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Tutti i “femminismi”, nessuno escluso, sostengono che la cultura (e il dominio) patriarcale (e maschilista) sia tuttora la struttura portante della nostra società e di conseguenza che tutte le contraddizioni e le problematiche che ineriscono la complessa relazione fra i sessi devono in ultima analisi essere ricondotte a quella stessa cultura.
Sostenere questa tesi, a dir poco obsoleta, per usare un eufemismo, equivale a mio parere a sostenere che l’attuale crisi economica è da attribuire ai rapporti di produzione feudali e alla mancata privatizzazione delle terre incolte…
Non vuole essere affatto un paradosso, tutt’altro. Perché solo chi è prigioniero di una ideologia, diciamo pure di un dogma, o chi è in malafede, può seriamente sostenere che il “patriarcato” sia ancora l’architrave delle moderne società capitalistiche occidentali.
Al contrario, il capitalismo assoluto (cioè svincolato da qualsiasi altra istanza o sistema valoriale che non sia riconducibile alla sua stessa autoriproduzione e alla reificazione, cioè alla riduzione a merce di tutto ciò che vive ed agisce nella realtà, in primis degli esseri umani) attualmente dominante, ha necessità di abbattere tutti quegli ostacoli (politici, culturali) che in qualche modo potrebbero essere di ostacolo al suo cammino trionfale e apparentemente inarrestabile.
Il “paterno” (derubricato e ridotto ormai da tempo a “patriarcato”, nella sua accezione più negativa) è uno di quegli ostacoli che deve essere rimosso.
Perché? Ci si chiederà legittimamente. Per la semplice ragione che il “padre” rappresenta comunque un’autorità che nella società “liquida” “neocapitalistica postmoderna” dove tutti gli individui devono essere ridotti a monadi, cioè ad individui “non sociali” passivi e consumatori, deve essere eliminata per far largo alla sola “auctoritas” consentita, cioè al flusso ininterrotto e illimitato della “merce”.
Il “padre” e il “paterno”, concettualmente intesi (quindi non solo in termini biologici), rappresentano, per dirla con i greci classici, il “limite” che delimita “l’illimitato”, cioè la libertà consapevole che interviene nella realtà e che delimita il caos, l’illimitatezza che coincide necessariamente con la volontà di potenza e che oggi, artificiosamente, e non a caso, viene derubricata ed equivocata come “libertà”.
Nulla di più sbagliato. La libertà e la democrazia per gli Ateniesi coincidevano con la delimitazione dell’illimitato. Mai come oggi la Grecia classica è più attuale (e più sovversiva) che mai, in un sistema come quello attuale, fondato proprio sull’accumulazione in linea teorica illimitata del capitale e sul consumo altrettanto illimitato della merce (concettualmente intesa, quindi in primis l’ente umano…) e delle risorse (anche gli esseri umani sono ormai “interpretati” come “risorse”, non a caso nelle aziende si parla ormai normalmente di “risorse umane”…).
Il “padre” e il “paterno” rappresentano quindi (o dovrei dire, rappresentavano…) quel “limite”, senza del quale non è neanche possibile ragionare di libertà, democrazia e autodeterminazione degli individui.
Una società senza “padre” e senza il “paterno” è del tutto funzionale al neocapitalismo dominante che non può tollerare nessun altro genere di “auctoritas”.
Ergo, l’approccio interpretativo femminista e neofemminista (che su questo punto e non solo, sono del tutto coincidenti) è strutturalmente errato e figlio di quella concezione che vede nella vecchia famiglia borghese (di hegeliana memoria), il pilastro della stessa società borghese. Ma non si rende conto (o non vuole rendersi conto perché è funzionale ai suoi interessi) che quella famiglia, quella società e quel sistema valoriale che ad esse faceva riferimento sono già state abbattute, e da un pezzo.
La distruzione psicologica, morale, culturale e materiale del “paterno” (di fatto identificato come “padre padrone” e come patriarca-despota) e dei padri in carne ed ossa, la riduzione del padre a “mammo” o a “bancomat”, ha origine in questo processo che ha visto il vetero femminismo prima e il neo femminismo dopo, alleati e complici del capitale (per questo individuare nella “mala giustizia”, nella cattiva applicazione delle leggi e nella magistratura la causa prima dei problemi dei padri separati è un errore strategico e interpretativo).
L’incapacità e soprattutto la non volontà di analizzare con lucidità e fuori dalle liturgie ideologiche (falsa coscienza) i processi in corso, genera quel ritardo a dir poco grossolano (e colpevole) da parte dell’attuale “sinistra” (tutta, nessuna esclusa, tranne pochissimi…) nella capacità di comprensione dello stato di cose presente. In altre parole, in barba agli stessi insegnamenti dei padri fondatori (fosse questa la ragione, cioè che sono padri e non madri?… ), si approccia alla realtà con categorie interpretative che potevano in parte avere un senso fino a un secolo e mezzo fa ma che oggi non ne hanno più alcuna.
26 Commenti
I nostri amici maschiliplurali ci forniscono l’altra versione dei fatti, quella “de sinistra” (la sinistra vera, ovviamente). La famiglia (patriarcale, ovviamente) altro non è che il nuovo territorio dello scontro di classe. Il padre-marito altro non è che il nuovo nemico di classe: estrae plusvalore economico (lavoro di cura) e sessuale dalla moglie e magari anche dai figli e dalle figlie, via, mettiamoci dentro anche loro, con ciò opprimendo tutti quanti. Il padre-marito, poi, non domina solo i familiari, ma anche tutti gli altri soggetti che il buon politicorretto definirebbe alternativi e fuori dall’ottica del sistema:
“La donna e, a seguire, una vasta gamma di esseri umani, come il bambino, lo straniero, il povero, lo schiavo, l’operaio, eccetera, sono minus habentes rispetto alla pienezza dell’umano rappresentata dal maschio adulto pater, cioè dotato di potere sul suo entourage riproduttivo.”
Ma poi se straniero, povero, operaio ecc., sono a loro volta padri e mariti (patriarcali), allora cosa sono, oppressi e oppressori contemporaneamente? Boh, vai a capire dove tira a parare il maschileplurale.
Sta di fatto che il lavoro di demolizione dell’intero istituto familiare, oltre che del paterno, procede alla grande su due fronti.
A tutti i padri di famiglia, spiacente ma siete nella merda più di noi: in generale siamo tutti pedofili, stupratori, assassini, massacratori, genocidi e violenti per natura, ma ora voi avete anche l’aggravante di essere oppressori del proletariato. Non aspettatevi ringraziamenti per la fatica che fate. Ma se aspettate abbastanza a lungo, potrete consolarvi quando anche le madri passeranno per il grande tritacarne e tutti diventeremo materia organica indifferenziata da usare come il silicone per tappare le infiltrazioni.
h**p://maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=719:mar-2013-qvarizioni-politico-filosofiche-sul-tema-famigliaq-di-gafranchi&catid=65:sex-and-the-city&Itemid=55
Marco Pensante(Quota) (Replica)
La famiglia patriarcale non esiste più e la loro premessa è immaginaria. L’organizzazione della famiglia è già matriarcale. Essendo immaginaria la premessa allora tutta l’analisi che ne scaturisce è surreale. E’ intellettualismo ipnotico al servizio dell’imperialismo e della distruzione del tessuto sociale, per l’atomizzazione individualistica.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
“In altre parole, in barba agli stessi insegnamenti dei padri fondatori (fosse questa la ragione, cioè che sono padri e non madri?…” (Marchi)
—
Tu ci scherzi ma non sei secondo me così lontano dalla verità. L’abbattimento simbolico è in primo luogo interno e poi da proiettare all’esterno.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Queto è un scambio di opinioni su FB fra il sottoscritto, Paola P. che è una mia amica personale e Giuseppe P. che invece è un nostro amico impegnato nel movimento maschile da tanto tempo, uno di noi, insomma, e con il quale abbiamo molte posizioni in comune…
Paola P.
Non che sia d’accordo su ogni parola, ma su l’impianto sì. La stessa cosa che dici sul paterno credo che vada detta sul materno. Il problema non è di “genere” ma di illimitatezza del caos capitalistico e tanto il paterno quando il materno sono argine a questa illimitatezza, nella loro reciproca differenziazione, nella loro necessità di ergersi a difesa della riproduzione della specie e non del sistema capitalistico. Che ne pensi?
Fabrizio Marchi
No, non sono molto d’accordo, Paola, ma non perché non pensi che il “materno” non sia importante e fondamentale quanto il “paterno”, bensì perché svolgono, a mio parere, due funzioni diverse, come è giusto che sia.
Da un punto di vista “archetipale” (ti consiglio, a tal proposito, di leggere “Storia delle origini della coscienza”, di Neumann) è il maschile-paterno che interviene per sottrarre il figlio al “brodo primordiale” materno, all’abbraccio totalizzante e castrante (se non intervenisse appunto il “paterno”) della madre e del “materno” che, non dimentichiamolo, è la “Grande Madre Mediterranea ”, all’origine della stessa civiltà europea e occidentale e non solo.
Da questo punto di vista il femminile-materno è il principio dell’illimitatezza, del totalizzante, dell’assoluto che se non fosse delimitato diventerebbe mortale per l’individuo. E’ proprio qui che deve intervenire il paterno, sottraendo il figlio all’”abbraccio” materno e riequilibrando le funzioni sia dell’uno che dell’altro. Il “paterno” sottrae il figlio e lo emancipa (o lo libera) dall’abbraccio materno totalizzante e a sua volta lo instrada nella conoscenza del mondo, proprio attraverso il principio di delimitazione, che non deve essere inteso come castrante ma come momento fondamentale di crescita e di consapevolezza dell’individuo.
E’ ovvio che sto parlando di archetipi, poi è scontato che ci siano madri e padri incapaci, nevrotici, violenti ignoranti, anaffettivi, abusanti, di tutto e di più. Ma questo è un altro discorso. Ora quello che ci interessa è il concetto.
Da questo punto di vista ma non solo, il sistema capitalista ha realizzato un vero e proprio capolavoro rispetto al quale l’attuale “sinistra” politicamente corretta” e femminista non ha capito (o non vuole capire) assolutamente nulla, rinchiusa com’è nel suo misero e ormai nauseabondo (perché è un cadavere) fortilizio ideologico vetero e neo femminista, “vendoliano” e post sessantottino.
Brodaglia di cui prima ci liberiamo e meglio è, soprattutto per chi, come noi, lavora nell’orizzonte di un superamento della situazione attuale
Giuseppe P.
Vedo che ora si riesce a coagulare un pensiero. Padre come argine allo straripamento del materno fusionale (e alla società dei consumi), come promotore del desiderio e del progetto di contro alla soddisfazione immediata. Segnalo questo libriccino di Massimo Recalcati: Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna http://www.ibs.it/code/9788860303844/recalcati-massimo/cosa-resta-del.html
Paola P.
che il materno sia fusionale mi pare una concessione a pensieri poco realistici, a modelli. Poi se volete continuare a credere che esista un modello di materno e di uno di paterno univoci fate pure ma ricadete in vecchi schemi che non portano a niente e che mi sembrano ricalcare le modalità femministe: tanta psicoanalisi, e un po’ di filosofia, realtà poca
Fabrizio Marchi
Leggo solo ora sia il tuo commento, Paola, che quello di Giuseppe, quindi dopo aver postato il mio…
Non si tratta di ricondurre tutto ad un unicum, è ovvio che ci possono essere infinite variabili, ma questo vale per tutto, Paola, non solo per il materno e/o il paterno…Può valere per la storia, la politica, l’economia, la filosofia. Allora, se questo è il metro, anche ricondurre tutta la storia al conflitto fra le classi e ai rapporti di produzione può essere riduttivo o semplificatorio, e in parte potrebbe esserci del vero. Ciò detto, non v’è dubbio, per quanto mi riguarda, che la storia dell’umanità sia stata in larga parte anche e forse soprattutto la storia dei diversi rapporti di produzione e quindi fra le classi.
Allora, mutatis mutandis, perché dovrebbe scandalizzarci il fatto di individuare alcuni aspetti di massima che riguardano il maschile e il femminile, o il materno e il paterno.
Riscontro oggi una tendenza molto contraddittoria (non dico che sia la tua, ma è molto in voga) e anche molto di moda che è quella che sostiene la necessità di superare il concetto di genere e di considerarci come persone. Dopo 40 anni di femminismo le stesse che rivendicavano e che rivendicano la differenza sessuale come valore fondamentale, quando si tocca l’argomento da un altro punto di vista che non sia il loro (quello maschile, per intenderci), rispondono (ripeto, non è riferito a te, so chi sei e come ragioni…) che non bisogna ragionare come femmine o come maschi ma come “persone”.
Certo che siamo persone, siamo tutti esseri umani, ma con caratteristiche diverse, dal momento che apparteniamo a due sessi diversi, che hanno, in parte, bisogni diversi e anche un “sentire” diverso. E alcuni tratti appartengono al maschile e/o al femminile. Naturalmente poi ci possono essere infinite variabili, date appunto da ogni singola individualità che, in quanto tale, è unica e irripetibile.
Non vedo proprio quale sia il problema nel sostenere che il paterno ha determinate caratteristiche generali (con infinite variabili) e che il materno ne ha altre (con altrettante infinite variabili).
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Eccellente articolo e significativi i commenti. Ecco, direi che la questione del padre, come impostata da Fabrizio, consente agli stessi UBeta di fare, secondo me, un grande passo in avanti verso un’analisi della società post moderna e ipercapitalistica che la tiri fuori dalle secche dell’economicismo. Non che l’economia non conti, è perfino ovvio dirlo, ma c’è anche altro, ed è altro di fondamentale importanza se non si vuole ridurre l’essere umano a “ciò che mangia”. In questo spazio c’è la percezione di sè e degli altri, c’è lo spirito, la religione, c’è l’antropologia, la concezione del mondo, la psiche profonda, pur sempre legata al corpo e quindi alla biologia. L’analisi della società attuale deve tener conto di tutto ciò. E se lo si fa si scopre facilmente che l’ipercapitalismo intende, e ci riesce, annientare tutto quanto, annientare la complessità della storia, dei rapporti sociali che si sono formati, ed anche dei rappporti fra uomini e donne. per ridurli a una mera, e misera, questione sociologica che prescinde da tutto ciò che non sia una parità definita in astratto e in assoluto, come astratto è l’individuo preso a se, appunto quella monade di cui parla Fabrizio. Il padre diventa allora il fulcro di tutto, nel senso che la sua presenza attiva struttura l’individuo e come dice Recalcati nel bel libro ricordato, apre alle inaudite possibilità di una vera libertà. Vera perchè mette il soggetto nella condizione di scegliere consapevolmente, di dire si o no. Lo strappa dalla simbiosi mortifera con la madre, pure necessaria all’inizio della vita, che è anche l’unica possibilità di divenire davvero adulti e liberi, esseri quindi desideranti autenticamente e non bisognosi in modo compulsivo, come quegli uomini che uccidono perchè impossibilitati di fare a meno della donna come il bambino della mamma. Questo, cari miei, è il frutto della fine del patriarcato tanto vituperato. Le donne intelligenti avrebbero di che riflettere su una cosa che finisce per ritorcersi anche contro di loro. Ma non lo fanno, come la Paola della conversazione, perchè non riescono ad accettare il fatto che il padre, e dunque il maschio, hanno un ruolo, un compito, una funzione, che serve anche a strutturare loro stesse (le donne), mentre la madre ha altri compiti, più legati al contenimento amoroso, alla sicurezza affettiva, alla cura. Compiti altrettanto importanti senza i quali prevarrebbe la rigidità ideologica non temperata dall’emozione e dall’amore, ma diversi. Chissà, forse sembra loro riduttivo, forse nella loro esaltazione sempre e comunque del femminile non sanno neanche concepire che, come il bambino dipende da loro (anche maschio), così loro dipendono in qualche modo dall’uomo/padre per aprirsi al sociale , per diventare adulte e capaci di assumersi responsabilità personali. Verrebbe da dire che ora patiscono le conseguenze di ciò che hanno voluto fortemente, ma sarebbe ben misera vendetta, anche perchè i primi a soffrire della situazione sono i maschi privati di un punto di riferimento maschile. La verità è che le donne di queste generazioni dovrebbero crescere, e per farlo servirebbe un bagno d’umiltà. E gli uomini dovrebbero riflettere sui danni a se stessi ed a tutta la società provocati dalla scomparsa del padre (inteso come funzione psichica e simbolica).
La verità è lì, a portata di mano, ma non la si coglie quasi si fosse ciechi, tutti quanti ma in specie una “sinistra” che non esito a definire semplicemente stupida, specie nella sua parte maschile. E che collera mi prende a pensare a tante energie sprecate, rivolte a cambiare ciò che ormai non c’è più ed a fare il gioco del nemico che si dice di voler combattere. Mosche cocchiere o utili idioti, fate voi. Ma è una tristezza. (Non che gli altri siano messi molto meglio, sia chiaro).
Armando
armando(Quota) (Replica)
Permettetemi un cambio di prospettiva sul patriarcato in nome del buon senso:
guardatevi i documentari scientifici su canale 56 di Focus (bellissimi), relativi alla sequenza ininterrotta di cambiamenti catastrofici che l'”accogliente” e “non violenta” “madre” Natura da sempre riserva alla vita in generale e alla vita umana: caldere vulcaniche estese come continenti si succedono a glaciazioni, cui seguono inondazioni che spazzano via intere catene montuose per poi lasciare il campo agli oceani, a loro volta vaporizzati da metoriti gigantesche. Ed ogni volta la vita, spazzata via tranne che a livello microbico, riparte con linee genetiche completamente nuove agguerritissime nella lotta per la sopravvivenza, comunque sottoposte a cambi di nicchie ecologiche per cui, o lottano con tutte le loro forze e capacità,oppure sono condotte inesorabilomente all’estinzione. Su scala Storica è ancora peggio: successione di terrificanti carestie e pestilenze ed una natura umana fragilissima rispetto a tutto il resto.
Capite bene che da “bru bru patriarcali”, i “maschi dominatori” “per maligno divertimento” al fine di governare condizioni naturali assolutamente critiche così che la vita non si estingua, dimenticarsi di andare a prendere lo stipendio alle Poste, non ritirare la pensione, sbattersene dell’assistenza sanitaria gratuita, e soprattutto pestare in testa ai grizzly invece che andare alla Coop a prendersi un buon taglio di carne, è colpa imperdonabile. Soprattutto quando c’erano già gli esempi “eroici” di quei maschi che intanto non avrebbero mai buttato via tempo in cose inutili e avrebbero strutturato un toccante percorso rieducativo maschile sotto la guida sapiente delle anziane della tribù: “le madri nature” (quelle che da sempre ti amano a patto che porti a casa quanto serve alla sopravvivenza loro e dei loro figli). Ecco magari guardiamoci Focus e, un consiglio a mio avviso prezioso: preghiamo anche tutti insieme il Padre nostro celeste che continui a toccare il cuore dei “maschi kattivi” così che non smettano il totale dono di sè nella forma in cui fin ad oggi si sono donati: il patriarcato. Altrimenti son guai, ma guai grossi. Anzi purtroppo già lo sono adesso e grossissimi anche se nessuno ha nemmeno più il coraggio di dirlo.
cesare(Quota) (Replica)
Intanto in Gran Bretagna
http://www.lastampa.it/2013/05/15/societa/gran-bretagna-in-crisi-di-mascolinita-tcb0ouoRtmLeZYm5RANzcP/pagina.html
Rita(Quota) (Replica)
Rita,
La solita disgustosa miscela di contraddizioni, insinuazioni, infamie.
Solo due cose sono certe:
il padre non serve a nulla e tutto fa aumentare la misoginia. Sempre e comunque.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Questa feroce barbara regressiva cultura che è il femminismo, cui hanno dato spazio totale maschi psicolabili o opportunisti, e che ha mirato con assoluta determinazione ad uccidere la paternità ed è riuscita a chiamare diritto e progresso la distruzione dei padri e dei figli:
http://www.lastampa.it/2013/05/17/italia/cronache/poliziotto-spara-al-figlio-poi-si-uccide-1f3Rp5uIAdIfJlzgU0cdxM/pagina.html
cesare(Quota) (Replica)
Ogni giorno, tutti i giorni, in particolare da quando la crisi dentro la quale siamo immersi è scoppiata (2008), assistiamo, leggiamo,ascoltiamo di episodi di padri, nella maggior parte dei casi separati ma non solamente (come nella notizia riportata da Cesare) che si suicidano, che uccidono la moglie (o la ex) oppure i figli o magari entrambi.
Anche se bellamente ignorato dai media, che più che dare la notizia (se va bene) o ricamarci in chiave femminista (se va male) non vanno, tutto questo rappresenta la vera emergenza di questo periodo storico.
Una volta, nel secolo scorso, quando ancora esistevano partiti che, pur con tutti i loro chiaroscuri, degni del nome tutto questo sangue e tutta questa sofferenza non sarebbe stata invano.
Magari avrebbero sviluppato analisi non complete, parziali (con la parzialità della loro visione ideologica) ma il problema se lo sarebbero posto. Ne avrebbero discusso e ridiscusso, elaborato una posizione e, magari solo anche per speculazione politica qualcosa ne sarebbe uscita.
Nell’era del capitalismo finanziario avanzato, con la società (occidentale quantomeno) ridotta ai desiderata dello stesso (liquida) niente di tutto questo è possibile.
Quei partiti che, lo ripeto, pur con tutte le loro magagne veicolavano anche le esigenze ed i problemi che emergevano nella società o in larghe fasce della stessa, non esistono più. Sono morti. E non è nemmeno difficile capirne il perché, anche per il sottoscritto. Semplicemente non servivano più. Anzi rappresentavano un intralcio.
Cosa abbiamo adesso? Solo delle sigle, dei contenitori che basano la loro sopravvivenza nel connubio di potere gestito, finanza e media. E non c’è più ne l’ascolto del territorio ne tanto meno una scalata all’interno degli stessi rapportata alle capacità politiche di ognuno/a. Si viene solamente cooptati/e. Pochi “eletti/e” decidono per tutti/e e se non sei nelle loro grazie “strada” non ne farai mai. La chiamano “modernità”, ma chissà perché a me puzza di neo-feudalesimo…..
D’altra parte perché “sporcarsi” con il territorio, quando basta elargire il “verbo” attraverso i media, televisione in primis. E’ inutile quindi prenderci in giro, siamo già in un regime, formalmente democratico ma sostanzialmente oligarchico-mediatico. Ed il neo-femminismo reazionario (stavo per dire conservatore, ma non volevo, a torto, confondere una dignitosa visione della società con quel putridume) e fondamentalmente anti-democratico ci va a nozze. Perché sostanzialmente questo è il neo-femminismo. Mediatico.
Mediatico nel senso che, nel tempo, ha occupato quegli spazi. E adesso li sfrutta alla grande. E che si sta riversando (al livello più alto, ai livelli più bassi, nel sottobosco ci stava già) direttamente in politica.
E “se-non-ora-quando“?
Sicuramente non prima!!!
Quando occorreva avere un certo consenso per arrivare a quel livello.
Adesso bastano pochi oligarchi ed il gioco è fatto.
Boldrini docet (ma anche Grasso docet se è per questo).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Come sempre accade è nella luce della sera che i fenomeni del giorno svelano l’effettiva fisionomia. Siamo nel 2013 e qualcuno comincia ad accorgersi che rimpannucciato nell’insieme di buone intenzioni universalistiche con cui è apparso, il femminismo è stato nella prassi e nella sostanza teorica l’esplosione della più estesa, capillare e sistematica azione e teorizzazione di odio mai sviluppatasi a danno di una parte del genere umano, ovvero i maschi. E come tutte le psicosi epidemiche di odio, non ha potuto reggersi se non elaborando un sistema colossale di attribuzioni di colpe nei confronti di coloro verso cui nutriva odio. Aprendo a caso qualunque tipo di messaggio dagli anni settanta in poi, ci si imbatte in una dichiarazione di odio e in una falsa accusa contro qualunque, dicasi qualunque, anche la più nobile, manifestazione del maschile: dall’ arte alla religione , dalla scienza, all’etica, dalle istituzioni statali alla famiglia, dalle regole fondamentali della convivenza tra individui a quelle nella società. Il tutto senza che emergesse una proposta che fosse credibile e riuscisse ad emanciparsi dal furore distruttivo antimaschile, l’unico valore assoluto da cui si partiva e a cui si doveva arrivare. Una incredibile tempesta psichica di misandria che ha coinciso sia con la più radicale crisi di ogni spirito di intrapresa, di fiducia e di speranza sia con la regressione di tutti, dicasi tutti, i principi della civiltà occidentale conquistati con lacrime e sangue nel corso della Storia, sia con lo svilupparsi di una devastante crisi economica, sia con la più sistematica distruzione di vite umane nel ventre materno mai accaduta, sia con il dilagare di una cultura che vede nella morte la vera soluzione alla vita. Puro disumanesimo. E’ alla sera dunque che ci si accorge che non solo di misandria si trattava ma che l’estensione inarrestabile dell’odio si è trasformata in vero e proprio odio per l’umano ricadendo direttamente persino su chi aveva teorizzato e praticato per decenni l’odio contro i maschi. Ma quello che appare come un punto di arrivo, l’odio di sè, si svela a ben vedere essere l’amarissimo punto di partenza: l’odio femminista per il maschile è da sempre stato sostanziato dall’odio reale per il proprio genere femminile. E’ da quel disamore di sè al femminile che bisogna partire per capirci qualcosa e individuare rimedi. Che poi il femminismo sia diventato l’unica ideologia del potere delle elites dominanti in Occidente nella fase del loro inarrestabile e forse catastrofico disumano declino la dice lunga su quali servizi sta svolgendo e quali valori sta diffondendo e quali le sintonie.
cesare(Quota) (Replica)
Mentre i più disparati casi di cronaca nera che coinvolgono donne si caricano di un’unica inesistente interpretazione simbolica negativa ad esclusivo carico dei maschi, le migliaia di morti sul lavoro e i suicidi sacrificali maschili ad altissimo significato simbolico sono deprivati di ogni senso e significato nonchè reale sincero impegno politico e legislativo: cronachette da terza media, nessun approfondimento, nessuna sacra pietas umana, formulette lustrascarpe. La distruzione del senso maschile che unico definisce il reale maschile è cosa che viene perseguita con scientifica attenzione e consapevolezza come la costruzione dell’unico significato ammesso, il senso negativo del maschile. La merce non ha senso! Domanda: ma “i maschi da pagliaio” che nei media e ovunque assecondano da furbi questo andazzo, che pensano di questa situazione? è o no violenza sistematica contro il genere maschile? sanno che ormai sono centinaia di migliaia i maschi che li guardano e li leggono mentre mentono e ingannano graziosamente milioni di maschi e fanno strame della loro dignità e del loro dolore? detto in italiano aulico: “”furbazzi” di ogni ordine e grado, non pensate di piantarla lì e subito?”:
http://genova.repubblica.it/cronaca/2013/05/17/news/vado_ligure_uomo_si_uccide_dandosi_fuoco-58983092/?ref=HREC1-5
cesare(Quota) (Replica)
Monti: «Aumentano i bimbi in classe senza aver cenato»
………
Si …. certo …. ma cosa vuoi che sia …. gli daremo brioche ….
Bastardi. Bastarde.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Un personale grazie a Cesare per i suoi commenti.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Roberto Micarelli,
“Un personale grazie a Cesare per i suoi commenti”. (Roberto Micarelli)
mi associo…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Seguo il vs sito da moltissimo tempo. Per un pò avevo smesso, amareggiato com’ero, ma poi ho capito che ognuno di noi nel proprio piccolo può e deve fare qualcosa. Io non ho un lavoro da ormai tre anni, e vado verso i 43. In questo paese si pensa prima di tutto ai giovani e alle donne. Gli uomini DEVONO essere lasciati a casa. Perchè ? Perchè come dice l’articolo il paterno, che racchiude in se tutta la verità e il buono di una società equilibrata ed umanamente sostenibile, DEVE cessare di esistere. Con che cosa la stanno sostituendo lo vediamo nella storia degli ultimi 40 anni: una società basata solo ed esclusivamente sulle esigenze femminili, sulla volubilità e l’inconscenza al femminile, tutte componenti che le precedenti società paternalistiche avevano saggiamente contenuto in ambiti non distruttivi. Ora, quei lacci sono stati definitivamente sciolti e il risultato è sotto i ns occhi. Tempo fa ebbi l’opportunità di scrivere per un blog, nel quale cominciai a parlare proprio del problema della femminilizzazione della società. Un punto di vista di una persona normale, che non ha “studiato” all’università come osservare i fenomeni sociali e renderli per quello che sono. Nè più nè meno. A proposito delle “tesi” dell’art. di cui sopra, in uno dei miei articoli ebbi a dire qualcosina in merito. Un modestissimo contributo da parte di un altrettanto modesto osservatore inerme e impotente.
http://pensareliberi.com/2012/09/13/pensieri-contromano-il-giardino-di-limoni/
Giovanni(Quota) (Replica)
Cesare:
>>
il femminismo è stato nella prassi e nella sostanza teorica l’esplosione della più estesa, capillare e sistematica azione e teorizzazione di odio mai sviluppatasi a danno di una parte del genere umano, ovvero i maschi
>>
>>>
Misandria, ovvero l’odio “mancante”.
Il solo odio che mancava nella lista di tutti gli odii possibili e visti in azione nella storia.
“Mancante” perché era (ed è ancora nella massa) impossibile, inconcepibile e per questo senza nome.
Eppure era tutto così ovvio.
E pensare che mi sono dannato l’anima, a suo tempo, per trovare dell’origine di ciò a cui assistiamo.
.
Chiedo venia agli amici marxisti qui scriventi …, ma avessi avuto più fiducia in Nicce e Froid (e trascurato ancor di più Marcs…) avrei brancolato nel buio per un minor numero di anni.
Era tutto così banale per quei due…
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Benvenuto Giovanni.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Ciao Giovanni
Benvenuto anche da parte mia …..
Coraggio …. loro sul nostro scoramento e sulle nostre difficoltà fanno leva. Non dobbiamo dargliela vinta. Ogni contributo, per quanto piccolo è importante.
Prendo spunto dal tuo commento per dire una cosa a mio parere molto importante, della quale comunque so Fabrizio ed altri essere consapevoli.
Dobbiamo cercare di creare, pur nell’ambito delle nostre microscopiche forze, una rete di solidarietà tra di noi. Rete che possa aiutare chi attraversa un momento difficile o delicato.
Dobbiamo iniziare a pensarci.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Apartheid nel terzo millennio.
………
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
SOS Tata su La Stampa
http://www.medicitalia.it/francesco.mori/news/3754/SOS-tata-e-i-padri-femminilizzati
Rita(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2014/01/12/nel-cognome-del-padre/
Mauro Recher(Quota) (Replica)
La ex decide. Papino paga l’estetista. Solo 5.000.
.
Su fratelli, …alegher!
Rino DV(Quota) (Replica)
—————————
Sempre perché vivremmo in una società “patriarcale maschilista e misogina”, che discrimina fortissimamente le “superiori” femmine della specie umana.
Ehh… questo orribile “potere maschile” (sic!) ha veramente stancato…
Sandro D.(Quota) (Replica)
Siamo in viaggio verso la Spagna.
.
Finalmente galera al derubato che tenta di difendersi.
.
A pezzi sta nascendo anche qui la Ley Integral di Zapatero.
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Belli anche i commenti interni all’articolo e stupenda questa precisazione:
“Una misura eccessiva? «Un provvedimento necessario, che arriva a mettere finalmente ordine su una questione dibattuta da anni – sostiene l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Aim, l’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani -. Ora non ci sono più dubbi sul fatto che il non pagare costituisce reato. E da questo momento, se non si dimostra l’assoluta impossibilità di pagare si può essere condannati». A meno di una patologia che renda inabili al lavoro, quindi, del fallimento della propria banca, o di licenziamento, il giudice dovrà imporre che la somma stabilita per la cura e l’istruzione dei figli (e della moglie) venga corrisposta in maniera continua e regolare. E questo anche se il coniuge al quale viene riconosciuto l’assegno è abbiente, ricco, o può contare su un lavoro e mezzi propri.”
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Anche se Lei è riccastra e tu porti a casa 1.300 al mese?
Ma certo. Ecché te credevi!?
Gli orgasmi goduti vanno pagati a tutte. E sine die.
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Rino DV(Quota) (Replica)
Il magistrato, ora, può valutare con più serenità il caso, scrive l’avvocato matrimonialsta. Certo: non paghi? eccemmifregamme. Ti condanno serenamente, dato che la legge è chiara!
ARMANDO(Quota) (Replica)