
A me non interessa decidere se quello che dici sono cazzate o cose serie. Io sto a quello che sostieni e ti chiedo di nuovo.
Se uomo e donna sono uguali, allora condividono anche le stesse inclinazioni alla violenza.
Perché allora lo Stato tratta la violenza come una caratteristica connaturata maschile?
(Vedi Convenzione di Istanbul ratificata)
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Lesliebarbara: i dibatti fra scienziati fra le diversità di genere connaturate (le vogliamo chiamare così le differenze che originano dalla diversa fisiologia intesa come complesso di struttura cerebrale e influenza ormonale sulla medesima?) sono infiniti. Allo stato dell’arte non esiste un confluire univoco sul fatto Sì/No, su quanto ci sia di culturale e quanto ci sia di naturale. Catherine Vidal è una neurobiologa, Simon Baron Cohen è un neuropsichiatra che nel 2004 sostiene il contrario (e pure lui è un nome eh.. non l’ultimo scemo del villaggio). Sono due nomi a caso eh.. beninteso. Resto il fatto che credo che ormai siano tutti concordi nell’ammettere che è riduzionista studiare il cervello come se fosse un organo isolato dal resto del corpo.
L’evidenza comunque è quella. Il comportamento maschile e il comportamento femminile differiscono in tutte le culture e in tutte le epoche suppergiù. Diversi i risultati, in qualsiasi cultura di riferimento, diversi i compiti. Pure nel Daghestan.. pensa te, dopo un’infanzia passata ad accudire le pecore in perfetta parità cosa che farebbe presumere pari opportunità intellettive poi da grandi ci sono le diversità. Pure più di noi.. eh..Lo so dirai, appena i bambini crescono e diventano più forti delle bambine le picchiano selvaggiamente e le costringono a fare figli contro la loro volontà e ad occuparsi della casa nonostante il loro cervello si sia sviluppato con abilità spaziali pari e superiori al cervello maschili. Ma le cose sono forse un po’ più complicate .. e forse c’è anche un po’ di ideologia nella scienza che fa sì che dalla lettura occasionale di un libro divulgativo non si possa trarre la verità assoluta. Pensa che probabilmente non si può trarre nemmeno dall’ultima ricerca scientifica condotta con tutti i crismi. Il positivismo è roba passata o che sta passando secondo me. N.B. en passant da una semplice e modesta ricerca su internet sulla recensione del libro mi par di capire che l’1% delle ricerche che confermano la diversità tra il cervello maschile e quello femminile si riferisca solo all’abilità linguistica e che sia stata comunque contestata da qualche scienziato. La questione, mi pare ovvio, ma lo ripeto, non è tanto se una donna può fare la matematica o la violinista. Certo che lo può fare, Certo che ce ne sono e ce ne sono state. Ma come mai persino nel Daghestan dove i bambini vengono allevati facendo le stesse cose alla fine c’è una disparità di scelta?
Rita(Quota) (Replica)
Interessanti gli argomenti di lesliebarbara tuttavia la questione delle scelte di uomini e donne non può essere ricondotta alla mera somma di attitudini e intelligenza. Questi due fattori influiscono notevolmente sulla scelta delle professioni ma non bastano. Ad esempio, non so se nel libro che lesliebarabra cita si riporta che l’intelligenza spiega il 50% della varianza nel predire il successo professionale. Questo è importante perché non bastano le facoltà intellettive a spiegare gli orientamenti futuri.
Tuttavia, sostenere che la cultura è la responsabile delle differenze nella scelta delle occupazioni tra uomini e donne è una spiegazione superficiale perché occorre capire in quali settori la cultura dovrebbe scoraggiare uomini e donne nelle loro scelte lavorative che siano diretta discendenza delle loro attitudini e qualità. Ad esempio non ci sono molte donne nelle facoltà di matematica, eppure le ragazze vanno meglio a scuola rispetto ai ragazzi in quasi tutte le materie e non si capisce dove la famiglia e la scuola le scoraggino a diventare architetti. Va anche detto che i giochi infantili possono contribuire certamente allo sviluppo delle abilità intellettive nei due generi ma questi da soli non bastano a determinare la scelta professionale, a meno che lesliebarabara non ritiene che le donne che scelgono architettura non abbiano mai giocato con le bambole. Tante cose avvengono durante l‘adolescenza e oltre alle abilità intellettive si sviluppa una cosa chiamata personalità che influisce grandemente sulla scelta professionale. Le componenti della personalità influiscono in modo determinante e senza di esse le scelte professionali sono difficili da comprendere. Ricordo però a lesliebarabra che la personalità si innesta sul temperamento che ha basi biologiche (ad esempio alcuni bambini sono più vivaci, altri più introversi, altri ancora più aggressivi, altri più paurosi e così via prima che la cultura e le abitudini facciano il loro effetto).
Prendiamo ad esempio l’empatia, aspetto su cui le paritarie insistono molto perché ne fanno un punto di forza della superiorità femminile: se una donna è e si ritiene empatica lo sarà perché in parte ha affinato questa caratteristica durante la sua infanzia tramite i giochi; tuttavia se alla nascita mostrava poca sintonia verso le relazioni e verso contatti empatici difficilmente svilupperà tali abilità come le sue coetanee, soprattutto se non ne sarà interessata. Lesliebarabara potrà farla giocare quanto vuole con le bambole, tuttavia con l’avanzare dell’età (adolescenza) è molto probabile che la nostra bambina, ora adolescente, preferirà attività solitarie rispetto alle relazioni profonde che presuppongono un maggiore grado di intimità.
La ragazza perderà qualcosa? Certo che si perché la mancanza di empatia non le permetterà di svolgere al meglio professioni che richiedono un contatto umano profondo (educatrice, psicologa, assistente sociale, medico).
Che cosa succede se invece la nostra ragazza ha sviluppato una maggiore empatia (grazie anche al gioco delle bambole)? Probabilmente potrà essere un ottimo medico, psicologa, educatrice, avvocato ecc. ma non sarà adatta a svolgere quelle professioni dove l’empatia è controproducente (ad esempio il chirurgo o il poliziotto).
La ragazza però avrà un QI del tutto simile a quello delle sue coetanee.
Questo per dire che le variabili che orientano verso la professione sono numerose e occorre considerarle tutte prima di emettere giudizi superficiali quali ad esempio “è colpa (o merito) della cultura e delle abitudini”.
Quanto al fatto che i bambini hanno maggiori abilità spaziali perché giocano a calcio rispetto alle bambine che passano il tempo a giocare con le bambole lo trovo discutibile e, se posso, è un’argomentazione che fa anche un po’ di tenerezza. Dobbiamo credere che le bambine non fanno sport di squadra (ad esempio pallavolo)? Dobbiamo credere che le bambine non trascorrono il tempo a rincorrersi nel parco o a giocare a nascondino? Queste attività non sviluppano le abilità spaziali?
Dal rilevare che non ci sono differenze intellettive alla conclusione che la cultura spiega tutto ce ne passa.
Il libro che lesliebarabra cita sembra voler dire che non ci sono differenze di genere nella scelta professionale sulla base delle prestazioni intellettive, ma questo non significa che non esistano sulla base di altre variabili (e la cultura non sembra tra queste).
Bisogna però rispondere almeno a due domande: al di fuori delle prestazioni intellettive, esistono altri tipi di differenze tra uomini e donne che li orientano nelle loro scelte lavorative e professionali? E se si, quali di queste variabili esercita il peso maggiore (perché potremmo anche trovare che la cultura e le abitudini influiscono nella scelta ma solo, ad esempio, in 2 casi su 100)?
Doctor Doctor(Quota) (Replica)
Con tutto il rispetto non ci trovo proprio nulla di interessante nelle “argomentazioni” di lesliebarbara, che anzi, sono di una banalità sconcertante.
lorenzo(Quota) (Replica)
doctor e rita: le differenze di cui parlate voi nascono dalla tradizionale divisione dei ruoli nella famiglia che è comune in tutte le culture del mondo a causa di vincoli biologici. ma questo in prima istanza non c’entra con le predisposizioni di natura cognitiva e attitudinale di cui parlo io.
dubito che nel daghestan, dove credo che la popolazione conduca una vita di mera sussistenza, le donne passino del tempo a imbellettarsi il viso o a fare shopping mentre gli uomini facciano attività che da noi vengono considerate tradizionalmente maschili.
ho trovato interessante notare che nello studio del 2006 dove se non sbaglio si parla per la prima volta delle maggiori abilità maschili nella rotazione tridimensionale del solidi e della maggiore capacità linguistica femminile, i soggetti presi in esame sono solo 9 uomini e 10 donne. ingenuamente pensavo si trattasse di un campione di alcune centinaia di individui, mentre sono solo una ventina in totale. che valore statistico possono avere una ventina di persone su una popolazione di 7 miliardi di homo sapiens?
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16284758poi
ho trovato questo video di una conferenza della Vidal dove lei afferma come i test hanno risultati diversi a seconda di come vengono presentati ai partecipanti: se un test viene presentato come geometrico i maschi hanno risultati migliori, se viene presentato come test di disegno non ci sono differenze apprezzabili tra maschi e femmine. in pratica ci sono aspettative che agiscono a livello più o meno inconscio influenzando i risultati dei partecipanti a seconda del sesso. questo genere di cose contribuisce a rendermi scettico sulla presunta origine innata di determinate caratteristiche cognitivo-attitudinali.
https://www.youtube.com/watch?v=OgM4um9Vvb8
lesliebarbara(Quota) (Replica)
dubito che nel daghestan, dove credo che la popolazione conduca una vita di mera sussistenza, le donne passino del tempo a imbellettarsi il viso o a fare shopping mentre gli uomini facciano attività che da noi vengono considerate tradizionalmente maschili.
Vero ,lo penso anch’io, ma vedrai che , parlando con una femminista ti dirà che ,anche li il maschio è privilegiato ….
Mauro Recher(Quota) (Replica)
PERCHE’ MOLTI UOMINI SONO “ZERBINI”?
PER PAURA DI SEMBRARE GAY!!
Scusate se sono un po’ OT in questo post, ma questa mattina ho fatto un’interessante scoperta, leggendo un commento dello scrittore Roberto Scafuri, che tiene un blog sul Giornale:
http://blog.ilgiornale.it/scafuri/2013/09/25/femminicidio-lacido-maschio-sepolto-in-te/
Ora, il suddetto non trova di meglio da obiettare, alle cifre inattaccabili che gli ho fornito come Al2011 (che dimostrano che in Italia NON esiste alcuna emergenza “femminicidio”, e che in Italia vengono uccise in % 1/4 delle donne USA, la metà delle donne francesi, ben 17 volte meno donne che in Russia, ecc.), se non lanciando una “accusa” tanto ridicola quanto infantile e maldestra: ” a voi ( a me e ad un altro lettore) non piacciono le donne!”
Ah ah ah!
Ecco spiegato il meccanismo mentale di tanti “maschi” zerbini che si adeguano passivamente e ruffianamente ai deliri femministi:
LA PAURA DI SEMBRARE GAY!
Ora, a parte il fatto che chi ha questa paura semmai dimostra davvero di essere un gay latente (e magari per nulla latente).
Non è certo assecondando in tutto e per tutto ciò che le femministe dicono che si dimostra di amare il genere femminile, anzi!
Tra l’altro numerosi gay sono femministi ad oltranza.
Normalmente una donna intelligente e matura apprezza gli uomini autonomi ed indipendenti, non certo i lecchini che le dicono sempre sì, e non la mettono mai in discussione.
Oppure è una stronza profittatrice, e probabilmente si metterà anche a cercare di ferire qualche ometto insicuro e zerbino, facendo leva sulle sue insicurezze, tra cui la propria virilità.
Oltre tutto, la paura di essere giudicati “gay” è tipicamente adolescenziale, e rivela una sessualità decisamente immatura, mi spiace per Scafuri, che adolescente non è più da un pezzo.
Però in effetti ci sarebbe da scavare a lungo dietro le ruffianate di gente come Letta, o Alfano, o Berlusconi, o altri uomini (di destra e sinistra, è indifferente), che non perdono occasioni di esibirsi in “zerbinate” verso le donne, tra cui le stucchevoli: ” i ministri donna stanno facendo meglio degli altri!” (Gianni Letta), oppure l’approvazione automatica della convenzione di Istanbul, senza alcuna discussione.
Alla faccia!
Non ce lo siamo dimenticati quello che hanno saputo fare certi ministri donna:
Dalla “indimenticabile” Elsa Fornero, che ha buttato per strada senza manco la pensione migliaia di lavoratori “esodati”, alla “encomiabile” Josefa Idem, che si era “dimenticata” di pagare imposte e teneva attività in nero, alla “ultra-competente” Mara Carfagna, passata dalle sfilate scosciate di miss Italia all’incarico ministeriale (non si è mai capito per quali competenze) , e a cui si deve una paranoica e maldestra legge sullo “stalking”, bollata come malfatta da numerosi magistrati (tra cui proprio magistrati donne!).
Insomma, che ci siano donne valide e capaci nessuno lo nega, ma da qui a sparare le solite ruffianate “politically correct” con: “le donne sono più brave degli uomini…le donne sono più oneste, corrette, ecc.” ce ne corre!
In definitiva, forse scavando si capirebbe davvero cosa c’è dietro il conformismo di molti ometti zerbini, verso le paranoie femministe: la paura di passare per finocchi se non dicono sempre sì alle mode femminili!
Triste dirlo, ma forse è proprio così….
Albert(Quota) (Replica)
Il fatto è, Albert, che anche i gay spesso sono sempre conformisti in fatto di femmine.
Ma questo forse i zerbini non lo sanno…
Leonardo(Quota) (Replica)
Albert, la paura di apparire gay agli occhi delle donne è l’ultima delle preoccupazioni degli zerbini. La verità è che oggi, se osi mettere in discussione i dogmi femministi che si sono imposti ovunque nel nostro decadente occidente, sei automaticamente catalogato come un maschilista, un misogino, un uomo che odia le donne. Di fronte a una simile eventualità, che rappresenta ciò che la scomunica era durante il medioevo, la maggior parte preferisce o incensare l’altro sesso o starsene in silenzio e subire, più o meno consapevolmente. Solo coloro che hanno gli attributi e, ovviamente, la capacità di cogliere lo spirito dei tempi, cosa che alla maggior parte degli individui rimane assai difficoltosa ( sappiamo tutti quanto la maggior parte degli uomini pensi davvero di vivere in un occidente maschilista), prendono una posizione critica di fronte al pensiero dominante femminista.
Rimane da chiedersi come si sia potuti giungere a questo. E’ evidente ai miei occhi che il grande salto di qualità è stato rappresentato da internet. Internet ha offerto al disgregato mondo femminista di compattarsi, alzando la voce e imponendo la propria agenda come indispensabile ovunque, dall’estrema sinistra, come era scontato che fosse, all’estrema destra, che preferisce di gran lunga venire tacciata di razzismo piuttosto che di misoginia, e questo la dice lunga sul punto in cui ci troviamo.
Senza internet, e le sue straordinarie potenzialità ( si possono fare le “rivoluzioni” seduti di fronte al computer di casa), il mondo femminista non sarebbe mai stato in grado d’imporsi fino a questo punto, perchè, diciamola tutta, le sue esponenti sarebbero state in grado al massimo di riunirsi in qualche collettivo femminista cittadino se non rionale. Internet è stato per il femminismo come una manna caduta dal cielo e ha saputo con grande abilità approfittarne.
Alessandro(Quota) (Replica)
Alessandro
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Senza internet, e le sue straordinarie potenzialità ( si possono fare le “rivoluzioni” seduti di fronte al computer di casa), il mondo femminista non sarebbe mai stato in grado d’imporsi fino a questo punto, perchè, diciamola tutta, le sue esponenti sarebbero state in grado al massimo di riunirsi in qualche collettivo femminista cittadino se non rionale. Internet è stato per il femminismo come una manna caduta dal cielo e ha saputo con grande abilità approfittarne.
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Quindi, paradossalmente, le femministe devono ringraziare gli uomini che tanto combattono, perché sono state delle menti maschili a creare internet (e il pc).
Tiziano(Quota) (Replica)
Alessandro:
… imponendo la propria agenda come indispensabile ovunque, dall’estrema sinistra, come era scontato che fosse, all’estrema destra, che preferisce di gran lunga venire tacciata di razzismo piuttosto che di misoginia, e questo la dice lunga sul punto in cui ci troviamo
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Il dominio femminista nell’universo etico-politico è totale.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Perdonate l’ossessione ma essendo questa discussione a valle di un articolo dove una ricerca rileva che esiste anche la violenza femminile, chiedo di nuovo a lesliebarbara, sperando in una sua risposta: se uomo e donna sono uguali, come sostieni tu e come vorrebbe il principio di non discriminazione, allora condividono anche, necessariamente, le stesse inclinazioni alla violenza.
Perché allora, *secondo te*, lo Stato tratta la violenza come una caratteristica connaturata maschile?
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Roberto Micarelli,
“se uomo e donna sono uguali, come sostieni tu e come vorrebbe il principio di non discriminazione, allora condividono anche, necessariamente, le stesse inclinazioni alla violenza.
Perché allora, *secondo te*, lo Stato tratta la violenza come una caratteristica connaturata maschile?” (Roberto Micarelli)
La tua logica, Roberto, è stringente, non credo però che avrai mai risposta, non solo e non tanto da Lesliebarbara, ma da nessun altra/o.
“La violenza è maschile” – si dice – “però siamo eguali in tutto e per tutto”, si dice anche. Ma allora se siamo eguali in tutto e per tutto come è possibile affermare che la violenza sia solo e soltanto maschile?.
Il femminismo ci riesce. Non perché sia più furbo, ma solamente perché fino ad ora nessuno ha osato contraddirlo (a parte noi). E questa è la sua vera forza. Non certo la razionalità e la coerenza delle sue tesi.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E’ molto peggio Fabrizio. Loro teorizzano di avere accesso a una sorta di “verità gonadica”, a una obiettività di ordine superiore che si basa sull’appartenenza sessuale: strong objectivity …
http://en.wikipedia.org/wiki/Strong_objectivity
E stavolta non c’è teoria gender che tenga. Per vedere la luce devi essere femmina di nascita.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Vede leslisebarbara il suo commento non regge perché se osserva la realtà noterà che uomini e donne scelgono gli stessi percorsi di lavoro (ad eccezione di alcuni) sia con i modelli tradizionali di divisione dei compiti, sia con i modelli non tradizionali. Per osservare ciò è sufficiente guardare le scelte universitarie di ragazzi e ragazze. Secondo lei i ragazzi che hanno scelto giurisprudenza giocavano con le bambole? Le ragazze che hanno scelto architettura non avevano la mamma che si occupava della casa? Se si assume che i ruoli tradizionali ci sono ancora bisogna spiegare come mai le ragazze sono in numero maggiore rispetto ai ragazzi in molte facoltà (medicina, giurisprudenza, veterinaria, architettura, economia e commercio). Inoltre cosa centra la famiglia tradizionale se le ragazze vanno meglio in matematica ai licei ma poi non la scelgono come percorso universitario? Mi sorprende l’ingenuità delle sue considerazioni, come se i ruoli familiari spiegassero tutto. Mi permetta delle domande domanda: lei crede che io sia in grado sapere le sue scelte professionali se sapessi i ruoli nella sua famiglia di origine? Lei crede che se sapessi se nella sua famiglia i suoi genitori occupavano o meno ruoli tradizionali sarei in grado di dire non solo le sue scelte ma anche fare previsioni su ciò che farà perché dovrei conoscere già le sue qualità e le sue abilità? Può rispondere?
Grazie
Doctor Doctor(Quota) (Replica)
E come si spiega il fatto che i vincitori della Medaglia Fields sono tutti uomini?
http://it.wikipedia.org/wiki/Medaglia_Fields
Di certo non con presunte “discriminazioni” nei confronti delle donne, che anche nelle università dell’Iran sono la maggioranza…
Marco(Quota) (Replica)
roberto micarelli: ho provato a leggere il testo della convenzione di Istanbul ma non ho trovato la parte dove dice che l’uomo è naturalmente piu violento delle donne. da quanto ho capito le femministe sostengono che l’uomo è piu violento per colpa della cultura tradizionalista che loro chiamano patriarcato, non per cause naturali. se avete dei testi di teoria femminista da consigliarmi dove si fa riferimento a questo, perché non ho mai approfondito nello specifico la loro ideologia.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
lesliebarbara,
Lesliebarba, le femministe non potrebbero dire diversamente, altrimenti scoprirebbero il fianco all’accusa di razzismo e di sessismo, che in quel caso sarebbe palese.
Ma noi sappiamo che questa cesura fra natura e cultura è semplicemente impossibile (ne abbiamo parlato migliaia di volte ma tu questo non potevi saperlo…forse…) perchè la cultura esiste fin da quando il primo uomo ha fatto la comparsa sulla terra. Quindi non ha senso affermare che l’uomo è violento a causa di una costruzione puramente culturale che è il patriarcato. Questa che stai ponendo è l’eterna contraddizione che non potrà mai essere sciolta per la semplice ragione che non può essere sciolta, perchè sarebbe come dire che l’acqua è divisibile dalla terra e l’uomo dall’aria che respira.
L’intera narrazione femminista è nata con l’obiettivo di distruggere il maschile, psichicamente e simbolicamente (e ora anche politicamente). E’ ovvio che non può essere detto apertamente, per ovvie ragioni, e deve essere camuffato sotto altre bandiere, quelle dell’emancipazione e della liberazione della donna. Neanche Hitler ha mai parlato apertamente di sterminio delle razze inferiori, si è “limitato” ad esaltare il ruolo che la razza ariana doveva avere nel mondo in quanto portatrici di una superiore civiltà. Il paragone è iperbolico, me ne rendo conto, ma c’è una corrente del femminismo, la più agguerrita e molto potente dal punto di vista della capacità di costruire egemonia ideologica e culturale, che sostiene che le donne sarebbero portatrici di una specificità di genere (quindi siamo sul terreno dell’ontologia e non della cultura) in base alla quale, se le donne fossero egemoni, non ci sarebbero guerre nè conflitti perché la guerra, quindi la violenza, è maschile. Il che equivale a dire che le donne sono “migliori” dell’uomo.
Considera che questo femminismo apparentemente minoritario è quello attualmente dominante dal punto di vista politico e culturale anche nel nostro paese.
Ciò detto, le cose non si misurano sulla base delle dichiarazioni di intenti che possono essere scritte sui libri o sui documenti, ma sui fatti. E i fatti ci dicono che il femminismo si declina come un’ideologia sessista, razzista e interclassista, fondata sul prius dell’appartenenza di genere.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Lesliebarbara. L’argomentazione culturale è debole. La Convenzione di Istanbul prevede uno stato di cose in cui servizi sociali, pubblica sicurezza e tribunali non ti chiedono come la pensi ma ti giudicano in base a quello che hai tra le gambe. M = carnefice; F = vittima.
Ormai per debunkizzare la “truffa del millennio” non serve nemmeno più disturbare i filosofi: bastano due righe.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Bombardamento mediatico. Istigazione alla violenza. Istigazione all’odio tra i generi.
La violenza si origina nella denuncia stessa della violenza.
E’ quello che vogliono ottenere. Ecco i primi risultati.
http://www.gazzettino.it/nordest/padova/marito_litiga_con_la_moglie_e_la_pesta_per_un_servizio_in_tv_sul_femminicidio/notizie/331729.shtml
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
io credo che a questo punto non ci sia molto bisogno di leggere tomi di riferimento di “cultura femminista”. Basta semplicemente osservare le reazioni alla frase di una donna Presidente della Camera e rappresentante delle istituzione che in Parlamento, a proposito della legge sul femminicidio dice “un giorno importante per combattere la FEROCIA maschile”. Nessuna reazione, nemmeno timida (vabè.. i gruppi del circuito QM esclusi chiaramente). Nessuna sollevazione popolare.
Lesliebarbara, davvero credi che al contrario non ci sarebbe stato come minimo la richiesta di dimissioni del Presidente della Camera e qualche migliaio di petizioni rilanciate dalle più importanti testate per chiedere le dimissioni del Presidente della Camera?
Ecco bon.. è tutto. Poi ognuno chiaramente dirà che quello non è femminismo, e bla bla bla e in parte hanno pure ragione, ma globalmente quello che è emerso è quello: le femministe americane si svegliano scrivendo libri come “chi ha rubato il femminismo” http://www.amazon.it/Who-Stole-Feminism-Women-Betrayed/dp/0684801566. Ed io mi chiedo dove stavano quando se lo facevano rubare e perchè hanno lasciato ormai quasi mezzo secolo di saccheggio della purezza delle loro idee prima di esprimere dissenso.
Rita(Quota) (Replica)
E la reazione maschile chiude il cerchio e senza fine aggrava la situazione: la spirale nera.
Bisogna dar voce agli uomini affinché abbiano gli strumenti per la sola reazione incruenta, non autolesionista e politicamente vincente: la Parola.
Bisogna dunque continuare nel diffondere il Verbo.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
@Rino
grazie per il link a quella notizia di Padova, che è allarmante proprio per le modalità poliziesche e sbrigative – permesse dal decreto sul “femminicidio” – con cui quel marito è stato allontanato da casa.
Nella notizia del Gazzettino si legge che questo marito è stato allontanato da casa autonomamente dai carabinieri di una stazione di una cittadina, alcuni giorni dopo aver picchiato la moglie (per un servizio sul “femminicidio”!) e dopo che era stata ricoverata in ospedale, con 15 giorni di prognosi.
Ora, non si capisce come mai, visto che – almeno da quel che si legge – non risultavano precedenti di violenza a carico dell’uomo, non sia stato possibile quanto meno farlo INTERROGARE da un MAGISTRATO, se non altro per sentire e confrontare la versione dei fatti di entrambi, e capire come si era arrivati al pestaggio, le modalità con cui era avvenuta l’aggressione, ecc., e solo DOPO decidere se allontanarlo da casa o meno.
A me fa orrore un paese in cui il brigadiere dei carabinieri della stazione vattelapesca può decidere autonomamente, in base a sue valutazioni personali, se prendere questo genere di decisioni.
Una volta, tanto per fare un esempio, mi capitò di andare in una stazione dei carabinieri vicino a casa mia, lamentando molestia alle persone, perché un vicino aveva un allarme acustico che scattava spesso, a volte per diverse ORE, mentre era fuori casa.
Parlai con un maresciallo ignorante come una CAPRA (absit iniuria verbis per le capre), che mi disse che secondo lui non c’erano molestie alle persone, in una situazione del genere, perché l’allarme suonava di mattina, e non di sera o notte!
Feci notare al carabiniere che stava dicendo una solenne minkiata, e non conosceva l’art. 659 del codice penale, che parla di disturbo delle OCCUPAZIONI , e non solo del riposo delle persone, quindi si applica comunque, mattino o sera, se qualcuno reca disturbo “abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche” .
E infatti, quello prese il codice e lesse l’articolo (per la prima volta in vita sua), e fece la faccia di chi ha capito di avere sparato una cazzata grande, e con grande sicumera.
Ecco, ora capite perché mi fa orrore un decreto, voluto da femministe isteriche e angosciose, che attribuisce ad un carabiniere qualsiasi il potere di decidere – senza regolare accertamento dei fatti di un magistrato – se allontanare da casa una persona.
Chiamasi stato di polizia, non stato democratico!
Anche perché potrebbe succedere che una si faccia menare dall’amante, e vada poi dai carabinieri a dire che era stato il marito, per liberarsene e cacciarlo di casa. E’ già successo, ed anche se capitasse nell’1% dei casi, prima di cacciare di casa il presunto aggressore, indaghiamo un momento, e poi vediamo.
Ma quando si fanno i decreti con le viscere, anzi con l’utero, ecco il genere di leggi che viene fuori.
Albert(Quota) (Replica)
Una domanda a tutti gli utenti: ma voi, nel quotidiano, quante donne vedete con gli occhi pesti, il naso rotto, la faccia tumefatta? E soprattutto, quante volte vi capita di ascoltare uomini che denigrano pubblicamente delle donne? Io non ne vedo mai una, tantomeno mi capita di ascoltare denigrazioni pubbliche da parte maschile nei confronti dell’altro sesso. Casomai mi capita l’esatto contrario, basta ascoltare attentamente i discorsi delle donne per rendersene conto: battutine stupide miste a spocchia, critica costante verso gli uomini unita ad una totale incapacità di autocritica, denigrazione costante che alla lunga può generare violenza in alcuni uomini, ecc ecc.
Marco(Quota) (Replica)
Rino DV,
Vero Rino e sopratutto sarebbe da evitare gruppi facebook di questo tipo
https://www.facebook.com/pages/Gli-uomini-sono-pi%C3%B9-intelligenti-delle-donne/265979653437054
Ok il gruppo è stupido già da se, e credo che siamo tutti concordi ,ma questi gruppi io li paragono come il prete don Corsi , questi qui sono le colonne del femminismo ..ecco il perchè l’uomo non deve avere (ovviamente) gesti violenti ,ma nemmeno sprecare le parole facendo gruppi di questo tipo , ma usare energie per diffondere appunto, il verbo
Mauro Recher(Quota) (Replica)
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Secondo me il “gruppo” non è stupido ma provocatorio e in risposta ai numerosissimi “gruppi” femminili in cui si proclama la “superiortà femminile” ?!?
Ecco, in questo caso capitasse mai di ascoltare o leggere una donna che dice “queste affermazioni sono stupide”. Anzi… perché le donne – madri e sorelle comprese – anche se non lo dicono chiaramente, sono convintissime che gli uomini (quindi pure noi che scriviamo in questo blog) siano tutti dei coglioni mentalmente ritardati. Poi sì, capisco bene cosa vuoi dire.
Marco(Quota) (Replica)
Tiziano
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Anzi… perché le donne – madri e sorelle comprese – anche se non lo dicono chiaramente, sono convintissime che gli uomini (quindi pure noi che scriviamo in questo blog) siano tutti dei coglioni mentalmente ritardati
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In linea di massima è veramente così, infatti l’ idea di esser sempre più sveglie e intelligenti è diffusissima fra le donne più o meno giovani. E non certamente perché son state le femministe a inculcalrgli ciò… La natura (rompi coglioni) femminile è quella.
Tiziano(Quota) (Replica)
@ Mauro + Marco + Tiziano
Oltre alla denigrazione gratuita, da parte di molte donne c’è l’abitudine infantile e stupida di arrabbiarsi se coi FATTI vengono smentite le loro affermazioni.
A voi è mai capitato di trovare donne SICURISSIME che una cosa fosse così e cosà, e poi ARRABBIARSI quando le portavate un documento, un articolo, un testo di un’enciclopedia, ecc., che dimostrava che si sbagliavano?
A me sì, e tante volte, e questo smentisce l’altra litania che da anni gli zerbini ripetono come un mantra: “le donne sono più oneste degli uomini”.
Ma dove? Ma quando?
Certo, magari ne trovi di meno invischiate in reati o fatti criminosi, OK, ma quanto ad onestà intellettuale, ci sarebbe da ridere.
Ad esempio, a me capitò alle medie una “prof.” di italiano, che mi corresse in un tema il verbo accelerare (con una elle sola) in “ACCELLERARE” con 2 elle (???).
Le dissi che si sbagliava, e lei poi, una volta verificato che aveva scritto una stronzata, non faceva che attaccarmi in aula. Non solo non ammetteva di avere avuto torto, ma ce l’aveva con me perché glielo avevo fatto notare.
Ditemi voi che razza di “onestà” è questa!
Albert(Quota) (Replica)
ho provato a leggere alcuni siti femministi e mi sono pentito di averlo fatto perché il mio QI è calato di 10 punti in soli 5 minuti di lettura.
però il fatto che il femminismo sia un’ideologia con parecchi difetti teorici e pratici non contraddice il fatto che non ci sono dati scientifici sufficienti e conclusivi per dire che il cervello femm. e masch, abbiano potenzialità intellettive e attitudinali diverse in misura significativa.
esempio: ci sono meno piloti di rally donne non perché il cervello femm. sia strutturalmente meno adatto a guidare un auto da rally (cosa che dovrebbe derivare dalla loro minore abilità visivo-spaziale sostenuta da certe teorie), bensì perché le donne ricevono meno stimoli a fare quel genere di attività. al limite posso ipotizzare che la maggiore libido maschile spinga gli uomini a essere piu competitivi e a intraprendere attività piu rischiose, ma è un discorso diverso.
questa in breve la mia opinione.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
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Quanto affermi è verissimo: tante donne si arrabbiano nel momento in cui vengono contraddette e smentite.
Alcuni vecchi della QM li chiamano complessi di inferiorità…
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(Albert)
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Certo, magari ne trovi di meno invischiate in reati o fatti criminosi, OK,
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Sì, ma guarda caso moltissime di loro sbavano per certi figli di buona donna (un esempio fra i tanti: Vallanzasca) e beneficiano dei furti e dei crimini di quegli uomini (altro esempio: la moglie di Totò Riina).
Marco(Quota) (Replica)
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Ma l’ipotesi che le donne abbiano pure meno attributi, e pertanto siano meno portate a rischiare, la si prende in considerazione…? Peraltro non ci sono solo i rally ma anche la Formula 1 che richiede una notevole forza fisica e resistenza allo sforzo per sopportare i G laterali, e in questo gli uomini hanno sicuramente una marcia in più delle donne (a volte anche due…).
Marco(Quota) (Replica)
Io vorrei prendere la tua opinione Lesliebarbara, metterla insieme alla dominante teoria gender, in un faldone dove si dice che la razza umana è indifferenziata per natura.
Ormai lo dice lo Stato.
Poi vorrei prendere tutta la teoria e la prassi sociale, e giudiziaria, che dice che i figli sono più della madre che del padre, perché LA NATURA vuole così.
E vorrei sapere la tua opinione su chi sta organizzando questa truffa e ai danni di chi e per quale interesse.
Perché si tratta di una enorme gigantesca truffa, dove noi uomini abbiamo solo da perdere e niente da guadagnare. Accusati quando rivendichiamo una identità, discriminati quando rivendichiamo una uguaglianza.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Medicina di genere/1
Medicina di genere. Non basta la “sindrome bikini”. Donne e uomini vanno curati diversamente
Tra i medici c’è ancora poca informazione e il mondo scientifico sembra essere stato colpito dalla ‘sindrome del bikini’. Gli studi più recenti condotti in campo femminile si sono infatti concentrati praticamente solo sull’apparato riproduttivo e sul seno. E invece le donne necessitano di attenzioni diverse per scongiurare molte morti evitabili. Il convegno di Donneinrete.
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01 OTT – Uomo e donna: organismi diversi, che necessitano di cure e approcci distinti. Eppure, anche se negli ultimi anni ha iniziato a comparire nel dibattito il problema della medicina di genere, in realtà le differenze nell’accesso alle terapie, l’assistenza e le sperimentazioni sui farmaci continuano a rimanere enormi. Tra i medici c’è ancora poca informazione e il mondo scientifico sembra essere stato colpito, nei confronti delle donne, dalla ‘sindrome del bikini’: gli studi più recenti condotti in campo femminile si sono concentrati praticamente solo sull’apparato riproduttivo e sul seno. Lacune che hanno portato a morti evitabili, e che vanno dunque colmate. E’ questo l’allarme lanciato dagli esperti riuniti ieri a Milano, presso la sede della regione Lombardia, al convegno promosso da Donneinrete, con il patrocinio della Fondazione Lorenzini, del Centro studi nazionale su salute e medicina di genere.
“L’anno scorso in Italia – ha rilevato Rosaria Iardino, presidente di Donneinrete – oltre 150mila donne sono morte perché non gli è stato diagnosticato un infarto. Morti che avrebbero potuto essere evitate. Purtroppo poche regioni affrontano il piano sanitario con un approccio di genere”. E non è questa l’unica ‘defaillance’ del sistema sanitario italiano. “Presso l’Aifa – ha continuato – c’è stato un tavolo sulla medicina di genere che ha portato alla revisione della legge sui trial clinici, ma che è ormai fermo da un anno”. Inoltre le dimissioni dell’attuale ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e la quasi certa crisi di Governo sembrano mettere a rischio il lavoro sul nuovo Patto per la Salute.
“Stiamo lavorando – ha spiegato Emilia De Biasi (PD), presidente della commissione Sanità del Senato – per avere il nuovo Patto, in concomitanza con la legge di Stabilità, per inserirvi la medicina di genere, anche solo a livello del termine. Credo che il ministro avesse l’intenzione di lavorare in questo senso e spero che il quadro si ricomponga. Al momento esistono solo delle vecchie linee guida che vanno aggiornate con i Lea, lavorando anche su questo punto”.
E se a livello istituzionale la situazione è questa, anche dal punto di vista medico la strada da compiere è ancora molta. “Ogni mattina quando lavoro in corsia – ha rivelato Giovannella Baggio, presidente del Centro studi sulla salute e medicina di genere – mi chiedo se devo curare uomini e donne allo stesso modo e in realtà una risposta noi medici ancora non ce l’abbiamo. La maggior parte della ricerca alla base delle azioni mediche è stata condotta sull’uomo, traslando i risultati sulle donne, in molti casi senza prove”. Sulle donne si è lavorato tanto in questi anni sul cancro del seno, dell’utero, sul papilloma virus: praticamente solo sull’apparato riproduttivo e sul seno, facendo emergere nel mondo della medicina e della ricerca quella che Baggio ha definito come la “sindrome bikini – ha spiegato – Ma la medicina di genere, che non studia le malattie che colpiscono soprattutto le donne, ma l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, la fisiopatologia e la clinica, è una necessità sempre più urgente”.
Anche perché si tratta di differenze che spesso possono fare la differenza tra la vita e la morte. Tanti gli esempi che si possono fare. Come l’aspirinetta, caposaldo della prevenzione nell’infarto, che per molti necessiterebbe di studi più approfonditi per valutarne l’efficacia nelle donne, o il diabete che è molto più cattivo e provoca infarto tre volte più che nell’uomo, e i sintomi di infarto e ictus che sono diversi e atipici nel sesso femminile. “Il risultato è che le malattie cardiovascolari negli ultimi 30 anni non sono calate nelle donne come negli uomini – ha proseguito Baggio – non solo perché la donna invecchia di più, ma perché i fattori alla base di queste patologie hanno un impatto diverso. Ciò significa che le azioni di prevenzione sono state condotte nel modo sbagliato”. Inoltre, nonostante le donne sino più a rischio di ammalarsi di malattie cardiovascolari, hanno un minore accesso alla terapia tramite dispositivi rispetto agli uomini.
Come ha sottolineato Gianluca Botto, presidente dell’Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (Aiac), “nonostante il costo giornaliero della terapia con dispositivi come i defibrillatori impiantabili sia vantaggioso rispetto a quelle delle terapie farmacologiche più diffuse, meno del 40% dei pazienti eleggibili maschi li riceve. Dato che scende al 29% quando si tratta delle donne”. Differenze che spesso si riscontrano anche nello stesso territorio tra asl e asl e che stanno emergendo con l’indagine conoscitiva avviata dalla Commissione Sanità del Senato sulla sostenibilità di un Ssn universale e solidaristico, in particolare su tre patologie per quel che riguarda la medicina di genere. “Divari clamorosi – ha concluso De Biasi – e ormai intollerabili. Le donne devono riassumere la consapevolezza di sé”.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Medicina di genere/2
La Risposta Neurale al pianto dei neonati. Neuroscienze & Gender Studies
Gli studi neuroscientifici forniscono delle interessanti conferme rispetto ai diversi comportamenti e attitudini che caratterizzano le differenze di genere maschile e femminile e che spesso ci capita di osservare direttamente o indirettamente nella nostra esperienza quotidiana.
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Una delle aree che storicamente ha da sempre evidenziato maggiori differenze tra i sessi è quella riguardante la genitorialità e la relazione con i figli, in particolare con i bambini piccoli.
Nella maggior parte delle culture le madri provvedono alla cura dei bambini in maniera più diretta rispetto ai padri, dedicandovi più tempo, energie ed attenzione.
Secondo alcuni studi (Boukydis et al., 1982; Zeifman, 2003), inoltre, le donne avrebbero, rispetto agli uomini, una predisposizione maggiormente accogliente verso il pianto dei bambini, che evocherebbe in loro risposte emotive di accudimento e comprensione.
Sappiamo da tempo che il pianto dei neonati e dei bambini piccoli rappresenta più di una modalità comunicativa, è un meccanismo prezioso che permette loro di guidare l’attenzione dell’adulto che se ne prende cura verso la soddisfazione dei propri bisogni primari, che rischierebbero, altrimenti, di restare insoddisfatti, mettendo in pericolo la sopravvivenza dei bambini stessi. Oltre a ciò, come ormai è noto, la risposta e la disponibilità emotiva elicitate dal pianto sono fondamentali per la creazione e lo sviluppo di un buon legame di attaccamento con l’adulto di riferimento.
Vi sono in letteratura numerosi studi condotti con tecniche di neuroimaging, riguardanti l’effetto del pianto dei bambini sulla risposta neurale degli individui adulti, ma la maggior parte di questi ha preso in considerazione esclusivamente le madri e soli pochi hanno coinvolto anche soggetti di sesso maschile.
Una delle eccezioni è rappresentata dallo studio di un gruppo di ricerca dell’Università di Trento, guidata dal dott. Nicola De Pisapia, che ha analizzato, avvalendosi dell’utilizzo della risonanza magnetica funzionale, la risposta cerebrale di individui adulti (maschi e femmine) in stato di mind wandering (quel particolare stato di “riposo mentale” in cui non siamo cognitivamente impegnati in nessuna specifica attività e il nostro pensiero è libero di vagare) in reazione a stimoli uditivi corrispondenti al pianto di bambini affamati.
Sponsor
Studi Cognitivi I ricercatori hanno scelto di studiare la risposta neurale in stato di mind wandering poiché rappresenta la modalità di pensiero più comune, che caratterizza quasi la metà della nostra attività mentale quotidiana in stato di veglia. La condizione di non essere focalizzati su alcun particolare stimolo esterno e di ritrovarci “immersi nei nostri pensieri”, è perciò dotata di una elevata validità ecologica.
I risultati dello studio hanno evidenziato che, indipendentemente dal fatto di essere già genitori o meno, il cervello degli uomini e quello delle donne reagisce in maniera differente al pianto dei bambini piccoli.
In particolare, durante l’esposizione al pianto dei bambini, due delle principali aree neurali che formano il default mode network, il circuito responsabile del mind wandering, ovvero corteccia prefrontale mediale e cingolata posteriore, regioni tipicamente associate all’auto-riflessione e al pensiero centrato sul sé, restavano attive negli uomini, mentre subivano una deattivazione nelle donne.
Ciò dimostrerebbe una peculiare modulazione genere-dipendente nella risposta dei circuiti cerebrali alla richiesta del bambino di essere nutrito, che si manifesta in una rapida interruzione dello stato di mind-wandering nelle donne (madri e non).
Questi risultati confermerebbero, a livello evolutivo, una tendenza naturale da parte del genere femminile a una modalità di “cura alloparentale” nei confronti dei figli. Tale predisposizione, infatti, risulta comune a diverse specie di mammiferi, dove le femmine adulte cooperano e si aiutano reciprocamente nella cura della prole.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
A proposito di dati e ricerche:
Scienza web, c’è una fabbrica delle “bufale” a pagamento
….
Una clamorosa inchiesta di Science porta alla luce i fumosi meccanismi che si nascondono dietro alla selva delle riviste accademico-scientifiche open access: uno studio privo di fondamento, realizzato ad hoc e riempito di errori elementari, è stato accettato nel 60% dei casi. Basta saldare il bonifico.
CONTINUA….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
roberto micarelli: nella prassi dociale è la donna/madre ad occuparsi di piu dei figli nella quasi totalità dei casi quindi è logico che la società privilegi le donne nell’affidamento dei figli. mi sembra di capire che tu vuoi mantenere integro il binarismo sessuale che prevede una netta separazione dei sessi nella vita di tutti i giorni, dalla prima infanzia fino alla maturità. così facendo è logico che saranno sempre le donne ad avere l’ultima parola in fatto di figli. le associazioni di padri separati dovrebbero impegnarsi nei congedi di paternità e in altre iniziative per bilanciare meglio i carichi familiari nella crescita dei figli se in fase post-separazione/divorzio vogliono un affido condiviso che sia veramente condiviso.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
Traduco lesliebarbara:
“L’affido condiviso, i padri se lo debbono guadagnare!”
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Cappìtto mi hai?!
.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
in effetti…nella prassi sociale è sempre stato l’uomo a doversi occupare e far carico dell’economia e del mantenimento quindi è logico che la società privilegi gli uomini nel lavoro .. sono le donne che dovrebbero impegnarsi e combattere e dimostrare di essere in grado di farsi carico dell’economica ah no.. scusate è vero.. qui il discorso non vale più. Le donne non devono impegnarsi a dimostrare niente, è la “società” che deve stabilire la parità e dare loro lavori adeguati e possibilità di accesso alla carriera.
Rita(Quota) (Replica)
>>
Rino, la soluzione esiste ed è la seguente: non sposarsi, non convivere e non mettere al mondo dei figli, tanto siamo più di sette miliardi (troppi) su questo schifoso mondo, per cui non sarà certamente un dramma cosmico mandare a cagare questa massa di ingrate perennemente impegnate a lagnarsi e a scassare la minchia.
Daniele(Quota) (Replica)
RdV: l’affido condiviso comporta parecchi problemi di natura pratica e logistica, quindi in sede giudiziale si tende a favorire le mogli perché sono normalmente loro a dedicare piu tempo alla cura dei figli. per fare in modo che l’affido condiviso sia praticato nel vero senso del termine la soluzione migliore è coinvolgere di piu i padri nelle cure parentali.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
barbarella, schizzi malafede che nemmeno un dissenterico all’ultimo stadio. L’affido condiviso è una legge. Una legge che non viene rispettata. Tu dici che bisogna coinvolgere “di più” gli uomini nelle cure parentali. Come si stabilisce questo “di più”? perché sai, ci sono tanti uomini che sono coinvolti eccome nelle cure parentali, ma secondo te non sono coinvolti “abbastanza”: devono “chiedere i congedi parentali”, “bilanciare meglio i carichi parentali”, bla bla bla bla, tutte cose indefinibili e soggette non si sa bene a quale giudizio di merito, magari il TUO. Stai dicendo che finché gli uomini non faranno i padri COME DICI TU, allora è giusto e normale che la legge non sia rispettata. E naturalmente i padri dovrebbero essere coinvolti “di più” nelle cure parentali, ma anche mantenere lo stesso identico carico di lavoro che fanno tutti i giorni per assicurare un mantenimento alla famiglia, giusto? E quindi il “binarismo sessuale” va eliminato solo per la parte che conviene a te e a molte altre fautrici dell'”uguaglianza”. La legge o esiste, e allora va rispettata, o non esiste. Non è che esiste, sì, “ma se volete che sia rispettata dovete fare di più. Di più quanto? Di più finché ve lo dico io.” Continui a ripeterti senza dire niente come un disco rotto, ma prima o poi forse capirai che non attacca.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
molti giudici pensano che palleggiare i figli da un genitore ad un altro possa arrecare pregiudizio ai minori e preferiscono invece optare per una certa stabilità, per cui la madre è la destinazione prevalente nella scelta affidataria per le ragioni che ho elencato prima.
inoltre non è l’unico caso in cui in sede giudiziale la norma legislativa non viene seguita alla lettera.
marco pensante, dovresti pensare un po’ di piu anziché lasciarti prendere dall’impulso del momento, a meno che pensante non sia il tuo cognome anziché un riferimento alla tua personalità.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
lesliebarbara,
è il suo cognome…garantisco…al posto tuo farei ammenda e ritirerei la battuta…e poi un consiglio, evita di buttarla sul sarcastico con lui, ci rimetti, credimi…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sbabbarella, sei un genio. Magari ti avessi avuta come vicina di banco alle medie quando c’era il tema di italiano.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
beh…sì ovvio che le leggi vengono aggirate e non è la sola, ma infatti per le altre si invocano misure statali per evitare che vengano aggirate e per far sì che la legge venga applicata. Pensa alle lavoratrici in maternità. Hai mai sentito dire che le “donne dovrebbero darsi da fare per dimostrare che qualora restino incinte o abbiano figli non approfittino della situazione prendendosi solo i permessi realmente necessari e garantiscano il più possibile la loro presenza sul lavoro”?. Io mai…
Rita(Quota) (Replica)
gnente Leslie. mi sa che ha ragione Marco, anche se te l’ha messa già dura. Non cogli il dualismo. Non cogli la disparità di veduta nei casi in cui le leggi riguardino interessi maschili (devono meritarselo, reclamare, dimostrare di “meritare” la legge – concetto abbastanza inconsueto in diritto) e gli interessi femminili (è la società che deve attuare le condizioni per la piena applicazione della legge).
Detto in maniera più terra terra e banale, continui a guardare il dito quando ti indicano la luna.
Rita(Quota) (Replica)
ok, ma in caso di affidamento bisogna considerare una terza parte e cioè i minori coinvolti. la società in generale pensa che i figli siano un soggetto degno di particolari attenzioni e tutele e che stiano meglio con la madre e i giudici applicano questa stessa mentalià nelle loro decisioni. chi vuole cambiare l’opinione sociale prevalente deve cambiare anche il ruolo (o meglio il peso che ad esso si attribuisce) e la percezione della figura paterna.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
Evitiamo di fidanzarci o sposarci con le donne ed il mondo intero ne trarrà giovamento. Le donne non sono per gli uomini e gli uomini non sono per le donne. Semplice. Chiudiamoci nel nostro mondo maschile, ignorando completamente quello femminile. Se proprio dobbiamo relazionarci con le donne, diamo loro del lei, limitiamoci alle parole indispensabili per espletare ciò che si deve fare e basta. Un tempo esistevano le cosiddette “comuni”: facciamo “comuni” (non trasgressive) maschili e le donne ne facciano di analoghe femminili. La relazionalità tra donne e uomini non è obbligatoria e, più è praticata, più arreca danni ad entrambi i generi. Non dobbiamo curarci del loro pensiero: ogni persona sa quello che è e che fa, quindi non dovrebbe dare importanza all’opinione altrui sui propri riguardi. Per favore, meno astio e più indifferenza, altrimenti saremo noi a contribuire alla formazione di disgrazie e problemi più o meno gravi!
Tizio(Quota) (Replica)
oppure adottiamo una soluzione cooperativa (come si dice nella teoria dei giochi) e smettiamola di farci la guerra tra sessi. la premessa per una riappacificazione non passa certo attraverso le vie della netta differenziazione tra sessi auspicata dalla maggior parte degli utenti del forum questionemaschile e anche da molti commenti che leggo qui. se gli uomini e le donne avessero piu valori comuni allora il termometro della conflittualità si abbasserebbe, mentre se teniamo rigidamente separati i due generi nei valori e nella cultura allora le incomprensioni e i conflitti aumenteranno.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
lesliebarbara,
“se gli uomini e le donne avessero piu valori comuni allora il termometro della conflittualità si abbasserebbe” (Lesliebarbara)
Se al mondo non ci fossero diseguaglianze, ingiustizie, violenza, conflitti, guerre, sfruttamento, inquinamento, se tutti gli uomini e tutte le donne vivessero in pace, in armonia, in libertà e in eguaglianza, se non ci fossero terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche e disastri ambientali, si vivrebbe molto meglio.
Se mio nonno avesse avuto cinque palle invece che due sarebbe stato un “flipper”…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
ottimo, allora continuamo a farci guerra tra uomini e donne. i giudici saranno di certo prontissimi a dare i figli in affido condiviso a entrambi i genitori. evviva!
lesliebarbara(Quota) (Replica)
lesliebarbara,
La guerra è già stata dichiarata, cara lesliebarbara, è da tempo ormai che piovono pietre (bombe incendiarie?…) sugli uomini…
Hai sbagliato interlocutori. Non siamo noi che abbiamo cominciato a sparare…Questo discorso lo devi fare ad altri (e ad altre…)
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@lesliebarbara
Mi sembra che tu non abbia ancora colto il nocciolo del problema, ovvero il fatto che proprio quando uomini e donne sono diventati più “simili” (per lo meno quanto a comportamenti, stili di vita, abitudini, ecc.) hanno cominciato a farsi sempre più la guerra. Ma la guerra, purtroppo, l’avete dichiarata VOI, non noi.
Negli anni ’20-’40 del secolo scorso, ad esempio, uno come mio nonno e gli uomini della sua generazione potevano DISCRIMINARE bellamente le donne, (a mia madre fu impedito di frequentare le scuole oltre le elementari, anche se era brava, perché su 10 figli SOLO ai 3 maschi fu permesso di studiare fino alle superiori), relegarle in casa a fare i figli e a curare la casa, ecc., e questo NON era giusto.
Né era giusto, una generazione dopo (quella di mio padre), che le donne fossero trattate pur sempre come “persone di serie B”, con obbrobri quali il delitto d’onore nel codice, o ingiustizie quali la discriminazione sul lavoro, ecc.
Ma oggi? Io appartengo ad una generazione che ha SEMPRE trattato le donne su un piano di assoluta parità, perché abbiamo potuto frequentare le stesse scuole, abbiamo cercato di dialogare, di capire se c’era qualcosa che non andava nei nostri comportamenti, le abbiamo ascoltate pazientemente, le abbiamo viste accedere alle medesime attività professionali maschili (dal medico al magistrato, dall’ingegnere al carabiniere, dal vigile al politico, ecc.).
E il risultato quale è stato? Vittimismo, ostilità continua, atteggiamenti di arroganza, prepotenza, prevaricazione, ecc., fino ai recenti DELIRI di leggi da Gestapo su stalking e “femminicidio”, che partono dal presupposto che l’uomo sia per genere una specie di psicopatico libidinoso permanente, incapace di controllare i propri impulsi. Leggi insultanti per TUTTI noi uomini proprio perché vorrebbero fare passare per potenziali ASSASSINI tutti noi maschi, quando solo 1 donna su 200.000 viene uccisa in Italia, mentre negli USA ammazzano 4 volte più donne, e in Russia ben 17 volte di più (ma da loro non esiste questa paranoia!).
Ma io ho un amico che è stato convocato in questura solo perché una “professoressa” psicopatica e carogna lo ha accusato FALSAMENTE di “stalking” perché lui le mandava delle mail cortesi ed educate in cui voleva confrontarsi con lei su lavori scientifici importanti, e perché lui aveva evidenziato alcuni errori nei suoi lavori (e perciò si era impermalosita, e aveva deciso di vendicarsi inventandosi una “molestia” da parte sua.).
E allora: se 50-60 anni le donne si lamentavano perché gli uomini le discriminavano, ora che gli uomini della mia e delle più recenti generazioni ben volentieri dialogherebbero con loro, ecco che proprio le donne (o parte di loro) ricorrono ai mezzi più ripugnanti, disonesti e criminali per prevalere nel lavoro e nella vita privata.
Per la serie: noi vi abbiamo dato una mano, e voi vi prendete il braccio, e magari ce lo tagliate (il braccio, voglio dire, non pensare male, va bene che c’è anche la Bobbit).
Eh no, attente, che se tra 40-50 anni andranno al potere i talebani, o i fondamentalisti islamici, (vista la loro prolificità) rimpiangerete gli uomini italiani di oggi. Capirete che non è con l’ostilità e con le paranoie femministe più deliranti che potrete migliorare la vostra vita.
Albert(Quota) (Replica)
Albert,
Le cose, a mio parere, Albert, stavano messe in maniera molto diversa (comunque molto più complicata), anche fino a 50 o 60 anni fa. Perché se la realtà fosse veramente stata a tutti gli effetti quella che tu hai descritto, le donne avrebbero avuto tutte le ragioni di questo mondo a scatenare una guerra contro gli uomini e non sarebbero sufficienti milioni di uomini e padri gettati sul lastrico né tanto meno quote rosa o leggi sessiste, repressive e liberticide, per sanare quella ferita.
Io ho un altro racconto rispetto a quello che hai fatto tu che, in buona sostanza, riconosce come valido quello femminista.
E siccome hai portato l’esperienza di tuo nonno, porterò quella del mio.
Mio nonno era un ferroviere e per molto tempo ha fatto il fuochista. Ha trascorso una vita su una locomotiva, con turni di 15 o 20 ore, sotto la grandine, il sole cocente, la pioggia, il freddo, spalando carbone. Ha partecipato ed è sopravvissuto a due guerre, quella in Libia e la prima guerra mondiale.
Era un uomo molto mite, quello che si dice un pezzo di pane, socialista, iscritto alla Lega e poi al Partito Socialista, al contrario di mia nonna che era un a monarchica mezza fascista ed era una specie di sergente di ferro. Mio nonno è morto per una malattia di fatto legata al lavoro massacrante che ha fatto per una vita intera. Sostanzialmente è morto di stenti intorno ai 65 anni (che per l’epoca non era neanche poco…) mentre mia nonna è morta a 85 anni, esattamente 30 anni dopo di lui (che le ha anche lasciato una pensione, sia pur modesta).
Quando mio nonno tornava a casa, posava la paga sul tavolo che veniva gestita da mia nonna, la quale a quel punto gli dava un toscano (un sigaro) e un soldo e gli diceva:”Tieni, vatti a fare un bicchiere di vino all’osteria o allo spaccio della Lega dei Socialisti (capito che pedigree c’ha il sottoscritto?… ) e cerca di non metterti nei guai (si riferiva alle sue idee politiche, all’epoca essere iscritti al partito socialista non era propriamente un biglietto da visita per entrare in società…) perché hai una famiglia da mantenere”.
Mio nonno aveva naturalmente in grandissima simpatia mio padre, che era un socialista come lui e che durante la seconda guerra mondiale, dopo avere disertato dal Regio Esercito, entrò a far parte delle Brigate Garibaldi e arrivò addirittura a comandarne una (e proprio durante la guerra partigiana e l’occupazione nazifascista si conobbero con mia madre), al contrario di mia nonna che, guarda un po’, avrebbe ovviamente preferito tutt’altro tipo di uomo per sua figlia piuttosto che quel barbuto scamiciato, senza un soldo e per di più con un mitra sten a tracolla, che blaterava di socialismo e sol dell’avvenir…(mia nonna non ha mai accettato mio padre e non gli ha rivolto la parola per pressoché tutta la vita perché sosteneva che sua figlia fosse sprecata per un soggetto come lui…).
Ora, lungi da me voler scatenare una cosiddetta guerra fra poveri (è l’ultima cosa che vogliamo…), anche perché non è che mia nonna andasse a farsi la manicure mentre mio nonno spalava carbone o stava in trincea a sparare e a farsi sparare. Però, voglio dire, sfido chiunque a sostenere che mio nonno fosse l’oppressore di mia nonna e in una condizione di dominio o di privilegio (…) nei suoi confronti…
Ragazzi, ma de che stamo a parlà? Si dice a Roma…
I miei nonni erano due oppressi, due poveri cristi (come il 99% delle persone all’epoca) la cui esistenza era scandita e organizzata sulla base di una divisione sociale (e sessuale) del lavoro che all’epoca era quella sopra descritta.
Fermo restando (come ho detto nel video “Oppresse e oppressori”) che se dovessi scegliere tra la vita di mio nonno e quella di mia nonna, non avrei dubbi, perché io una vita a spalare carbone sotto la grandine, con il piacevole intervallo di sette/otto anni in trincea, col cazzo che la faccio. Piuttosto faccio il rapinatore o molto probabilmente, conoscendomi, qualcos’altro più vicino al mio modo di essere (ma è meglio non entrare in particolari… ) …
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Albert.:
>>
Negli anni ’20-’40 del secolo scorso, ad esempio, uno come mio nonno e gli uomini della sua generazione potevano DISCRIMINARE bellamente le donne, (a mia madre fu impedito di frequentare le scuole oltre le elementari, anche se era brava, perché su 10 figli SOLO ai 3 maschi fu permesso di studiare fino alle superiori), relegarle in casa a fare i figli e a curare la casa, ecc., e questo NON era giusto.
>>>
Ok verità ma pur sempre verità parziali, cioè trappole.
Anche il giudizio sul passato va rivisto.
Cosa facevano i maschi del titolo di studio e del reddito superiore che allora quei titoli garantivano?
Mantenevano una famiglia, moglie compresa.
Cosa fanno oggi le DD nelle corrispondenti posizioni professionali e di reddito?
Danno qualcosa a qualche uomo?
Mantengono un uomo?
Corteggiano gli uomini?
O invece selezionano gli uomini tenendo a debita distanza quelli di minor reddito e associandosi a quelli che hanno il reddito almeno pari ad esse?
La parità professionale e nel reddito è un inganno quando ogni altra disparità radicale è occultata.
Ci vorrebbe un libro per andare a fondo di questi occultamenti.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Non ero ancora nato (sono dell’80…), ma mi risulta che in Italia, fino agli anni Sessanta, i morti sul lavoro erano almeno quattro volte più di quelli odierni, ed anche allora si trattava quasi esclusivamente di uomini.
Tanto per dirne una eh…
Daniele(Quota) (Replica)
@Fabrizio + Rino + Daniele
Per carità, tutto giusto quel che avete scritto, lo appoggio al 100%, siamo sulla stessa lunghezza d’onda!
Volevo solo aggiungere – avevo dimenticato – che anche mio nonno subì vari infortuni sul lavoro (perse varie dita delle mani, era falegname), fu prigioniero in Austria durante la guerra ’15-’18, e non navigava certo nell’oro, era solo lui che manteneva una famiglia di 10 figli.
E’ senz’altro doveroso continuare a fare notare alle gentili signore (che strombazzano ogni 3 x 2 ovunque ogni delitto, o anche violenza contro di loro), come Uomini Beta ha fatto giustamente notare, che il 97% dei circa 800-1000 infortuni annui sul lavoro (di cui si parla molto meno!) colpisce gli uomini, e spesso li rende invalidi a vita, loro si guardano bene dall’accettare i lavori più pesanti.
Quello che volevo dire però era un’altra cosa: non si può negare che l’Italia degli anni ’20-’40 (cultura fascista, viriloide e bellicosa) fosse 100 volte più maschilista di quella di oggi, ma lo era tutto il mondo.
In quell’epoca avrebbero riso in faccia ad una donna che avesse voluto diventare ingegnere (ce n’era forse una o due), o medico, o magistrato (solo nel 1964 è stato consentito alle donne l’accesso alla magistratura).
Quindi si potrebbe capire se vivessimo OGGI in situazioni simili a quelle di 70-90 anni fa, in cui vi era una palese disparità di trattamento tra uomini e donne, e vera discriminazione.
Ma oggi?
La domanda è: gentili signore, non avete forse ottenuto diritti, riconoscimenti, possibilità di accedere a posti di lavoro che alle vostre madri e nonne erano negati?
E allora che volete da noi?
Ora alcune vorrebbero le “quote rose”, che è una palese idiozia!
Avete forse handicap fisici? Chi vi nega la possibilità di affermarvi sul lavoro, se siete brave?
La verità è che molte di voi sono arroganti, prepotenti, e disoneste!
Quando si ricorre alla MENZOGNA goebbelsiana, continuando a martellare con la storia del “femminicidio” prima causa di morte, vuol solo dire essere stronze e disoneste.
Siete come il corridore che per battere l’avversario gli fa lo sgambetto, o come il pugile, che per vincere assesta un diretto sotto la cintura, siete SLEALI E FALSE!
ASCOLTATEMI BENE TUTTI!!
Io ho scritto più volte a settimanali, giornali, rubriche on-line e tv, che riportavano la menzogna del femminicidio come 1a causa di morte, oppure del 20% o del 50% di donne vittime di presunte “violenze” durante la loro vita, esponendo i dati VERI E INOPPUGNABILI!
LO SAPETE QUANTE – DI QUESTE PUBBLICAZIONI – MI HANNO RISPOSTO?
ZERO! NADA, NO ONE, AUCUN, NISBA, NIHIL!
E voi questa come la chiamate, se non DISONESTA’?
Perché la verità vera è che a voi, care signore, non frega nulla dialogare con noi OGGI!
Lasciamo perdere mio nonno, che sta al cimitero, parliamo di noi!!
Se foste oneste ammettereste che state ESAGERANDO, che state tirando troppo la corda.
Ma non lo siete, siete ottuse ed infantili, siete come i bambini che anziché sedersi e dialogare in modo pacato e maturo, si mettono a strillare, a piangere, e scappano via, se gli adulti non si piegano ai loro capricci.
Il mio amico ricercatore non avrebbe chiesto di meglio, a quella collega docente universitaria arrogante, se non di vedersi un’oretta e discutere pacatamente delle varie questioni, per risolverle in modo maturo.
Ma lei è impazzita, ha rifiutato qualsiasi dialogo, e si è inventata una FALSA denuncia per “stalking”, al solo scopo di togliersi di torno una persona che in qualche modo le “faceva ombra” sul lavoro, cercando (peraltro inutilmente) di screditare il suo lavoro professionale, essendo incapace di reggere un confronto scientifico ad armi pari.
Ha voluto trasformare una diatriba scientifica e professionale in una ridicola “molestia persecutoria”, da parte di uno a cui peraltro non importava di meno di lei come donna , in quanto piuttosto “cozza” tra l’altro.
Ha voluto farlo passare per uno che si era invaghito di lei, quando a lui interessava solo discutere di calcoli, leggi meccaniche, esperimenti, ecc., come aveva fatto con altri ricercatori.
E lo stesso ovviamente accade nel privato: adesso con questa legge paranoica sul “femminicidio e lo stalking” da alcuni anni molte furbastre cercano di spillare soldi agli ex mariti accusandoli di ogni nefandezza, poiché vogliono fare la bella vita alle loro spalle, anziché darsi da fare col LORO lavoro.
ECCO PERCHE’ MI INCAZZO, PERCHE’ QUI NON C’ENTRA IL PASSATO, NON C’ENTRA IL MASCHILISMO, C’ENTRANO LA MALAFEDE E LA DISONESTA’ DI OGGI, CARE SIGNORE!
FACILE COSI’!
QUANDO NON AVETE + ARGOMENTI, GIU’ UNA BELLA DENUNCIA, PER LIBERARVI DI CHI VI “CREA PROBLEMI”.
MA ANDATE A QUEL PAESE!
Albert(Quota) (Replica)
O ci monitora ,oppure è una strana coincidenza , proprio oggi mi sono imbattuto su questo articolo http://ilricciocornoschiattoso.wordpress.com/2013/10/26/certo-non-tutti-gli-uomini-odiano-le-donne/
appena ieri (concordo con il pensiero di Fabrizio comunque) avevamo parlato proprio di questo
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Mauro Recher,
“Tu, singolo uomo, con i tuoi personali sogni e desideri, non hai chiesto di nascere in un mondo in cui essere un ragazzo ti regala vantaggi sociali e sessuali sulle ragazze”. (ricciocorno)
Ma questo delira…essere un ragazzo regalerebbe vantaggi sociali e sessuali? Ma da quale cazzo di pianeta sperduto nella galassia, arriva ‘sto tizio? …
Questi non ci stanno con la testa perchè per arrivare a scrivere simili idiozie clamorosamente false, per quanto tu possa essere in malafede, non ci stai con la testa…
P.S. Qualcuno di voi si è accorto, quando era ragazzo, di avere vantaggi sociali e sessuali sulle ragazze? No, solo per capire se sono io che ero scemo e avrei dovuto farmi visitare da uno bravo oppure, viceversa, lo è chi scrive queste cazzate.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Albert, il termine “maschilismo” significa tutto e niente.
http://www.riflessioni.it/forum/cultura-e-societa/12022-cose-veramente-il-maschilismo.html
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Mauro, cagate del genere
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Ma tutti gli uomini godono dei privilegi generati da un sessismo diffuso
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ormai vecchie come Matusalemme, non meritano neppure un commento, poiché sono di una idiozia assoluta. Il femminismo non è un’ideologia ma una sorta di malattia mentale.
Daniele(Quota) (Replica)
Fabrizio ,chi l’ho ha scritto è una donna (cambia poco comunque ,anzi non cambia nulla il succo del discorso ) ..Vantaggi sessuali per essere ragazzo ? Nessuno ,ma proprio nessuno…
Mauro Recher(Quota) (Replica)
ehm ,,,,l’ha scritto ,volevo “scrivere”
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Interessante articolo: Quando la vittima porta i pantaloni. UNIMONDO, 31 ottobre 2013.
…..
Una su tre vittime di violenza domestica in Australia è un uomo. Nella maggior parte dei casi si tratta di un uomo maltrattato dalla sua partner, donna. Il che si spiega con il fatto che la maggior parte delle coppie è eterosessuale.
Si tratta di conviventi, fidanzati, mariti che dalle loro “dolci” metà ricevono pugni, graffi, morsi o calci. Altre fanno volare piatti, c’è chi per ferire si arma di tacchi a spillo, chi preferisce imbracciare il tubo di metallo dell’aspirapolvere, chi minaccia con un coltello e chi invece affila la lingua per trafiggere con le parole. Anche a letto le femminucce sono capaci di far del male: rapporti sessuali non consensuali, umiliazioni e gravidanze con l’inganno. Non mancano i ricatti, del tipo: “se mi lasci non ti faccio vedere i bambini” o “giuro che mi ammazzo”. E le false accuse di abuso per ottenere la custodia dei figli dopo la separazione impedendo all’ex marito di fare il padre.
Sono sofferenze silenziose.Storie che rimangono chiuse dentro i muri di casa, perché là fuori è difficile trovare qualcuno che ti creda se porti i pantaloni e dici di essere menato da una donna.
CONTINUA … su Unimondo
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Dalla cronaca odierna:
PARIGI – Dramma in Francia. Due gemellini di 16 mesi e il fratellino di sei anni sono stati trovati morti nella loro casa a Gergy, paesino nella regione centrale di Burgundy, a circa 350 chilometri a sudest di Parigi. Potrebbe essere stata la madre ad ucciderli. E’ stata trovata a fianco ai corpi senza vita dei figli “sotto l’effetto di medicinali”. Gli inquirenti l’hanno portata in ospedale. …prendeva farmaci…
>>>
Attendiamo la notizia speculare: padre trovato in casa con 3 figli morti viene condotto in ospedale. Era depresso.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
>
Questo, però, cosa c’entra col femminismo?
Cercherò di spiegarmi meglio. Mi risulta che questo doppio standard nei confronti delle donne è di vecchia data (perlomeno nell’Europa dell’ovest, negli USA, in Australia e non so se da qualche altra parte), per cui non credi che l’origine (ripeto: l’origine) di ciò sia da ricercare altrove?
Tiziano(Quota) (Replica)
Doppia violenza di donna su un uomo.
Prima sfrutta la legge sullo stalking, lo denuncia e lo fa allontanare da casa, poi lo picchia per convincerlo a ritornare
http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/picchia-il-marito-per-farlo-tornare-da-lei/notizie/348549.shtml
Rita(Quota) (Replica)
Tiziano, ciò che dici è vero. Non ci sono dubbi.
Un nero picchiava un bianco: tentato omicidio. 20 anni.
Un bianco ammazzava un nero: legittima difesa. Assolto.
I bianchi la chiamavano giustizia.
.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
@Tiziano: ovvio che sia da ricercare altrove, ma è meglio dire che è tutta colpa del femminismo, così facendo si evita di indagare a fondo l’ontologia femminile… di cui il femminismo è la sua manifestazione politica.
Ethans(Quota) (Replica)
…..
Certo che è da ricercare altrove. E’ il sempiterno patriarcato ad averlo imposto.
E’ nostro dovere quindi combatterlo ed abbatterlo per liberare le donne da queste mostruose catene imposte loro per millenni.
ps. Commento da inserire nella categoria “ironia, sarcasmo” (non rivolto a Tiziano ovviamente).
ps1. Come avrete notato sono stato contagiato. Ho preso la pappagallite ….
Luigi Corvaglia “femministicus”(Quota) (Replica)
>
Il web crea equivoci molto frequentemente, per cui, non vedendo l’espressione del viso né ascoltando il tono della voce, è facile fraintendere.
Rino, stai facendo dell’ironia?
Se sì, perché? Cosa c’entra il discorso dei bianchi e dei neri? Che paragone è? Il fatto che le donne siano regolarmente giustificate nelle loro azioni, è da attribuire al femminismo? Oppure al FEMMINILE? Magari al ‘senso di protezione” degli uomini…??
Scusa, ma a volte ti trovo estremamente riduttivo e monotematico. Senza offesa.
Tiziano(Quota) (Replica)
>>>>
Infatti, mentre molti non si fanno problemi ad attaccare il femminismo, se ne creano a iosa quando si tratta di rivolgere anche una piccola critica alla natura femminile…
Tiziano(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia “femministicus”,
…ho riso dieci minuti
…fanculum
Pappagallulus Luisianicus corvagliae(Quota) (Replica)
Le osservazioni di Tiziano ed Ethans mi lasciano basito.
1) Le femmine – in quanto tali – hanno sempre avuto la loro struttura ontologica. Ossia: un’ontologia del femminile è sempre esistita ed esisterà sempreil femminismo invece non è sempre esistito. La lotta perciò è contro il femminismo non contro l’ontologia del femminile (se non altro per la banale, ovvia ragione che di fronte all’ontologia c’è una sola scelta: prenderne atto, giacché l’ontologia, ci sia gradita o meno, appunto in quanto tale, non cambia). Questo è ovvio, infinitamente ovvio.
.
2) Gli strumenti usati dal femminismo contro gli UU includono anche tutti i poteri e tutte le forze proprie dell’ontologia femminile. Questo è ovvio, infinitamente ovvio: potrebbe essere altrimenti?
E includeranno anche tutte le debolezze del nemico, ossia quelle proprie dell’ontologia maschile. Questo è ovvio, infinitamente ovvio: potrebbe essere altrimenti?
Tutto ciò è scontato alla radice, al punto che si offende l’interlocutore con il solo rammentarglielo. E infatti io non ho memoria di averlo ricordato, sottolineato, segnalato mai in 15 anni di attivismo. Questa è la prima volta che lo faccio, trascinatovi per i capelli.
Simmetricamente una androcrazia userà tutti i poteri e tutte le forze proprie dell’ontologia maschile e – a proprio vantaggio – tutte le debolezze di quella femminile. Questo è ovvio, infinitamente ovvio: potrebbe essere altrimenti?
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Tiziano ed Ethans perché fingete di non aver capito?
Perché?
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C’è da trasecolare.
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…e da disperarsi.
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RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Rino, in altri forum e blog dedicati alla qm ho letto che già nell’Ottocento, negli Stati Uniti, esistevano diversi parameteri per valutare un reato. Ossia, già allora un uomo riceceva una condanna più dura (dai medesimi uomini) rispetto a una donna.
Colpa del femminismo pure allora? Ne dubito.
Perciò che senso ha dire che “il femminismo non è sempre esistito” ?
>
Rino
>>>>
La lotta perciò è contro il femminismo non contro l’ontologia del femminile
>>>>
Ossia il contrario di quello che facevano gli antichi ed anche il contrario di quello che fanno nei Paesi arabi, altrimenti perché gli uomini delle generazioni che ci hanno preceduto mettevano regolarmente dei paletti all’ altro sesso, come del resto seguitano a fare in altri luoghi del mondo? (Anni fa son stato in missione in Afghanistan, perciò so di cosa parlo).
E’ per questo che la sconfitta degli uomini occidentali è già segnata, perché combattono gli effetti ma non la causa.
Tiziano(Quota) (Replica)
Da quello che ho capito io ,iniziamo dal colore della pelle ….Rino scrive
Tiziano, ciò che dici è vero. Non ci sono dubbi.
Un nero picchiava un bianco: tentato omicidio. 20 anni.
Un bianco ammazzava un nero: legittima difesa. Assolto.
I bianchi la chiamavano giustizia.
Vero ,ed è quello che vogliono fare con il femminicidio ,usano la stessa matrice ,strano però che ,in quel caso , giustamente, si grida al razzismo ,invece nel secondo caso è una azione necessaria per fermare la moria delle donne contro gli uomini assettati di sangue ..e qui veniamo al secondo punto ….anche secondo me ,bisogna combattere il femminismo e non l’ ontologia femminile se no siamo come le femministe che vogliono “rieducare il maschio ” (letto da più parti) si inizia con articoli dove si fa una lista dei benefici maschili (come si faceva alle elementari ” perchè sono femmina”) e poi corsi correttivi di uomini maltrattanti che ,in definita, non sarebbe pure sbagliato ,ma guardano solo una parte del problema ,e gli uomini che subiscono violenza ,ce ne freghiamo? ..
In definitiva non mi interessa fare l’opposto del femminismo , a me interessa fare qualcosa di diverso dal femminismo
Poi ,e concludo , il discorso dell’ ontologia è pericoloso ,se l’uomo fosse ontologicamente violento c’è solo una cosa da fare ,eliminare il genere maschile
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Il discorso sull’ontologia NON è pericoloso, perché non è nascondendo la testa nella sabbia che si arriva al nocciolo della questione. Anche questo insistenza sulla violenza maschile, sul fatto se il maschio sia o no “ontologicamente violento” ha poco senso, perché la violenza è insita nel genere umano, seppur con varie “gradazioni” e modalità fra i due sessi.
>>
Mauro Recher
>>>>
anche secondo me ,bisogna combattere il femminismo e non l’ ontologia femminile
>>>>
Bene, buona sconfitta.
Tiziano(Quota) (Replica)
Ho posto l’accento sull’ontologia perché allo stato dei lavori sembra che le donne siano diventate quello che effettivamente sono per colpa del femminismo quando invece mi pare assolutamente ovvio e scontato che esso si fonda e si esplicita sull’ontologia femminile che in determinate condizioni (SIA) mostra il suo vero volto innescando la sua malefica parabola con cui tutti noi, chi più e chi meno, dobbiamo quotidianamente confrontarci. Se i nostri avi in passato hanno sempre cercato d’imbrigliare le velleità emancipatorie del genere femminile è perché avevano una profonda consapevolezza del potere destabilizzante in dote all’altra metà del cielo. Tra l’altro per ciò che concerne la violenza fisica non sono poi del tutto certo che questa non faccia parte del backround ontologico maschile, fatti i dovuti distinguo in ultima istanza la forza fisica maschile e di conseguenza la violenza che ne consegue è anche e soprattutto uno strumento atto a difendere il proprio territorio, i propri simili, i propri affetti nei confronti delle intrusioni di agenti esterni con intenti ovviamente bellicosi. Questo lo dico perché mi sembra che ci sia una sorta di pudore in ambiente Momas nel voler prendere atto di certe evidenze, forse per paura di essere strumentalizzati o forse x altri motivi che magari andrebberoindagati un po più in profondità.
Ethans(Quota) (Replica)
Cmq a ben vedere il ragionamento di RDV ci sta tutto: posto che il femminismo è diretta emanazione dell’Ombra del femminile è senza dubbio il primo che va combattuto e non certo la donna in quanto tale.
Ethans(Quota) (Replica)
albert, non so a chi ti riferisci quando dici “voi”, ma se fosse vero quello che dici o che sembri implicare e cioè che uomini e donne sono ormai quasi completamente simili allora il marketing politico non avrebbe possibilità di creare divisioni.
lesliebarbara(Quota) (Replica)
Femminicidio, nel decreto nessuna presa in carico degli uomini
….
“Quando si parla di “violenza di genere” ritengo fondamentale non occuparsi esclusivamente della violenza degli uomini sulle donne, ma aprire uno spazio di riflessione e di studio anche sulla violenza delle donne sugli uomini. Molti minimizzano il fenomeno o lo ritengono molto meno diffuso rispetto alla violenza maschile. Tuttavia proprio per poterlo affermare con certezza, sono necessari studi che permettano di fornire dati il più corretti e scientifici possibili. Su argomenti così rilevanti non si può discutere di opinioni e impressioni per quanto marcate e fondate queste possano essere. Dobbiamo partire dalla realtà oggettiva e non soggettiva. Per questo, istituire un Osservatorio nazionale in grado di analizzare scientificamente il fenomeno sarebbe dovuto essere un punto al centro del decreto legge contro la violenza di genere,…..”
Chi l’ha detto?
L’ineffabile De Maglie.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
)
romano(Quota) (Replica)
giovanni carducci(Quota) (Replica)
Le violenze sessuali sugli uomini
………
Quando si parla di violenza sessuale, e in particolare di stupro, generalmente ci si riferisce alla violenza di un uomo su una donna: è piuttosto raro, invece, pensare agli uomini come vittime di violenza sessuale, da parte di donne o di altri uomini, anche perché accade molto meno di frequente. Nel Regno Unito però se ne parla da qualche giorno, dopo che Damian Green, sottosegretario alla Giustizia, ha presentato un nuovo fondo di cinquecentomila sterline (circa seicentomila euro) dedicato al sostegno degli uomini vittime di violenza sessuale. Come ha spiegato parlando alla stampa, la decisione di istituire il fondo si deve al fatto che lo scorso anno in Inghilterra e Galles sono stati denunciati 2164 casi di violenza sessuale nei confronti di uomini dai 13 anni in su.
Continua su …… POST
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
E’ ormai evidente perchè non viene fatta nessuna indagine sulla violenza delle donne contro i maschi:
perchè i dati a grandi linee sono già conosciuti (come del resto qualunque maschio è ingrado di estrapolarli in base alla sua esperienza).
E sono dati che non possono essere resi pubblici altrimenti crolla tutta la narrazione femminista.
E sul tema della violenza maschile senza il riscontro simmetrico di quella femminile, il femminismo ha costruito una gigantesca macchina di acquisizione di vantaggi,privilegi e potere per compensazione.
Macchina che incontra come già abbiamo detto e visto l’esigenza della assoluta minoranza che detiene l’assoluta maggioranza della ricchezza, di:
1) associare una minoranza di donne (le loro donne che poi diventano propagandisticamente “le donne”) al potere ormai in una crisi gravissima (sanno di essere seduti su una caldera di vulcano) e
2) di contrapporle ai maschi di cui percepiscono ormai l’indisponibilità a continuare a reggere il gioco (in “Dopo la virtù” di Alasdair Macinthire descrive la revoca del consenso all’autorità imperiale romana ai tempi della sua crisi)
Per descrivere questa operazione di maquillage antica come il Mondo, oggi maquillage al femminile, si usa l’espressione:
coprirsi, giustificarsi, rilegittimarsi,con la foglia di fico.
ico
cesare(Quota) (Replica)
La ricerca (ed altro) ripresa da ADNKronos.
Non solo donne vittime di violenza, in Italia 4 milioni di uomini molestati
Eppur si muove ….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Quando ero ragazzo io,avevo ancora tutti i capelli,ero alto quasi 1.90,ma di donne neanche l’ombra.
Anzi,a causa della mia timidezza subito solo il sarcasmo femminile.
Arturo(Quota) (Replica)
Purtroppo capitano questi casi.talvolta un uomo subisce senza reagire perchè altrimenti rischierebbe il linciaggio della gente attorno.
Non sono paranoico,mi sembra che qualche tempo fa fecero una sorta di “esperimento sociale” con due attori.
Arturo(Quota) (Replica)