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La difesa dei diritti dei padri separati è una delle ragioni che mi ha spinto a candidarmi, come indipendente, con il Partito Comunista guidato da Marco Rizzo, alle prossime elezioni amministrative di Roma, come consigliere comunale.
Lo status di genitore separato deve essere equiparato allo sfratto; l’uscita dalla ex casa coniugale imposta dal Tribunale deve costituire punteggio nelle graduatorie per l’accesso all’edilizia popolare.
Il problema abitativo è fondamentale per chi è costretto a lasciare l’abitazione familiare, sulla quale spesso grava anche un residuo di mutuo. Il genitore che perde la casa è prevalentemente il padre.
In alcuni Comuni italiani sono nate, grazie ad iniziative del privato sociale, dei miniappartamenti in cui ospitare a prezzi politici (100/150 € al mese) i padri separati in emergenza abitativa. Tali iniziative, pur lodevoli, non possono essere considerate risolutive del problema: è impossibile agire sempre nell’emergenza, c’è la necessità di pianificare risposte concrete nel medio e lungo termine, la soluzione non può essere delegata a sporadiche iniziative delle associazioni di volontariato ma sono gli EELL, ed nel caso specifico il Comune di Roma, che può e deve offrire soluzioni istituzionali.
CONTRIBUTO ECONOMICO
Una delle lamentele più frequenti da parte delle madri separate è quella di ricevere il mantenimento per i figli in misura ridotta rispetto a quanto stabilito dal tribunale, non riceverlo ogni mese con regolarità o non riceverlo affatto. Tale criticità nasce da un presupposto estremamente concreto: i padri separati incontrano oggettive difficoltà economiche, non sono ricchi possidenti che non versano l’assegno per capriccio.
Il mantenimento del tenore di vita avuto in costanza di matrimonio è un principio assurdo attualmente controverso in alcuni tribunali, ma ha orientato le sentenze ininterrottamente dagli anni ’70 ad oggi.
È un assurdo in Economia: con un reddito o cumulo di redditi con i quali si mantiene un nucleo familiare è impossibile (non difficile, impossibile) mantenere due nuclei familiari conservando intatto il tenore di vita per tutti i soggetti coinvolti. Quindi moglie e figli possono conservare lo stesso tenore di vita goduto prima della separazione, standard che deve essere loro garantito dall’ex marito il quale è l’unico soggetto che, come diretta conseguenza del provvedimento, deve drasticamente ridurre il proprio tenore di vita scendendo spesso sotto la soglia di povertà.
La risposta istituzionale è sempre stata giudiziaria: denuncia, processo ed eventuale condanna, offrendo quindi alle parti – sia mogli che mariti – una soluzione paradossale che passa attraverso un maggiore aggravio economico (spese legali) per ex coniugi che attraversano proprio delle difficoltà economiche.
Non ho soldi e devo spendere soldi per dimostrare di non averli.
Una soluzione ventilata, sebbene mai adottata su scala nazionale, è quella della costituzione di un fondo ministeriale per saldare i crediti vantati da chi agisce in tribunale dimostrando di non ricevere quanto dovuto. La mia proposta tende invece ad eliminare sia i costi che i tempi lunghi della giustizia.
Per chi ne ha i requisiti (modello ISEE) il contributo al mantenimento della prole viene coperto, in percentuali variabili, da un apposito fondo Comunale.
Non vengono intaccati i diritti del figlio, se il tribunale stabilisce un assegno di 400 euro il minore riceve effettivamente l’intera somma
Non si grava il padre di spese al momento per lui insostenibili, costringendolo di fatto a commettere un reato ogni mese; versando 200 euro dei 400 dovuti la spesa diventa sostenibile. La percentuale a carico del fondo comunale non è obbligatoriamente il 50% ma è una variabile che può oscillare a seconda delle caratteristiche di ogni singolo caso.
Non si attiva alcun iter in tribunale, la procedura per gli aventi diritto è amministrativa e non giudiziaria
Non c’è bisogno di passaggio di denaro, il contributo comunale non viene versato al padre per girarlo al figlio ma può essere accreditato su una card – esattamente come accade per il reddito di cittadinanza – nella disponibilità del genitore affidatario in caso di affido esclusivo o convivente con la prole in caso di affido condiviso. Sulla stessa card dovrebbe versare anche il padre la percentuale di sua competenza.
Appare positivamente percorribile la strada della card che ha il vantaggio di rendere tracciabili i tempi e le spese: risulta se il padre versa in ritardo, risulta se del denaro viene fatto un uso improprio, risulta se non viene speso integralmente. Il denaro destinato ai figli deve essere effettivamente impiegato per le loro esigenze, quindi la tracciabilità permette 1) di evitare un indebito arricchimento per il genitore che lo riceve 2)di evitare che il denaro venga speso per beni e servizi non destinati al minore
MOBILITÀ
Deroga per i genitori separati in caso di blocchi del traffico domenicali e/o infrasettimanali.
È un’esigenza poco sentita in tempi di pandemia grazie al traffico oggettivamente ridotto per diverse concause che vanno dallo smart working, alla DAD, all’assenza di turisti (incidenza significativa in particolare per una città a vocazione altamente turistica come Roma).
Col ritorno alla normalità è verosimile che tornino a salire i valori dell’inquinamento atmosferico e, come diretta conseguenza, le contromisure dell’amministrazione capitolina.
I padri separati si spostano prevalentemente nel fine settimana per incontrare i figli, pertanto il blocco del traffico renderebbe difficoltoso o addirittura impossibile prendere e riportare bambine e bambini, fare attività con loro, portarli dai nonni o qualsiasi altro normale spostamento. Devono essere previste delle deroghe per chi è costretto a spostarsi non per scelta individuale ma per obblighi stabiliti dalle sentenze che prevedono giorni ed orari precisi.
STRUTTURE DI ACCOGLIENZA
Centro polifunzionale – spazio di cui usufruire da parte di chi non ha alternative logistiche sostenibili nel corso degli incontri con i figli per compiti, attività ludiche e ricreative. Spazi da individuare all’interno di strutture comunali già esistenti (es. biblioteche, scuole, consultori)
Utenza: genitori in graduatoria ERP (edilizia residenziale pubblica), attese anche di anni; genitori con soluzioni di fortuna, ospiti da amici, colleghi, parenti, accasermati, fino ai casi estremi di chi vive in macchina.
SERVIZI SOCIALI
Riorganizzazione complessiva dei Servizi Sociali e in particolare:
criteri certi per l’istituzionalizzazione dei minori
Il concetto di incapacità genitoriale, o inadeguatezza genitoriale, è privo di criteri certi che lo identifichino, può essere utilizzato per connotare tutto ed il contrario di tutto.
È quantomeno curioso che ad una famiglia con due figli ne possa essere tolto uno per inadeguatezza, mentre per l’altro detta inadeguatezza sparisca e non sia più rilevante ai fini dell’allontanamento.
Eppure la famiglia è la stessa, qualità morali ed attitudini educative sono le stesse, la situazione reddituale ed abitativa è la stessa.
Si chiede da cosa prenda vita la scelta di separare i fratelli, di prelevare quel figlio invece dell’altro, e soprattutto come sia possibile motivarla. In sostanza, risulta incomprensibile che gli stessi genitori siano incapaci di educare Anna di 4 anni, che quindi deve essere allontanata, e siano invece capaci di educare Mario di 7 anni, che può rimanere in famiglia. La casistica è ampia.
trasparenza: videoregistrazione degli incontri fra genitori separati e i rispettivi figli onde evitare indebite ingerenze, come spesso purtroppo accade, da parte degli e delle assistenti sociali degli; controlli e valutazione sull’operato dei Servizi territoriali;
istituzione di un database (che a tutt’oggi non esiste) che consenta di avere dati e numeri certi relativamente al numero dei minori allontanati dalle famiglie, ai tempi di permanenza nelle strutture residenziali, al numero e agli standard di qualità di dette strutture, al personale che vi opera, alle rette che vengono erogate.
tempi cronicamente asimmetrici, incompatibili con le esigenze dei minori
“Accertamenti” frettolosi per togliere un bambino ai genitori; mesi e mesi, anche anni, prima di disporre il reinserimento in famiglia.
Giova ricordare che la misura dell’allontanamento sarebbe una protezione provvisoria, almeno in via teorica.
Inerzia nella realizzazione della modalità di visita:
Le frequentazioni con entrambi i genitori sono un diritto fondamentale della prole, non della madre o del padre.
Fonte foto: Qui Firenze (da Google)
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