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Questa dichiarazione di voto in mio sostegno mi arriva da un giovane che vuole restare anonimo, non so se sia un mio ex studente o chiunque altro. Come nel caso di un’altra dichiarazione di voto in mio favore pervenutami ieri da una persona mai conosciuta personalmente (una lettrice de L’Interferenza), questa lettera mi gratifica molto perché significa che il seme che ho gettato ormai molti anni fa comincia a germogliare.
“Il pensiero, come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare, e come un pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare” recitava una famosa canzone di un altrettanto famoso cantautore.
Non lasceremo che uccidano il mare.
Grazie di cuore anche a te, anonimo studente o lettore.
(Fabrizio Marchi)
PERCHE’ LA MIA GENERAZIONE HA BISOGNO DI UNO COME FABRIZIO MARCHI
Quando ho visto la sfilza di nomi che hanno scritto un articolo o un breve testo in appoggio a Fabrizio Marchi mi sono detto, fra me e me, che un ennesimo articolo scritto da uno sconosciuto studente di filosofia non avrebbe avuto nessuna utilità: rimuginando sulla questione ho però compreso una cosa, ossia che nessuno degli autori rappresenta una voce della mia generazione, a nome della quale e nei confronti della quale vorrei esporre come mai un giovane ragazzo dovrebbe appoggiare la candidatura di Fabrizio Marchi e votarlo.
Ricordo ancora il disagio di essere nato in un mondo ideologicamente orientato verso il femminismo: uno dei primi traumi me lo lasciò la professoressa di matematica delle medie che non perdeva occasione per fare distinzione tra maschi e femmine, per dire che i maschi erano peggio e per vessare con una falsa gentilezza il mio sesso di appartenenza, quello che fu solo uno degli innumerevoli episodi vissuti in ambito scolastico che segnarono me e la percezione stessa che avevo di me in quanto uomo.
Come me tantissimi giovani uomini hanno subito questo doppio standard da parte della società tutta senza potersene mai del tutto capacitare, senza poter dare un nome e una struttura alla cause di quel disagio, costretti a stare zitti e a sentirsi moralmente inferiori ogni qual volta un pensiero critico nei confronti del femminismo gli passasse per la mente.
Viviamo in una società ideologizzata che criminalizza e carica di colpe un sesso giustificando il tutto tramite una narrazione storica fasulla e decontestualizzata.
Se penso che mi sono dovuto prendere insulti, svilimenti, trattamenti differenziali solo perché le mie professoresse (e anche i professori sia pure presenti in modo esiguo) credevano ad una storia di donne schiavizzate dall’uomo, mi verrebbe voglia di prendere una macchina del tempo, infilarci Fabrizio Marchi con tutta la sua candidatura e farla partire quaranta anni fa, così magari da poter impedire quanto io e molti miei colleghi abbiamo subito.
Ma anche se non esistono le macchine del tempo, esiste un tempo che è finalmente giunto, esiste una politica che ha finalmente deciso di dare spazio alle posizioni che criticano il femminismo in quanto egualitarie e contro ogni discriminazione, quindi un buon risultato di Marchi alle comunali di Roma permetterebbe di aprire questo dibattito nell’unico luogo veramente utile, ossia la politica.
Forza Fabrizio Marchi!
(anonimo)
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