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Una tragedia di classe e di genere, quella dei morti sul lavoro, di cui si parla ipocritamente e in modo generico,soffermandosi, quando va bene, solo sul primo aspetto, occultando scientemente il secondo. Evitando cioè di specificare che la quasi totalità delle vittime sono uomini, appartenenti al genere maschile, e poveri, appartenenti alla classe lavoratrice. Perché non si ha notizia di un notaio o di un commercialista rimasti uccisi precipitando dalla loro scrivania, né di un parlamentare o di un giudice cadendo dal loro scranno, né tanto meno di un industriale schiacciato sotto una pressa.
Questi sono i dati tratti dal sito dell’Inail per quanto riguarda l’Italia (verificati nel 2008):
Nel 2004 i morti totali furono 1328 di cui 1225 maschi e 103 femmine.
Dei 1225 maschi, 438 morirono a causa di infortuni stradali (di questi 251 erano infortuni in itinere e gli altri inerenti la tipologia di lavoro)
Delle 103 femmine 62 morirono per incidenti stradali (di cui 54 in itinere)
Nel 2005 i morti furono 1280 (di cui 1193 maschi e 87 femmine)
Dei 1193 maschi 612 morirono per incidenti stradali (di cui 235 in itinere); delle 87 femmine 66 morirono in incidenti stradali (di cui 44 in itinere)
Nel 2006 i morti furono 1341 (1242 maschi e 99 femmine)
Dei 1242 maschi 603 morirono in incidenti stradali di cui 214 in itinere); delle 99 femmine 85 morirono in incidenti stradali di cui 52 in itinere.
Quindi gli infortuni in itinere sono circa il 20% per maschi mentre salgono al 50% per le femmine. Se consideriamo che la quasi totalità degli autotrasportatori, degli autisti e in generale di coloro che svolgono una professione che prevede lo stare lunghe ore alla guida di un mezzo, sono uomini, è facile capire come in realtà si arriva alla percentuale del 98% di vittime maschili.
Le percentuali sono pressochè le stesse relativamente all’Unione Europea. Paradossale il fatto che, sullo stesso sito dell’Inail (www.inail.it “banca dati al femminile”), viene citata la percentuale di infortuni mortali femminile e non quella maschile che si evince ovviamente sottraendo la prima al totale…
Pensate cosa succederebbe e sarebbe già successo se questa ecatombe sociale e di genere, con cifre paragonabili a quelle di una guerra civile neanche tanto strisciante, fosse stata e fosse a parti invertite. Se cioè a morire sul posto di lavoro fossero le donne e in quella percentuale.
Campagne mediatiche fino all’inverosimile, tuoni e fulmini scagliati contro una insopportabile e vergognosa discriminazione, leggi speciali per evitare alle donne i lavori più pesanti, faticosi e rischiosi. E sarebbe sacrosanto. Guai se non fosse così.
E invece in questo caso c’è un silenzio assordante, come si suol dire. E’ come se tutto questo fosse dato per scontato. E suonano beffardi i titoli dei giornali che mettono in risalto l’aumento degli infortuni sul lavoro per le donne, in percentuale.
Su questo dramma sociale e umano (e maschile) cala il sipario dell’oblio e dell’ipocrisia. Non una parola in tal senso. Se ne guardano bene tutti: politici, media, sindacati, associazioni degli industriali.
La domanda sorge spontanea? Perché? Forse perché questa verità è insopportabilmente vera al punto di spazzare via una “verità” fasulla, quella del privilegio e dell’oppressione maschile sulle donne, sempre, comunque e dovunque? Forse perché questa verità è talmente vera che metterebbe in crisi la vulgata dominante e “politicamente corretta” che racconta di una oppressione a senso unico dell’intero genere maschile su quello femminile?
Noi non abbiamo paura della verità che qualcuno,una volta, sosteneva essere rivoluzionaria. Noi, la pensiamo come lui. Qualcun altro/a ne ha paura.
825 Commenti
Mi scuso del post precedente – sghimbescio – che mi è letteralmente …scappato via.
Succo: se con “liberazione sessuale” si intende quel che si è sempre lasciato intendere, allora la pillola vi sta contribuendo solo da circa 10 anni (o giù di lì) e la “liberazione sessuale degli anni 60 e 70” è una balla faraonica.
Se invece con “liberazione sessuale” si intende il dirittto della partner di imporre la continenza sine die al malcapitato, allora la pillola c’entra ancor meno: zero.
Rino D.V.
Rino(Quota) (Replica)
A Roma si dice “famo a capisse”. E’ ovvio che la natalità non sia diminuita il mese dopo l’invenzione della pillola, però è scesa eccome in questi decenni. Ma soprattutto, per la prima volta il controllo sulle gravidanze è esercitabile da quelle donne che vogliono farlo: la vera rivoluzione è questa, oltre al diminuito numero di morte per aborti fatti con i ferri da calza ( brr!) sia grazie agli anticoncezionali che alla legalizzazione dell’aborto. “La pillola è stata inventata dall’uomo”. Grazie al cavolo! La maggior parte di invenzioni e scoperte sono state fatte dall’uomo mentre la donna preparava da mangiare per lui e i figli e lavava i pavimenti. Voglio dire, dobbiamo fare una gara a chi è più figo o vedere le cose realisticamente e storicamente, calcolando quale proporzione di donne a tutt’oggi fanno ricerca rispetto agli uomini? Esistono donne scienziate? Sì. Sono brave come gli uomini? Sì. Basta.
Altri punti di discussione
1) La cura dei figli al posto della possibile morte sul cantiere. Lo ripeto, bisognerebbe prendersela con chi permette che muoiano gli operai, e anziché gli stupidi cartelloni , anzi una vera e propria presa in giro, del Ministero del Lavoro che dicono che la sicurezza la pretende chi si vuol bene, come se non fosse il dovere dell’impresa assicurare che le condizioni di lavoro riducano al lumicino la possibilità di incidenti ( Riferimento :http://www.articolo21.org/1849/notizia/sicurezza-sul-lavoro-appello-dal-basso-contro.html) bisognerebbe far pressione perché il governo multi le imprese fuorilegge.
2) Sempre sulla cura dei figli. Aoh, ma sono anche figli vostri eh? Se l’uomo è alla riunione di lavoro alle 7 di sera, la donna pure e la nonna non è disponibile, chi si prende cura di loro, Fra Martino campanaro? Uno dei due genitori deve stare a casa, e quello che lo fa rinuncia alla carriera. Se negate la realtà non c’è dialogo tra di noi, solo delle abbaiate reciproche. Un’altra cosa: quando mia figlia era piccola e mio marito tornava dal lavoro, io non vedevo un uomo, no, vedevo il mezzo per liberarmi di un bebè ( pur desideratissimo e amatissimo). La cura dei piccoli è arci-faticosa, più che per il lavoro fisico la è per la responsabilità e perché si passa la giornata a fare gugu gaga e a non poter portare a termine niente che non riguardi il figlio. Se poi il bimbo sta poco bene, sai che allegria! In quei giorni all’ufficio ci sarei andata gratis!
3) L’aspetto fisico, o meglio, a cosa serve. Prendo atto di quanto afferma Mauro Recher (30 aprile) sulla sua importanza anche per gli uomini in ambito lavorativo, e lo accetto. Per quanto riguarda l’importanza di essere prestanti agli occhi della donna, vi dico la mia opinione, semplice riflessione personale. Probabilmente l’istinto primordiale fa selezionare gli uomini secondo criteri volti alla riproduzione, così come le altre creature sessuate della terra. Però millenni di civiltà non possono non aver modificato i criteri. E soprattutto, le donne, come voi uomini, sono ognuna diversa dall’altra. Chi cerca l’uomo che dà sicurezza, chi tenerezza, chi l’uomo da accudire, chi ha lo spirito missionario e si mette col drogato per curarlo, chi tiene allo scambio di vedute culturali, o politiche, o artistiche, chi cerca compagnia, chi sicurezza economica, chi soldi a palate e si sposa per convenienza, insomma, le tipologie sono tante. Molte si innamorano, almeno inizialmente, alcune manco si innamorano ma gli va bene così.
4) Adesso però voglio raccontarvi un episodio che mi è capitato, perché mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Come attivista politica ho cominciato uno scambio di messaggi su face book con un uomo sulla cinquantina ( io ne ho 56) dalle idee simili alle mie e che diceva cose interessanti e intelligenti. Dopo un po’, essendo lui di Roma, gli ho scritto se gli andava di prendere un caffè per parlare di politica e gli ho lasciato il numero di cellulare. Mi ha telefonato e ha cominciato a dire: Ma tu sei sposata? E io, sì, felicemente, grazie. Ma che tipo di donna sei, emancipata o no? E io, che da giovane ho avuto tanti ragazzi ma da decenni sto bene così, gli ho detto che non sono in cerca di niente. Beh, non mi ha voluto più incontrare. Non è l’unico, più di una volta ho provato a fare amicizia con un uomo, raramente ci sono riuscita e la maggior parte delle volte o c’era il sesso o niente. Come mi ha fatto sentire quella telefonata? Umiliata, perché del mio cervello, della mia attività, dei miei ragionamenti a quell’uomo sarebbe importato solo se accompagnati dal rapporto sessuale. Anzi, dirò di più: mi ha fatto sentire a disagio per aver chiesto di vederlo se poi non avevo quell’intenzione, del tipo “ma questa perché mi ha cercato allora? ”Forse sono troppo ingenua, ma ci sono rimasta malissimo. Beh, devo andare, alla prossima.
Annamaria Arlotta(Quota) (Replica)
Cara Annamaria, ti dirò ciò che penso così come mi viene, specie dopo aver letto il tuo ultimo post. Perché ho come l’impressione che tu quello che sosteniamo e che scriviamo neanche lo leggi. E quel poco che leggi (nello spazio dei commenti perché il sito ancora non lo hai visitato a causa dei tanti impegni che hai) è come se ti entrasse da un occhio (o da un orecchio) e ti uscisse dall’altro…
Perché sempre dopo aver letto il tuo ultimo commento mi viene spontaneo chiederti, utilizzando un’antichissima espressione romana (dal momento che sei di Roma anche tu capirai senz’altro lo spirito con cui pronuncio queste parole):”Annamarì, ma tu ce fai o ce sei?”…
Io propendo per la prima ipotesi, abilmente nascosta dietro la seconda (in genere quelli/e “che ce fanno” sono anche molto abili nel sembrare di esserlo e non mi sembra che tu sia da meno… ).
Però c’è anche un altro aspetto. Si capisce, da come ti esprimi e dai concetti, permettimelo, estremamente contraddittori che porti avanti, che non sei una femminista doc . Tuttavia del femminismo (come milioni e milioni di altre donne, la maggioranza) hai assunto in toto la forma mentis e (per fortuna solo in parte,altrimenti non saresti qui) il metodo e il modo di procedere.
Insomma vai avanti diritta per la tua strada senza troppo curarti di quello che sostengono gli altri. E questo perché dentro di te, a livello profondo (questa è stata la grande capacità del femminismo) sei graniticamente convinta che la Storia sia andata esattamente come il femminismo ce l’ha raccontata (e che tuttora la realtà sia messa in un certo modo). Sei, al contempo, anche molto brava a glissare gli argomenti che portiamo, e anche questo è tipico della scuola femminista.
Insomma, ho la sensazione che tutto quello che noi potremmo dirti ti scivoli sostanzialmente addosso. Molto probabilmente tu penserai che per noi sia la stessa identica cosa. E anche questo ci sta tutto, direi anzi che è legittimo da parte tua.
E va bè, chissà che da questo dialogo fra sordi (diciamo così…) non possa nascere qualcosa di buono. La vedo assai difficile ma l’ottimismo della volontà non lo dismetto mai…
Sarà il carattere…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La maggior parte di invenzioni e scoperte sono state fatte dall’uomo mentre la donna preparava da mangiare per lui e i figli e lavava i pavimenti. (Annamaria)
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Da mangiare nelle caverne e nelle capanne chi lo portava?
Gli uomini, vero? Senti un po’, ma l’ipotesi che maschi e femmine siano intrinsecamente diversi e pertanto portatori di pensieri, azioni ed esperienze differenti, la prendi in considerazione oppure no? E l’ipotesi che il sesso maschile sia più portato a modificare la realtà e quindi a scoprire e inventare, la calcoli oppure no?
Sei di un femminismo insopportabile!
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Come mi ha fatto sentire quella telefonata? Umiliata (Annamaria)
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Ma dai, per piacere, cerchiamo di non esagerare ogni volta, che non se ne può veramente più.
Andrea(Quota) (Replica)
@Annamaria:
secondo me il punto “uomini che muoiono sul lavoro” versus “mamme che si prendono cura dei bimbi piccoli” è un altro. Provo a ribadirlo perchè magari è sfuggito: nell’ottica di genere non è una questione di sicurezza o di prendersela coi governi o di reclamare sicurezza. Idem per la cura dei figli. Altrimenti si potrebbe ribadire alla politica di genere che “batte” sul punto maternità/obbligo di condivisione.. e vabbè, sì la cura dei figli, ma gli uomini non possono partorire nè allattare (tra l’altro, in barba al “supremo interesse del minore” che viene sempre citato quando si parla di affido condiviso, intendendo che il problema sarebbe di non disorientare il figlio facendogli cambiare casa o ambiente – manco fosse un gattino che si abitua alla casa e non al padrone – l’allattamento naturale viene molto spesso sacrificato in nome della carriera lavorativa della donna – piccola parentesi).
A stare sui ponteggi, nelle miniere, a manovrare travi e gru che servono per costruire palazzi e per avere tutta una serie di materie prime di uso quotidiano, si rischia comunque, il livello di sicurezza puo’ essere elevato, possono essere implementate procedure di sicurezza migliori, tecnologia migliore, ma finchè l’uomo non verrà completamente (e sottolineo completamente) sostituito dalla macchina, l’uomo avrà sempre il margine di rischio di lasciarci le penne su un lavoro “che puo’ fare solo lui per la sua costituzione fisica”, così come, pur con tutti i progressi medici e scientifici, la donna avrà sempre un piccolo margine di rischio (per fortuna oggi in Occidente ridotto al minimo) di morire di parto “e lo puo’ fare solo lei” perlomeno fino a quando non sarà implementato un utero artificiale in grado di riprodurre il grembo materno.
Questo E’ IL PUNTO.
Invece, guarda caso, quando si parla di morti sul lavoro si sottolinea la bassa percentuale di “morti sul lavoro donne”. Il titolo di questo articolo non è casuale: ripropone e fa il verso a quanto in genere compare sui media.
“Morti bianche” genericamente nominate, se si deve sottolineare qualcosa si sottolinea il genere femminile.
Un po’ come se si leggesse “Violenza sessuale: il 10% di chi subisce violenza è uomo” e giù un’analisi sugli uomini stuprati. Il che avrebbe anche un senso in questo “mondo” ma non avrebbe nessun senso in un ipotetico mondo in cui si “tacesse” delle donne violentate.
Oppure “Cura dei bambini e degli anziani: l’ …x% è sulle spalle degli uomini”. (proprio così eh… sulle “spalle”). Tu credi che se uscisse un titolo del genere il giornale non sarebbe sommerso da milioni di scandalizzate e indignate signore e signori mirati a ristabilire la “gerarchia” e il primato delle “spalle” femminili in tale campo?
Rita(Quota) (Replica)
Tratto da: IL MITO DEL POTERE MASCHILE, di Warren Farrell.
Come uomini abilissimi liberarono le donne, dimenticando di liberare se stessi
Abigail, una tipica donna della fine dell’Ottocento, ebbe otto figli. Due volte rischiò di morire di parto. Quando l’ultimo dei suoi figli se ne andò di casa, lei era già morta.
Cindy, una tipica donna degli Anni Novanta, rimase nubile fino a 25 anni. Dopo il matrimonio, ebbe due figli. Quando l’ultimo se ne andò di casa, le rimaneva ancora da vivere un quarto di secolo.
Abigail non sentì mai parlare del frigorifero. Cindy poteva tirarne fuori un pasto completo. L’intera giornata di Abigail era occupata dalla spesa e dalla preparazione del cibo per la sua famiglia di dieci persone. Cindy spesso comprava pietanze già pronte, le metteva nel forno a microonde e venti minuti dopo stava già pranzando. (Spesso scherzava: «Io non preparo la cena: me la mangio».) C’erano sere in cui lei e suo marito Jeremy portavano i ragazzi da McDonald’s, o si facevano portare a casa la pizza, oppure Jeremy preparava un bel barbecue o «il piatto preferito di Cindy – su richiesta». Comunque, sia Cindy sia Jeremy dovettero affrontare problemi che non sfiorarono mai Abigail (per esempio, fare l’autista, mantenere i figli all’università).
Abigail andava a fare la spesa sul carretto o a piedi. Cindy o Jeremy andavano a fare la spesa in macchina, o la ordinavano per telefono. Abigail trovava i negozi aperti dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio, e se dimenticava qualcosa non c’era modo di rimediare. Cindy o Jeremy trovano dei negozi aperti 24 ore su 24.
Abigail doveva lavare i piatti dopo ogni pasto. Cindy metteva i piatti nella lavastoviglie, e a volte neppure li toccava, perché se ne occupavano Jeremy o il figlio maggiore» Per lavare i panni Abigail doveva pompare l’acqua, accendere il fuoco per scaldarla e poi usare le mani per strofinare gli indumenti. Se pioveva o nevicava, appendeva i panni in tutti gli angoli della casa. Cindy sceglieva il lavaggio adatto e metteva in moto la lavatrice. E spesso non toccava neppure i panni, perché a riempire la lavatrice ci pensavano Jeremy o il figlio maggiore.
Abigail cuciva con le mani callose in una casa fredda, a lume di candela. Cindy e Jeremy acquistavano dallo stockista abiti perfetti. Abigail impiegava due giorni per cucire una camicia per il figlio. A Cindy o Jeremy bastavano venti minuti per scegliere le camicie per i due figli.
Su Abigail si riversavano le necessità di otto figli. Cindy aveva due figli le cui necessità si riversavano in parte sulla televisione. E Cindy aveva un’altra cosa ancora: un marito che sapeva come essere amorevole e come mantenere la disciplina.
Nel 1990 Cindy si poteva ancora permettere di scegliere di fare il pane in casa o cucire una camicia a mano – ma era una scelta e non un obbligo. Capitava di tanto in tanto, non giorno dopo giorno; faceva parte della sua vita adulta ma non costituiva il 100 per cento della sua vita adulta.
Cindy subiva pressioni che non avevano mai sfiorato Abigail? Sicuramente. Ma le nuove pressioni raramente si aggiungevano: semplicemente sostituivano un antico fardello. Se si aggiungessero, la vita media delle donne non sarebbe aumentata di quasi il 50 per cento dal 1920 ai giorni nostri.
Ma allora perché la speranza di vita alla nascita era di un anno di meno per gli uomini nel 1920 e di sette anni di meno rispetto alle donne attualmente? Perché le prestazioni degli uomini – inventare, produrre, vendere, distribuire – hanno salvato le donne, mentre nessuno ha salvato gli uomini dalla pressione del dover fare. Da macchina per fare figli, macchina per preparare da mangiare, macchina per le pulizie, lei è diventata una persona che ha tempo per l’amore. Da macchina per prestazioni varie nei pressi di casa lui è diventato una macchina per prestazioni varie lontano da casa. E con meno tempo per l’amore.
Gli uomini sono riusciti a creare case e giardini più belli per le mogli invece che miniere di carbone e cantieri edili più sicuri per se stessi. Ben pochi hanno rilevato il fatto che solamente degli uomini sono morti a migliaia costruendo attraverso le montagne strade per le automobili e ferrovie per i treni che permettevano al resto della civiltà di essere servito al vagone-ristorante.
La lontananza del posto di lavoro separava l’uomo dalle persone amate, togliendo alla sua vita significato… e creando ogni giorno piccoli lutti. E se riusciva a fare tutto, diventava una macchina; se falliva, si sentiva umiliato e sminuito. In ogni modo, più aveva attenzioni e riguardi per la donna e più si abbreviava la vita. E alla moglie e ai figli lasciava, perché lo spendessero, quanto aveva guadagnato. Così gli uomini di successo liberarono le donne, ma dimenticarono dì liberare se stessi.
Nonostante tutto le femministe etichettarono la «tecnologia maschile» – e in particolare «la tecnologia maschile medica» -come uno strumento del patriarcato inteso a opprimere le donne. E il passaggio alla II Fase fu perciò caratterizzato dalla critica rivolta agli uomini per avere distrutto l’ambiente costruendo per esempio una diga, dimenticando di riconoscere agli uomini il merito di aver prodotto elettricità costruendo quella diga, e di chiedere alle donne di assumersi la responsabilità della crescente domanda di elettricità che a sua volta richiedeva la costruzione di altre dighe.
Quanto alla tecnologia medica maschile, fu probabilmente il fattore che allungò la vita media delle donne. Evitò che le donne morissero di parto e scoprì vaccini per quasi tutte le malattie contagiose (poliomielite, difterite, febbre tifoidea, morbillo, scarlattina, varicella, peste bubbonica, tubercolosi).
In tempo di guerra, diversi farmaci sperimentali furono spesso testati sugli uomini. Se il farmaco non funzionava, l’uomo moriva. Ma se il farmaco dava buoni risultati, allora veniva usato per salvare sia le donne sia gli uomini. E sempre gli uomini furono usati come cavie per migliorare le procedure d’emergenza, i forni a microonde (inavvertitamente un uomo venne «cotto» durante le prove), e altri ritrovati utili a entrambi i sessi.
In seguito fu etichettato come sessismo il fatto che i medici studiassero più gli uomini che le donne. Nessuno definì sessismo il fatto che gli uomini più delle donne fossero usati come cavie.
Secondo le femministe, il patriarcato e la tecnologia maschile cospiravano per limitare la libertà di generare «il diritto di scegliere» da parte delle donne. Per la verità, la tecnologia maschile ha creato «il diritto di scegliere» delle donne: ha permesso il controllo delle nascite. E l’aborto sicuro. La tecnologia maschile per il controllo delle nascite ha contribuito più di qualsiasi altra cosa a ridurre il carico di lavoro delle donne, a rendere il sesso non univoco ma pluridirezionale. Soprattutto, la tecnologia fece sì che il ruolo maschile proteggesse le donne più di quanto il ruolo femminile proteggesse gli uomini. Per ironia della sorte, alcune femministe che tanto si lamentavano della tecnologia maschile sarebbero morte di parto o di aborto se quella tecnologia non ci fosse stata.
La tecnologia maschile non creò invece per gli uomini l’equivalente diritto alla scelta. Pertanto, ogni volta che un uomo faceva del sesso con una donna che sosteneva di far uso di metodi contraccettivi, a lui non restava che fidarsi. In caso contrario, poteva accadere che si ritrovasse a dover mantenere un figlio fino ai diciotto anni. Se un uomo usava il preservativo ma in seguito la donna affermava di essere comunque rimasta incinta, la donna non sposata della II Fase aveva il diritto sia di informare l’uomo sia di non farlo; di abortire senza consultarlo o di chiedere segretamente che il bimbo venisse adottato; di allevarlo lei e di far pagare al maschio i conti; oppure addirittura di crescerlo da sola per dieci anni senza neppure informarne il padre e poi citarlo in giudizio perché provvedesse al mantenimento, anche per gli anni passati. E tutto ciò è legale.
Ogni donna sa benissimo che se esistessero soltanto per il maschio mezzi di contraccezione, avrebbe la sensazione di non controllare la situazione, di essere alla mercè dell’altro. Quando «fidati» è detto da un uomo, fa soltanto ridere, ma quando si tratta di una donna, è legge. Il controllo delle nascite ha dato alla donna il diritto di scegliere e all’uomo non resta altro che fidarsi. Al giorno d’oggi, quando un uomo introduce il pene nel corpo di una donna, contemporaneamente mette la sua vita nelle mani di quella donna.
In breve, la tecnologia maschile e le leggi maschili hanno liberato la donna dalla biologia femminile come destino femminile e creato la biologia femminile come destino maschile.
Rita(Quota) (Replica)
Annamaria Arlotta:
Non è l’unico, più di una volta ho provato a fare amicizia con un uomo, raramente ci sono riuscita e la maggior parte delle volte o c’era il sesso o niente. Come mi ha fatto sentire quella telefonata? Umiliata, perché del mio cervello, della mia attività, dei miei ragionamenti a quell’uomo sarebbe importato solo se accompagnati dal rapporto sessuale.
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Dovresti pensare a questi uomini, che non difendo, ne conosco, ne ammiro, chissà quanti rifiuti hanno dovuto subire per ricevere dalle donne solamente quello che, naturalmente, gli uomini si asapettano dalle donne.
Si straparla in giro, ma di uomini che veramente fanno tanto sesso sono pochi, ci credo che ci provano ad ogni occasione.
Dovrebbero invece prendere coscienza della loro situazione. Poveri fessi, mi intristisce che ci siano uomini che danno ragione a donne che considerano la vita degli individui di sesso maschile sacrificabile.
Leonardo(Quota) (Replica)
Devo dire che in quest’ultimo post sicuramente Annamaria ha dismesso i panni della femminista doc, riprendendo l’espressione di Fabrizio, per assumerne di più moderati; di conseguenza questo è sicuramente un passo in avanti ed è apprezzabile. Sono d’accordo sul fatto che risulta sterile, puerile, la gara a chi è stato più bravo storicamente tra i due sessi ( questo modo di procedere è tipicamente femminista, quindi da rigettare). E’ sicuramente vero anche quanto afferma Andrea: io che provengo da una formazione ortodossa di sinistra ho sempre pensato fino a poco tempo fa che uomini e donne avessero stesse tendenze e predisposizioni. Sbagliavo. Sono entrambi preziosi ma diversi. Ed è indiscutibilmente questa diversità che rende spesso anche conflittuali i rapporti. Sostanzialemnte d’accordo sui punti 1, 2 e 3 ( anche se la donna è sicuramente attratta da quello che possiamo definire uomo alfa , fisicamente, caratterialmente e soprattutto economicamente parlando). Come fa intendere Fabrizio, sono posizioni che ritornano anche negli articoli pubblicati.
Sul 4 punto: Annamaria, io ti posso dire che l’uomo italiano è, soprattutto se non appartiene alla categoria che definiamo alfa, un uomo spesso alla ricerca di sesso. Qualsiasi uomo beta( comune) un minimo onesto intellettualmente non può negare che la donna italiana, soprattutto superati i 25 anni circa di età, consideri l’altro sesso come un potenziale partner con cui mettere su famiglia o comunque con cui intrecciare una noiosissima, nella maggior parte dei casi, relazione stabile. Questo fa sì che l’uomo italiano, sposato o no, veda ridursi la possibilità di vivere esperienze sessuali, non mercenarie, con altre donne, e qui ritorna la diversità tra i due sessi naturale o culturale che sia, il che lo spinge sempre a sondare il terreno per comprendere se dall’altra parte ci sia disponibilità. Ora quest’uomo che ti ha così deluso andava alla ricerca anche di un’esperienza sessuale, pur apprezzando le tue doti intellettuali. Non c’è niente di male in questo. Anzi è giusto che sia così. Se non si ricerca la stessa cosa, saluti e grazie. Tu sei una donna sposata e quindi la tua “freddezza” è pienamente giustificabile; ma ci sono anche delle donne, una caterva, che pur essendo libere, non vogliono avere delle relazioni sessuali, che pure gradirebbero, perchè senza qualcosa di “serio” si sentirebbero “usate”. Questa mentalità che potremmo definire di stampo religioso-tradizionalistico-femminista, ossia di ciò che di regressivo vi è nella nostra società, esapera spesso l’uomo e io credo non soddisfi neppure la donna.
Si son fatte tante rivoluzioni nella storia, ma quella sessuale è ancora molto lontana.
Alessandro(Quota) (Replica)
Boh, secondo me Annamaria sta implicitamente (o esplicitamente) volendolo o senza accorgersene non lo so, comunque conferma che c’è una diversa aspettativa sessuale fra uomini e donne e che questa aspettativa è disattesa e sbilanciata da parte maschile.
Mi verrebbe da chiedere agli uomini, rovesciando la situazione. Ma se vi avvicinate ad una donna che non vi piace e non vi attrae sessualmente, (ma ci sono altre motivazioni chessò.. interessi di lavoro, comunanza di interessi, etc.) e vi accorgete che invece vi fa gli occhi dolci e dopo averle fatto capire che non vi interessa questa si allontana, vi sentite umiliati?
No perchè è interessante l’utilizzo della parola “umiliata”. Oltretutto io chiacchiero, discuto, scambio opinioni e frequento parecchi uomini (ho insomma dei rapporti che definirei “amicali”) sia nel mondo reale che virtuale con cui non ho fatto sesso. Di conseguenza mi sento di smentire questo dogma degli uomini che se li rifiuti sessualmente non ti parlano più e non ti “fanno più amica”
Non fraintendermi Annamaria: io capisco, fra uomini e donne eterosessuali ci puo’ essere un’aspettativa diversa dall’amicizia. Ma puo’ capitare anche ad una donna “interessata” ad un uomo. Anzi, proprio in virtù della diversa visione del sesso, delle diverse necessità, conosco uomini che si sono rifiutati sessualmente ad una donna quando ne hanno intuito un coinvolgimento sentimentale che loro non provavano. E magari pure in questo caso è lei che si è sentita “umiliata”.
Ma com’è che da qualunque parte stiamo ci sentiamo umiliate?
Al massimo ci potrebbe essere un po’ di imbarazzo da ambo le parti, più che umiliazione ci sarà un po’ di rammarico da parte di entrambi nel non aver potuto far coincidere le differenti aspettative. No?
Rita(Quota) (Replica)
Vi chiedo scusa: mi sono riletta e mi sono accorta che l’indice di leggibilità dei miei post, con qualunque scala la si valuti, sta inesorabilmente scendendo.
Sto scrivendo di getto e, in barba alle più elementari regole grammaticali inizio una frase pensando ad una conclusione e poi cambio la conclusione lasciando intatta la prima parte. Vabbè, nello specifico volevo dire che sta ” implicitamente confermando”
Rita(Quota) (Replica)
alba dell’uomo sapiens
uomo e donna
ma dove si vive?
io trovato caverna! vieni! qui non piove.. si ma io fame!
vai fuori a mangiare bacche! no! tu uomo! tu porta mangiare me.. io cucino!
rischi: uomo 93% donna 7% (non sia mai il falò dentro la caverna sfuggisse al controllo o magari brucia la carne..)
successivamente..
damigella.. io vi salvero’ a costo della mia stessa vita!
poesie d’amore per la donna.. (una che ne ha scritta qualcuna per l’uomo??)
vado in guerra per difendere la patria.. tornero’ amore mio.. aspettami..
progressi tecnologici maschili per l’umanità..
scoperte scientifiche maschili per l’umanità..
morti bianche il 3% sono donne..
tramonto dell’uomo sapiens
buonasera.. l’ho vista sola e mi sono chiesto perchè una donna cosi attraente lo fosse.. le va di conoscerci meglio?
“deh nini levati di culo vai! che ce l’ho già chi mi stura la fia!”
siete donne.. biologicamente diverse ed importanti tanto quanto gli uomini..
ora.. se non vi sta bene lamentatevi col principale lassu’.. perchè vedete.. finchè durerà questa guerra dei sessi.. o guerra tra poveri.. le cose non cambieranno.. la famiglia felice esiste.. io l’ho vista, abitano vicino a me..
composta da 4 persone, marito/moglie/2 figli
appartamento trilocale lui lavora in fabbrica, la moglie sta a casa coi figli.. lui amministra il lavoro/pecunia, lei amministra casa/prole.. hanno una fiat panda e non si fanno mancare la pizza una volta a settimana..
sono felici.. gli importa una cippalippa di carriera, suv, vestiti glamour.. quello che li rende felici è l’amore ed il frutto di questo sentimento ormai bistrattato..
questa è una società malata, devota all’arrivismo, all’egoismo.. dove fiori come questa famiglia sono gli ultimi scampoli di fede matrimoniale in un mare di merda!
Damien(Quota) (Replica)
una domanda ad Annamaria mi sorge ….
che tipo di uomo si aspettava dal blog di uomini beta ?
mauro recher(Quota) (Replica)
Per Annamaria.
http://antifeminist.altervista.org/risorse/lavori_ripugnanti.htm
Già altri lo hanno scritto più volte, ma credo sia il caso di ripetersi e pertanto di farti notare che anche internet e facebook sono delle invenzioni maschili…
Perciò se tu, al pari di altri milioni di donne, puoi startene qui a scrivere quello che scrivi, lo devi proprio a degli uomini.
@@@@@@
P.S: che roba è l’amicizia fra uomo e donna…?
Marco(Quota) (Replica)
@ Leonardo –
Dovresti pensare a questi uomini, che non difendo, ne conosco, ne ammiro, chissà quanti rifiuti hanno dovuto subire per ricevere dalle donne solamente quello che, naturalmente, gli uomini si asapettano dalle donne.
Si straparla in giro, ma di uomini che veramente fanno tanto sesso sono pochi, ci credo che ci provano ad ogni occasione.
@@@@@@@@@
Concordo.
Annamaria ignora cosa significhi essere uomini e doversi relazionare con delle donne, che è già tanto che ti degnino di uno sguardo e non ti mandino affanc**** solo per avergli rivolto la parola. Ma, del resto, tolta Rita che è sicuramente una assoluta rarità, le donne sono assolutamente incapaci di comprendere i desideri, i bisogni, i problemi degli uomini.
Anche se sono madri di figli maschi.
Marco(Quota) (Replica)
Annamaria:
“2) Sempre sulla cura dei figli. Aoh, ma sono anche figli vostri eh? Se l’uomo è alla riunione di lavoro alle 7 di sera, la donna pure e la nonna non è disponibile, chi si prende cura di loro, Fra Martino campanaro? Uno dei due genitori deve stare a casa, e quello che lo fa rinuncia alla carriera. Se negate la realtà non c’è dialogo tra di noi, solo delle abbaiate reciproche.”
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… uufff… che noia queste femmine moderne…
http://questionemaschile.forumfree.it/?t=3884802
Sandro2(Quota) (Replica)
C’è una cosa che mi gira per la testa ormai da mesi e per un verso o per l’altro non riesco mai a mettere giù dettagliatamente e in modo ragionato come richiederebbe la discussione su questo sito. (E’ che sono un confusionario.) Ha un po’ a che fare con l'”umiliazione” di Annamaria, ma credo anche con l’eterna discussione sulla disparità di desiderio fra uomini e donne. La scrivo anch’io di getto, come Rita, e se sbaglio mi correggerete. “Del mio cervello, della mia attività, dei miei ragionamenti a quell’uomo sarebbe importato solo se accompagnati dal rapporto sessuale”, scrive Annamaria. Il che per lei è umiliante. Io le credo, anche se, com’è ovvio, essendo una donna tende per natura a vedere l’intero universo sotto la lente dell’io io io io io io io io io io io io io io io io io io io. Annamaria, mi spiace tantissimissimissimissimo che quell’uomo sia stato così cattivo, così insensibile con te.
Ma poi:
Tralascio per il momento la discussione su cura dei figli, carriera etc. etc., anche se ce ne sarebbe da dire (per esempio: care signore, benvenute nel mondo! Non lo immaginavate, vero, che si può avere O una carriera O una famiglia, ma non tutte e due insieme? Continuate pure a illudervi che diventare una top manager vi renda attraenti, oppure abbandonatevi pure alla vertigine del potere, meglio per voi: ma delle due l’una.. Gli uomini queste cose le sanno da secoli, e sanno benissimo che la tanto decantata “carriera”, nel 99% dei casi altro non è che una maledizione necessaria. Ma passiamo oltre.) Come mai le donne sono umiliate nel vedere che gli uomini “pensano solo a quella cosa”?
Perché gli uomini sono animali, bestie scimmiesche senza cuore, senza emozioni, incapaci di provare sentimenti, incapaci di vedere le donne se non come manichini con cui accoppiarsi. Le donne, invece, hanno anche un cervello; o, al limite, preferiscono le coccole. Oppure, pensa qualcun altro, hanno un desiderio di sesso molto inferiore a quello degli uomini. Ecco, come mai?
Non sarà che una donna, tranne in casi eccezionali dovuti a gravissime deformità fisiche (spiacevole evenienza, ma ammettiamolo, rarissima), può avere sesso ogni volta che vuole e senza la minima fatica? Non deve sforzarsi minimamente: basta che si presenti all’appuntamento, il resto le spetta di diritto. E non vale dire “Ma ci sono anche tante donne sole”. Se una donna è sola, in genere è perché lo vuole, o le fa comodo, o le sta bene così in quel momento.
Facciamo un esperimento mentale: prendiamo un uomo e una donna di aspetto fisico, intelligenza e carattere nella media (questo è fondamentale), tutti e due single. Sono tutti e due “soli”. Ai fini dell’esperimento non ha nessuna importanza per quale motivo sono soli, basta sapere che non è dovuto a bruttezza inguardabile, povertà abietta o incapacità patologica di avere rapporti sociali. Due persone come mille altre che per un caso della vita sono “sole”.
Un giorno, alzandosi dal letto, l’uomo pensa: “Da questo momento in poi non voglio più essere solo.”
Un giorno, alzandosi dal letto, la donna pensa: “Da questo momento in poi non voglio più essere sola.”
Secondo voi dopo quanto tempo l’uomo non è più solo?
E dopo quanto tempo la donna non è più sola?
Rispondete onestamente, per favore. (Donne, non tirate fuori i vostri mille distinguo e soprattutto non dite “Sì, ma io”. Non stiamo parlando di voi specificamente, chiaro?)
E arriviamo così alla lamentela femminile: “Uffa che barba, che noia, che barba! Ho fatto talmente tanto sesso che non ne posso più, basta, meglio la ginnastica, sono stufa, voglio solo un po’ di coccole! Perché gli uomini non lo vogliono capire? Perché non prestano attenzione alla mia intelligenza? Di attenzione al mio corpo ne ho avuta tanta da doverla smaltire all’isola ecologica, ora voglio che un uomo si accorga della mia personalità!”
Perché gli uomini pensano solo a quella cosa?
Risposta automatizzata (e cieca) del cervello femminile: “Perché gli uomini sono animali, bestie scimmiesche senza cuore, senza emozioni, incapaci di provare sentimenti, incapaci di vedere le donne se non come manichini con cui accoppiarsi, eccetera eccetera eccetera. E poi, cosa ci vorrà mai per avere sesso? Basta volerlo, guardate me, io quando voglio sesso basta che lo dica.” Così pensa Annamaria, e con lei molte altre. Con la conclusione di prammatica: “LE COSE IMPORTANTI SONO ALTRE.” (Alzi la mano l’uomo che non l’ha mai sentita.) Verissimo, care signore. Infatti anche per me mangiare, bere, fare la doccia ogni volta che voglio, non sono le cose importanti della vita. Le cose importanti sono altre. E certo, se incontrassi qualcuno che mi frequenta perché sta morendo di fame e io ho una tavola imbandita, sarei offeso. Anzi, umiliato. Io vorrei conversare di arte e musica ma questi poveri non hanno niente nella testa, pensano solo a riempirsi la pancia, scimmie che non sono altro. Ma che vogliono? Imparino a controllare i propri istinti bestiali, i poveri, che l’arrosto con patate è dietro l’angolo, basta saperlo cercare; e se non lo trovano è perché sono incapaci e inferiori… sono… come dire?
Sfigati, ecco cosa sono. Sfigati.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Annamaria Arlotta
La maggior parte di invenzioni e scoperte sono state fatte dall’uomo mentre la donna preparava da mangiare per lui e i figli e lavava i pavimenti
….
Esistono donne scienziate? Sì
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Lo sai almeno che queste due frasi rappresentano una l’opposto dell’altra, si ?
PS devo ancora capire come mai le femmine moderne rinfacciano sempre di essere le nostre schiavette . Ma nostre di che ? Ci sono uomini che sanno fare tutto da soli ( e sono la maggioranza) e mo che volete ? Ci sono donne casalinghe che sono ben felici di farlo e non si sono mai lamentate e mo che volete ? L’unica ipotesi è che chi parla così deve solo dar fiato alla sua bocca.
Silent Hill(Quota) (Replica)
@Silent Hill: mi sembra che leggi quello che vuoi tra le righe e distorci il senso. Io non ho scritto: “La maggior parte di invenzioni e scoperte sono state fatte dall’uomo mentre la donna preparava da mangiare per lui e i figli e lavava i pavimenti, porcaccia la miseriaccia se non fosse stato per voi uomini ma chi ce l’ha fatto fare, bastardi luridi oppressori ecc.ecc.” Ho scritto che in passato alla maggior parte delle donne toccava il ruolo di madre e di casalinga, perché così era, al di là delle colpe. I bambini un tempo lavoravano nelle fabbriche anche qui in Occidente, è un fatto storico come la condizione della donna fino a tempi recenti. Adesso si va verso un equilibrio maggiore nei ruoli professionali dei due generi perché siamo nel ventunesimo secolo, nel ventiduesimo probabilmente l’avremo raggiunto! E’ vero, ci sono caslinghe felici di stare in casa, ma tante altre scocciatissime. Riprendo la discussione domani, bye bye e niente offese sul dar fiato alla bocca, thank you.
Annamaria Arlotta(Quota) (Replica)
Annamaria Arlotta: Adesso si va verso un equilibrio maggiore nei ruoli professionali dei due generi perché siamo nel ventunesimo secolo, nel ventiduesimo probabilmente l’avremo raggiunto! E’ vero, ci sono caslinghe felici di stare in casa, ma tante altre scocciatissime. >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
A quali ruoli professionali fai riferimento? A quelli che rientrano nel settore della scuola, della pubblica amministrazione? Sì, forse hai ragione, nel ventiduesimo secolo forse l’avremo raggiunto un maggior equilibrio, ma non come lo intendi tu. Al settore dell’edilizia e in genere ai settori in cui rientrano i lavori usuranti dal punto di vista fisico? Beh, qui ho qualche dubbio che si possa raggiungere anche tra un secolo un maggior equilibrio. Al settore delle libere professioni? Qui ci sono i tanti incentivi all’imprenditoria femminile, ennesimo provvedimento a sfavore delle donne della maschilista politica italiana. Anche qui, a furia di agevolazioni, qualcosa si potrà ottenere. Forse ho capito, fai riferimento ai soliti quattro posti in Parlamento e ai vertici aziendali? Beh, qui con qualche provvedimento anti-costituzionale un maggior equilibrio si può raggiungere anche prima.
Se invece lasciamo perdere l’ossessione femminista per i posti di potere, e ci occupiamo di opportunità per le donne comuni( beta), beh ci sono tanti posti da “badante”, oggi ricoperti da donne straniere, che potrebbero portare alla piena occupazione delle donne italiane. Io penso, posizione molto politicamente scorretta, che mentre la disoccupazione maschile nasce in buona parte da mancanza di opportunità lavorative, quella femminile è spesso frutto di una scelta, nel senso che una donna può preferire di lavorare in casa propria, casalinga, piuttosto che fuori, ma risultando “disoccupata” agli uffici di collocamento. Anche le statistiche vanno sempre lette e interpretate al di là dei numeri che rappresentano.
Alessandro(Quota) (Replica)
E’ vero, ci sono caslinghe felici di stare in casa, ma tante altre scocciatissime.
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invece all’epoca di mia nonna quando anche i bambini e le bambine lavoravano in fabbrica in condizioni molto dure, c’erano tante operaie felici di lavorare ma tante altre scocciatissime
Il punto è “la scelta. Tanto è vero che il tema è “la condizione della donna” che puo’ variare nelle epoche (ricordo la pubblicazione di un articolo di giornale dei primi del novecento di un illustre avvocato della mia zona che si batteva per la condizione delle operaie tessili perchè – diceva nell’articolo – non è pensabile farle lavorare 16 ore come gli operai perchè saranno le mamme di domani e si rischia di minare il loro fisico.). Adesso che la giornata lavorativa di 8 ore è stata raggiunta per tutti, che le condizioni del lavoro si sono fatte meno faticose (ma sarà un caso che ad una ripresa del tema “lavoro alienante” si riprenda la nostalgia della donna che vuole avere tempo per la famiglia?) il raggiungimento del benessere femminile è dato dalla realizzazione sul lavoro e realizzazione in famiglia. Insomma il “centro” sono i desideri della donna.
Rita(Quota) (Replica)
@Annamaria: siccome prevenire è meglio che curare… si potrebbe obiettare che gli uomini che vogliono fare i casalinghi e occuparsi della famiglia lasciando la carriera alla moglie hanno solo da farsi avanti… (lasciando perdere il fatto che è abbastanza palese che per un uomo è molto più difficile trovare una compagna disposta a prendersi il bravo casalingo che si fa mantenere).. però vedi, il punto è: avranno le stesse garanzie delle donne, in caso di separazione e divorzio? Uno si aspetterebbe che se mai ci fosse un caso del genere per la “parità” avrebbe diritto ad avere l’affidamento dei figli, la casa e il mantenimento. Parrebbe di no. GIà sono pochissimi, nella civile Svizzera a un padre che si occupava delle figlie è capitato questo
http://www.uominicasalinghi.it/index.asp?pg=5974
Ad inizio maggio 2009, un nostro socio del luganese, di 51 anni, padre di 3 figlie di 17, 11 e 8 anni che accudiva amorevolmente da 11 anni nelle vesti di “mammo casalingo” e nel contempo commerciava part-time in prodotti alimentari di produzione propria all’estero (con un reddito di alcune centinaia di franchi al mese), ha ricevuto la sentenza del Pretore di Lugano, avv. Dott. Matteo Pedrotti (magistrato specializzato in divorzi), che gli intimava di lasciare l’abitazione coniugale e le 3 figlie entro 3 settimane e mezzo, per il 31 maggio 2009, e di trovare un lavoro da 3’800 fr netti mensili entro 3 mesi.
Capisci? Embè un po’ di simbolismo io ce lo vedo…a lui hanno “ordinato” di trovarsi un lavoro entro tre mesi con un reddito X.. e francamente permettimi, a proposito di priorità, vedere che c’è gente che spende soldi e risorse per evitare che una libera velina o una libera modella mostri il culo in TV perchè “offende la donna – (non si sa quale, a me ad esempio non mi offende)” o che ci sono editoriali che tuonano contro chi, per il posto del Presidente della Repubblica sceglie un uomo e non una donna e vedere relegata una notizia del genere sul piccolo sito di un movimento di uomini volenterosi, mi fa un po’ rabbia.
Rita(Quota) (Replica)
Condizione maschile nei riguardi del lavoro: obbligo
Condizione femminile nei riguardi del lavoro: scelta.
Da sempre, ieri come oggi.
Rita(Quota) (Replica)
Alessandro:
Io penso, posizione molto politicamente scorretta, che mentre la disoccupazione maschile nasce in buona parte da mancanza di opportunità lavorative.
Concordo: un paio di mesi fa a “linea verde” hanno fatto vedere un servizio sulle miniere del Sulcis.
Discesa nelle gallerie dellA conduttrice televisiva, accompagnata da due tecnichE di miniera (credo siano le uniche in Italia). Dialogo sull’accettazione degli uomini di una donna “in miniera” (che poi si è saputo nel corso della trasmissione che, in realtà, la miniera non è che la vedeva tutti i giorni, il suo lavoro si svolgeva perlopiù negli uffici davanti ad un computer), gli uomini intorno erano piuttosto taciturni si occupavano di manovrare l’ascensore, di fare strada, luce etc. A un certo punto l’entusiasta conduttrice televisiva domanda ad un ragazzo sui venti/ventidue anni “Cosa spinge un ragazzo della tua età a fare la scelta della miniera?” “la mancanza di altre opportunità di lavoro” risponde il ragazzo ad occhi bassi. Leggero imbarazzo della conduttrice che torna a rivolgersi allA capA – tecnica (mirabile esempio di emancipazione femminile).
Tra l’altro non è un caso che i “cervelli in fuga dall’Italia” sono per la maggioranza cervelli maschili.
Rita(Quota) (Replica)
Sottoscrivo in toto gli ultimi tre puntualissimi commenti di Rita e in particolare questi passaggi:
“Condizione maschile nei riguardi del lavoro: obbligo
Condizione femminile nei riguardi del lavoro: scelta”.
“si potrebbe obiettare che gli uomini che vogliono fare i casalinghi e occuparsi della famiglia lasciando la carriera alla moglie hanno solo da farsi avanti… (lasciando perdere il fatto che è abbastanza palese che per un uomo è molto più difficile trovare una compagna disposta a prendersi il bravo casalingo che si fa mantenere).. però vedi, il punto è: avranno le stesse garanzie delle donne, in caso di separazione e divorzio? Uno si aspetterebbe che se mai ci fosse un caso del genere per la “parità” avrebbe diritto ad avere l’affidamento dei figli, la casa e il mantenimento. Parrebbe di no. GIà sono pochissimi, nella civile Svizzera a un padre che si occupava delle figlie è capitato questo
http://www.uominicasalinghi.it/index.asp?pg=5974
“E’ vero, ci sono caslinghe felici di stare in casa, ma tante altre scocciatissime.(Annamaria)
“Invece all’epoca di mia nonna quando anche i bambini e le bambine lavoravano in fabbrica in condizioni molto dure, c’erano tante operaie felici di lavorare ma tante altre scocciatissime (Rita)
Cara Rita, sei molto abile a smontare, con poche parole (a differenza del sottoscritto… ) , i più scontati luoghi comuni del femminismo.
Ad una primo impatto, risulta sconcertante la sentenza del Pretore di Lugano nei confronti di quell’uomo. In realtà, subito dopo, ci si rende conto che quella sentenza niente altro è se non lo specchio fedele della relazione fra i sessi oggi e dei “rapporti di forza” che intercorrono fra questi. Il controllo (e il dominio) da parte femminile di quella che denominiamo psico-eto-sfera si traduce inevitabilmente in una legislazione antimaschile. Né potrebbe essere diversamente.
Quel giudice che ha emanato quella sentenza è solo uno strumento di quel potere.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E’ ovvio che se c’è qualcuno che sta in casa a occuparsi delle faccende domestiche, ci dev’essere anche chi porta a casa un pò di quattrini, altrimenti sono guai. Come afferma Rita, mi pare evidente che un uomo potrà fare il “casalingo” al massimo solo in casa dei genitori, perchè il 99% delle donne non sposano un disoccupato e se poi se lo ritrovano in casa, in caso di malaugurato licenziamento senza alcun sussidio, cercheranno in tutti i modi di spingerlo a trovarsi un altro lavoro. Il suo essere “casalingo” non risulterà sicuramente di gradimento alla sua consorte. E non essere apprezzati per ciò che si fa non è certamente la migliore condizione di vita. Credo che l’esperienza diretta o indiretta di chiunque, se onesto intellettualmente, possa confermare quanto ho scritto
Alessandro(Quota) (Replica)
Mi riprometto di tornare sull’argomento più a lungo ma ancora non ne ho il tempo, e perciò rispondo solo al post di stamattina di Sandro: ok, io vado a fare la badante e tu vai a raccogliere pomodori in provincia di Foggia. Ci stai?
Annamaria Arlotta(Quota) (Replica)
Cara Annamaria Arlotta, come ho già avuto modo di scrivere più volte in passato (ed anche di recente, su la 27ora), io aspetto “con ansia” il giorno in cui voi femministe inizierete a parlare seriamente e razionalmente del potere sessuale femminile (o “ficapower) e di quanto questo incida fortissimamente nella società e parimenti avvantaggi le femmine della specie umana.
Sandro2(Quota) (Replica)
Annamaria Arlotta: Mi riprometto di tornare sull’argomento più a lungo ma ancora non ne ho il tempo, e perciò rispondo solo al post di stamattina di Sandro: ok, io vado a fare la badante e tu vai a raccogliere pomodori in provincia di Foggia. Ci stai?
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La mettiamo sul personale. Ok, accetto la sfida, vediamo chi resiste di più
A parte le battute, qui non si sta parlando di Annamaria o di Alessandro, che probabilmente hanno già una loro occupazione, ma di tendenze più generali e ti garantisco che chi è disoccupato al meridione, dove vivo, va anche a raccogliere pomodori pur di portare qualcosa a casa. E parlo di italiani. Sfatiamo il mito dell’italiano che non vuole andare a raccogliere i pomodori. L’italiano non vuole essere trattato come un animale da soma, che è ben diverso. Non mi pare che questo accada facendo le badanti. E se gli italiani nella maggior parte dei casi non si tirano indietro se si tratta di fare i lavori più modesti, così non poche donne, per dare una mano economicamente in famiglia, vanno a fare le pulizie in casa altrui. Il mio discorso era ovviamente un altro. Ci sono spesso opportunità di lavoro, dignitose e perfino ben retribuite, che non vengono colte dalle donne italiane disoccupate. Non mi pare ci sia qualcosa d’analogo per gli uomini italiani. E’ una semplice constatazione, non certo una condanna. Chiunque ha diritto di operare le proprie scelte in piena libertà.
P.s.: esistono anche i badanti uomini, ma molte persone preferiscono affidarsi alle badanti donne per curare i propri anziani, soprattutto se l’anziano è donna, il che mi sembra anche naturale. E tenendo conto che gli anziani non più autosufficienti sono in netta prevalenza di sesso femminile, mi sembra che il discorso regga.
Alessandro(Quota) (Replica)
Basterebbe chiedere a un campione significativo di donne se starebbero volentieri con un marito casalingo, se lo stimerebbero davvero, ed anche se di fronte ad una scelta obbligata, preferirebbero essere loro a non lavorare fuori casa o il marito. L’Istat non la farà mai un’indagine come questa, ma la risposta è certa, e chi è in buona fede non può che convenirne. Prova ne sia che quando è il marito a perdere il lavoro, ci sono moltissime probabilità in più che la famiglia si sfasci rispetto alla situazione opposta. Piaccia o non piaccia è così. E le ragioni non sono banali, e neanche riferibili al solo egoismo femminile. C’è qualcosa di ancora più profondo, secondo me riferibile alle differenze ontologiche fra maschile e femminile che continuano ad esistere nonostante la propaganda femminista che considera il genere un costrutto culturale modificabile a piacere.
armando
armando(Quota) (Replica)
Un paio d’anni fa, quando avevo cominciato a leggere di questionemaschile, avevo fatto una breve (e sicuramente non esaustiva ma comunque significativa, almeno per farsi un’idea, a mio avviso) indagine in rete sui suicidi avvenuti a causa della perdita del lavoro. Tutti uomini, anche qui.
Rita(Quota) (Replica)
Se il marito fa il casalingo il reddito lo deve procurare lei, e dovrebbe far ciò in qualsiasi modo, come fanno gli UU, letteralmente “a prescindere” dal come. Assumendosi tutte le difficoltà, i disagi e i rischi di tutti i tipi (fisici, legali, civili etc.). La D quindi “conquista” quella “condizione privilegiata” di cui hanno “goduto” da sempre i mariti.
Ma non basta. Sul versante del casalingo va invece evidenziata una condizione (mi pare mai affrontata dal Momas) che può sfuggire: mentre la casalinga ha il potere sulla casa, il casalingo non ce l’ha.
“Potere sulla casa” significa organizzazione delle cose, dei tempi, delle operazioni, delle dinamiche etc a misura di… secondo le… in armonia con… congeniali a… tutte le caratteristiche, capacità, modalità, etc etc di colui che agisce.
Ora è impossibile che una donna consenta al marito di organizzare la casa secondo le di lui opzioni.
Il risultato è sempre questo: che lui diventa operatore passivo in un sistema organizzato da lei, o eternamente negoziato e eternamente instabile. Ben peggio di un impiegato che si trovi ad operare sulla postazione di un altro (PC, scrivania, archivi etc).
Questo fatto (che può far perdere gli equilibri psichici) riguarda non solo il casalingo al 100% ma anche tutti quegli UU che in casa siano costretti o vogliano fare qualcosa.
Lo sappiano o meno, si trovano impigliati in un ginepraio di vincoli, di forme, di modalità su cui non hanno voce in capitolo. Operano in un quadro logistico su cui non hanno l’ultima parola, perché o ce l’ha totalmente lei o è eternamente contrattata e perciò instabile, imprevedibile e quindi caotica.
Al punto che la via migliore, diventa l’accettazione della passività totale. Questo è il motivo per cui “l’uomo che aiuta in casa” fa la figura dell’imbranato: perché lo è!
Lo è perché deve operare in condizioni di passività sia rispetto al contesto generale che a tutte le attività operative minute ( a parte il modo con cui mouovere la padella – forse…).
Questo è il motivo per cui il single sa sempre dove si trovano i suoi calzini, mentre invece il maritato non lo sa, fatto che è fonte di canzonature antimaschili da almeno 50 anni. La dipendenza maschile da cui deriva quell’imbranamento non la si vuol vedere, è ovvio.
Per paragone: quale D opererebbe dentro una casa orgranizzata da un’altra? Li troverebbe i calzini?
Questo è tema di non poco conto, a prescindere dall’apparente leggerezza della cosa, perché sempre più per necessità o per libera volontà o per imposizione, in casa anche il maschio deve operare: ma non è casa sua (di lui), è casa sua DI LEI, è uno specchio della mente (tra l’altro poco razionale, senza offesa) di LEI.
Ne parleremo.
Rino DV
Rino(Quota) (Replica)
Cara Annamaria Arlotta, come ho già avuto modo di scrivere più volte in passato (ed anche di recente, su la 27ora), io aspetto “con ansia” il giorno in cui voi femministe inizierete a parlare seriamente e razionalmente del potere sessuale femminile (o “ficapower) e di quanto questo incida fortissimamente nella società e parimenti avvantaggi le femmine della specie umana. (Sandro2)
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Quoto tutto, perché l’essere donne, in un’epoca come la nostra, equivale realmente ad avere numerosi vantaggi “invisibili” e “non scritti” ma comunque reali, e derivanti proprio dall’attrazione che le donne esercitano sugli uomini; mentre il simmetrico non esiste.
Fabio(Quota) (Replica)
Rino:Per paragone: quale D opererebbe dentro una casa orgranizzata da un’altra? Li troverebbe i calzini?
Questo è tema di non poco conto, a prescindere dall’apparente leggerezza della cosa…
Alzi la mano chi non ha ricevuto almeno un rimbrotto dalla propria madre (.. o dalla propria suocera, che è peggio :-D) sulla cattiva capacità di far pulizia, di stirare, di far da mangiare, di cucire, di mettere in ordine…
Erano (sono) sempre più brave di noi.. è inutile negarlo, lo fa mia madre, e per contro, mi ricordo da bambina delle infinite lamentele di mia madre riguardo all’inopportunità di mia nonna (che abitava nella medesima casa in due stanza a parte al piano di sopra) che, in assenza dei padroni di casa veniva “a mettere ordine” (con conseguente disagio nel trovare le cose). Ma la risposta, in questo caso è: “mamma è casa mia e la gestisco come voglio io”.
Comunque sì. E’ un tema apparentemente leggero ma riguarda anche i figli. Le frequenti affermazioni femminili su..”figuriamoci… gli uomini a lasciarli soli coi bambini, entrano in panico” mi lasciano abbastanza a disagio, perchè, ad esempio, pure io non mi sento a mio agio coi bambini non avendone mai avuto nè avendo mai svolto il lavoro di baby sitter. Se lo dovessi fare lo imparerei? Sì probabilmente sì, lo imparerei, non sarebbe una capacità innata.
Rita(Quota) (Replica)
In tutta la mia vita sono venuto a conoscenza solo di due o tre casi in cui erano gli uomini ad essere “mantenuti” dalla propria donna, peraltro non sposati e solo per più o meno brevi periodi di convivenza, prima di essere buttati fuori a calci nel sedere con l’accusa di essere degli opportunisti approfittatori.
Gli stessi erano sottoposti, durante questi periodi, al severo giudizio degli amici, dei parenti e naturalmente delle amiche della loro convivente. “Sanguisughe, mangiapane a tradimento, inetti, buoni a nulla, scansafatiche, approfittatori, egoisti, smidollati, senza spina dorsale, privi di dignità; questi erano su per giù i giudizi espressi nei loro confronti.
E ancora. “Farsi mantenere da una donna, ma ti rendi conto? – continuavano – bisognerebbe vergognarsi”.
Come vediamo, mentre tuttora una donna mantenuta dal proprio uomo, marito o convivente che sia, è considerata una subordinata, discriminata, priva di autonomia e di indipendenza economica, assoggettata alla volontà del partner, e quindi un soggetto fragile e oppresso da “liberare”, un uomo nella stessa condizione è considerato una specie di rifiuto umano da sottoporre al pubblico disprezzo.
Il femminismo è anche e soprattutto questo: capacità di interpretare la realtà a proprio piacimento,fino a capovolgerla completamente, in base alla situazione specifica e alla convenienza del momento.
Tutto ciò, sia chiaro, è possibile perché non c’è nessuno che gli sbatta in faccia con risolutezza la assoluta illogicità e contraddittorietà delle sue argomentazioni.
Ma questo è un altro discorso…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Leggendo gli ultimi vostri interventi, ritengo che il detto:
“Comandare è meglio che fottere”
..sia di matrice femminista.. in tutti e due i sensi esposti!
Damien(Quota) (Replica)
Fabrizio, è verissimo quel che evidenzi, però io non credo che questo modo di ragionare abbia radici nel femminismo.
Casomai quest’ultima ridicola ideologia ha strumentalizzato certi obsoleti stereotipi, che però esistevano anche in epoche precedenti alla cosiddetta “rivoluzione femminista”.
Ad esempio, i miei genitori, che oggi hanno rispettivamente 75 e 72 anni, ragionano proprio in quella maniera che tu hai evidenziato, nonostante entrambi provengano da famiglie operaie, dove non si sapeva neanche cosa fosse il femminismo. E come avrai avuto modo di appurare, questo sentimento è la regola assoluta fra le persone anziane, uomini o donne che siano.
Andrea(Quota) (Replica)
Eccomi qua. Ho riletto i vostri interventi, più alcuni vecchi, credo di aver impiegato un’ora almeno, come siete prolifici! Cominciate a starmi simpatici, soprattutto da quando sono stata declassata da femminista doc a semplice. Beh, seriamente: Mauro Recher mi chiede : “che tipo di uomini ti aspettavi in questo sito?”. Cominciamo dall’inizio. Nella ricerca di persone da invitare al mio gruppo sulla pubblicità sessista sono incappata in voi, ed inizialmente ho pensato: “Ah-aaah, se non sono uomini alfa significa che condividono i miei valori, così come alle manifestazioni incontro tanti uomini, o ragazzi, che non seguono i modelli culturali ( sub-culturali, dovrei dire) dati dai media e che invece, come si suol dire, sognano un mondo migliore. Man mano che procedevo nella lettura mi grattavo sempre più la testa e mi chiedevo chi caspita foste, tanto che scrissi a Fabrizio. Dovete sapere che io un amico maschio ce l’ho, da qualche anno, e che lui certamente non è un alfa. Non ha ambizioni di carriera e denaro, gli piace scrivere ed è un avido lettore, lavora perché deve, è di sinistra e mi trovo benissimo a parlare con lui non solo di politica e attualità, ma anche di noi stessi, dei nostri sentimenti e del nostro quotidiano. Allora ho pensato che voi foste come lui, che fa parte del mio gruppo, e ho messo il piedino qua dentro. Accortami dell’errore di giudizio, ho scoperto che trovo queste discussioni affascinanti, perché come gli uomini a volte parlano di “universo femminile” anche per le donne c’è un “universo maschile”, e leggere le vostre considerazioni è molto stimolante.
Per esempio: la carriera come schiavitù. E’ vero, a volte è venuto in mente anche a me che le donne abbiano più scelta, almeno in Italia. Già in America, dove ho vissuto per 6 anni, le donne che lavorano sono molte di più, tanto che ci si comincia a meravigliare se una donna sta a casa, sono soprattutto le donne ad essere sorprese, quella che sta a casa comincia ad essere vista come una che ha qualcosa che non va. Perciò tranquilli, questione di tempo e il lavoro diventerà una schiavitù obbligata anche per noi.
Trovo l’atteggiamento di Alessandro discorsivo e dai ragionamenti equilibrati, ma anche in lui c’è il fastidio per la differenza di intenti tra uomo e donna, quando dice: “Qualsiasi uomo beta( comune) un minimo onesto intellettualmente non può negare che la donna italiana, soprattutto superati i 25 anni circa di età, consideri l’altro sesso come un potenziale partner con cui mettere su famiglia o comunque con cui intrecciare una noiosissima, nella maggior parte dei casi, relazione stabile.” Insomma, una relazione per te è per forza noiosissima. Marco Pensante si chiede quanto tempo passi per un uomo che si sente solo per trovare una partner e quanto invece per una donna. Qui, credo, siamo al punto cruciale della questione. Posso dire che trovo la visione di alcuni di voi cruda? Che non ho ancora letto, tra le migliaia di righe, le parole amore e innamoramento? Sarà mica qui la differenza? Forse dipende davvero tutto dalla natura: l’uomo deve inseminare, più donne possibile, la donna è alla ricerca di un partner. Io non so se la generazione di oggi è diversa dalla mia. Ma, giuro, non ho mai sentito una mia amica dire: “Sai che? Stasera esco e mi faccio una bella scopata, non importa con chi”. Non sto dicendo che la donna in età fertile non provi l’urgenza come gli uomini, credo che soprattutto nei giorni del mese della fertilità ci sia eccome. E non credo che siano solo i condizionamenti culturali, soprattutto della Chiesa, ad impedirle quella che voi chiamate la “rivoluzione sessuale”. Credo che per la donna, anche per quella il cui matrimonio diventerà dopo qualche anno noiosissimo, il rapporto scappa e fuggi non abbia senso, è uno spreco di tempo ed energie. Certo, liberatorio, non nego che si faccia a volte risposta all’impulso sessuale, o che la stessa donna che per dieci anni non l’ha fatto una sera lo faccia, insomma, una varietà di situazioni è possibile, l’impulso vitale primario è forte in tutti. Ma mentre l’uomo dopo un rapporto di questo tipo fischietta contento, la donna sa che non è quello che voleva, che ha ceduto a un istinto ma quello che “deve” fare veramente è innamorarsi, far innamorare un uomo di lei e costruire una relazione stabile per allevare i figli. Il tipo di ragionamento che Alessandro immagina in una donna, secondo me, è improbabile:
“Uffa che barba, che noia, che barba! Ho fatto talmente tanto sesso che non ne posso più, basta, meglio la ginnastica, sono stufa, voglio solo un po’ di coccole! Perché gli uomini non lo vogliono capire? Perché non prestano attenzione alla mia intelligenza? Di attenzione al mio corpo ne ho avuta tanta da doverla smaltire all’isola ecologica, ora voglio che un uomo si accorga della mia personalità!” Non è così, Alessandro, non pensa quello perché “ha fatto talmente tanto sesso”, ma perché il sesso ha senso solo se accompagnato dall’innamoramento o il tentativo di innamoramento, che significa idealizzazione, speranza di essere riamata a sua volta, e quindi apprezzata IN TOTO, carattere, personalità, cervello e bellezza e sex appeal. Nel rapporto fugace lei sa che l’uomo, dal suo punto di vista, sta solo facendo il suo dovere di inseminatore, ma la sua prospettiva non è la stessa.
Di nuovo sull’abbigliamento provocante: quando abitavo a Boston, ma anche in Inghilterra dove ho vissuto 10 anni, ho provato un vero senso di libertà nel girare con le scarpe da ginnastica, certe felpacce orrende e colori messi insieme a caso. Al lavoro loro vanno sobrie, a casa loro difficilmente sono vestite di tutto punto come le italiane, e solo se vanno fuori la cena si vestono bene. Questo per dire che in Italia gli uomini hanno una sollecitazione continua che deve essere frustrante. E tale è anche nella pubblicità italiana…ma questo è un altro discorso, che magari riprenderò nel thread giusto.
Come dicevo all’inizio, però, trovo affascinante vedere le cose da un altro punto di vista, il vostro, e continuo a discutere con voi perché voglio capire certe cose. E’ vero che le donne non hanno molta comprensione per le fatiche degli uomini. Noi ci aspettiamo che siate forti e tenaci, lo vedo anche con mio marito: con tutto che ormai ci sono complicità, conoscenza reciproca e affetto di fondo, sono risentita quando vedo che invecchia, se ha mal di schiena lo ucciderei ( si fa per dire) deve essere perfetto e basta!
Bene, vi lascio dicendo due cose: 1) non ho capito cosa ci faccia una donna, Rita, tra di voi, e ancora non ho capito la sua posizione. 2) Sai, Fabrizio? L’elenco degli insulti che ricevete è divertentissimo, “sfigati, frustrati, cessi, segaioli, omosessuali repressi, misogini, maschilisti , castrati, sessisti, razzisti, fascisti, negazionisti” io lo metterei in cima alla pagina, per fare un po’ di autoironia!
Annamaria Arlotta(Quota) (Replica)
Se il marito fa il casalingo il reddito lo deve procurare lei, e dovrebbe far ciò in qualsiasi modo, come fanno gli UU, letteralmente “a prescindere” dal come. Assumendosi tutte le difficoltà, i disagi e i rischi di tutti i tipi (fisici, legali, civili etc.). La D quindi “conquista” quella “condizione privilegiata” di cui hanno “goduto” da sempre i mariti.
Ma non basta. Sul versante del casalingo va invece evidenziata una condizione (mi pare mai affrontata dal Momas) che può sfuggire: mentre la casalinga ha il potere sulla casa, il casalingo non ce l’ha.
“Potere sulla casa” significa organizzazione delle cose, dei tempi, delle operazioni, delle dinamiche etc a misura di… secondo le… in armonia con… congeniali a… tutte le caratteristiche, capacità, modalità, etc etc di colui che agisce.
Ora è impossibile che una donna consenta al marito di organizzare la casa secondo le di lui opzioni.
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E’ vero pure questo, Rino, ma anche in questo caso il femminismo cosa c’entra? Mi riferisco alla suddetta divisione dei ruoli e al fatto che la casa l’abbia sempre gestita la donna.
Andrea(Quota) (Replica)
@Andrea: anche secondo me non è causa del femminismo.
Il punto è che quest’aspetto il femminismo l’ha nascosto.
Ha nascosto l’aspetto “dominante” del femminile che, per l’appunto, si è sempre esplicati su quel versante. Gli schiavi, la servitù (insomma tutti quei soggetti a cui i l femminismo ha paragonato la donna nei secoli) non hanno mai avuto un margine così ampio di gestione e organizzazione.
Adesso, visto che la principale “lamentazione” per il mancato accesso e il pieno inserimento della donna nel mondo del lavoro è che “il mondo è maschilista, costruito al maschile” perchè mai all’opposto non vale? Perchè, invece, la lamentazione del mancato appoggio domestico dei mariti non verte mai sul fatto che la gestione casalinga è costruita al femminile? Perchè, se da una parte, si pretende che siano gli altri a creare le condizioni favorevoli per l’apporto nel mondo del lavoro, giacchè le donne se ne sono sentite escluse, sul versante casalingo quelli che si devono “attivare” sono sempre quelli che ne sono stati esclusi?
Rita(Quota) (Replica)
@Annamaria:
non ho capito cosa ci faccia una donna tra di voi e ancora non ho capito la sua posizione..
……
mah.. che ti devo dire, nessuno mi ha ancora cacciata nè da qui, nè da altri gruppi/forum/siti/blog, m’interessano le ragioni degli uomini, visto che le ragioni delle donne me le sono sentita propinare in tutte le salse, praticamente dalla nascita, e almeno le avessi capite…
Ho sentito donne interrogarsi sulla propria sessualità repressa, alla loro mancanza di libido, di iniziativa (e ne hanno dato la colpa alla religione), poi probabilmente essendosi accorte che, contestata la religione la loro spinta sessuale risultava ancora piuttosto sbiadita rispetto a quella maschile, hanno concluso che la religione era un prodotto del maschilismo e così inventata questa “maggica” parola hanno trovato la radice di tutti i loro mali, dal mal di testa, alla secchezza vaginale fino alla menopausa.
Ho sentito donne interrogarsi sulla loro scarsa ambizione, sulla loro scarsa competitività, volontà e capacità di concentrazione su un problema e ne hanno dato la colpa al loro doversi occupare dei figli e della casa (e quindi indirettamente al maschilismo).
Ho sentito donne lamentarsi che non ci sono possibilità di lavori part-time per conciliare le aspettative di cura della famiglia e di lavoro e donne lamentarsi che a loro vengono offerti solo lavori part-time che impediscono di far carriera e sfondare il soffitto di cristallo.
Ho sentito donne lamentarsi degli uomini che “ci provano troppo” e di quelli che “non ci provano più”.
Dunque dopo aver accuratamente cercato di capire cosa vogliono le “donne” nella loro generalità (gruppo di cui io faccio, forse, immeritatamente parte, visto ò che in molti forum progressisti, per aver espresso le stesse opinioni che ho espresso qua sopra, mi sono sentita dire che non meritavo di appartenere al “genere”), mi sembrava quantomeno giusto cercare di capire se almeno gli uomini avessero le idee un po’ più chiare.
p.s.: sulla posizione espressa da te in materia di desiderio sessuale concordo anzi io sono molto più radicale: credo che la donna sia tendenzialmente molto più instabile emotivamente e che molto spesso usi il sesso fine a sè stesso come mezzo per aver conferme e rassicurazioni. Se questa instabilità emotiva sia culturale o naturale, il dibattito è aperto.
Rita(Quota) (Replica)
Annamaria, rileggo le tue considerazioni (che non sono femministe per niente, anzi, a mio avviso, sono esattamente il contrario) e mi chiedo una cosa.
Ma tutto ‘sto casino degli ultimi quarant’anni (non parlo ovviamente dell’estensione dei diritti civili) parlo del “femminismo” inteso come promozione della donna, perchè il punto è che qui non si parla quasi più della conquista della libertà femminile, ma della conquista del potere femminile: qui ad esempio, si parla apertamente di conquista di poltrone e assessorati importanti, di programmi elettorali non c’è manco l’ombra http://www.radicali.it/rassegna-stampa/lorgoglio-delle-elettrici-di-sinistra-quote-rosa-non-ci-bastano più.
dicevo.. non è che, se in America e nei paesi dove pare siano “più avanti” si stanno accorgendo che l’altra faccia del “potere maschile” c’ha i suoi lati negativi si farà marcia indietro? No, perchè si comincia a parlare della “mistica della maternità e del riscoprire il femminismo della differenza” a questo punto se ci fosse un’inversione di tendenza, resterebbe confermato quanto pensato da sempre e cioè che in barba a chi detiene il potere, il sesso che “conta” e che puo’ decidere la sfera morale e etica secondo i suoi bisogni è quello femminile. Alla faccia del mondo costruito sui bisogni degli uomini.
Rita(Quota) (Replica)
“Fabrizio, è verissimo quel che evidenzi, però io non credo che questo modo di ragionare abbia radici nel femminismo. Casomai quest’ultima ridicola ideologia ha strumentalizzato certi obsoleti stereotipi, che però esistevano anche in epoche precedenti alla cosiddetta “rivoluzione femminista”.”. (Andrea)
Non c’è dubbio, Andrea, la questione è un’altra. La più o meno rigida divisione dei ruoli che ha contraddistinto nelle epoche trascorse la relazione fra i generi, faceva sì che quello stereotipo giudicante di cui sopra avesse un suo fondamento. Perché a quella divisione dei ruoli e del lavoro corrispondeva necessariamente anche un sistema di valori che premiava o sanzionava chiunque fosse venuto meno al patto” (maschio o femmina che fosse), cioè all’obbligo di assolvere a quelle funzioni che erano state rispettivamente assegnate sia agli uni che alle altre (lavoro per gli uomini, cura dei figli e della casa per le donne).
Questo schema, come sappiamo, dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e della società nel suo complesso, è saltato da un pezzo; è il sistema valoriale di cui sopra che, guarda caso, è saltato solo per metà. Una donna che sceglie di farsi mantenere dal marito è tuttora socialmente e culturalmente accettata (se non addirittura invidiata, in molti casi) a differenza di un uomo che, a parti invertite, è considerato un parassita e pubblicamente disprezzato.
Insomma, la vecchia logica dei due pesi e delle due misure applicata alla sfera etica e morale (naturalmente a senso unico).
Questo è stato ed è il ruolo, ambiguo e contraddittorio, come sempre, giocato dal femminismo reale in questo caso. Non si capisce per quale ragione, nel momento in cui si fa professione di eguaglianza, quello stesso sistema valoriale debba continuare ad essere applicato in modo unilaterale. O lo si fa saltare del tutto, come dovrebbe essere logico e conseguente, oppure lo si piega strumentalmente, come accade oggi, ai desiderata di una sola parte. Ma allora, se questa è la situazione (e lo è) parlare di eguaglianza e di parità fra i generi nell’attuale contesto diventa semplicemente ridicolo.
La potenza del femminismo non è nella logica e nella coerenza. Se fosse questo il terreno dello scontro, sarebbe finito da un pezzo, tali, tante e macroscopiche sono le sue contraddizioni. Forse non sarebbe neanche mai nato.
La potenza del femminismo è nella sua capacità di controllare e dominare la psicoetosfera, di occuparla completamente e di modellarla a suo piacimento.
Come dimostra proprio l’argomento specifico che stiamo dibattendo…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Rita
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Il punto è che quest’aspetto il femminismo l’ha nascosto.
Ha nascosto l’aspetto “dominante” del femminile che, per l’appunto, si è sempre esplicati su quel versante.
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Il fatto è che esiste un grande potere femminile (oltre a quello sessuale, ampiamente sottovalutato da alcuni “attivisti” del momas, ai quali piace molto aggrapparsi agli specchi…) occultato dal femminismo: il potere materno.
Un potere di cui non mi risulta si sia mai parlato in maniera approfondita, neppure ai tempi di U3000.
Daniele(Quota) (Replica)
assolutamente Daniele. Il potere della mamma è il potere di chi “cura”.
Per esempio, io da piccola, temevo molto di più le “ire” di mia madre che non quelle di mio padre. Sapevo che l’arrabbiatura di mio padre era momentanea, si risolveva nella voce grossa o nel pugno sbattuto sul tavolo. Tuttalpiù da più grande a qualche rinuncia nelle uscite come punizione. Ma la punizione di mia madre era in quella parolina terribile “Arrangiati”.
C’è un potere molto forte anche in chi cura chi “non puo’ ancora fare” o “non può più fare”. (i bambini e gli anziani, guarda caso).
E visto che si è parlato anche di badanti e raccoglitori di pomodori: sono due mestieri molto duri e faticosi, ma il secondo ha molto meno “potere”. Un vecchio malato (anche molto ricco) dipende in un certo qual senso persino dalla sua badante che avrà un maggior potere contrattuale rispetto ad un raccoglitore di pomodori, a parità di bravura.
Rita(Quota) (Replica)
“non ho ancora letto, tra le migliaia di righe, le parole amore e innamoramento”
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…grazie a Dio.
Non se ne sente davvero il bisogno.
sandro(Quota) (Replica)
Ringrazio Annamaria Arlotta per aver risposto alla mia domanda …..
Ma anche qui si discute per avere un mondo migliore che credo sia lo scopo di qualsiasi movimento. Anche le “bestie di Satana” volevano questo ….
Però qui si discute anche delle varie contraddizioni presenti nella società, e soprattutto del femminismo, perchè leggendo tra i vari blog femministi (mi piace sempre leggere le altre “campane” ) il discorso predominante, di solito, è che è una fortuna essere nati uomini, e che le donne devono sempre faticare il triplo (essendo più brave a fare tutto ) per conquistare il potere che ha un uomo…
Sono nato uomo e tutta questa fortuna proprio non l’ho mai riscontrata …Credo che sia questo il punto nevralgico della discussione e di come gli uomini beta, che sono la maggioranza degli uomini ,devono faticare per avere una vita almeno decente ..Spero tu non creda che, giunti alla sera, ci aspetti il nostro bunga bunga personale
@Sandro
sopratutto amore e innamoramento sono deleteri per un uomo beta…Se poi ci mettiamo che è anche bruttino…
Un uomo brutto non si dovrebbe innamorare mai …
mauro recher(Quota) (Replica)
mauro recher:
Spero tu non creda che, giunti alla sera, ci aspetti il nostro bunga bunga personale
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e vogliamo anche sfatare un altro mito che si sente sovente soprattutto nei blog femministi? E cioè che il “pubblico” delle narrazioni delle olgettine, degli stacchetti delle veline e delle modelle in posa ginecologica in pubblicità siano soprattutto gli uomini e che per loro si faccia tutto questo.
Ma com’è che ai caffè, in ufficio o nelle serate a parlarne, a riportare i particolari più piccanti dei resoconti delle intercettazioni telefoniche, a riportare i dettagli dei vestiti dalla versione romantica di Kate e William alle versioni erotiche delle veline sono soprattutto donne?
Ma non si rendono conto che, qualunque sia il loro intento, non fanno altro che ampliare il fenomeno che, se ignorato, andrebbe a scemare nei casi in cui non viene violata la legge e sarebbe di esclusiva competenza della magistratura nei casi in cui viene violata la legge?
Bah.. spero di essermi spiegata, ma per me è un altro dei misteri della fede femminista e precisamente il primo mistero quello della “dignità della donna”.
Rita(Quota) (Replica)
“Un uomo brutto non si dovrebbe innamorare mai”
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Se è per questo, manco uno bello.
A che serve? A niente, se non a calare le braghe aspettando l’ inculata che puntualmente arriva.
A me sembra semplicemente buon senso.
sandro(Quota) (Replica)
“non ho ancora letto, tra le migliaia di righe, le parole amore e innamoramento” (Annamaria)
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“…grazie a Dio.
Non se ne sente davvero il bisogno”. (Sandro)
Ma come, Sandro? Non sei un seguace di Francesco Alberoni? Mi meraviglio di te. Uno dei pensatori più originali che siano in circolazione in questo paese, e tu lo liquidi con due parole…
Ecco perché sei così crudo e disincantato, abbiamo finalmente scoperto l’arcano…
Certo, la vita cambia profondamente dopo aver letto i libri di Alberoni…Dovresti provare…Magari ti senti meglio, chi lo sa, la mattina quando ti desti potresti iniziare la giornata con un nuovo spirito, spalancare con gioia le finestre e ascoltare il canto degli uccellini a cui fino a quel momento non avevi fatto caso perché la tua anima era sorda e cieca (il concetto è spiegato dal “Maestro” nel suo libro “Innamoramento e amore”; Annamaria lo ha letto sicuramente…).
Provaci, poi se vedi che gli effetti sono quelli di cui sopra, ci fai un fischio e ce lo leggiamo pure noi. Io veramente già l’ho letto ormai molto tempo fa (non integralmente, devo essere onesto) ma non ho avuto, purtroppo, i risultati che speravo. Non è detto però che non possa essere di aiuto agli altri…
Può darsi che fosse il sottoscritto ancora troppo grezzo per poter apprezzare simili vette di pensiero…
Mi sa tanto che me lo dovrò rileggere…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Certo, la vita cambia profondamente dopo aver letto i libri di Alberoni”
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Soprattutto se soffri di stitichezza
sandro(Quota) (Replica)
Annamaria:
non ho capito cosa ci faccia una donna tra di voi e ancora non ho capito la sua posizione..
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Mi chiedo, invece, perché tanti uomini tra le fila delle femministe? Mi piacerebbe una risposta sincera da parte femminile.:
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Annamaria:
L’elenco degli insulti che ricevete è divertentissimo, “sfigati, frustrati, cessi, segaioli, omosessuali repressi, misogini, maschilisti , castrati, sessisti, razzisti, fascisti, negazionisti”
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Zerbini mai?
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sandro
“Un uomo brutto non si dovrebbe innamorare mai”
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Se è per questo, manco uno bello.
A che serve? A niente, se non a calare le braghe aspettando l’ inculata che puntualmente arriva.
A me sembra semplicemente buon senso.
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Sono uno zerbino pentito.
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Rita:
E visto che si è parlato anche di badanti e raccoglitori di pomodori: sono due mestieri molto duri e faticosi, ma il secondo ha molto meno “potere”. Un vecchio malato (anche molto ricco) dipende in un certo qual senso persino dalla sua badante che avrà un maggior potere contrattuale rispetto ad un raccoglitore di
pomodori, a parità di bravura.
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Vero, la badante impone il suo volere sul paziente e poi lavora in casa e spesso ha vitto e alloggio, o in un ospedale (non per niente l’infermiera è un mestiere che le donne hanno sempre fatto). Metre i pomodori si raccolgono sotto il sole e le intemperie…
Leonardo(Quota) (Replica)
Annamaria:
“non ho capito cosa ci faccia una donna tra di voi e ancora non ho capito la sua posizione”..
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Mi chiedo, invece, perché tanti uomini tra le fila delle femministe? Mi piacerebbe una risposta sincera da parte femminile. (Leonardo)
Osservazione lucidissima,caro Leonardo, come vedi, quando vuoi, puoi fare cose notevoli…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Magari ti senti meglio, chi lo sa, la mattina quando ti desti potresti iniziare la giornata con un nuovo spirito, spalancare con gioia le finestre e ascoltare il canto degli uccellini a cui fino a quel momento non avevi fatto caso perché la tua anima era sorda e cieca”
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L’ anima sarà pure sorda e cieca, ma il buco del culo c’ha 10 decimi e ci sente meglio di un rilevatore di terremoti
sandro(Quota) (Replica)
Osservazione lucidissima,caro Leonardo, come vedi, quando vuoi, puoi fare cose notevoli…
Fabrizio
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Certo, apprezzo il tuo giudizio positivo, anche perché i primi tempi ero molto arrabbiato con il mondo e forse le sparavo grosse…
Leonardo(Quota) (Replica)
Fabrizio
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Certo, la vita cambia profondamente dopo aver letto i libri di Alberoni…Dovresti provare…Magari ti senti meglio, chi lo sa, la mattina quando ti desti potresti iniziare la giornata con un nuovo spirito, spalancare con gioia le finestre e ascoltare il canto degli uccellini a cui fino a quel momento non avevi fatto caso perché la tua anima era sorda e cieca (il concetto è spiegato dal “Maestro” nel suo libro “Innamoramento e amore”;
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Il fatto è che da parte maschile vi è un grande bisogno di attribuire alle femmine pensieri, qualità, fantasie, desideri e pulsioni che le suddette non hanno.
Come è solito dire una mia vecchia conoscenza, maschi e autoinganno vanno sempre di pari passo.
Daniele(Quota) (Replica)
“Il fatto è che da parte maschile vi è un grande bisogno di attribuire alle femmine pensieri, qualità, fantasie, desideri e pulsioni che le suddette non hanno.
Come è solito dire una mia vecchia conoscenza, maschi e autoinganno vanno sempre di pari passo”. (Daniele)
E’ vero, Daniele, sottoscrivo in toto. Gli uomini hanno bisogno di colorare la realtà, non possono e non riescono a vederla per quella che realmente è.
E’ forse la ragione prima per cui la QM non riesce ad attecchire, a fare breccia fra gli uomini. Anche fra quelli consapevoli (che preferiscono rimuovere), e sono molti di più di quanti pensiamo. Perché è’ come se venisse meno l’ultima speranza. Far propria la Qm e sostenerne le ragioni viene vissuto come una sorta di ultima spiaggia, come un tagliare definitivamente i ponti con qualcosa di cui non si può fare a meno: il sogno, l’illusione, la speranza (che la realtà sia diversa da come è). In fondo, e senza in fondo, nella Qm c’è un elemento tragico che deve essere accettato e fatto proprio da parte di chi decide di assumerla come orizzonte della propria vita.
Non tutti, purtroppo, sono in grado di farlo. Dobbiamo lavorare per creare le condizioni affinchè il maggior numero possibile di uomini siano in grado di operare questa scelta.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Concordo con Fabrizio sul carattere tragico della consapevolezza implicata dalla Questione maschile, motivo per cui viene rimossa dai maschi; rimossa persino quando diventa reato e motivo di galera lo sguardo maschile (al femminile non è nemmeno pensabile eppure è la stessa identica cosa). A ben pensarci che cosa in sostanza costituisce il tragico della QM? è tragico constatare ogni giorno e ogni momento che la realtà non è criterio di verità per il genere femminile, bensì la soggettività. Ne consegue che oltre alla consapevolezza della tragicità, si aggiunge quella della consapevolezza della responsabilità (il dono) maschile verso la donna: interfaccia tra la realtà e la donna ci devono stare, come da milioni di anni, i maschi a tutela di sempre delle donne ( e dei bambini). Si pensava che, con il progresso costato lacrime e sangue, avessimo creato le condizioni perchè questa differenza femminile circa il criterio di verità, fosse superata. Nossignori! è come sempre. E l’unica differenza oggi la conosciamo: si deve far finta che non sia così (il politycall correct) e sopportare il furore delle donne che rifiutano la consapevolezza, appunto, di questa realtà. E il sogno viene chiamato realtà, il nero viene chiamato bianco, tra lo stupore generale dei maschi disorientatissimi da tanta “nuovissima saggezza” che il femminile liberato, ma di sempre, annuncia all’Umanità.
cesare(Quota) (Replica)
Fabrizio:
>>
Far propria la Qm e sostenerne le ragioni viene vissuto come una sorta di ultima spiaggia, come un tagliare definitivamente i ponti con qualcosa di cui non si può fare a meno: il sogno, l’illusione, la speranza (che la realtà sia diversa da come è). In fondo, e senza in fondo, nella Qm c’è un elemento tragico che deve essere accettato e fatto proprio da parte di chi decide di assumerla come orizzonte della propria vita.
>>
Cesare:
>>
A ben pensarci che cosa in sostanza costituisce il tragico della QM? è tragico constatare ogni giorno e ogni momento che la realtà non è criterio di verità per il genere femminile, bensì la soggettività.
>>
Sarebbe bello poter dire che non è così.
Invece è davvero così.
C’è un aspetto fondamentale del Senso che viene meno.
Non la sua scomparsa totale, perché ci sono altri orizzonti nella vita, ma uno di essi è precipitato.
Per i Risvegliati di questa stagione storica, non è più recuperabile.
E’ dura da digerire.
Rino DV
Rino(Quota) (Replica)
@ Daniele –
Il fatto è che da parte maschile vi è un grande bisogno di attribuire alle femmine pensieri, qualità, fantasie, desideri e pulsioni che le suddette non hanno.
Come è solito dire una mia vecchia conoscenza, maschi e autoinganno vanno sempre di pari passo.
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Concordo al 110 per cento.
Sintesi perfetta.
Marco(Quota) (Replica)
Annamaria:
“Ma mentre l’uomo dopo un rapporto di questo tipo fischietta contento, la donna sa che non è quello che voleva, che ha ceduto a un istinto ma quello che “deve” fare veramente è innamorarsi, far innamorare un uomo di lei e costruire una relazione stabile per allevare i figli.”
” Al lavoro loro vanno sobrie, a casa loro difficilmente sono vestite di tutto punto come le italiane, e solo se vanno fuori la cena si vestono bene. Questo per dire che in Italia gli uomini hanno una sollecitazione continua che deve essere frustrante.”
“E’ vero che le donne non hanno molta comprensione per le fatiche degli uomini. Noi ci aspettiamo che siate forti e tenaci, lo vedo anche con mio marito: con tutto che ormai ci sono complicità, conoscenza reciproca e affetto di fondo, sono risentita quando vedo che invecchia, se ha mal di schiena lo ucciderei ( si fa per dire) deve essere perfetto e basta! ”
Chiarissimo. Ma allora è vero che gratta grotta, lotta lotta, alla fine quello che la donna emancipata si aspetta da se stessa e da un uomo somiglia molto a quello che si aspettava la donna non emancipata. Solo che non lo vuole ammettere apertamente perchè le sembra, così facendo, di ammettersi “inferiore” (uso le virgolette perchè è una scemenza confondere la diversità con l’inferiorità), e allora finisce per dire di volere tutto e il suo contrario, come ammette Rita nel suo post del 7 maggio : “ho sentito donne che….”. Ma così facendo manda in confusione gli uomini, i quali hanno il torto supremo di crederci, e di prendere sul serio tutte le rivendicazioni contraddittorie e incompatibili l’una con l’altra delle donne (di molte donne), peraltro supportate dai media incensanti che mai e poi mai osano sottolineare qualcuna di queste incompatibilità.
Aggiunge l’encomiabile Rita: “credo che la donna sia tendenzialmente molto più instabile emotivamente e che molto spesso usi il sesso fine a sè stesso come mezzo per aver conferme e rassicurazioni. Se questa instabilità emotiva sia culturale o naturale, il dibattito è aperto.”
Ecco un tema che meriterebbe davvero di essere approfondito, a partire intanto dall’opinione femminile se è vera o no l’instabilità di cui parla Rita. Un uomo medio credo proprio pensi di si, che quella instabilità sia vera, anche se non lo dice apertamente. D’altra parte come pensare diversamente di fronte alle candide ammissioni di alcune donne che prima accettano consenzienti un rapporto sessuale e dopo si sentono stuprate?
Il punto non è, secondo me, l’instabilità emotiva femminile che da parte maschile andrebbe conosciuta e “governata” sapientemente (arte che gli uomini hanno dimenticato per non essere essere accusati di maschilismo oppressore), ma il fatto che a questa instabilità viene accordata credibilità e presa a parametro di giudizio, anche dalle leggi e dalla magistratura.
Sul punto se è naturale o culturale la mia opinione è precisa. Se da sempre è stato così, se dopo decenni di femminismo e emancipazionismo è ancora così nonostante tutto, la risposta non può che essere una. Naturale, piaccia o non piaccia.
Fosse diversamente vorrebbe dire che la “cultura” è sempre stata una impostura, una costruzione artificiale con base di argilla, cosa difficile da sostenere seriamente. E poi, diciamocelo. Agli uomini piacciono le donne che pensano e ragionano come un uomo? E alle donne piacciono gli uomini che pensano e ragionano come una donna. A me sembra proprio di no, e quando Annamaria scrive che da un uomo si aspetta forza (che è prima di tutto forza e fermezza morale) e tenacia non fa che confermarlo. Riuscissimo tutti quanti a sbarazzarci di alcune sovrastrutture culturali pesanti come macigni e confessassimo a noi stessi i nostri desideri più profondi e più veri, forse i rapporti fra i sessi andrebbero meglio. Non perchè le contraddizioni sparirebbero per incanto, ovviamente, ma almeno il quadro e il senso delle contraddizioni sarebbe chiaro, non quell’enorme calderone in cui ribolle di tutto come è oggi.
armando
armando(Quota) (Replica)
“l’instabilità emotiva femminile che da parte maschile andrebbe conosciuta e “governata” sapientemente”
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…oppure, meglio ancora, evitata accuratamente.
Saranno cazzi loro. E che siamo, San Francesco da Assisi?
sandro(Quota) (Replica)
Sandro:
>>
…oppure, meglio ancora, evitata accuratamente.
Saranno cazzi loro. E che siamo, San Francesco da Assisi?
>>
Si potrebbe dire così’ se non dovessimo interagire con le DD. Invece le troviamo …dappertutto (persino a letto 😉 ) e dappertutto “oscillanti”.
Dice bene Arm:
…arte che gli uomini non possono più praticare per non essere accusati di maschilismo.
E forse è anche peggio per le generazioni post moderne: arte che non si sa di dover coltivare, perché chi la conosceva non ha potuto insegnarla e chi doveva apprenderla ed esercitarsene non poteva.
Rino DV
Rino(Quota) (Replica)
“Si potrebbe dire così’ se non dovessimo interagire con le DD. Invece le troviamo …dappertutto”
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Pure la radioattività c’è dappertutto, ma uno non va a fare un picnic sotto il nocciolo di un reattore.
Di solito, cerca di stargli lontano.
sandro(Quota) (Replica)
E che siamo S. Francesco? ottima domanda. Infatti di S. Francesco ce n’è uno solo. E gli altri? fino a ieri i “non francescani” erano accolti dalla donna e solidarmente riconosciuti come guida e sostegno nella durissima lotta per strappare condizioni vivibili alla realtà, sia materiale sia psichica/spirituale: io ti proteggo e proteggo la vita, tu mi accogli e accogli la vita. Oggi non c’è scambio, non c’è riconoscimento tra i due ruoli. Peggio: il maschio deve comunque adempiere al suo antico ruolo ed essere aggredito e denigrato dalla donna sia perchè lo svolge sia perchè non lo svolge. Infatti è un ruolo che la realtà stessa impone: che lo si voglia o meno è un ruolo e un compito non derogabile. Maschio = dono. La domanda: “E che siamo? S. Francesco di Assisi?” dunque è davvero seria. Perchè effettivamente per avere a che fare con le donne “liberate” non c’è altro manuale cui ispirarsi che la vita di S. Francesco. E penso che siano tantissimi oggi i maschi che più o meno consapevolemente appartengano di fatto all’ordine dei Francescani. Il quale S. Francesco, a ben vedere, comunque a S. Chiara ha ben pensato di consigliare la vita claustrale. Il che mi fa concludere che le donne di oggi devono davvero essere riconoscenti ai maschi contemporanei che esprimono un comportamento di donazione verso il femminile che non ha nulla da invidiare a quello di S. Francesco. Penso addirittura che nel profondo del loro cuore sappiano perfettamente quanto bene ricevano e hanno ricevuto dai maschi.
cesare(Quota) (Replica)
Penso che, battute a parte, il penultimo post di Sandro, non vada preso solo come una boutade. Il messaggio contenuto nel suo commento, al di là dello stile e del modo di esprimersi che oscilla sempre tra il crudo, il cinico e il caustico (che a me personalmente piace, proprio perché intriso di un realismo che esprime consapevolezza del “tragico” …) credo sia fondamentalmente questo: finchè gli uomini non conquisteranno un loro baricentro, una loro autonomia complessiva, e cioè una modalità di essere e di stare al mondo indipendentemente dal genere femminile, saranno destinati ad essere a questo subalterni.
Mi sento di condividere nella sostanza questo modo di pensare. Aggiungo anzi che questo deve essere uno degli obiettivi fondamentali nell’orizzonte della costruzione di un movimento maschile, così come, a parti invertite, lo è stato per i movimenti femminili e femministi.
Indipendentemente dalla solita, e irrisolvibile in via definitiva, questione/contraddizione natura-cultura affrontata ancora da Armando, che condivido solo in parte (è inevitabile, sia chiaro, che emerga costantemente nel dibattito, ci tornerò a piè di pagina), ) in risposta all’ultimo post di Annamaria (al quale la maggioranza degli amici del blog non ha neanche risposto proprio perché, a mio parere, si trattava della solita minestrina riscaldata di luoghi comuni, neanche tanto o solo parzialmente di derivazione femminista, quanto di un “femminile” molto tradizionale e scontatissimo…),credo che un concetto non possa essere sottaciuto. E cioè che il femminismo ha insegnato alle donne a pensare e a praticare (e a interiorizzare)quell’autonomia a cui facevo cenno sopra. Naturalmente non vale per tutte le donne nella stessa maniera, è ovvio, i processi sono sempre graduali e hanno bisogno dei loro tempi, tuttavia non c’è dubbio che il femminismo abbia modificato radicalmente in tutte le donne il modo di essere, di pensarsi e di stare al mondo, e che questo abbia rappresentato un fatto epocale, un cambiamento radicale, una vera e propria rivoluzione. Non è detto, ovviamente, che questa sia stata positiva o solo positiva. Nella Storia ci sono state anche rivoluzioni “conservatrici”e a volte “reazionarie (vedi Fascismo e Nazismo). Altre volte ci sono stati giganteschi processi di trasformazione altrettanto rivoluzionari (anche se di difficile definizione…), come a mio parere quello capitalista avvenuto negli ultimi trenta/quarant’anni (che ho definito postmoderno e in larga parte postliberale), che ha combaciato, per lo meno in Occidente, con la “rivoluzione femminista”.
Certo, le donne hanno potuto conquistare questa autonomia (sia pratica che soprattutto psicologica-esistenziale) grazie al progresso tecnologico e alle trasformazioni sociali e culturali avvenute ( “Liberami di te, amore” – dice la donna – “Ecco fatto tesoro…” risponde l’uomo nell’esempio fatto da Rino nel suo articolo “L’emergere storico della Qm”) che è andato a sovrapporsi a quella che è loro condizione naturale, cioè l’asimmetria sessuale che caratterizza la relazione fra i sessi e che le rende libere dalla dipendenza sessuale. La sovrapposizione di questi due fattori è stata determinante e ha creato le condizioni dell’autonomia femminile. In altre parole il femminismo (direi il genere femminile nel suo complesso) ha avuto e ha gioco facile, molto facile.
Per gli uomini il discorso è completamente diverso. Questa autonomia non potrà che essere il risultato di un atto di volontà individuale e, speriamo, in un futuro prossimo o remoto, anche collettivo. Ci si può e ci si potrà arrivare solo attraverso un percorso di crescita, maturazione e consapevolezza infinitamente più faticoso e doloroso di quello femminile per le ragioni che ben sappiamo.
Però questo deve essere il percorso di marcia. Su questo non c’è dubbio. Perché solo attraverso questa autonomia e questa consapevolezza potrà darsi la possibilità di costruire nel futuro una relazione più equilibrata fra i generi.
P.S. per Armando (e non solo). I processi culturali sono estremamente più rapidi di quelli “naturali” che richiedono tempi infinitamente più lunghi, è ovvio. Ma questo non significa che i primi non siano in grado di condizionare i secondi. Significa solo che le trasformazioni che avvengono a livello sociale culturale avranno degli effetti anche a livello “naturale”, ma sul lunghissimo periodo. Io non sono un esperto di genetica o di antropologia ma è evidente a tutti, anche agli ignoranti come il sottoscritto, che gli esseri umani non sono più gli stessi di qualche milione o di qualche centinaia di migliaia di anni fa…Ed è evidente che la “cultura” (scienza, tecnologia, economia, società, filosofia, religione, arte, politica e chi più ne ha più ne metta) ha giocato un ruolo fondamentale in questo processo.
Quindi se è vero ciò che hai scritto prendendo spunto dall’intervento di Annamaria, che “sotto sotto”, “stringi stringi”, come si suol dire, le donne sono ancora in larga parte “quelle di una volta”, è altrettanto vero che una modificazione profonda (che non comporta il fatto che questa sia necessariamente positiva, ovviamente) c’è stata nel corso del tempo. Se consideriamo il fatto che quarant’anni sono nulla, ma veramente nulla, dal punto di vista dell’evoluzione complessiva degli esseri umani, anche e soprattutto questi ultimi decenni hanno conosciuto delle trasformazioni incredibilmente profonde fino all’apertura di prospettive abbastanza inquietanti. Mi riferisco alle tante questioni che si stanno per aprire (e in parte sono già aperte) e che abbiamo dinanzi a noi (uteri artificiali, modificazioni genetiche, clonazione, eugenetica). Proprio tutto ciò dovrebbe farci capire quanto invece la “cultura” è in grado di modificare la “natura” ancor più di quanto non sia avvenuto per i tempi passati. Ma anche in questo caso la risposta non potrà essere quella di un arroccamento meramente conservativo (e conservatore) sulla “natura”. E non perché il sottoscritto, come ben sai, sia un fanatico delle ingegnerie di qualunque genere; al contrario. Ma perché penso che proprio questo modo di affrontare il problema è sbagliato, appunto perché elude il nodo del rapporto inscindibile fra natura e cultura.
In conclusione ciò che voglio ribadire è che, per quanto mi riguarda, NON è possibile separare in alcun modo questi due aspetti fondamentali (che “destra” e “sinistra”, filosoficamente parlando, spesso hanno preteso di separare) che marciano insieme e sono indissolubilmente legati. Si tratta, e questo è il compito difficilissimo che tutti gli esseri umani hanno sempre avuto e hanno, di governare nel modo più saggio ed equilibrato questa relazione che definire complessa è un eufemismo…
La discussione è ovviamente apertissima su questi temi sui quali, credo, a meno di presunzioni personali, nessuno di noi può avere le idee chiarissime. Né tanto meno sono temi che potranno essere affrontati partendo da presupposti a priori o peggio ancora da pre-giudizi o da dogmi di ordine ideologico o religioso (di qualsiasi genere). Non c’è dubbio che, quasi certamente non noi che ormai cominciamo ad avere una certa età, ma sicuramente quelli che verranno di qui a non molto tempo, si troveranno a dover fare i conti con tematiche estremamente gravi e complesse che andranno anche ben oltre quelle che da sempre siamo abituati ad affrontare.
Come si concepiranno i figli? Chi li concepirà? Quale sarà la relazione fra i generi a quel punto? Che fine farà il “maschile” (del “femminile” se ne occupano già in parecchie/i…). E a quando la clonazione degli umani, dopo vacche e pecore? Blade Runner è più vicino di quanto pensiamo? Vivremo in una sorta di Pianeta delle scimmie con i “replicanti” al posto di queste? Saranno” solo” replicanti?
Scenari da film di fantascienza ma forse non troppo lontani…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
loro autonomia complessiva, e cioè una modalità di essere e di stare al mondo indipendentemente dal genere femminile, saranno destinati ad essere a questo subalterni.
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Charles Baudelaire : Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che vivono benissimo anche senza.
Magari ci fosse gente come lui.
PS io invece credo che il post “caustico” di sandro sia utile per far riflettere un pò tutti, soprattutto le donne. Se gli uomini cominciano ad allontanarsi che cominciassero a chiedersi perchè.
Silent Hill(Quota) (Replica)
Silent Hill:
Charles Baudelaire : Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che vivono benissimo anche senza.
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meno ci si aspetta dalle donne e meno si soffre…
Leonardo(Quota) (Replica)
Charles Baudelaire : Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che vivono benissimo anche senza.
Magari ci fosse gente come lui.
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Sì, va bene, tutto bellissimo e verissimo, peccato però che pure tu te ne stia qui a parlar di donne e di QM, al pari di altri uomini.
Se veramente non te/ve ne fregasse nulla, ti/vi occuperesti/e di altro.
Francamente mi sono proprio stufato di questa ipocrisia maschile.
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Silent Hill
PS io invece credo che il post “caustico” di sandro sia utile per far riflettere un pò tutti, soprattutto le donne. Se gli uomini cominciano ad allontanarsi che cominciassero a chiedersi perchè.
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Riflettere su cosa? Ascolta, io ho 41 anni, sono stato sposato e successivamente separato e divorziato, perciò, pur con tutto il rispetto per il prossimo, t’assicuro che non ho bisogno né dei tuoi posts né di quelli di Sandro per capire come funzionano le donne e il mondo.
Ah, Silent, a proposito: ma tu quanti anni hai?, visto e considerato che sentenzi sempre?
Andrea(Quota) (Replica)
@Annamaria Arlotta:
Vorrei esprimere il mio parere in base alle sue esposizioni nel recente intervento..
Lei si meraviglia che viene declassata da Femminista doc a semplice.. ebbene. le semplici chiamerebbero questo sito maschibeta.org.. dico questo perchè al decimo rigo, afferma di avere un amico MASCHIO.. ecco la prima ragione lampante per cui è stata declassata.. le femministe doc di cui lei parla, oltre ad usare il termine maschio in ogni dove e con senso spesso denigratorio, usano altri epiteti, esattamente gli stessi che lei ci invita a porre innanzi ad ogni discussione, sottile ironia che, seppur di interpretazione opinabile, nasconde una femminista semplice.. perchè una donna comprensiva, volta a rendere palese il suo genuino e paritario interesse, come Rita ad esempio, avrebbe semplicemente affermato che sono e restano semplici castronerie da caserma.. ma passiamo oltre..
Lei afferma una solida amicizia verso questo uomo, che chiama maschio, questo uomo in effetti è come uno dei tanti qua dentro e fuori, ma lei ovviamente aggiunge un “(omissis)..mi sbagliavo. ACCORTAMI DELL’ERRORE DI GIUDIZIO (omissis)”, credendo, a torto, di non trovarne alcuno.. ebbene le chiedo, cara la mia annamaria CYBORG, su che basi afferma cio? ha per caso letto tutti gli altri editoriali? interventi? lettere di questo sito? io ritengo di no.. ritengo che lei, ovviamente, essendo donna, ha semplicemente valutato in base alla sua emotività, al suo IO, al famoso lillogismo femminile, a cio’ che vede QUI ascritto, non ha avuto la gentilezza, l’accortezza ma sopratutto la voglia di leggersi molti degli interventi in questo sito esposti, che al pari delle letture in seguito suggerite, le avrebbero dato certamente le basi per un costrutto migliore della sua presenza e nel suo intervento.. tuttavia tale superficialità è propria delle donne, emotivamente instabili per natura, se fossi un maschio zerbino la capirei, al contrario, la richiamo ad essere piu’ profonda e propositiva prima di fare affermazioni che, per quanto soggettive, vengono viste come futili nell’ambito del dibattito che ci vede attori in questo sito e, sopratutto, nel quotidiano di ognuno di noi.. ma lei glissa su tutto ciò.. affascinata da questi uominibeta, al pari di tribu’ amazzoni ancora poco conosciuti, ci trova “stimolanti”.. credo che dovrebbe vedere in noi la Naturevolezza di un rapporto paritario di PERSONE, anzichè porre il paragone emotivo ad una qualsiasi puntata di Quark natura.. ma andiamo oltre..
Lei parla di una prossima schiavitù per le donne.. a mio modo di vedere, lo siamo DA SEMPRE TUTTI, uomini e femmine! ops.. mi scusi.. DONNE! la civiltà umana storica e contemporanea urlano tale verità, che puo’ essere vista semplicemente se privi di paraocchi di varia natura.. lei ha le capacità per capirne il significato, basta che metta per un attimo le 4 freccie al sillogismo femminile e lo vedrà.. sorvolo sui commenti d queste situazioni in quanto già espresse, quello che non colgo è il significato del suo sottolinearlo, se esso sia in senso”Finalmente anche noi nelle miniere, nei pozzi petroliferi nel settore edilizio” oppure un semplice stress da studio con scrivania computer aria condizionata..
Risponde all’intervento di Alessandro con una superficialità estrema.. Alessandro piu’ volte ha espresso in maniera esemplare quanto racchiuso nell’intervento che lei critica, di fatto per noi che ne leggiamo gli interventi, esso assume il valore di un riassunto.. una prefazione di un qualsiasi libro.. ma lei ovviamente, non avendo letto il libro, si sofferma alla prefazione e, da donna, comina sentenze seppur farcite da un politically correct iniziale.. questo punto rafforza l’idea che ho di lei.. in quanto donna.. come tante.. che dall’alto mai scende verso l’uomo per comprenderlo.. anche questa volta lei ha dimostrato che per cominare sentenze pareri e giudizi basta poco.. il vostro ego.. in fondo.. a che serve andarsi a spulciare cio’ che Alessandro rappresenta in tutti questi mesi su uominibeta.org nei suoi interventi..
Si pone successivamente su Marco pensante, definendo CRUDA la sua opinione.. sarebbe stato piu’ onesto dire REALE o, per restare in ambito culinario/mediatico: COTTO E MANGIATO, visto che lei afferma in oposizione che non ha fatto menzione ad innamoramento ed amore.. cara la mia CYBORG, si ricordi che l’uomo AMA, la donna SCEGLIE, diversamente non si avrebbero i problemi nelle relazioni odierne.. Le ricordo il post dove lei è intervenuta.. i morti sul lavoro.. le ricordo che la maggioranza di questi UOMINI che muore su lavori PERICOLOSI (e non dietro una scrivania) ma socialmente indispensabili, lo fanno per AMORE e SPIRITO di sacrificio, valori che molte donne odierne hanno persino dimenticato verso i propri figli.. e cosi mi chiedo.. a fronte del post, lei con che coraggio osa scrivere che gli uomini non AMANO le donne? si risparmi la risposta.. o dovrei allegarla alle innumerevoli vaginate precedenti..
Continuando AFFASCINATO a leggere la sua lettera, colgo questa perla:
“””(omissis) Ma, giuro, non ho mai sentito una mia amica dire: “Sai che? Stasera esco e mi faccio una bella scopata, non importa con chi”
è una perla che ci porta come collegamento ad un altro articolo di questo sito, sul turismo sessuale rosa che la invito a leggere, capirà in seguito le risate che mi sono fatto per questa “perla”!
Il seguito da questo punto è semplicemente una costruzione di luoghi comuni che voi donne abilmente vi raccontate e ci raccontate, pur sapendo di mentire..aaah! come si sta bene nella psicosfera.. e come è bello parlare di fame quando si ha la pancia piena.. poi tra amiche, vuoi mettere? le suggerisco di leggere e di far leggere alle sue amiche questo intervento: https://www.uominibeta.org/2011/03/28/sono-andato-a-puttane/ di Paolo Barnard, nella speranza che siate realmente interessate a capire la “rivoluzione sessuale” anzichè parlarne con una tisana o un succo d’ananas tra amiche al bar.. forse darete finalmente un fattivo contributo.. e se pensa realmente che “(Omissis) Il tipo di ragionamento che Alessandro immagina in una donna, secondo me, è improbabile”” vada su youporn, vada a Santo Domingo, Cuba, Jamaica ed altre mete ben note alle nostre caaare connazionali cyborg, oppure vada a vedere cosa siano disposte a fare le donne per un impiego da velina, o da segretaria o da politica ben pagata.. anzichè detenere una morale ed esigere parità andando a lavorare negli altiforni tipo Tyssel ad esempio..
che dire poi delle milioni di donne pronte ad accoppiarsi col belloccio di turno solo perchè strimpella una chitarra o semplicemente divo del cinema..
sono stomacato.. e passo oltre.. certo della sua comprensione.. perche’ proprio non riesco a capire come lei, in quanto femmina.. ops.. donna! aggiunga in seguito. “perché il sesso ha senso solo se accompagnato dall’innamoramento o il tentativo di innamoramento, che significa idealizzazione, speranza di essere riamata a sua volta, e quindi apprezzata IN TOTO, carattere, personalità, cervello e bellezza e sex appeal. Nel rapporto fugace lei sa che l’uomo, dal suo punto di vista, sta solo facendo il suo dovere di inseminatore, ma la sua prospettiva non è la stessa.” ecco adesso son proprio curioso di sapere cosa avrà da ribadire.. anzi no! sono certo che comincierà col suo: IO IO IO IO IO.. siamo in una valle di lacrime.. si capisce dall’eco..
E per concludere, per tutti, una riflessione su questo pezzo finale dell’intervento della CYBORG: DA LEGGERE E RILEGGERE CON ATTENZIONE!!!
” Noi ci aspettiamo che siate forti e tenaci, lo vedo anche con mio marito: con tutto che ormai ci sono complicità, conoscenza reciproca e affetto di fondo, sono risentita quando vedo che invecchia, se ha mal di schiena lo ucciderei ( si fa per dire) deve essere perfetto e basta!”
io ci vedo una lampante ammissione in quanto molti di noi affermano.. voi ESIGETE sempre per un VOSTRO tornaconto! in quanto avere l’uomo sempre in tali situazioni, vi esclude da prendere parte attiva nella realtà! delegando l’onere come sempre.. all’uomo!
cos’altro agg.. BZZzzzZ!!.. 10010010001..
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:::F3-MALE Corporation:::
.:Clone system version 6.1.0 – Readme.txt:.
Abbiamo inserito il solito algoritmo basato sull’ I/O, con un singolo HDD partizionato in 2, in una c’e’ l’ AVERE, nell’altra c’e’ il POTERE, la partizionatura DARE e’ andata persa nel processo di formattazione “f3mm-inist.exe 6.1.0″.
Come le altre cloni, e’ in grado di connettersi ad internet ed intervenire laddove le sue PROBE scorgano argomentazioni che vadano contro la sua prima priorità, li sono in grado di evitare ogni CAPTCHA di sorta, inserendo un nick random, sono altresì in grado di postare dei propri articoli, attingendo alla mole dei dati sulla partizionatura AVERE, che si basa su una root storica di almeno 40 anni! tramite l’uso spropositato dell’ I/O, riescono sempre e comunque a controbattere a qualsiasi argomentazione, sfiancando anche il piu’ eroico dei webmaster/moderatore! spesso sono talmente micidiali che sembra quasi che ci sia una donna biologica vera dietro a quanto scrivono!
Oltre ad argomentare quanto sopra, spesso messe alle strette di risorse, per evitare il guru-meditation, si disconnettono, ma non prima di aver inzozzato il sito ospite di vario spam, tra cui i programmi SF1G4T1.exe ed altri worm di vario genere.
Per ulteriori informazioni, non esitate a contattarci presso i siti, blog che le stesse cloni hanno lasciato trackback!
::::F3-MALE Corporation :::::
Il femminile futuro, OGGI!
—————–CUT——HERE——————
…end of file “f3mm-inist.exe 6.1.0.txt” Have a nice day!
Damien(Quota) (Replica)
Ragazzi, dopo gli ultimi post di Damien, Sandro e Marco Pensante, mi viene in mente che potremmo istituire una sorta di Premio Uomini Beta dal titolo “Ironia e causticità”…, naturalmente da assegnare a colui che ha scritto il commento più divertente e graffiante.
Onestamente sono in seria difficoltà perché ognuno di loro tre ha il suo stile personale…
Ci penserò. Comunque, per quanto mi riguarda i premiati sono loro… Eventualmente si andrà a votazione
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Andrea, permettimi di dirti che forse questa volta sei stato un po’ esagerato nei toni nei confronti di Silent Hill. Sono stato d’accordo con te in altre occasioni (cioè quando hai detto che si poneva come una sorta di longa manus di Raffaele-Icarus, la qual cosa danneggiava soprattutto lui , a mio avviso) però non mi pare che in questo caso specifico abbia assunto un atteggiamento esageratamente assertivo o supponente. Si è limitato a citare Baudelaire nell’ambito di una discussione sulla necessità da parte degli uomini di liberarsi dalla dipendenza complessiva nei confronti del genere femminile.
Il fatto che si ponga all’ordine del giorno questa questione non significa che non ce ne importi nulla delle donne. Altrimenti, come dici tu stesso, non saremmo neanche qui. Ma il fatto che ce ne importi non significa che non ci si debba interrogare sulla necessità, al contempo, di conquistare una propria autonomia. Non c’è contraddizione in questo. Stiamo lavorando proprio in questa direzione.
Naturalmente non è e non vuole essere una difesa d’ufficio di Silent Hill; ti risponderà lui stesso se vorrà (spero, senza alimentare polemiche).
Resto sempre convinto che la maniera migliore per criticare non sia quello di attaccare il nostro interlocutore quanto di portare i nostri argomenti. In questo modo si evitano sterili quanto inutili diatribe e si contribuisce a mantenere elevato il livello del dibattito.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Andrea
peccato però che pure tu te ne stia qui a parlar di donne e di QM, al pari di altri uomini.
Se veramente non te/ve ne fregasse nulla, ti/vi occuperesti/e di altro.
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Visto che dici che sarei io quello che sentenzia, fammi capire una cosa: dov’è che ho detto che delle donne non me ne frega nulla ?
Inoltre io scrivo per gli altri, mica solo per me stesso.
Adesso uno non è libero di dire quello che vuole perchè sennò sei ipocrita ? Fatico a comprendere certi ragionamenti a volte.
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t’assicuro che non ho bisogno né dei tuoi posts né di quelli di Sandro
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Grazie dell’avviso, peccato però che, come ho scritto sopra, non mi rivolgo specificatamente nè a tè nè a fabrizio nè a chicchessia.
Silent Hill(Quota) (Replica)
“Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che vivono benissimo anche senza”
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Lo so, lo so….
E’ un bel pò che lo vado dicendo
sandro(Quota) (Replica)
Quoto senza riserve Baudelaire. Chi sa stare bene anche senza la femmina, ha con lei il miglior rapporto semplicemente perchè non ne dipende psicologicamente,e quindi può instaurare un rapporto vero, qualsiasi esso sia. Intendo dire che gli può piacere la “liberata” o la “tradizionale”, affari suoi, ma quello che conta è che conosca il modo di essere femminile con sufficiente distacco per non esserne fagocitato, e quindi, appunto, “governarlo”. Un maschio, quindi, con una sua identità maschile forte, che può articolarsi anche diversamente da soggetto a soggetto ma che ha un denominatore comune: l’indipendenza emotiva (da non confondere con disamore o rancore).
A Cesare obietto una sola cosa. Il dono maschile di Francesco era consapevole e voluto, fondato sulla conoscienza del sentire femminile, quindi era un dono “governante”.Quello dei maschi odierni è inconsapevole, fondato sull’incertezza e sulla paura, sul non osare dire quello che si sente. Ed è precisamente per questo che quel dono mai le donne lo potranno riconoscere come autentico, e dunque esserne grate. Esiste in tutto ciò un sottofondo di inautenticità che viene avvertito, inevitabilmente, il che porta a dire che non si tratta di dono autentico, che al contrario consiste nel dire la verità, anche se dure e spiacevole alle orecchie delle donne d’oggi.
Infine a Fabrizio sulla sempiterna questione natura/cultura. Sono d’accordo con te che nei tempi lunghi la “cultura” è in grado di indurre mutamenti profondi anche sul piano antropologico. Non sapremo mai cosa sarà l’umanità fra un secolo o due, tuttavia alcune direzioni di marcia possiamo intravederle già da ora. Magari fra 50 anni avranno preso una direzione oggi impensabile o invisibile, chissà, ma intanto è nostro dovere pronunciarsi sulle direzioni di marcia oggi osservabili. E allora, se siamo obbligati dalle cose a fare i conti col così detto progresso, non siamo affatto obbligati a sottomettersi incondizionatamente ad esso. Intanto perchè il “progresso” è categoria positivista contentente già in sè una valenza positiva tutta da verificare e dimostrare, e dunque si tratta di un inganno linguistico da cui guardarsi accuratamente. Inganno fondato su una concezione filosofica della storia come un processo inesauribile e inarrestabile dell’uomo, nonostante le battute d’arresto, verso…….ma verso cosa? Il destino dell’umanità non è già scritto una volta per tutte, e nulla vieta che anzichè un futuro radioso ci aspetti invece una spaventosa regressione culturale, magari mascherata dalla tecnica. Chi pensa in termini di un progresso in sè positivo (e non mi rifersico a te, sia chiaro) in realtà sta interamente dentro le categorie culturali dominanti, anche se crede di essere un rivoluzionario. Un tempo la rivoluzione era concepita come un grande mutamento sociale ed economico entro un contesto antropologico dato e condiviso. Oggi la “rivoluzione” ha un significato antropologico prima ancora che socioeconimico, e per questo si affida alla tecnica e alla scienza che però i “rivoluzionari ” non controllano affatto, ne sono anzi interamente dipendenti. Alla fine il mutamento genetico della così detta sinistra è tutto quì. E dunque, permettimi una battuta amichevole, rispetto alle categorie dominanti anche tu mi sembri in un certo senso un “reazionario”, e a buon motivo, aggiungo. Lo scenario, assolutamente plausibile, che descrivi alla fine del tuo post, a me sembra da incubo. Quasi sicuramente (quasi) sono fra i perdenti, fra quelli che vengono definiti, sempre dai così detti progressisti, un “rottame” della storia. Ma credo, e proprio perchè estraneo all’utilitarismo dominante che valuta ogni pensiero o azione umana in termini di convenienza spicciola, che la sconfitta, lo stare dalla parte perdente possa (sottolineo possa) avere una nobiltà assolutamente superiore ad una vittoria ottenuta rinunciando a se stessi. Poi, è ovvio, chi vivrà vedrà. La storia riserva a volte sorprese.
armando
armando(Quota) (Replica)
Il termine “progressista”, oggi, Armando, può significare tutto e il contrario di tutto, tutto o niente. E’ diventata una parola ambigua che aveva un senso nelle epoche trascorse, diciamo fino al ‘900, che finisce intorno alla fine degli anni ’70, forse anche prima, anzi,direi decisamente prima, diciamo negli anni ‘60. Da quel momento in poi perde completamente il significato che aveva fino a quel momento per diventare altro. Non a caso , come vedi, non lo utilizzo mai, se non nella sua accezione negativa (dal mio punto di vista), che poi è quella corrente dominante, dove “progressismo” e “politically correct” sono di fatto la stessa cosa, cioè un pezzo dell’ideologia dominante e ormai politicamente trasversale. (d’altronde Tremonti e Bersani non si definiscono forse due “progressisti”? Berlusconi si è mai definito un conservatore?).
Anche la parola “reazionario” però non va presa alla lettera. Dobbiamo sempre fare i conti con il linguaggio, che è il significato che normalmente viene attribuito ad un concetto dalla totalità o comunque dalla grande maggioranza dei membri di una comunità. E quindi se certamente non posso considerarmi un “progressista” (sempre nell’accezione corrente del termine), altrettanto certamente non sono neanche un “reazionario” (battuta a parte, naturalmente accolta).
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Sì, va bene, tutto bellissimo e verissimo, peccato però che pure tu te ne stia qui a parlar di donne e di QM, al pari di altri uomini.
Se veramente non te/ve ne fregasse nulla, ti/vi occuperesti/e di altro”
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Parlare di donne e di questione maschile sono due cose un pò diverse.
Io a rapportarmi con le donne ci rimetto e basta, dunque a me di loro non me ne importa una pippa.
A me interessa la questione maschile, che è una roba che incide pesantemente sul mio vivere quotidiano a prescindere dal fatto che io mi rapporti o meno con loro.
Se bastasse tagliare i ponti e tirare i remi in barca io sarei a posto, ma purtroppo non è così.
sandro(Quota) (Replica)
Parlare di donne e di questione maschile sono due cose un pò diverse.
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A parte quello, ma quello che qualcuno ancora ha capito che qui si parla per informare, non per uno sfogatoio maschile. Però indico la luna e mi guardano il dito.
Silent Hill(Quota) (Replica)
Certo Fabrizio, anch’io non mi considero un reazionario nell’accezione corrente del termine.
Il mutamento del significato corrente di certi termini induce confusione e serve per inchiodare il “nemico” ad uno stereotipo, non per approfondire i contenuti di un pensiero.
Il termine reazionario significa alla lettera re-agire contro qualcosa o qualcuno o un mutamento sociale o culturale. Se per esempio si facesse strada nella coscienza collettiva la liceità dell’eutanasia o della selezione eugenetica degli individui, dichiararsi contrari parrebbe reazionario. In realtà, però, sono eutanasia e eugensimo ad essere reazionari in quanto presuppongono una filosofia utilitaristica e un concetto di individuo come ente astratto, fuori da ogni legame con gli altri individui della propria comunità. Concezioni essenzialmente borghesi, all’opposto, ad esempio, della concezione marxiana originaria che, invece, si pensava come progressiva. Grande è la confusione sotto il cielo, come diceva Mao. Noi dovremmo cercare di districarsi usando le parole solo come convenzioni e mai perdendo di vista le idee che vogliamo veicolare.
armando
armando(Quota) (Replica)
D’accordo sulla questione del linguaggio, continuamente soggetto alla mutevolezza dei tempi e delle cose. Storicamente parlando, con il termine “reazionario” (a questo punto è bene fare un minimo di chiarezza) si usavano individuare quelle forze politiche e sociali ostili ai processi rivoluzionari, che si prefiggevano un ritorno ai vecchi regimi. Attualmente il concetto ha in gran parte smarrito il suo significato originario. Infatti, come giustamente dice Armando,oggi anche un marxista che si pone in posizione critica nei confronti del capitalismo planetario e della mercificazione totale, può essere tranquillamente definito un reazionario, come infatti normalmente accade, e non è certo un caso…
La parola “progressista”, invece, a mio parere, il significato originario lo ha smarrito del tutto. Oggi è soltanto una sorta di icona, di cappello ideologico che serve a giustificare tutto ciò che va nella direzione di marcia del sistema dominante (capitalismo assoluto). Chi si oppone a questo sistema diventa automaticamente un “reazionario”, sia che lotti contro la precarizzazione del lavoro (pare che considerarlo un diritto fondamentale dell’individuo sia diventato roba da “reazionari”…) o la privatizzazione delle risorse primarie (permettetemi di ricordare che la tanto oggi vituperata nazionalizzazione dell’acqua e dell’energia elettrica fu realizzata in Italia non dai bolscevichi ma dai governi di centrosinistra, democristiani e socialisti…), sia che si opponga alle selezioni e alle modificazioni genetiche, o altre “diavolerie futuriste” di cui ancora sappiamo poco o nulla. E trovo che anche questo sia un fatto inquietante, perchè rimango dell’idea che più c’è trasparenza, più circolano notizie, più robusta è la democrazia. Ma, come sapete, la mia (purtroppo pessimista) previsione è che il capitalismo globale postmoderno e postliberale(per lo meno in senso classico), per lo più dominato dalla finanza e dal grande capitale transnazionale, si stia declinando su un’idea di democrazia molto “debole”. D’altronde, che se ne farebbe di questo ingombrante fardello?…
Ma questo è un altro discorso…
Tornando a noi, personalmente non metterei insieme la questione dell’eutanasia con quella dell’eugenetica, che sono fondamentalmente diverse e riguardano ambiti differenti. Personalmente sono decisamente favorevole alla prima e contrario alla seconda. Sono convinto che debba essere garantita alla persona la libertà di poter decidere della propria vita e, nel caso, di essere assistito in strutture pubbliche, naturalmente una volta verificate determinate condizioni, cioè la volontà del singolo, innanzi tutto, e le ragioni che lo spingono a tale decisione. Naturalmente non sto parlando di delusioni d’amore, è ovvio, ma di motivazioni molto gravi a causa delle quali il soggetto è giunto alla conclusione di porre fine alla sua esistenza.
Capisco che i temi sono estremamente complessi e delicati. Già ne abbiamo discusso, peraltro, tempo addietro, ovviamente senza riuscire a trovare una sintesi, che non può né potrà mai essere trovata, come in fondo è giusto che sia,data appunto la delicatezza e la particolarità degli argomenti che rimandano alle sensibilità di ciascuno.
Peraltro la questione dell’eutanasia va ben oltre la Qm stessa, come è ovvio…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Non insisto sulle questioni specifiche eutanasia ed eugenetica, nel rispetto delle diverse idee che soprattutto sulla prima si possono avere (sull’eugenetica sarebbe da discutere se è tale solo quella di stato, o anche quella “democratica” e individuale, ma mettiamo da parte l’argomento).
Credo invece sia istruttivo assai leggere questo:
“Credo che la vera liberazione della donna, la vera uguaglianza, può arrivare soltanto con la scienza e con la tecnica. Cioè: che cosa è che differenzia radicalmente l’uomo dalla donna, e concede a lui di lavorare come vuole? Il fatto che lui non deve fare figli, non ha disturbi mensili, non ha da crollare sotto il peso della gravidanza o da allattare banbini , e così via. Ebbene si passi questa incombenza alle macchine, ovvero alle incubatrici. Prima o poi, dovrà pure essere possibile mettere in un’incubatrice un uovo femminile e un seme maschile, e tornare nove mesi dopo a ritirare il bambino; se ne parla ancora per scherzo, ma non credo sia piùù difficile che andare sulla luna. A questo punto, non ci sarebbero più che delle differenza insignificanti fra l’uomo e la donna. Mi rendo conto che questa rivoluzione biologica sarebbe sconvolgente, per i suoi effetti psicologici; ma d’altra parte non mi sembra affatto necessario che, per il semplice gusto di restare donna nel senso tradizionale della parola, si abbia da soffrire anche fisicamente. Su questa faccenda vorrei sapere il parere di altre lettrici.”
Questa lettera apparve nel dicembre 1972 (41 anni orsono) sul settimanale femminile del PCI, Noi donne, ed è stato praticamente il punto di partenza di un lungo viaggio che ci porta alle concezioni di oggi, liberate dalle noiose questioni sociali per concentrarsi invece su quelle antropologiche. A parte l’involontaria ironia del crollare sotto il peso della gravidanza e dell’allatamento, sicuramente più nefasti e nocivi del crollo di una impalcatura su cui lavora sicuramente un maschio o su quello di una galleria di miniera, a parte la concezione di un figlio come un abito che si porta in lavanderia e quando è pronto si passa a ritirare, a parte tutte queste istruttive quisquilie, la cosa illuminante e da discutere è il rapporto fra tecnica, scienza, natura, corpi e femminismo. O, in altri termini, fra scienza e libertà. Libertà, in questo caso, non del corpo ma dal corpo/prigione. E se esistono implicazioni per le donne, matematicamente non possono non esistere anche per gli uomini.
armando
armando(Quota) (Replica)
“Credo che la vera liberazione della donna, la vera uguaglianza, può arrivare soltanto con la scienza e con la tecnica. Cioè: che cosa è che differenzia radicalmente l’uomo dalla donna, e concede a lui di lavorare come vuole? Il fatto che lui non deve fare figli, non ha disturbi mensili, non ha da crollare sotto il peso della gravidanza o da allattare banbini , e così via. Ebbene si passi questa incombenza alle macchine, ovvero alle incubatrici. Prima o poi, dovrà pure essere possibile mettere in un’incubatrice un uovo femminile e un seme maschile, e tornare nove mesi dopo a ritirare il bambino; se ne parla ancora per scherzo, ma non credo sia più difficile che andare sulla luna. A questo punto, non ci sarebbero più che delle differenza insignificanti fra l’uomo e la donna. Mi rendo conto che questa rivoluzione biologica sarebbe sconvolgente, per i suoi effetti psicologici; ma d’altra parte non mi sembra affatto necessario che, per il semplice gusto di restare donna nel senso tradizionale della parola, si abbia da soffrire anche fisicamente. Su questa faccenda vorrei sapere il parere di altre lettrici.”
Questa lettera apparve nel dicembre 1972 (41 anni orsono) sul settimanale femminile del PCI, Noi donne,…”
Terrificante, e addirittura grottesco, nella sua iperbolicità e assurdità.
Però attenzione, perché il riferimento al PCI, sia pure marginale nel contesto della lettera-documento, rischia di fare confusione (per lo meno dal mio punto di vista, è ovvio) e di riportarci su strade sbagliate, battute ancora pervicacemente da molti militanti del movimento maschile arroccati su posizioni obsolete, anacronistiche e fondamentalmente depistanti, relativamente alla natura intrinseca e profonda del fenomeno femminista, alla sua genesi, alla sua storia, al contesto socio-culturale-economico complessivo in cui ha attecchito, è cresciuto e si è sviluppato, alla sua funzionalità, alle forze che lo hanno sospinto e lo sospingono, alla sua evoluzione, e soprattutto alla sua declinazione fattuale (femminismo reale) e al suo approdo finale (attuale).
Da questo punto di vista la rotta deve essere chiara ed è, per quanto mi riguarda, quella che abbiamo tracciato ormai da tempo e che abbiamo messo nero su bianco sul Manifesto (Il Movimento Beta) e l’articolo (di fatto un secondo Manifesto) “L’emergere storico della Qm” (più tutti gli altri, ovviamente).
La si può condividere o meno, questo è ovvio, non è certo il Vangelo. Però è il nostro punto di vista, sul quale poggia la nostra strategia e sul quale non si può tornare ad ogni piè sospinto. Non perché, come ripeto, sia la Verità Rivelata (non esiste in sé e nessuno la detiene), ma perché rischieremmo di attardarci in discussioni sulle quali dovremmo aver già raggiunto una sufficiente chiarezza e lucidità di analisi.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Prima o poi, dovrà pure essere possibile mettere in un’incubatrice un uovo femminile e un seme maschile, e tornare nove mesi dopo a ritirare il bambino”
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Il giorno che dovesse diventare possibile farlo mettendoci solo il secondo, sarebbe il più bel giorno della storia del genere maschile dall’ alba dell’ uomo fino a oggi.
La liberazione da un incubo decimillenario.
sandro(Quota) (Replica)
Volevo soltanto sottolineare che la colonizzazione dei partiti di sinistra da parte del pensiero femminista data da lungo tempo, non che il pensiero femminista è nato nella sinistra, per la quale la questione femminile era tradizionalmente letta da un punto di vista rigorosamente di classe.
Chiedersi il perchè vi abbia attecchito facilmente e esplicitamente fino a mutarne il dna, mentre dall’altra parte ha attecchito lo stesso ma con più resistenze e in modo più silenzioso, è naturalmente altra faccenda. Molto interessante, secondo me, per le implicazioni a cui accennavo circa il rapporto con scienza e tecnica, ma prima ancora rispetto alla crisi d’identità dei partiti che alla sx si richiamavano. C’è in tutto ciò una contraddizione che mi interessa e alla quale non ho una risposta precisa. Il femminismo è un prodotto del capitalismo. OK. Ne discende che avrebbe dovuto attecchire più facilmente nei gruppi politici che al capitalismo si richiamano esplicitamente, e non in quelli più critici, e se non proprio ad esso contrari in linea di principio, almeno inclini a mitigarne gli effetti sociali. Mi sembra di poter dire che , in linea di massima, è accaduto il contrario. In Usa i liberal democratici, in Europa i socialdemicratici o i laburisti. Perchè, secondo voi?
Perchè la sinistra si è sempre presentata come difensrice degli oppressi e le donne si sono sempre dipinte come tali generando con ciò un moto di identificazione, o ci sono altri motivi?
armando
armando(Quota) (Replica)
sandro:
“Prima o poi, dovrà pure essere possibile mettere in un’incubatrice un uovo femminile e un seme maschile, e tornare nove mesi dopo a ritirare il bambino”
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Il giorno che dovesse diventare possibile farlo mettendoci solo il secondo, sarebbe il più bel giorno della storia del genere maschile dall’ alba dell’ uomo fino a oggi.
La liberazione da un incubo decimillenario.
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Mah? Chissà cosa si inventeranno le donne per tenere gli uomini al guinzaglio…Mi sembra invece che la tendenza sia a rendere gli uomini inutili e le donne autosufficenti. Si prevedono davvero scenari nazi-olocausto-maschile, per questo voglio che gli uomini non lascino i lavori culturali e d’intelligenza…
Leonardo(Quota) (Replica)
Gran giorno quello della FIBT (Fabbrica Italiana Bambini Torino); come quello in cui con una pillola si può evitare un pranzo e quello in cui, invece della gravitazionalizzata vita reale se ne vive un’altra, da sdraiati, con una pillola di acido lisergico; o bello come quando con una pillola presa per interposta persona esci dalla vita appena ci hai appoggiato il piede o non riesci più a tenerti in piedi: generoso grande gesto di liberazione propria e altrui! La fascinazione della pillola, penso ha a che fare anche con l’accusa, a mio avviso da sempre implicita in tante accuse di tante donne ai maschi, di essere così violenti d’animo e natura da dar vita alla Storia: senza questa impresa maschile assurda e arbitraria, vuoi mettere il tempo e la fatica che si risparmia? e quante offese all’amor proprio si evitano. Una pillola sostituisce la strada. E la strada che non c’è è la strada più breve e più dolce. Que viva la muerte!
cesare(Quota) (Replica)
Armando: Perchè la sinistra si è sempre presentata come difensrice degli oppressi e le donne si sono sempre dipinte come tali generando con ciò un moto di identificazione, o ci sono altri motivi?
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Credo che la ragione principale sia questa. Ed è pur vero che fino ad alcuni decenni fa, primi anni ’80, poteva perfino essere accettabile, perchè allora vigeva ancora, per esempio, un diverso trattamento retributivo a parità di mansioni lavorative. Oggi però viviamo in un altro mondo; la parità tra i sessi è stata ampiamente raggiunta( ma nessuno o quasi se n’è ancora accorto), eppure le recriminazioni, il vittimismo, le lamentele in senso contrario sono andate crescendo. La guerra è finita, ma c’è ancora chi continua a combattere. E’ evidente che ciò che si era richiesto e rivendicato in maniera sacrosanta non basta più. Si vuole conquistare qualcos’altro.
Io credo che una spinta decisiva verso questa nuova ondata femminista l’abbia offerta lo stesso web. Fino a qualche anno fa si diceva che su internet non si poteva “navigare” senza imbattersi in qualche sito pornografico tanto abbondavano e abbondano tuttora. Oggi potremmo affermare che non si può navigare senza imbattersi in qualche sito-blog-forum femminista. La stessa manifestazione-pagliacciata di febbraio non sarebbe mai nata senza il web. Quindi se è vero che qualche uomo è riuscito attraverso internet ad avvicinarsi ai siti-blog critici nei confronti del politicamente corretto femminista, è altrettanto vero che milioni vengono trascinati verso la direzione opposta. Potremmo affermare, a conti fatti, che internet non è servito alla causa, ma anzi ha finito per rafforzare l'”avversario”.
Ritornando al rapporto sinistra-femminismo, oggi è quanto mai vivo. Prendiamo ad esempio Pisapia a Milano. Costui, sotto numerosi aspetti, garantirebbe alla città un’amministrazione migliore di quella della Moratti se venise eletto, ma può un uomo votare chi continua a proporci la solita solfa dell’uomo colpevole e privilegiato e della donna vittima e subordinata, con tutte le discriminazioni “positive” che secondo lui ne dovrebbero conseguire a vantaggio di quest’ultima? Bella domanda. E poi il caso Vendola, uomo politico di indubbie capacità, probabilmente serio nell’amministrazione del bene pubblico, fermo restando che anche la sua amministrazione in Puglia non è stata immune da scandali, ma portatore di una visione nel rapporto tra i sessi che definire datata, superata è un complimento. Nel caso di Vendola gioca anche la sua omosessualità: egli probabilmente nutre un certo rancore nei confronti dell’uomo eterosessuale, in parte giustificabile, e tende invece a considerare in maniera più benevola la donna. Siamo ben lontani dal superare i pregiudizi di genere a sinistra e poichè, secondo me, non c’è alternativa politica seria e credibile alla sinistra in questo Paese, semprechè si abbia un’idea un pò elevata di che cosa sia la politica( in caso contrario va benissimo anche Berlusconi),questo è sicuramente un problema non da poco. L’ennesima scoppola politica alle porte per la sinistra, non porterà nessun miglioramento in tal senso. Ormai ci si è incancreniti. Probabilmente quando a sinistra si riscoprirà l’elettore uomo e non si punterà solamente a blandire in tutti i modi l’elettorato femminile/femminista, allora forse anche Berlusconi si potrà superare. Ma vallo a spiegare agli intelligentissimi leaders della sinistra!
P.s.: La lettura del “file” “femminist.exe” di Damien non stanca mai. Assolutamente geniale!
Alessandro(Quota) (Replica)
Cesare:
Gran giorno quello della FIBT (Fabbrica Italiana Bambini Torino);
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è curioso: noi ex “bambine” di campagna nate prima della massiva educazione sessuale nelle scuole, non sapevamo già dall’asilo il meccanismo di riproduzione umana. L’abbiamo imparato da sole (e credo sia successo anche per i bambini) mettendo insieme tasselli e frammenti di conversazione udite dagli adulti. Così parlando con un’amica ricordavamo come ci “immaginavamo” la nascita dei bambini. Sapevamo che si diceva nell’uso comune “comprare un bambino”.. è andata a comprare un bambino, ha comprato un bambino…(perlomeno nella nostra “versione” dialettale”) e così ingenuamente ci immaginavamo che negli ospedali ci fosse una specie di reparto (e chi era stato portato a vedere i fratellini e le sorelline piccole appena nato l’aveva “visto”) dove le mamme e i papà andavano a scegliere il bambino da “comprare” già bell’e fatto e pronto.
Ecco.. torneremo bambini? con una minoranza di che ci decide ogni cosa per noi ? come una grande mamma che tiene nell’ignoranza per sempre i bambini anche da adulti che finiranno per “comprare” i bambini, ignorando come vengono assemblati e fatti?
Rita(Quota) (Replica)
@Armando
ti faccio un esempio personale
qualche tempo fa, nella fabbrica dove lavoro, c’è stata una riunione sindacale ..
Faccio presente che nessuno di noi operai è iscritto al sindacato.
La riunione era stata convocata per parlare di cassa integrazione. Prima però, il sindacalista si è presentato con la domanda di iscrizione al sindacato, cosa che mi ha dato molto fastidio ……..
Sarebbe stato più carino, prima l’esposizione dei fatti, poi ,eventualmente, la tessera di iscrizione …Ma solo per dirti che non importano poi molto le idee (che invece dovrebbero essere essenziali) ma i soldi per i sindacati e i voti per i partiti (di qualsiasi parte politica) più voti ,più soldi ,e se c’è da correre dietro a qualche vulgata femminista che di sinistra ha veramente nulla da spartire ,ben venga…
mauro recher(Quota) (Replica)
Sandro:
“La liberazione da un incubo decimillenario”
parole che sono espressione di una lacerazione non soggettiva, ma ormai rilevabile nel profondo del rapporto tra i Generi.
Parole a loro modo liberatorie che ho l’impressione di capire profondamente. Del resto, la formula tremenda e sconvolgente: “Ogni parto è uno stupro” è il modo con cui ho cercato di rappresentare la stessa lacerazione, mettendola però in bocca alla Liberata, che ancora non può permettersi di gridarla.
Ora, ciò che fu detto millenni fa o che verrà scritto fra altri millenni fu/sarà sempre correlato alla stagione storica di chi parlò/parlerà.
Ci si deve dunque domandare: cosa è accaduto perché SIMILI parole venissero pronunciate anche da uno solo? E’ accaduto qualcosa di inaudito. Sta accadendo.
Arm:
“Perchè, secondo voi?”
Sinistra femministizzata. Tradimento? Metamorfosi? Sviluppo epigenetico inevitabile? Evoluzione casuale? Deriva indotta? Cedimento?
Se ci fossero dei precedenti storici avremmo forse una indicazione, ma il fenomeno è nuovo e incomparabile.
Ho delle congetture convergenti, ma non convergono …del tutto.
Devo lavorarci sopra.
Rino DV
Rino(Quota) (Replica)
“Perchè la sinistra si è sempre presentata come difensrice degli oppressi e le donne si sono sempre dipinte come tali generando con ciò un moto di identificazione, o ci sono altri motivi?”
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Perché sono una manica di paraculi.
Hanno preso la scorciatoia: molto più comodo e redditizio ritagliarsi una nicchia facendo gli alfieri del politicamente corretto, anziché prendersi una bega come difendere i lavoratori.
Comodo, eh?
Peccato che, dopo decenni, i nodi siano venuti al pettine.
sandro(Quota) (Replica)
siete antichi.. le donne odierne fanno già a meno dell’uomo!
..in senso emozionale fregandosene di interessarsi dei suoi sentimenti maschili..bastano i loro.. utili per decidere, giudicare e persino con maggior valenza legale..
..in senso economico con il corollario dell’assistenzialismo sociale e il supporto politico..
..e pure per la maternità.. basta andare all’estero, inseminazione da donatore et voilat! mamme! anche a 50 anni! anche se non proprio bellissime…magari poi a saltare su un palco..
ed altro ancora..provate, voi uomini.. provate a fare lo stesso.. altro che futuro… stiamo parlando di attualità..
Di cosa altro ha realmente bisogno oggi una donna? cosa credete che le sia realmente necessario oggi? già le sento… UN UOMO!
…ipocrite..
Damien(Quota) (Replica)
“Di cosa altro ha realmente bisogno oggi una donna? cosa credete che le sia realmente necessario oggi? già le sento… UN UOMO!”
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Ma a noi cosa ce ne dovrebbe fregare di cosa hanno bisogno loro?
Ci pensassero da sole. A noi, se non ci pensiamo noi stessi, col cazzo che ci pensa qualcuno.
Se facessero la vita che fa un uomo, durerebbero tre mesi.
In confronto a noi, campano letteralmente su di un letto di rose e si lamentano se trovano una spina.
E noi dovremmo occuparci di loro? Ma per favore.
sandro(Quota) (Replica)
Sinistra femministizzata:perché? Si chiede e ci chiede giustamente Armando.
La questione è complessa e non può essere affrontata né tanto meno esaurita con un post.
Vado quindi con l’accetta e mi scuso per questo. Ci torneremo comunque inevitabilmente nel corso del dibattito.
Intanto dobbiamo fare una premessa. La Sinistra, storicamente e politicamente intesa (se ragioniamo in termini concettuali e valoriali più ampi, come abbiamo più volte sostenuto, le categorie di “destra e sinistra” sono sempre esistite, fin dai tempi dei tempi, e probabilmente sempre esisteranno), o meglio ancora le Sinistre, cioè quelle culture, filosofie e ideologie che scaturiscono dal Movimento Operaio (quella Socialista e Socialdemocratica, quella Comunista e quella Anarchica, con tutte le loro innumerevoli correnti e sottocorrenti) nascono, crescono ed esistono per un secolo e mezzo circa, diciamo nel periodo storico che va tra la Rivoluzione del 1848 in Francia (forse anche un po’ prima ma solo dal ’48 in poi esistono in forma organizzata…) fino alla seconda metà del Novecento, diciamo intorno agli anni ’60 e soprattutto ‘70 che, a mio parere, specie questi ultimi, sono stati il crepuscolo di questo grande secolo, e non l’apogeo (come molti hanno sostenuto soprattutto per enfatizzare il ruolo del ’68 e dei movimenti culturali che ne sono scaturiti)
Dobbiamo capire che da quel momento in poi (il Muro di Berlino crolla nel 1989 ma l’esperienza del Socialismo reale era già esaurita da un bel pezzo)inizia un’altra storia. Il Novecento si chiude ben prima della sua scadenza naturale. La Sinistra, storicamente e politicamente intesa, muore con il morire del Novecento. Punto. Ciò che accade successivamente a quell’agonia (e a quella fine) è un’altra storia (a mio parere con la s minuscola, ma questo è un altro discorso…).
Di conseguenza, è improprio e soprattutto insufficiente chiederci perché la Sinistra sia stata così permeabile al femminismo. Perché la prima domanda che dovremmo porci è perché la Sinistra sia morta e perché non sia stata e non sia capace di tornare sulla scena storico-politica. E soprattutto, dovremmo innanzi tutto chiederci perché la Sinistra sia stata così permeabile non solo al femminismo, ma anche ad altre culture che con questa non avevano nulla a che spartire e che l’hanno letteralmente spappolata fino a farne un’altra cosa (che Sinistra non è più, a meno di non prenderci in giro). Il femminismo è solo un pezzo, uno dei protagonisti, certamente fondamentali, ma solo un pezzo, insieme ad altri, di questa disgregazione-degenerazione-dissoluzione della Sinistra, di questa vera e propria deriva.
Di conseguenza, a mio parere (e credetemi, non è una tentativo maldestro di aggirare l’ostacolo ma convinzione profonda) è anche sbagliato chiedersi perché il femminismo abbia attecchito a sinistra, per la semplice ragione, dal mio punto di vista, che la sinistra all’interno della quale il femminismo aveva ed ha attecchito non era e non è più tale, ma un’altra cosa. Ci si può quindi interrogare sulle ragioni per le quali il femminismo abbia attecchito in quest’altra “cosa”, ma non nella Sinistra, perché qualsiasi persona intellettualmente onesta e storicamente avveduta (e lo dico con convinzione e forse con presunzione ma è quello che penso e non posso farci nulla) non può che concordare con questa analisi.
Naturalmente ora non c’è tempo né spazio per lanciarsi in un’analisi storica-filosofica-politica della crisi strutturale della Sinistra, e quindi me ne guardo bene anche solo dall’abbozzarla. Però il nodo è questo.
Il femminismo, non a caso, nasce in America, e nasce, filosoficamente parlando (mi sembra quanto meno una riduzione del concetto stesso di filosofia, nel frangente specifico, ma insomma, ci capiamo…) come un’ideologia di genere, interclassista e quindi “borghese”, nel senso marxiano del termine. E non a caso nei sistemi comunisti (diciamo quelli che si richiamavano al Comunismo, è più corretto dal punto di vista filosofico…), specie quelli più ideologizzati, non solo non ha mai attecchito, ma veniva considerata, non a torto, un’ideologia reazionaria da contrastare al pari di altre.
In America (il femminismo) trova dimora nella “sinistra” (con centocinquantamila virgolette…) cosiddetta “liberal”, visceralmente e profondamente anticomunista e antisocialista, assolutamente organica e funzionale al sistema economico e politico dominante. Una “sinistra”, insomma, che con il Socialismo e il Comunismo non ha nulla, ma veramente nulla, a che vedere.
Con il ’68, che si è rivelato nel corso degli anni un fenomeno essenzialmente endogeno alla borghesia (mi rendo conto di stare utilizzando un linguaggio desueto e anche parecchio “vetero” ma è l’unico modo per capirci…), una sorta di rinnovamento culturale/valoriale necessario al sistema dominante per liberarsi di vecchie e anacronistiche incrostazioni conservatrici (non più funzionali al nuovo corso capitalista che da lì a poco sarebbe esploso) il femminismo, specie in Europa (esportato dall’America) fa breccia nelle frange dell’estrema sinistra, con l’effetto, guarda caso, di spappolarle (questo è l’esito di qualsiasi contesto contaminato dal femminismo…c’è da rifletterci..). E’ in questa fase che iniziano a dispiegarsi le varie correnti e sottocorrenti femministe, prime fra tutte quella della differenza, minoritaria ma agguerritissima e superestremista (con una forte presenza di lesbiche), che taglia i ponti sia con il femminismo dell’eguaglianza sia con quello “liberal” e arriva a concepire le aberrazioni ideologiche che conosciamo, sia pur abilmente camuffate dietro ad una strana miscela di metodologia marxista distorta pro domo loro (altro che revisionismo…)- sostituzione del conflitto di classe con il conflitto fra i generi (“il conflitto di classe è un affare privato fra maschi”…”Hegel e Marx sono del tutto interni alla storia della filosofia, storicamente strumento dei maschi per opprimere il genere femminile”) – e di una serie di “trovate” che oggi noi definiremmo di ingegneria culturale e antropologica (specificità di genere, separatismo ecc.)
Questa penetrazione, e qui concordo con l’analisi di Alessandro e anche di Armando, poteva avvenire solo in quell’ambito. Viceversa, non avrebbe potuto avere spazi in un contesto di tipo conservatore-tradizionalista. Questo è evidente. Anche perché in quest’ultimo non solo il femminismo non avrebbe avuto spazi ma anche qualsiasi altro movimento o corrente di pensiero…
E a questo punto ha inizio un’altra storia ancora. Quei movimenti , ultimi sussulti contraddittori ed eretici (in parte anche positivamente, sia chiaro) rispetto ad una sinistra tradizionale comunque al crepuscolo anch’essa, si esauriscono. Con i primi anni ’80 inizia il terzo Millennio e il Nuovo Corso Mondiale del Capitalismo Assoluto che fa piazza pulita di tutto, anche di questa “roba” qui.
Il femminismo storico, quello “radical” e militante, per capirci, così come viene tuttora linguisticamente e concettualmente individuato dalla stragrande maggioranza delle persone, esce di fatto dalla scena per essere talvolta strumentalmente riesumato, per ragioni di opportunità politica, come nel caso della manifestazione del 13 febbraio scorso.
Ma a partire dalla fine di quella fase storica è improprio parlare di femminismo e voi tutti ricorderete perfettamente che non a caso da tempo scelsi di aprire la discussione sulla necessità di ridefinire anche il nostro linguaggio per significare un fenomeno che NON può più essere oggettivamente identificato con il termine “femminismo” e che, in mancanza di alternative, ho cominciato a chiamare come “femminismo reale”, o “femminile attualmente dominante” (non abbiamo purtroppo ancora trovato un termine adeguato che possa sostituirlo) .
Badate bene, non è una questione di lana caprina, bensì un aspetto fondamentale, strutturale. Perché continuare ad utilizzare una determinata terminologia è assolutamente depistante rispetto a come si sono evolute le cose e la realtà e al contesto in cui ci troviamo, e rischia di farci apparire come dei “retrò”, come gente che è rimasta aggrappata a vecchi schemi ormai superati.
Ciò detto, mi fermo perché sarei costretto ad entrare nel merito e non credo ce ne sia bisogno dal momento che la questione (cioè cosa realmente sia e rappresenti il “femminile reale e attualmente dominante”) è stata dal sottoscritto e non solo spiegata centinaia di volte e sintetizzata, oltre che in numerosi articoli, nei nostri due Manifesti (Il Movimento Beta e “L’emergere storico della Qm).
Ovviamente non pretendo con questo post di aver esaurito la discussione su un tema che è tanto vasto, ma solo di aver tentato di fornire delle risposte (altri hanno dato le loro), sia pure estremamente concise e sommarie, al quesito posto da Armando . Naturalmente dal mio punto di vista.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio: “..da tempo scelsi di aprire la discussione sulla necessità di ridefinire anche il nostro linguaggio per significare un fenomeno che NON può più essere oggettivamente identificato con il termine “femminismo” e che, in mancanza di alternative, ho cominciato a chiamare come “femminismo reale”, o “femminile attualmente dominante” (non abbiamo purtroppo ancora trovato un termine adeguato che possa sostituirlo) .
E se lo chiamassimo “Femmidominismo”?
cesare(Quota) (Replica)
E se lo chiamassimo “Femmidominismo”? (Cesare)
Non è affatto una cattiva idea, anche se ricalca un po’ il lbro di Stefano Re “FemDom”, ma questo non significa nulla…
Al momento mi sembra quello che si avvicina di più al concetto che vogliamo esprimere.
Ragioniamoci.
Bravo Cesare…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“E se lo chiamassimo “Femmidominismo”?”
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…oppure, semplicemente, paraculismo? O chiagnefottismo?
sandro(Quota) (Replica)
Femminegoismo, femminegocentrismo, femminefreghismo, femmineioioioioioio, femminesonatadonnaevelafacciopagare.
Diciamo che la donna è il parto e l’allattamento dei figli e quindi pensa solo a se stessa e se non ti metti alle sue condizioni, resti solo, al limite va in giro a dire che gli piaci, ma nient’altro…
Leonardo(Quota) (Replica)
Fabrizio, nel tuo post esprimi alcuni concetti davvero da approfondire anche se, magari, in altra sede.
1) Il femminismo, scrivi, si è innestato su una sx che non era già più tale. Non dunque causa agente originaria, ma concezione che avrebbe trovato uno spazio “libero” da occupare colonizzandolo e dandogli una nuova identità caratterizzante, per farne la casamatta fortificata per la conquista di tutta la società civile etc. etc.
Si pone, naturalmente, il problema del perchè la sx aveva già perduto la sua identità. Non è cosa quì trattabile, nondimeno è importante. Oltre le contingenze e le persone, è per debolezza filosofica, sviluppo di germi già in essa contenuti? E se si, quali?
Ma più ancora è interessante una analogia della tua analisi con quello che i Ms sostengono, e cioè che il femminismo non sarebbe causa della crisi del maschile, ma avrebbe invaso uno spazio già lasciato libero da un maschile in ritirata. Analogamente si pone il problema del perchè di questa crisi del maschile già in atto che investe la stessa identità profonda del maschio, ben oltre le alle volte anche doverose autocritiche su certi aspetti del maschile “reale” dell’epoca.
Le risposte possono essere più d’una, ovvio. La mia crede di individuare un momento decisivo della crisi nel prevalere della filosofia utilitaristica, sicuramente di matrice borghese, e nel processo di secolarizzazione della società. Che non è soltanto la giusta distinzione fra Cesare e Dio, ma molto di più. E’ la desacralizzazione di ogni aspetto della vita in favore di una concezione puramente materialistica, peraltro in parallelo con l’elevazione dell’economia a nuovo idolo, ben più totalizzante del Dio rinnegato. In questo processo entra anche il rapporto con la scienza e la tecnica e i loro influssi sulle concezioni antropologiche. Mi fermo quì, ma c’è materia di cui discutere.
2) L’altra cosa che trovo da sottilineare, e con la quale concordo, è che definisci il 68 come fenomeno interno alla borghesia. Naturalmente, a parte alcune menti lucide come Pasolini, noi lo possiamo vedere solo oggi (o comunque dopo che il fenomeno si era già esaurito avendo già svolto la sua funzione). Allora ci sembrava che quei movimenti nel loro complesso fossero il massimo di opposizione sociale, politica e culturale alla società borghese. Il fatto che ne fossero invece un aspetto funzionale al suo ammodernamento dovrebbe davvero fare riflettere a fondo, cosa che i protagonisti dell’epoca non hanno (quasi nessuno) mai fatto. Cosa che fra il paio con la trasmutazione genetica della sinistra avvenuta, tutto sommato, in modo strisciante e mai davvero esplicito.
armando
armando(Quota) (Replica)
“Il femminismo, scrivi, si è innestato su una sx che non era già più tale. Non dunque causa agente originaria, ma concezione che avrebbe trovato uno spazio “libero” da occupare colonizzandolo e dandogli una nuova identità caratterizzante, per farne la casamatta fortificata per la conquista di tutta la società civile etc. etc.” (Armando)
Esattamente. Non c’è dubbio che sia andata così, per quanto mi riguarda.
“Si pone, naturalmente, il problema del perchè la sx aveva già perduto la sua identità. Non è cosa quì trattabile, nondimeno è importante. Oltre le contingenze e le persone, è per debolezza filosofica, sviluppo di germi già in essa contenuti? E se si, quali?” (Armando)
Dovremmo aprire una riflessione che potrebbe durare la nostra intera esistenza e non è questa la sede, obiettivamente, per quanto fondamentale sia la questione, anche e soprattutto per la Qm…
“E’ la desacralizzazione di ogni aspetto della vita in favore di una concezione puramente materialistica, peraltro in parallelo con l’elevazione dell’economia a nuovo idolo, ben più totalizzante del Dio rinnegato”. (Armando)
Non c’è alcun dubbio che questo sia un altro aspetto centrale. IL Capitalismo (e il Mercato) è diventato di fatto un’ideologia, al pari di qualsiasi altra, anch’esso una sorta di religione secolarizzata. A differenza delle altre però si manifesta e si impone con modalità diverse.
Il “femminile reale attuale” o “femmidominismo”, come suggerito da Cesare, (o comunque lo andremo a denominare) è cresciuto ed è giunto all’apice della sua espansione (per ora, il processo non è ancora terminato, anzi, secondo me siamo solo all’inizio…) all’interno di questo contesto, non di altri. I fatti ci dicono quindi che la nostra analisi è corretta, non le congetture o le ipotesi…Mai prima d’ora il “femminismo reale” è stato così potente. Qualcosa significherà. O no?…
Finchè il Momas non capirà questo e non si doterà di un’analisi e di una strategia conseguente, non si andrà da nessuna parte.
Uomini Beta è nato con questo obiettivo e sono persuaso che sul lungo periodo il corso degli eventi ci darà ragione. Tutto il resto è vicolo cieco, zavorra inconcludente e controproducente. Mi dispiace tracciare un giudizio così duro e vi assicuro che non c’è nessuna presunzione da parte mia. Però quando leggo gli interventi di tanti attivisti o simpatizzanti del Momas (su altri siti, blog o mailing list) che ancora persistono pervicacemente nell’assumere posizioni anacronistiche e depistanti (crociate contro i giudici, contro l’Islam, contro gli immigrati e in generale le altre culture, contro i partiti di sinistra), non posso fare a meno di esprimere con chiarezza le mie posizioni.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ottimi spunti, Leonardo, come corollari vanno più che bene…Leggendoli me ne è venuto in mente un altro:”femminedonismo”…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)